Aldegheri, Aldighieri, Alighieri

Aldegheri, Aldighieri, Alighieri

Messaggioda Berto » ven nov 07, 2014 1:57 pm

Aldegheri, Aldighieri, Alighieri
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Re: Aldegheri, Aldighieri, Alighieri

Messaggioda Berto » ven nov 07, 2014 2:00 pm

Aldegheri

http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognom ... /ALDEGHERI

244 Veneto
38 Lombardia
9 Piemonte
7 Trentino A.A.
4 Toscana
3 Lazio
2 Campania
2 Emilia-Romagna
1 Umbria
1 Friuli V.G.

http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognom ... ERI/VENETO

236 Verona
3 Padova
2 Rovigo
2 Vicenza
1 Treviso


Aldighieri

http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognom ... ALDIGHIERI

103 Veneto
20 Lombardia
16 Piemonte
2 Toscana
2 Emilia-Romagna
2 Liguria
1 Friuli V.G.
1 Lazio
1 Trentino A.A.
1 Sardegna



Alighieri

http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognom ... /ALIGHIERI

14 Toscana
10 Puglia
6 Marche
6 Campania
5 Lombardia
5 Liguria
5 Lazio
4 Sicilia
4 Veneto
3 Emilia-Romagna
3 Calabria
2 Umbria
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Re: Aldegheri, Aldighieri, Alighieri

Messaggioda Berto » ven nov 07, 2014 3:11 pm

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 1/scr1.png

ALDEGHERI ALDIGHERI ALDIGHIERI ALDIGHIERO
Aldegheri è specifico del veronese, soprattutto di Verona, ma anche di San Martino Buon Albergo, Colognola ai Colli, Tregnago ed Illasi, Aldigheri è unico, Aldighieri è anch'esso specifico del veronese di Montecchia di Crosara, Aldighiero è unico, dovrebbero tutti derivare da modificazioni del nome Aldeghiero o Aldighiero, che deriva dal nome medioevale germanico Hadalgher, tracce di queste cognominizzazioni le troviamo ad esempio a Montechiarugolo (PR) negli atti di un processo del 1572: "...Et erano a tavola della signora Paola, detto conte Bonifacio Aldighiero et vi erano altre persone et servitori. Ivi detti signora Paula et conte Bonifacio pubblicamente et apertamente si chiamavano marito e moglie alla presenza di quei signori,..".

ALIGHIERI ALIGHIERO ALLIGHI ALLIGHIERI
Alighieri è assolutamente rarissimo, Alighiero, Allighi ed Allighieri, quasi scomparsi, sono fiorentini.
integrazioni inserite da Andrea Ferreri - Milano
Alighieri, Alighiero e Alligghieri, potrebbero avere alla base il nome Alighiero (Allighiero) o Aldighiero, o Aldaghiero. Presenta nuclei sparsi lungo la penisola. In Romagna, Marche, Sicilia e soprattutto in Toscana (Pisa e Firenze, con un nucleo a Santa Croce sull'Arno, a pochi chilometri dal comune fiorentino di Fucecchio, patria del compianto Indro Montanelli) e Puglia (provincia di Brindisi, epicentro nel comune di Carovigno). Allighi forse derivato dalla contrazione del nome Allighiero (Alighiero), o Aldighiero o Aldaghiero è rarissimo, presente solo a Firenze e provincia.


