Le secie de bronxo

Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » mar dic 10, 2013 5:55 am

Secie bronxee de Este, Hallstatt, Vače, Çertoxa, Boxen, Kuffern, ...
viewtopic.php?f=43&t=195

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Via28/edit

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La secia de l’amor
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... gyWUE/edit

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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » dom mag 25, 2014 8:19 am

Eco a cosa ke łe servia łe secie de bronxo tute laorà a xbalso, a łe çebrasion ritual çevego-rełijoxe

Magleton, mactare, mola, adolenda
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... V4M0k/edit

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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » mar ago 19, 2014 1:45 pm

???
Una “situla figurata” racconta la storia degli antichi Veneti

http://tribunatreviso.gelocal.it/cronac ... -1.9770231

Nuova importante scoperta nel sito archeologico di Posmon a Montebelluna.

La necropoli, da anni oggetto di campagne di scavo, ha riservato un’entusiasmante sorpresa gli archeologi: una situla in bronzo di 2500 anni fa.
Il reperto è straordinario perché, solitamente, questi manufatti erano realizzati dagli antichi Veneti in maniera essenziale ma in questo caso i decori che ornano la situla sono di fattura elaborata e storicamente di grande rilevanza poiché illustrano inedite scene di vita.

Generalmente le situle (secie), che per la loro forma ricordano un secchio, erano usate come contenitore dove porre preziosi ed utensili che accompagnavano i defunti nel loro viaggio verso l’aldilà: un bene di pregio riservato esclusivamente ai potenti dell’epoca. Diversi sono gli esempi nei corredi funerari delle necropoli degli antichi Veneti ma mai era stato ritrovato un reperto di fattura così pregiata, appartenuto quindi ad una figura di rango sociale e politico di grande spicco.

La scoperta è scientificamente di prim’ordine, al punto che la Soprintendenza ha pensato di organizzare una mostra per presentare il manufatto al pubblico con il rilievo che merita.

«Il 27 settembre, in occasione delle giornate europee del patrimonio, il museo di Montebelluna riserverà una nuova importante sorpresa», spiega il direttore del museo montebellunese, Monica Celi, celando a fatica l’entusiasmo per l’evento promosso dall’amministrazione comunale, che vede la città protagonista di una scoperta preziosa. «Verrà inaugura la mostra “Storie di Antichi Veneti: la situla figurata di Montebelluna”. Un titolo dove il termine “situla” si riferisce al recente ritrovamento. Non posso dire altro perché la Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto ci ha chiesto discrezione, per non sciupare la sorpresa ai visitatori che il prossimo mese potranno ammirare un reperto unico».
Celi spiega poi che quest’iniziativa è frutto di una forte volontà di valorizzare il patrimonio archeologico della città.
«Un anno speciale per l’archeologia al museo di Montebelluna, grazie al sindaco Marzio Favero e dell’assessore Alda Boscaro, alcuni degli straordinari tesori conservati nei magazzini del museo e della Soprintendenza hanno trovato e troveranno nuova vita in esposizioni permanenti e temporanee al museo.
Come in occasione della Notte internazionale dei Musei, con l’esposizione permanente della statua di epoca romana raffigurante Artemide/Diana, rinvenuta a Biadene».
Ingrid Feltrin

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... UAV_04.jpg


http://www.regione.veneto.it/web/cultur ... lId=150192

Arco cronologico interessato:
epoca protostorica "o veneto venetica" (Civiltà Veneti antichi - a partire almeno dal V sec. a.C.)
epoca romana "o veneto romana"

Descrizione:

