Xero/Zero

Xero/Zero

Messaggioda Berto » gio gen 09, 2014 11:07 am

Xero/Zero
viewtopic.php?f=44&t=345

Zero
https://it.wikipedia.org/wiki/0_%28numero%29

(LA)

« Novem figure indorum he sunt 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus, ut inferius demonstratur. »

(IT)
« Le nove cifre degli indiani sono queste: 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Con queste nove cifre, e con questo simbolo: 0, che in arabo si chiama zephir, si può scrivere qualsiasi numero, come si vedrà più avanti. »
(Leonardo Fibonacci, Liber abaci, inizio del primo capitolo)


Lo zero (cf. arabo صفر (sifr), ebraico אפס (éfes), sanscrito शून्य (śūnya), neol. greco μηδέν (inteso come nulla, niente) è il numero che precede uno e gli altri interi positivi e segue i numeri negativi.

Attorno al 300 a.C. i babilonesi iniziarono a usare un semplice sistema di numerazione in cui impiegavano due cunei inclinati per marcare uno spazio vuoto. Questo simbolo tuttavia non aveva una vera funzione oltre a quella di segnaposto. Il simbolo dello zero deriva dalla lettera greca omicron che si ritrova sistematicamente nelle tavole di Tolomeo e Giamblico che già lo usavano dal I secolo d.C. Il nome per esteso era οὺδἐν (ouden = nulla). Gli indiani appresero poi la sua esistenza quasi certamente dai greci dopo le conquiste di Alessandro Magno e nel tardo ellenismo.
L'uso dello zero come numero in sé è un'introduzione relativamente recente della matematica, che si deve ai matematici indiani, anche se gli antichi popoli mesoamericani arrivarono al concetto di zero indipendentemente. Un primo studio dello zero, dovuto a Brahmagupta, risale al 628.
Gli arabi appresero dagli indiani il sistema di numerazione posizionale decimale e lo trasmisero agli europei durante il Medioevo (perciò ancora oggi in Occidente i numeri scritti con questo sistema sono detti numeri arabi). Essi chiamavano lo zero sifr (صفر‎): questo termine significa "vuoto", ma nelle traduzioni latine veniva indicato con zephirum (per semplice assonanza), cioè zefiro (figura della mitologia greca, personificazione del vento di ponente).




http://www.etimo.it/?term=zero
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zero, (xero en veneto)
s. m. (mat.) ‘numero indicante la mancanza di ogni valore, la cui cifra corrispondente (0), posta a destra di qualsiasi numero, ne indica la moltiplicazione per dieci nella numerazione binaria’ (av. 1449, D. Burchiello: al zero foglio; av. 1572, C. Bartoli: “Il zero non significa cosa alcuna; ma serve solamente per occupare i luoghi, e per trasportarlo negli articoli de' caratteri significativi”), ‘minimo voto scolastico’ (1961, Diz. enc.), est. ‘niente’ (av. 1484, L. Pulci).
...
Dall'ar. sifr, propr. agg. col sign. di ‘vuoto’ (cioè ‘assenza di unità’). I matematici indiani usarono il corrispondente agg. sanscrito sunyá per indicare lo ‘zero’ e così fecero, sul loro esempio, anche gli Arabi, trasmettendo la parola, col nuovo sign., in Occidente: “Leonardo Fibonacci latinizzò tale voce in zephirum, che poi, nelle fonti italiane, diventò zefiro, zefro e quindi zero (documentato dal 1491; di qui provengono il franc. zéro e lo sp. cero).
Un adattamento della parola araba più vicino all'originale è quello dello spagnolo cifra, it. cifra (franc. chiffre, ted. Ziffer) col valore di ‘segno numerico’” (C. Tagliavini, Le origini delle lingue neolatine, 1969 5, p. 315). V. anche cìfra, che ne rappresenta il doppione, evidente nell'ingl., dove cipher vale tanto ‘cifra’, quanto ‘zero’.

http://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Fibonacci
Leonardo Pisano detto Leonardo Fibonacci, perché filius del Bonacci (Pisa, settembre 1170 – Pisa, 1240 ca.[1]) fu un matematico toscano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Xero/Zero

