Regolamento o Convenzione di Dublinohttps://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_di_Dublino La Convenzione sulla determinazione dello stato competente per l'esame di una domanda di asilo presentata in uno degli stati membri delle Comunità Europee, comunemente conosciuta come Convenzione di Dublino, è un trattato internazionale multilaterale in tema di diritto di asilo.
Anche se la convenzione è aperta alla sottoscrizione solo degli stati membri della UE, alcuni stati non membri, come Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera hanno concluso accordi con la UE per applicare le disposizioni della Convenzione nei loro territori.
Il corrispondente regolamento di Dublino (formalmente chiamato "Regolamento UE n. 604/2013" oppure Regolamento di Dublino III) è un regolamento dell'Unione Europea, che stabilisce "i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (rifusione)", nell'ambito della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la relativa direttiva UE.
Regolamento di Dublino, cos'è e perché Salvini si oppone alla sua riformaFD
2018/06/04
https://www.tpi.it/2018/06/04/regolamen ... ma-salviniIl 5 giugno si tiene a Lussemburgo il vertice dei ministri dell’Interno degli Stati membri dell’Unione europea per discutere le riforme della Comunità europea. Tra i punti all’ordine del giorno figura anche il regolamento di Dublino, sulla cui base sono delineate le politiche in materia di immigrazione.
Nei giorni scorsi la cancelliera tedesca Merkel aveva ammesso che l’Italia è stata lasciata sola a gestire l’esodo dei migranti e che “c’è bisogno di un sistema comune dell’asilo”.
Il nuovo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha detto che voterà No alle riforme del regolamento.
Il sistema attuale si basa sul criterio del “primo ingresso”, che affida il compito di ospitare e valutare ciascuna richiesta di protezione internazionale al paese in cui è avvenuto l’ingresso.
Al summit si partirà invece dalle riforme approvate dalla Commissione e dal Parlamento europeo, secondo cui il Paese di arrivo non deve più essere automaticamente responsabile per le richieste.
In questo modo si passa ad un meccanismo permanente e automatico di ricollocamento basato su un sistema di quote obbligatorio per tutti gli stati membri.
Chi si rifiuta di accogliere la propria quota di richiedenti asilo vedrebbe ridotto il numero di fondi comunitari a cui può avere accesso.
La proposta, però, deve essere approvata anche dal Consiglio europeo, la cui presidenza spetta alla Bulgaria fino alla fine di giugno.
Proprio la Bulgaria aveva presentato alcuni mesi fa una “bozza zero” del regolamento di Dublino, secondo cui il ricollocamento dei richiedenti asilo non deve essere obbligatorio né automatico.
Nel documento presentato dalla presidenza bulgara si eliminano alcune proposte innovative inserite dal Parlamento come le quote obbligatorie di ripartizione con 250mila euro di penale per ogni richiedente asilo rifiutato e soprattutto la fine del principio del paese di primo ingresso.
Inoltre, la bozza prevede la “responsabilità stabile” degli Stati membri per i migranti che entrano nel loro territorio di una durata di 10 anni.
In questo modo l’Italia, la Grecia e la Spagna sarebbero responsabili di chi arriva sul loro territorio per un decennio.
La bozza presentata dalla Bulgaria si basa sul concetto di “fair share” di richiedenti asilo.
Secondo questo principio, la cifra di rifugiati, da cui sono esclusi i migrati economici, che ciascuno stato membro dovrebbe accogliere in tempi normali è stabilita sulla base degli arrivi registrati nell’anno precedente e la ripartizione prende in considerazione anche Pil e popolazione.
La redistribuzione dei richiedenti asilo oltre la “fair share” avverrebbe solo in casi di emergenza.
Nella bozza, viene proposta anche l’introduzione di quote volontarie, se il numero di arrivi nell’Unione supera il 160 per cento dell’anno precedente, e di quote obbligatorie se il flusso supera per più di due anni il 180 per cento.
I paesi che non vogliono accettare la loro quota di migranti dovrebbero semplicemente versare un contributo di 30mila euro per ciascun richiedente asilo che rifiutano di accogliere.
La Bulgaria, inoltre, ha proposto che il paese di primo ingresso effettui degli specifici controlli per assicurarsi che i nuovi arrivati non siano un pericolo.
La “bozza zero” è stata contesta da Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta.