Montebelluna è da tempo nota per le considerevoli testimonianze di età preromana, restituite dalle necropoli esplorate tra il 1959 ed il 1969 nelle località di Posmon e di S. Maria in Colle. Già i risultati di tali indagini avevano rivelato la vitalità economica e culturale di questo centro, certamente da imputare alla sua collocazione strategica all´imboccatura della valle del Piave. Punto nevralgico lungo la via commerciale che collegava i centri veneti di pianura, e in particolare Padova, con i mercati alpini e transalpini, la Montebelluna veneto-antica ci appare come una comunità piuttosto ricca e socialmente articolata, oltre che aperta a svariati influssi. La posizione di assoluta rilevanza ricoperta da questo centro nell'ambito del sistema territoriale ed economico veneto è stata confermata ed ancor più messa in evidenza dai risultati delle campagne di scavo degli anni 2001 e 2002, condotte sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto nell'area della località Posmon nota come "Le Rive", destinata ad interventi di edilizia residenziale privata.

Alcuni dei lotti oggetto di indagini archeologici preventive (4-5, 9, 12) hanno restituito testimonianze relative ad un´ulteriore porzione di necropoli: sono state infatti individuate e recuperate piů di 300 sepolture distribuite lungo un arco di tempo che va all´incirca dal VI secolo a.C. fino alla piena età romana.
Il rituale funerario documentato nelle tombe preromane è quello comune a gran parte dell´ambiente veneto e prevede l´incinerazione del defunto e la deposizione dell´ossuario, insieme al resto del corredo di accompagnamento, all´interno di una cassetta lignea o in lastre di pietra.

Un importante elemento di novità è invece rappresentato dalle 'opere di monumentalizzazione´ che interessano la necropoli a partire dalla seconda fase: come nelle ben più note necropoli di Este e Padova, anche a Montebelluna è ora documentata un tipo di tomba che prevede la realizzazione di un tumulo di terra a base circolare, al centro del quale viene collocata la sepoltura probabilmente appartenente al capofamiglia o ad un personaggio di spicco, circondata da altre con corredi funerari di minore importanza e ricchezza.

Il completo recupero e restauro di tutti gli elementi compositivi dei corredi, nel corso dello scavo prelevati a blocco insieme al terreno di riempimento delle sepolture per essere sottoposti ad un piů accurato e delicato scavo in laboratorio, consentirà probabilmente di chiarire meglio i criteri che presiedono a questa apparente organizzazione gerarchica delle sepolture.

Le situle realizzate in lamina di bronzo che talvolta sostituiscono il piů comune ossuario fittile, i numerosi elementi di abbigliamento o di ornamento di pregevole fattura, le armi o altri oggetti di particolare valore simbolico rappresentano infatti chiare indicazioni di differenze di rango e di ruolo, oltre a suggerire la presenza di un artigianato altamente specializzato. Una maggiore varietà di tipologie mostrano le tombe di età romana, tutte ad incinerazione ma con il corredo deposto entro una cassetta litica, all´interno di un´anfora segata, oppure in una fossa con copertura in laterizi. Più rari, ma ugualmente documentati sono casi di sepolture in cui il defunto veniva cremato su una pira innalzata direttamente sopra la fossa di deposizione (bustum).

