A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 8:45 pm

A difesa dei diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei
Contro l'invasione che viola e calpesta i diritti umani e civili e la sovranità dei cittadini italiani ed europei

viewtopic.php?f=194&t=2778


Prima del proprio diritto a emigrare, esiste il dovere di chiedere agli altri il permesso di essere accolti e il loro diritto di negarlo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 8:46 pm

Mr COPIA/INCOLLA (Saviano il napoletano) replica a Salvini E lancia un appello alle donne e agli uomini delle istituzioni: "Disobbedite a questo ministro dell'Interno"
https://www.facebook.com/24609457889506 ... 8114201701




Even Ooze
Saviano la scorta se la potrebbe pagare anche da solo, quindi se quella che ha è a carico dello stato sarebbe bene revocarla.


Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
viewtopic.php?f=205&t=2668

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2617721208



Diritti Umani Universali che non esistono
viewtopic.php?f=25&t=2584

Non esiste alcun diritto umano naturale e politico universale a migrare e ad essere accolto ovunque, indipendentemente dalla volontà degli altri ad accogliere nella loro casa, nel loro paese, città, nazione, stato, terra.


Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
viewtopic.php?f=194&t=2498


Non esiste il dovere assoluto ad accogliere e il diritto assoluto ad essere accolti.

I diritti umani universali a migrare e a non migrare dal proprio paese natale esistono al pari del diritto universale alla non accoglienza che però è prioritario rispetto al diritto di essere accolto.

Il diritto internazionale ad essere accolti per i rifugianti asilanti sussiste assieme al diritto alla non accoglienza, qualora non esistessero le condizioni necessarie, basilari per l'accoglienza stessa e la valutazione di tali condizioni fanno capo unicamente al paese a cui è chiesta la disponibilià ad accogliere:

condizioni demografiche, economiche, politiche, culturali che lo consentano.

Qualora non vi sia lo spazio demografico sufficente,
qualora non vi siano le risorse economiche bastanti,
qualora l'accoglienza comportasse gravi problemi politici e sociali a danno dei cittadini del paese a cui è chiesta l'accoglienza,
qualora non vi siano le compatibilità culturali, sociali e religiose tra i richiedenti ospitalità e rifugio con gli abitanti del paese a cui si rivolge la richiesta.


Accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanità
viewtopic.php?f=196&t=2420


Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
viewtopic.php?f=194&t=2498
Non esiste alcun dovere assoluto ad accogliere e alcun diritto assoluto ad essere accolti.
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Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 8:47 pm

Un suggerimento a Salvini ministro dell'interno, probabilmente inutile perché già proprio della sua visione delle cose e prossima azione politica progettata da attuare ???

Preparare un decreto legge per i respingimenti obbligatori in mare in nome dei superiori diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei:

1) Attraverso nuovi trattati/accordi con i paesi del Mediterraneo (Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco, Turchia) e/o con dichiarazioni unilaterali che li responsabilizzi e li obblighi, trattando le partenze irregolari da quei paesi come atti criminali o di guerra provenienti da quel paese, per cui le carrette del mare vanno respinte, impedite e riaccompagnate direttamente al luogo di provenienza con l'ausilio di navi militari e dell'aviazione.

2) Considerare i salvataggi/soccorsi in mare come assoluti atti di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che violerebbero gravemente i superiori diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei; modificando di fatto, in stato di grave ed urgente necessità, le leggi e le convenzioni internazionali ed europee nelle loro sedi naturali, promuovendone la loro modifica in tempi brevi, onde evitare i criminali e dannosissimi usi e abusi di queste leggi e convenzioni.

3) Dichiarare fermamente che la clandestinità, l'ingresso e l'invasione illegale sono un crimine gravissimo, data la sua consistenza numerica, contro i diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei e la loro sovranità;
violazioni che pregiudicano la sicurezza civile, la stabilità politica, la pace sociale, l'equilibrio economico, che mettono in pericolo la vita delle persone e che sono un attentato alla sovranità dei cittadini e degli stati.
Considerare come criminali pericolosi coloro che promuovono e favoriscono a qualsiasi titolo e in qualsiasi modo l'immigrazione clandestina e l'invasione del nostro paese, per la violazione dei diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei e come un attentato allo loro sovranità politica.

4) Trattare i clandestini come criminali e isolarli in appositi campi attrezzati, in nome dei superiori diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei, della loro sovranità e della sovranità degli stati.
In particolare quelli senza documenti, non certificati e non certificabili e considerare la loro condizione come estremamente criminale, esizialmente nociva e pericolosa per i nostri paesi europei e i loro cittadini.

5) Ribadire fermamente in tutte le sedi nazionali, europe ed internazionali che non esiste alcun dovere/obbligo all'accoglienza scriteriata ed assoluta di chi entra o tenta di entrare clandestinamente e nemmeno a soccorrere gli abusi in mare, in nome dei superiori diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei.
Diritti, violazioni e pericoli che vanno ben individuati e delineati nelle loro specificità giuridiche,politiche, sociali, umane.
Dichiarare fermamente che l'accoglienza ed il soccorso come finora li abbiamo sperimentati sono comportamenti irresponsabili e criminali e non comportamenti umani e civili apprezzabili, mettendo ben in risalto il fatto che il soccorso e l'accoglienza non vengono assunte in proprio dagli accoglitori/soccorritori ma scaricate sugli altri, sulla collettività, sullo stato.
La solidarietà è un valore solo quando è libera, volontaria, personale e pienamente responsabile; diversamente essa diventa il suo contrario una forma indiretta e obbrobriosa di schiavitù.

6) Modificare tutti i trattati, gli accordi, le convenzioni politico-giudiziarie-commerciali con i vari paesi del mondo in relazione alla primaria difesa dei diritti umani, civili e politici dei cittadini italiani ed europei, della loro sovranità e di quella dei loro stati.

7) I conflitti giudiziari, costituzionali e politici che nasceranno in Italia, in Europa e nelle varie sedi internazionali (Onu, Strasburgo, Aja) andranno trattati e risolti facendo prevalere i superiori diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei, della loro sovranità e dell'interesse/sicurezza/integrità dello stato.

NOTA
Non si possono più violare i veri superiori e sacrosanti diritti umani, civili e politici dei cittadini italiani ed europei in nome e o con il pretesto di rispettare presunti diritti umani e civili universali di esseri umani di altri paesi che non hanno alcun titolo di validità nel nostro paese e in Europa e che danneggiano gravemente e irreparabilmente i cittadini italiani ed europei: dati gli abusi, i pericoli i rischi sociali, culturali e politici, la consistenza numerica insopportabile, i costi economici insostenibili.
Responsabilizzare e informare dei fatti, (dei costi, delle conseguenze sociali, economiche e politiche, e delle responsabilità che sostenere questa invasione comporta), tutta l'amministrazione pubblica e tutti cittadini affinché si rendano conto della questione, dei costi, della deprivazione, dei rischi, del pericolo che ne consegue.




Perché Salvini può impedire sbarchi ong in Italia
Lorenzo Bagnoli
2018/06/15

https://www.osservatoriodiritti.it/2018 ... chiusi-ong

La polemica sul divieto imposto alla nave Aquarius di sbarcare nei porti italiani sta dividendo l’Italia. Sul piano della solidarietà in mare è evidente che la scelta è contestabile: il provvedimento sta obbligando la nave con i migranti a bordo, scortata per altro da un’altra imbarcazione della Guardia costiera, a giorni in più di navigazione in un mare in condizioni difficili. Talmente difficili da costringere la nave a un cambio di rotta per cercare un po’ di riparo. La Guardia costiera segue per impedire che qualcuno si trovi in pericolo di vita.


Critiche da Europa, ma il diritto marittimo lo permette

Critiche sull’atteggiamento italiano sono arrivate da diversi Paesi europei e ci sono giuristi che stanno organizzando ricorsi di fronte a corti internazionali. Ma il diritto marittimo dava la possibilità di ricorrere a questa misura.


«Il complesso quadro normativo può spaventare il sociologo, ma non il giurista», commenta Francesco Del Freo, avvocato esperto di diritto penale transnazionale e già difensore dell’ammiraglio della Marina Filippo Foffi nel processo sul naufragio noto come la “strage dei bambini“, che l’11 ottobre 2013 a coinvolto un’imbarcazione diretta a Lampedusa.


Aquarius: quando chiudere i porti agli sbarchi di migranti

«Ogni porto italiano – spiega l’avvocato – ha un suo comandante che assume la funzione di capo del circondario marittimo o, nei porti più importanti, capo del compartimento/direttore marittimo».

La chiusura dei porti è prerogativa del più alto in grado, ossia il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che può intervenire su sollecito del ministro dell’Interno. Sul piano della legge, quindi, l’intervento di Matteo Salvini e Danilo Toninelli era possibile.

«I porti possono essere chiusi a un’imbarcazione che rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale», afferma. Questa fattispecie è inserita come secondo comma dell’articolo 33 della Convenzione di Ginevra, la carta fondamentale dei diritti di rifugiati. L’articolo è intitolato Divieto d’espulsione e di rinvio al confine ed è citato spesso dagli avvocati immigrazionisti che cercano di impedire i respingimenti forzati di migranti che rischiano la vita nel loro Paese d’origine.


Migranti in Italia: arrivo da valutare insieme a sicurezza

Il respingimento è vietato se la vita del migrante è in pericolo nel Paese d’origine. Però il secondo articolo indica:

«La presente disposizione non può tuttavia essere fatta valere da un rifugiato se per motivi seri egli debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del Paese in cui risiede oppure costituisca, a causa di una condanna definitiva per un crimine o un delitto particolarmente grave, una minaccia per la collettività di detto Paese».

In questo caso, spiega l’avvocato Del Freo, «la minaccia per la sicurezza sta nel flusso straordinario degli sbarchi: non potendo verificare lo status di rifugiato a bordo, il nostro Stato, una volta adempiuto agli obblighi di ricerca e soccorso, può rifiutare l’attracco specifico in uno dei suoi porti a cose normali, figuriamoci quando ci sono degli accordi, convenzioni ratificate e conferenze (quella che regola i salvataggi è la Conferenza di Valencia, ndr) dove i contraenti si sono già dati delle regole per risolvere serenamente casi simili».

Nonostante in questo momento, infatti, gli sbarchi siano diminuiti di circa l’80% rispetto a 12 mesi fa, resta comunque un «disegno preciso»: quello di costringere l’Italia a fare «il ventre molle dell’Europa» e continuare ad accogliere i migranti al posto degli altri Paesi europei, argomenta Del Freo.


Per Salvini le ong minacciano la sicurezza

Perché però chiudere i porti solo alle ong? La risposta, seguendo le linee interpretative segnate dal ragionamento dell’avvocato Del Freo, va cercata nella scorsa estate, quando è scoppiata la guerra giudiziaria sui “reati di solidarietà” tra la procura di Catania e la Jugend Rettet. Il 2 agosto la motonave della ong tedesca è stata sequestrata e i membri dell’equipaggio accusati di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».

