La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

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Messaggioda Berto » gio feb 25, 2016 7:06 pm

Gli islamici contro le donne in bici: "Restiamo allibiti dalle italiane"
Alle musulmane che vivono in Italia è vietato andare in bicicletta. "È una questione di pudore, per la donna stessa"
Sergio Rame - Gio, 25/02/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 29214.html

Ali Abu Shwaima, presidente del Centro islamico di Milano, considera la donna "un diamante".

E, per questo motivo, non può andare in bicicletta. Capire il legame tra le due cose è impossibile. "È più decoroso e di rispetto per una donna che non vada in bicicletta", spiega Abu Shwaima. Ma non è un l'unico a pensarla così. Tanto che, come spiega Rajae a Striscia la notizia, sono moltissime le musulmane che vivono a Milano e che non possono salire sulla bicicletta perché i mariti glielo vietano.

A Milano l'Istituto "Luigi Cadorna", grazie all’impegno di Mamme a scuola onlus e in collaborazione con Ciclo Pride Italia, ospita un corso di bicicletta per le donne di tutte le età e di tutti i Paesi. L'iniziativa è nata su richiesta di alcune mamme che hanno espresso il desiderio di utilizzare la bicicletta per spostarsi in città. Davanti alle telecamere di Striscia la notizia chiedono di non essere riprese in volto. Non vogliono passare dei guai. "La bici è solo per maschi", spiega una ragazza completamente velata. Accanto a lei, però, ce n'è un'altra che insegna alla figlia ad andare in bicicletta. Ma si affretta a dire: "È normale... Però, fino a vent'anni, poi basta". I mariti, d'altra parte, non sono da meno. Anzi. "Mia moglie non va in bicicletta - ammette uno - mia moglie lavora in casa, non esce mai fuori". E un altro ci va giù più pesante: "Certe volte mi capita di vedere qui, in Italia donne che vanno in bicicletta e rimango allibito". "Anche l'unghia del piede della donna - incalza un altro ancora - è una parte intima che non va mostrata". La maggior parte degli intervistati, insomma, ritiene che il divieto di andare in bicicletta sia "una questione di pudore, per la donna stessa".

Non è la prima volta che Striscia la notizia si occupa di questo assurdo divieto. Un divieto che arriva dall'Arabia Saudita, dall'Iran, dallo Yemen, dall'Afghanistan e dalle zone rurali del Maghreb. "A un musulmano piace proteggere la donna - spiega Ali Abu Shwaima - essendo la donna una cosa sacra, una cosa di valore... non è che la metti così in mostra. Piuttosto vada in Cadillac o in Mercedes, ma non in bicicletta". "I nostri usi e costumi sono un po' complicati - spieda una musulmana che vive a Milano - ad esempio, da noi le ragazze fino ai vent'anni si prendono le loro libertà in tutto. Dopo i venti - continua - subentrano un po' di restrizioni per la famiglia, insomma... con la casa".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Sixara » ven feb 26, 2016 10:14 am

"A un musulmano piace proteggere la donna - spiega Ali Abu Shwaima - essendo la donna una cosa sacra, una cosa di valore... non è che la metti così in mostra. Piuttosto vada in Cadillac o in Mercedes, ma non in bicicletta."
Me pare justo anca mi, mejo n Mercèdes ke co la bicicleta. :D Brào Alì Abu.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven feb 26, 2016 11:09 am

Sixara ha scritto:"A un musulmano piace proteggere la donna - spiega Ali Abu Shwaima - essendo la donna una cosa sacra, una cosa di valore... non è che la metti così in mostra. Piuttosto vada in Cadillac o in Mercedes, ma non in bicicletta."
Me pare justo anca mi, mejo n Mercèdes ke co la bicicleta. :D Brào Alì Abu.


Sì sì: la dona lè na "cosa", na roba, on strafanto de valor.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Sixara » ven feb 26, 2016 6:25 pm

Bè, el dixe anca ke l è na roba sacra oltre ke de valore.
Ma mi sèto còsa ca m intarèsa de cueo ca dixe Alì Abu? Ke mi vorìa savere còsa ke le se dixe de lore le dòne, come ke le se considera lore... nò scoltare n altro òmo ke l discore de come e de còsa de le dòne. E no cade ndarghe n 'zerca tel mondo xlàmego de òmeni ca considera le so dòne come robe ( anca sen'za valore), ca ghi n emo anca màsa. :)
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom feb 28, 2016 9:06 am

Islam: la ex moglie battezza il figlio, tunisino vuole darle fuoco
CRONACA, NEWS venerdì, 26, febbraio, 2016

http://www.imolaoggi.it/2016/02/26/isla ... arle-fuoco

Si erano separati da tanto tempo, ma il rapporto non si era mai rotto. Un rapporto fatto di violenze, insulti, minacce.