Anche in questa fase vengono talvolta utilizzati i tumuli come segnacolo esterno delle tombe, ma le manifestazioni di conservatorismo rituale non si fermano qui, investendo anche i corredi funerari. Un esempio illuminante è fornito da uno dei due corredi restaurati ed esposti nella recentissima mostra Restituzioni 2002, tenutasi nelle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza.
In quello della tomba 102 (vedi foto), infatti, una spada in ferro caratteristica dell´armamento del guerriero celta e verosimilmente appartenuta al nonno del defunto viene deposta nella tomba ripiegata assieme al suo fodero, secondo un rituale tipico del mondo celtico di cui evidentemente si conserva ancora memoria, pur in una comunità ormai completamente romanizzata. Le ultime novità prodotte dalle botteghe artigianali del mondo romano sono infatti ampiamente presenti nei corredi di I secolo a.C.-I secolo d.C., talvolta anche con oggetti di particolare pregio, come il raffinato balsamario con bande in oro e in vetro policromo anch'esso esposto alla mostra di Vicenza, un pezzo del tutto eccezionale forse giunto a Montebelluna dal Mediterraneo orientale per il tramite di Aquileia.
Ricchi corredi e pezzi di importazione ci documentano dunque la ininterrotta vitalità di questo centro, che tra la fine del I secolo a.C. e la metà del II d.C. sembra organizzarsi attorno ad un nucleo residenziale settentrionale, ai margini del quale potrebbe essere collocata proprio la necropoli di recente scoperta. (relazione introduttiva al progetto di Claudia Casagrande - conservatore archeologo reggente presso il Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna) Il progetto, di ampio respiro, è articolato in 10 annualità e punta ad un´opera di scavo in laboratorio delle tombe recuperate, al restauro ed allo studio dei corredi, al loro allestimento museale ed alla pubblicazione dei dati. Il costo complessivo del progetto è attualmente stimato in € 1.807.004,00 che consentiranno alla cittadinanza di Montebelluna di ospitare nel proprio Museo Civico una straordinaria raccolta di materiali assolutamente unici e di assoluta rilevanza scientifica. I costi ed i tempi, apparentemente elevati, sono in realtà molto contenuti se si pensa alla tipologia degli interventi previsti ed alla necessità di restaurare i corredi recuperati (specialmente i materiali in metallo) nel più breve tempo possibile per evitare il rischio di un loro irrimediabile degrado.

http://www.museomontebelluna.it/home.aspx
http://www.museomontebelluna.it/il-muse ... toria.aspx

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... UAV_03.jpg

SARANNO COPERTI GLI SCAVI ARCHEOLOGICI DI POSMON
http://www.oggitreviso.it/saranno-coper ... smon-14120

Fuxina romana o veneta?
Mi a diria ke la xe veneta pì ke romana.
https://www.academia.edu/5675083/Bernar ... _del_ferro


http://www.ltsht.com/gallery.php?attivita=11


http://www.marcadoc.it/2010/Scoperta-un ... elluna.htm

Con la quinta campagna di scavo, condotta dal 10 maggio al 18 giugno 2010, si sono definitivamente concluse le indagini archeologiche del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Padova in località Posmòn di Montebelluna, dirette dalla prof.ssa Maria Stella Busana in collaborazione con la Dott.ssa Annamaria Larese, Referente della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto per il territorio di Montebelluna, sotto la supervisione scientifica del Dott. Vincenzo Tinè (Soprintendenza) e coordinate sul campo dal dott. Denis Francisci