Per lo stesso reato, oltre che per «associazione a delinquere», era stata fermata anche la nave dell’ong spagnola Proactiva Open Arms. A differenza della Iuventa, però, in questo caso la Cassazione ne ha ordinato il dissequestro il 24 aprile.

Nonostante non ci siano condanne, però, l’attuale governo ritiene che ci siano elementi sufficienti per considerare il lavoro delle ong un pericolo per la sicurezza nazionale. La percezione del numero uno del Viminale è sufficiente per prendere delle misure come queste, sul piano della legge. Il percorso, però, è evidentemente cominciato già nella scorso legislatura, sotto Marco Minniti.


L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione

Questa interpretazione, base giuridica per ordinare la chiusura dei porti, è contestata da gruppi di giuristi, come l’Associazione studi giuridici dell’immigrazione (Asgi), secondo cui «il diniego di accesso ai porti italiani a imbarcazioni che abbiano effettuato il soccorso in mare comporta la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo», in quanto le persone a bordo avevano bisogno di soccorso.

In più, secondo l’Asgi, l’Italia era l’unica responsabile, in quanto Paese che ha coordinato le operazioni di salvataggio dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc).


Quali sono i porti sicuri per il diritto marittimo?

L’avvocato Del Freo risponde così:

«Premesso che la nostra centrale operativa di Roma ha il dovere di ricercare e soccorrere i richiedenti aiuto – come è avvenuto per la nave Aquarius – ha anche la facoltà di individuare in base alle circostanze nautiche, navali e le condizioni meteo, non solo l’impiego di altre navi private nella zona di ricerca, ma anche il porto sicuro dove sbarcare (Pos, place of safety, in gergo tecnico). Chi farebbe morire degli innocenti? La cornice normativa, seppur complessa, è chiara».

È il capitano di vascello, il comandante più alto in grado della centrale operativa, a decidere quale porto è il Pos. Questa discrezionalità pone un problema dal punto di vista dei giuristi esperti di immigrazione. Infatti, è la loro valutazione, un porto come Tunisi non può essere considerato sicuro, perché la Tunisia non ha leggi che permettano di chiedere l’asilo.

«Questo però è un aspetto che non compete al salvataggio e al diritto marittimo – prosegue l’avvocato Del Freo – Se non si può attraccare in un porto, lo si stabilisce al momento, non può essere stabilito a priori». Ci deve poi essere un’istituzione internazionale che lo stabilisca.

Affinché il soccorso sia concluso non è necessario arrivare al porto: l’operazione è conclusa quando tutte le persone coinvolte nell’evento non sono più in pericolo di vita e non rischiano di essere disperse. E su una cosa le normative non confliggono: la priorità è – e deve sempre essere – salvare le vite di chi è in difficoltà in mare.



Convenzioni di Ginevra
https://it.wikipedia.org/wiki/Convenzioni_di_Ginevra
Le convenzioni di Ginevra consistono in una serie di trattati internazionali sottoscritti per la maggior parte a Ginevra, in Svizzera. Esse costituiscono, nel loro complesso, un corpo giuridico di diritto internazionale, noto anche sotto i nomi di diritto di Ginevra, diritto delle vittime di guerra e diritto internazionale umanitario.

Art. 32 Espulsione
1. Gli Stati Contraenti possono espellere un rifugiato che risiede regolarmente sul loro territorio soltanto per motivi di sicurezza nazionale o d’ordine pubblico. 2. L’espulsione può essere eseguita soltanto in base a una decisione presa conformemente alla procedura prevista dalla legge. Il rifugiato deve, se motivi impellenti di sicurezza nazionale non vi
si oppongano, essere ammesso a giustificarsi, a presentare ricorso e a farsi rappresentare a questo scopo davanti a un’autorità competente o davanti a una o più persone specialmente designate dall’autorità competente. 3. Gli Stati Contraenti assegnano a detto rifugiato un termine adeguato, che gli permetta di farsi ammettere regolarmente in un altro paese. Gli Stati Contraenti possono prendere, durante tale termine, tutte le misure interne che reputano necessarie.
Art. 33 Divieto d’espulsione e di rinvio al confine
1. Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche. 2. La presente disposizione non può tuttavia essere fatta valere da un rifugiato se per motivi seri egli debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del paese in cui risiede oppure costituisca, a causa di una condanna definitiva per un crimine o un delitto particolarmente grave, una minaccia per la collettività di detto paese.
.
Art. 44 Disdetta
1. Ciascuno Stato Contraente può disdire la presente Convenzione in ogni tempo mediante notificazione scritta della disdetta al Segretario generale delle Nazioni Unite. 2. La disdetta ha effetto per lo Stato interessato un anno dopo la data in cui è stata ricevuta dal Segretario generale delle Nazioni Unite. 3. Ciascuno Stato che ha fatto una dichiarazione o una notificazione conformemente all’articolo 40 può comunicare successivamente al Segretario generale delle Nazioni Unite che la Convenzione non è più applicabile ai territori indicati nella comunicazione. In questo caso, la Convenzione cessa di essere applicabile ai territori di cui si tratta un anno dopo la data in cui il Segretario generale ha ricevuto la comunicazione.
Art. 45 Revisione
1. Ciascuno Stato Contraente può in ogni tempo, mediante notificazione scritta al Segretario generale delle Nazioni Unite, domandare la revisione della presente Convenzione. 2. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite propone, se è il caso, le misure che devono essere prese circa siffatta domanda.
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Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 8:49 pm

Aiutiamoli a casa loro, no grazie!

Migranti, il piano Salvini: «Fondi ai Paesi di provenienza»

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 74254.html

«Il problema non è soltanto bloccare le partenze dalla Libia, ma fermare i migranti ancor prima che arrivino a Tripoli». Matteo Salvini ripete come un mantra ai suoi collaboratori il suo piano per frenare i flussi migratori. Un progetto che dovrà necessariamente estendersi ai vari Paesi dell’Africa subsahariana, con un’attenzione particolare al Niger, uno degli snodi cruciali, al confine meridionale con la Libia, da dove transitano la maggior parte dei migranti. I disperati partono dai Paesi africani, passano dal Sahel e poi arrivano in Tripolitania per essere trattenuti nei centri governativi o nei compound dei trafficanti dove i migranti subiscono ogni genere di torture e molestie.

RAPPORTI

Il leader del Carroccio non ha intenzione di buttare all’aria il lavoro di Minniti, ma rafforzare il progetto del suo predecessore stringendo accordi anche con altri Stati africani, non più solo con la Libia. Un Paese che resta una bomba a orologeria per gli oltre 250mila migranti pronti a partire e le difficilissime condizioni di stabilità con milizie spesso in guerra l’una contro l’altra. Un piano, quello di Salvini, fortemente ambizioso e che punta a spostare nel lungo periodo i capitoli di spesa, inseriti nel bilancio dello Stato, dall’accoglienza dei migranti verso vari fondi da destinare ai Paesi terzi.

Il punto centrale del piano è riattivare i rapporti bilaterali con il Niger, lì dove attualmente si trovano 40 specialisti dell’esercito italiano, ancora non operativi, che dovevano svolgere compiti di addestramento ai militari nigerini per il controllo delle frontiere del Sahel.

La missione era stata approvata dal Parlamento lo scorso gennaio, ma è naufragata dopo il rifiuto delle autorità di Niamey di dar seguito agli accordi. Un peso non trascurabile sulla decisione lo ha avuto certamente la Francia che, da ex potenza coloniale, considera la presenza italiana nella zona una minaccia per i propri interessi geopolitici. Era tutto pronto, il piano prevedeva l’invio di 470 uomini e 150 mezzi in parte ricollocati dall’Iraq. I militari sarebbero stati inseriti nell’alveo della missione internazionale «Coalizione Sahel» per cui erano stati predisposti stanziamenti per 50 milioni di euro dall’Ue. L’obiettivo è di controllare la frontiera tra il Niger e la Libia, creare campi profughi sul posto ed esaminare le richieste d’asilo dei migranti direttamente in Niger. Un progetto che potrebbe poi portare alla creazione di canali umanitari via aerea verso l’Italia in modo da evitare che i migranti finiscano, dopo lunghi viaggi nel deserto, nelle mani dei trafficanti in Libia e successivamente rischino la vita sui barconi attraversando il Mediterraneo.

PUGNO DURO

Per vincere le resistenze francesi a dare il via alla missione in Niger, Salvini ha già valutato una contromossa. Un sorta di piano B: non consentire più alle Ong di altri Paesi di sbarcare nei porti italiani i migranti recuperati nel Mediterraneo. Una decisione che interesserebbe da vicino anche la Francia che con le ong «Medicins sans frontiéres» e «Sos Mediterranee» ha proprie associazioni umanitarie impegnate in mare, pur se con navi che battono rispettivamente bandiera italiana e di Gibilterra. Non solo, ma il protagonismo di Macron in Libia, con il vertice organizzato a Parigi con Serraj e il generale Haftar ha già fortemente indispettito le autorità italiane che hanno avvertito l’iniziativa di Macron come un’invasione di campo in un Paese che per l’Italia è cruciale per il controllo dei flussi migratori.

IL FRONTE

Se l’impegno in Niger e le restrizioni alle Ong serviranno per arginare nuovi sbarchi, il neoministro Salvini è consapevole che bisogna fare i conti anche con chi in Italia c’è già. In particolare quei circa 500mila clandestini che sembra impossibile rimpatriare in assenza di accordi bilaterali con tanti Stati africani che hanno tutto l’interesse affinché i propri cittadini restino nel nostro Paese.

«I governi precedenti – ha spiegato Salvini ai suoi citando degli esempi – non ci hanno nemmeno provato a stringere delle intese con la Nigeria, il Camerun o il Senegal». L’obiettivo è rendere economicamente appetibile per questi Paesi riprendersi chi è arrivato in Italia negli anni scorsi e impiegare i fondi attualmente spesi per l’accoglienza e la costruzione dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), direttamente in quegli Stati da cui provengono i migranti. Ovviamente con la consapevolezza che non tutto potrà essere fatto in tempi rapidi, ma per il medio-lungo periodo il nuovo piano migranti è già pronto.


Gino Quarelo
No Salvini, no; niente fondi, mancano anche per i cittadini italiani, no Salvini non sprecare le poche risorse per operazioni insulse, noi non dobbiamo niente all'Africa.
Non è nostra la responsabilità della disperazione di qualcuno di loro che vuole introdursi clandestinamente in Europa.



Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
viewtopic.php?f=205&t=2681


Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
viewtopic.php?f=196&t=2605


Nativi italici ed europei poveri, disoccupati che emigrano o si suicidano
viewtopic.php?f=205&t=2733
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
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A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 8:50 pm

Violare la legge del mare, abusando dei soccorsi per entrare clandestinamente e illegalmente nei paesi altrui, è un crimine gravisssimo che di per sé sospende la legge del mare stessa, in quanto la sua applicazione od osservanza provocherebbe la violazione dei diritti umani e civili dei cittadini dei paesi costretti a soccorrere e ad accogliere provocando loro enormi danni.


