Scoero/squero

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Messaggioda Berto » sab set 06, 2014 9:12 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » sab set 06, 2014 9:13 pm

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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » sab set 06, 2014 9:13 pm

???

L'origine del cognome Squeri

http://www.valdaveto.net/documento_197.html

L'origine del cognome Squeri di Sandro Sbarbaro

Nel maggio 2005 l'amico Enzo Squeri mi rivelò che aveva capito quale fosse l'origine del suo cognome.
Secondo le sue ricerche gli Squeri furono mastri d'ascia veneti venuti a lavorare nella foresta del Monte Penna ai tempi dei Doria e quindi stabilitisi in Val di Taro, precisamente nella zona intorno a Santa Maria del Taro.
Mi informò altresì che a Venezia esiste un Calle degli Squeri.

Recentemente ho avuto tra le mani un bel libro dell'amico Sergio Rossi, "Cucina di guerra nell'assedio di Montoggio del 1547" 1.

A pagina 31 di questo testo si può leggere quanto segue:

Da un lavoro di Vilma Borghesi [Guerra e commercio nell'evoluzione della marina genovese tra XV e XVII secolo, Genova 1970] traiamo una parte che ci aiuta a capire l'importanza del legname alla metà del '500:
Il maggior problema per le costruzioni navali a Genova era costituito dal legno, di cui l'entroterra ligure era relativamente povero, soprattutto di quei legnami richiesti e preferiti per le costruzioni navali (rovere, noce) che venivano usati per le parti essenziali della struttura, perché più resistenti.
Ecco che in un quadro generale di scarsità di materia prima, mettere le mani sul patrimonio boschivo di Montoggio diventa molto conveniente.
Per fornire semplicemente un'indicazione di massima riguardo al costo del legname impiegato nei cantieri navali di Genova, abbiamo ricavato i prezzi di particolari assi chiamate squere (da cui deriva il termine genovese squè ancora utilizzato) relativi al 1552.
Le squere erano tavole di rovere o altre essenze - spesso di misure standard - impiegate nella costruzione delle galee.

Fra le misure più frequenti ritroviamo lunghezze di 6,69 metri, 8,92 metri e 9,70 metri con uno spessore medio compreso fra i 2 ed i 5 centimetri.
Dal resoconto del 1552 possiamo rilevare che una squara da 12 goa (8,92 metri) costava 1,5 scudi corrispondenti a circa 5 lire, 3 soldi, 6 denari.
E anche se si tratta di tavole di notevole lunghezza, che quindi possono ricavarsi solo da alberi di grosse dimensioni, il prezzo è piuttosto elevato.

Spinto dalla preziosa indicazione di Sergio Rossi, sono andato a consultare l'edizione anastatica del "Vocabolario Genovese - Italiano" di Giovanni Casaccia, Genova 1851; a pagina 546 è riportata la definizione del termine squaea.
Squaea. S. f. Pancone; legno segato per lo lungo dell'albero di grossezza di sopra a tre dita, del quale si fanno assi più sottili, detti Panconcelli e Correnti V. Toê

Ecco così confermata l'origine del cognome Squeri.
Squeri: mastri d'ascia abili a fabbricare particolari tavole dette squere.
Sergio Squeri da Milano
08.06.2009 18.43


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... uero-1.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... nesian.jpg




Carissimo Sig.Sbarbaro,
innanzitutto complimenti per il sito ricco di contenuti specialmente storici.
A riguardo dell'articolo circa l'origine del cognome Squeri, trovo le segnalazioni di Enzo (vicino di casa dei miei genitori ad Alpicella...) e la Sua, originali e molto realistiche.
Mi permetto di inviarLe quanto da me recuperato durante una mia personale ricerca.