Cos’è il regolamento di Dublino
Il regolamento di Dublino II è un provvedimento emanato nel 2003 che regolamenta le richieste d’asilo nei paesi dell’Ue e in alcuni paesi fuori dalla comunità europea quali la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.
Questo provvedimento obbliga i richiedenti asilo a fare richiesta sul territorio del primo stato europeo in cui essi approdano senza poterla reiterare in altri stati dell’Ue.
Il regolamento prevede anche un sistema di controllo tramite un archivio condiviso tra i vari stati, noto con il nome di Eurodac, in cui ogni richiedente è obbligato a registrare le proprie impronte digitali in maniera tale da evitare di poter presentare domande multiple.
Lo status di rifugiato
La condizione di rifugiato è definita dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite firmato da 147 paesi.
Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”.
Per ottenere lo status di rifugiato, i richiedenti asilo devono dimostrare alle autorità europee che stanno scappando da una guerra o da una persecuzione e che non possono tornare nel loro paese d’origine.
La differenza tra migrante e rifugiato
Per il diritto internazionale, un richiedente asilo è una persona perseguitata nel proprio paese di origine che chiede il riconoscimento dello status di rifugiato dopo essere arrivato sul territorio di uno stato diverso dal suo.
Fino al momento della decisione da parte dello stato ospitante, il richiedente asilo ha diritto a vivere sul territorio del paese in cui è arrivato anche se sprovvisto di documenti o se entrato illegalmente.
Un migrante è invece chi sceglie di lasciare il proprio paese d’origine per cercare una sistemazione e una condizione di vita migliore da quella che ha nel proprio paese di origine. Un migrante non è necessariamente anche un richiedente asilo.
Migranti, anche Germania scettica su riforma Dublino. Belgio: "E' morta". Austria sull'Italia: "Un alleato forte"5 giugno 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ni/4404404 Il consiglio Affari interni a Lussemburgo ha discusso la riforma del sistema di asilo europeo, senza trovare un'intesa. Il ministro tedesco Mayer: "Com'è attualmente non la accettiamo ma siamo aperti a discussione". Molti Paesi, pur non soddisfatti, lasciano una porta aperta. Sette Stati, tra cui l'Italia, sono invece contrari. Belgio: "Ora chiudere le frontiere, poi troveremo accordo"
La riforma del regolamento di Dublino “è morta“. La parola fine sul progetto di cambiamento delle regole del sistema di asilo europeo arriva dal segretario di stato all’Asilo belga Theo Francken al termine della prima parte dei lavori del consiglio Affari interni, in programma a Lussemburgo, dove il primo punto della discussione era dedicato proprio alla proposta della Bulgaria sula riforma di Dublino. Dopo che anche la Germania, con le parole del segretario di stato Stephan Mayer, aveva annunciato la sua posizione – “Com’è attualmente non la accettiamo” – sono arrivati, secondo fonti a Lussemburgo citate dall’Ansa, i no di sette Paesi ad accettare il testo di Sofia come base di lavoro per il vertice tra i leader Ue di giugno. Sono: Italia, Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia. Tre Paesi, Estonia, Polonia e Gran Bretagna, non si sono espressi. Gli altri 18, pur non soddisfatti, lasciano la porta aperta al negoziato.
“Non c’è solo l’Italia ad opporsi, anche i Paesi Visegrad sono contrari, e il governo tedesco critica punti precisi”, aveva detto Mayer in mattinate, specificando però che la Germania “è aperta ad una discussione costruttiva“. Lo scetticismo di Berlino – che insieme a Francia e Commissione Ue sperava di chiudere la partita sui migranti entro fine giugno, quando scadrà il mandato della presidenza bulgara, e subentrerà quella austriaca, molto più intransigente sulla questione – rende ora quasi impossibile trovare un accordo. Tanto che il belga Francken ha auspicato ora un nuovo “approccio australiano” per arrivare ad “uno stop completo dell’immigrazione illegale”, ed un accordo Ue-Tunisia, sul modello di quello fatto con la Turchia, in modo tale che quando i migranti “partiranno dalla Libia potranno essere intercettati in mare e portati in Tunisia”. Una volta che “le frontiere saranno chiuse, tutti i Paesi mostreranno solidarietà – ha detto l’esponente del governo belga – ma questo non accadrà fino a quando la porta è ancora aperta. Prima chiudiamo le frontiere, poi potremo trovare un accordo su chi fa cosa”.