La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare
viewtopic.php?f=194&t=2665
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1291917795


Diritto e diritti/ La lezione che nessuno può dare al nostro Paese
di Carlo Nordio
Mercoledì 13 Giugno 2018

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 93319.html

Per la vicenda dell’Aquarius la ministra della giustizia spagnola, Delgado, ha accusato l’Italia di aver violato i trattati internazionali. Il presidente Macron ha definito il comportamento del nostro governo «cinico e irresponsabile». Il primo è un giudizio giuridico, il secondo è politico. Provo a commentarli.

Il diritto internazionale, come tutto il diritto, non è una scienza esatta, e su ogni questione esistono opinioni diverse, e addirittura opposte. L’ultimo esempio lo abbiamo avuto poche settimane fa, quando illustri costituzionalisti, anche appartenenti alla stessa area culturale, si sono divisi sulla legittimità del veto posto dal Presidente Mattarella alla nomina del professor Paolo Savona. Nel diritto internazionale, tuttavia, esistono alcuni punti fermi, che risalgono ai tempi di Ugo Grozio, cioè alle prime teorizzazioni di questa disciplina. Sono i seguenti: 1) pacta sunt servanda; 2) rebus sic stantibus; 3) bona fides. Li ho scritti in originale proprio perché sono vecchi, accettati da tutti, e comprensibili anche a chi è digiuno di “latinorum”.

La loro consacrazione formale si trova nella Convenzione di Ginevra del 23 Maggio 1969. Gli art. 26 e 31 dispongono che «Ogni trattato in vigore vincola le parti e deve essere eseguito, e interpretato, in buona fede».

L’art 62 prevede che un cambiamento fondamentale delle circostanze non può essere invocato quale motivo di recesso a meno che “non abbia per effetto di trasformare radicalmente la portata degli obblighi da adempiere”. In sintesi, i trattati vanno rispettati senza furberie, ma valgono finché non cambiano le circostanze esistenti al momento della stipula. Valgono, appunto, “rebus sic stantibus”.

Sulla vicenda attuale sorgono dunque le seguenti questioni. 1) Quali sono i trattati? 2) i nostri interlocutori agiscono in buona fede? 3) Sono cambiate le situazioni di fatto?

Risposta. 1) I trattati sono molti, e ambigui. I più citati sono quelli del ‘74, del ‘79 e dell’89. Ma ce ne sono anche altri. Tutti comunque concordano nell’imporre l’obbligo, in caso di soccorso in mare, di trasferire i naufraghi in un porto sicuro. Quello di Dublino ha un oggetto diverso: prevede i doveri dello Stato di prima accoglienza. Ma restiamo al salvataggio dei naufraghi. La nave olandese (o tedesca, non si è capito) ha tratto in salvo i migranti al largo delle coste libiche: i porti più sicuri e (vicini) erano in Tunisia e a Malta , paesi pacifici che garantiscono il rispetto dei diritti umani. Perché allora portarli in Italia? Perché, si dice, l’Italia avrebbe coordinato le operazioni di salvataggio. Ma questo non è previsto dalla legge del mare, che parla, appunto, solo del porto più sicuro.

2) Ammettiamo, per assurdo, che questo nostro obbligo esista. Orbene, la disciplina dei naufraghi si applica a coloro che, in circostanze occasionali e impreviste si trovano in pericolo d vita. Ora è indubbio che i poveretti soccorsi in questi giorni versassero in pericolo. Alcuni, temiamo, saranno anche annegati. Ma è possibile affermare che queste navi tedesche battenti bandiere olandesi ( o viceversa), che incrociano a poche miglia dalla Libia e spesso sono in contatto con gli scafisti, è possibile, dicevo, sostenere che raccolgano “naufraghi”, o non piuttosto disgraziati cacciati in quella carrette secondo programmi elaborati da organizzazioni criminali? Ed è possibile che gli Stati di partenza, e anche quelli di bandiera delle navi, siano davvero ignari di questo traffico sciagurato? E allora da che parte sta la buona fede, che dovrebbe presiedere all’interpretazione e all’esecuzione dei trattati?

3) Sono cambiate le circostanze? Si, sono cambiate radicalmente in questi ultimi anni, quando l’emigrazione, da fenomeno relativamente modesto e controllabile, è diventata un’invasione, gestita da criminali, con milioni di africani che premono per approdare in Europa. E questo ci porta all’aspetto politico.

Il presidente Macron non ha nessun titolo per impartire lezioni di morale. Le vergogne di Calais e di Ventimiglia, dove i francesi hanno tenuto ammassati migliaia di migranti, fanno il paio con la macroscopica violazione della nostra sovranità con l’arrogante sconfinamento dei “gendarmes”a Bardonecchia. Ma la Francia non è l’unica. I primi a chiudere le frontiere sono stati i “progressisti” Stati baltici, la Svezia e la Danimarca. Poi la Gran Bretagna ha chiuso Dover, quindi tutta l’Europa dell’est ha sbarrato i confini, e l’Austria ha minacciato i carri armati al Brennero. L’Italia, ormai è quasi banale dirlo, è stata lasciata a sbrigarsela da sé.

Concludo. Il nostro nuovo governo avrà molti difetti, ma in questo momento si sta comportando con coerenza e dignità. I migranti raccolti dall’Aquarius sono, e sarebbero stati comunque, assistiti: il ministro Salvini aveva anche proposto lo sbarco delle donne incinte e dei bambini. E’ comprensibile che l’Europa si rammarichi di aver perso il nostro universale centro di raccolta che la esonerava da tanti impegni umani e finanziari, ma deve farsene una ragione. E in effetti qualcosa si sta muovendo. Dopo una politica di remissività passiva, occasionalmente corretta dal ministro Minniti , alzare un po’ la voce non fa male. Per l’immigrazione massiccia e irregolare non sarà l’inizio della fine, ma almeno è la fine dell’inizio.
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Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 9:11 pm

Ai paesi mediterranei che consentono le partenze dei clandestini verso l'Europa, vanno contestate queste partenze come atti criminali e ostili di guerra.

Bruno Biondani ha scritto:
Si tratta di attività ostili per contrastare le quali esistono tutti gli strumenti legali, nazionali ed internazionali.
L'ingresso organizzato, massivo e continuativo, senza permesso in paesi stranieri non può mai essere spacciato per cosa protetta da qualche legge.
Quel che manca è la volontà delle autorità preposte di fare il proprio dovere.

Gli israeliani, ad esempio, non ci sono cascati per niente quando gli aspiranti invasori di Hamas si sono presentati al confine della striscia di Gaza travestiti da feriti e d soccorritori: gli hanno sparato fin da subito, prima che diventi un'abitudine.



Migranti, Tunisi convoca l'ambasciatore per le frasi di Salvini. Il leader della Lega all'Ue: "O ci dà una mano o scegliamo altre vie"
2018/06/04

http://www.repubblica.it/politica/2018/ ... -198098695

ROMA - La giornata di propaganda anti-immigrati vissuta da Salvini in Sicilia provoca degli strascichi diplomatici. L'ambasciatore italiano è stato convocato - informa una nota del ministero degli esteri tunisino - e gli è stato espresso "il profondo stupore per le dichiarazioni del ministro dell'Interno italiano sul dossier immigrazione". Frasi che "non riflettono la cooperazione tra i due paesi nella gestione dell'immigrazione e indicano una conoscenza incompleta dei meccanismi di coordinamento tra i servizi tunisini e italiani". Insomma, il segnale di una profonda irritazione. Le frasi di Salvini, pronunciate tra l'altro a poche ore da un naufragio con decine di vittime, erano state tutt'altro che felpate: "La Tunisia esporta spesso galeotti", aveva dichiarato il neoministro dell'Interno. Che oggi replica alla mossa di Tunisi precisando che le sue frasi sono state prese fuori contesto: "Sono disponibile a incontrare nel più breve tempo possibile il mio omologo tunisino per migliorare la cooperazione. Ognuno giustamente difende le sue posizioni. Da parte mia, appena passata la fiducia, sono pronto a prendere un aereo". Uno scontro diplomatico, dunque, prima ancora che il governo abbia ricevuto la fiducia.

in riproduzione....
Caso Tunisia a parte, Salvini ha ripetuto che non parteciperà al vertice dei ministri dell'Interno europei sull'immigrazione a Lussemburgo, perché impegnato in Senato sul voto di fiducia. "Invieremo una nostra delegazione per dire no - spiega - il documento in discussione invece di aiutare penalizzerebbe ulteriormente l'Italia e i paesi del Mediterraneo facendo gli interessi dei paesi del Nord Europa". E in un tweet rimarca la propria ostilità nei confronti delle politiche europee sull'immigrazione: "O l'Europa ci dà una mano a mettere in sicurezza il nostro Paese, oppure dovremo scegliere altre vie".

Il presidente francese, Emmanuel Macron, torna a parlare del ruolo italiano: "Il nostro auspicio è di continuare il dialogo con l'Italia" sulla questione dei migranti. "Nessun Paese può trovare una soluzione da solo, né isolarsi", ha detto annunciando che ne parlerà con il premier Giuseppe Conte al G7 in Canada.

A Salvini rispondente indirettamente il presidente emerito Giorgio Napolitano che, in una lettera alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, esprime il suo punto di vista sul governo non potendo partecipare al dibattito sulla fiducia per motivi di salute: "Qualunque intesa per rendere possibile il governo del paese deve fare i conti con i sempre più gravi e allarmanti segnali che vengono dalle vicende europee nel quadro globale e deve dunque dare risposte non retoriche ma puntuali e decise sul rapporto tra l'italia e l'Unione e sulle fondamentali questioni con cui dobbiamo misurarci".

Salvini in radio elogia poi il suo predecessore al Viminale, Marco Minniti: "Ha fatto un discreto lavoro - dice - quindi non smonteremo nulla di ciò che di positivo è stato realizzato, lavorerò per rendere ancora più efficaci le politiche di controllo, di allontanamento, di espulsione". E aggiunge: "Se qualcuno ha fatto qualcosa di utile e intelligente per il mio Paese anche se indossava una diversa maglietta sarebbe sciocco non riconoscerlo".

Intanto fa discutere un articolo comparso sul New York Times dedicato al nuovo governo italiano, che viene definito "terribile" e "schifoso". "Alla fine però - scrive Roger Cohen, l'autore dell'articolo intitolato "Applauso al terribile governo italiano" - questo esecutivo potrebbe essere buono per l'Europa". I due partiti al governo "mettono insieme bigottismo e incompetenza a un livello inusitato. Sono un branco di miserabili sollevati dalla marea antiliberale globale". Eppure "hanno ragione", dice Cohen: "Sono sulla pista giusta e per questo hanno vinto, proprio come Trump ha vinto perché ha intuito una rabbia che stava filtrando e che troppi liberali avevano ignorato".


