La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:51 pm

L’identità dietro il velo

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Introduzione

Le autrici vogliono presentare attraverso questo opuscolo, a chiunque voglia saperne di più, alcuni punti della religione islamica e qualche argomento d’ attualità che in qualche modo la riguardano, ma visti da una prospettiva esclusivamente femminile. Vorremmo, nel nostro piccolo, esprimere concretamente le idee, la condizione spirituale e quella sociale della parte meno esposta e nota dell’ Islam. Difatti ci sforziamo di essere, per ciò che riguarda la nostra realtà, un esempio di apertura verso il mondo occidentale, con la speranza di cancellare alcuni preconcetti che purtroppo a volte nascono a causa della scarsa conoscenza. Le autrici si augurano di fare cosa gradita a quanti lo leggeranno e di riuscire ad aprire una breccia nel muro della diffidenza (1A)*.

*A fondo opuscolo, si trovano due appendici, la “A” e la “B”, nelle quali sono contenuti rispettivamente i versetti del nostro Libro Sacro, il Corano, e i detti e aneddoti del Profeta Mohammed (pace e benedizioni su di lui), che sono la prima e la seconda guida spirituale e materiale alle quali ogni musulmano fa riferimento. Chi legge potrà così capire almeno in parte su che cosa si basa il nostro credo, e trovare un riscontro immediato alle nostre affermazioni.


L’IMMIGRAZIONE

E’ un fenomeno che ormai da anni fa parte anche dell’ Italia, e che è in continuo aumento. I mass-media ne parlano spesso, tralasciando però le vere problematiche che spingono le persone a lasciare il loro mondo per tentare di far parte di un altro, quasi completamente diverso. Lo fanno perché nelle loro terre d’ origine c’ è carenza di lavoro, di soldi, talvolta addirittura del minimo indispensabile per sopravvivere (2 A); perché vogliono sfuggire alla guerra e mettere al mondo dei figli senza temere che possano saltare su una mina da un momento all’ altro e, a causa di ciò, subire mutilazioni o peggio, morire. E, per inseguire la speranza di una vita migliore, compiono lunghi e pericolosi viaggi sulle cosiddette “carrette del mare”, o su gommoni insicuri e stracarichi, soffrendo il freddo, la fame e la sete e rischiando la vita, dopo aver dato fondo ad anni di risparmi sudati ed aver venduto tutti i loro averi per pagare i proprietari dei citati “mezzi di trasporto” che sempre più spesso pensano soltanto al profitto e non al dolore della gente. L’ Italia conosce bene questo tipo di storie, perché sono le stesse che questo paese ha vissuto sulla pelle di milioni di emigranti che si sono sparsi in tutto il mondo, quindi è ovvio che tutti sono in grado di capire che le ragioni che spingono a compiere un passo così importante sono più che serie. Tuttavia in molti temono che l’ immigrazione (in questa occasione ci occuperemo in particolare di quella musulmana) possa togliere qualcosa a chi la ospita e limitare la libertà di pensiero e d’ azione dell’ Italia, arrivando addirittura a pensare che possa venire “colonizzata”, come sostengono alcuni personaggi di spicco anche del mondo letterario (per esempio Oriana Fallaci, che ha tanta paura dell’ “Eurabia”…). Tutto ciò è scorretto. Chi viene in questo paese, vuole soltanto migliorare le proprie condizioni di vita ed aiutare i propri genitori, fratelli, figli. Ed è giusto farlo nel rispetto delle regole, scritte e non. E proprio l’ Islam insegna il giusto comportamento anche in questo ambito, difatti la nostra religione vieta di arrecare disturbo agli altri, in qualsiasi modo, e non autorizza assolutamente né a rubare né ad imbrogliare o a sottrarre diritti o autonomia a chi non è musulmano, e non permette di pretendere agevolazioni che non spettano di diritto o di svolgere il lavoro che compete a qualcun’ altro (1 B). La maggior parte degli stranieri di fede islamica, compiono mestieri umili e faticosi che, le italiane che sono fra noi lo ribadiscono con forza, quasi nessun giovane di questo paese vuole più fare. Agricoltura, bassa manovalanza, pulizie in genere, cura degli anziani e degli invalidi. Come si può “rubare” un lavoro che non viene svolto da un altro? Tempo fa, alcune grandi fabbriche del Nord sono state costrette a richiedere mano d’ opera direttamente ai paesi Nord-Africani, perché non erano riusciti a trovare personale in zona che fosse disposto a fare i turni massacranti che contraddistinguono, sfortunatamente, questo tipo di professioni. E’ raro vedere un immigrato musulmano che fa il dottore, l’ insegnante, il presidente d’ industria o lo scienziato, anche se qualcuno con i dovuti meriti è riuscito faticosamente a farsi strada in questi campi. Purtroppo è anche vero che alcuni si comportano male nei confronti dell’ Italia. C’ è chi imbroglia e chi delinque, nessuno lo vuole negare. Ma, lo gridiamo ad alta voce, l’ Islam è radicalmente contrario a tutto ciò (3 A) (2 B). Il musulmano praticante e realmente timorato di Allah (traduzione araba del nome Dio), è il primo a voler rispettare le leggi e ha il dovere morale di fermare chi non lo fa (3 B). La nostra religione insegna il rispetto, l’ educazione e la generosità verso chiunque. Per questo, inoltre, non c’ è motivo di temerla. Nessuno pretende di imporre le proprie regole agli altri: il vero obiettivo è lavorare onestamente e praticare la propria fede come ognuno ha il diritto di fare (4 A). Se i musulmani non mangiano carne di maiale, non bevono alcolici, pregano cinque volte al giorno e frequentano le moschee, che fastidio possono dare a chi appartiene ad altre confessioni? Ammettiamo comunque che talvolta c’ è chi tende a strafare e ad esagerare (come è accaduto nel caso del crocifisso, che alcuni volevano togliere dai luoghi pubblici; proposta che è stata fortemente contestata da tutte le comunità islamiche presenti in Italia), ma nel complesso, ognuno osserva i doveri che spettano a chi risiede in questo paese e rispetta le tradizioni che ne fanno parte e, nello stesso tempo (senza togliere niente a nessuno), è anche giusto usufruire dei diritti che leggi concedono, avendo sempre nel cuore il timore verso l’ Unico Creatore che impone la giustizia, rapportandosi con gentilezza verso la gente con la quale convive. Infine, abbiamo la speranza che l’ Italia, dalla quale a suo tempo partirono milioni di persone che portarono con sé soltanto la famosa “valigia di cartone” e che furono accolti in terre lontane riuscendo a vivere decorosamente e ad integrarsi, possa a sua volta essere generosa e aperta come ha spesso dimostrato di essere, e che gli italiani siano comprensivi e permettano agli immigrati di avere una vita serena e dignitosa come merita ogni essere umano (5 A) (4 B).

UNO SGUARDO ALLA SOCIETA’

Grazie a Dio, viviamo in un paese che ha leggi aperte e tolleranti, perché ognuno è libero di praticare la propria fede. La società moderna, è composta da persone che appartengono a varie nazionalità, ed è sempre più consueto vedere giovani di diverse etnie frequentarsi, facendo nascere rapporti di lavoro, di amicizia, che spesso sono all’ origine della formazione di nuove famiglie. La “coppia mista” è un esempio di apertura sia culturale che spirituale, in quanto due persone che appartengono a credo e paesi differenti, possono arricchirsi l’ un l’ altro, trasmettendosi quanto di buono c’ è in loro (6 A). Questo tipo di famiglia, rappresenta un piccolo campione della realtà odierna. Anche la scuola rispecchia i cambiamenti che sono avvenuti in questi ultimi anni. Difatti, quasi in ogni classe vi è almeno uno studente straniero. Gli scambi culturali che avvengono nei vari contesti, contribuiscono alla reciproca conoscenza e, fortunatamente, favoriscono l’ abbattimento di nuovi preconcetti che, per quanto ci riguarda, il più delle volte si orientano verso l’ Islam. Capita spesso, soprattutto a noi donne, di scambiare quattro chiacchiere aspettando i nostri figli fuori dalla scuola oppure al supermercato. Durante queste conversazioni, ci rendiamo conto di quanto poco sia conosciuta la nostra religione, ed è un bene che ci siano persone incuriosite dal nostro abbigliamento o da ciò che mangiamo, perché le domande che ci vengono poste, ci permettono di aprire a chi lo desidera una piccola porta verso la nostra comunità, e, nello stesso tempo, di capire meglio quella altrui. E’ bello e costruttivo scoprire gli altri, sapere in cosa credono, cosa sperano, come si comportano nelle varie occasioni, come si divertono, etc. L’ unico modo che abbiamo per rispettarci e volerci bene reciprocamente è il dialogo (7 A). al giorno d’ oggi, la convivenza è obbligatoria, perciò non serve a nessuno osservare l’ altro da lontano e immaginare cose che, con una conoscenza più approfondita, si rivelerebbero sbagliate. La diffidenza basata sul preconcetto conduce solo al disprezzo, un sentimento negativo e spesso distruttivo (8 A) (5 B).