La scoperta più importante riguarda sicuramente il ritrovamento di una fucina di età romana, dove si producevano e si aggiustavano manufatti in ferro.
E’ stata riconosciuta la posizione originaria della forgia (che era rialzata e realizzata al di sopra di un basamento in ciottoli e laterizi) e del ceppo che sosteneva l’incudine (al centro della stanza); in un angolo è stata individuata una fossa, che probabilmente serviva come deposito del carbone da legna, mentre una fascia a ridosso di una delle pareti conservava le tracce in negativo di un originario piano di lavoro in legno. A confermare l’interpretazione sono anche le numerose scorie di lavorazione recuperate.
Per quanto riguarda la cronologia, i non numerosi frammenti ceramici finora raccolti, i bolli laterizi individuati su tegole in crollo e in opera (tra i quali figurano Caius Messius, Titus Messius, Caius Fulvius, tutti personaggi già noti nel territorio di Montebelluna e del Trevigiano), le monete inquadrano l’arco di vita del complesso tra il I e il II sec. d.C., con attività di spolio che proseguono fino al III sec. d.C.
Per giungere ad un’interpretazione più dettagliata del contesto indagato ci vorranno ora diversi mesi di elaborazione e di studio dei dati, nei quali saranno coinvolti specialisti afferenti a diversi Dipartimenti, in particolare del Dipartimento di Geoscienze, ma anche gli stessi studenti, al fine di perseguire, oltre alla ricerca, quegli obiettivi didattici che sono connaturati all'istituto universitario.
Le strutture sono state ovviamente preservate, anche con interventi di restauro, in modo da renderle in futuro fruibili. Ricerca, formazione, valorizzazione sono quindi le tre parole chiave che sono alla base dell’indagine di Posmon e in generale del Progetto Archeogeo.
"L'ultima campagna ci ha riservato una scoperta sensazionale, quella della fucina, per due motivi: la qualità della conservazione; la stretta connessione con un'area geografica che evidentemente nei secoli ha mantenuto questa tradizione del lavoro del ferro visti i numerosi laboratori tutt'ora dislocati nel territorio – dichiara l’assessore alla Cultura Francesco Da Riva - speriamo ora di poter rendere quanto prima fruibile la scoperta a tutta la cittadinanza, cosa a cui il nostro Museo ha già in parte provveduto, illustrandola con grande perizia di particolari e di materiali a corredo, nel corso dell'ultimo giovedì musicale”.
Il Museo Civico desidera sottolineare infine il ruolo della Soprintendenza nella tutela del patrimonio archeologico del territorio, grazie anche agli strumenti forniti dal PAT che consentono agli Enti di tutela di effettuare il controllo su tutte le attività di scavo previste nelle aree poste sotto tutela. Il Museo si affianca all'operato della Soprintendenza per garantire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio che verrà effettuata grazie ad una serie di attività di ricerca, come ad esempio il progetto Archeogeo Montebelluna, divulgative ed educative rivolta a tutti i pubblici in modo da sensibilizzare la comunità sull'importanza del proprio patrimonio storico-archeologico e ambientale.
---
Il contesto e le indagini precedenti
Tale ricerca si inserisce in un più vasto progetto denominato “Archeogeo Montebelluna”, che vede coinvolti, insieme all'Università, numerosi enti pubblici (Soprintendenza Regionale, Soprintendenza Archeologica, Comune di Montebelluna, Museo Civico) e privati (Fondazione Cassamarca, principale finanziatore), nell'intento di studiare e valorizzazione il territorio di Montebelluna, un settore dell’area pedemontana tra Brenta e Piave di grande rilevanza sul piano archeologico e paleoambientale. Tra gli obiettivi principali del progetto sono pertanto uno studio geomorfologico, la redazione di una Carta Geoarcheologica del territorio comunale e nuovi scavi archeologici in aree di abitato.
Le indagini, avviate nel 2006, hanno interessato un edificio produttivo di età romana, situato in area demaniale (lotto 14) e destinato ad una futura, speriamo non troppo lontana, musealizzazione, auspicabile anche in considerazione della leggibilità delle strutture, ben conservate e interamente comprese all'interno del lotto moderno. E’ molto importante sottolineare che questo intervento si è configurato come scavo-scuola e ha previsto quindi la partecipazione di decine di studenti dell’Università di Padova, che hanno appreso la metodologia dello scavo e della sua documentazione, oltre che della classificazione e inventariazione dei reperti.

Le fasi d’indagine e i primi risultati

I campagna (settembre-ottobre 2006): asportazione dei livelli di colluvio, e conseguente individuazione dei limiti dell’edificio, che sono risultati tutti compresi all'interno del lotto 14.

II e III campagna (maggio-giugno e settembre-ottobre 2007): scavo dei livelli di crollo/abbandono, e raccolta delle informazione sull'alzato e sull’articolazione planimetrica, utili alla ricostruzione e al restauro dell’edificio. Saggi esterni effettuati per ricostruire la morfologia antica del sito e la sua evoluzione. Le analisi delle scorie hanno consentito di riconosce nell'edificio la presenza di attività legate alla lavorazione del ferro. In seguito a un intervento mirato nel luglio del 2007 viene evidenziato che l’edificio venne costruito su una precedente costruzione di minori dimensioni.