Lo squero è il tipico cantiere per imbarcazioni a remi della città di Venezia.
L'etimologia del nome è legata probabilmente alla parola dialettale squara, ossia la squadra, strumento di lavoro fondamentale per i maestri d'ascia.
???
In origine, lo squero indicava genericamente il cantiere navale per la costruzione, la manutenzione e il ricovero delle imbarcazioni di ogni dimensione, sia a remi che a vela, spaziando dai piccoli sandołeti fino alle grandi galee da guerra. Con l'accentramento nell'Arsenale dell'attività cantieristica per le navi più grosse, sia militari che mercantili, l'ambito degli squeri si specializzò sulle imbarcazioni più piccole, di uso privato.
Lo squero è caratterizzato da un piano inclinato verso il canale o il rio per la messa a secco e il varo delle barche. Alle spalle del piano, recintato su due lati, è presente una costruzione in legno coperta e aperta verso il piano di varo, detta tesa. La tesa costituisce allo stesso tempo la zona di lavoro vera e propria, al riparo dalle intemperie, e il deposito degli attrezzi. Tipicamente, le abitazioni contigue o, dove presente, il piano superiore dello squero fungono anche da abitazione del proprietario o del capomastro.
Ai tempi della Repubblica di Venezia gli squeri erano diffusi su tutto il territorio urbano, come testimonia tuttora la toponomastica cittadina con le numerose Calle del Squero presenti un po' ovunque. C'era però una particolare concentrazione a Castello, nella zona dove ora si trova la Riva dei Sette Martiri, a Dorsoduro e alla Giudecca, sul lato rivolto verso la parte sud della laguna. Col passare del tempo, sia per la drastica riduzione dell'impiego delle imbarcazioni a remi, limitata oggi all'uso turistico o sportivo, sia per l'avvento di nuovi materiali di costruzione come la vetroresina, le attività degli squeri si ridussero sempre di più, provocandone una drastica riduzione di numero.
Attualmente nell'ambito cittadino, insieme ad alcuni cantieri minori, sopravvivono solo cinque squeri propriamente detti: tre a Dorsoduro e due alla Giudecca.
I tre squeri di Dorsoduro sono lo squero Tramontin, agli Ognissanti; il confinante squero Bonaldo, sempre agli Ognissanti e lo squero della Cooperativa Daniele Manin, noto anche come Squero di San Trovaso. Questi squeri producono quasi esclusivamente gondole.
I due squeri della Giudecca sono lo squero Crea, proprietà del notissimo regatante Gianfranco Vianello detto Crea, che è anche l'unico a consegnare le gondole complete di tutti gli accessori compresi remi e forcole, e lo squero Costantini-Dei Rossi, molto fedele alla tipologia classica dello squero. Questi due sono anche gli unici squeri a produrre in quantità significative non solo le gondole ma anche le altre imbarcazioni tipiche della laguna di Venezia.

Sebbene quanto pubblicato su Valdaveto.net mi sembri molto più realistico ed etimologicamente corretto rispetto a quanto da me recuperato, mi sembrava interessante e gradevole inviarLe anche questa 'versione'.
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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » sab set 06, 2014 9:13 pm

Etimołoja de scoero/squero:


Etimołoja 1:

Dal DELI (dixonaro etimołojego de ła łengoa tajana) de Cortellazzo e Zolli
Immagine

squero,
s. m. ‘cantiere navale’ (scarsus nel lat. mediev. di Venezia nel 1271: Cortelazzo Infl. greco 235; “e l’armata reduta a li squeri”: 1500, M. Sanudo, I diarii, Venezia, III, 1880, col. 970; “cominciò a scoprirsi il porto, nel quale stavano molte navi di mercanti, & d'altre ne gli squeri cominciate à fabricare”: 1577, F. Lopes di Castagneda, Historia dell'Indie orientali, Venezia, I, c. 310 r.).
Gr. eschárion ‘cantiere’, d'orig. sconosciuta.
Bibliografia:
Cortelazzo Infl. greco 234-235, cui si rinvia anche per la bibl. prec.

Dal DELV de Basso e Durante:
squero : dal greco eschárion ‘cantiere’; da eschara = legno.
Immagine

Nota mia: ma [eschara] , più che “legno” in greco significa “focolare, ardere del fuoco” (da Giovanni Semerano), cfr. greco [estia] = focolare, fuoco: voci con basi mexopotamiche.


Etimołoja 2:

http://it.wikipedia.org/wiki/Squero

Squero
Lo squero di San Trovaso.
Lo squero è il tipico cantiere per imbarcazioni a remi della città di Venezia.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... squero.jpg

L'etimologia del nome è legata probabilmente alla parola dialettale squara, ossia la squadra, strumento di lavoro fondamentale per i maestri d’ascia. In origine, lo squero indicava genericamente il cantiere navale per la costruzione, la manutenzione e il ricovero delle imbarcazioni di ogni dimensione, sia a remi che a vela, spaziando dai piccoli sandołeti fino alle grandi galee da guerra. Con l'accentramento nell’Arsenale dell'attività cantieristica per le navi più grosse, sia militari che mercantili, l'ambito degli squeri si specializzò sulle imbarcazioni più piccole, di uso privato.
Lo squero è caratterizzato da un piano inclinato verso il canale o il rio e recintato su due lati, per la messa a secco e il varo delle barche.
Alle spalle del piano è presente una costruzione in legno coperta e aperta verso il piano di varo, detta tesa. La tesa costituisce allo stesso tempo la zona di lavoro vera e propria, al riparo dalle intemperie, e il deposito degli attrezzi.
Tipicamente, le abitazioni contigue o, dove presente, il piano superiore dello squero fungono anche da abitazione del proprietario o del capomastro.



