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L'ORIGINE DI GUERRA DAL VER (SACRUM): UN APPROFONDIMENTO di Mario Alinei
In questo lavoro ritorno sull'origine di guerra dal lat. ver ( sacrum) [cfr. Alinei 2000, 936-939], con nuovi argomenti, una modifica nell'interpretazione e un approfondimento del contesto preistorico.
La semantica: la componente bellica, militare e "marziale" del ver sacrum.
http://www.academia.edu/11939584/Lorigi ... fondimento Il rapporto fra 'guerra' e 'primavera', anche al di là dell'evidente legame fra 'guerra' e ' ver sacrum', su cui ritorno subito, è stato definito da uno storico come Franco Cardini come «antropologicamente e storicamente pleonastico (Cardini, com. pers.). E anche il titolo di un suo libro sulla cavalleria, che è, appunto, Guerre di primavera (Cardini 1992), pur non sviluppando il tema specificamente, si spiega perché sul suo sfondo c'è il legame fra guerra, spedizioni cavalleresche e maggio nella poesia dei secoli XII XIII. Basti ricordare la tradizione del Campo di Maggio , cioè l'assemblea plenaria degli uomini liberi, nella monarchia franca, durante la quale si decidevano le spedizioni militari che sarebbero state intraprese in quella stagione. O il cosiddetto «
elogio della guerra» del poeta provenzale Bertran de Born, che è, allo stesso tempo, anche un elogio della primavera:
Eccolo, nella traduzione di Aurelio Roncaglia:
Molto mi piace la lieta stagione di primavera che fa spuntar foglie e fiori, e mi piace quando odo la festa degli uccelli che fan risuonare il loro canto pel bosco, e mi piace quando vedo su pei prati tende e padiglioni rizzati, ed ho grande allegrezza. Quando per la campagna vedo a schiera cavalieri e cavalli armati. E mi piace quando gli scorridori mettono in fuga le genti con ogni lor roba, e mi piace quando vedo dietro a loro gran numero di armati avanzar tutti insieme, e mi compiaccio nel mio cuore quando vedo assediar forti castelli e i baluardi rovinati in breccia, e vedo lesercito sul vallo che tutto intorno è cinto di fossati con fitte palizzate di robuste palanche. Ed altresì mi piace quando vedo che il signore è il primo all'assalto a cavallo, armato, senza tema, che ai suoi infonde ardire così, con gagliardo valore; e poi chè ingaggiata la mischia ciascuno deve essere pronto volenteroso a seguirlo ché niuno è avuto in pregio se non ha molti colpi preso e dato. Mazze ferrate e brandi, elmi di vario colore, scudi forare e fracassare vedremo al primo scontrarsi e più vassalli insieme colpire, onde erreranno sbandati i cavalli dei morti e dei feriti. E quando sarà entrato nella mischia, ogni uomo d'alto sangue non pensi che a mozzare teste e braccia: meglio morto che vivo e sconfitto! Io vi dico che non mi da tanto gusto mangiare, bere o dormire, come quandodo gridare All'assalto da ambo le parti e annitrire cavalli sciolti per l'ombra e odo gridare Aiuta! Aiuta! e vedo cadere pei fossati umili e grandi fra l'erbe, e vedo i morti che attraverso il petto han troncon di lancia coi pennoncelli. Baroni date a pegno castelli borgate e città, piuttosto che cessare di guerreggiarvi lun l'altro. Papiol, volenteroso, al signore Si-e-Nò vattene presto e digli che troppo sta in pace.
Ma per quanto riguarda il mondo italico (e non solo in quello: il ver sacrum era praticato anche da Celti e da Germani (Livio V 34.3 sg., e cfr. Sereni 1955, 184, 187, Salmon 1985, 37), il carattere, allo stesso tempo rituale e bellico, del ver sacrum è già chiaramente implicito nelle definizioni che ne danno le fonti antiche. Sesto Pompeo Festo (s.v. ver sacrum), per esempio, così definisce il ver sacrum: «Ver sacrum vovendi mos fuit Itali. Magnis enim periculis adducti vovebant, quaecumque proximo vere nata essent apud se, animalia immolaturos. Sed cum crudele videretur pueros ac puellas innocentes interficere, perductos in adultam aetatem velabant atque ita extra fines suos exigebant (p. 436 L)». E altrove (= Festo 436): « Alii dicunt ex Sabinis vere sacro natos circiter hominum septem milia duce Cominio Castronio profectos occupasse collem cui nomen erat Samnio» .
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