LA DONNA

Questo piccolo opuscolo, è nato dall’ intenzione di far conoscere la realtà che riguarda noi donne musulmane partendo dall’ interno, dalla nostra voce, esprimendo alcune opinioni su argomenti di interesse generale e raccontando qualche nostra esperienza. Perché purtroppo, chi non è musulmano, non riesce ad entrare e a comprendere il nostro mondo, e si ferma soltanto a ciò che appare di noi, al nostro abbigliamento, al nostro velo, al nostro comportamento, e in molti tendono a considerarci come povere sciocche sottomesse al marito, senza personalità né libertà di scelta nella vita. E questo ci ferisce profondamente, nel cuore e nella dignità. Abbiamo un motivo molto profondo che ci spinge ad essere ciò che siamo: è l’ amore verso Dio, Colui che Ha creato i cieli, la terra e ciò che vi sta in mezzo. Quindi obbedire ai Suoi ordini e compiacerLo è il nostro scopo principale (9 A). Siamo credenti, quindi adoriamo Allah sopra ogni altra cosa, perciò i nostri comportamenti derivano dal rispetto per le Sue leggi e i Suoi insegnamenti e cerchiamo di osservarli il meglio possibile. Questo perché i devoti obbediscono al Creatore, che ha stabilito regole ben definite per ognuno. In questo caso, tratteremo quelle che riguardano esclusivamente la donna, partendo dall’ abbigliamento. Noi indossiamo il velo e gli abiti lunghi non perché ce li impongono i nostri padri o i nostri mariti, ma perché, essendo musulmane praticanti, accettiamo spontaneamente di fare ciò che Dio ci chiede tramite il Sacro Corano (10 A) e che viene precisato da un detto del Profeta Mohammed (p. b. s. l.) (6 B). Molte di noi scelgono di non portarlo così come molti cattolici non vanno a messa. Nel Corano, troviamo anche preziose direttive che ci permettono di svolgere i ruoli che ci spettano nel migliore dei modi. Il primo dei quali è quello di figlie. Abbiamo dei doveri e dei diritti nei confronti dei nostri genitori. Dobbiamo loro innanzitutto obbedienza (7 B) (la stessa regola è ovviamente valida anche per i figli maschi), a meno che non ci costringano a fare qualcosa che è in contrasto con l’ Islam (8 B); dobbiamo collaborare alla gestione familiare (se lo studio e gli impegni personali lo consentono) e portar loro rispetto (11 A) (12 A). Per ciò che riguarda i diritti, i più importanti sono: ricevere da loro l’ insegnamento e il buon esempio a proposito della religione, essere nutrite e vestite convenientemente ed essere mantenute agli studi (9 B). Come mogli, possiamo logicamente scegliere con chi sposarci (10 B) quindi, amando e rispettando il proprio marito, dobbiamo aiutarlo moralmente e materialmente (anche lavorando, se esiste la necessità e la volontà). E poi curare la casa, educare i figli, creare un ambiente affettuoso e caloroso affinché sia un rifugio sereno per la famiglia, appoggiare e consigliare il proprio coniuge nel miglior modo possibile (13 A) (11 B). Anche noi, comunque, dobbiamo a nostra volta essere sostenute nelle difficoltà e non (14 A) (12 B), essere mantenute ed aiutate ad educare i figli e, se avessimo un lavoro, potremmo scegliere di tenere i soldi per noi (anche se non è consuetudine farlo, in quanto l’ Islam ci insegna anche ad essere generosi) (15 A)). E siamo inoltre libere di svolgere le nostre mansioni anche fuori casa (13 B), di studiare, di approfondire la religione e di praticarla (14 B). Abbiamo anche il diritto di ricevere la dote ( somma in denaro o beni materiali) da parte del nostro sposo, ne decidiamo l’ ammontare e ci deve essere consegnata quando ci necessita (16 A). Possiamo anche richiedere il divorzio se il matrimonio ci diventa insopportabile (se sussistono seri motivi, non per futilità). Per ciò che riguarda il ruolo di madri, il nostro primo compito è educare i figli secondo buoni principi. Per noi, l’ insegnamento della religione è alla base di tutto, in quanto riteniamo che formi l’ individuo sia spiritualmente che socialmente nel migliore dei modi. Ed anche in questo caso, non abbiamo solo oneri. I nostri figli ci devono obbedire, se siamo stanche o malate aiutare, e nella vecchiaia accudire (17 A) (15 B). Come emerge da tutto ciò, non siamo “schiave” dei nostri uomini, né ci riteniamo tali. Noi donne, come ogni altro essere vivente, dobbiamo essere sottomesse unicamente al Creatore. E’ ovvio che abbiamo ruoli ben precisi da sostenere (che non pesano affatto a chi sceglie liberamente di conformarsi al Volere Divino), Egli ce li ha imposti perché, nonostante spesso si affermi il contrario, la vera uguaglianza fra i sessi non esiste. Per esempio, diversamente dall’ uomo, la donna può fare l’ imam (cioè guidare le preghiere comunitarie) soltanto per altre donne e per i bambini. Comunque, questo tipo di differenze sono presenti anche in altre religioni. Il Cattolicesimo stesso non prevede sacerdotesse o cariche simili nel suo ordinamento. Ciò non significa che la donna non possiede qualità individuali eccellenti, anzi: ella è più paziente e dolce in famiglia, è più sensibile, ed ha un modo di ragionare molto particolare, in quanto spesso riesce a pensare a più cose e a svolgere diversi compiti quasi contemporaneamente. L’ Islam non ci svaluta affatto: noi siamo responsabili della formazione e della crescita dei figli, che formeranno la società futura, e della casa, rifugio della società attuale. Se non ci occupassimo bene delle nostre mansioni, verrebbero a mancare sia equilibrio che moralità, e le conseguenze sarebbero devastanti. Nel Sacro Corano e nei detti e fatti che riguardano il Profeta Mohammed (p. b. s. l.) (che rappresentano, dopo la Parola di Dio contenuta nel Corano, la seconda guida a cui ogni musulmano deve attenersi, in quanto egli era, come lo definì sua moglie Aisha, “un Corano che cammina”), vi sono molti versetti e aneddoti che riguardano la donna (molti sono contenuti nelle sopradescritte appendici), ed è chiaro che la ricompensa che Allah le ha promesso è uguale a quella dell’ uomo a parità di buone azioni (18 A) (19 A). Fra l’ altro, nel nostro Libro Sacro, la responsabilità del primo peccato (l’ episodio della mela citato anche dalla Bibbia), è equamente divisa fra Adamo ed Eva, e non vi è scritto che la donna ha più colpa di Adamo perché si lasciò tentare per prima o che fu lei a convincerlo a peccare a sua volta (20 A). E’ pur vero, purtroppo, che in molti paesi di religione musulmana la donna è maltrattata, segregata, torturata (anche attraverso l’ infibulazione, che non fa assolutamente parte della pratica religiosa islamica, essendo un rito tribale che risale addirittura all’ epoca faraonica). Ma questi modi di comportarsi, derivano unicamente dall’ ignoranza, che appartiene a molte persone indifferentemente dalla fede o dalla nazionalità (21 A). Basta guardare il tg per rendersene conto. La nostra religione ha infatti concesso alle donne dei diritti che non avevano mai avuto. Chi vieta loro di usufruirne, va contro la Legge di Dio, ed è in grave ed evidente errore. Anche noi, nel nostro piccolo, stiamo provando a combattere l’ ignoranza tramite questo libretto, perché è un dovere che spetta ad ognuno. Invitiamo oltre al resto chi legge a diffidare di ciò che si scrive e si dice (riguardo all’ Islam in generale e al mondo femminile nello specifico) da parte di chi non è competente a farlo, perché ultimamente sono stati pubblicati opuscoli e libri vari che descrivono noi musulmane come individui di serie B, non valorizzate dalla nostra religione e sottomesse fisicamente e psicologicamente al marito, con molti oneri e pochi onori. Questo tipo di testi, gettano fango (volontariamente o non) sul nostro credo che amiamo profondamente e che proviene da Dio, L’ Unico Creatore, che ha parlato agli uomini attraverso la Torah, il Vangelo, il Corano (22 A), e ne danno un’ immagine completamente distorta e lontana dalla realtà. L’ Islam è una religione talmente bella, equilibrata, profonda e giusta che basterebbe approfondirla solo un poco per accorgersi di quanto di buono può insegnare agli esseri umani, e del grande valore morale che trasmette. E’ fortemente ingiusto criticarla, non la si conosce, mentre sarebbe meglio tentare di scoprirla, per vivere in pace capendo meglio gli altri e magari, se Dio vuole, riuscendo a trovare la pace dentro sé stessi.

BREVI INTERVISTE AD ALCUNE TIPOLOGIE DI DONNE MUSULMANE

ORIANA (nome islamico da lei scelto: ASSMA), 28 anni, italiana, residente in Liguria.

-Salam alaykum, sorella. Chiediamo la tua collaborazione per presentare l’ Islam dalla parte femminile a chi ha la curiosità di sapere qualche cosa in più di noi. Parlaci un po’ di te. Che cosa fai nella vita?
-Alaykum salam. Io lavoro come donna delle pulizie e lavapiatti in un ristorante, e vivo con mia madre.
-Da quanto tempo sei musulmana?
-Da circa quattro mesi.
-Come ti trovi? Sei felice della scelta che hai fatto?
-Mi sento molto appagata, perché ho trovato le risposte alle domande che mi ponevo.
-Cosa ti ha colpito dell’ Islam che ti ha spinto alla conversione?
-Il rapporto stretto che lega i musulmani a Dio, che si ottiene attraverso gli insegnamenti del Sacro Corano e del Profeta Mohammed (p. b. s. l.), nonché dalla pratica religiosa.
-La tua famiglia come ha reagito alla notizia?
-Ha accettato la mia decisione, grazie a Dio, senza ostacolarmi.
-Spiritualmente parlando, che cosa hai ottenuto?
-E’ cresciuto dentro di me l’ amore per la giustizia, la generosità e il rispetto verso gli altri, anche attraverso la conoscenza di altre musulmane, e la mia fede in Allah è aumentata costantemente assieme alla devozione.
-La tua vita è cambiata molto?
-Non particolarmente, perché il mio carattere si avvicinava già di per sé agli insegnamenti islamici.
-Tu porti il velo. Hai avuto problemi in società a causa di questo?
-Sì, purtroppo. Sul lavoro mi hanno criticata, ed anche alcune persone che conosco, a volte, hanno fatto battutine sciocche. Comunque adesso non ci bado più di tanto.
-E per quanto riguarda il cibo, ritieni insopportabili certe privazioni?
-No, perché sono sempre stata astemia e il consumo di carne di maiale mi dava problemi di salute.
-Che progetti hai per il futuro?
-Vorrei continuare a migliorare in quanto credente approfondendo e studiando l’ Islam, ed anche avere presto una famiglia e dei figli…
-Ti ringraziamo molto per la tua disponibilità, che Allah ti conceda ciò che desideri e ti ricompensi anche per l’ aiuto che ci hai dato.

HALIMA, 30 anni, somala, residente in Liguria.

-Salam alaykum, sorella. Vorremo porgerti alcune domande che riguardano sia te che l’ Islam. Tu vieni dalla Somalia, un paese completamente diverso dall’ Italia. Da quanto tempo vivi qui e che impressioni hai avuto il primo giorno che sei arrivata?
-Alaykum salam. Vivo qui da dieci anni. La prima cosa che mi ha veramente colpito è stata vedere attorno a me donne che, per età, mi ricordavano mia madre che però non portavano il velo. Io sono cresciuta in una famiglia dove l’ abbigliamento islamico fa parte della donna, perciò sono rimasta davvero stupita.
-Purtroppo il tuo paese è stato in guerra. È questo il motivo che ti ha spinto ad emigrare?
-Sì, perché in quel periodo non c’ erano possibilità di crearsi un futuro. Intorno a me vedevo soltanto ingiustizie e innocenti che morivano continuamente.
-E adesso come ti trovi in questo paese, ti sei ambientata? Hai avuto problemi a farlo?
-Una parte di me è contenta, perché ho avuto occasione di conoscere religioni e culture diverse dalla mia, e tutto questo ha fatto sì che amassi ancora di più l’ Islam. Un’ altra parte, logicamente, sente molto la mancanza della Somalia e della famiglia. In quanto ai problemi, grazie a Dio, non ne ho mai avuto.
-Qui in Occidente sei libera di praticare la religione senza ostacoli?
-Sì, mi sento libera, senza alcun ostacolo.
-Che rapporti hai con chi non è musulmano? Parli con loro del tuo credo? E cosa ne pensano a riguardo?
-Non ho molte conoscenze fra i non musulmani. Mi capita a volte di incontrare persone che hanno una buona opinione sulla nostra fede ed altre che invece ne parlano male.
-Che differenza c’ è secondo te, fra una musulmana somala ed una italiana o di un altro paese?
-Secondo me nessuna. L’ unica differenza che può esistere fra i musulmani è la misura della devozione verso Allah, che talvolta si percepisce attraverso i comportamenti. Maggiore è la fede, migliore sarà il modo di proporsi agli altri.
-Tu hai sposato un italiano, anch’ egli convertito all’ Islam da prima che vi conosceste. Crediamo che sia un bell’ esempio di integrazione e dell’ universalità del messaggio Coranico. Raccontaci su che cosa è basato un matrimonio islamico.
-E’ basato innanzitutto sulla fede in Dio e sui Suoi insegnamenti. Ed ovviamente sull’ amore, sul rispetto, sulla fiducia reciproca e sulla complicità fra marito e moglie, cercando di prendere la vita così come viene, con serenità ed allegria.
-Che cosa speri per il futuro? Cosa desideri per te e la tua famiglia?
-La felicità, in un mondo di sani principi, dove i miei figli possano essere liberi di praticare la fede islamica rispettando gli altri ed essendo rispettati, e che non esistano più discriminazioni.
-Grazie di tutto, sorella. Che Dio ti benedica e ti conceda ciò in cui speri.

