Mòta, móta e mota (?)

Mòta, móta e mota (?)

Messaggioda Berto » gio dic 26, 2013 9:41 am

Mòta, móta e mota (?)
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1) Mota come moja, moite, molta, malta, paltan (pałueghe, pałù, aree o xone paludoxe)
2) Mota come motta, monte, montagna
3) Mota come molta, mucio, mucchio (na mota/montagna de roba)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Mota, mota e mota

Messaggioda Berto » gio dic 26, 2013 9:42 am

1) Mota come moja, moite, molta, malta, paltan, mugla

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mota,
s. f. ‘fango, melma’ (av. 1348, G. Villani).

Derivati:
motoso,
agg. ‘fangoso, melmoso’ (av. 1600, B. Davanzati; 1598; Florio).
Lat. maltha(m) (V. màlta) ‘bitume, cemento’, attraverso un dial. màuta.

melma,
s. f. ‘terra molle, di consistenza pastosa, nel fondo di paludi, fiumi, fossi d'acqua, o lasciata dalle piene’ (sec. XIV, Livio volgar.), fig. ‘lordura o bruttura morale’ (1862, N. Tommaseo).
Derivati:
melmoso,
agg. ‘pieno di melma’ (av. 1698, F. Redi).

Vc. di orig. germ. (got. malma ‘sabbia’), forse attrav. una var. *milma: Th. Braune in ZrPh XXI (1897) 215-216. Una derivazione dir. da malma è convincentemente ipotizzata da R. Baldini, la quale ricostruisce i seguenti passaggi: malma > malmetta e melmetta, ambedue in Z. Bencivenni, 1310, da cui infine melma. L'obiezione che melma è già nel volgarizzamento di Arrigo da Settimello (1304-11) perde ogni valore con la dimostrazione che si tratta di una lezione errata, presa da un codice quattrocentesco.


malta,
s. f. ‘impasto plastico di acqua, sabbia e un legante solido, usato nelle costruzioni edilizie’ (sec. XIII, Uguccione da Lodi: de malta e de calcina).
Lat. maltha(m), dal gr. máltha ‘miscuglio di cera e pece per calafatare’, ‘strato di cera da stendere sulle tavolette per scrivere’ e sim., apparentato con gli agg. malthakós e malakós ‘molle’ (di non chiara ascendenza indeur.), come ammettevano gli Antichi: “malthas veteres molles appellari voluerunt, a graeco, quasi malakóus”.

mattone,
s. m. ‘laterizio a forma parallelepipeda, pieno o forato, fabbricato con argilla comune e cotto al forno, che si impegna nelle costruzioni’ (av. 1292, B. Giamboni), fig. ‘peso’ (1863, Fanf. Tosc. nella loc. avere un mattone sullo stomaco), est. ‘cosa o persona pedante e noiosa’ (1927, Panz. Diz., fuori ordine alfabetico), in funzione di
agg. inv. (posposto al s.) ‘che ha colore rosso cupo’ (1962, G. Bassani; nel Manzoni, 1840-42, anime e fiamme a color di mattone).
Derivati:
mattonare,
v. tr. ‘lastricare di mattoni’ (sec. XIV, Paolo dell'Abbaco: amattonare e mattonare),
mattonella,
s. f. ‘dim. di mattone’ (1970, Zing.; mattonelli, mattoncelli nel Florio, 1598), ‘piastrella per rivestimento di muro o per pavimentazione domestica’ (1908, G. Pascoli; 1853, D'Ayala: “Quadrucci. Sono buoni pe' tetti”), ‘oggetto avente forma analoga a quella di un mattone’ (1869, TB: “Specie di dolce”; 1908, Panz. Diz. per un tipo di ‘gelato’ e per le ‘forme’ di torba o carbone compresso), ‘ciascuna delle quattro sponde del biliardo’ (1869, [Sargent-] Carena).
Da una base matt- (con la var. mat- richiesta dagli esiti settentrionali: cfr. G. Rohlfs in BCSFLS IX [1965] 92), di orig. oscura, forse con continuatori anche in toponomastica (V. Bertoldi in Glotta XXI [1933] 264. V. anche Nigra 86-88).