Messaggioda Berto » gio gen 09, 2014 11:13 am

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Re: Xero/Zero

Messaggioda Berto » sab feb 08, 2014 11:04 pm

Cfr. co:

Shar de Anshar e Kishar
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 13qb7d.jpg


An Ki = (çelo e tera) - ki = tera = kì/kive/qui xe par coesto ke mi a doparo "kinomastega" al posto "toponomastega"
http://it.wikipedia.org/wiki/An-Ki

kì/kive/qui l'etimoloja la pol anca no corispondar al Ki (sumero-mexopotamego) = tera



Shari'a
http://it.wikipedia.org/wiki/Shari'a
Shariʿah arabo: شريعة, sharīʿa è un termine arabo dal senso generale di "legge" (letteralmente "strada battuta"), che può essere interpretata sotto due sfere, una più metafisica e un'altra pragmatica. Nel significato metafisico, la sharīʿah è la Legge di Dio e, in quanto tale, rimane sconosciuta agli uomini. In chiave pragmatica, il fiqh, la scienza giurisprudenziale islamica interpretata secondo la legge sacra, rappresenta lo sforzo concreto esercitato per identificare la Legge di Dio; in tal senso, la letteratura legale prodotta dai giuristi (faqīh, plurale: fuqahāʾ) costituisce opera di fiqh, non di sharīʿa. Va sottolineato il tentativo, praticato in alcuni paesi a maggioranza islamica (Iran e Arabia Saudita), di intendere la shari'a come codice di leggi non comportamentali o consuetudinarie, ma come norme di diritto positivo


Enki
http://it.wikipedia.org/wiki/Enki
Enuma elish (co’ l’alto sielo)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... VvazQ/edit
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Cuxire, cucire, suere, sarto, sutra e sura
viewtopic.php?f=44&t=1393
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Re: Xero/Zero

Messaggioda Berto » mer dic 16, 2015 8:37 am

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Re: Xero/Zero

Messaggioda Berto » mer dic 16, 2015 8:45 am

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Re: Xero/Zero

Messaggioda Berto » mar feb 14, 2017 12:42 pm

Da Sixara
viewtopic.php?f=24&t=18&start=30


En Sof :

Questa espressione significa “senza fine” o “in-finito”. Nel suo significato originale non è un nome o una locuzione, potrebbe piuttosto essere intesa come un avverbio per descrivere una storia infinitamente lunga o una scena di sconfinata bellezza. Nelle opere qabbalistiche (Qabbalàh) del dodicesimo e del tredicesimo secolo essa è, tuttavia, usata per indicare il Dio inconoscibile. En Sof si riferisce a quell'aspetto infinito, intangibile, immutabile dell'esistenza, ciò che “era” (sebbene il tempo sia improprio riguardo a En Sof) prima dell'inizio e che “sarà” dopo la fine.
Poiché è al di là del conoscibile, En Sof può essere indicato come “trascendente” per la mente umana, ma questo non vuol dire che esso esista “fuori” dell'universo. En Sof non è “oltre” il mondo più di quanto sia “all'interno” di tutte le cose, perché qualsiasi designazione di confini, qualsiasi asserzione di una “seconda” o di “un'altra” dimensione derivante da quella costituita da En Sof violerebbe, necessariamente, il significato di questo termine. Può quindi essere vista come “l'uno” dell'aspetto monistico della mistica ebraica, quello che sa (ma si oppone ad ammettere) che tutto è uno.
I qabbalisti fecero una distinzione precisa tra En Sof e le sefiròt. I modi in cui le sefiròt ed in fine il mondo intero emergono dall'interno di En Sof costituiscono degli argomenti fondamentali della contemplazione mistica, come lo è la relazione continua tra l'universo delle sefiròt, descritto con il linguaggio immaginoso più pittoresco, e questa sconfinata ed indescrivibile sorgente di vita.