Gino Quarelo
L'ambasciatore tunisino avrebbe dovuto essere richiamato dall'I'talia tanto tempo fa per tutti gli atti ostili costituiti dai clandestini e dai criminali che partono dal suo paese per invadere illegalmente l'Italia. Sarebbe il caso di richiamarlo e di espellerlo.


Quando la Tunisia avvisava l'Italia: "Jihadisti dalle nostre coste"
Giovanni Giacalone - Lun, 04/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 36526.html

Nell'ottobre 2017 Tunisi liberò con l'indulto 1600 detenuti. E avvisò l'Italia: "Rischio jihadisti infiltrati tra i profughi che sbarcano in Sicilia"

Il Ministero degli Esteri tunisino si è detto stupito delle dichiarazioni fatte dal nuovo Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per quanto riguarda il dossier immigrazione.

Le autorità tunisine hanno sottolineato che quanto espresso da Matteo Salvini “non riflette la cooperazione tra i due paesi nel campo della gestione dell'immigrazione e indica una conoscenza incompleta dei vari meccanismi di coordinamento esistenti tra i servizi tunisini e italiani per affrontare questo fenomeno".

Salvini, durante la sua visita in Sicilia, aveva evidenziato che “la Tunisia, paese libero e democratico, non manda in Italia gentiluomini, ma spesso e volentieri galeotti”.

Nell'incontro con l'ambasciatore italiano a Tunisi, "il nostro Paese ha ribadito la sua volontà di continuare con il nuovo governo italiano sulla via del consolidamento dei rapporti di fraternità e di collaborazione strategica in vigore tra i due paesi", prosegue la nota del ministero tunisino, postata su Facebook.

Il Ministro degli Interni italiano dal canto suo ha incaricato l'ambasciatore di comunicare alle autorità tunisine che le sue dichiarazioni sono state riportate fuori dal contesto e che è pronto a sostenere la cooperazione" con Tunisi.

Insomma, il governo tunisino si sarebbe offeso per le dichiarazioni del Ministro degli Interni, Matteo Salvini, eppure lo scorso ottobre le autorità di Tunisi non solo diedero l’indulto a 1600 detenuti, alcuni dei quali radicalizzati, ma lanciarono anche l’allarme “terrorismo” affermando che erano stati fermati circa 5mila immigrati pronti a partire per le coste italiane. Tra questi potevano infatti nascondersi potenziali jihadisti.

C’è poi il problema dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, ovvero piccole imbarcazioni veloci che trasportano dai 10 ai 100 immigrati sbarcando di notte, difficili da intercettare. Come riportava il Corriere della Sera, coloro che arrivano dalla rotta Tunisia-Sicilia non hanno diritto a chiedere la protezione internazionale e sono dunque destinati all’espulsione, ma sanno di avere buone possibilità di non essere rimpatriati se non vengono identificati subito; una volta sbarcati fanno perdere le proprie tracce e non si sa dove vanno a finire.

Insomma, le autorità tunisine hanno poco da offendersi considerate le dinamiche migratorie, l’indulto di ottobre 2017 e l’allarme lanciato da loro stesse.

Il problema di Tunisi sembra invece essere un altro, ben più serio e cioè la difficoltà nel reinserire nel proprio contesto sociale tutti gli immigrati illegali tunisini in caso di un rimpatrio massiccio messo in atto dal nuovo esecutivo italiano.

Secondo una fonte anonima del Ministero degli Affari Sociali tunisino che aveva rilasciato una dichiarazione al giornale “Le Quotidien”, Tunisi in concreto non ha un piano specifico o uno strumento concreto a parte il progetto pilota di reinserimento economico e sociale per i migranti di ritorno, progetto partito il 1° di luglio del 2017 e con scadenza a fine febbraio 2019 che punta a migliorare le condizioni per i rientri volontari degli emigrati tunisini in coordinamento con le autorità competenti e la società civile.

In poche parole, la Tunisia non avrebbe piacere di riprendersi tutti gli illegali che sono partiti dalle proprie coste con destinazione Italia perché non sarebbero in grado di reinserirli nel proprio contesto socio-economico, magari con il rischio che si verifichi un incremento del tasso di delinquenza. Questo però è un problema che riguarda le autorità di Tunisi, perché gli irregolari vanno rimpatriati.




Crimini dei nazisti maomettani marocchini e africani in Europa
viewtopic.php?f=188&t=2753


Migranti, la lettera dell'agente: "Ecco quello che vi nascondono"
Rachele Nenzi - Mar, 10/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 51057.html
La missiva spedita al Tempo da un agente in servizio a Lampedusa: "Chi arriva non sono profughi, ma galeotti"

Una lettera che squarcia il velo di buonismo sugli sbarchi degli immigrati. A scriverla è un poliziotto "in prima linea" che più di una volta ha partecipato alle operazionidi salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo.

"Sono stato nei giorni scorsi aggregato in Sicilia, tra Agrigento e Lampedusa per l' emergenza sbarchi - scrive Manuel Cantelli nella missiva spedita al Tempo - Non sono un poliziotto di primo pelo e credo di aver visto un po' di tutto, ma nonostante ciò la situazione che mi si è presentata mi ha sconcertato. Ogni giorno sbarcano sulle coste italiane centinaia di persone, alcune con le loro imbarcazioni, molte di loro accompa sorta di 'comitato di benvenuto' li ha riforniti di viveri e dopo una bella pacca sulla spalla, con un cordiale arrivederci, li hanno lasciati liberi di andare dove volessero. Proprio così, liberi nel nostro Paese. Roba da non credere".

L'agente è convinto che "queste persone, questi giovani, non sono profughi". Nessuna fuga dalla guerra, ma "galeotti tunisini che di certo non vengono qui per fare gli operai in fabbrica". Quando sbarcano riecevono un foglio di via, dovrebbero lasciare il Belpaese entro 7 giorni ma alla fine non lo fa quasi nessuno. "Abbiamo messo in piedi una macchina dei soccorsi enorme - continua la lettera - a Lampedusa c' è uno spiegamento di forze incredibile, mezzi e uomini di tutti i reparti, dalla Protezione Civile alla Croce Rossa, dai Vigili del Fuoco a tutte le Forze dell' Ordine; aerei, navi, traghetti, tutti dediti all' accoglienza, tutti preoccupati a fornire un servizio a 5 stelle a questi signori, che tutto sono tranne che pacifici turisti".

Una invasione sostenuta dal silenzio delle istituzioni e dei media: "Nella maggior parte dei casi si tratta persone senza ritegno alcuno, senza alcun rispetto delle nostre regole, delle nostre leggi, della nostra civiltà e purtroppo nei Tg non se ne parla, come se quello che succede a Lampedusa debba essere tenuto nascosto".


Tunisia, tra gli ex detenuti in fuga via mare verso l’Italia: “La Guardia costiera ci lascia passare”
giordano stabile
2017/10/25

http://www.lastampa.it/2017/10/25/ester ... agina.html


Quelle laggiù sono le luci di Pantelleria. Radio2 sta trasmettendo l’ultimo notiziario sul referendum in Lombardia e Veneto, mentre un vento freddo alza sul mare una spuma biancastra che unisce le sponde fra Europa e Africa. L’Italia è vicinissima, l’Italia è in saldo: 400 euro per un viaggio di sola andata. La barca di Hamed ne porta trenta alla volta. È di nuovo pronta. Ognuno avrà il suo giubbotto di salvataggio. È l’ottavo carico di ragazzi per questo pescatore trafficante obeso, che dopo aver mandato i suoi scagnozzi a controllare anche nel bagagliaio della nostra auto e pattuito tutte le sue regole di riservatezza, infine si concede. «In questo momento i viaggi costano poco perché la Guardia costiera ci fa passare», dice sotto un cappellino da baseball dei New York Yankees. «È un gioco politico. Lo sanno tutti. Noi facciamo la nostra parte». Hamed tiene in faccia un paio di occhiali da sole assurdi, con inserti dorati che luccicano nel buio. «Sono loro che decidono se il mare è aperto o è chiuso. Adesso è aperto. E noi andiamo. Ogni dieci ragazzi che carico, due sono appena usciti di prigione».

Il 23 luglio in Tunisia sono stati liberati 1645 carcerati, altri 1027 il 13 ottobre. Sono usciti dalle carceri di Mournaguia, Borj Amri e Siliana, troppo affollate per garantire anche solo condizioni di vita minimamente accettabili. Il presidente della repubblica tunisina Beji Caid Essebsi, un ex avvocato, concede indulti ogni anno. Non può essere soltanto questa la causa dell’incremento esponenziale delle partenze dalla Tunisia verso l’Italia. «Porto ragazzi giovanissimi, anche un quindicenne. Ho portato diverse giovani donne e un uomo di 45 anni che voleva ricongiungersi alla sua famiglia. La maggior parte, però, sono ventenni. Quelli che escono dal carcere sono quasi tutti consumatori di droga. Nessuno li prende più a lavorare, per questo se ne vogliono andare».

Lo scafista Hamed adesso ride da solo, soddisfatto dei suoi pensieri, mentre si accende un’altra Marlboro. «Certe volte porto anche casse di sigarette per voi italiani, altre volte sono direttamente i vostri pescatori a caricare qualche ragazzo migrante per arrotondare. Questo è un piccolo tratto di mare molto trafficato».

Ragazzi che bruciano

La Tunisia è un Paese sull’orlo della disperazione. La disoccupazione giovanile è al 40 per cento, quella dei laureati al 31%. Ogni anno 100 mila ragazzi escono dal percorso scolastico e si perdono. Lo stipendio di un poliziotto corrisponde a 327 euro. La corruzione è endemica. Pochi giorni fa a Sfax, 200 chilometri a sud, sono stati arrestati due agenti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: prendevano mazzette per lasciare passare i migranti.

Li chiamano «haragas». Quelli che bruciano. Quelli che non sopportano più di aspettare. Quelli che devono partire a ogni costo. «Il crollo del dinaro, alla fine di luglio, è una delle cause di tutte queste partenze», dice Valentin Bonnefoy del Forum tunisino per i diritti economici e sociali. «Un’altra è la delusione patita dai movimenti nati sul territorio, le aspettative frustrate di un’intera generazione. Nelle regioni interne la povertà è assoluta. Non c’è alcuna prospettiva. E poi dall’Italia rimbalzano i racconti di quelli che ce l’hanno fatta, che subito vengono inviati sui social network».