Dalla versione web del Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani.
http://www.etimo.it/?pag=hom
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http://www.etimo.it/?term=mota
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http://www.etimo.it/?term=malta
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http://www.etimo.it/?term=melma
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http://www.etimo.it/?term=mattone
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moite agg.
1 umidiccio: avoir les mains moites, avere le mani umidicce
2 madido: être moite de sueur, essere madido di sudore
moiteur s. f.
1 umidità
2 madore (m.).


Molta-Molda
http://www.uni-mannheim.de/mateo/camena ... s0672.html
Glossarium Ad Scriptores Mediae et Infimae Latinitatis;
Du Cange, Charles du Fresne (1610-1688)
http://www.uni-mannheim.de/mateo/camenaref/ducange.html
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ivieri.jpg

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Mira, Miran, Mirandola, Miranda, Miradolo, Mirabela, Moira, Moirago, Moriago, Maira
viewtopic.php?f=45&t=115
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 1qSnM/edit

Mar-, mal-, mer-, mel-
Mar, Mare, Mara, Maran, Mareno, Marola, Marexane, Marta, Marsia, Marsi, Marsan, Marso (marcio), Mala, Mer, Merano, Morena, Moira, Mira, Mel, Melo, Melma, molo, mojo ...
viewtopic.php?f=45&t=116
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Q5eFU/edit

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Da: Le origini delle lingue europee, del glottologo Mario Alinei Volume II

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.....

«Pestare schiacciare frantumare stritolare tritare sminuzzare polverizzare macinare levigare ecc.»


La tecnica della frantumazione è fra le più elementari, e poté essere facilmente effettuata con i choppers, i primi utensili di Homo.
In ogni caso, è interessante notare che esiste una radice comune all’IE, all'Uralico e all’AA per designare proprio questo tipo di tecnica.

Nella visione tradizionale, tipicamente, si considera solo la «macinatura» dei cereali, ovviamente neolitica, come se la macinatura non fosse anche una delle principali tecniche di preparazione del cibo attestata in tutte le popolazioni etnografiche che non hanno mai conosciuto l’agricoltura.

Che è lo stesso errore di considerare il cavallo o il bue soltanto come animali domestici.

Proto IndoEuropeo *mel- *mele- ecc. «rompere, tritare, ammorbidire» (Pokorny 716-719).
Cito, fra gli innumerevoli continuatori: antico indiano mṛṇati «frantuma, macina», mlā- «diventare molle», armeno malem «macino», greco mýlē «mulino», mýllo «macino», amalòs «molle», albanese mjel «farina», latino molō «macino», molina «mulino», mola «mola», marcus martellus (< *maltlos), malleus «martello, maglio», antico irlandese melim «macino», gallese malu, bretone malaf «macinare», meil «mulino», medio gallese blawt, gallese blawd, antico cornico blot, bretone bleud (francese blé) «farina», gotico antico alto tedesco malan, tedesco mahlen «macinare», ínglese mill «mulino», gotico mulda, anglosassone molda, antico islandese mold, antico alto tedesco molta «terra», gotico malma «sabbia», antico islandese malmr «minerale», antico sassone e antico alto tedesco melm «sabbia», antico alto tedesco e antico sassone mëlo, antico islandese mjol, tedesco Mehl «farina»; lituano malù, málti «macinare», antico prussiano malunis «mulino», lettone milti, antico prussiano meltan «farina»; russo molot «macinare», molot «martello», antico slavo mlatiti «battere» ecc.; tocario A malywët «tu frantumi», B melye «frantumano», ittita ma-al-la-i «stritolato» ecc.

Proto Afro Asiatico *məl-/*mal- «schiacciare, tritare, levigare» [Bomhard 1984, 271 nr. 274]:
Proto Semitico *mal-al- > ebraico mālal «schiacciare, frantumare», aramaico malla «stancarsi, annoiarsi»;
Proto Semitico *mal-as- > aramaico malisa malusa «essere liscio, levigare», etiope malasa «levigare, rifinire»;
Proto Semitico *'mal-ats’- > ebraico māllas «essere liscio, scivoloso», aramaico malisa «scivolare», malis «liscio» ecc.

