La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

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Messaggioda Berto » gio apr 06, 2017 7:29 am

Pavia, 14enne frustata: "Segui l'islam o muori. Tu come le italiane poco di buono"

Giovane 14enne tolta alla famiglia marocchina islamica. Ha denunciato violenze e frustate a sangue. Ora vive in una comunità protetta
Claudio Cartaldo - Mer, 05/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 82882.html

Quella della 14enne di Pavia tolta ai genitori marocchini perché maltrattata è la la storia di una ragazza costretta a vivere un incubo.

Le violenze, le frustate con il cavo del computer e infine le cinghiate. I metodi punitivi della famiglia islamica, soprattutto del padre e del fratello 35enne, avevano un unico scopo: impedire che la figlia diventasse come le ragazze occidentali che sono tutte "poco di buono".

La giovane infatti avrebbe voluto essere solo come tante delle sue amiche. Libera da quel velo che la opprimeva, libera dalle costrizioni dell'islam e della cultura sotto cui è nata la sua famiglia. E invece il papà e il fratello la pestavano a sangue e la frustavano per farle cambiare idea, per farle dimenticare il senso di libertà di tornare tardi la sera o sciogliere i capelli al vento. A febbraio la ragazza si è presentata all'ospedale per farsi medicare diverse ferite e contusioni dovute ai maltrattamenti familiari. Poi il 16 febbraio ha raccontato tutto alla polizia.

Ha raccontato di quella volta in cui il fratello è entrato in camera sua e l’ha malmenata con il manico della scopa. La sua colpa? Essere rientrata a casa troppo tardi.
Poi tutti gli altri episodi di violenze scatenate dal fatto che la loro figlia si comportasse come le sue amiche italiane. "Mi dicevano: “Non sei come noi, se muori è meglio... Vuoi essere come le tue amiche italiane, solo le poco di buono si vestono come te”", ha detto la ragazza agli investigatori come spiegato da La Provincia Pavese. E la madre? Non l'ha mai difesa, anzi. Incoraggiava i maschi di casa a pestare la figlia per i suoi comportamenti "inappropriati".

I giudici del Tribunale dei minori di Milano Zelante, Florit e Radaelli l'hanno allontanata dalla famiglia per metterla in una comunità protetta. L'avvocato dei genitori, Pierluigi Vittadini, ha fatto sapere che si tratta di "un provvedimento provvisorio, in attesa di accertare i fatti. Per i miei assistiti, comunque, non ci sono stati maltrattamenti, al massimo castighi per spronarla ad andare a scuola, visto che non voleva più andarci".
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » lun apr 10, 2017 6:32 am

Napoli, non vuole indossare il burqa prende a calci e pugni la moglie
9 aprile 2017
http://www.corriere.it/cronache/17_apri ... 1df7.shtml

Un marocchino di 51 anni ha malmenato la compagna, accusandola di volersi comportare «alla occidentale». Poi l’ha rinchiusa nel bagno. I carabinieri lo hanno arrestato per sequestro di persona, minaccia aggravata e maltrattamenti in famiglia
Non ha voluto indossare il burqa, e per questo il marito l’ha presa a calci e pugni, accusandola di volersi comportare «alla occidentale», e l’ha rinchiusa, poi, in bagno per impedirle di chiamare i soccorsi. È accaduto a Sant’Anastasia (Napoli) dove i carabinieri hanno arrestato un marocchino di 51 anni, per sequestro di persona, minaccia aggravata e maltrattamenti in famiglia.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » mar apr 11, 2017 8:00 pm

Imponeva velo e corano con le botte: arrestato kosovaro a Siena
Quarto caso in sole due settimane. Minorenni pestate perché non indossano il velo. La Lega: "Non possiamo regalare la cittadinanza a chi non vuole integrarsi"
Sergio Rame - Mar, 11/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 84886.html

Pestava a sangue la figlia perché non indossava il velo islamico. Gliele dava così forte da spedirla in ospedale.