REUTERS

L’industria criminale dei trafficanti si è immediatamente rimessa al lavoro. Durante la Primavera Araba, nel 2011, erano stati 30 mila i tunisini sbarcati in Italia. Oggi, secondo le stime ufficiali, 3 mila solo fra settembre e ottobre, ma in realtà sarebbero già almeno 6 mila quelli che sono riusciti a passare. Non sembra un deterrente sufficiente nemmeno l’inasprimento delle pene deciso dal governo, di cui lo scafista con il cappellino dei New York Yankees è perfettamente consapevole. «Rischio fino a 20 anni di carcere. Prima me la cavavo al massimo con 7. Ma il clima è ancora favorevole. Le richieste sono continue. E il governo non ha mezzi sufficienti per controllare tutto il mare».

Traffici via social

Su Facebook c’è una pagina che si chiama «Haraka Jamaia» con 2100 iscritti, il cui titolo significa: «Immigrazione illegale collettiva». L’obiettivo è cercare di organizzare partenze simultanee da diversi punti della costa tunisina, in modo da rendere impossibile il lavoro delle motovedette della guardia costiera. Sempre su Facebook c’è il video girato da un migrante in cui, in mezzo al mare, riceve il via libera da una motovedetta.

Gli haragas partono alle 3 del mattino e navigano al buio, almeno fino alle acque internazionali. Quasi invisibili ai radar. Ma non sempre è andato tutto liscio, in questo autunno arabo. La notte fra il 7 e l’8 di ottobre, piccole barche avevano fatto confluire il loro carico umano su un’altra imbarcazione più grande che aspettava al largo dell’isola di Kerkennah. Il viaggio era considerato più sicuro. Ogni migrante aveva pagato in quel caso 2.500 dinari: 858 euro. Quando le acque internazionali erano ormai raggiunte, l’imbarcazione è stata speronata nel buio da una motovedetta della Guardia costiera tunisina. I cadaveri recuperati sono già 45. Alcuni sopravvissuti hanno accusato la Guardia costiera di aver provocato apposta l’incidente, ma ci sono video in cui si sentono spari in aria e urla. Ci sarebbero anche delle conversazioni radio con la Guardia costiera italiana che intima a quella tunisina di fermare i migranti. Quella barca voleva passare a ogni costo.

REUTERS

Quando l’elenco delle vittime è diventato ufficiale, si è capito ciò che molti sapevano già. Erano tutti ragazzi giovani di Kebili, Ben Guerdane, Kasserine e Jendouba, piccoli centri dell’interno, dove la miseria regna sovrana e il tasso di radicalizzazione è alto. Ma la cosa più impressionate è stata scoprire che dodici vittime erano partite da Sidi Bouzid. È il paese dell’entroterra meridionale dove, il 17 dicembre del 2010, il venditore abusivo di frutta e verdura Mohamed Bouazizi si diede fuoco davanti al palazzo governativo in segno di protesta perché gli era stato sequestrato il carretto. Fu il suo gesto estremo a dare inizio alla Primavera Araba.

Giovani senza futuro

È come se la storia fosse arrivata allo stesso punto sei anni dopo. Avvitata su se stessa. I ragazzi bruciano ancora. Ed è in questo contesto che il governo tunisino incontrerà nuovamente quello italiano per parlare degli haragas. «La legge finanziaria prevede nuovi tagli sui servizi sociali, aumento delle tasse, aumento dei prezzi, non ci sono più soldi in cassa per gli stipendi pubblici e per onorare i debiti internazionali, sarà un autunno difficilissimo», dicono Mounib Baccari e Farouk Sellami dell’associazione Watch the Med. Sono ragazzi tunisini. Ragazzi che lottano per la democrazia. «Ecco perché stanno usando i migranti», dicono entrambi. «Li fanno partire, ne riprendono indietro 40 alla settimana. Fanno capire che vorrebbero fare di più, ma non possono. Presto chiederanno aiuto all’Italia». Su questo crinale lo scafista Hamed fa i suoi affari. Adesso è notte. C’è odore di mare e di stelle. Alla radio tunisina passa una canzone su un vecchio amore rimpianto. «Vieni anche tu, giornalista, con 3 mila dinari ti porto avanti e indietro. Partiamo finché siamo in tempo». Come finirà? «Come con la Libia di Gheddafi. Come con la Libia adesso. È solo un gioco politico, te l’ho già detto, non devi dimenticarlo mai. La Tunisia chiederà soldi all’Italia per chiudere il mare».


Se i delinquenti e la Tunisia dichiarano guerra all'Italia
Fausto Biloslavo - Mar, 05/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 36569.html

Matteo Salvini deve ancora prendere le misure del nuovo ruolo di ministro dell'Interno, ma la sua frase ad effetto sui galeotti esportati con i barconi dalla Tunisia all'Italia non è distante dalla realtà.

Il 30 marzo sono stati pizzicati a Perugia un paio di tunisini, che avevamo già espulso ben due volte con costoso volo e scorta armata fino a casa loro. Ambedue erano pregiudicati per spaccio di droga. Lo scorso novembre il Viminale del ministro Minniti ha sbattuto fuori 40 tunisini in un colpo solo. Otto sono stati immediatamente arrestati appena rientrati in patria perché ricercati per vari reati.

Il governo tunisino, che tuona contro le parole di Salvini convocando l'ambasciatore italiano in realtà alza la voce per evitare il peggio. A Tunisi sanno bene che ci sono almeno 40mila loro connazionali irregolari nel nostro Paese, molti dediti a diversi generi di crimini. Se Salvini cominciasse le espulsioni con questi signori la Tunisia dovrebbe riprenderseli e sarebbe una bomba innescata nella già precaria situazione economica e sociale del Paese. Per questo ha fatto bene il neo ministro dell'Interno a cogliere la palla al balzo della polemica rilanciando con la disponibilità ad incontrare la sua controparte tunisina.

Così potrebbe ricordare la curiosa e tragica storia di Anis Amri, il terrorista del mercatino natalizio di Berlino poi ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia alle porte di Milano. Amri, il tunisino, era arrivato su un barcone dalla Libia per finire subito in carcere da noi, dove si è radicalizzato. Una volta scontata la pena anziché venir espulso verso casa sua si è trasferito in Germania. Come mai? Le autorità tunisine non volendo gente pericolosa fra i piedi facevano finta che non fosse un loro connazionale. Amri è solo la punta dell'iceberg del mancato riconoscimento da parte di Tunisi dei propri cittadini irregolari.

Dallo scorso anno sono ripresi gli arrivi via mare in Italia dei tunisini, che finita la primavera araba non hanno più diritto all'asilo. Da Sfax o Zarzis sono proprio dei pregiudicati a gestire il traffico mescolando clandestini a contrabbando di sigarette su barche che arrivano fino alle coste sarde o siciliane. I cosiddetti sbarchi fantasma con prezzi del biglietto che variano dai 3mila ai 5mila euro per il viaggio super veloce di poche ore. Un costo impossibile per un povero disgraziato, ma accettabile per chi delinque. Non solo: attraverso i flussi dalla Libia dall'inizio dell'anno sono arrivati in Italia 2.789 tunisini.

Salvini sarà anche sopra le righe, ma in Tunisia è proprio il partito laico Nidaa Tounes, non il cattivone leghista al Viminale, a puntare il dito contro il governo locale stigmatizzando il naufragio di due giorni fa al largo del Paese con 48 annegati che speravano di raggiungere l'Italia. La classe politica tunisina è responsabile della grave crisi economica e sociale che provoca la fuga dal Paese di normali cittadini in cerca di speranza e delinquenti travestiti da migranti.



Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
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Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male
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Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 9:14 pm

Regolamento o Convenzione di Dublino
https://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_di_Dublino
La Convenzione sulla determinazione dello stato competente per l'esame di una domanda di asilo presentata in uno degli stati membri delle Comunità Europee, comunemente conosciuta come Convenzione di Dublino, è un trattato internazionale multilaterale in tema di diritto di asilo.
Anche se la convenzione è aperta alla sottoscrizione solo degli stati membri della UE, alcuni stati non membri, come Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera hanno concluso accordi con la UE per applicare le disposizioni della Convenzione nei loro territori.
Il corrispondente regolamento di Dublino (formalmente chiamato "Regolamento UE n. 604/2013" oppure Regolamento di Dublino III) è un regolamento dell'Unione Europea, che stabilisce "i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (rifusione)", nell'ambito della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la relativa direttiva UE.



Regolamento di Dublino, cos'è e perché Salvini si oppone alla sua riforma
FD
2018/06/04

https://www.tpi.it/2018/06/04/regolamen ... ma-salvini

Il 5 giugno si tiene a Lussemburgo il vertice dei ministri dell’Interno degli Stati membri dell’Unione europea per discutere le riforme della Comunità europea. Tra i punti all’ordine del giorno figura anche il regolamento di Dublino, sulla cui base sono delineate le politiche in materia di immigrazione.

Nei giorni scorsi la cancelliera tedesca Merkel aveva ammesso che l’Italia è stata lasciata sola a gestire l’esodo dei migranti e che “c’è bisogno di un sistema comune dell’asilo”.

Il nuovo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha detto che voterà No alle riforme del regolamento.

Il sistema attuale si basa sul criterio del “primo ingresso”, che affida il compito di ospitare e valutare ciascuna richiesta di protezione internazionale al paese in cui è avvenuto l’ingresso.

Al summit si partirà invece dalle riforme approvate dalla Commissione e dal Parlamento europeo, secondo cui il Paese di arrivo non deve più essere automaticamente responsabile per le richieste.

In questo modo si passa ad un meccanismo permanente e automatico di ricollocamento basato su un sistema di quote obbligatorio per tutti gli stati membri.

Chi si rifiuta di accogliere la propria quota di richiedenti asilo vedrebbe ridotto il numero di fondi comunitari a cui può avere accesso.

La proposta, però, deve essere approvata anche dal Consiglio europeo, la cui presidenza spetta alla Bulgaria fino alla fine di giugno.

Proprio la Bulgaria aveva presentato alcuni mesi fa una “bozza zero” del regolamento di Dublino, secondo cui il ricollocamento dei richiedenti asilo non deve essere obbligatorio né automatico.

Nel documento presentato dalla presidenza bulgara si eliminano alcune proposte innovative inserite dal Parlamento come le quote obbligatorie di ripartizione con 250mila euro di penale per ogni richiedente asilo rifiutato e soprattutto la fine del principio del paese di primo ingresso.

Inoltre, la bozza prevede la “responsabilità stabile” degli Stati membri per i migranti che entrano nel loro territorio di una durata di 10 anni.

In questo modo l’Italia, la Grecia e la Spagna sarebbero responsabili di chi arriva sul loro territorio per un decennio.

La bozza presentata dalla Bulgaria si basa sul concetto di “fair share” di richiedenti asilo.

Secondo questo principio, la cifra di rifugiati, da cui sono esclusi i migrati economici, che ciascuno stato membro dovrebbe accogliere in tempi normali è stabilita sulla base degli arrivi registrati nell’anno precedente e la ripartizione prende in considerazione anche Pil e popolazione.

La redistribuzione dei richiedenti asilo oltre la “fair share” avverrebbe solo in casi di emergenza.