Etimołoja 3:

Dal Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani, Versione web.

Immagine

squèro dall’inglese SQUARE [squere], quadrato, piazza. Nome degli arsenali di marina di certe grandi tettoie per tenere al coperto i vascelli disarmati, e più comunemente lo spiazzato ove si costruiscono e raddobbano i bastimenti.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... square.jpg


Etmołojia 4

Voce antica e diffusa, prelatina, preromana, …..
Non esiste in queste forme nel Lazio e nei pressi di Roma ...(?) a meno che, anche i quirini e il Quirinale ... non c'entrino (?) .... vedere sezione più avanti.


Squero, Quero, Coira, Cairo, Squar, ….:

Dal DELL (dizionario etimologico della lingua latina, del greco antico e di molte voci moderne) del filologo Giovanni Semerano:

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /kw-41.jpg


Quay [inglese], = scalo banchina, antico francese kai, cay, antico irlandese cae “luogo delimitato”, antico bretone cai “siepe, recinto, recinzione”, tedesco e danese kai, svedese kaj.
Il valore originario è dato dalla base corrispondente a ebraico gaj: ge (zona bassa in riva al fiume o al mare, valle, “lowland, valley, salt-valley near the Dead Sea; other compounds denotino geographical names).


Da Le origini della cultura europea del filologo Giovanni Semerano (pag 72) :

In lidio Qira (suolo), in ittita Kuera, in accadico ugaru (campo, campagna, ‘feld’), karu (‘kai’).


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 4/quay.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 4/Quai.jpg
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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » sab set 06, 2014 9:13 pm

Dal DELI (dixonaro etimołojego de ła łengoa tajana) de Cortellazzo e Zolli
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squero,
s. m. ‘cantiere navale’ (scarsus nel lat. mediev. di Venezia nel 1271: Cortelazzo Infl. greco 235; “e l’armata reduta a li squeri”: 1500, M. Sanudo, I diarii, Venezia, III, 1880, col. 970; “cominciò a scoprirsi il porto, nel quale stavano molte navi di mercanti, & d'altre ne gli squeri cominciate à fabricare”: 1577, F. Lopes di Castagneda, Historia dell'Indie orientali, Venezia, I, c. 310 r.).
Gr. eschárion ‘cantiere’, d'orig. sconosciuta.
Bibliografia:
Cortelazzo Infl. greco 234-235, cui si rinvia anche per la bibl. prec.

Dal DELV de Basso e Durante:
squero : dal greco eschárion ‘cantiere’; da eschara = legno.
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Nota mia: ma [eschara] , più che “legno” in greco significa “focolare, ardere del fuoco” (da Giovanni Semerano), cfr. greco [estia] = focolare, fuoco: voci con basi mexopotamiche.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... concia.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 86pf-1.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... fatajo.jpg

http://it.wikipedia.org/wiki/Calafataggio

http://www.storiedibarche.it/corsi/circ ... l-mare.asp
http://www.storiedibarche.it
Calafataggio: Da "Tamata e l'alleanza" romanzo scritto da Bernard Moitessier, grande navigatore, nato in Indocina, dove imparò i rudimenti della vela dai pescatori vietnamiti. Il padre di Hao parla a Bernard. "Per calafatare sul serio, devi entrare tu stesso nella fessura insieme alla fibra, devi farti fibra di cai tram, avere i suoi occhi. Se ci riesci, vedrai allora come l'acqua cerca d'entrare, perché avrai anche gli stessi occhi dell'acqua." Da questa descrizione si capisce come il lavoro del calafato sia un lavoro difficile e di precisione. Ricordiamo a tal proposito che anticamente si diventava maestri calafati dopo otto anni di apprendistato mentre ne bastavano cinque per diventare maestro d'ascia Con il termine calafatare si intende l'operazione d'introdurre con lo scalpello e il mazzuolo stoppa (canapa) o cordonetto (cotone) nelle connessure (fessure) delle tavole dei ponti e del fasciame delle navi e barche in legno, e di versarvi sopra della pece, o altro prodotto oleoso e appiccicoso, allo scopo di ottenere l'impermeabilità all'acqua. Anticamente per calafatare si utilizzavano materiali diversi come capelli umani, licheni e muschi, erbe, scorza, ecc. Con il calafataggio si rende stagna l'imbarcazione. Quando il comento (fessura) fra le tavole è eccessivo si procede alla invergatura, introducendo e incollando a forza nel comento una lista di legno di sezione leggermente conica. Per un lavoro esteso si passa nei comenti la lama di una sega elettrica circolare al fine di ottenere una fessura con apertura costante fra tutte le tavole del fasciame. Utensili: Ferri ad uncino di vario diametro, ferri e scalpelli d calafato, mazzuolo e maglietto da calafato, sega circolare per apertura comento; sega a nastro e pialletto a mano per la preparazione delle liste di legno per l'invergatura. Materiali: stoppa, cordonetto, pitture ad olio o biacche, resine epossidiche, stucchi.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -estia.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... iodoro.jpg
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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » sab set 06, 2014 9:14 pm

Kâru (Squero ?; Cairo ?)