Dante Alighieri

Immagine
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/e ... Detail.jpg

Il "Sommo Poeta" Dante Alighieri nacque a Firenze tra il 14 Maggio e il 13 Giugno del 1265 (sotto il segno dei Gemelli). Morì a Ravenna il 14 Settembre 1321. E' autore della "Divina Commedia", capolavoro della letteratura di tutti i tempi. Dante Alighieri è il primogenito maschio di una famiglia fiorentina di piccola nobiltà. Il trisavolo di Dante, tal Cacciaguida, nato anch'egli a Firenze, lasciò vasti possedimenti terrieri alla casata Alighieri, la quale discendeva molto probabilmente dal ceppo romano dei Frangipane, già possessori del Colosseo. Cacciaguida sposa, forse a Ravenna, Donna Aldaghiera (Aldaghiero era forse un nome di origine germanica?).
Il primogenito Aldaghiero (dal nome dell'importante casata alla quale apparteneva la madre) sposò a Firenze una figlia di Bellincione Berti, con la quale generò Bellincione (dal nome del nonno materno). Bellincione, nonno del Sommo, era molto conosciuto a Firenze. Abile mercante di successo e proprietario terriero. Suo figlio, padre di Dante, si chiamava Alaghiero II (con la perdita della -d per via della pronuncia locale). Alaghiero sposò Gabriella Abati dalla quale ebbe Durante Alaghieri (che pare essere il vero nome di Dante Alighieri). La variante Alighieri (o Allighieri) si afferma infatti solo con il Boccaccio. Dante sposa (a soli 12 anni, un matrimonio concordato dalle rispettive famiglie) la fiorentina Gemma Donati con la quale ebbe almeno tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia. Beatrice, la nobildonna fiorentina amata da Dante, si chiamava Bice Portinari, figlia di Folco Portinari, coetanea del Poeta e morta di parto a 25 anni. Dante la incontrò quando aveva 18 anni e se ne innamorò perdutamente.

integrazioni fornite da Giovanni Vezzelli
Alighieri viene dal nome germanico Aldiger (Förstemann, p. 59), composto dalla radice 'alda', antico alto tedesco 'alt' = vecchio + 'gairu', antico alto tedesco 'gér' = lancia.

ALDERICI ALDERIGHI ALDRIGHI ALDRIGO
Alderici, assolutamente rarissimo è della zona di Massa, Alderighi è tipico della zona di Empoli e Vinci nel fiorentino, Aldrighi è molto raro e tipicamente lombardo, con un ceppo nel mantovano ed uno nel milanese, Aldrigo ha un piccolo ceppo nel pavese e piacentino ed uno più consistente nel padovano e veneziano, dovrebbero tutti derivare, direttamente o tramite contrazioni, dal nome medioevale di origine germanica Aldericus ricordiamo sant Alderico a cavallo tra il 1100 ed il 1200, di questo nome abbiamo un esempio in una Designationes terrarum nel Codice diplomatico della Lombardia medioevale a Maderno nel 1191: "...In Christi nomine. Die sabati .XIII. exeunte mense ianuarii. In loco Materni ubi dicitur Prementor. In presentia domini presbiteri Ugonis, Uberti Ricardi, Vanacii et Balderici et Materni Cavucii et Iohannis Bocrinverse, Petrus Enrici et Zanebonus de Basano et Nasettus de Puteo et Aldericus Stancie isti omnes iuravere designare terram monasterii Sanctorum Martirum Gosme et Damiani de loco Brixie. ...".

ALDERISI ALDERISIO
Assolutamente rarissimi, probabilmente del centrosud, deriva dal nome longobardo Alderisius, nome di cui si hanno tracce ad esempio a Solofra (AV) nel 1000 in un atto si legge: "...Vicesimo quinto anno principatus salerni domni nostri guaimarii ... ...Ego Alderissi notarius me subscripsi.".
integrazioni fornite da Fabio Paolucci
Il cognome Alderisio è documentato a Colle Sannita (BN) fin dal '500 come cognome di una famiglia molto distinta: il primo notaio pubblico di Colle fu infatti il nobilis homo Antonio Alderisio, che esercitò la sua professione dal 1610 al 1613. (Gli Alderisio sono menzionati tra le altre famiglie potenti del luogo dal Meomartini nella sua opera I comuni della provincia di Benevento, 1907, pag. 401).