Poi, quando tornava a casa, le imponeva di leggere il Corano. La furia di un kosovaro di 38 anni, residente nella provincia di Siena, è stata fermata soltanto quando le compagne di classe della minore hanno sporto denuncia e i poliziotti della mobile, diretti dal Commissario Capo Enzo Tarquini, hanno fatto scattare ai suoi polsi le manette dando esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa a suo carico dal gip presso il tribunale di Siena, per il reato di maltrattamenti a danno di minori conviventi.

In appena due settimane si segnalano quattro gravi casi di ragazzine minorenni picchiate, vessate e umiliate dalle rispettive famiglie solo perché vivevano alla occidentale, come tutte le altre ragazze italiane. Si rifiutavano di indossare il velo islamico. L'ultimo caso arriva oggi da Siena dove un kosovaro picchiava la figlia per la sua ribellione a indossare il velo. Esattamente la stessa situazione verificatasi nelle settimane scorse a Bologna e Pavia, con due 14enni, una bengalese rasata a zero e l'altra, una marocchina, picchiata a cinghiate, solo perché volevano vestirsi all'occidentale. Senza, poi, contare il caso ancora più grave della scorsa settimana a Torino dove una 15enne egiziana ha tentato il suicidio perché la famiglia voleva darla in sposa a un uomo che neppure conosceva. "Chi, come la presidente Boldrini, anche oggi invoca l'urgenza di una legge per regalare la cittadinanza italiana a centinaia di migliaia di immigrati - tuona il vice presidente del Senato, Roberto Calderoli - dovrebbe aprire una seria riflessione sul fallimento del loro modello di integrazione, un modello basato sullo su diritti senza doveri, un modello che sta fallendo per un'integrazione non voluta da parte soprattutto delle famiglie di fede islamica".

Nei giorni scorsi la giovane di Siena era stata ricoverata al pronto soccorso dell'ospedale "Le Scotte". Aveva evidenti segni di violenza su tutto il corpo. Non riusciva nemmeno a camminare. Sono state le compagne di scuola e le professoresse a chiamare i soccorsi che hanno poi segnalato le violenze alla polizia. Dagli accertamenti svolti dalla polizia è emerso che la minore viveva "in un contesto familiare isolato ed estraneo alle normali condizioni di socialità, non poteva intrattenere alcun rapporto con i coetanei e doveva seguire le rigide imposizioni del padre, che ha aderito ai precetti più radicali della religione islamica". Al suo rifiuto di sottostare a quanto disposto dal padre, che le imponeva tra l'altro il velo, la lettura del corano e l'apprendimento della lingua araba, veniva picchiata. "Non si può svendere la cittadinanza per favorire un'integrazione che non c'è e che molto spesso gli immigrati rifiutano - tuona ancora Calderoli - prima di pretendere un diritto come la cittadinanza tocca agli immigrati dimostrare di essersi integrati con il nostro modo di vivere".
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab apr 15, 2017 12:08 pm

L’Islam prevede la circoncisione femminile

https://islamqa.info/en/45528
https://www.facebook.com/groups/2872381 ... f=NEWSFEED

La circoncisione femminile o mutilazione genitale femminile (khafd o khitan al-untha) viene prevista dall’Islam e ciò è dovuto al fatto che il profeta Maometto la inserì in un elenco di pratiche positive.

Narró Abu Huraira: ho sentito il profeta dire “Cinque pratiche sono caratteristiche della fitra: circoncisione, rasarsi i peli pubici, accorciare i baffi, tagliarsi le unghie e depilarmi i peli delle ascelle“. (Sahih al-Bukhari, Volume 7, Libro 72, Numero 779)

Qualcuno potrebbe ipotizzare che la circoncisione è prescritta solo per i maschi (khitan), ma la Sunna ci dice che la stessa Aisha, la sposa bambina di Maometto, venne mutilata.