Nella bozza, viene proposta anche l’introduzione di quote volontarie, se il numero di arrivi nell’Unione supera il 160 per cento dell’anno precedente, e di quote obbligatorie se il flusso supera per più di due anni il 180 per cento.

I paesi che non vogliono accettare la loro quota di migranti dovrebbero semplicemente versare un contributo di 30mila euro per ciascun richiedente asilo che rifiutano di accogliere.

La Bulgaria, inoltre, ha proposto che il paese di primo ingresso effettui degli specifici controlli per assicurarsi che i nuovi arrivati non siano un pericolo.

La “bozza zero” è stata contesta da Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta.
Cos’è il regolamento di Dublino

Il regolamento di Dublino II è un provvedimento emanato nel 2003 che regolamenta le richieste d’asilo nei paesi dell’Ue e in alcuni paesi fuori dalla comunità europea quali la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.

Questo provvedimento obbliga i richiedenti asilo a fare richiesta sul territorio del primo stato europeo in cui essi approdano senza poterla reiterare in altri stati dell’Ue.

Il regolamento prevede anche un sistema di controllo tramite un archivio condiviso tra i vari stati, noto con il nome di Eurodac, in cui ogni richiedente è obbligato a registrare le proprie impronte digitali in maniera tale da evitare di poter presentare domande multiple.
Lo status di rifugiato

La condizione di rifugiato è definita dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite firmato da 147 paesi.

Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”.

Per ottenere lo status di rifugiato, i richiedenti asilo devono dimostrare alle autorità europee che stanno scappando da una guerra o da una persecuzione e che non possono tornare nel loro paese d’origine.
La differenza tra migrante e rifugiato

Per il diritto internazionale, un richiedente asilo è una persona perseguitata nel proprio paese di origine che chiede il riconoscimento dello status di rifugiato dopo essere arrivato sul territorio di uno stato diverso dal suo.

Fino al momento della decisione da parte dello stato ospitante, il richiedente asilo ha diritto a vivere sul territorio del paese in cui è arrivato anche se sprovvisto di documenti o se entrato illegalmente.

Un migrante è invece chi sceglie di lasciare il proprio paese d’origine per cercare una sistemazione e una condizione di vita migliore da quella che ha nel proprio paese di origine. Un migrante non è necessariamente anche un richiedente asilo.




Migranti, anche Germania scettica su riforma Dublino. Belgio: "E' morta". Austria sull'Italia: "Un alleato forte"
5 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ni/4404404

Il consiglio Affari interni a Lussemburgo ha discusso la riforma del sistema di asilo europeo, senza trovare un'intesa. Il ministro tedesco Mayer: "Com'è attualmente non la accettiamo ma siamo aperti a discussione". Molti Paesi, pur non soddisfatti, lasciano una porta aperta. Sette Stati, tra cui l'Italia, sono invece contrari. Belgio: "Ora chiudere le frontiere, poi troveremo accordo"

La riforma del regolamento di Dublino “è morta“. La parola fine sul progetto di cambiamento delle regole del sistema di asilo europeo arriva dal segretario di stato all’Asilo belga Theo Francken al termine della prima parte dei lavori del consiglio Affari interni, in programma a Lussemburgo, dove il primo punto della discussione era dedicato proprio alla proposta della Bulgaria sula riforma di Dublino. Dopo che anche la Germania, con le parole del segretario di stato Stephan Mayer, aveva annunciato la sua posizione – “Com’è attualmente non la accettiamo” – sono arrivati, secondo fonti a Lussemburgo citate dall’Ansa, i no di sette Paesi ad accettare il testo di Sofia come base di lavoro per il vertice tra i leader Ue di giugno. Sono: Italia, Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia. Tre Paesi, Estonia, Polonia e Gran Bretagna, non si sono espressi. Gli altri 18, pur non soddisfatti, lasciano la porta aperta al negoziato.

“Non c’è solo l’Italia ad opporsi, anche i Paesi Visegrad sono contrari, e il governo tedesco critica punti precisi”, aveva detto Mayer in mattinate, specificando però che la Germania “è aperta ad una discussione costruttiva“. Lo scetticismo di Berlino – che insieme a Francia e Commissione Ue sperava di chiudere la partita sui migranti entro fine giugno, quando scadrà il mandato della presidenza bulgara, e subentrerà quella austriaca, molto più intransigente sulla questione – rende ora quasi impossibile trovare un accordo. Tanto che il belga Francken ha auspicato ora un nuovo “approccio australiano” per arrivare ad “uno stop completo dell’immigrazione illegale”, ed un accordo Ue-Tunisia, sul modello di quello fatto con la Turchia, in modo tale che quando i migranti “partiranno dalla Libia potranno essere intercettati in mare e portati in Tunisia”. Una volta che “le frontiere saranno chiuse, tutti i Paesi mostreranno solidarietà – ha detto l’esponente del governo belga – ma questo non accadrà fino a quando la porta è ancora aperta. Prima chiudiamo le frontiere, poi potremo trovare un accordo su chi fa cosa”.

Un accordo che invece è convinta di trovare Vienna, già alla prossima riunione del consiglio Affari interni a Innsbruck, prevista a settembre. Proprio il ministro dell’Interno austriaco, Herbert Kickl, ha detto di considerare l’Italia “un alleato forte” e promesso che quando il suo Paese avrà la presidenza “annuncerò qualcosa come un piccola rivoluzione copernicana” sulla politica di asilo. Kickl ha inoltre aggiunto che, sempre in giornata, sentirà al telefono Matteo Salvini.

Il nuovo capo del Viminale e l’Italia sono rimasti fermi sul voto contrario alla bozza di riforma del regolamento di Dublino presentata da Sofia. Tra i Paesi del Sud Europa solo Grecia, Malta, e Cipro hanno lasciato uno spiraglio ai negoziati, spaccando così il fronte mediterraneo. Il testo passerà ora all’attenzione del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che deciderà come portare avanti la discussione al summit dei leader di fine giugno. “Non dobbiamo risparmiare gli sforzi per continuare ad avanzare con uno spirito costruttivo, questo mese”, ha detto il commissario Ue alla Migrazione Dimitris Avramopoulos all’Ansa. “In passato ci siamo impegnati tutti a concordare su una riforma duratura. Ora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e portare avanti il lavoro”, ha concluso.

Anche l’Italia contribuisca a “gettare un ponte” tra le istituzioni Ue per favorire uno “spirito di cooperazione che consenta una riforma pragmatica” del sistema d’asilo. È l’appello che arriva invece dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani in una lettera inviata al neo presidente del Consiglio Giuseppe Conte e agli altri leader Ue in vista del vertice di fine mese. “Sarà probabilmente l’ultima possibilità – scrive Tajani – durante questa legislatura” per avviare un negoziato tra Consiglio e Pe e avere una riforma basata sulla solidarietà. “La proposta del Parlamento europeo è l’unica che mette insieme fermezza e solidarietà. E’ su questa base che gli Stati membri e il Consiglio devono lavorare”, ha aggiunto Tajani su Twitter.

“L’Europa ha bisogno di un’intesa sulla riforma di Dublino, ma con le elezioni delle destre in Europa c’è un problema per raggiungere un compromesso oggi. C’è un clima politico più duro“, ha analizzato il ministro alla migrazione svedese Helene Fritzon. “Non si tratta solo dell’Italia”, ha aggiunto. “Abbiamo ancora molte questioni aperte” e “ci sono molti Stati membri che hanno punti di cui vogliono discutere”, ha ammesso anche il ministro alla Migrazione olandese Mark Harbers. “Ci sono cose che anch’io vorrei cambiare nel futuro. Con la discussione di oggi dobbiamo vedere se ci sono soluzioni che possiamo sostenere”, ha precisato Harbers al suo arrivo al consiglio Affari interni Ue.

Il nuovo capo del Viminale Salvini non era a Lussemburgo – impegnato a Roma per la fiducia al nuovo governo – ma aveva già annunciato il no dell’Italia. Viene giudicato insoddisfacente l’equilibrio individuato nel documento tra solidarietà e responsabilità nella gestione dei flussi migratori. La bozza non prevede infatti alcun automatismo nel ricollocamento dei richiedenti asilo, ma contempla scappatoie ‘finanziarie’ e sancisce l’obbligatorietà delle riallocazioni solo in modo graduale e sfumato. Il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, parlando al Brussels economic forum, difende le posizioni del nostro Paese, che “merita rispetto e fiducia” perché “ha fatto molto per costruire un’Europa unita”. “Il suo posto è al cuore dell’Ue”, ha aggiunto Juncker.



Ue, l'assist del Belgio a Salvini: "Ora l'Italia deve respingere i barconi"
Sergio Rame - Mar, 05/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 36987.html

Il Belgio avanza la richiesta di poter respingere i migranti: "L'Italia è obbligata a salvare i migranti in mare e accoglierli. Ma, finché sarà così, avremo il caos"

"Adesso basta così". A battere i pugni sul tavolo è il Belgio che non ne può più con l'ondata migratoria che dall'Africa porta ondate di clandestini in Italia e poi nel Nord dell'Europa.

"Bisogna iniziare a respingere i barconi che navigano nel Mar Mediterraneo". È il sottosegretario di Stato belga, Theo Francken, responsabile dell'Immigrazione, a chiedere al nuovo ministro dell'Interno Matteo Salvini di "smettere di accettare delle imbarcazioni (di migranti) in Sicilia e in Italia" per "cessare di incitare al traffico e di lasciare arricchirsi le mafie".

Dopo la telefonata con il premier ungherese Viktor Orbàn e il confronto con il ministro austriaco Herbert Kickl, Salvini affina le alleanze con i partner europei. Sul tavolo ci sono l'emergenza immigrazione e la riforma del Trattato di Dublino. Il Belgio ha fatto sapere di essere pronto a trovare un compromesso, ma non vuole "più immigrazione illegale". "Diciamo come gli italiani: basta così!", ha detto Francken, a margine della riunione dei ministri dell'Interno dell'Unione Europea a Lussemburgo. Oggi, secondo il sottosegretario di Stato belga, "l'Italia è obbligata a salvare i migranti in mare, e deve accoglierli, senza poterli rimpatriare in Libia o altrove. Ma finché questo sarà possibile, avremo il caos".

Arrivati a questo punto, per il Belgio l'unica soluzione è "poter respingere le imbarcazioni". "Dobbiamo trovare un modo per aggirare l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo", ha detto Francken sottolineando, poi, che l'Italia non può smettere di applicare le regole attuali di Dublino rifiutando di riprendersi i richiedenti asilo arrivati sul suo territorio che si sono trasferiti in altri paesi dell'Unione europea. "Se oggi la posizione del governo italiano è che non si può più rispedire nessuno (in Italia), questo equivarrebbe a denunciare l'insieme degli accordi (europei) sull'immigrazione - conclude il responsabile dell'Immigrazione - e si tornerebbe allora verso il ritorno dei controlli alle frontiere interne (di Schengen, ndr)".