ALDIERI ALDIGERI ALIGERI ALIGERO ALTIGERI ALTIGIERI
Aldieri è tipicamente napoletano, Aldigeri è caratteristico di Parma, Aligeri, assolutamente rarissimo sembrerebbe laziale, Aligero,quasi unico, è ligure, Altigeri, anch'esso quasi unico, è toscano, Altigieri, molto molto raro, è del viterbese, di Ronciglione in particolare, tutti questi cognomi dovrebbero derivare da alterazioni dialettali del nome medioevale Aldigerus di cui abbiamo un esempio d'uso in un documento del IX° secolo: ".. Aldigerus colonus, homo sancti Germani; Johannes colonus et uxor ejus colona, nomine Sarra, homines sancti Germani, habent secum infantem i ; Erlebaldus colonus et uxor ejus colona, nomine Dodilberga, homines sancti Germani. Isti très tenent mansum ingenuilem i, habentem de terra arabili bunuaria xv, de vinea aripennum i. De avena modios ii; pullos vini, ova xlv. Cetera similiter. ..". (vedi anche ALDEGHERI ).
integrazioni fornite da Stefano Ferrazzi
L'origine di questo cognome va ricercata nel nome medievale Aldigero, l'italianizzazione cioè del personale germanico Aldiger, che, composto dai termini alt (vecchio, saggio) e ger (lancia), può essere tradotto come vecchia lancia, esperto lanciere (vedi Lanzavecchia); altre fonti, invece, sostengono che la radice Aldi- derivi dall'antico alto tedesco adal (nobile) e, di conseguenza, il nome Aldiger andrebbe tradotto come lancia nobile, nobile lanciere. In conclusione, dunque, si tratta della cognominizzazione del nome personale del/la capostipite.

ALDI ALDINI ALDINO ALDO
Aldi ha ceppi in Lombardia, nel grossetano ed in Campania, nel napoletano, casertano e beneventano, Aldini ha un ceppo milanese, ma è tipicamente emiliano, del reggiano e modenese soprattutto e romagnolo del forlivese e ravennate, Aldino, estremamente raro, sembrerebbe del lombardoveneto, Aldo, molto molto più raro, ha presenze nel napoletano e sporadiche al nord, dovrebbero derivare, direttamente o tramite ipocoristici, soprattutto al sud, dal nome normanno Aldo, e più generalmente da forme aferetiche di nomi longobardi come Monaldo, Romualdo, Gesualdo o altri simili.

...
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Re: Aldegheri, Aldighieri, Alighieri

Messaggioda Berto » ven nov 07, 2014 3:32 pm

https://it.wikipedia.org/wiki/Discussio ... rmanico.3F
Alighieri deriva da Aldighiero; confrontare con il longobardo Aldio uomo semilibero: vedasi Aldo. Alberto Pento--79.54.42.87 (msg) 20:09, 14 mar 2016 (CET)


https://it.wikipedia.org/wiki/Alighiero

Maschili: Alighieri, Aldighiero, Aldiviero, Adalgerio, Adalgero, Adalgaro, Aldegario
Ipocoristici: Alghero
Femminili: Alighiera

Origine e diffusione

Deriva da un nome germanico composto dalle radici adal, "nobile", e gar, "lancia", quindi "nobile lancia" o, per esteso, "nobile guerriero". Il primo elemento potrebbe essere tratto anche da ala- "intero, del tutto" o ancora potrebbe essere collegato alla radice ald, "vecchio", "esperto"[senza fonte], quindi "esperto nell'uso della lancia" o, più letteralmente, "vecchia lancia"; in tal caso avrebbe la stessa etimologia di Ollegario.

Storicamente, l'uso di questo nome è attestato sin dal X secolo nelle forme latine Alagherius, Alaghierus e Alaghieri e dal XII anche nelle forme Alachieri o Alacheri. La forma Aldighiero potrebbe essere un incrocio con nomi germanici il cui primo elemento è ald-, come Alderico. Secondo altri tutte le forme nascerebbero come varianti dell'originale Aldighiero[senza fonte], con la caduta della consonante -d- nella lingua parlata - fenomeno non insolito nelle italianizzazioni dei nomi germanici.

Alla sua diffusione ha certamente contribuito il cognome del poeta Dante Alighieri. Non a caso è diffuso nel centro-nord dell'Italia ma è accentrato particolarmente in Toscana. ???