Quello tra un 37enne tunisino e la ex moglie italiana, di Varese, riportato da Ivan Francese sul giornale. Conosciutisi oltre sette anni fa e sposati, poi diventati genitori di un bimbo. Una storia finita male per via del carattere irascibile e violento dell’uomo, incline ad abusare della moglie, nonostante donna fosse oltretutto affetta da una grave disabilità.

Dopo la separazione, avvenuta nel 2011 e seguìta a un grave pestaggio che spedì la donna in ospedale per venti giorni, le violenze non si sono mai attenuate. Un calvario di anni che ha avuto una recrudescenza finale a partire dal settembre dello scorso anno, quando l’uomo ha scoperto che la donna, di fede cattolica, aveva fatto battezzare il piccolo.

Un gesto che è bastato a scatenare la furia del 37enne ANCORA IN GIRO E LIBERO DI DELINQUERE, malgrado le violenze inflitte alla moglie, ndr, che ha iniziato a inondare la donna di sms minatori: “Ho visto sul Tg5 un uomo che ha dato fuoco alla moglie… Non vedo l’ora di darti fuoco”. E ancora: “Questa notte l’ho passata a fantasticare su come darti fuoco”, poi “Ti auguro di morire cagna disabile.”

Messaggi inaccettabili, che per di più violavano le limitazioni alle visite al bambino già imposte dal tribunale dei minori. Così, riferisce il Mattino di Padova, i carabinieri della stazione di Prato della Valle, hanno notificato al maghrebino un’ordinanza di custodia cautelare: per lui si aprono le porte del carcere con le accuse di lesioni volontarie e stalking pluriaggravato.

En gałera e na olta a ła setemana pestà a sangoe.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » gio mar 03, 2016 12:40 pm

A Milano imam e ragazzi imparano il rispetto per le donne. Sumaya Abdel Qader: "La violenza domestica non è solo musulmana"
16/02/2016

http://www.huffingtonpost.it/2016/02/16 ... 42274.html


Educazione sessuale e affettiva per gli adolescenti di religione musulmana e un corso apposito per gli imam, affinché sappiano riconoscere la violenza domestica e possano consigliare alle donne anche la strada della separazione.

Il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza-Brianza (Caim) diventa la prima realtà musulmana in Italia a lanciare una iniziativa che mira a sensibilizzare sui diritti delle donne. Il progetto Aisha partirà il 5 marzo con la benedizione del Comune di Milano grazie all'impegno di Sumaya Abdel Qader, sociologa di origine palestinese, nata a Perugia ma cresciuta nel capoluogo lombardo, sposata con tre figli.

Una donna a cavallo di due mondi: lo dimostra il Duomo di Milano che spicca nella foto scelta come sfondo della bacheca Facebook. Nella immagine del profilo, invece, Sumaya sfoggia lo hijab.

Corsi per gli imam: cosa dovranno imparare?
Spesso le donne musulmane si lamentano che gli imam non sanno dare risposte adeguate in caso di violenza domestica. Qualcuno consiglia di sopportare le botte del marito in nome della famiglia, qualcun altro non stigmatizza a sufficienza il matrimonio combinato, altri ancora non credono ai racconti di abusi. Non saremo noi a impartire le lezioni alle guide religiose, ma verranno dei sapienti che spiegheranno come riconoscere i segnali di violenza all'interno delle relazioni coniugali e come avviare le procedure per aiutare le vittime: per esempio inviando queste donne ai centri anti-violenza oppure spingendole a denunciare.

Dopo le molestie di massa a Colonia i musulmani europei scoprono che l'Islam ha un problema specifico di violenza nei confronti delle donne?
In una parte del mondo arabo e musulmano esiste una lettura forzata ed estremista del Corano che porta a considerare le donne come oggetti, ma non possiamo certo generalizzare. Credo anche che questo problema di scarso rispetto nei confronti delle donne non sia legato soltanto all'Islam ma anche a fattori diversi, come per esempio l'introduzione della pornografia - tipico prodotto occidentale - in contesti più arretrati e chiusi. La fruizione del porno da parte di uomini che non possono culturalmente e socialmente dare sfogo ai loro impulsi può portare alle molestie. Allo stesso tempo ci sono zone dove ancora sono in vigore pratiche tribali, come il matrimonio combinato e le mutilazioni genitali, che erano state abrogate dall'Islam ma che sono rimaste.