Narrò Aisha: “Quando il circonciso incontra il circonciso, allora è richiesto il Ghusl. Io e il messaggero di Allah lo avevamo fatto [l’atto sessuale, ndt], quindi praticammo il Ghusl”. (Jami` at-Tirmidhi Volume 1, LIbro 1, Numero 108)

Questo hadith dimostra chiaramente che la circoncisione è prescritta per entrambi i sessi. Infatti le maggiori scuole tradizionali dell’Islam – Shafi, Hanbali, Maliki e Hanafi – la prescrivono come obbligatoria o come preferibile.

Il seguente hadith ci conferma che Maometto consentì la mutilazione genitale:

È stato narrato da Muhammad bin Hassan – Abdul Wahab (uno dei narratori) disse: Al-Kufi – da ‘Abdul-Malik bin ‘Umair, da Umm ‘Atiyyah Al-Ansariyyah, che una donna facesse le circoncisioni alle femmine di Medina, e il profeta le disse “non tagliare in maniera estrema, perché è meglio per la donna e piace di più al marito”. (Daif) (Sunan Abi Dawud Book 42, Hadith 525)

Jad-al-Haq, lo sceicco dell’Università Al-Azhar, dichiarò in una fatwa (decisione religiosa) nel 1994 che:

Se una regione cessa, di comune accordo, di praticare la circoncisione maschile e femminile, il capo di Stato deve dichiararle la guerra dato che la circoncisione fa parte dei riti e delle specificità dell’islam. Ciò significa che le circoncisioni maschile e femminile sono obbligatorie. [fonte: V. Aldeeb Abu-Sahlieh: Khitan, annesso 6.]

Sotto alcuni link con fatwe e pareri sulla circoncisione (in inglese):

https://islamqa.info/en/45528
https://islamqa.info/en/60314

Una veloce ricerca su internet è sufficiente per capire quali gravi rischi comporti per la salute delle donne la mutilazione dei genitali.

Dunque la causa principale della diffusione della mutilazione femminile è l’Islam. Solo per fare un esempio, basti pensare che prima del XIII secolo, quando l’Islam non si era diffuso in Indonesia, in quella regione la circoncisione femminile non esisteva. Oggi in Indonesia l’87% dei suoi abitanti è musulmana. Le indagini hanno rilevato che oltre il 95% delle femmine musulmane subiscono mutilazioni genitali prima dei diciotto anni di età.
Medical benefits of female
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab apr 15, 2017 5:51 pm

Milano, picchia la moglie perché cucina senza il suo permesso
Sabato 15 Aprile 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 83532.html

Ha minacciato la moglie con un coltello, l'ha picchiata e l'ha ferita perché aveva iniziato a cucinare senza il suo permesso. Un cittadino del Bangladesh, di 44 anni, è stato arrestato dalla polizia per aver aggredito la moglie, una connazionale di 40 anni, nel loro appartamento in via Imbonati, a Milano. Nel corso del litigio, avvenuto di fronte alla figlia di 10 anni, la donna è rimasta ferita a una mano ed è stata ricoverata in codice verde all'ospedale Fatebenefratelli. Il marito è stato invece portato a San Vittore.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » gio apr 20, 2017 10:16 pm

I consigli della sharia e gli abusi sessuali in Gran Bretagna
di Khadija Khan 20 aprile 2017

https://it.gatestoneinstitute.org

Per quanto questo sia terribile, c'è un lato ancora più oscuro della storia: in base alla legge della sharia, il secondo marito non ha l'obbligo di concedere alla moglie un divorzio veloce, cosa che gli permette di tenerla con sé come schiava sessuale per tutto il tempo che vorrà.

Se ci si chiede come questo possa concordare con la legge inglese, la risposta è che ciò è discordante.

La ong Muslim Women's Network che opera nel Regno Unito ha inviato una lettera aperta – con un centinaio di firme – al governo britannico e all'Home Affairs Select Committee chiedendo di fare luce sull'operato del Consiglio della Sharia per stabilire se le sue pratiche sono conformi alla legge inglese. Come risposta, il Consiglio della Sharia ha definito la lettera "islamofobica" e ha accusato Muslim Women's Network di essere un'organizzazione antimusulmana.