Curiosamente, il termine "alighiero" viene usato anche nel gergo marinaresco per indicare il mezzomarinaro, bastone con gancio per aiutare l'ormeggio di piccole imbarcazioni: va notato che nel XVIII secolo il mezzo marinaio era, alla bisogna, affilato e trasformato in una mezza picca d'abbordaggio, il che spiega forse l'origine di un simile uso.


Cfr. co:

Aldo (en veneto e taƚian)
http://it.wikipedia.org/wiki/Aldo

Varianse
Mas-ci Alterati: Aldino, Alduccio
Ipocoristici: Dino, Duccio

Femminili: Alda
Alterati: Aldina
Ipocoristici: Dina


Varianti in altre lingue
Francese Femminili: Aude
Inglese: Aldous
Latino: Aldus
Portoghese: Aldo Femminili: Alda


https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo
Di origine germanica, il nome Aldo costituiva un ipocoristico di altri nomi comincianti con la radice ald, "vecchio" (o, in senso lato, "esperto", "saggio"); in alcuni casi, potrebbe costituirlo anche di nomi comincianti con l'antico alto tedesco athal, "nobile", "di nobili origini" (va aggiunto, per maggior chiarezza, che entrambi questi termini sono molto comuni nell'onomastica d'origine germanica e spesso si confondono l'uno con l'altro, ad esempio in nomi quali Aldighiero, Aldobrando e Aldovino). Altre fonti lo riconducono inoltre al termine, sempre germanico, aldio, "semilibero", che storicamente tra i Germani indicava chi si trovava nella posizione sociale fra servo e liberto.
Il nome inglese Aldous è probabilmente una variante di Aldo; potrebbe anche derivare da Aldusa, un nome femminile basato sul termine inglese antico eald, imparentato comunque con ald. È in uso sin dal Medioevo, perlopiù in anglia orientale, ma ad oggi si è rarificato.


Jerry
http://it.wikipedia.org/wiki/Jerry

Varianti
Maschili: Gerry
Femminili: Gerry, Jerri, Jerrie, Jeri
Rappresenta un ipocoristico di svariati altri nomi, che iniziano perlopiù con il suono ger-, quali ad esempio i maschili Jeremy, Jerome, Gerald e Gerard e il femminile Geraldine.
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Re: Aldegheri, Aldighieri, Alighieri

Messaggioda Berto » lun mar 14, 2016 10:09 pm

Cfr. co:

http://www.etimo.it/?term=aldio
Immagine


Aldii
https://en.wikipedia.org/wiki/Aldii
Aldii were semifree in Germanic law. Employees of a patron, they had a position intermediate between freedom and slavery but ended up sometimes being confused with the serfs. Deprived of political and military rights and related to the land that they cultivated, they could, however, marry and be defended in court, and they were entitled to wergild (but the amount is less than that of free men) and, within limits, to their property.

https://translate.google.it/translate?h ... rev=search
Aldii erano uomini semiliberi nel diritto germanico . I dipendenti di un mecenate, avevano una posizione intermedia tra la libertà e la schiavitù, ma hanno finito per essere a volte confusi con i servi della gleba. Privati dei diritti politici e militari e ai terreni che essi coltivavano, potevano, tuttavia, sposarsi ed essere difesi in tribunale, e avevano diritto a guidrigildo (ma l'importo era inferiore a quello degli uomini liberi) e, entro certi limiti, alle loro proprietà.




ALDIO (aldius, aldia; aldio, - nis; aldiana)
di Francesco Brandileone

http://www.treccani.it/enciclopedia/ald ... taliana%29

Gli aldî costituivano, presso i Longobardi, una classe piuttosto numerosa, a giudicarne dalle non poche disposizioni legislative e dai documenti che la ricordano; ma non tanto, che si possa consentire nell'opinione di coloro che sostengono essere stati i vinti Romani ridotti dai Longobardi appunto nella condizione di aldî. Oltre che presso i Longobardi, si ha notizia di aldî in pochi documenti bavaresi; ma sembrano dovuti ad influenza italiana. Se però tra i Germani occidentali manca il nome, non manca la cosa.
I Franchi, i Sassoni, gli Anglosassoni e i Frisî hanno essi pure una tale classe, ma la designano coi nomi di liti, laeti, lassi o lazzi, che spiegano i laeti dell'ultima età imperiale romana.