ASSYA, 20 anni, marocchina, residente in Liguria.

-Salam alaykum, sorella. Tu sei la terza donna musulmana alla quale chiediamo un piccolo aiuto per farci conoscere un po’ meglio dagli altri, tramite questa breve,ma ci auguriamo significativa, intervista. Cominciamo col chiederti: da quanto tempo sei in Italia?
-Alaykum salam, sono arrivata in questo paese nel 1986.
-Data la tua giovane età, immaginiamo che tu vada ancora a scuola.
-Sì, frequento il quinto anno del Liceo Scientifico.
-Anche tu indossi il velo. A che età lo hai messo?
-Quando avevo sette anni, perché già allora avevo capito l’ importanza di obbedire a questo precetto religioso.
-Quando sei arrivata, hai avuto problemi ad inserirti in un tipo di società diverso rispetto a quello a cui eri abituata?
-Devo dire di sì, perché per chi mi vedeva, il mio abbigliamento era un qualcosa di nuovo e strano e ne ignoravano il significato, perciò tendevano a rifiutarlo.
-E a scuola, come ti hanno accolto?
-Non ho avuto problemi, abbiamo infatti instaurato un rapporto basato sul rispetto reciproco.
-Ti senti molto diversa dalle tue coetanee non musulmane?
-Ovviamente siamo diversi, nell’ abbigliamento ma anche nella mentalità. Comunque la diversità può essere positiva o negativa, rendere la gente migliore o peggiore. Non si può generalizzare perché in ogni cosa o persona sono presenti molte differenze.
-Sempre a proposito delle tue frequentazioni di fede differente dalla nostra, vi siete ritrovati ad avere opinioni o idee in comune riguardo ai vari problemi sociali?
-Sì, ho parlato con varie persone che la pensano come me per ciò che riguarda, per esempio, la Palestina, l’ Iraq, etc., e con le quali condivido il concetto che la pace e la giustizia sono fondamentali nella vita di ognuno.
-A scuola ti capita di parlare dell’ Islam?
-Sì, in molti mi pongono domande a questo proposito. Credo di essere una persona che attira molto la curiosità di chi mi vede.
-Che cosa pensano i tuoi professori e le tue compagne della nostra religione? La conoscono un po’?
-Non hanno atteggiamenti critici a riguardo. Ho però notato io un particolare: loro, pur credendo in Dio, a differenza di come cerco di fare io, praticano piuttosto poco. Per quanto riguarda le loro conoscenze, credo che non ne abbiano molte, vedo però che hanno voglia di saperne di più.
-Anche a te, come alle altre sorelle che ti hanno preceduto in questo piccolo lavoro, chiediamo: che cosa speri per il futuro? Quali sono i tuoi progetti?
-Ho voglia di andare in Palestina per aiutare i fratelli e le sorelle che soffrono. Per il futuro, spero in un cambiamento favorevole della società attuale, e poi di avere un lavoro che mi dia la possibilità di modificare in meglio le cose. Tutto questo può avvenire anche attraverso il dialogo interreligioso e internazionale, perché il bene dell’ umanità sta a cuore a tutti.
-Ti ringraziamo molto sorella, e ti auguriamo che Allah renda concrete le tue speranze.

CONCLUSIONE

Speriamo sinceramente di aver interessato chi ha letto questo opuscolo, e che si sia capito almeno un po’ di quel che c’ è nel cuore e nella vita di noi musulmane, dell’ amore profondo e incorruttibile che può provare un credente verso Allah, della forza e dell’ intelligenza nonché della decisione con la quale cerchiamo di affrontare la vita giorno per giorno. Della nostra normalità, insomma. E della serenità che ci permette di raggiungere la nostra religione e la conseguente condotta di vita. Non siamo sottomesse, non siamo “fantasmi” che in società contano poco o niente, non siamo schiave. O per meglio dire, c’ è chi lo è, ma non a causa dell’ Islam. La nostra religione non è né misogina né maschilista, né ci costringe a fare ciò che è fuori dalle nostre possibilità o che non siamo coscientemente in grado di comprendere. Vi sono state in passato e vi sono tuttora donne molto forti e coraggiose che hanno dato un grande contributo alla società islamica, per esempio Khadijia, la prima moglie del Profeta Mohammed (p. b. s. l.), che gestiva in prima persona (sia prima che dopo il loro matrimonio), un vasto commercio carovaniero e nello stesso tempo era moglie fedele e madre di 6 figli, nonché molto devota e osservante verso i doveri religiosi, oppure Aisha, terza moglie del Profeta (p. b. s. l.), anche lei brava moglie e molto religiosa, che era dotata di una memoria prodigiosa e che grazie ad essa, riuscirono ad essere raccolti e trasmessi più di 2000 hadit. Fu merito suo, in un’ epoca dove l’ istruzione femminile era ancora un tabù, che la cultura della donna fu presa seriamente in considerazione. E poi Nusay, Hamna, Laila, Safiya, Umm Haran e Umm Salim, che assistevano sul campo di battaglia i feriti. Quest’ ultima addirittura fu vista impugnare una spada durante un’ importante battaglia, pronta a difendere il Profeta (p. b. s. l.) e la comunità islamica a costo della vita. Citando brevemente le storie di queste donne, che vissero all’ epoca del Profeta (p. b. s. l.), cioè circa 1400 anni fa, si capisce che la figura femminile islamica è perfettamente in grado di affrontare ogni tipo di situazione, e che sicuramente riuscirà a trovare il suo giusto spazio anche nella cosiddetta “epoca moderna”. Siamo altresì pronte a difendere ciò in cui crediamo con le armi più potenti che possediamo: la sensibilità e la gentilezza, che appartengono ad ogni donna.

APPENDICE “A”

In questa prima appendice, si trovano i versetti del Sacro Corano inerenti ai temi trattati. Invitiamo caldamente a leggerli per conoscere almeno in parte la Sacra Scrittura della quale molto si parla ma che raramente si approfondisce. Ringraziamo ulteriormente per la cortese attenzione che verrà riservata a quest’ ultima, ma più importante, parte del nostro lavoro.

-1 A “Non dialogate se non nella maniera migliore con la gente della Scrittura (*), eccetto quelli di loro che sono ingiusti. Dite (loro):-Crediamo in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su di voi, il nostro Dio e il vostro sono lo stesso Dio ed è a Lui che ci sottomettiamo-.” (Sura (**) n. 29, “Al-ankabut” -Il ragno- versetto n. 46)
-2 A “Egli è Colui che vi ha fatto remissiva la terra: percorretela in lungo e in largo, e mangiate della sua provvidenza. Verso di Lui è la resurrezione” (Sura n. 67, “Al-mulk” -La sovranità- v. n. 15)
-3 A “Non spargete la corruzione sulla terra, dopo che è stata resa prospera. InvocateLo con timore e desiderio. La Misericordia di Allah è vicina a quelli che fanno il bene” (Sura n. 7, Al-A’raf, v. n. 56)
-4 A “I servi del Compassionevole: sono coloro che camminano sulla terra con umiltà e quando gli ignoranti si rivolgono loro, rispondono :-Pace!-” (Sura n. 25, “Al-furquan” -Il discrimine- v. n. 63)
-5 A “E fan parte dei Suoi segni la creazione dei cieli e della terra, la varietà dei vostri idiomi e dei vostri colori. In ciò vi sono segni per coloro che sanno” (Sura n. 30, “Ar-rum” -I romani- v. n. 22)
-6 A “Allah non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Allah ama coloro che si comportano con equità” (Sura n. 60, “Al-mumtahana” -L’ esaminata- v. n. 8)
-7 A “Non voltare la tua guancia dagli uomini e non calpestare la terra con arroganza: in verità Allah non ama il superbo vanaglorioso” (Sura n. 31, “Luqman” v. n. 18)
-8 A “Forse Allah stabilirà amicizia tra voi e quanti fra di loro considerate nemici. Allah è Onnipotente e Allah è Perdonatore, Misericordioso” (Sura n. 60, “Al-mumtahana” -L’ esaminata- v. n. 7)
-9 A “Non c’ è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall’ errore. Chi dunque rifiuta l’ idolo e crede in Allah, si aggrappa all’ impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è Audiente, Sapiente” (Sura n. 2, “Al- baqara” -La giovenca- v. n. 256)

* Cristiani ed Ebrei
** Capitolo

-10 A “O Profeta, dì alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è Perdonatore, Misericordioso” (Sura n. 33, “Al-ahzab” -I coalizzati- v. n. 59)
-11 A “Il tuo Signore ha decretato di non adorare altri che Lui e di trattare bene i vostri genitori. Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso
di te, non dir loro: -Uff!- e non li rimproverare; ma parla loro con rispetto, e inclina con bontà, verso di loro, l’ ala della tenerezza; e dì: -O Signore, sii misericordioso nei loro confronti, come essi lo sono stati nei miei, allevandomi quando ero piccolo.-” (Sura n. 17, “Al-isra” -Il viaggio notturno- v. n. 23, 24)
-12 A “E se entrambi ti obbligassero ad associarMi ciò di cui non hai conoscenza alcuna, non obbedire loro, ma sii comunque cortese con loro in questa vita e segui la via di chi si rivolge a Me. Poi a Me farete ritorno e vi informerò su quello che avrete fatto” (Sura n. 31, “Luqman” v. n. 15)
-13 A “Fa parte dei Suoi segni l” aver creato da voi, per voi, delle spose, affinché riposiate presso di loro, e ha stabilito tra voi amore e tenerezza. Ecco davvero dei segni per coloro che riflettono” (Sura n. 30, “Ar-rum” -I romani- v. n. 21)
-14 A “I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, eseguono l’ orazione pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della Misericordia di Allah. Allah è Eccelso, Saggio” (Sura n. 9, “At-tawba” -Il pentimento- v. n. 71)
-15 A “Credete in Allah e nel Suo Messaggero e date -una parte- di ciò di cui Allah vi ha fatto vicari. Per coloro che credono e sono generosi, ci sarà ricompensa grande” (Sura n. 57, “Al-hadid” -Il ferro- v. n. 7)
-16 A “E date alle vostre spose la loro dote. Se graziosamente esse ve ne cedono una parte, godetevela pure e che vi sia propizia” (Sura n. 4, “An-nisa” -Le donne- v. n. 4)
-17 A “Abbiamo imposto all’ uomo di trattare bene i suoi genitori: lo portò sua madre di travaglio in travaglio e lo svezzò dopo due anni: -Sii riconoscente a Me e ai tuoi genitori. Il destino ultimo è verso di Me” (Sura n. 31, “Luqman” v. n. 14)
-18 A “Daremo una vita eccellente a chiunque, maschio o femmina, sia credente e compia il bene. Compenseremo quelli che sono stati costanti in ragione delle loro azioni migliori” (Sura n. 16, An-nahl” -Le api- v. n. 97)
-19 A “Ai credenti e alle credenti, Allah ha promesso i Giardini in cui scorrono i ruscelli, dove rimarranno in perpetuo, e splendide dimore nei Giardini dell’ Eden; ma il compiacimento di Allah vale ancora di più: questa è l’ immensa beatitudine!” (Sura n. 9, “At-tawba” -Il pentimento- v. n. 72)
-20 A “Con l’ inganno li fece cadere entrambi (*). Quando ebbero mangiato -dei frutti- dell’ albero, si accorsero della loro nudità e cercarono di coprirsi con le foglie del Giardino. Li richiamò il loro Signore: -Non vi avevo vietato quell” albero, non vi avevo detto che Satana è il vostro dichiarato nemico?-” (Sura n. 7, “Al-a’raf” v. n. 22)