Un accordo che invece è convinta di trovare Vienna, già alla prossima riunione del consiglio Affari interni a Innsbruck, prevista a settembre. Proprio il ministro dell’Interno austriaco, Herbert Kickl, ha detto di considerare l’Italia “un alleato forte” e promesso che quando il suo Paese avrà la presidenza “annuncerò qualcosa come un piccola rivoluzione copernicana” sulla politica di asilo. Kickl ha inoltre aggiunto che, sempre in giornata, sentirà al telefono Matteo Salvini.
Il nuovo capo del Viminale e l’Italia sono rimasti fermi sul voto contrario alla bozza di riforma del regolamento di Dublino presentata da Sofia. Tra i Paesi del Sud Europa solo Grecia, Malta, e Cipro hanno lasciato uno spiraglio ai negoziati, spaccando così il fronte mediterraneo. Il testo passerà ora all’attenzione del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che deciderà come portare avanti la discussione al summit dei leader di fine giugno. “Non dobbiamo risparmiare gli sforzi per continuare ad avanzare con uno spirito costruttivo, questo mese”, ha detto il commissario Ue alla Migrazione Dimitris Avramopoulos all’Ansa. “In passato ci siamo impegnati tutti a concordare su una riforma duratura. Ora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e portare avanti il lavoro”, ha concluso.
Anche l’Italia contribuisca a “gettare un ponte” tra le istituzioni Ue per favorire uno “spirito di cooperazione che consenta una riforma pragmatica” del sistema d’asilo. È l’appello che arriva invece dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani in una lettera inviata al neo presidente del Consiglio Giuseppe Conte e agli altri leader Ue in vista del vertice di fine mese. “Sarà probabilmente l’ultima possibilità – scrive Tajani – durante questa legislatura” per avviare un negoziato tra Consiglio e Pe e avere una riforma basata sulla solidarietà. “La proposta del Parlamento europeo è l’unica che mette insieme fermezza e solidarietà. E’ su questa base che gli Stati membri e il Consiglio devono lavorare”, ha aggiunto Tajani su Twitter.
“L’Europa ha bisogno di un’intesa sulla riforma di Dublino, ma con le elezioni delle destre in Europa c’è un problema per raggiungere un compromesso oggi. C’è un clima politico più duro“, ha analizzato il ministro alla migrazione svedese Helene Fritzon. “Non si tratta solo dell’Italia”, ha aggiunto. “Abbiamo ancora molte questioni aperte” e “ci sono molti Stati membri che hanno punti di cui vogliono discutere”, ha ammesso anche il ministro alla Migrazione olandese Mark Harbers. “Ci sono cose che anch’io vorrei cambiare nel futuro. Con la discussione di oggi dobbiamo vedere se ci sono soluzioni che possiamo sostenere”, ha precisato Harbers al suo arrivo al consiglio Affari interni Ue.
Il nuovo capo del Viminale Salvini non era a Lussemburgo – impegnato a Roma per la fiducia al nuovo governo – ma aveva già annunciato il no dell’Italia. Viene giudicato insoddisfacente l’equilibrio individuato nel documento tra solidarietà e responsabilità nella gestione dei flussi migratori. La bozza non prevede infatti alcun automatismo nel ricollocamento dei richiedenti asilo, ma contempla scappatoie ‘finanziarie’ e sancisce l’obbligatorietà delle riallocazioni solo in modo graduale e sfumato. Il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, parlando al Brussels economic forum, difende le posizioni del nostro Paese, che “merita rispetto e fiducia” perché “ha fatto molto per costruire un’Europa unita”. “Il suo posto è al cuore dell’Ue”, ha aggiunto Juncker.
Ue, l'assist del Belgio a Salvini: "Ora l'Italia deve respingere i barconi"Sergio Rame - Mar, 05/06/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 36987.htmlIl Belgio avanza la richiesta di poter respingere i migranti: "L'Italia è obbligata a salvare i migranti in mare e accoglierli. Ma, finché sarà così, avremo il caos"
"Adesso basta così". A battere i pugni sul tavolo è il Belgio che non ne può più con l'ondata migratoria che dall'Africa porta ondate di clandestini in Italia e poi nel Nord dell'Europa.
"Bisogna iniziare a respingere i barconi che navigano nel Mar Mediterraneo". È il sottosegretario di Stato belga, Theo Francken, responsabile dell'Immigrazione, a chiedere al nuovo ministro dell'Interno Matteo Salvini di "smettere di accettare delle imbarcazioni (di migranti) in Sicilia e in Italia" per "cessare di incitare al traffico e di lasciare arricchirsi le mafie".