Tacito non ne parla; ma il riscontrarla in tutte le popolazioni germaniche occidentali autorizza ad ammetterne l'esistenza fin da epoca remota, e ad accedere all'opinione che la ritiene originata dalla sottomissione di una gente ad un'altra, dalla quale era stata debellata.

L'aldio longobardo nelle fonti ora è avvicinato al libero, ora, e assai più spesso, al liberto e al servo.
Lo si considera in possesso di uno status libertatis, quando, p. es., si stabilisce che chi uccide l'aldia altrui, credendola strega, paga la composizione di sessanta solidi pro statum eius; e quando si ordina che l'aldia, la quale sposa un servo, perda libertatem suam (Edic. Rot., 376 e 217). Era, è vero, compreso nella categoria dei pertinentes, e quindi soggetto al suo patronus; ma la sua soggezione differiva da quella del servo e il patronus, benché detto anche dominus, non aveva su di lui un diritto di proprietà, ma un potere analogo a quello che gli spettava sui congiunti familiari, il mundio. Quel potere aveva un prezzo, variabile da tre a sei solidi. A cominciare dall'età franca il prezzo andò via via abbassandosi; e fu segno della maggiore libertà acquistata dagli aldî. La loro soggezione al dominus non era solo personale, ma anche reale, per riguardo alle terre ricevute, alle quali erano attaccati, in guisa da dare ad esse il nome di terrae aldiariciae.
Erano perciò tenuti a servizî, od opere, a censi e a prestazioni periodiche de personis et de rebus. Le leggi, come Edic. Rot., 78, 79, 72, e Liutpr., 69, 142, non parlano se non di operae, ma i documenti ricordano anche censi in prodotti naturali, o in danaro. Queste contribuzioni però, una volta stabilite, non avrebbero dopo potuto essere aumentate. Grimoaldo (1) aveva stabilito che, da un lato, l'aldio, il quale aveva per un trentennio servito il suo padrone, non poteva più rifiutargli obbedienza, e d'altro lato il padrone non gli poteva più imporre nuovi oneri e gli doveva continuar a lasciare res suas, quas per triginta annorum spatia iuste possedit.

Ciò che soprattutto mancava all'aldio era la libertà dei suoi movimenti, non potendosi allontanare dalla terra dove il padrone lo aveva collocato. Al servo fatto aldio per manomissione (Rot., 224,4) non erano date le quattro vie, appunto perché non era libero di andare dove volesse, fatta eccezione per il solo caso speciale in Rotari, 216. Se il dominus di un aldio sapeva che questi, lasciata la terra assegnatagli, s'era trasferito presso altri, aveva il diritto di domandarne la restituzione per mezzo della pubblica autorità, allo stesso modo come poteva fare se si trattava di un servo (Liutprando, 69, 142, 143). L'aldio differiva dal liberto in quanto a questo erano state date le quattro vie negate a lui (Rot., 224, 3, 4). E quando la manumissio in ecclesia fu equiparata alla forma di manomissione nazionale longobarda, che accordava la piena libertà, quella non poté essere usata per manomettere come aldio un servo. E quindi Liutprando (23) stabilì che chi voleva rendere aldio il suo servo non poteva farlo in ecclesia, ma doveva usare un'altra forma. In non pochi testi legislativì si vede l'aldio o trattato poco diversamente dal servo ministeriale (Rot., 129, 130, 376), o addirittura pareggiato ad esso (Rot., 76 e 102).

A differenza tuttavia del servo l'aldio, come si è detto, aveva un guidrigildo. Ma, nonostante ciò, né sotto i Longobardi né sotto i Franchi gli aldî poterono entrare nell'esercito o partecipare alle assemblee del popolo. Nell'età feudale le cose cambiarono.