La legge inglese, non la sharia, è quella che tutela le singole persone e le coppie musulmane, come qualsiasi altro cittadino. Contrariamente a quanto dicono i difensori di questa farsa, la condizione delle donne musulmane dovrebbe essere considerata e trattata come una questione dei diritti umani.

Lo scandalo più recente relativo allo sfruttamento sessuale delle donne musulmane da parte dei capi religiosi islamici del Regno Unito è un'ulteriore prova del modo in cui la Gran Bretagna distoglie lo sguardo dalle orribili pratiche perpetrate proprio sotto i suoi occhi.

Un'inchiesta della BBC sulla "halala" – una pratica che consente a una donna musulmana divorziata di risposare il proprio marito dopo essersi unita in matrimonio a un altro uomo, aver consumato l'unione e aver divorziato da quest'ultimo – ha rivelato che gli imam in Gran Bretagna non solo incoraggiano questa pratica, ma ne approfittano finanziariamente. Questa depravazione ha portato molte di queste donne a essere tenute in ostaggio, letteralmente e metaforicamente, dagli uomini pagati per diventare i loro secondi mariti.

Tale pratica, che è considerata una errata interpretazione della legge islamica della sharia anche dagli sciiti estremisti e dai salafiti in salsa saudita, è osservata da certe sette islamiche come gli hanafiti, i barelvi e i deobandi. Quando un marito dice alla moglie tre volte la parola araba talaq, che significa divorzio, queste sette considerano nullo un matrimonio musulmano. Una donna può risposare il marito che l'ha ripudiata, solo dopo aver sposato un altro uomo – consumato il matrimonio – e dopo che lui le concede il divorzio.

Questi riti di divorzio, nonostante le leggi del paese, sono comuni in India, Bangladesh, Pakistan e altri paesi asiatici, dove la maggioranza degli abitanti appartiene alle sette hanafite, barelvi o deobandi. Nonostante i seminari locali, le moschee e i servizi online caldeggino e promuovano apertamente l'halala senza essere perseguiti, questa pratica è accettata dalla società e raramente è monitorata dalle autorità statali.

Nel Regno Unito, l'halala è emersa come un affare che va a gonfie vele, con siti web e social media che offrono alle donne un secondo marito in cambio di somme di denaro esorbitanti. Per quanto questo sia terribile, c'è un lato ancora più oscuro della storia: in base alla legge della sharia, il secondo marito non ha l'obbligo di concedere alla moglie un divorzio veloce, cosa che gli permette di tenerla con sé come schiava sessuale per tutto il tempo che vorrà.

Una donna musulmana, che ha cambiato idea sull'halala dopo aver vissuto questa esperienza, ha detto alla BBC che ha conosciuto altre donne nella sua stessa condizione, che sono state abusate sessualmente per mesi dai secondo mariti pagati per sposarle. Secondo un articolo pubblicato dal Guardian, il Consiglio della Sharia della Gran Bretagna afferma che si occupa annualmente di centinaia di casi di divorzio.

Questo famigerato consiglio è indirettamente responsabile di ciò che è sostanzialmente diventata una pandemia di stupri, in quanto non fa nulla per fermare o confutare l'halala. L'unico inconveniente, afferma il consiglio, è che gli imam che presiedono a questa pratica non seguono le opportune linee guida, secondo le quali il secondo matrimonio e il divorzio non devono essere premeditati, ma devono avvenire in maniera naturale.

Se ci si chiede come questo possa concordare con la legge inglese, la risposta è che ciò è discordante. Ma nel Regno Unito i giovani musulmani sono scoraggiati dalle loro comunità dal contrarre matrimonio secondo la legge inglese e viene detto loro che spetta agli imam celebrare le nozze che vengono poi registrate dai consigli della sharia. Le coppie che si conformano finiscono per essere alla mercé delle autorità islamiche che si occupano di questioni soggette al diritto di famiglia, divorzio incluso.

A causa delle sue pratiche eticamente scorrette condotte in nome della legge religiosa, il Consiglio della Sharia ha attirato molte volte l'attenzione pubblica. Lo scorso novembre, ad esempio, la ong Muslim Women's Network che opera nel Regno Unito ha inviato una lettera aperta – con un centinaio di firme – al governo britannico e all'Home Affairs Select Committee chiedendo di fare luce sull'operato del Consiglio della Sharia per stabilire se le sue pratiche sono conformi alla legge inglese.