In Germania e Norvegia è venuta l'idea di iscrivere i migranti arabi appena arrivati in Europa a corsi che possano insegnare il rispetto delle donne. Vi ispirate a queste iniziative?
Certamente no. Questi corsi partono dal presupposto sbagliato che i profughi vengono dalle campagne più arretrate del Medio Oriente, ma non è così. Sono persone che navigano nel web e conoscono il mondo. I fatti di Colonia sono gravissimi ma sono una eccezione. La maggioranza dei migranti arabi e musulmani che approdano in Europa si integrano molto bene e non compiono questi reati.

Il giornalista algerino Kamel Daoud ha fatto scandalo scrivendo dell' "infelicità sessuale del mondo arabo". E' così?
Daoud generalizza e dunque il suo approccio non è corretto. Ma coglie un punto importante sul quale sono d'accordo. Esiste, torno a ripetere, una tradizione e una lettura dell'Islam che hanno imposto una separazione aggressiva tra uomini e donne, costretti a vivere in due mondi paralleli che si incontrano soltanto nel matrimonio per formare una famiglia. A questo aggiungo una frustrazione provocata dal post-colonialismo: la libertà sognata non ha trovato concretizzazione e ora la crisi economica porta specialmente gli uomini a vivere un sentimento di rivincita nei confronti delle donne. Fortunatamente i movimenti femministi e femminili stanno alzando la voce per pretendere un cambiamento di lettura del testo sacro dell'Islam e per correggere questo forte disequilibrio tra i sessi.

Come saranno coinvolti i ragazzi e le ragazze del progetto "Aisha"?
Organizzeremo dei corsi alla sessualità e all'affettività all'interno della comunità islamica. Sappiamo che qualche genitore non sarà d'accordo e abbiamo messo in conto che qualcuno verrà a protestare. Ma gli adolescenti hanno diritto di avere delle risposte, in famiglia c'è vergogna e questi temi sono tabù, perciò succede che ancora oggi le ragazze temono di rimanere incinta con un bacio mentre molti si chiedono se alcune pratiche sono permesse dall'Islam.

Uno studio recente ha permesso di scoprire che il 30% delle donne soccorse dai centri anti-violenza sono musulmane.
Non so se questo sia un dato certo. La percentuale potrebbe essere più alta o più bassa. Sono convinta però che la violenza domestica sia un problema enorme anche in Occidente, i dati europei lo dimostrano. Il meccanismo è lo stesso ovunque: l'uomo cerca di esercitare un potere sulla donna, sia religioso che economico e politico. Non è soltanto l'Islam a dover eradicare questo meccanismo ed è per questo che sono in contatto con attiviste di tutte le culture e tutte le religioni.

Ha avuto il sostegno degli uomini della comunità?
Finora non ho avuto problemi né ho dovuto affrontare ostracismi. Anzi, il progetto "Aisha" interessa alle comunità musulmane di Roma, Bologna, Torino e Modena e presto speriamo di debuttare anche in queste città. Ho chiesto al Consiglio degli Ulema europei di esprimere un documento di condanna nei confronti della violenza domestica, sono in attesa di una risposta. Sono sicura che si alzeranno lamenti e proteste, ma noi andiamo avanti perché soltanto coinvolgendo gli uomini riusciremo a sconfiggere questa piaga trasversale della violenza di genere. Senza di loro non ha senso il nostro impegno.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab mar 05, 2016 12:24 pm

Quel dramma islamico chiamato “spose bambine”
di Paola Orrico
Sabato, 05 Marzo, 2016
http://www.lintraprendente.it/2016/03/q ... se-bambine

Da spose bambine a mogli sottomesse, ed inesistenti. Sono circa 14 milioni all’anno le bambine che vengono sottoposte all’abominio di quello, che, secondo la Shari’a, viene definito “matrimonio“. Famosi e terribili sono i versetti 65:4 del Corano, nei quali si affronta il tema del “matrimonio con femmine in età pre-mestruale”, e che citano Maometto, il profeta, come “modello” di vita; Maometto, infatti, sposò la figlia del fratello, cioè la nipotina Aisha, quando questa aveva solo sei anni, concedendole la “gentilezza” di aspettare a consumare il matrimonio quando lei, di anni, ne compì nove.