* Satana, che tentò Adamo ed Eva

-21 A “Adorate Allah e non associateGli alcunché. Siate buoni con i genitori, i parenti, gli orfani, i poveri, i vicini vostri parenti e coloro che vi sono estranei, il compagno che vi sta accanto, il viandante e lo schiavo in vostro possesso (*). In verità Allah non ama l”insolente, il vanaglorioso” (Sura n. 4, “An-nisa” -Le donne- v. n. 36)
-22 A “Dite: -Crediamo in Allah e in quello che è stato fatto scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e sulle Tribù (**), e in quello che è stato dato a Mosè e a Gesù e in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore, non facciamo differenza alcuna fra di loro e a Lui siamo sottomessi-” (Sura n. 2, “Al-baqara” v. n. 136)

* All’ epoca (la Rivelazione coranica al Profeta Mohammed (p. b. s. l.) cominciò nel 610 d. c.) la schiavitù era in vigore, comunque nel Corano vi sono moltissimi versetti nei quali si esorta a liberare gli schiavi per ottenere una grande ricompensa da Allah o come espiazione di gravi peccati. Da ciò trapela che l’ Islam incoraggiò e favorì la liberazione di queste persone.
** Le dodici tribù di Israele che ebbero origine dai dodici figli di Giacobbe, chiamato anche Israele

APPENDICE “B”

Qui di seguito, sono contenuti detti e aneddoti del Profeta Mohammed (p. b. s. l.), i quali forniscono la spiegazione più chiara e diretta sui comportamenti da seguire nelle varie occasioni. Come abbiamo già detto, sono per noi una guida fondamentale, subito dopo la legge del Sacro Corano.

-1 B “Il Profeta riferisce le parole del suo Signore che dicono: -O miei servitori! Mi sono vietato l”ingiustizia: la vieto anche a voi. Non siate ingiusti gli uni verso gli altri.- “(Tratto da “La via del musulmano” trasmesso da Muslim (*) )
-2 B “Il Profeta riferisce le parole del suo Signore che dicono: -Io stesso, il giorno della Resurrezione, sarò l” avversario di chiunque fa del male ad un suddito non musulmano.-” (Tratto da “La via del musulmano” trasmesso da Muslim)
-3 B “Ho sentito l’ Inviato di Dio dire: -Chi di voi veda un male, lo corregga di propria mano; e se non ne è in grado, lo faccia con la lingua; se non ne è in grado, lo faccia col cuore, e questa è la fede più debole.-” (Tratto da “I Giardini dei Devoti” trasmesso da Muslim)
-4 B “O popolo, Iddio dice: -O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e vi abbiamo diviso in popoli e tribù, sicché possiate conoscervi gli uni gli altri. In verità, agli occhi di Dio, il migliore di voi è colui che più lo teme!- Un arabo non è superiore ad un non-arabo, né un bianco è superiore ad un nero -e viceversa- ad eccezione che in timor di Dio.” (Tratto da “Mohammed l’ Inviato di Dio”, ed. “Del Calamo” -Milano- capitolo 5, “Il pellegrinaggio dell’ addio”. Parte del discorso che il Profeta (p. b. s. l.) fece ad Arafat, località nei pressi di Mecca)
-5 B “Il Profeta disse: -Facilitate le cose, e non rendetele difficili, rallegrate con la buona novella e non allontanate colla paura.-” (Tratto da “I Giardini dei Devoti”, trasmesso da Al-Bukhari e Muslim)
-6 B “Disse il Profeta: – Da quando la donna ha il suo ciclo mestruale, del suo aspetto fisico non ha da essere visibile che questo (e indicò l’ ovale del viso) e questo (le due mani)-“(Tratto da “Lo status della donna nell’ Islam” trasmesso da Abu Dawud)
-7 B “Il Profeta disse: -I peccati gravi sono: dare associato a Dio, disobbedire ai genitori, l’ omicidio e giurare premeditatamente il falso.-” (Tratto da “I Giardini dei Devoti” trasmesso da Al-Bukhari)
-8 B “L’ obbedienza è ammessa solo quando è lecita. Non c’ è obbedienza se offende Dio-, disse il Profeta.” (Tratto da “La via del musulmano”)
-9 B “Il Profeta disse: -Trattate i vostri figli con riguardo, essi sono doni che vi sono stati offerti.-” (Tratto da “La via del musulmano”)
-10 B “Il Profeta disse: -Non sposate una divorziata o una vedova, se non su sua richiesta e non sposate una vergine, se non con il suo consenso; e valga come consenso il suo silenzio.-” (Tratto da “Lo status della donna nell’ Islam” trasmesso da Al-Bukhari)

* Curatori delle raccolte dei detti e fatti del Profeta Mohammed (p. b. s. l.)

-11 B “Disse l’ Inviato di Dio: -La moglie è responsabile del focolare del marito e dei figli.-” (Tratto da “La via del musulmano” trasmesso da Al-Bukhari e Muslim)
-12 B “Il profeta fece questa raccomandazione a favore delle donne: -Il migliore di voi è quello che si comporta meglio con sua moglie. Io sono meglio di voi nei confronti della mia famiglia.-” (Tratto da “La via del musulmano” trasmesso da Tabari)
-13 B “Il Profeta disse: -Allah ti ha permesso di uscire di casa per le tue necessità.-(rivolgendosi a Sawda, una delle sue mogli)” (Tratto da “Lo status della donna nell’ Islam”)
-14 B “Disse il Profeta: -Non impedite alle donne di recarsi alle moschee.-” (Tratto da “La via del musulmano” trasmesso da Ahmed e Abu Dawud)
-15 B “Un uomo chiese al Profeta: -Chi è che devo trattare meglio?- Egli rispose: -Tua madre!- -E poi?- chiese ancora l’ uomo -Tua madre!- disse il Profeta -E dopo ancora?- -Tua madre!- insisté il Profeta -E dopo?- continuò l’ uomo -Tuo padre.- concluse il messaggero di Dio.-” (Tratto da “La via del musulmano”)

BIBLIOGRAFIA

“Il Corano”, edizione integrale a cura di Hamza Roberto Piccardo. Newton & Compton editori.
“La via del musulmano”, versione a cura di Hamza Roberto Piccardo.
“Il Giardino dei Devoti”, traduzione a cura di Angelo Scarabel dell’ università di Roma. Edizioni Al Hikma.
“Mohammed l’ Inviato di Dio”, autore Abdurrahman Rosario Pasquini. Edizioni Del Calamo.
“Lo status della donna nell’ Islam”, autore Abdurrahman Rosario Pasquini. Edizioni Del Calamo.

Per rispetto al nome di Dio contenuto in questo articolo, se si desidera stamparlo, si chiede cortesemente di non portarlo in luoghi impuri, grazie.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:52 pm

Il comandamento choc dell'Isis: "Giusto rapire le donne e farle schiave sessuali"

Per gli estremisti è lecito rapire le donne degli infedeli e farle schiave. Una donna curda guida la resistenza a Kobane
Orlando Sacchelli - Lun, 13/10/2014 - 12:49

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/com ... 59236.html

Non c'è fine alla brutalità dell'Isis: dopo le decapitazioni degli ostaggi filmate e trasmesse in video, arrivano nuovi particolari inquietanti sulla barbarie dei tagliagole. Nel quarto numero della sua rivista online, l’Isis sostiene la legittimità del rapimento e della riduzione in schiavitù sessuale delle donne degli "infedeli".
Tutto questo sulla base di un’interpretazione estrema della sharia, respinta dalla stragrande maggioranza del mondo musulmano.
La Turchia aiuta l'Isis: la Nato deve opporsi

La formalizzazione di quella che è diventata una drammatica prassi, riferisce il sito della Cnn, è messa nera su bianco sulla rivista "Dabiq".
l nome della rivista, "Dabiq", è altamente simbolico, perché Dabiq è la regione che nel 1516 fu teatro della battaglia finale in cui gli Ottomani sconfissero i Mamelucchi, consolidando quello che nella storia si ricorda come l'ultimo califfato. Ciò a cui si ispira lo stato islamico del sedicente 'califfo' al Baghdadi. Pubblicato in diverse lingue europee, è uno degli strumenti attraverso cui gli uomini del 'califfo' al-Baghdadi cercano di radicalizzare e reclutare giovani ovunque nel mondo, soprattutto in Occidente.
Ma vediamo cosa dicono gli estremisti: "Ci si dovrebbe ricordare che ridurre in schiavitù le famiglie dei kuffar", gli infedeli, "e prendere le loro donne come concubine è un aspetto saldamente stabilito dalla sharia, la legge islamica". Il titolo dell’articolo è "La rinascita della schiavitù prima dell’Ora", termine che indica il "Giorno del giudizio". Si legge ancora che le donne della setta degli yazidi, la minoranza curda insediata soprattutto in Iraq, possono essere legittimamente catturate e forzate ad essere concubine o "schiave sessuali".

Un rapporto di Human Rights Watch (Hrw), basandosi sulle testimonianze di alcuni detenuti che sono riusciti a scappare, ha denunciato che gli jihadisti dell’Isis tengono prigionieri centinaia di yazidi iracheni e costringono giovani donne e adolescenti a sposare i loro combattenti.

Hrw ricorda che sono centinaia gli uomini, le donne e i bambini yazidi detenuti dai jihadisti in diverse località dell’Iraq, in particolare a Mosul, Tal Afar e Sinjar, e nell’est della Siria. "Abbiamo raccolto storie scioccanti di conversioni religiose forzate, di matrimoni forzati e di abusi sessuali e schiavitù", ha denunciato Hrw nel rapporto redatto sulla base di 76 interviste.

Drammatiche le testimonianze di chi ha avuto la fortuna di fuggire dalla schiavitù. Una donna, Naveen, fuggita a settembre con i suoi quattro figli, ha raccontato di yazide costrette a sposarsi con i combattenti Isis: "Ho visto che le portavano via, circa 10 tra giovani donne e ragazze. Alcune avevano solo 12 o 13 anni, altre 20. Alcune di loro erano già sposate, ma senza figli, per cui lo Stato islamico non le ha considerate sposate". Quando sono tornate nel carcere di Badoush, vicino Mosul, le donne hanno raccontato: "Ci hanno sposato. Non abbiamo avuto scelta". Altre donne hanno raccontato di essere state vendute: come Rewshe, 15 anni, ceduta a un combattente palestinese dell’Isis per 1.000 dollari. Sempre Naveen ha raccontato anche della sorte toccata ai bambini maschi: "Nella prigione di Badoush ho visto anche portare via i bambini. Hanno detto che li portavano via per la loro educazione religiosa. Dalla mia cella hanno portato via sei o sette bambini, avevano tutti 10 o 11 anni. Io ho vestito mio figlio di 10 anni da bambina per nasconderlo".

Donna curda guida la battaglia contro l'Isis a Kobane

L'altra faccia della medaglia è rappresentato sempre da una donna, una quarantenne, che guida i combattenti curdi contro l'Isis nella città siriana di Kobane. Come rende noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani, si chiama Mayssa Abdo ma è conosciuta soprattutto con il nome di battaglia Narin Afrin: guida le Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) al fianco di Mahmud Barkhodan. Mayssa è uno pseudonimo, in questo caso della regione natale della donna, una roccaforte curda che, come Kobane, si trova nella provincia settentrionale di Aleppo. "Quelli che la conoscono dicono che è istruita, intelligente e flemmatica - ha detto il direttore dell’ong, Rami Abdel Rahman - si preoccupa dello stato psichico dei combattenti e si interessa dei loro problemi".
La presenza delle donne nelle file dei combattenti curdi, in Siria come in Iraq e in Turchia, è nota da anni. Il 5 ottobre scorso, proprio una donna, Dilar Gencxemis (nome di battaglia Arin Mirkan) è stata la prima kamikaze curda a farsi saltare in aria in Siria, dall’inizio della guerra, nel 2011, uccidendo decine di jihadisti alle porte di Kobane.