Nomadi e mercanti:
http://www.museo-on.com/go/museoon/home ... _379.xhtml

http://www.museo-on.com/go/museoon/home ... d_79.xhtml

Il Sistema del Kâru

Con il nome kâru in epoca proto-dinastica si indicava un tratto di riva fluviale controllato dal palazzo dove si radunavano il mercanti.
Questo termine, applicato inizialmente ai porti fluviali del Sud della Mesopotamia, agli inizi del III millennio venne esportato fino all’Anatolia centrale.
Il kâru assunse allora il significato sia di "quartiere dei mercanti" che di "banco commerciale".

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... n9lxtc.jpg


Il suo funzionamento è molto ben documentato da due gruppi di testi cuneiformi dell'inizio del II millennio.
Per le fonti paleo-babilonesi, a capo di un kâru si trovava il wakil tamkàri, un alto funzionario incaricato dell'amministrazione dello stesso che fungeva da intermediario tra il palazzo e un gruppo di mercanti "autonomi" che gli venivano affiancati o che si sceglieva lui stesso.
In genere si tratta di un gruppo di 5 mercanti cui si dovevano aggiungere paleo-babilonese era una emanazione statale, essendo riservato alla gestione del commercio inteso come esclusiva del re o del tempio.
I "privati" potevano sì rischiare, ma solo su concessione del palazzo.

Con l'incremento degli scambi, il kâru subì una prima evoluzione: trasformandosi in una specie di "fondaco" dei mercanti, divenne non solo residenza dei mercanti locali, ma anche di quelli stranieri che, riuniti secondo il loro paese d'origine, vi depositavano le loro mercanzie.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... i6yplv.jpg

Sappiamo che i mercanti che risiedevano in un kâru mesopotamico o elamita godevano di una certa autonomia e di una giurisdizione particolare (come i baili veneziani) ma queste notizie si affievoliscono in epoca paleo-babilonese.

I kâru paleo-assiri, noti attraverso gli archivi dei mercanti assiri die Kanis (identificata con il sito di Kültepe), sono in tutto una quindicina ma sappiamo che ognuno di loro controlla anche una sub-agenzia (wabartu): per cui già nella seconda metà del II mill. a.C. contiamo ben trenta centri mercantili di questo tipo distribuiti nella sola Anatolia centrale.

7. Gli scambi carovanieri venivano controllati da società mercantili che possedevano propri agenti e propri fondaci (kâru) nei centri principali.
A lato: la pianta del kâru di Kanesh in Anatolia e, sopra, una tavoletta redatta proprio a Kanesh nel XIX sec. a.C. relativa al traffico carovaniero con Assur.
(Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 16.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 3atawh.jpg


http://www.museo-on.com/go/museoon/home ... _321.xhtml

Sempre grazie all'archivio di Kanis, sappiamo che i kâru possedevano uno statuto amministrativo e legale ben definito messo a punto dalla stessa "scuola" o "gilda" dei mercanti.
Capitale del commercio assiro in Anatolia, il kâru di Kanis era governato da una assemblea plenaria che risultava dall'unione di due camere: quella dei piccoli e quella dei grandi mercanti residenti nella città, indipendentemente dal loro paese d'origine.

Cuore del sistema era il bèt kàri , o ufficio del kâru, sede ufficiale della corporazione dei mercanti, dove si conservava l'archivio delle transazioni e dove si dirimevano le liti e si celebravano i processi tra gli affiliati.
Un Esartu, o "Consiglio dei Dieci", controllava tutte le transazioni commerciali e agiva come esecutivo con l'incarico di negoziare con le autorità locali.

Tutti i centri commerciali assiri dell'Asia Minore funzionavano sul modello del kâru di Kanis e ricevavano commesse e istruzioni attraverso una propria rete di staffete che assicuravano il recapito delle tavolette (MICHEL.C.: 2001).

© 2007 by Il Punto Edizioni – Trebaseleghe Pd


Ła gondoła e łe barke so l’Eofrate:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 1ya2rd.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... onp-12.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... mwtr2t.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... o-Karu.jpg
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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » dom set 07, 2014 9:20 am

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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » dom set 07, 2014 9:55 am

.
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Re: Scoero/squero

Messaggioda Berto » dom set 07, 2014 10:07 am

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