Proto Uralico *mura «pezzo, briciola, rompere sminuzzare» [UEW 288]: finlandese murakka «molle», murea «molle, fragile», murene- «frantumarsi», muru «pezzetto, frammento», murta- «frantumare», estone mure «fragile», murenda- «frantumare», lappone moarrâ- «rompere in pezzi», morre- «briciola», khanty (ostiaco) mari- ecc. «frantumare», ungherese morzsa «briciola», morzsol- «frantumare, sbriciolare», nenets jurakosamoiedo mardā «frantumare».

Lo stritolamento e la macinatura di prodotti vegetali e/o animali e/o minerali appartiene in realtà alla preistoria più remota, e che non abbia nulla a che fare con l'agricoltura appare anche dalla presenza di significati come «martello» del latino martellus (*mal-tl-os), malleus e del russo molot; o dalla diffusione di significati come «sabbia, polvere, pulviscolo, terra».

Nozioni specificamente agricole come «mulino», «macinare (grano)» e «farina» appartengono naturalmente al Neolitico, ma la loro apparizione in aree diverse non richiede necessariamente l'ipotesi della diffusione come prestito.

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Mola/maxena/makina, mulin/molin, molinaro/mulinaro, munaro, miller, muller, moleta/gusamoleta, mara, marangon, mortaro
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RWMEE/edit

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dixonaro "fango" # tradur "fango"
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=32013

afrikaans modder
danese mudder
olandese modder
estone muda
finlandese muta
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Re: Mota, mota e mota

Messaggioda Berto » gio dic 26, 2013 9:43 am

Cfr. co:

Moxa (Mosa), Moxela, Moson (Mosson), Mosan (Mossano), Moussan, Musolente, Musi, Muzzi, Mexia (Mesia), Mixia, Muxon, Muxestre, Muxile, ... Mors, Orsara, Valdorsa, Santorso, Mala Ursara, Mortixe, Mortizza, Mortara, Mortigliano, Morterone, ...
viewtopic.php?f=45&t=119
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9YZHM/edit
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Re: Mota, mota e mota

Messaggioda Berto » gio giu 26, 2014 8:29 am

2) Mota come motta, monte, montagna


Mota (Motta)
(come Monte, Montagna, Moton, Monton, Motaron, Montà, ...)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... hTQk0/edit

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... abia-0.jpg

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Da Paul-Louis Rousset

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10. MAL, MAR, MAN, rilevato, roccia.

In questo capitolo studiamo una vasta famiglia di toponimi che coprono buona parte delle sponde mediterranee, spingendosi fino all’India.

Voci quali Mallos, Malia, Malla, Malea, Mela sono citate dal Trombetti nel suo "Saggio di antica onomastica mediterranea" e da lui reperite tanto sulle rive dell’Asia Minore in Cilicia, Psidia, Caria, Licaonia, quanto a Creta, in Albania, Iugoslavia, Italia, Corsica e Sardegna.

Il più noto è certo il nome dell' Isola di Malta.

In Spagna si indicano con mallo i monoliti di roccia, alcuni dei quali alti anche 350 m; molto noti i Mallo Firé, Mallo Pison, Mallo Cuchillo (dove appare la tautologia con KUK) o l'insieme di blocchi giganti denominati Mallos de Riglos.

Nelle Alpi francoprovenzali la radice MAL non è frequentissima, forse perché assai arcaica, ma ancora degnamente rappresentata da oronimi famosi della zona di Susa quali il Monte Malamot ed il Rocciamelone che domina la città dai suoi 3538 m e che un tempo era considerato la più alta cima delle Alpi per il dislivello di 3000 m tra base e sommità, lungo un versante facilmente accessibile, a pendenza quasi uniforme.