Ancora oggi, nel 2015, questa pratica odiosa, non ha smesso di essere considerata una tradizione religiosa in molte parti del mondo, prettamente di religione musulmana. Come se servisse ancora una prova ulteriore, del disprezzo per il genere femminile e della totale inesistenza dei diritti al femminile, in questi Paesi. Una bambina, qui, nasce e muore, senza fare rumore. Le si insegna, sin da piccola a vivere in silenzio, a non pretendere nulla; a non ambire a studiare, evolversi mentalmente, a costruirsi una vita autonoma. Ella nasce succube dell’uomo. Prima del padre, poi, del marito.

La piaga delle cosiddette “spose bambine” è da alcuni anni oggetto di ricerche da parte dell’Unicef e delle Nazioni Unite. Il fenomeno però, in Medio Oriente, è difficilmente inquadrabile. La situazione peggiore, secondo l’Icrw (International center of research on women), una organizzazione statunitense, si registra nello Yemen.

Al 15% delle donne in Yemen, la famiglia, trova marito prima dei 15 anni. Il fenomeno è spesso facilitato dalla povertà delle famiglie, che ricevono in cambio del consenso al matrimonio, soldi e beni di prima necessità. L’età delle piccole spose, s’aggira attorno ai sette-otto anni; una età, in cui, nei Paesi civilizzati, le bambine si dilettano con le “Barbie” e non diventano bambole sotto le mani di uno sposo adulto.

Quei corpi infantili, a cui precocemente s’impongono rapporti sessuali, da parte dei mariti-orchi, provocano loro lacerazioni, danni fisici inimmaginabili, spesso la morte. Come nel caso della bambina yemenita, Yamat , di nove anni, morta durante la prima notte di nozze.

Nella maggior parte dei casi, la gravidanza ed il parto, in bambine di età inferiore ai quindici anni, registrano un altissimo tasso di mortalità delle puerpere e del loro bambino. Nella migliore delle ipotesi, ossia in caso di sopravvivenza, frequenti sono viceversa le patologie invalidanti ed ineliminabili, a loro danno (ricordiamo l’estrema povertà ed ignoranza in cui vengono fatte vivere, queste poverette), quali fistole vescico-vaginali o retto-vaginali, a seguito delle lacerazioni prodotte dall’espulsione del feto.

È facile indignarsi di fronte a queste atrocità; meno facile, per taluni, riuscire a prendere una posizione seria e credibile, in tal senso. Il dramma delle spose bambine non viene seriamente condannato né evidenziato, spesso per non apparire “razzisti” o anti-islamici; quasi che l’indignarsi per pratiche a dir poco barbariche, rappresenti , per taluni, mostrarsi irrispettosi verso le religioni altrui.

E questo è il grande imbroglio del nostro tempo. Non prendiamo posizioni nette. Per noialtri, che di battaglie di civiltà ne abbiamo condotte e vinte tante, è naturale continuare a combattere tali oscenità. Il nostro dna libertario e rispettoso dei diritti altrui, ormai, s’è stabilizzato da tempo; ci auspichiamo che, se esiste per davvero un Islam moderato, e non di facciata, si faccia vivo e impari a combattere, illuminando quelle zone di buio profondo e di crudeltà primitive, che per noi, sono lontane anni luce. Fortunatamente.

La domanda a questo punto è una sola: esistono veramente gli islamici progressisti? Esiste un Islam razionale e caritatevole, permeato di spirito umanistico, difensore dei diritti umani, timorato di Dio e rispettoso della vita, democratico, illuminato e moderno? Oppure no, non esiste, e i cosiddetti islamici moderati sono soltanto una finzione propagandistica? Perché ormai non è più tollerabile oltre il continuo silenzio delle comunità musulmane occidentali rispetto ai crimini perpetrati dai fratelli islamici negli Stati orientali e africani. Non è più tollerabile oltre l’omertà che avvolge in modo mafioso i centinaia di centri culturali islamici delle città libere d’Occidente che si guardano bene dal denunciare e condannare certa cultura barbarica in cui vivono molti Stati musulmani.