In quanto alla capacità patrimoniale, i commentatori della Lombarda, 11, 34 credettero tuttavia di potere, al tempo loro, affermare che gli aldî pro servis habentur, quod nihil suum habent, dominus vero omnia habet et viventibus et morientibus eis. Però, se non avevano nulla di proprio in quanto a libera disponibilità, l'avevano in quanto al godimento. Grimoaldo, 1, già citato attribuisce all'aldio res suas, che il padrone non gli può togliere; e queste res sono anche ricordate in Rotari, 216 e 219. Egli però, se non è reso haamund, non può senza il permesso del padrone alienare terre o servi, né dare a questi la libertà (Rot., 235). Viceversa, come mostrano i documenti, gli aldî erano alienati insieme con la terra di loro residenza. In Liutprando, 87, è stabilito che se un aldio, un servo o un pertinente contratta con un terzo intorno a qualsiasi cosa, e risulta essere derivato dal contratto un danno per il padrone, l'acquirente deve restituire al padrone la cosa absque praetio, e giurare anche quod amplius exinde non tulisset. E il padrone può fare dell'aldio o del servo quod illi placuerit (cfr. Liut., 78 e Notitia de actor. reg., 5).

Né sono questi i soli rapporti nei quali l'aldio è trattato allo stesso modo del servo; come, ad es., si può vedere in Liutprando, 111, 121, 124, 140, 142. Un'assai notevole differenza però è racchiusa in Liutprando, 139.

Per quanto può riferirsi alla capacità di agire, l'aldio deve sempre essere rappresentato e difeso in giudizio dal padrone aut per sagramentum aut per pugnam, secondo la natura della causa (Liut., 68). Quindi solo il padrone può esigere la composizione per le offese fatte al suo aldio, ed è rispettivamente tenuto a rispondere delle offese fatte ad altri dall'aldio. Se - stabilisce Rotari (127) - sorge il dubbio che la ferita inferta ad un aldio possa produrne la morte, il padrone può, per il momento, pretendere soltanto la metà della composizione dovuta dal feritore. L'altra metà resterà sospesa per un anno, affinché si possa vedere se frattanto il ferito guarisca o muoia. Se guarisce, si paga al padrone l'altra metà. Se invece muore, si deve la somma stabilita per l'uccisione, dedotto però quello che s'era già pagato (cfr. Rot., 28, 129, 205, 208, 376).

Fu una novità eccezionale quella della Notitia de actoribus regiis, 4, che stabilì che il guidrigildo dell'aldio regio andasse per metà alla Curtis regia e per metà ai parenti del morto.

In quanto alla responsabilità del padrone per le colpe dell'aldio, era piena solo quando questi aveva agito per volere e col consenso di lui. Fuori di tal caso, la responsabilità padronale era attenuata e dalle pene corporali, a cui gli aldî vennero sottoposti in misura sempre più larga, in rispondenza del progressivo riconoscimento della loro personalità, e del diritto riconosciuto al padrone di liberarsi, almeno parzialmente, consegnando l'aldio autore del reato all'offeso. Se - dice Liutprando (121) - il reato consistente nel turpiter conversari cum uxore aliena è commesso da un aldio o da un servo, il padrone del colpevole deve al marito della donna offesa sessanta solidi, e di più ipsa persona det ei in manu. Ma se il servo o l'aldio ha agito per voluntatem domini sui et provatum fuerit quod ipse dominus consenserit, questi deve il suo guidrigildo, sic tamen ut ipse servus in ipsa compositione tradatur. Se poi non consti della volontà del padrone, questi deve purificarsi col giuramento, restando la pena quella della prima ipotesi; cfr. Liut., 143; Rot., 258 e Liut., 125 e 147.

Se però un servo o un aldio commetteva un furto o un omicidio, la parte lesa poteva agire contro il padrone, soltanto finché era ancora in vita l'autore del reato. Dopo la morte del colpevole non poteva più agire (Liut., 97).

Per quanto si riferisce ai rapporti familiari, le unioni matrimoniali degli aldî erano protette dalla legge come del resto anche quelle dei servi. Il padrone - ordina Liutprando (140) - che commette adulterio con la moglie del proprio servo o del proprio aldio, perde entrambi i coniugi, i quali diventano per legge liberi et absoluti fulfrealis, ed hanno facoltà di andare dove vogliono tamquam si thingati fuissent. E poiché il thinx, secondo Rotari, 224,1, dovrebbe essere fatto dal padrone, che in questo caso non può, così la legge prescrive che a lui si sostituisca il principe.