Migranti, Vienna: Roma alleato forte, oggi sentiremo Salvini
5 giugno 2018

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/mi ... 802a.shtml

Il ministro dellʼInterno austriaco: "Annuncerò qualcosa come un piccola rivoluzione copernicana" sulla politica di asilo

Germania: "Proposta bulgara non ci piace" - Che non sia una strada facile per l'Italia per cercare di ottenere una modifica al trattato di Dublino, lo si capisce dalle diverse dichiarazioni di Paesi che, in ordine sparso, non nascondono dubbi e forti perplessità. La Germania, per esempio, si dice "aperta ad una discussione costruttiva" sulla proposta della presidenza bulgara per la riforma del regolamento di Dublino, "ma com'è attualmente non la accettiamo". Così il segretario di Stato tedesco Stephan Mayer prima del consiglio Affari interni Ue dove il primo punto della discussione è dedicato alla riforma del sistema di asilo europeo. "Non c'è solo l'Italia ad opporsi, anche i Paesi Visegrad e il governo tedesco"o.

Olanda: "Molti Paesi insoddisfatti su proposta riforma Dublino" - "Abbiamo ancora molte questioni aperte" rispetto a questa proposta sulla riforma di Dublino, "ci sono molti Stati membri che hanno punti di cui vogliono discutere. Ci sono cose che anch'io vorrei cambiare nel futuro. Con la discussione di oggi dobbiamo vedere se ci sono soluzioni che possiamo sostenere. E' complicato, ma cercare di trovare soluzioni è una cosa che dobbiamo ai cittadini europei". Così il ministro alla Migrazione olandese Mark Harbers.

Svezia: "Destre in Ue rendono intesa su Dublino più dura" - "L'Europa ha bisogno di un'intesa sulla riforma di Dublino, ma con le elezioni delle destre in Europa c'è un problema per raggiungere un compromesso. C'è un clima politico più duro. Non si tratta solo dell'Italia, ma anche la Slovenia". Lo ha dichiarato il ministro alla migrazione svedese Helene Fritzon.

Belgio: "Bene la linea di Matteo Salvini, siamo con lui" - Dal nuovo governo italiano "mi aspetto una stretta sulla migrazione. Seguo il nuovo ministro Salvini da mesi. La posizione dell'Italia sulla migrazione è piuttosto severa. Ma anche il Belgio ha un governo di destra, quindi anche noi siamo piuttosto duri". Lo ha detto il segretario di Stato belga, Theo Francken, secondo cui è "positivo se l'Italia inizia a rifiutare i migranti sulle proprie coste".

"No Italia e 6 Paesi a proposta riforma" - Sette Paesi si sono detti contrari alla proposta della presidenza bulgara sulla riforma di Dublino, come base di lavoro per il vertice dei leader di giugno. Sono: Italia, Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia. Tre Paesi: Estonia, Polonia e Gran Bretagna, non si sono espressi. Gli altri 18, pur non soddisfatti lasciano la porta aperta al negoziato, al summit. Tra questi Grecia, Malta, e Cipro, spaccando così il fronte mediterraneo. Si apprende da fonti a Lussemburgo.


L’asse Italia-Visegrad fa saltare l’intesa su Dublino
fabio martini
2018/06/05

http://www.lastampa.it/2018/06/05/itali ... agina.html

Stretta tra la forte opposizione dei Paesi del Sud Europa da un lato e da quella dei Visegrad dall’altro, anche la Germania getta la spugna sulla riforma di Dublino. «Siamo aperti a una discussione costruttiva sulla proposta della presidenza bulgara, ma così com’è attualmente non la accettiamo».

La pietra tombale sul documento preparato da Sofia - che fino all’ultimo Francia e Germania avevano cercato di difendere - l’ha messa questa mattina Stephan Mayer, segretario di Stato tedesco all’Interno, arrivando alla riunione con i colleghi in corso a Lussemburgo. Troppo alto il rischio di uno strappo, meglio dunque evitare il braccio di ferro con chi la contesta e cercare nuove vie per un’intesa.

Ovviamente la posizione di Berlino è molto diversa da quella dell’Italia e del blocco dell’Est, che si sono ritrovati alleati nel respingere nettamente la bozza sul tavolo per ripartire da zero. Mayer ha spiegato che la critica tedesca è limitata «ad alcuni punti precisi».

Ma stamattina ha constatato che non ci sono le condizioni nemmeno per discutere i correttivi. Tutto da rifare, quindi, se la vedranno i leader al Consiglio europeo di giugno. Ma l’Austria già guarda avanti e preannuncia una nuova proposta che porterà a una «rivoluzione copernicana» nelle regole sul diritto d’asilo: sarà discussa a luglio nel vertice di Innsbruck all’inizio del semestre di presidenza austriaca. Il ministro Herbert Kickl ha detto che oggi stesso parlerà con Matteo Salvini.


Interessi contrapposti

Italia e Visegrad sono uniti nel contestare la proposta di compromesso presentata dai bulgari, ma con motivazioni diametralmente opposte. Secondo Roma nella bozza c’è troppa responsabilità a carico dei Paesi di primo ingresso e troppo poca solidarietà (posizione condivisa da Spagna, Grecia, Cipro e Malta).

Sono considerati eccessivi gli otto anni di «responsabilità stabile» sui migranti da parte dei Paesi di primi ingresso e ci sono troppi oneri sul fronte dei controlli. Tutto ciò senza che ci sia un’adeguata compensazione sul lato della solidarietà: la redistribuzione obbligatoria scatterebbe solo in casi veramente eccezionali e comunque dopo un via libera dei governi. Ma per Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia (a cui si è aggiunta l’Austria) è l’esatto contrario: questi Paesi non vogliono nessun accenno alle quote obbligatorie. Poco importa: in questa fase è necessario mantenere solida questa «strana alleanza» per far saltare il tavolo. Da domani riemergeranno gli interessi contrapposti. Helene Fritzon, ministro svedese, non usa mezzi termini: «Con l’elezione delle destre in Europa è più difficile raggiungere un compromesso. C’è un clima politico più duro».

Il tempo stringe

«Ma senza un accordo al prossimo Consiglio europeo - riassume un diplomatico - non riusciremo a completare la riforma entro questa legislatura». Servirà molto tempo per trovare un nuovo accordo, quindi. E poi - una volta trovata l’intesa tra i governi - il Consiglio dovrà anche sedersi al tavolo negoziale con il Parlamento europeo, che ha già approvato una proposta in cui sono previste le quote obbligatorie. Pensare di chiudere entro le prossime Europee (maggio 2019) sembra dunque impossibile.

Il sistema attuale

Senza un’intesa, resterebbe in vigore l’attuale sistema di regole Dublino III. Senza quote e senza i rigidi vincoli sui controlli. «Ma a quel punto - dice un diplomatico di un grande Paese - rimarrebbero anche i controlli alle frontiere interne di Schengen, necessari per evitare i movimenti secondari di migranti da un Paese all’altro».



Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
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Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
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Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 9:15 pm

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Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 9:16 pm

No ai corridoi umanitari a spese pubbliche e quindi di tutti cittadini italiani ed europei;
sì solo ai corridoi umanitari a spese dei liberi cittadini e delle loro associazioni che debbono risponderne in solido penalmente, civilmente ed economicamente anche con i loro patrimoni personali e associativi e che non debbono gravare minimamente sulle casse pubbliche.
È consentito l'ingresso solo a persone certificate, non pregiudicate, non socialmente pericolose, e culturalmente e religiosamente compatibili.
Personalmente bandirei l'ingresso a tutti i nazi maomettani.




Corridoi umanitari, cosa sono e come funzionano
14 gennaio 2018

https://www.corriere.it/buone-notizie/c ... pale.shtml

L’iniziativa - promossa dal governo italiano, dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Tavola Valdese - permetterà di accogliere fino a mille richiedenti asilo in due anni. E ora viene replicata anche in Francia e Belgio
Cosa sono i corridoi umanitari?

I corridoi umanitari sono un progetto pilota frutto di un accordo tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quello dell’Interno. Si tratta di una formula per aiutare le popolazioni in fuga da situazioni di carestia o guerra evitando che questi finiscano lungo le rotte della migrazione illegale vittime degli sfruttatori e della tratta di esseri umani. Costituiscono una via legale per l’ingresso di persone richiedenti asilo


No grazie!

Corridoi umanitari, altri 66 rifugiati siriani accolti a Fiumicino
Sale a 1500 il numero delle persone arrivate in Italia, in Francia e in Belgio, in modo legale e sicuro, dal febbraio 2016. Il progetto è interamente autofinanziato dalle realtà che lo hanno promosso
di SARA FICOCELLI
30 maggio 2018

http://www.repubblica.it/solidarieta/pr ... -197722699

ROMA. Dal Libano a Fiumicino in cerca di salvezza e dignità: grazie ai cosiddetti "corridoi umanitari" - progetto pilota frutto di un accordo tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quello dell'Interno - 66 profughi (di cui 22 al di sotto dei 14 anni) sono atterrati nel giorni scorsi al "Leonardo Da Vinci" con volo Alitalia AZ827.

1500 persone tratte in salvo finora. Dal 2016 ad oggi il sistema dei "corridoi" ha tratto in salvo, smistate in 12 viaggi tra Italia, Francia e Belgio, ben 1500 persone, rifugiati di religione cristiana e musulmana fuggiti da Aleppo, Homs, Idlib, Damasco, quasi sempre via Libano, per scampare a guerre, campi e trafficanti del mare. Quello dei siriani partiti dall’aeroporto internazionale di Beirut-Rafic Hariri è appunto il dodicesimo viaggio effettuato in modo legale e sicuro.

La "dedica" a Miracle e Joud. "Vorrei dedicare questo nuovo arrivo, che per noi è una festa e una gioia, a un bambino, Miracle. Un neonato - ha detto il coordinatore del Programma rifugiati e migranti - Mediterranean Hope (MH) della FCEI Paolo Naso - di due chili e cento grammi, approdato due giorni fa sulle coste siciliane dopo la difficile e pericolosissima traversata del mar Mediterraneo. E vorrei dedicare questa importante giornata anche a Joud, un bellissimo bambino di cinque mesi che oggi è in mezzo a noi. Il padre di Joud è riuscito a fuggire dalla guerra, a lasciare il campo profughi che aveva raggiunto e, infine, ad approdare in Libano. Oggi la loro fuga è finita: tutti e due sono in mezzo a noi. Joud è arrivato in sicurezza, un viaggio ben diverso da quello di Miracle, con un regolare volo di linea".
Proprio in questi giorni in Germania si sta discutendo seriamente per adottare, esportandolo come hanno fatto già altri Paesi europei, il modello di accoglienza dei "corridoi". "Siamo orgogliosi di quanto fatto finora", ha concluso Naso.