IV campagna (primavera-estate 2009). Obiettivo: indagare le caratteristiche planimetrico-funzionali dell’edificio. Risultati finali: si tratta di un edificio caratterizzato da una planimetria rettangolare, allungata in senso est-ovest, esteso su una superficie di circa 200 mq (circa 20 x 10); era articolato in sette ambienti disposti sui lati nord, est ed ovest di un’area centrale, probabilmente aperta con un portico sul lato meridionale. I resti conservati e lo scavo dei livelli di crollo hanno consentito di definirne la tecnica costruttiva: le strutture murarie, conservate anche fino a 80 cm di altezza, prevedevano uno zoccolo in filari alternati di grossi ciottoli e frammenti laterizi, legati con argilla, e un alzato in tecnica “povera” (argilla cruda e legno); con grande cura erano realizzate le coperture, in tegole e coppi su travatura lignea.
Relativamente alla funzione dell’edificio, la presenza di quattro focolari quadrangolari simili per forma e posizione, ma diversi per tecnica costruttiva, di un piccolo forno, di una cisterna per l’acqua e dei diversi apprestamenti messi in luce, evidenziano la destinazione prevalentemente produttiva del complesso.


http://amsdottorato.unibo.it/628/1/Tesi ... i_Anna.pdf

http://www.marcatrevigiana.it/archeologia/veneti

http://dspace.unive.it/bitstream/handle ... sequence=2


El çimitero venetego de Poxmon łè sta dopara suparxo par miłe ani.

http://www.youreporter.it/video_Vincenz ... chi_Veneti
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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » dom set 28, 2014 10:08 am

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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » dom set 28, 2014 3:46 pm

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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » dom set 28, 2014 6:59 pm

El çimitero venetego de Poxmon łè sta dopara suparxo par miłe ani.

http://www.youreporter.it/video_Vincenz ... chi_Veneti
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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » lun set 29, 2014 9:25 pm

Boios e Tivalei Bellenei
viewtopic.php?f=87&t=155


Ła secia venetega de rame/bronxo de Motebełuna

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Y4TG8/edit
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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » mar set 30, 2014 9:32 pm

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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » gio dic 25, 2014 7:39 am

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Re: Le secie de bronxo

Messaggioda Berto » gio apr 09, 2015 9:26 pm

La secia bronxea de Nexasio co anca fugourà na naveta a remi de coele cuxie

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... exasio.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... exasio.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... pischi.jpg

http://books.google.it/books?id=fzpxYLj ... #PPA101,M1

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 1/kw18.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 3/11/0.png

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/136.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 3/11/2.png
...