L'inferno delle rapite dall'Isis: in molte scelgono il suicidio

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lin ... 78068.html

Percosse, abusi, torture e stupri: così le yazide concesse come trofei ai miliziani o vendute come schiave sessuali
Sergio Rame - Mar, 23/12/2014 - 10:50

Molte donne della minoranza yazida che sono state rapite dai jihadisti dei violenti miliziani dello Stato islamico scelgono il suicidio piuttosto che sposare o diventare schiave sessuali dei miliziani.

Il rapporto diffuso da Amnesty International è un vero pugno allo stomaco. Percosse, abusi, torture e minacce. E, ovviamente, violenze sessuali. È così che i fedeli del califfo Abū Bakr al-Baghdādī.

Dopo che migliaia di uomini, donne e bambini della minoranza nord-irachena sono finiti nelle sanguinarie mani dei jihadisti dell'Isis, il sangue di innocenti ha iniziato a scorrere. Secondo le testimonianze, gran parte degli uomini vengono uccisi o costretti a convertirsi all'islam. Le donne, invece, vengono in genere concesse come trofei ai jihadisti oppure vendute come schiave sessuali. Nel report Fuga dall'inferno Amnesty International ha raccolto le testimonianza di una trentina di donne tra le 300 circa che sono riuscite a fuggire dal Califfato.

Jilan aveva solo 19 anni quando è stata catturata. La sua famiglia ha poi saputo che si è suicidata. "Eravamo 21 ragazze in una stanza - ha raccontato la 20enne Luna alla ong - due di loro erano giovanissime, di 10 o 12 anni. Un giorno ci sono stati dati vestiti da danzatrici e ci è stato detto di fare un bagno e di indossarli. Jilan si è uccisa nel bagno. Si è tagliata ai polsi e si è impiccata. Era molto bella e sapeva che sarebbe stata portata via da un uomo. Per questo si è uccisa". Altre testimoni hanno raccontato di percosse, abusi, torture e minacce, oltre che di stupri. Alcune donne erano concesse a uomini già sposati, spesso combattenti stranieri arrivati da paesi occidentali per unirsi all'Isis. Alcune delle yazide fuggite hanno raccontato come le mogli spesso cercassero di aiutare le prigioniere, ma non avevano il potere di intercedere per loro. In alcuni casi, invece, riuscivano ad aiutarle a fuggire. "Per noi era più di una madre - ha raccontato una ex prigioniera a proposito di una donna dell’Isis che ha aiutato alcune prigioniere a fuggire, rischiando la propria vita - Non potrò mai dimenticare quella donna, ci ha salvate".

Al contrario di ebrei e cristiani, che per i musulmani appartengono come loro alle "religioni del libro", gli yazidi vengono considerati dagli estremisti dell'Isis come gente senza alcun diritto, in quanto adoratori del diavolo. Per questo, il gruppo terroristico considera legittimo ucciderli, abusare di loro o usarli come schiavi. Un numero di Dabiq, la rivista al soldo del Califfato, è stato dedicato proprio alla schiavitù illustrandone la legittimità e i vantaggi.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:52 pm

I talebani non accettano il fatto che le donne facciano parte della società'
http://www.rawa.org/tehelka_it.htm

Mehmooda sottolinea le ragioni a monte della misoginia quasi patologica soggiacente molti atti dei talebani. "La maggior parte dei talebani" (dirigenti) hanno sofferto di abusi sessuali da parte di persone più grandi di loro durante la giovinezza, quando frequentavano le scuole religiose (madrasas). Questo può aver creato in loro una specie di complesso che li ha resi così bestiali verso le donne. Bisogna precisare che questi "Campioni dell'Islam" sono abituati a violentare le donne e i ragazzini per soddisfare la loro lussuria criminale".
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:52 pm

Aforismi e citazioni religiose monoteiste contro le donne

a cura di Laura Morandi, Licia Speroni e Bruno Moretti
http://cfivarese.altervista.org/Aforism ... donne.html



ATTENZIONE!
Questa pagina contiene immagini, ahimè, MOLTO crude.
È altamente sconsigliata alle persone particolarmente sensibili.


"Tantum religio potuit suadere malorum"
"A tali malefici potè persuadere la religione"
Tito Lucrezio Caro, De Rerum Natura, Libro I, 101

Il velo della Bibbia: «Ogni donna che prega o profetizza a testa scoperta, reca un affronto al suo capo [il maschio], infatti sarebbe come se essa fosse rasata. Pertanto se una donna non vuole mettersi il velo, si tagli addirittura i capelli! Ma, se per una donna è vergognoso tagliarsi i capelli o essere rasata, si copra col velo. L’uomo invece, non deve velarsi il capo, essendo egli immagine e riflesso di Dio; mentre la donna è riflesso dell’uomo.» Bibbia, Levitico

Il velo del cristianesimo paolino: «Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza.»
San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, XI

Il velo islamico del Corano: «E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne.» Corano, Sura XXIV, An-Nûr

I tre veli dell'islàm: "hijab" (velo che copre i capelli), "niqab" (velo che copre anche il volto lasciando scoperti solo gli occhi), "burqa" (velo totale fino ai piedi con una grata per gli occhi).

"Poiché il Sublime Corano e l'insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, sono vincolanti per la donna che creda nella provenienza divina del Corano e nella Missione apostolico-profetica di Muhàmmad, indossare il velo è, quindi, un dovere preciso e inderogabile. La donna musulmana che indossa il velo, esprime per mezzo di esso in forma tacita, la sua identità islamica ed è fuorviante dall'lslàm il pensiero, purtroppo diffuso, che possa chiamarsi musulmana, la donna che non porta il velo, giustificandosi col dire che l'importante è avere fede dentro! Non hanno presente che il Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, ha chiaramente disatteso questo pensiero quando ha detto: «La fede non è presente dentro se non ci sono i comportamenti islamici che ne segnalano la presenza interiore.»" Al Turabi Hasan, Le donne nell'ordinamento islamico della società

Lapidazione: "Quando una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te."
Bibbia, Deuteronomio XXII, 23

"Ogni donna impudica sarà calpestata come sterco nella via." Bibbia, Siracide IX, 10

"Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite [nell'applicazione] della Religione di Allàh, se credete in Lui e nell'Ultimo Giorno, e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione." Corano, Sura XXIV, 2


Dopo e prima di essere massacrata di botte dal marito (impunito) nel nome di dio (maschio) onnipotente e misericordioso.

"Se le vostre donne avranno commesso azioni infami, confinate quelle donne in una casa senz'acqua nè vitto finché non sopraggiunga la morte." Corano, Sura IV, 15

"I coniugi peccano non appena si abbandonano alla voluttà per cui, dopo, devono pregare: «Perdona, o Dio, la nostra colpa!»"
Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"Quanto maggiore il piacere, tanto più grave il peccato. Chi ama con troppo calore la moglie è un adultero!"
Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"L’atto coniugale è un peccato grave in nulla differente dall’adulterio e dalla dissolutezza nella misura in cui entra in ballo la passione dei sensi e l’odioso piacere, così che nessun dovere coniugale accade senza peccato e i coniugi non possono essere senza peccato."
Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"La verità è che il matrimonio, quale istituto naturale conforme alla volontà del creatore, non ha come primo e unico fine il personale completamento dei coniugi, bensì la procreazione e l’educazione di una nuova vita." Papa Pio XII°

"Una madre, in quanto sposata, otterrà in cielo un posto inferiore a quello della figlia in quanto vergine."
Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi." Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"La donna non è fatta a immagine e somiglianza di Dio. È nell'ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori... È la giustizia naturale che vuole che i meno capaci servano i più capaci. Questa giustizia diventa evidente nel rapporto tra gli schiavi ed i loro padroni, che eccellono in intelletto, ed eccellono in potere.”
Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica, Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153.

“Non può esserci dubbio che è più consono all'ordine della natura che l'uomo domini sulla donna, piuttosto che la donna sull'uomo. Questo è il principio che emerge quando l'apostolo (Paolo) dice, «La testa della donna è l'uomo» e, «Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti». Anche l'apostolo Pietro scrive: «Sara obbediva ad Abramo, chiamandolo padrone»"
Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica, Sulla Concupiscenza, Libro I, cap. 10.

"Adamo è stato condotto al peccato da Eva, non Eva da Adamo. È giusto, quindi, che la donna accolga come padrone chi ha indotto a peccare."
Sant'Ambrogio, padre della chiesa cristiana cattolica

“Vi sono tre ragioni per le quali diciamo che è l'uomo l'immagine di Dio e non la donna. Prima fra tutte: così come c'è un solo Dio e da lui tutte le cose sono nate, così un uomo è stato creato per primo e da lui sono stati nati tutti gli altri. Perciò è questa entità che è a somiglianza di Dio, vale a dire cioè che come tutte le cose procedono da Dio, così tutti gli altri uomini procedono da quest'uomo. In secondo luogo, così come dal corpo di Cristo mentre era addormentato nella morte sulla croce è derivata l'origine della chiesa cioè l'acqua ed il sangue attraverso i quali si esprimono i sacramenti con i quali vive la chiesa ed ha la sua origine e diviene sposa di Cristo, così dal fianco di Adamo mentre dormiva nel paradiso è stata formata la sua sposa quando le fu presa una costola, dalla quale Eva venne creata. In terzo luogo: così come Cristo è capo della Chiesa e governa la Chiesa, allo stesso modo il marito è capo della moglie e la regola e la governa. E' per queste ragioni che solo l'uomo è ad immagine di Dio, e non la donna. E per queste ragioni l'uomo non deve avere come la donna un segno di soggezione, ma un segno di libertà e di preminenza.” Uguccio, Summa, C. 33, q. 5, cap. 13.

"La donna è un tempio costruito su una cloaca. Tu, donna, sei la porta del diavolo, tu hai circuìto quello stesso [maschio] che il diavolo non osava attaccare di fronte. È a causa tua che il figlio di Dio ha dovuto morire; tu dovrai fuggire per sempre in gramaglie e coperta di cenci." Tertulliano, teologo cristiano

"Ogni donna dovrebbe camminare come Eva nel lutto e nella penitenza, di modo che con la veste della penitenza essa possa espiare pienamente ciò che le deriva da Eva, l'ignominia, io dico, del primo peccato, e l'odio insito in lei, causa dell'umana perdizione.
Non sai che anche tu sei Eva? La condanna di Dio verso il tuo sesso permane ancora oggi; la tua colpa rimane ancora.
Tu sei la porta del Demonio!
Tu hai mangiato dell'albero proibito!
Tu per prima hai disobbedito alla legge divina!
Tu hai convinto Adamo, perchè il Demonio non era coraggioso abbastanza per attaccarlo!
Tu hai distrutto l'immagine di Dio, l'uomo!
A causa di ciò che hai fatto, il Figlio di Dio è dovuto morire!”
Tertulliano, teologo cristiano, De Cultu Feminarum, libro 1, cap 1.