Dopo la telefonata con il premier ungherese Viktor Orbàn e il confronto con il ministro austriaco Herbert Kickl, Salvini affina le alleanze con i partner europei. Sul tavolo ci sono l'emergenza immigrazione e la riforma del Trattato di Dublino. Il Belgio ha fatto sapere di essere pronto a trovare un compromesso, ma non vuole "più immigrazione illegale". "Diciamo come gli italiani: basta così!", ha detto Francken, a margine della riunione dei ministri dell'Interno dell'Unione Europea a Lussemburgo. Oggi, secondo il sottosegretario di Stato belga, "l'Italia è obbligata a salvare i migranti in mare, e deve accoglierli, senza poterli rimpatriare in Libia o altrove. Ma finché questo sarà possibile, avremo il caos".
Arrivati a questo punto, per il Belgio l'unica soluzione è "poter respingere le imbarcazioni". "Dobbiamo trovare un modo per aggirare l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo", ha detto Francken sottolineando, poi, che l'Italia non può smettere di applicare le regole attuali di Dublino rifiutando di riprendersi i richiedenti asilo arrivati sul suo territorio che si sono trasferiti in altri paesi dell'Unione europea. "Se oggi la posizione del governo italiano è che non si può più rispedire nessuno (in Italia), questo equivarrebbe a denunciare l'insieme degli accordi (europei) sull'immigrazione - conclude il responsabile dell'Immigrazione - e si tornerebbe allora verso il ritorno dei controlli alle frontiere interne (di Schengen, ndr)".
Migranti, Vienna: Roma alleato forte, oggi sentiremo Salvini5 giugno 2018
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/mi ... 802a.shtmlIl ministro dellʼInterno austriaco: "Annuncerò qualcosa come un piccola rivoluzione copernicana" sulla politica di asilo
Germania: "Proposta bulgara non ci piace" - Che non sia una strada facile per l'Italia per cercare di ottenere una modifica al trattato di Dublino, lo si capisce dalle diverse dichiarazioni di Paesi che, in ordine sparso, non nascondono dubbi e forti perplessità. La Germania, per esempio, si dice "aperta ad una discussione costruttiva" sulla proposta della presidenza bulgara per la riforma del regolamento di Dublino, "ma com'è attualmente non la accettiamo". Così il segretario di Stato tedesco Stephan Mayer prima del consiglio Affari interni Ue dove il primo punto della discussione è dedicato alla riforma del sistema di asilo europeo. "Non c'è solo l'Italia ad opporsi, anche i Paesi Visegrad e il governo tedesco"o.
Olanda: "Molti Paesi insoddisfatti su proposta riforma Dublino" - "Abbiamo ancora molte questioni aperte" rispetto a questa proposta sulla riforma di Dublino, "ci sono molti Stati membri che hanno punti di cui vogliono discutere. Ci sono cose che anch'io vorrei cambiare nel futuro. Con la discussione di oggi dobbiamo vedere se ci sono soluzioni che possiamo sostenere. E' complicato, ma cercare di trovare soluzioni è una cosa che dobbiamo ai cittadini europei". Così il ministro alla Migrazione olandese Mark Harbers.
Svezia: "Destre in Ue rendono intesa su Dublino più dura" - "L'Europa ha bisogno di un'intesa sulla riforma di Dublino, ma con le elezioni delle destre in Europa c'è un problema per raggiungere un compromesso. C'è un clima politico più duro. Non si tratta solo dell'Italia, ma anche la Slovenia". Lo ha dichiarato il ministro alla migrazione svedese Helene Fritzon.
Belgio: "Bene la linea di Matteo Salvini, siamo con lui" - Dal nuovo governo italiano "mi aspetto una stretta sulla migrazione. Seguo il nuovo ministro Salvini da mesi. La posizione dell'Italia sulla migrazione è piuttosto severa. Ma anche il Belgio ha un governo di destra, quindi anche noi siamo piuttosto duri". Lo ha detto il segretario di Stato belga, Theo Francken, secondo cui è "positivo se l'Italia inizia a rifiutare i migranti sulle proprie coste".