Mentre per i matrimoni fra aldî dello stesso padrone non pare fosse necessario il permesso del medesimo, per quelli invece fra aldî di padroni diversi - come risulta da Liutprando, 139 - occorreva che questi si fossero messi d'accordo fra loro.

Se un aldio prendeva per moglie un'aldia o una liberta, i figli seguivano la condizione del padre (Rot., 218). Se l'aldio di un padrone prendeva l'aldia di un altro, senza averne da costui acquistato il mundio, i figli seguivano la madre ed erano aldi del padrone materno. Se invece ne acquistava il mundio, i figli erano aldî del padrone del padre (Liut., 126).

Secondo Rotari (217) se l'aldia di uno o anche una liberta in casa aliena ad maritum intraverit et servum tulerit, perde la sua libertà. E se il padrone trascura eam replecare ad servitium, ella, se restava vedova, vadat sibi una cum filiis suis et cum onmis res suas, che portò con sé nel momento del matrimonio, nam amplius nulla consequatur vitium suum reputit, quia servum consensit.

Il libero, che voleva prendere in moglie l'aldia propria o di altri, doveva prima renderla widerbora, ossia sua eguale. Se non faceva ciò e la teneva con sé quasi uxorem, procreava con lei figli non legittimi, ma naturali (Liut., 106, cfr. Rot., 222).

Rotari (219) aveva stabilito che se un aldio prendeva in moglie l'ancilla sua o di altri, i figli erano servi del padrone dell'ancilla. E nel c. 216 aveva detto: Se un aldio prende in moglie una libera e ne acquista il mundio, e, dopo aver procreato figli con lei, muore, nel caso che la vedova in ipsa casa noluerit permanere et parentes eam ad se recolligere voluerint, questi dovevano restituire al padrone dell'aldio defunto praetium, quod pro mundium ipsius mulieris datum est. La donna però riprendeva soltanto il faderfio, se lo aveva portato con sé dalla casa paterna, ma nulla dei beni del marito, neanche la morgengabe. E se i figli non volevano continuare a restare in casa patris, non solo non avevano nessun diritto sui beni del padre, che appartenevano al padrone, ma dovevano anche a costui mundium pro se, quantum pro matre eorum datum est, ed erano liberi di andare dove volevano. La libera dunque maritata all'aldio restava libera insieme con i figli.

Per quanto riguarda la condizione dei figli, si è già visto che, se il marito aveva acquistato il mundio della donna, i figli seguivano il padre; se non lo aveva acquistato, i figli seguivano la madre.

Nel corso dell'età feudale si verificò un certo pareggiamento tra le varie classi di condizione servile e semiservile, specialmente nelle campagne, e tutte finirono col fondersi nella classe unica dei servi della gleba. I ricordi degli aldì diventarono sempre più rari; e la memoria ne sopravvisse soltanto nei nomi proprî.

Bibl.: H. Boos, Die Liten und Aldien nach den Volksrechten, Gottinga 1874; F. Schupfer, Aldi, liti e Romani, in Enciclopedia giuridica italiana, 1887; id., Degli ordini sociali e del possesso fondiario appo i Longobardi, in Sitzungsber. der Wiener Akad. der Wissensch., phil.-hist. Classe, XXXV (1860), p. 269 segg.; cfr. anche Davidsohn, Gesch. von Florenz, Berlino 1896, I, p. 314 segg.; H. Brunner, Deutsche Rectsgeschichte, 2ª ed., p. 147; G. Waitz, Deutsche Verfassungsgeschichte, 3ª ed., II, i, Berlino 1882, p. 239.
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Re: Aldegheri, Aldighieri, Alighieri

Messaggioda Berto » mer mag 10, 2017 1:28 pm

Jeografia storega del lesego ministrativo entel Veneto
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