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"Non permetto alla donna di insegnare, né di comandare all’uomo, ma se ne stia silenziosa. Infatti Adamo fu plasmato per primo, poi Eva; e non fu sedotto Adamo prima, ma la donna essendo stata sedotta cadde nella trasgressione." San Paolo, Lettere a Timoteo

"Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea."
San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, XIV, 34-35

"Le donne siano soggette ai propri mariti come al signore, perché il marito è il capo della donna come Cristo è il capo della chiesa."
San Paolo, Lettera agli Efesini

“L'Apostolo vuole che la donna sia manifestamente inferiore, in ordine che la Chiesa di Dio è pura.”
Ambrosiaster, Sulla prima lettera a Timoteo 3,11.

“In verità, le donne sono di razza debole, indegne di fiducia, di mediocre intelligenza.” Epifanio, Panarion 79, §1.

"Narrato da 'Imran bin Husain: Il Profeta disse: «Ho guardato verso il paradiso e ho visto che la maggior parte dei suoi abitanti erano poveri;
ho guardato verso l'inferno e ho visto che la maggior parte dei suoi abitanti erano donne»." Hadith, Sahih Bukhari 4:464

“Entrambe, la natura e la legge, mettono la donna in condizione subordinata rispetto all'uomo.” Sant'Ireneo, Frammento n° 32

"Dovere principale della moglie è provvedere al governo della casa in subordinazione al marito. All’uomo spetta l’ultima parola in tutte le questioni economiche e domestiche e la donna deve essere pronta all’obbedienza in tutte le cose: il suo posto è soprattutto in casa. Son da condannare gli sforzi di quelle femministe le cui pretese mirano ad un’ampia uguaglianza fra uomo e donna." Papa Paolo VI°

"Ai fini dell’educazione cristiana di una bambina, che non sappia a che servono flauti, lire e cetre: la musica è proibita. Non deve avere cameriere graziose e curate, ma una vecchia virago seriosa, pallida, sordida che esorti di notte alla preghiera e al canto dei salmi e di giorno alle preghiere nelle ore dovute. Non deve prendere bagni che feriscono il senso del pudore di una fanciulla, la quale non dovrebbe mai vedersi nuda. Verrà allevata nel chiostro sotto lo sguardo della nonna e non guarderà in faccia nessun uomo e nemmeno saprà che esiste un altro sesso." San Girolamo, padre e dottore della chiesa cattolica

"Se è un bene non toccare una donna, allora è un male toccarla: gli sposati vivono come le bestie, infatti nel coito con le donne gli uomini non si distinguono in nulla dai porci e dagli animali irragionevoli." San Girolamo, padre e dottore della chiesa cattolica

"Ammonite quelle [donne] di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, picchiatele." Corano, Sura IV, 34

"All’uomo compete il governo, la donna deve piegarsi. L’uomo è più elevato e migliore, la donna una creatura dimidiata, una bestia idrofoba, il merito maggiore che possiede è quello di generare." Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Fà il bambino con tutte le tue forze, se ci lasci la vita muori pure, bene per te dal momento che muori compiendo un’opera nobile."
Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Anche se stanche e alla fine devono morire, non fa nulla, lasciale affrontare la morte, esse sono qui proprio per questo."
Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Se la moglie non vuole, venga la serva!" Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Se gli uomini potessero vedere quel che si nasconde sotto la pelle, la vista delle donne causerebbe solo il vomito. Se rifiutiamo di toccare lo sterco anche con la punta delle dita, come possiamo desiderare di abbracciare una donna, creatura di sterco?" Sant'Odone, abate di Cluny

"Quando vedi una donna pensa che sia un demonio, che sia una sorta di inferno." Papa Pio II°


"La donna è male sopra ogni altro male, serpe e veleno contro il quale nessuna medicina va bene. Le donne servono soprattutto a soddisfare la libidine degli uomini."
San Giovanni Crisostomo, cui è particolarmente devoto Herr Joseph Alois Ratzinger, papa Benedetto XVI°

"Verso il tuo uomo dovrà andare il tuo anelito ed egli sarà il tuo signore, così dunque discendi alla sua dipendenza, così sii una delle subordinate. Le donne sono destinate principalmente a soddisfare la lussuria degli uomini. Dove c’è la morte ivi c’è il matrimonio e dove non c’è matrimonio ivi non c’è morte."
San Giovanni Crisostomo, cui è particolarmente devoto Herr Joseph Alois Ratzinger, papa Benedetto XVI°

"È opportuno il voto alle donne perché sono più conservatrici e più legate agli ambienti ecclesiastici, ma ciò non toglie valore alla loro necessaria ineguaglianza e inferiorità in quanto la Sacra Scrittura sottopone soprattutto alla nostra attenzione due dei maggiori pericoli: vino e donne." Papa Benedetto XV°

"Ti chiederanno dei mestrui. Di': «Sono un'impurità.» Non accostatevi alle vostre spose durante i mestrui e non avvicinatele prima che si siano purificate."
Corano, Sura II, 222

"Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Se l'uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentre essa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera. Non ti accosterai a donna per scoprire la sua nudità durante l'immondezza mestruale. Se uno ha un rapporto con una donna durante la sua immondezza mestruale e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto la sorgente del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo."
Bibbia, Levitico

"Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole (n.d.r.: mestruazioni). L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatrè giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempo delle sue regole; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue."
Bibbia, Levitico

"La donna è in rapporto con l’uomo come l’imperfetto ed il difettivo col perfetto. La donna è fisicamente e spiritualmente inferiore e la sua inferiorità risulta dall’elemento fisico, più precisamente dalla sua sovrabbondanza di umidità e dalla sua temperatura più bassa. Essa è addirittura un errore di natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, mal riuscito." San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica

"In ogni caso la donna serve solo alla propagazione della specie. Tuttavia la donna trascina in basso l’anima dell’uomo dalla sua sublime altezza, portando il suo corpo in una schiavitù più amara di qualsiasi altra." San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica

“Cosicchè si vede come causata da una natura particolare (dell'azione del seme maschile), una donna non sia altro che una mancanza, o una caso negativo. Per il potere attivo dello sperma, esso cerca sempre di produrre qualcosa di completamente uguale a sè stesso, cioè un maschio. Se invece viene generata una donna, questo può accadere perchè il seme è debole, o perchè la materia (fornita dalla femmina) è inadeguata, oppure per l'azione di fattori esterni come l'azione dei venti meridionali che rendono umida l'aria.” San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica, 1, q. 92, art 1


Il perchè del no al sacerdozio femminile (proibito da papisti e islamisti)

“..sul conferimento degli Ordini (ad una donna), essa non potrà riceverli, perchè dal momento che un sacramento è un segno, non solo la cosa, ma anche la significazione della cosa è richiesta in tutte le azioni sacramentali; ... Di conseguenza, poichè non è possibile nel sesso femminile significare una eminenza di grado, dato che la donna è in uno stato di soggezione, segue che una donna non può ricevere gli Ordini sacramentali.”
San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica, Suppl., q. 39, art 1.

“Le donne non possono ricevere l'ordinazione, perchè l'ordinazione è riservata ai membri perfetti della chiesa, da quando ad altri uomini è stata affidata la distribuzione della grazia. Le donne non sono membri perfetti della chiesa, lo sono solo gli uomini. Aggiungi a questo che le donne non sono ad immagine di Dio, ma solo gli uomini”. Guido de Baysio, Rosarium, c. 27, q. 1, cap. 23.

“È conveniente che le donne non posseggano il potere delle chiavi perchè esse non sono ad immagine di Dio, ma solo l'uomo è gloria ed immagine di Dio. Questo perchè la donna deve essere assoggettata all'uomo e servirlo come una schiava, e non può esserci altra strada.” Antonio de Butrio, Commentaria, II, fol. 89r.

“Se «la testa della donna è l'uomo» ed è questo ad essere designato al sacerdozio, non sarebbe giusto abolire la creazione, ed abbandonare il capo per andare verso le estremità. Perchè la donna è il corpo dell'uomo, tratto dalla sua costola e sottomesso a lui, da cui è stata separata per la generazione dei figli. È lui, si è detto a lei, «che sarà il tuo padrone». È l'uomo la parte più importante della donna, essendo il suo capo. Se in base a queste premesse, non le permettiamo d'insegnare, come le si potrebbe accordare, a disprezzo della natura, di esercitare il sacerdozio? Giacchè è l'empia ignoranza dei greci che li ha spinti a ordinare sacerdotesse per divinità femminili. È escluso che questo avvenga nella legislazione di Cristo. Se fosse stato necessario essere battezzati da donne, il Signore sarebbe stato senza dubbio battezzato dalla propria madre e non da Giovanni. E quando ci ha inviati a battezzare, avrebbe mandato con noi delle donne a questo scopo. Ma in nessun luogo, nessuna disposizione nessuno scritto, ha deliberato qualcosa del genere; Egli conosceva bene ciò che è conforme alla natura perchè contemporaneamente egli era il creatore della natura e l'autore della legislazione.” Costituzioni Apostoliche, III, n° 9.

L'aborto nella Bibbia: "Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora io dico: meglio di lui l'aborto, perché questi viene invano e se ne va nella tenebra e il suo nome è coperto dalla tenebra." Bibbia CEI, Qoelet (ex Ecclesiaste), VI, 3

"O credenti. Quando vi accingete alla preghiera lavatevi la faccia e le mani. Se avete toccato donne e non trovate acqua, cercate della polvere pulita e passatevela sulla faccia e sulle mani." Corano, Sura V, 6

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Lo stupro (NON dei maschi!) benedetto da Dio e da una carogna di padre padrone: "Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, disse: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto»." Bibbia, Genesi XIX, 5-8

Il cognato e la vedova del fratello: "Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato." Bibbia, Deuteronomio XXV, 5

"Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il peccatore ne resta preso." Bibbia CEI, Qoelet (ex Ecclesiaste) VII, 26

Guai a lesbiche, gay e trans: "La donna non si metterà un indumento da uomo né l'uomo indosserà una veste da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore tuo Dio." Bibbia, Deuteronomio XXII, 5

Guai alla donna che osa toccare il sacro fallo! "Se alcuni verranno a contesa fra di loro e la moglie dell'uno si avvicinerà per liberare il marito dalle mani di chi lo percuote e stenderà la mano per afferrare costui nelle parti vergognose, tu le taglierai la mano e l'occhio tuo non dovrà averne compassione."
Bibbia, Deuteronomio, XXV, 11

La dispersione del sacro seme maschile (onanismo): "Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire. Allora Giuda disse a Onan: «Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità per il fratello.» Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui." Bibbia, Genesi XXXVIII, 7

"Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: “Non ne devi mangiare”, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: tu sei polvere e polvere tornerai!» Bibbia, Genesi III

Tutti a riposo tranne la moglie: "... ma il settimo giorno tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te." Bibbia, Esodo XX

E te pareva...: "Motivo di sdegno, di rimprovero e di grande disprezzo è una donna che mantiene il proprio marito." Bibbia, Siracide XXV, 20


"Se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre; sarà arsa con il fuoco. Il sacerdote, quello che è il sommo tra i suoi fratelli, sul capo del quale è stato sparso l’olio dell’unzione e ha ricevuto l’investitura, indossando le vesti sacre, non dovrà scarmigliarsi i capelli né stracciarsi le vesti."
Bibbia, Levitico, XXI

Nota: Muhàmmad (Maometto) sposò Cadigia, una ricca vedova di circa 15 anni piu anziana, ebbero sei figli e Cadigia fu la sua prima seguace.
Muhàmmad ebbe altre 15 mogli, pedo-sposate giovanissime, tra i 6 (sei) e gli 11 (undici) anni.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Sixara » lun gen 19, 2015 5:58 pm

Berto ha scritto:"Adamo è stato condotto al peccato da Eva, non Eva da Adamo. È giusto, quindi, che la donna accolga come padrone chi ha indotto a peccare."
Sant'Ambrogio, padre della chiesa cristiana cattolica

O ma l insiste kel Santanbrojo lì, eh...
da no credarghe, e pure i lo ga scrito - tuta kela serie de aforismi e citazioni lì.. tutta la disperata impotenza dell'uomo

la lo varda ishà e la spèta ke l se xveja, là tel jardin de l eden.. a jera mejo se la sunava su na bèla pièra e la ghe la molava so .. :D

A so pienamente d acordo sol disprezzo pa l marìo ca se fa mantegnere da la mojère : Maometo - co bòna pace de i so seguaci - l à propio fato cusì co la vedova Cadigia pì vecia de lù de cuindexàni...
e no xe bèn de far ste robe cuà, cari amici, no xe ben.. e gnanca de 'maridarse' co de le fiolete de dodaxe-tredexàni e farle finire a l ospedale la prima notte di nozze. Nò, no xe ben.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » gio feb 19, 2015 9:53 pm

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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom feb 22, 2015 8:29 pm

La vita segreta delle ragazze musulmane 06/01/2011 - di Maria Teresa Mura

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... -musulmane

Lo Spiegel racconta la storia di Gulay, una berlinese di 22 anni, immigrata di seconda generazione Gulay, 22 anni, vive a Berlino in un quartiere, Neukölln, ad alto tasso immigrati musulmani. Non è la classica ragazza musulmana con velo e ...