Leggendaria Nesazio: la Micene istriana dai mille segreti

http://www.istriadalmazia.it/archivio-i ... iew&id=197

La leggendaria Nesazio, in latino Nesactium, che ancora oggi conserva gelosamente i suoi mille segreti nei quali gli archeologi sono riusciti a sbirciare appena, era l’antica capitale degli Histri, popolo di origini indoeuropee formatosi all’inizio dell’era del ferro. L’odierno sito archeologico è situato a neanche un chilometro di distanza dal centro di Altura, ad est di Pola, sul colle detto Glavizza o Casal Tagucio, proprio sopra il canalone che sovrasta Porto Badò, località che gli storici ritengono fosse il punto nel quale salpavano e approdavano le navi guerriere dei coraggiosissimi sudditi del mitico re Epulo.
Nesazio fu, probabilmente, l’unico abitato istriano ad aver avuto carattere di città già ai tempi della preistoria. Quel che è certo è che in un lontanissimo passato fu importante centro religioso e il più forte castelliere istriano delle popolazioni autoctone dell’epoca che oppose resistenza all’avanzata romana. In origine quest’abitato era protetto da una doppia cinta muraria. Si formò nell’età del bronzo, circa nel XV secolo a.C. ed è annoverato fra le più antiche sedi in cui veniva praticata la cremazione dei defunti. Le ceneri dei morti, come confermano i tanti reperti archologici che sono stati rinvenuti nel corso degli anni in questo sito, venivano poste in urne protette da lastre di pietra, che venivano sotterrate o poi collocate in buche scavate a volte nella viva roccia.
La vita qui continuò ininterrotta dall’età del bronzo attraverso tutta l’età del ferro, fino alla fase più recente del II secolo a.C.
Diventata centro politico della federazione delle tribù illiriche degli Histri che, a quei tempi popolavano l’intera parte meridionale della penisola istriana. I ripidi pendii del colle di Casal Tagucio offrivano alle genti che scelsero di insediarsi qui in antichità, un ottimo riparo sia dalla parte del mare che da quella di terra. Ai piedi del colle un tempo doveva esistere anche un castello cinto da bastioni, dei quali una parte venne usata fino al periodo tardo antico. Fra queste mura possenti ed il villaggio c’erano delle terrazzate. Lungo il lato occidentale della fortezza gli archeologi hanno rinvenuto una necropoli preistorica con 114 tombe, mentre altre, contenenti urne e risalenti all’era del ferro sono state scoperte anche al di fuori da questo perimetro, sotto a resti di un tempio e di una villa romani.
Oggi nel visitare questo sito archeologico, soprattutto se lo si fa in questo periodo, fuori stagione turistica, si ha l’impressione di essere soli al mondo. A momenti il luogo fa ritornare in mente l’antica città dell’Argolide: la straordinaria ed epica Micene. E riesce difficile immaginare l’aspetto che poteva avere l’insediamento ai tempi della preistoria, quando il luogo doveva essere pieno di vita.
Certo è che a Nesazio la vita scorreva senza interruzioni dalla fine del VI o dall’inizio del VII secolo a.C., fino all’arrivo dei Romani. Dopodiché Nesazio divenne roccaforte delle truppe romane sulla strada che da Pola porta ad Albona. Durante le devastanti invasioni longobarde (???), tra il VI ed il VII secolo, Nesazio fu probabilmente raso al suolo una seconda volta. Tale supposizione troverebbe conferma nel fatto che a questa località non si fa ceno nel placito del Risano che è dell’804.
Durante gli scavi archeologici effettuati nell’area sono stati scoperti reperti di inestimabile valore: tantissimi frammenti di oggetti d’uso comune e quotidiano, anfore e giare, due preziosissime sculture, una raffigurante una nutrice, l’altra un guerriero nudo, che oggi vengono custoditi nel Museo archeologico istriano che ha sede a Pola.
I resti visibili oggi sul sito sono i margini di un villaggio di forma ogivale, quelli di due basiliche che risalgono al periodo del primo Cristianesimo ed i resti delle mura sulle quali in un lontanissimo passato, poggiavano dei tempi. Del periodo romano e di quello primo medioevo, si riconoscono la struttura urbanistica con il grande Foro e le basi che dovevano appartenere a tre tempi, fra i quali il Capitolium ed il Tempio dedicato ad Eia, dea istriana della fertilità, dell’amore e della saggezza, divinità che insieme a Trita, Melesoco, Sentona e Histria Terra veniva venerata dalle genti che in antichità popolavano l’insediamento. A confermare l’ipotesi che uno di questi luoghi di culto fosse dedicato ad Eia sono la testa di una scultura arcaica di forte influenza greca e quella di un corpo femminile che raffigura una partoriente. Sul luogo sono stati rinvenuti inoltre i resti di ampie Terme romane e di altre importanti istituzioni di carattere pubblico e privato.