El matematico Amir D. Aczel el gà scrito on libro so la ricerca dell'infinito tra matematica e misticismo : Il mistero dell'alef, Il Saggiatore, 2002,soradetuto so la vita e i studi de naltro matematico inportante , Georg Cantor, ke so la costion de l infinito el ghea perso drio àni e salute, senza rivare a risolvarlo. Parké l è ir-risolvibile:
"... per quanti sforzi si possano fare, alcune verità rimarranno sempre al di là delle nostre possibilità conoscitive. Gli esseri umani non riusciranno mai a capire la natura profonda dell'infinito."
I studioxi de la Cabalà i ghe jèra zà rivà, senza dimostrazion matematike, ke l infinito l è Dio o robe ca ghe jra intorno. Una de ste robe l è la chaluk " la veste infinitamente splendente di Dio, a cui nessun essere umano poteva rivolgere lo sguardo."
Nisùn pòe vardare a lo splendore de la veste de Dio, pena l accecamento. O mejo, nò par tanto tenpo: na ociadina e via.
" Ma a qualcuno è stato concesso di rivolgere un breve sguardo sull'infinito. Alcuni matematici e filosofi dell'antica Grecia (...), Galilei (...), Bolzano, sacerdote e matematico fu in grado di compiere il salto dall'infinito di tipo discreto all'infinito di tipo continuo ... Ma fu Cantor, il creatore solitario della moderna teoria degli insiemi, a comprendere realmente alcune importanti verità relative all'infinito (...).
Dopo de lù alltri i avaria continuà le so indajni so l infinito, ma " Dopo Cantor la matematica non sarebbe più stata la stessa."

Pòro Cantor. Te una de le so ultime létare ( a naltro matematico) el scrive : " Non ho mai proceduto ( nelle mie argomentazioni) da un Genus supremum dell'infinito attuale. Al contrario, ho dimostrato rigorosamente che non esiste assolutamente nessun Genus supremum dell'infinito attuale. Ciò che sorpassa tutto quanto è finito e quanto è transfinito non è un Genus; è l'unità singola, completamente individuale unità nella quale è inclusa ogni cosa, che include l' Assoluto e che è incomprensibile alla mente umana.
Questo è l' Actus Purissimus, che molti chiamano Dio."

El dixe Aczel ke " un principio fondamentale della cabala è che l' En Sof contiene l' En : l'infinità di Dio contiene anche il nulla, poiché non c'è niente fra le cose che appartengono a Dio, tranne l'infinito."
Anca n matematica l infinito el contien el nulla, on insieme infinito el contièn anca l insieme vòdo. Peano el definise i nùmari partendo dal gnente, da l zero. El xero cofà l insieme vòdo : el puro nìnte.
Eh vabè.. restarà on mistero come ca xe justo ke l sia, però mai perdare la speranza :

" ... così, malgrado il fatto che non saremo mai in grado di sopportare la luce intensa della chaluk, percorrendo la via che porta alla conoscenza, potremmo riuscire a ottenere informazioni riguardanti luci meno abbaglianti."

http://it.wikipedia.org/wiki/Georg_Cantor



El 0 come enfenido, el xero da cu nase tuti i nomari.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lusion.jpg

No Sixara le parole sensa l'omo no le ghè; no existe lengoa omana sensa l'omo ke la parla.

Se te fesi sparir tuti li omani da la tera no te catarisi en volta pal mondo gnaona lengoa omana, saria tuto sito
Te podarisi sentir la lengoa del vento, coela del mar, la lengoa de le bestie, coela de la sabia del Kalahari ke sfrixega, ma gnaona voxe omana.


Si si, ke majia ke xe li nomari!


Kisà se a ghè on ligo de En Sof co Sofà

Sofà (etimołoja)
viewtopic.php?f=44&t=291

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Re: Xero/Zero

Messaggioda Berto » mar feb 14, 2017 12:56 pm

6. Lo zero per i matematici

https://areeweb.polito.it/didattica/pol ... /Cap6.html


A proposito del fatto che i matematici preferiscano contare cominciando da “zero” anziché da “uno”, John Conway racconta un aneddoto che riguarda Waclaw Sierpinski, il grande matematico polacco: “Un giorno era in partenza per un viaggio quando incominciò ad agitarsi temendo di aver perso una valigia. “No, caro!” disse sua moglie, “sono qui tutte e sei”. “Non può essere”, ribatté Sierpinski, “le ho contate varie volte: zero, uno, due, tre, quattro e cinque”.
Giuseppe Peano, 1858 - 1932