Come risposta, il Consiglio della Sharia ha definito la lettera "islamofobica" e ha accusato Muslim Women's Network di essere un'organizzazione antimusulmana. Inoltre, la parlamentare laburista Naz Shah ha preso prontamente le difese del Consiglio della Sharia respingendo l'idea di un'inchiesta, in quanto la chiusura di consigli del genere potrebbe significare che altre donne sarebbero intrappolate in matrimoni fatti di abusi.

Pur riconoscendo che questi consigli potrebbero essere usati come strumenti per negare alle mogli i loro diritti, la Shah ha detto anche che essi fungono da preziosi arbitri nelle controversie coniugali.

Le sue affermazioni sono totalmente infondate. La legge inglese, non la sharia, è quella che tutela le singole persone e le coppie musulmane, come qualsiasi altro cittadino.

Se il governo britannico si fosse occupato di questa pratica scorretta del Consiglio della Sharia quando è emersa, oggi non ci troveremo di fronte a questa pandemia. Contrariamente a quanto dicono i difensori di questa farsa, la condizione delle donne musulmane dovrebbe essere considerata e trattata come una questione dei diritti umani.

È tempo che il governo britannico prenda coscienza e agisca in modo fermo nei confronti di un sistema immorale e probabilmente illegale. E prima sarà meglio è, affinché l'intero sistema dei consigli della sharia diventi impraticabile per proteggere migliaia di donne dagli abusi.

Khadija Khan è una giornalista e cronista residente in Pakistan.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab mag 06, 2017 10:29 am

Il sito che insegna la sottomissione alle islamiche italiane
15 Gennaio 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/hom ... w.facebook

Chiunque parli di integrazione dei musulmani e di convivenza con l' islam, prima di aprire bocca di nuovo, dovrebbe dare un' occhiata a un interessante sito internet. Si chiama Al Ghurabaa (www.alghurabaa-magazine.com) ed è un «magazine per la donna musulmana». Una specie di Donna Moderna in versione maomettana, in pratica. Solo che, come è facile immaginare, di «moderno» c' è ben poco. Quale sia il posto della femmina nel mondo viene chiarito in un eloquente articolo, in cui si precisa, a scanso di equivoci, che «il ruolo della donna nell' islam non è legato esclusivamente alla maternità». E ci mancherebbe, ci sono un sacco di altre attività: «Una donna può essere educatrice di bambini non suoi, istruttrice delle sue sorelle, compagna e saggia consigliera per il proprio marito e per i propri familiari». Tutte cose nobili e sante, ovviamente. Ma l' idea di uscire di casa non sembra nemmeno contemplata. Figuriamoci la possibilità di lavorare.

Spiega infatti il magazine: «Molte donne, musulmane e non, oggi sono stressate da un nuovo bisogno indotto: immaginano che la propria realizzazione emotiva possa avvenire esclusivamente attraverso la realizzazione di una carriera lavorativa». Infatti, seguendo i consigli del sito, se ne deduce che la donna possa arrivare alla sua «realizzazione emotiva» soltanto restandosene barricata nella propria dolce dimora, crescendo i figli e sfornando gustose torte di mele alle mandorle o «torte rustiche super-veloci». Manicaretti per cui Al Ghurabaa fornisce dettagliate ricette.

Tra i trucchi per preparare un cupcake halal e i consigli per impastare i biscotti di avena, l' obiettivo del «magazine femminile» è uno e uno solo: l' isolamento delle donne. Praticamente in ogni articolo compare un invito a non lavorare. Sembra di leggere quei giornali sauditi in cui si spiega che alle donne non conviene guidare perché, stando sedute al volante, possono riportare danni alle ovaie. La separazione dal mondo deve essere totale. Bisogna difendersi dagli sguardi attraverso gli abiti. Ecco allora i numerosi pezzi che cantano le lodi del velo: c' è la testimonianza dell' europea convertita che racconta quanto si senta bene indossando l' hijab; c' è il link al sito Niqab.it, dedicato alle donne che vogliono coprirsi col velo integrale.