Altre cime ben note sono i Monti Mallet e Maudit nel Massiccio del Bianco.
Quest'ultima interpretazione di MAL come "male", "maledetto" si ritrova anche nei Pirenei con la Maladetta e nelle Alpi Marittime con la Maledia.

Proprio nel settore alpino occitano sono rimasti più numerosi gli oronimi composti con le radici MAL e MAR, sovente associate a voci del linguaggio corrente: Malinvern, Malacosta, Maladecia, Malaterra, Malanotte, Malaura, Marchisa, Merciera, Merciantaira, Mercantour, Merlo, Marta.

Sintomatico il raddoppio tautologico contenuto nel nome Marguareis, la montagna carsica per eccellenza delle Marittime, composta da entrambe le radici MAR e GAR.

La Valtellina ci offre altri due interessanti esempi di accostamento della radice MAL con differenti basi preindoeuropee: la Val Malenco (MAL+ANCA), percorsa dal Torrente Mallero (MAL+AR).
Quanto ai già citati Lavini di Marco presso Rovereto, è da notare come, accanto all'idea di frana (LAVini), sia presente il termine indicante la roccia (MARco), trasformato in agionimo quando ormai era divenuto incomprensibile.

Allo sbocco della Val d'Aosta, sul versante della Val Chiusella si erge il Monte Marzo, fronteggiato dalla parte di Oropa dal Monte Mars.

Nell'area occitana alpina sono frequenti i microtoponimi quali Marìn, Maròc, Marslìn, Melette, connessi all'idea di siti sopraelevati o pietrosi; come non mancano località abitate con simili denominazioni, Manas, Mane, Marmora, Martre, Melle, Valmala, Montemale, Mentone, o idronimi sul tipo di Maira e Mellea.

Gli stessi termini usati per indicare i ricoveri d'alpeggio, i meire, o quanti vi salgono con le mandrie che svernano in pianura, i marghìe, potrebbero derivare dalla radice MAR, oppure da una voce MARG, simile a MALGA, anzichè dal latino "migrare" come sostengono molti linguisti.
E, visto che siamo passati a voci delle lingue parlate, dobbiamo citare l'italiano "marmo" (marbre in francese), la pietra lavorabile per eccellenza, l'albanese mal =montagna, i sostantivi baschi malkar, mandi, malda significanti roccia, cima o costa, i vari mal, mala, malei degli idiomi dravidici (India Meridionale) tutti sinonimi di montagna.

I termini marran, marin, marro, merrain, merrau nei dialetti delle Alpi Occidentali indicano terreni con pietre o con macerie lasciate da precedenti lavori di costruzione.

Nelle Alpi Centro-Orientali le maroche sono i mucchi di sassi ricavati per spietratura dei terreni o i grandi sfasciumi di frana.

Talvolta nei toponimi formati con la radice MAL, la L finale ha subito una palatizzazione e si è trasformata in Y, come nel caso dei molti oronimi Maya sparsi dal Pelvoux al Vallese o in Rocca La Meya della Val Maira.

Altre volte la stessa radice è stata allargata in MAN e nelle varianti MEN e MON.
La prima costituisce la base di nomi quali Mane, Manosque, Mandrone, Maniglia, Mangioire, Leman, le altre han dato Mena, Menas, Menone, Menouve, Menta, Menthon in Alta Savoia, Menton sulla Costa Azzurra, Chamonix.
Questa cittadina, assurta negli ultimi due secoli a capitale dell'alpinismo, dopo essere stata sede di un antico priorato, si presta a qualche divagazione etimologica.
Essa compare per la prima volta l'anno 1091 nella donazione fatta dai Conti del Genevois all'abbazia benedettina di San Michele della Chiusa (Valle della Dora Riparia).
Il testo dice: "donamus omnem campum munitum cum appendiciis suis, ex aqua que vocatur Desa... usque ad Balmas".
In un altro documento del 1224 Campi muniti e Chamonis sono applicati indifferentemente alla “domus”, il priorato, ed alla “ecclesia”.
I due termini sono quindi considerati equivalenti, come se sopravvivesse in loco l'antico toponimo di cui Campus munitus altro non era che una grossolana latinizzazione.
Quindi io sostengo essere il termine latino una interpretazione della voce originaria; anzichè il contrario, cioé Chamonix una storpiatura di Campus munitus, come è opinione corrente. Il mio asserto si fonda sul valore semantico del nome Cha-MON-is, dove la prima sillaba deriva da un prelatino "calmis" significante pascolo, divenuto La Cha, Lachat, Bellachat in Savoia, tsa in Val d'Aosta (cfr. Tsa de Tsan a proposito della radica CAM), tradotto in Campus dai notai medioevali.