Tra i resti della più grande delle due basiliche rettangolari e parallele, che risalgono al V secolo, si possono riconoscere l’abside inclusa in un rettangolo e le navate laterali, che dovevano essere separate da quella centrale da delle possenti mura.
Tra i tanti reperti di eccezionale valore venuti alla luce a Nesazio c’è una situla con naumachia dell’età del bronzo, unica del suo genere, che raffigura una battaglia navale. A trovarla nel 1981, sotto a due metri di detriti, tra i resti di una tomba dell’età del ferro incredibilmente ricca di cocci, durante una delle tante campagne di scavi, che qui continuano fin dal lontano 1900, fu Kristina Mihovilić. Aiutata nelle ricerche da quattro pensionati, l’archeologa polese scoprì un ammasso di frammenti di recipienti di ceramica e di metallo. Tra questi ultimi tutti di bronzo, che grazie all’intercessione del dottor Mitja Guštin di Lubiana, vennero poi sottoposti a un particolare trattamento di pulitura e di restauro nelle officine del Romisch-Germanisches Zentral-museum di Magonza, c’era anche la situla.
Nel lessico archeologico questo termine indica un recipiente di forma conica che faceva parte del corredo per le bevande. Veniva fabbricato con sottile latta di bronzo e solitamente vi venivano incise sopra, con tecnica a sbalzo, raffigurazioni decorative di scene ludiche, di guerra, di caccia o effigi di soldati e di animali. Allo stesso modo venivano decorate le guaine delle armi, a volte i coperchi delle pentole, le fibbie ed altri oggetti decorativo ornamentali. La grande sorpresa di tutti fu che sulla situla di Nesazio compariva la raffigurazione di una battaglia navale, motivo assai raramente rinvenuto su dei reperti archeologici. Quella raffigurata sulla situla di Nesazio è una nave a remi in combattimento, piena di guerrieri armati con lance e frecce, alcuni dei quali, colpiti dal nemico, sono in procinto di cadere dall’imbarcazione.
Esaminato a lungo ed accuratamente l’interessante reperto di raffinata fattura, gli esperti conclusero che la scena raffigurata sulla situla di Nesazio doveva essere stata lavorata a sbalzo verso il 500 a.C., in un luogo, comunque, lontano dall’Istria. Essendo stata rinvenuta in una tomba di Nesazio, doveva essere tuttavia appartenuta a qualcuno degli abitanti di quest’insediamento. Magari a qualche antico antenato di re Epulo, che in quell’incisione volle esaltare le proprie eroiche gesta o quelle dei suoi avi.
Le raffigurazioni della situla di Nesazio confermano comunque l’importanza che dovevano avere la navigazione ed il mare per gli antichi Histri. E chissà, forse quell’incisione è una flebile connessione con il famoso mito degli Argonauti e del Vello d’oro di Medea. Forse la nave sbalzata in rilievo su quella sottile lamina di bronzo è proprio quella che con a bordo il gruppo di cinquanta eroi guidati da Giasone, diede vita ad una delle più famose ed affascinanti narrazioni della mitologia greca. Forse gli Argonauti approdarono proprio a Porto Badò. Forse furono loro gli antenati degli Histri. Forse.
da La Voce del Popolo – Dicembre 2008


Cognomi e nomi ente l'ara istriana
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Istria (Kinome o toponomemo de ara xlava)
viewtopic.php?f=152&t=737
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Istro, Istria, Dniester, Irtys, ...
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I CACCIATORI DELLE GROTTE - DI SAN DANIELE E SAN ROMUALDO - LA CERAMICA AD IMPRESSO DELLA BASSA ISTRIA
I CASTELLIERI e I MONUMENTI FUNEBRI DELL’ETÀ DEL BRONZO - MONCODOGNO e GLI ISTRI: I CASTELLIERI
GLI ISTRI: I TESORI DELLE TOMBE e GLI ISTRI IN AMBITO ADRIATICO E CENTRO-EUROPEO
NESAZIO CAPITALE DEGLI ISTRI e L’ARTE DELLE SITULE A NESAZIO
http://www.crsrv.org/it/istria_tempo/PDF/45-70.pdf
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