Per i matematici, lo zero, che non dev’essere confuso con l’insieme vuoto, è il numero di elementi di questo insieme. L’insieme degli elefanti rosa, ad esempio, è l’insieme vuoto e il loro numero è zero. Se si parte dallo zero si possono generare tutti gli altri numeri naturali, secondo alcune semplici regole e assiomi, proposti cent’anni fa da Giuseppe Peano. Dobbiamo per questo accettare tre idee “primitive”, non definite: zero, numero e successore di un numero. Dalla premessa che zero è un numero, definiamo poi 1 come il successore di zero, 2 come il successore di 1 e così via, costruendo una serie infinita di numeri.
"Ben poca gente - scrive Bertrand Russell – è preparata a dare una definizione di quello che significa “numero” o “zero” o “uno”. Non è molto difficile vedere che, partendo dallo zero, ogni altro numero naturale può essere ottenuto con addizioni ripetute di 1; dobbiamo però definire che cosa significa “aggiungere 1” e che cosa significa “ripetute”. Non sono problemi tanto semplici. Si è creduto fino a poco tempo fa che almeno alcune di queste nozioni prime dell’aritmetica dovessero essere semplicemente accettate perché troppo semplici e primitive per poter essere definite. Poiché tutti i termini che vengono definiti sono definiti con altri termini, è chiaro che la conoscenza umana dovrebbe continuare ad accontentarsi di accettare alcuni termini come intelligibili senza definizione per avere un punto di partenza per le proprie definizioni. Non è però chiaro come vi possano essere termini che non ammettono definizione, è verosimile che, per quanto lontano andiamo nel definire, possiamo andare oltre. D’altra parte, è anche possibile che quando l’analisi sia stata spinta sufficientemente lontano, si arrivi a termini che sono realmente semplici, e che non ammettono logicamente quel tipo di definizione che consiste nell’analisi. Non ci è necessario risolvere questo problema; per il nostro scopo è sufficiente osservare che, visto che le capacità umane sono limitate, le definizioni a noi note devono comunque avere un inizio con termini per il momento non definiti, ma forse non per sempre indefiniti”.
Zero ha ancora un’altra caratteristica che lo rende diverso da tutti gli altri numeri. E’ infatti l’unico numero reale che non sia positivo o negativo.
Molti si chiedono anche oggi: ma zero è un numero pari o dispari? Nei periodi delle “targhe alterne”, un metodo non molto efficace per combattere lo smog nelle grandi città, c’è stata un po’ di confusione. Un automobilista ingenuo o matematico, sorpreso con una targa la cui ultima cifra era 0, in un giorno in cui era permessa soltanto la circolazione dei veicoli con targa dispari, come ultimo disperato tentativo per evitare la contravvenzione, avrebbe detto in tono di sfida al vigile urbano: “Guardi che zero è dispari, mi dimostri il contrario”. Per dirimere la questione basta riprendere la definizione che è riportata su tutti i libri scolastici: “L’insieme dei numeri pari si ottiene moltiplicando per due i numeri naturali”: quindi si passa da 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, ... a 0, 2, 4, 6, 8, 10, 12, 14, ...
L’insieme dei numeri dispari viene invece definito come l’insieme complementare dei numeri pari: 1, 3, 5, 7, 9, 11, ...
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Re: Xero/Zero

Messaggioda Berto » mar feb 14, 2017 1:02 pm

Big Bounce (in inglese "Grande Rimbalzo"), è una teoria cosmologica elaborata dal fisico tedesco Martin Bojowald, esperto di gravità e cosmologia quantistiche, e dal suo team della Pennsylvania State University, e pubblicata nel luglio 2007 su Nature Phisics online.

https://it.wikipedia.org/wiki/Big_Bounce


La teoria si occupa dell'origine e della fine dell'Universo visibile e di cosa ci fosse "prima" dell'Universo. Si tratta di una variante della teoria dell'universo oscillante - secondo la quale l'universo si espanderà fino ad un certo punto, e poi si ritrarrà in uno stato simile a quello del Big Bang (sostituito appunto dal Big Bounce), quindi si verificherà una nuova nascita con la ripetizione del processo per l'eternità, in universo chiuso - che tiene però conto delle scoperte sull'universo in accelerazione e della meccanica quantistica (anziché della sola relatività generale come nel modello classico), tentando di conciliarle grazie alla gravità quantistica a loop.