La seconda sillaba è formata invece dalla base preindoeuropea MON e significa monte, come d'altronde prova il suo derivato latino "mons". Quanto alla is finale, va detto che è una desinenza caratteristica dei nomi di luogo, intervenuta durante il Basso Impero, quasi a sottolineare il reciproco legame tra nome e località.
Quindi "pascolo di monte" o "pascolo tra i monti" è per me la corretta interpretazione etimologica di Chamonix e mi conforta trovare un altro Chamonix in Alta Savoia, a Magland, ed un Chamony a Saint-Romain-en-Gier (Rhòne). Se poi questi pascoli erano cintati e protetti, ciò può aver provocato una erronea associazione di significati, senza peraltro infirmare l'etimo originario.

La stessa radice MON ha prodotto il Mon dei Grigioni, il Monaco della Costa Azzurra, caratterizzato dalla sua Rocca a picco sul mare, e Monesi nelle Alpi Marittime.
Due villaggi sulle montagne della Corsica si chiamano Monacia e, nella stessa isola, esiste una Punta Monaco.
In Val d'Aosta e nel Vallese troviamo parecchi Money o Monney, probabilmente contaminati dal suono affine del francese "moneta". Altra contaminazione può essere intervenuta a dare il Mònch (4099 m) dell’Oberland, che in tedesco significa "monaco".


12. MOT, MUT, collinetta, rialzo.

II sostantivo "motta", assente nel latino classico, compare invece nel basso latino.
Gli etimologisti risultano divisi nel giustificarne la nascita: chi non si pronuncia, chi lo vuole derivato da una voce germanica, chi non ne esclude l'origine preindoeuropea mediterranea.
A questo proposito il Trombetti cita degli antichi Moutas, Mota, Motas, Mutas in Asia Minore, mentre dal canto suo il Lahovary trova nell'India Meridionale i corrispondenti mutu, matu, matta che in dravidico significano proprio elevazione e collina.

Il basco mot(h)o serve ad indicare cose diverse sulla testa di una persona o di un animale, quali un ricciolo, un berretto, un foulard, una ciocca di capelli, la cresta d'un uccello e, in senso figurato anche l'orgoglio.
Nell'occitano, nel provenzale, nel piemontese e nel lombardo, mota, muta significavano un tempo collina ed oggi indicano le zolle di terra che si staccano con le radici dell'erba, come d'altronde l'odierno francese "motte".
Con lo stesso termine, invece, il francese antico designava dapprima un rialzo naturale, poi un terrapieno costruito a scopo difensivo.
Collinette o fortificazioni del genere han dato origine ai vari toponimi La Mothe, La Motte, La Motta, Motta, sparsi in tutta l'Europa Occidentale Neolatina, dalla Spagna coi suoi Pico Motilla e Mota del Cuervo, fino alla Sicilia, dove troviamo una Motta Sant'Anastasia ad O di Catania.
In senso traslato va aggiunto che il provenzale mout ed il francoprovenzale mouta stanno ad indicare una bestia senza corna, sottintendendo un idea di sommità tondeggiante, non appuntita, quale doveva essere il valore semantico dell'originaria radice MOT.
Nella pianura piemontese le mutére erano i mucchi conici di terra che si usava preparare in estate per la pratica del debbio (un trattamento inteso a migliorare il terreno dei prati stabili, oggi caduto in disuso).
Nelle Alpi Occidentali i toponimi composti con la radice MOT sono più numerosi nel Nord. Tra essi cito la Testa del Mouttas in Val di Susa, la Grande Motte (3653 m) nel Massiccio della Vanoise (Savoia) ed il Mottarone, la vasta montagna tondeggiante frammezzo ai Laghi d'Orta e Maggiore, la Cima ed il Passo del Mottone nell'Ossola.