Poiché bisogna evitare di essere contaminate dalla cultura italiana, dunque il sito sconsiglia di mandare i figli a scuola: meglio educarli in casa. Dopo tutto, spiega un approfondito servizio, «la nostra finalità, come mamme musulmane, non è quella di formare futuri laureati, manager, professori e dottori attaccati a questa vita ed ai beni di questa vita, ricchi, professionalmente soddisfatti e pienamente realizzati nel qui e ora.

È invece quella di insegnare la felicità, la vera felicità, ai nostri figli». E la felicità, manco a dirlo, è la sottomissione ad Allah. Sono tantissimi gli articoli dedicati alla pratica dell'«home schooling». Dietro le paroline inglesi, c' è l' educazione casalinga in ottemperanza alla volontà di Allah.

«Tutti pensano che in Italia ci sia "l' obbligo di mandare i figli a scuola". In realtà non è così», gongola il nostro magazine. E aggiunge che non mandare i bambini in classe «significa poter educare i nostri figli seguendo i nostri nobili modelli, significa procurare loro gli strumenti necessari per conseguire la felicità in questa vita e nell' altra, significa poter selezionare le materie di studio, approcciare i programmi scolastici in maniera critica, filtrare i contenuti attraverso i metri di misura che appartengono alla nostra consapevolezza religiosa, insegnando loro non solo ciò che serve per superare l' esame e ciò che possa formarli tecnicamente e culturalmente, ma anche e soprattutto la scienza utile che li avvicini al loro Signore e che li fortifichi in questa vita».

Viene da rabbrividire a leggere frasi come queste, imbellettate da una grafica dai colori pastello e da foto rassicuranti. Siti del genere, rivolti principalmente alle italiane convertite all' islam, sono uno strumento per sostenere la segregazione delle donne. Che viene spacciata come una conquista, come un esercizio di libertà (deciso dai mariti violenti, magari). Ma, soprattutto, tali siti servono a creare una comunità separata. Servono a trasformare i musulmani in un corpo estraneo, in una società nella società. Per gli autori di Al Ghurabaa, la sharia' a viene prima di tutto. La realtà italiana va filtrata, emendata, censurata nell' attesa di cambiarla da cima a fondo. Non solo le donne vanno blindate fra le mura domestiche, ma pure i figli vanno cresciuti nel totale disprezzo degli infedeli.

Tutto ciò, chiaramente, viene celato sotto un velo di zucchero. Per dire che i bimbi è meglio tenerli a casa da scuola, per esempio, si spiega che in questo modo eviteranno droga, bullisimo e altri pericoli. Peccato che l' alternativa sia dedicarsi esclusivamente allo studio del Corano. Guardando Al Ghurabaa, capiamo perché siano così tanti i musulmani che vivono in Italia ma non conoscono l' italiano. Scorrendone gli articoli, risulta chiaro che i primi a non volere alcuna integrazione sono gli islamici. Anche su cucinano ottime torte.

Francesco Borgonovo
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » lun giu 05, 2017 12:28 pm

In tre contro una donna: il volto dell'islam
Per il Corano sono esseri inferiori. Difendendole contrastiamo il terrorismo
Fiamma Nirenstein - Lun, 05/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 05355.html

È solo disgustoso, non stupefacente, che i tre jihadisti dell'attacco di Londra si siano avventati con i loro coltelli sguainati, crivellandola di colpi, su una donna indifesa nella folla.

Una povera donna mai vista prima, certo, ma con due terribili difetti: il primo di essere occidentale, il secondo di essere una donna.