La teoria classica del Big Bang, pur rispettando la relatività generale di Einstein ed altre importanti evidenze sperimentali (redshift e radiazione cosmica di fondo a 3K), ipotizza che l'origine dell'Universo (stimata attualmente in 13,7 miliardi di anni) sarebbe stata causata da una "singolarità iniziale puntiforme" avente un volume pari a zero ma dotata di energia e densità infinite. Secondo molti scienziati tale singolarità risulta inverosimile sulla base di tutte le leggi fisiche note ("a mathematically nonsensical state"[3]), poiché in particolare violerebbe il principio di conservazione dell'energia totale; inoltre, si pone in contraddizione con le leggi della meccanica quantistica, tanto che l'adozione dogmatica della teoria del Big Bang viene da molti (tra cui Bojowald) considerata come una barriera per il tentativo di unificare le leggi della fisica. La singolarità iniziale del Big Bang, sorta praticamente dal nulla, esplodendo avrebbe creato non solo l'energia e la materia ma anche lo spazio e il tempo. Da notare che il vuoto-nulla nella realtà fisica non esiste; c'è sempre, perlomeno, una quantità minima di energia denominata energia di punto zero.


https://it.wikipedia.org/wiki/Singolari ... itazionale

Una singolarità gravitazionale è un punto dello spaziotempo in cui il campo gravitazionale ha tendenza verso un valore infinito. Inoltre, secondo alcune teorie fisiche sull'origine dell'universo, l'universo stesso potrebbe avere avuto inizio con una singolarità gravitazionale (il Big Bang) e potrebbe finire con essa (il Big Crunch).

Le singolarità sono possibilità previste dalla teoria della relatività generale di Albert Einstein nel caso in cui la densità della materia raggiunga valori così elevati da provocare un collasso gravitazionale dello spaziotempo. Tale singolarità risulterebbe avvolta da un buco nero caratterizzato da un orizzonte degli eventi oltre il quale ogni indagine risulta impossibile.

https://it.wikipedia.org/wiki/Big_Crunch

In cosmologia, il Big Crunch è un'ipotesi sul destino dell'Universo: sostiene che l'Universo smetterà di espandersi ed inizierà a collassare su se stesso. È esattamente simmetrico al Big Bang.
Tale ipotesi sostiene che se la forza di gravità di tutta la materia ed energia nell'orizzonte osservabile è abbastanza grande, allora essa può fermare l'espansione dell'Universo, e in seguito invertirla. L'Universo si contrarrebbe, e tutta la materia e l'energia verrebbero compresse in una singolarità gravitazionale. È impossibile dire cosa succederebbe in seguito, perché il tempo stesso si fermerebbe in questa singolarità. La possibilità di conciliare il "Big Crunch" con il secondo principio della termodinamica attende ancora una spiegazione.
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Re: Xero/Zero: G. Israel e l Zero

Messaggioda Sixara » gio feb 16, 2017 6:50 pm

«Non sai far alcun uso del niente, zietto?» chiede il Matto a Re Lear, nell’omonima tragedia di Shakespeare. E Re Lear risponde:«No di certo, ragazzo, niente si può fare del niente».Il dileggio del Matto cresce di tono: «Ti sei pareggiato il cervello da ambo i lati e non hai lasciato niente nel mezzo».E infine: « Ora sei uno 0 senza cifra. Io sono meglio di te: io sono un buffone e tu sei niente»

Ciò Barba - ma ti - còsa sèto fare ti co l gnente? - ghe domanda el Mato a l Rè Lìar -
Gnente - a ghe risponde el Rè - de l gnente a ne sìn femo gnente.
A te te sì xgoaìvà el 'zervèlo da na banda e da kelaltra - ghe dixe el Mato a l Rè - e n mèzo a te ghè asà el vòdo: a te sì un 0 sen'za nùmaro.
Mi a so' mejo de ti: mi a sarò anca on mona, ma ti te sì gnente.
Nulla e zero tra matematica, fisica e teologia de l compianto Giorgio Israel, ke D-o el se lo tegna da conto.
E cuà el so blog so l pensare la matematica. :)
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