L’unità d’origine del linguaggio de Alfredo Trombetti
http://www.nostratic.ru/books/(354)trombetti1.pdf

http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 10x300.jpg



http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 08x300.jpg






monte,
s. m. ‘massa grandissima di roccia e terra che si eleva parecchio sul livello del mare’ (1219, Breve di Montieri: Cast. Tosc. 49; per catena di monti V. caténa), fig. ‘grande ammasso, ingente quantità’ (fine sec. XIII, Novellino), ‘mucchio di carte scartate al gioco’ (av. 1686, G. B. Ricciardi), ‘somma di denaro, complesso di valori, spec. risultante da puntate, scommesse e sim.’ (1839, C. Cattaneo: “Ogni squadra, o come suol dirsi, ogni Monte”; monte premi ‘somma globale ripartita tra i vincitori di una lotteria, del totocalcio e sim.’: 1950, Migl. App.), ‘banca’ (1470, Provvisioni de' Consigli Maggiori della Repubblica Fiorentina; monte di pietà ‘istituto che accorda prestiti su pegno di oggetti’: 1534, P. Aretino (monte della pietà); av. 1609, L. Agostini (monte di pietà); 1608, F. Morosini, ambasciatore di Venezia a Firenze (Relazioni degli Ambasciatori veneti al Senato, III, Firenze, Parte seconda, Bari, 1916, p. 130). “Di più [Sua Altezza] ha il monte chiamato ‘di pietà’, ma che è tutto il suo denaro”).
...
Lat. monte(m), di form. indeur. Per intendere il sign. orig. di monte di pietà bisogna rifarsi all'accez. di ‘assommare, ammontare’, che montare ebbe un tempo (es. e rinvii in Giordano Quar. e in Edler, anche per monte ‘capitale’), Non è escluso che la loc. andare a monte, oggi propria dei giochi, abbia pure un orig. economica, quando (1495 a Firenze) valeva ‘porre una somma nei Libri del Monte dei creditori dello Stato (oggi Libro del Debito Pubblico)’ (Rez. 662). Invece, l'ant. loc. a monte ‘verso la sommità’ ha conosciuto un fortunato uso metaforico a partire dagli anni Sessanta (SLI XVI [1990] 19). Il modo promettere mari e monti è già lat. (maria montesque polliceri: Sallustio), anche con var., che trovano riscontro in varie lingue europee. Dall'agg. montanu(m) ‘del monte, proprio della montagna’ il lat. mediev. (av. sec. XIII, Vita di S. Mochuae) trasse montaneu(m), il cui f. montanea(m) (872 e 971, Codice Cavense) si sostantivò in montagna. Da quella, in più rec. form. (gromatici), montaniosu(m). Montanariu(m), montaninu(m), montuosu(m) ed il v. monticare sono documentati solo in età mediev. Montebianco è facile ed effimera creazione mod., allusiva alla forma del monte nevoso fra Italia e Francia, introdotta dai Francesi (mont-blanc). Le montagne russe, più che imitare i dislivelli propri della Russia (?), devono il loro nome o all'invenzione da parte dei Russi di queste altrimenti dette montagne artificali, come spiegano il Lessona (cit. dal VEI) e il Cherubini, o semplicemente ad un richiamo esotico. Sono state, comunque, introdotte in Italia sull'es. fr., anche se la cronologia non consentirebbe, per ora, tale importazione (montagnes russes, 1842; T. Gautier del Voyage en Russie – 1866 – afferma, che furoreggiavano a Parigi durante la Restaurazione). Monticare apparterrebbe all'it. region. trentino: “in trentino montegàr, da cui le forme it. monticare e monticazione di scritti e giornali del Trentino” (A. Prati in ID XIII [1937] 163 in nota).
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Re: Mota, mota e mota