Il disprezzo per le donne l'abbiamo visto all'opera in mille forme, un uomo che si avventa su una donna riempiendola di botte e urlandole le peggiori cose esiste a tutte le latitudini e può essere cresciuto con qualsiasi ideologia. Ma la sessuofobia islamista insegna a vedere la donna come un essere inferiore, stabilisce che ci vogliono due donne per essere alla pari con la testimonianza di un uomo in tribunale, pratica per legge divina la poligamia che ormai ha invaso anche, in segreto molte capitali europee, spesso opera l'escissione, costringe la donna a una vita terribile, velata, nascosta, e sovente la travolge in una terribile morte. Tutto il mondo ricorda come la piccola Malala fu ritenuta degna di morire a 14 anni da un telebano che le sparò in testa (per fortuna la scampò) solo perché si era permessa di ambire a un'educazione; tutti sanno che la condanna a morte per chi tradisca le leggi tribali della famiglia e desideri vivere a modo suo provenendo da un mondo islamico comportino sovente la pena del sangue approvata da tutta la famiglia, compreso, spesso, le madri assoggettati e obnubilate.

La donna porta nella sua carne il peggiore di tutti i peccati, la sessualità che è il segno del demonio: vedere una donna occidentale e avventarglisi addosso coi coltelli non è più grave dello stabilire che essa, come fanno gli uomini dell'Isis, può essere venduta e comprata a piacimenti, usata come schiava sessuale solo che sia una donna jazida o di altri culti: la ferocia del maschio islamista la rende meno di un oggetto, la trasforma in una proprietà che deve essere picchiata dal marito. Quanto può essere battuta è oggetto di discussione teologica, come lo è quanto sia abbassabile l'età infantile delle bambine costrette a sposare uomini adulti. Una terribile sfilata di signori vestiti da sposo ciascuno affiancato da una bambina vestita di bianco fu pubblicizzata qualche anno fa a Gaza, ed è un uso proprio di gran parte dell'universo islamico, in Asia e in Africa.

Una donna occidentale, che veste abiti che ne rendono visibile il corpo peccaminoso, che è libera di parlare con tutti, di dare la mano a chi incontra, di lavorare, persino di camminare da sola insieme al suo ragazzo o comunque al suo partner, che potrebbe persino non essere suo marito e a camminare con una sua mano su una spalla... Che cosa può esserci di più abominevole? Quale miglior boccone per un terrorista? Persino le donne terroriste suicide, come'è successo tante volte in Israele, vanno cariche di tritolo a farsi saltare per aria, ma sempre accompagnate da un uomo che ne controlli la castità fino all'ultimo istante. I tre terroristi non hanno agito diversamente da chi da una folla informe e spesso ridacchiante, getta pietre in Arabia Saudita su una sposa che sia stata ritenuta infedele. La jihad odia le donne, a meno che non possa usarle come pupattole dal corpo cancellato, destinate a riprodursi e a faticare in silenzio, a meno che non siano delle plagiate che si avviano come pecore al macello, come è accaduto a tre sorelle londinesi che si sono perse nel nulla della follia islamista in Siria. E viene sempre anche il momento in cui pagano le loro scelte.

Non solo l'Inghilterra deve decidersi a difendere ovunque le sue donne prima che la fobia islamica le attacchi, come è accaduto a Colonia e in tante altre città europee, ma tutto il mondo civile. La lotta a difesa delle donne è parte della guerra al terrorismo.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 9:06 pm

"Non mettere il sari o ti uccido". Botte e tagli dal marito islamico
Per due anni l'islamico la pesta e la ferisce a sangue: "Se parli, ti ammazzo". Poi la donna reagisce e lo fa arrestare
Giovanni Neve - Mar, 20/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 11174.html

Le passava il coltello sulle guance e con rabbia la minacciava. "Oggi ti ammazzo".

Altre volte le premeva sul viso il cuscino fino quasi a farla soffocare. "Non devi parlare con nessuno", le intimava. Ma a farlo imbestialire più di tutto era quando la moglie indossava il "sari", l'abito che le donne bengalesi indossano per tradizione. E, quando la sorprendeva a farlo, la riempiva di botte fino a mandarla in ospedale. Questo incubo è durato anni, ma è stato interrotto ieri con la condanna a due anni e sette mesi di Rabiul Islam Mamum, 36 enne originario del Bangladesh e di fede islamica.