Ogni giorno, costantemente, vengono pubblicati da fonti umanitarie internazionali resoconti atroci di ciò che accade nell’islam. Queste notizie sono talmente tante da finire per passare inosservate, sepolte da un’inflazione di tragedie umane. Non passano 24 ore, per esempio, che in Paesi musulmani non venga impiccato qualcuno, minorenni compresi, spesso per crimini insignificanti. Donne e uomini vengono lapidati regolarmente, in pubbliche piazze, con pietre di grandezza sufficiente a far morire di dolore ma senza uccidere all’istante. Poi amputazioni, flagellazioni, istigazioni su ragazzini kamikaze al suicidio e all’omicidio, e di questo tenore tante altre assurdità.

Oggi, però, parliamo di un’altra follia consentita dalle tradizioni primitive islamiche: le spose bambine. È arrivata dallo Yemen la notizia sconvolgente di Nojoud, una bambina di otto anni (sic!) presentatasi da sola in tribunale dicendo di essere stata costretta dal padre a sposare un uomo trentenne che l’aveva picchiata e forzata ad avere rapporti sessuali. Secondo le Nazioni Unite nel mondo musulmano ci sono 60 milioni di “spose bambine”, la cui età è inferiore ai 13 anni. Il marito è sempre un uomo molto più anziano, mai incontrato prima, spesso un parente. Nojoud ha chiesto e ottenuto il divorzio, ma purtroppo la maggior parte delle altre piccole spose come lei non saranno così fortunate.

L’Icwr ha compilato una “classifica” dei venti Paesi in cui i matrimoni di minorenni sono più diffusi: il Niger è al primo posto, seguito da Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia. La “top 20” è basata su questionari standardizzati che non sono però disponibili per tutti i Paesi. Resta fuori dalle statistiche, ad esempio, gran parte del Medio Oriente. Queste bambine non potranno mai studiare né guadagnare lavorando, sebbene lavoreranno tutta la vita come bestie.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab mar 05, 2016 12:39 pm

???

Progetto Aisha. No alla violenza contro le donne!
https://www.youtube.com/watch?v=BZP8lVRFpFA


"Se ti picchia non ti ama e non è Islam", la comunità musulmana contro la violenza sulle donne
04 Marzo 2016

http://www.stranieriinitalia.it/attuali ... donne.html

Milano – 4 marzo 2016 - "La mia vita è nelle mie mani", "Sposerò chi vorrò", "Se ti dicono che l’Islm permette la violenza contro le donne ti mentono, la tua libertà è l’unica verità", "Se ti picchia non ti ama", "Non avere paura di denunciare", "Non rinunciare a te stessa"…

Sono alcuni dei messaggi del progetto Aisha, promosso dal Coordinamento delle della Associazioni Islamiche di Milano, Monza e Brianza per contrastare la violenza e la discriminazione contro le donne.Un’iniziativa nata all’interno ella comunità musulmana e dedicata a un fenomeno, spiega il Caim, “che deve essere sconfitto in primis sul piano culturale sottraendogli ogni possibile giustificazione religiosa”. (continua dopo il video)

È per questo che quei messaggi verranno portati all’interno delle moschee, grazie alla partnership con l'Associazione Nazionale degli Imam e delle Guide Religiose. Contro una vulgata che vuole l’islam come una religione maschilista, che opprime le donne, verranno esaltati i riferimenti dottrinali nei quali le donne musulmane sono protagoniste.

Sarà un’opera di prevenzione, ma anche di aiuto per le vittime. In sinergia con istituzioni e associazioni, il progetto Aisha formerà donne e uomini sulla migliore metodologia per assisterle e formerà gli operatori dei centri anti-violenza sulle tematiche legate all'Islam. “Fondamentale – scrivono ancora i promotori - sarà lo sviluppo di una capacità di intervento sui casi e di assistenza alle donne vittime di violenza.

Per chi volesse saperne di più, il progetto Aisha verrà presentato sabato 5 marzo alle 11 presso la Sala Affreschi in Via Vivaio 1 a Milano.