Gulay, 22 anni, vive a Berlino in un quartiere, Neukölln, ad alto tasso immigrati musulmani. Non è la classica ragazza musulmana con velo e abiti castigati. Indossa jeans stretti, camicette scollate e ha i capelli lunghi che tiene scoperti. E’ sicura di sé e guarda la gente negli occhi. Gulay vuole lavorare come hostess di terra all’aeroporto prossimo anno. Integrata quindi occidentalizzata, quindi un successo. E’ proprio così?

SOLO UN’ILLUSIONE - In realtà ragazze come Gulay devono subire ancora molto pesantemente il fardello della loro cultura familiare, a tal punto che la ragazza allo Spiegel chiede che il proprio nome non sia reso noto, e che la sua famiglia non sappia che è lei a parlare. “I ragazzi possono spassarsela in giro quanto vogliono, ma se lo fa una ragazza può aspettarsi di essere uccisa”, dice. “Questo è da pazzi.” Ecco perché da quando ha fatto sesso cinque anni fa Gulay ha il terrore che la sua famiglia la scacci, o peggio. I valori della sua cultura le imporrebbero una rigida condotta sessuale che però mal si addice ad una ragazza giovane e cresciuta in un paese dai costumi molto più aperti. Medici e assistenti sociali si trovano spesso di fronte a giovani donne che si rivolgono a loro con richieste per la ricostruzione dell’imene o per eseguire aborti oltre il termine legale. L’elevato rischio di suicidio tra le giovani donne immigrate ha attivato all’ospedale Charité Hospital di Berlino un’iniziativa di prevenzione del suicidio per le donne turche da famiglie immigrate; un problema non da poco se si pensa che il tasso di suicidi all’interno di questa fascia di popolazione è il doppio di quello delle donne di etnia tedesca della stessa età.

NELLE MUTANDE - Una vita non facile. Le ragazze possono uscire solo per recarsi in locali off-limits per i ragazzi, devono rientrare in tempo per la chiusura dei negozi. E allora cosa si inventano per vivere una vita “normale?”: “Quando vado nascondo il mio telefono cellulare nelle mutande”, dice Sibel, ridacchiando mentre estrae un cellulare dal suo reggiseno. “Io non sono autorizzata ad avere un telefono cellulare o parlare con i ragazzi. Cos’altro dovrei fare?” Come si è procurata il telefonino non lo sappiamo. Essere consapevoli che ciò che si è non è accettabile per la propria famiglia non è semplice: molte adolescenti immigrate quando parlano di sesso, dicono spesso qualcosa che le sconvolge “Ciò che i nostri genitori pensano è che siamo delle poco di buono”. Anche una visita a un ginecologo sarebbe impensabile per molte di queste ragazze, per paura di essere notate dai parenti che penserebbero che si trovano lì per ottenere la pillola – e quindi sono troie. “Ci sono ragazze che avrebbe preferito morire per il dolore”, dice Gulay.

SESSO AL BUIO - A scuola per loro niente educazione sessuale. Gulay, tra le poche ad aver frequentato i corsi, racconta: “Le mie compagne che non potevano partecipare mi facevano ogni tipo di domande su come usare un preservativo e come ottenere la pillola. Alcune di loro non sapevano niente”. E alcune, secondo Gulay, credevano che tutto quello che dovevano fare dopo un rapporto era sciacquarsi con abbondante acqua. Molte ragazze praticano solo sesso anale con i loro fidanzati, credendo che in questo modo riusciranno a proteggere il loro “onore”. E così fare l’amore in un posto normale diventa un sogno irrealizzabile. Per queste giovani donne sesso equivale a posti come corridoi, panchine o il bagno pubblico in Piazza Boddin a Neukölln, dove si possono avere 20 minuti di privacy per 50 centesimi. Può essere divertente quando è una scelta, meno quando non si può fare altro. Alcune ragazze hanno la fortuna di avere un fidanzato con l’auto o possono almeno permettersi di pagare venti euro per una camera d’albergo.

QUEI MILLIMETRI DI PELLE - E allora nascono centri come Papatya, un rifugio per le ragazze di origine turca, che non ha né un indirizzo né un numero di telefono sul suo sito. Per più di 20 anni, Papatya ha offerto protezione e rifugio per giovani ragazze immigrate e donne in fuga dalla violenza domestica. L’organizzazione è attenta a non farsi scoprire. Chi vuole contattare Papatya viene invitato a lasciare un numero su una linea telefonica d’emergenza. Poco tempo dopo, un assistente sociale o uno psicologo chiama le ragazze. Leila, una volontaria, racconta di aver assistito a innumerevoli casi di ragazze tenute chiuse a casa senza poter andare a scuola, obbligate a matrimoni forzati; le fuggitive parlano spesso della loro verginità, e del fatto che la loro felicità, o la sua mancanza, dipenda unicamente da pochi millimetri di pelle. Per le ragazze, la cosa peggiore è essere stigmatizzate come prostitute, dice Leila. “L’onore di tutta la famiglia dipende dalla verginità delle figlie”. A volte le ragazze chiamano i loro padri dal suo ufficio a Papatya, solo per sentire le risposte come: “Ora sei una puttana.”

BUGIE, BUGIE, ANCORA BUGIE - In molti casi, l’unica soluzione per le ragazze che hanno perso la verginità è la ricostruzione dell’imene. Anche se la sanità pubblica non paga per l’operazione , i centri di consulenza offrono tariffe scontate a partire da 130 euro , che è un decimo della tariffa normale. A Papatya sono consapevoli però degli inconvenienti della ricostruzione dell’imene, che rafforza il senso di colpa delle ragazze. “Stanno vivendo una bugia costante”, dice Leila. Da qui a nascondere una gravidanza poco ci passa. Come è logico, tra queste donne cercare un aborto illegalmente perché in difficoltà è frequentissimo. La legge aiuta le minorenni che solitamente dovrebbero avere il consenso dei genitori per abortire. Ma se viene dimostrato che la ragazza corre dei rischi a chiederlo, il consenso obbligatorio viene revocato. Nella pratica però è difficile che accada. Racconta la Dr. Petra Schneider: “Le ragazze di solito non vengono qui da sole ma a volte la madre o con il fidanzato; vogliono la stessa cosa. Vogliono che ciò avvenga rapidamente, e che nessuno in famiglia lo scopra”, come una ragazza di 16 anni, turca, che è arrivata con il suo fidanzato tedesco e la madre. La giovane aveva nascosto la sua gravidanza per sei mesi, indossava abiti larghi e diceva che aveva guadagnato peso. La famiglia, dice la Schneider, era troppo felice di crederle. E se non riescono ad accedere a qualcuno che illegalmente le faccia abortire allora provano sistemi casalinghi e pericolosi con tinture a base di erbe, bagni caldi e calci all’addome.

SUICIDIO E VIOLENZA - Meryam Schouler-Ocak, un anziano di psichiatra che coordina la campagna anti suicidi dichiara che quasi tutte le sue giovani pazienti riferiscono che gli obblighi ed i tabù sono stati il motivo principale che le ha portate a tentare il suicidio. “Le loro famiglie le tolgono tutto”, dice Schouler-Ocak , “mentre fuori in strada, a scuola, in tv e tra gli amici, vedono una vita normale in cui le donne hanno tutte le libertà. Questo crea un grande senso di nostalgia.” Schouler-Ocak è convinto che la rigida morale sessuale e la doppia vita di molte donne musulmane possa innescare disturbi emotivi e, nel peggiore dei casi, può portare a pensieri suicidi. E non solo: secondo lo psichiatra alcune donne decidono di impegnarsi in pratiche sessuali che le disgustano di loro e le rendono fisicamente ed emotivamente malato. Non è un segreto, dice, che il sesso anale, se è praticato prima o dopo il matrimonio, è spesso causa lesioni dolorose nelle donne.

ABUSI CHE NON SI CANCELLANO - Si arriva all’assurdo; una dele suoi pazienti, per esempio, “si sarebbe risparmiata un sacco di problemi se fosse rimasta vergine”, spiega Schouler-Ocak. La ragazza si era sposata in un villaggio dell’Anatolia, ma quando si è scoperto che non era più vergine, è stata rinviata a Berlino. “Dopo di che, il padre e il fratello hanno abusato di lei per anni”, dice Schouler-Ocak. Solo dopo un certo numero di tentativi di suicidio le donne finiscono a Charité e possono allontanarsi dalla stretta mortale della famiglia. “E ‘difficile per le donne come quella condurre di nuovo una vita normale. Gli anni della violenza lasciano il segno”.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » mar feb 24, 2015 11:59 am

E sta kì ła raprexentaria l'ONU

Coanto buxiara ke ła xe sta dona - ke pena ke ła fa
http://bladibella.com/modules/mytube/si ... 1&lid=9602

La conta ke lomè el 2% de łi ati teroresteghi del mondo łi xe xlameghi, ke asurdetà.
La confonde łe nasion co łe rełijon e i crimini de łe nasion co i crimini conpiesti en nome de łe rełixon: França co l'Ixlam.

La se gà tirà ła sapa so i pie dixendo ke cogna aiar łe soçetà dei paexi musulmani a esar pì lebari, ametendo cusì ke sti paexi no łi lebari ma sistemi totałedari ...
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » gio feb 26, 2015 7:01 pm

Praticare l'Islam in pantaloni corti
Una riflessione di una ragazza musulmana che vive negli Usa da 19 anni sul significato di essere fedeli all'Islam
di Thanaa El-Naggar

http://www.thepostinternazionale.it/mon ... loni-corti

Lo scenario che sto per descrivere mi è capitato più volte di quante ne possa contare, in più città di quelle che riesca a ricordare, soprattutto in quelle occidentali, qui negli Stati Uniti e in Europa.

Entro in un negozio. C'è una donna che sta facendo compere nel negozio che riesco chiaramente a identificare come musulmana. In alcuni di questi scenari lei è in piedi dietro alla cassa a sistemare i conti e dare il resto ai clienti. Indossa un velo.