Come racconta il Messaggero, Rabiul Islam Mamum non voleva che la moglie indossasse il "sari". Preferiva piuttosto i jeans aderenti e le scarpe col tacco, come fanno le donne occidentali, piuttosto che lasciarle vestire l'abito tradizionale del Bangladesh. E così per almeno due anni l'ha riempita di botte e le ha fatto vivere un vero e proprio incubo trasformando la loro casa nella periferia romana in una sorta di carcere. I due abitavano a Torpignatara. Ogni sera la donna veniva pestata senza che potesse cambiare nulla. "Se parli con qualcuno - la minacciava Rabiul Islam Mamum - ti ammazzo". Il 26 giugno dell'anno scorso, poi, la situazione gli è sfuggita di mano. Tornato a casa dal lavoro, come ricostruito dal Messaggero, il 36enne bengalese butta la moglie sul letto e prova a soffocarla con un cuscino.

"Mi ha messo un cuscino in faccia - ha raccontato la donna in tribunale - voleva soffocarmi". Fortunatamente riesce a divincolarsi e a scappargli. "Oggi ti ammazzo", le urla il marito. Che, poi, afferra un coltello, e glielo punta in faccia. La taglia profondamente e la donna finisce in ospedale. È l'ennesima volta che la donna fa questa fine, ma quel giorno decide di denunciarlo e di affidarlo alla giustizia italiana. Le accuse sono pesantissime: maltrattamenti in famiglia, stalking e lesioni personali. Si becca due anni e sette mesi, un po' meno dei tre chiesti in Aula dal pm Filomena Angiumi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 9:07 pm

"Le botte? Una benedizione". Le islamiche spiegano come va pestata una moglie
Sergio Rame - Gio, 13/04/2017

Il gruppo "Hizb ut-Tahrir" spiega come va picchiata la moglie con il bastone chiamato "sivaak". A tenere le lezioni sono le donne stesse: "Per noi è una benedizione"
"Le botte che i mariti danno alle mogli sono una bellissima benedizione".

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/bot ... 85795.html

A dirlo non sono gli uomini musulmani, ma le loro stesse donne. C'è infatti un gruppo di islamiche radicali, chiamato "Hizb ut-Tahrir", che tiene addiritture lezioni per spiegare come deve essere pestato il gentil sesso. "Il marito picchia la moglie perché la ama, è quasi una conseguenza naturale - spiegano - non lo fa per odio o rabbia, ma per seguire i comandamenti di Allah".

Reem Allouche insegna alle elementari e tiene lezioni di mezz'ora in cui spiega come deve essere picchia una donna con il bastone chiamato "sivaak". A registrare il contenuto di queste lezioni è stata Ollie Gillman per il Daily Mail Australia. Nel video, che è divenuto subito virale, la donna spiega che i mariti sono autorizzati a picchiare le mogli qualora queste disobbediscano. Prima di ricorrere al bastone, però, devono infliggere punizioni "più leggere" con una sciarpa attorcigliata o con un pezzo di stoffa. Come spiegano le islamiche del gruppo radicale "Hizb ut-Tahrir", le donne concordano nel farsi pestare quando "commettono peccato".

Nella lezione riportata dal Daily Mail Australia e tradotta in Italia da Dagospia, vengono spiegati per filo e per segno quali sono i peccati: si va dalla disobbedienza ad Allah e al marito agli atti immorali, dal tradimento a gesti più innocenti come il far entrare in casa una persona non gradita dal marito. "Questo serve a promuovere tranquillità", dice Reem Allouche spiegando che in famiglia è il marito a comandare e a decidere le misure disciplinari. "Il marito picchia la moglie perché la ama - continua - è quasi una conseguenza naturale. Non lo fa per odio o rabbia, ma per seguire i comandamenti di Allah". E conclude: "Il marito non picchia subito. Prima ammonisce la moglie, rifiuta di dormire con lei e qualsiasi intimità. Se non funziona, la può colpire. È una bellissima benedizione".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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