Maria Teresa Vigolo – Paola Barbierato,
Convergenze cadorino-friulane in ambito toponomastico in “Atti del secondo convegno di Toponomastica Friulana, Udine, 22-23 novembre 2002, in Quaderni di toponomastica friulana, nn. 6-7 (parte I e II), a cura di F. Finco, Società Filologica Friulana, Udine 2007, pp. 343-379.
http://www.pd.istc.cnr.it/index2.php?op ... iew&gid=71 …
b) Numerose sono le convergenze fra il Cadore e il Friuli nel campo semantico assai arcaico della terminologia
pastorale e delle attività ad essa connesse, che talora hanno lasciato tracce nelle parlate locali, ma che più spesso presentano dei continuatori a livello toponomastico.
Possiamo qui ricordare i derivati (o corispondenti) del lat. pausare, detto con riferimento al permesso di “sostare”, di riposare nel territorio di altro comune, concesso già dell’editto di Rotari a chi conduceva gli animali ai pascoli di alta montagna. La voce, con il derivato
pausa “luogo di sosta, di riposo delle armente”, trova numerosi riscontri a livello toponomastico, cfr. a Tai
Pausa Armentarum (a. 1552), a Zuel il toponimo ora scomparso
Pausa da Brite, a Cortina (a. 1623)
Pausa de Col della Chizza (Ghedina 62), a Calalzo
Pàussa, prato boscato sopra Rizzios (Mosca 127), a Vodo
Pàusa e (a. 1618)
Pàusa de Perera (Men. Tamb. Top. Vodo 50) e più nomi Pòusa, spesso in composizione, in Battisti, DTA III, 3, 151-2; vd. inoltre Pellegrini NLTO 58 e cfr. i nn. ll. friul.
Pause (a. 1161),
Pausis (a. 1184) corrispondente a
Palse di Porcia e
Pols (a. 1221), Gloss. Geogr. Friul. 139.
Altro verbo tipico dell’attività pastorale era
montegare (nei Laudi con le varianti più o meno dialettalizzate
amontegare, montegar, montigar) da un lat. mediev. (corispondente a una voce del latino medioevale e non da …)
monticare nel senso di “mandare gli animali al pascolo di monte”, cfr. cad.
monteà (e il top. ampezz.
Pian da monteà), comel.
muntié, friul.
montiâ, “portare il bestiame in malga” (Anziutti 100), mentre l’operazione contraria del ricondurre le bestie in paese era detta
desmontegare (nei Laudi anche
desmontigare, dismonticar, dismontigar...), cfr. friul.
dismontiâ.
Il pascolo alto, dove il bestiame veniva mandato nei mesi estivi, era quindi detto
la monte, dal lat. (corispondente al latino)
montem (REW 5664), cfr. ampezz.
mónte (f.) “ampio pascolo alpino, territorio a pascolo, alpeggio” (Croatto 116), a Selva
mónt (f.) “montagna, zona d’alpeggio o di prati d’alta montagna” (Nicolai 261), friul.
mònt (f.) “monte” (NPirona 612), cfr. anche Serra, Continuità, per il quale questo specifico valore di
mont deriva dal suo primitivo significato di “monte ricco di pascoli”.
Tale appellativo, di genere femminile, è assai diffuso nella toponomastica, cfr. ad es.
Montebelluna (Olivieri TV 270), etc., ma nelle regioni cadorina e friulana esso acquista il senso specifico di pascolo di monte, cfr. anche nei Laudi (a.1307) “dictae regulae et fabulae de Candidis, tum de monte tu de plano…” [CAN1307, art.16]; (a.1321) “in dicta monte” [AUR1321, art.17]; (a.1326) “quilibet bevolcus qui inveniretur super dictam montem...” [CAN1326, art. 31]; (a.1324-1346) “qui sechavit, vel sechare fecerit super aliquas montes...” [CAN1324-1346, art. 65]; (a.1356) “consors dicte montis teneatur amontegare in dicta monte” [AMB1356, art.37]; (a.1630) “Che li pastri predetti non debbano sotto pena d’una Vadia per volta, et per cadauno monzer latte per la monte o per mazon et mandra” [CAN1630, art.112]; (a.1793) “aprire la Monte ad uso di mercanzie nella Monte…” [LOZ1761Agg., n.232].
Al pascolo di monte, all’alpeggio rimandano dunque numerosi microtoponimi cadorini, cfr. ad es.
La mont, casale sopra Avoscan, sulla sinistra del Cordevole (Pellegrini NLMAC 73),
Prà dla Mónti, appezzamento di terreno prativo e …
Il verbo sopravvive sia nelle parlate cadorine che in quelle friulane, cfr. nell’Alto Cordevole
pauzé “riposare;
mené le vače a pauzé, condurre le vacche a riposare” (Pallab. 435), a Selva di Cadore
paussà “riposare, sostare” (Nicolai 296), friul. (Carnia, Barcis) paussâ “riposare” (NPirona 719) Cfr. inoltre agord. (f.)
mónt “pascolo alpino” (Rossi 683), livin. mónt (Tagliavini 1934, 215) 29 Vd. anche Il monte, la monte, M.P. Marchese in “Studi in memoria di G. C. Mastrelli Anzilotti”, Firenze, Istituto di studi per l’Alto Adige, 2001, pp. 301-6 10 alberato con fienili sulla parte meridionale di Monte Zovo,
Prà dla Mónte, pascolo e terreno arido e incolto fra il Costone di Pian Minoldo e il Rio Mandrette (Tagliavini 1988, 56), nei Laudi (a.1761) “nella Monte de Rusiana” [LOZ1761, n.131], (a.1630) “fino alla Monte di Fessà” [CAN1630, art.38].
La Mont è inoltre il nome femminile usato per indicare il Passo della Mauria, da cui le espressioni
su pa la-, davour la-, in som la-, mentre a Forni di Sopra
Mont (in Mont) è denominazione generica delle malghe e andare in malga è detto
sî in mont (Anziutti 100).
Come toponimi pastorali si spiegano anche i nomi locali friul.
Passón, Tricesimo e
Passóns di Pasian di Prato, a. 1327
Pazonum (Gloss. Geogr. Friul. 131).
Tali toponimi riflettono infatti una forma latina
pastio, -one “pastura” (REW 6278), vd. Olivieri, TV 109 n. 2 e Tagliavini, DC 185 e cfr. ad Auronzo
di a pasón “andare al pascolo” (Zand. De Lugan 181), perfettamente corrispondente al friul.
passòn “pastura, il pascolare e l’erba del pascolo”, di preferenza nelle loc. lâ, (menâ, jessi) a passòn “andare al pascolo” (NPirona 712).
La voce è presente anche nei Laudi delle Regole del Cadore, cfr. (a.1380 ?) “in perpetuum lumen S.ti Luchani, et S.tae Justine de Auroncio debeant habere a Comune de posono montis decem et septem sol. par. pro quolibet lumine” [AUR1380, art.80]; (a.1380 ?) “omni anno in perpetuum per Commune de Aurontio debeant dari lumini S. Blasij de Calaltio de poscono montis tres librae casei” [AUR1380, art.99].
Cfr. co:
Ponsan (Ponzano Veneto)viewtopic.php?f=45&t=974