A xe na buxia dir ke l'Ixlam o mejo ła dotrina połedego rełijoxa xlamega o coranega e ła tradision musulmana no ła tegna ła dona sotana e ke ła sipia sensa viołensa
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » lun mar 07, 2016 4:09 am

Milano, imam a lezione di rispetto delle donne. Lo spot: "Se ti picchia non ti ama
Corsi di formazione organizzati dalla comunità islamica per trasmettere ai fedeli nozioni sull'affettività e la parità fra i sessi anche con i sermoni del venerdì. Li hanno voluti soprattutto le ragazze di seconda generazione delle moschee. Il promo in tv: "Superare il tabù della segregazione femminile"
di ZITA DAZZI
01 marzo 2016

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -134569083

Imam impegnati in corsi di formazione per insegnare ai fedeli il rispetto verso la donna. Formati per parlare con chiarezza ai padri, ai fratelli e ai mariti anche nei sermoni del venerdì, il giorno dedicato alla preghiera nell'Islam. Parte sabato 5 marzo, a Milano, con una presentazione ufficiale nella sede della Città metropolitana a Palazzo Isimbardi, davanti ad assessori e consiglieri comunali, il primo progetto italiano per difendere le donne musulmane dagli abusi e dalle discriminazioni che possono subire nel loro stesso ambito familiare.
Islam e violenza sulle donne, lo spot per educare al rispetto: "Se ti picchia non ti ama"


E' la prima volta che una comunità islamica fortemente rappresentativa in Italia promuove un'iniziativa del genere. Una campagna e un piano di azioni concrete, che forse non a caso arrivano dopo i fatti di Colonia, per scelta del Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Brianza, il più vasto raggruppamento di enti e luoghi di culto della Lombardia, con una quarantina di sigle in tutte le province. Fra le iniziative già partite anche uno spot contro le violenze e le discriminazioni che colpiscono le donne islamiche.

A volere fortemente questa iniziativa le ragazze di seconda generazione delle moschee milanesi, colte e imbevute di cultura femminista, guidate da Sumaya Abdel Qader, 37 anni, palestinese di origine, sociologa di professione, madre di tre bambini, che indossa fieramente l'hijab e parla senza indecisioni della necessità di "superare il tabù della segregazione femminile, che non fa parte del vero Islam ma che ancora impera in una certa parte retriva della cultura maschilista nella nostra comunità". Parole che compaiono anche nel manifesto d'intenti del progetto "Aisha" - diffuso attraverso una pagina Facebook perché tutti possano conoscerne e condividerne gli obiettivi - dove si legge che è "necessario avviare un processo di riflessione critica all'interno della comunità islamica riguardo al tema della violenza e della discriminazione contro le donne, frutto di retaggi culturali e di interpretazioni estremiste che vanno contro i principi della tutela della persona sanciti nella nostra tradizione ".

Il progetto prevede una serie di iniziative di formazione e di "corsi sull'affettività e la parità fra i sessi", rivolti alle giovani coppie in procinto di sposarsi ma soprattutto agli imam, "le nostre guide religiose, che spesso raccolgono le confidenze delle donne maltrattate in famiglia - spiega Qader - Sono loro che devono parlare alla comunità e che devono saper riconoscere i problemi, senza ignorare chi chiede aiuto, anzi: sostenendo le vittime che vogliono denunciare chi le molesta, chi fa pressioni indebite, chi toglie la libertà e cerca di imporre magari un matrimonio combinato o altre scelte contro l'integrità del corpo della donna, a partire dalle mutilazioni genitali".

Parole forti, che verranno usate anche nelle prossime iniziative pubbliche di sensibilizzazione rivolte alla comunità, attraverso mediatori culturali ed educatori professionali incaricati di tenere conferenze e corsi sulla violenza di genere. Sumaya, col suo gruppo, si è battuta anche perché nel progetto della nuova moschea milanese vengano abolite le paratie che separano i fedeli maschi dalle donne. "Siamo orgogliosi di queste idee, che speriamo ci aiutino a sfatare i luoghi comuni sulla chiusura dell'Islam italiano", dice il portavoce del Caim, Davide Piccardo, figlio di Hamza Piccardo, fondatore dell'Ucoii, il "cartello" dell'Islam italiano nato negli anni '70.
"È giusto che i giovani si facciano carico di queste battaglie, secondo il vero Islam, che è una religione di pace e rispetto, come noi "vecchi" diciamo da sempre", commenta Ali Abu Shwaima, il decano degli imam milanesi.
???
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab apr 02, 2016 6:55 pm

L'oppressione islamica delle donne - Wafa Sultan

https://www.youtube.com/watch?v=Oi_kEU488no&sns=fb

Wafa Sultan è una psicologa di origini siriane. Per quanto tentino di nasconderlo, le donne sono INFERIORI nell'islam. Non diverse, inferiori.
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