È legato stretto sotto al suo volto, dove la testa incontra il collo. Le braccia sono coperte fino ai polsi. Le caviglie sono nascoste dietro a pantaloni larghi o un lungo vestito ondulante.

È musulmana. Lo so. Tutti quelli intorno a lei lo sanno. La fisso brevemente e penso: “Non sa dire se la sto fissando perché la trovo uno spettacolo o perché riconosco in lei qualcosa che condividiamo.”

Mi rendo conto che questo deve metterla a disagio, allora allontano lo sguardo. Voglio dire qualcosa, qualcosa che indichi che non la sto fissando perché non sono abituata a vedere ragazze vestite in quel modo.

Vorrei dirle qualcosa che lasci trapelare che mia madre si veste come lei. Che sono cresciuta in uno stato arabo che tocca il golfo Persico, dove la maggioranza delle donne si veste come lei. Che anch'io mi rivolgo a est e recito il Corano quando prego.

“Dovrei salutarla con A'salamu alaikum?” mi chiedo. Poi mi accorgo dei vestiti che ho scelto di indossare oggi. Un paio di pantaloncini corti in denim usurato, una camicia Oxford a bottoni e sandali.

I miei capelli sono una grossa, riccia entità sopra la mia testa; ancora asciugandosi al vento dopo la doccia mattutina. Poi mi ricordo dei miei due anelli al naso, uno alla narice destra, l'altro comodamente appeso al mio setto nasale.

Gli anelli sono diventati parte del mio volto. Non li noto finché non mi devo soffiare il naso o incontro qualcuno non abituato ai piercing facciali.

Decido di non dirle nulla. Faccio finta che non abbiamo niente in comune e che io non capisco la sua lingua madre o la lingua in cui prega.

Il motivo per cui decido di non interagire con lei è che non sono pronta a un eventuale sguardo giudizioso dalla testa ai piedi. Non voglio leggere la sua mente quando con esitazione mi risponderebbe “Wa'alaikum a'salam.”

Sono colpevole di giudicare e proiettare i miei pensieri su di lei prima ancora di darle una possibilità di ricevere quest'informazione e di rispondere. È sbagliato.

La mia esitazione in queste situazioni deriva dalla consapevolezza che un numero considerevole di persone della mia religione guarda persone vestite come me e ci etichetta come donne che hanno perso la strada e deviato dal sentiero dell'Islam.

Io non mi copro le cosce, figuriamoci le caviglie. (Le scuole di pensiero islamiche più diffuse considerano le caviglie di una donna come “awrah”, ovvero una parte intima del corpo, e scoprirle è senza dubbio un peccato).

Nulla della mia apparenza esteriore dimostra o rappresenta il mio credo. Alcuni potrebbero anche conoscermi meglio e etichettarmi comunque come una musulmana non praticante: bevo whisky e fumo marijuana regolarmente.

Eppure sono una musulmana praticante. Prego (qualche volta), digiuno, recito la supplica di viaggio prima di far partire la macchina, pago il mio zakkah (una pratica annuale di beneficenza obbligatoria per tutti quelli che se la possono permettere) e, cosa più importante, mi sento molto musulmana.

Ce ne sono molte come me. Non crediamo in una pratica monolitica dell'Islam. Amiamo l'Islam, e proprio perché lo amiamo così tanto ci rifiutiamo di ridurlo a uno stile di vita inflessibile e fossilizzato.

Eppure, non sembriamo appartenere a nessun tipo di Islam. Siamo più a nostro agio a passare per non-musulmane, se questo ci risparmia da una o più delle seguenti.

Avvertimenti non richiesti riguardo il tipo di punizione che ci aspetta all'inferno, consigli non voluti da uno sconosciuto che esordisce con “Io sono come il tuo [inserisci parente]”, o una lezione improvvisata, direttamente da un libro di testo wahhabita che trovavo ridicolo già a 13 anni.

Gli studi islamici sono stati parte integrante della mia educazione formale fino a quando non mi sono diplomata negli Stati Uniti. I libri di testo che usavamo provenivano dall'Arabia Saudita, la nazione che conta il maggior numero di seguaci appartenenti alla setta wahhabita dell'Islam.

La prima volta che ho realizzato che potevo esprimere a voce quanto senza senso fossero questi libri, è stata quando stavo guardando un film con mia madre riguardo una famiglia che aveva perso uno dei loro bambini a causa di una malattia terminale. Credo che avessi avuto 6 o 7 anni.

Mia madre ha detto qualcosa del tipo: “So che Allah ha un posto speciale in paradiso per le mamme che hanno perso i loro figli in giovane età.”

Ho guardato mia madre e le ho chiesto: “Anche se non sono musulmane?”. Senza interrompere lo sguardo dalla TV, mi ha risposto: “Anche se non sono musulmane.”

Questo era tutto il permesso di cui avevo bisogno per cominciare a credere in un Dio più compassionevole di quello descritto in questi libri di testo.

I miei genitori sono abbastanza religiosi. Non sanno che fumo e bevo. Sinceramente non sono sicura di come reagirebbero se lo sapessero, ma non sono esattamente pronta a scoprirlo.

Hanno incoraggiato me e mia sorella a indossare il velo, ma non ci hanno costrette a farlo. Come la maggior parte dei genitori, non volevano che ci mettessimo cose troppo scoperte o appariscenti. Non approverebbero che indosso i pantaloncini.

Quando è divenuto sufficientemente chiaro che non pregavamo cinque volte al giorno, loro rimanevano in silenzio e di tanto in tano ci parlavano dei benefici della preghiera.

Mia madre amava leggere romanzi di scrittori americani. Amava i film. Amava la musica. Ha cercato tanto di memorizzare il Corano, ma era convinta di aver cominciato troppo tardi.

Hanno accolto i nostri amici maschi e non ci hanno guardate con sospetto quando uscivamo di casa con loro. I miei genitori speravano che i loro figli avrebbero scelto di seguire i loro passi, ma si fidavano delle nostre scelte.

Sono convinta che esplorare e vagare con la mente siano le ragioni per cui so di essere musulmana. Imparare del Buddismo mi ha avvicinata all'Islam perché mi ha insegnato cosa vuol dire arrendersi, una lezione che nessuno dei miei insegnanti di studi islamici era riuscito a trasmettermi, nonostante questo sia proprio il significato letterale dell'Islam.

I miei insegnanti di studi islamici mi hanno insegnato come essere ossessionata dal mondano – da tutte quelle cose che sto sbagliando e che renderanno vane le mie preghiere.

Mi hanno insegnato il senso di colpa. Mi hanno insegnato la paura. Mi hanno insegnato che è molto difficile essere una brava musulmana.

Non ho mai rifiutato l'Islam, ho solo preso una pausa dalle preghiera per senso di colpa. Volevo vedere se potevo essere motivata a tornare al mio tappetino di preghiera. Potevo. Ci sono tornata quando la mia vita mi è sembrata vuota senza la preghiera.

Pregavo per gratitudine. Pregavo e mi dava pace. Le abluzioni presto divennero sempre meno un modo per schizzarci l'acqua addosso l'un l'altro, ma più una purificazione quotidiana. Un battesimo.

Ho smesso di essere ossessionata dalle piccole cose e il mio nuovo mantra era “Al-'amal bil niyat”, che significa che le azioni dipendono dalle intenzioni. L'altro mio mantra era “Al deen yusr”, che si traduce in la religione è sollievo.

Esplorare e vagare con la mente mi hanno dato gli strumenti di cui avevo bisogno per poter guardare in maniera critica all'ipocrisia dell'ulama'a (elite/studiosi/chierici islamici).

Ho realizzato che non dovevo praticare la mia religione dal punto di vista di un gruppo di persone misogine. Due anni fa, ho denunciato la maggior parte degli hadith (tradizioni e modi dire profetici), fiqh (giurisprudenza islamica) e tafseer (interpretazione) perché queste tre cose, che giocano un ruolo fondamentale nel come viene praticato l'Islam oggigiorno, sono filtrate attraverso la prospettiva di musulmani per cui l'estrema patriarchia è la norma.

Non ho denunciato tutti gli hadith. Ho tenuto quelli che indiscutibilmente mi facevano essere una persona migliore, insegnandomi una lezione di moralità, gentilezza e pazienza.

I due mantra che ho menzionato sopra erano, infatti, adottati da hadith. Il mantra, “la religione è sollievo” è dal hadith trasmesso da Abu Hurayra, uno dei compagni del Profeta e il mantra “le azioni dipendono dalle intenzioni” è stato trasmesso da Umar ibn al-Khattab, uno dei successori del Profeta.

Prima ho detto che ce ne sono molti come me. Esterni, inadeguati, passando per non-musulmani in presenza di altri musulmani. Quando discutiamo con loro, la nostra idea di religione è scartata come una fase ribelle o un'esigenza di mischiarci con la maggioranza di non musulmani appartenenti alla società in cui viviamo.

Nonostante questo senso di non appartenenza, noi non siamo tormentati da questa esistenza. Viviamo vite molto salutari, dinamiche e variegate. Abbiamo instaurato rapporti e trovato terreno comune con molti gruppi di persone differenti, e non ci sentiamo reietti.

Abbiamo accettato che finché non avverrà un cambiamento culturale drastico, continueremo a vivere vite doppie o multiple.

In questi giorni ho un nuovo mantra, un breve surah intitolato Al-Kafirun (i Miscredenti). Per me i miscredenti, comunemente intesi come coloro che non credono in Dio e il Profeta, prendono anche le sembianze di coloro che non credono che anch'io sono musulmana.

L'ultima ayah recita “Lakum deenakum wa liya deen”, ovvero: a te la tua religione, a me la mia. Una frase semplice che racchiude il potere di unirci nonostante le nostre differenze. Un verso che mi dà la forza di sorridere e salutare una donna con il velo senza paura di essere giudicata.

Thanaa El-Naggar è una blogger che vive negli Stati Uniti da 19 anni. Il suo articolo originale è stato pubblicato qui.

(Traduzione a cura di Sabika Shah Povia)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » lun mar 09, 2015 8:44 am

Burqa vietato per Costituzione, la Svizzera davanti a tutti
8 Mar 2015
http://www.lindipendenzanuova.com/burqa ... ti-a-tutti

di ANDREA TURATI

La Svizzera non gira attorno ai problemi né aspetta che vi siano dieci sentenze diverse per interpretare la legge sulla pubblica sicurezza. Il burqa è vietato, punto. Il divieto di indossarlo, e accanto ad esso anche il niqab nei luoghi pubblici, è assolutamente conforme al diritto federale. A fare i primi passi era stata la costituzione cantonale ticinese. Ora la Camera dei cantoni si è espressa e ha concesso, si legge, la propria garanzia alla Carta fondamentale ticinese, facendo proprio il parere della sua commissione delle istituzioni politiche e del Consiglio federale. Il dossier va al Nazionale, scrive il Corriere del Ticino.

Nel confinante cantone infatti la decisione risale al 22 settembre 2013, quando venne accolta la volontà popolare per proibire di velare integralmente il volto nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico. Niente velo, dunque sia per mascherare il volto durante eventi e manifestazioni sia per ragioni di professione di credo.

Questa disposizione – ricorda infatti il Cdt.ch – si ispira ad una legge francese che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

Di più. Gli svizzeri ricordano che nel loro ordinamento chi costringe una donna a portare un velo è punibile per coazione in base all’articolo 181 del Codice penale.
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