"No Italia e 6 Paesi a proposta riforma" - Sette Paesi si sono detti contrari alla proposta della presidenza bulgara sulla riforma di Dublino, come base di lavoro per il vertice dei leader di giugno. Sono: Italia, Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia. Tre Paesi: Estonia, Polonia e Gran Bretagna, non si sono espressi. Gli altri 18, pur non soddisfatti lasciano la porta aperta al negoziato, al summit. Tra questi Grecia, Malta, e Cipro, spaccando così il fronte mediterraneo. Si apprende da fonti a Lussemburgo.
L’asse Italia-Visegrad fa saltare l’intesa su Dublinofabio martini
2018/06/05
http://www.lastampa.it/2018/06/05/itali ... agina.html Stretta tra la forte opposizione dei Paesi del Sud Europa da un lato e da quella dei Visegrad dall’altro, anche la Germania getta la spugna sulla riforma di Dublino. «Siamo aperti a una discussione costruttiva sulla proposta della presidenza bulgara, ma così com’è attualmente non la accettiamo».
La pietra tombale sul documento preparato da Sofia - che fino all’ultimo Francia e Germania avevano cercato di difendere - l’ha messa questa mattina Stephan Mayer, segretario di Stato tedesco all’Interno, arrivando alla riunione con i colleghi in corso a Lussemburgo. Troppo alto il rischio di uno strappo, meglio dunque evitare il braccio di ferro con chi la contesta e cercare nuove vie per un’intesa.
Ovviamente la posizione di Berlino è molto diversa da quella dell’Italia e del blocco dell’Est, che si sono ritrovati alleati nel respingere nettamente la bozza sul tavolo per ripartire da zero. Mayer ha spiegato che la critica tedesca è limitata «ad alcuni punti precisi».
Ma stamattina ha constatato che non ci sono le condizioni nemmeno per discutere i correttivi. Tutto da rifare, quindi, se la vedranno i leader al Consiglio europeo di giugno. Ma l’Austria già guarda avanti e preannuncia una nuova proposta che porterà a una «rivoluzione copernicana» nelle regole sul diritto d’asilo: sarà discussa a luglio nel vertice di Innsbruck all’inizio del semestre di presidenza austriaca. Il ministro Herbert Kickl ha detto che oggi stesso parlerà con Matteo Salvini.
Interessi contrapposti
Italia e Visegrad sono uniti nel contestare la proposta di compromesso presentata dai bulgari, ma con motivazioni diametralmente opposte. Secondo Roma nella bozza c’è troppa responsabilità a carico dei Paesi di primo ingresso e troppo poca solidarietà (posizione condivisa da Spagna, Grecia, Cipro e Malta).
Sono considerati eccessivi gli otto anni di «responsabilità stabile» sui migranti da parte dei Paesi di primi ingresso e ci sono troppi oneri sul fronte dei controlli. Tutto ciò senza che ci sia un’adeguata compensazione sul lato della solidarietà: la redistribuzione obbligatoria scatterebbe solo in casi veramente eccezionali e comunque dopo un via libera dei governi. Ma per Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia (a cui si è aggiunta l’Austria) è l’esatto contrario: questi Paesi non vogliono nessun accenno alle quote obbligatorie. Poco importa: in questa fase è necessario mantenere solida questa «strana alleanza» per far saltare il tavolo. Da domani riemergeranno gli interessi contrapposti. Helene Fritzon, ministro svedese, non usa mezzi termini: «Con l’elezione delle destre in Europa è più difficile raggiungere un compromesso. C’è un clima politico più duro».
Il tempo stringe
«Ma senza un accordo al prossimo Consiglio europeo - riassume un diplomatico - non riusciremo a completare la riforma entro questa legislatura». Servirà molto tempo per trovare un nuovo accordo, quindi. E poi - una volta trovata l’intesa tra i governi - il Consiglio dovrà anche sedersi al tavolo negoziale con il Parlamento europeo, che ha già approvato una proposta in cui sono previste le quote obbligatorie. Pensare di chiudere entro le prossime Europee (maggio 2019) sembra dunque impossibile.
Il sistema attuale
Senza un’intesa, resterebbe in vigore l’attuale sistema di regole Dublino III. Senza quote e senza i rigidi vincoli sui controlli. «Ma a quel punto - dice un diplomatico di un grande Paese - rimarrebbero anche i controlli alle frontiere interne di Schengen, necessari per evitare i movimenti secondari di migranti da un Paese all’altro».
Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africaviewtopic.php?f=205&t=2681 Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadiniviewtopic.php?f=196&t=2605