Messaggioda Berto » gio giu 26, 2014 7:26 pm

Coltura dei tumoli

http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_dei_tumuli
La cultura dei tumuli fu caratterizzata dalla pratica della sepoltura per inumazione del corpo dei defunti.
Si sviluppò nell'Europa Centrale durante la media età del bronzo (dal 1600 a.C. ca. al 1200 a.C.).
Fece seguito alla cultura di Unetice, occupandone il territorio oltre la Baviera e il Württemberg, estendendosi così dal Reno fini ai Carpazi occidentali, e dalle Alpi al Mar Baltico.
La cultura dei tumuli fu seguita dalla cultura dei campi di urne nella tardo bronzo antico, che segnò il passaggio alla pratica della cremazione dei defunti.

http://it.wikipedia.org/wiki/Tumuli
Un tumulo è un monticello di terra e pietre, spesso di grandi dimensioni, posto sopra una sepoltura o più sepolture, a formare una specie di collina artificiale.
I tumuli possono avere forma circolare o allungata, e si possono trovare in gran parte del mondo. Un tumulo costituito soprattutto o esclusivamente da pietre è spesso definito "cairn".
tumuli cominciano ad essere utilizzati per coprire le sepolture nell'età della pietra e quindi nell'età del rame e del bronzo.
Originariamente consisteva in una pila di rocce che ricoprivano direttamente il corpo, ma la sua struttura fu modificata nel corso dei secoli e crebbe di dimensioni fino ad arrivare a trasformarsi in camere funerarie in cui riposavano il defunto con i suoi oggetti più importanti.

Tombe coperte da tumuli si trovano in tutta Europa:
In Russia, Ucraina e Asia Centrale: cultura kurgan

Tumoli kurgan

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... kurgan.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... kurgan.jpg


In Scandinavia: le tombe a tumulo sono state utilizzate fino all'XI secolo
In Turchia: vi sono stati rinvenuti tumuli fra i più grandi al mondo (Bin Tepeler e altri tumuli della Lidia, Frigia e Commagene)
In Macedonia: famoso è il tumulo di Vergina, tomba di Filippo, padre di Alessandro Magno
In Grecia: un celebre esempio sono le monumentali tombe a tholos di Micene
In Italia: le più famose sono le tombe a tumulo etrusche, spesso utilizzate per secoli dalla stessa famiglia patrizia, ma si trovano anche in altre aree
Nelle Isole Britanniche: tumuli preistorici si trovano in molti luoghi. Famosi sono i tumuli di Tara e di Newgrange
In Repubblica Ceca e in Ungheria
In Belgio, presso la città galloromana di Tongeren, se ne trovano più di 180

Tumołi etruski e turki
http://www.vip.it/tarquinia-ritrovata-tomba-lucumoni

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... trusca.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... truske.jpg


http://da.wikipedia.org/wiki/Gravh%C3%B8j
En gravhøj er et oldtidsminde og er som sådan som regel fredet. Gravhøjene er begravelsespladser, brugt fra den tidligste bondestenalder frem til overgangen til kristen tid i slutningen af vikingetiden. Højenes konstruktion og beliggenhed i landskabet varierer gennem tid, og giver således en indikation på højenes alder.

http://de.wikipedia.org/wiki/H%C3%BCgelgrab

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... gvilla.jpg


En łenga jermanega łe tonbe łe se ciama: grab, grav
http://de.wikipedia.org/wiki/Grab
http://da.wikipedia.org/wiki/Grav

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... .-a.C..jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ichele.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lstatt.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... tumolo.jpg


Tumołi venet-furlani

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Mote-c.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... into-c.jpg



Mote venete come viłaj arxenà e come castełari

Mote de Casteło de Godego

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... dego-c.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... dego-1.jpg


Mote come castełari furlan-veneti

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... urlani.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Mota, mota e mota

Messaggioda Berto » gio giu 26, 2014 7:58 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Mòta, móta e mota (?)

Messaggioda Berto » mar feb 09, 2016 10:00 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Mòta, móta e mota (?)