I programmi di integrazione. Dopo mesi - talvolta anni - trascorsi nei campi profughi in situazioni di estrema precarietà e senza possibilità di frequentare la scuola, i rifugiati saranno ora accolti in percorsi di integrazione, tra Lazio, Campania, Sicilia, Lombardia, ospiti di famiglie che hanno messo loro a disposizione case, associazioni, parrocchie, strutture diaconali. I percorsi prevedono l'apprendimento della lingua e il seguente inserimento nel mondo del lavoro. Il progetto è interamente autofinanziato dalle realtà che lo hanno promosso. "Siete a casa vostra", ha detto il presidente della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo. "Siamo qui per garantirvi cure, protezione e amicizia e per questo vorrei ringraziare l'Italia e gli italiani".

Un percorso sicuro per tutti. Il progetto firmato il 15 dicembre del 2015 mira a evitare i viaggi dei profughi con barconi della morte nel Mediterraneo, a contrastare il micidiale business degli scafisti e dei trafficanti di uomini, a concedere a persone in condizione di vulnerabilità (famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo, e infine a consentire a tutti di entrare in Italia in modo sicuro, perché il rilascio dei visti umanitari prevede necessari controlli da parte delle autorità.


Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
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Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
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A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mar giu 05, 2018 9:17 pm

Il favoreggiamento all'immigrazione clandestina è un crimine gravissimo, che danneggia tutti, da punire inflessibilmente.


Scandalo rifugiati in Germania: Asilo politico in cambio di denaro
Soeren Kern
4 giugno 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12449 ... corruzione

L'Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati (Bundesamt für Migration und Flüchtlinge, BAMF) esaminerà oltre 25 mila decisioni in materia di asilo dopo le accuse di corruzione mosse alla sua sede regionale nella città settentrionale di Brema.

Il ministro tedesco dell'Interno Horst Seehofer ha annunciato la revisione dopo che è emerso che un ex funzionario del BAMF della sede di Brema aveva accettato mazzette in cambio della concessione del diritto di asilo ad almeno 1.200 rifugiati che non rispondevano ai criteri necessari. Altri cinque – tre avvocati, un interprete e un intermediario – sono oggetto di indagine.

Nella foto: Il municipio di Brema, in Germania, nel centro storico della città. (Fonte dell'immagine: Jürgen Howaldt/Wikimedia Commons)

I tre avvocati avrebbero intascato soldi in contanti dai "rifugiati" in tutta la Germania e poi presentato le loro domande di asilo alla sede di Brema. L'interprete aveva il compito di "tradurre" i colloqui – che gli immigrati erano tenuti a fare prima di avviare l'iter – in modo che le risposte corrispondessero ai requisiti, in cambio di 500 euro per richiedente asilo.

In un caso, l'ufficio di Brema del BAMF ha approvato la domanda di asilo di un certo Mohamad A., il quale, tramite un'interprete corrotto, aveva detto di essere un rifugiato siriano e che sua sorella era stata uccisa dalle forze fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad. Due anni dopo è emerso che Mohamad A. aveva mentito: il suo vero nome è Milad H. e viene dalla Romania.

Alcuni dei migranti ai quali è stato concesso l'asilo sono stati considerati dalle autorità tedesche dei potenziali rischi per la sicurezza, secondo la rivista Der Spiegel. Tra di loro, agenti dell'intelligence siriana, trafficanti di esseri umani e altri criminali incalliti, così come potenziali jihadisti dello Stato islamico.

Il presidente del BAMF Jutta Cordt ha dichiarato che una squadra di 70 revisori interni riesaminerà le decisioni riguardanti 18 mila permessi di soggiorno rilasciati dal 2000 dall'ufficio di Brema. Inoltre, il BAMF riesaminerà ulteriori 8.500 decisioni prese nel 2017 da altri dieci sedi regionali, secondo Die Welt. Tali uffici sono sotto esame a causa di notevoli differenze nel numero di domande di asilo approvate o negate, rispetto ad altri uffici.

Le email interne del BAMF, intercettate e pubblicate dal Süddeutsche Zeitung, mostrano che la Cordt e altri funzionari dell'Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati avevano ricevuto informazioni su "casi sospetti" presso la sede di Brema già nel febbraio 2017, ma che le informazioni sono state tenute segrete fin dopo le elezioni federali tedesche del settembre 2017. Infatti, un mese dopo la consultazione elettorale, il 26 ottobre, il BAMF avviava con discrezione un controllo interno. La politica in materia di immigrazione è stata una questione chiave delle elezioni in cui Alternativa per la Germania (AfD), contrario all'immigrazione, è diventato il terzo partito nel Bundestag, il parlamento federale tedesco.

Lo scandalo è divenuto di dominio pubblico il 20 aprile 2018, quando la procura di Brema ha annunciato che un ex funzionario della sede di Brema del BAMF era sotto inchiesta, insieme ad altri, e che la polizia aveva fatto irruzione nelle abitazioni e negli uffici dei sospettati.

Sempre ad aprile, il BAMF ha licenziato più di 2 mila interpreti freelance perché "non sembravano neutrali o non erano affidabili". In alcuni casi, gli interpreti che erano sospettati di essere spie per il governo turco sono stati licenziati per "aver violato il loro dovere di neutralità".

Attualmente, circa 5.800 interpreti freelance – molti dei quali sono essi stessi migranti e non hanno una buona conoscenza del tedesco – lavorano per il BAMF in 472 lingue, stando al Westdeutsche Allgemeine Zeitung. La maggior parte di loro sono stati assunti senza effettuare alcun controllo, all'apice della crisi migratoria del 2015, quando la cancelliera Angela Merkel ha consentito a più di un milione di migranti provenienti dall'Africa, dall'Asia e dal Medio Oriente di entrare nel paese. Secondo il Westdeutsche Allgemeine Zeitung, solo 620 dei 5.800 interpreti sono certificati.

Lo scandalo dell'asilo politico in cambio di denaro ha danneggiato in modo significativo la fiducia nel BAMF. Un sondaggio Civey pubblicato da Die Welt il 21 maggio scorso ha rilevato che il 79,9 per cento dei tedeschi ha dichiarato di avere "ben poca" o "pochissima" fiducia nelle decisioni prese in materia di asilo politico dal BAMF. Solo l'8,9 per cento ha detto che il grado di fiducia nel BAMF è "molto alto" o "piuttosto alto".

La mancanza di fiducia nell'Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati è condivisa dagli elettori di tutti i partiti politici: il 97,9 per cento di coloro che appoggiano Alternativa per la Germania (AfD), partito contrario all'immigrazione, ha dichiarato di diffidare del BAMF, seguiti dagli elettori dei Democratici liberi (81 per cento), dai conservatori del blocco Cdu-Csu della cancelliera Angela Merkel (80,8 per cento); della sinistra (66,5 per cento), del Partito socialdemocratico (64,5 per cento) e dei Verdi (62,4 per cento).

Intanto, nove su dieci domande di asilo respinte su tutto il territorio tedesco finiscono in tribunale, secondo Süddeutsche Zeitung. In più del 40 per cento dei casi, i giudici si sono pronunciati a favore dei migranti e hanno ribaltato le decisioni a favore degli immigrati. I magistrati si sono schierati con i richiedenti asilo siriani nel 99,9 per cento dei casi, afgani nel 47 per cento e con quelli turchi nel 34 per cento. Nel 2017, i migranti hanno presentato 328 mila ricorsi davanti ai tribunali – il doppio rispetto al 2016 – per ribaltare le decisioni di asilo negative del BAMF. Alla fine del 2017, c'erano 372 mila casi pendenti nelle corti tedesche.

Attualmente il BAMF respinge quasi tutte le richieste di asilo presentate da chi si è convertito dall'Islam al Cristianesimo, secondo Thomas Schirrmacher, presidente dell'International Society for Human Rights. Egli ha detto che quando i migranti si sottopongono ai "test sulla fede religiosa", il BAMF si affida spesso a interpreti che deliberatamente traducono in modo sbagliato, a spese dei cristiani o dei convertiti. Schirrmacher ha citato l'esempio di un convertito che parlava di Martin Lutero e del Vangelo di Matteo e invece l'interprete musulmano asseriva che l'uomo stava facendo riferimento a Lothar Matthäus, un noto calciatore tedesco.

"È uno scandalo che a quasi tutti i convertiti dall'Islam al Cristianesimo venga negato l'asilo politico", ha detto Schirmacher. "In che modo i decisori del BAMF credono di rispondere all'interrogativo complesso e delicato sul fatto che le conversioni al Cristianesimo sono false o che gli interpreti sono pessimi e faziosi?"
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.



Favorire l'immigrazione e l'emigrazione clandestina è un crimine universale
viewtopic.php?f=194&t=2754



Palermo, vendevano documenti falsi a migranti diretti in Nord Europa
Federico Garau - Lun, 04/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 36477.html

Scatta l’arresto per 6 cingalesi, coinvolti nel commercio di documenti falsi per favorire l’immigrazione clandestina verso i paesi dell’Europa settentrionale

Palermo, colpita un’organizzazione dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina gestita da cittadini dello Sri Lanka di etnia Tamil; la fitta rete di conniventi aveva numerose basi sia in Italia che in alcune città europee.

La Polizia, su disposizione del gip del tribunale, ha effettuato stamani l’arresto di 6 cingalesi che gestivano le operazioni proprio nel capoluogo siciliano.

Le attività di indagine, portate avanti dalla Squadra Mobile di Palermo, hanno avuto inizio in seguito all’arresto di due cittadini dello Sri Lanka effettuato il 31 dicembre del 2016. La Polaria era infatti riuscita ad intercettare i due all’interno dell’aeroporto Falcone-Borsellino, mentre stavano tentando di imbarcarsi su un volo diretto a Londra muniti di documenti di identità falsi.

Grazie ai risultati ottenuti dagli investigatori è stato possibile scoprire che a favorire gli spostamenti dei due verso l’Inghilterra era stato Alphonse Jerade Aliosius (uno dei 6 cingalesi arrestati), referente palermitano di una rete criminale ben più ampia.

A corroborare questa ipotesi, infatti, nel corso dello scorso anno sono stati numerosi i fermi di cittadini stranieri che, poco dopo il loro arrivo in Italia, tentavano di ripartire il più in fretta possibile verso il Nord Europa con documenti falsi forniti loro dall’organizzazione criminale.

Il “modus operandi” era sempre lo stesso: i cittadini dello Sri Lanka venivano fatti arrivare nel nostro paese, soprattutto a Palermo, dopo il versamento di ingenti somme di denaro (fino a 28000 euro); dopo di che si organizzava la loro ripartenza verso il Nord Europa. Grazie all’ausilio di passaporti falsi, principalmente belgi, i migranti potevano proseguire quindi il loro viaggio (via terra o per mezzo di aerei) superando il confine italiano verso la Francia a Ventimiglia o verso la Svizzera a Como.
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