Messaggioda Berto » mar feb 09, 2016 10:06 pm

Mota/Motta, Montagnana, Moton, Motaron, ... ?

da entendar cofà mucio, montagneta, montela o cofà n'ara fangoxa, platanoxa, paluega ?
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Re: Mòta, móta e mota (?)

Messaggioda Sixara » mer feb 10, 2016 10:43 am

Mòta come tonba :
https://books.google.it/books?id=i1CfBAAAQBAJ&pg=PA67&dq=A.+Rondina++basilica+della++++Tomba&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwien5mI5ezKAhVmDJoKHQe1C0cQ6AEIMjAD#v=onepage&q=A.%20Rondina%20%20basilica%20della%20%20%20%20Tomba&f=false
A ghè in Adria la Baxilica de la Tonba, ke i la ga tirà-su sol posto de na cèxa pì picola ca ghe jera prima ( e pare ca ghe fùse on santoario lì, prima de el cristianeximo) e tuta la località la se ciama la tonba o de la tonba.
tonbàre a vòe dire inpinìre de tèra na basàna, a ghe entra gnente le tonbe ( indoe sepelire i morti), però se capìse ke indoe ca ghe jera na bùxa i la stròpa co de la tèra, i la tonba.
Mi a la intendo cusì, altri i dixe ke lì, al contrario, a ghe jera na parte pì alta de el terén indoe costruirghe el santoario prima e le cèxe dopo. Ma elora no ga senso : se gavarìa ciamà mòta, nò tonba.
Cosèla na mòta? On cùmulo de l terén, na goba de la tèra. Sì, la pare, a vardarla, on tùmulo de tèra mucià ma no te la ciami tonba. Nò, vàra lì i ghe la ga portà de la tèra, no i la ga scavà cofà na tonba, na buxa... l è stranba Adria come posto. Dovea èsare sì tuta na bùxa e na mòta.
E, come ca se dixe, na mòta e na buxa fa on guaìvo. :D
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Re: Mòta, móta e mota (?)

Messaggioda Berto » mer feb 10, 2016 10:50 am

Sixara ha scritto:Mòta come tonba :
https://books.google.it/books?id=i1CfBAAAQBAJ&pg=PA67&dq=A.+Rondina++basilica+della++++Tomba&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwien5mI5ezKAhVmDJoKHQe1C0cQ6AEIMjAD#v=onepage&q=A.%20Rondina%20%20basilica%20della%20%20%20%20Tomba&f=false
A ghè in Adria la Baxilica de la Tonba, ke i la ga tirà-su sol posto de na cèxa pì picola ca ghe jera prima ( e pare ca ghe fùse on santoario lì, prima de el cristianeximo) e tuta la località la se ciama la tonba o de la tonba.
tonbàre a vòe dire inpinìre de tèra na basàna, a ghe entra gnente le tonbe ( indoe sepelire i morti), però se capìse ke indoe ca ghe jera na bùxa i la stròpa co de la tèra, i la tonba.
Mi a la intendo cusì, altri i dixe ke lì, al contrario, a ghe jera na parte pì alta de el terén indoe costruirghe el santoario prima e le cèxe dopo. Ma elora no ga senso : se gavarìa ciamà mòta, nò tonba.
Cosèla na mòta? On cùmulo de l terén, na goba de la tèra. Sì, la pare, a vardarla, on tùmulo de tèra mucià ma no te la ciami tonba. Nò, vàra lì i ghe la ga portà de la tèra, no i la ga scavà cofà na tonba, na buxa... l è stranba Adria come posto. Dovea èsare sì tuta na bùxa e na mòta.
E, come ca se dixe, na mòta e na buxa fa on guaìvo. :D


Mòta, móta e mota (?)
viewtopic.php?f=44&t=240

1) Mota come moja, moite, molta, malta, paltan (pałueghe, pałù, aree o xone paludoxe)
2) Mota come motta, monte, montagna
3) Mota come molta, mucio, mucchio (na mota/montagna de roba)


Tumoli kurgan
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