La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 9:10 pm

Magdi Cristiano Allam - In Italia ci sono almeno 80 mila donne che hanno subito la mutilazione genitale femminile. È un crimine che va messo fuorilegge perché uccide comunque la donna

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 6739793243


(Il Giornale, 16 luglio 2017) - Si può morire fisicamente una volta per sempre e si può morire fisicamente un po' alla volta. C'è chi perde la vita letteralmente e c'è chi perde la vita sostanzialmente. Ci sono donne che vengono assassinate dal marito o dall'amante, ci sono donne che muoiono in quanto donne per volontà dei genitori e della società. Ci sono femminicidi causati da morbose e irrefrenabili pulsioni individuali, ci sono crimini contro l'integrità fisica e psichica delle donne sottomettendole alla mutilazione genitale, che si perpetra nel nome di una ancestrale tradizione legittimata dalla cultura egemone che risale a circa 4 mila anni prima di Cristo, prevalentemente nei paesi nilotici e dell'Africa sub-sahariana.

Nessuno di noi potrebbe mai accettare un'atrocità che priva la donna del godimento sessuale, che la costringe a vivere con immani sofferenze fisiche e psichiche, che le procura facilmente delle infezioni e talvolta la conduce alla morte. Nessuno di noi potrebbe mai legittimare un'ideologia che identifica la donna a oggetto sessuale nella totale disponibilità del marito, che ordina di aprire o di richiudere la vagina a piacimento prima di metterla incinta e subito dopo il parto, trasformando l'organo sessuale femminile in una innaturale e terrificante cintura di castità.

La mutilazione genitale femminile è totalmente in contrasto con le nostre leggi e con i valori fondanti della nostra civiltà, che sostanziano l'essenza della nostra umanità, a partire dalla sacralità della vita che implica l'inviolabilità dell'integrità fisica e psichica della persona; la pari dignità tra uomo e donna, anche per quanto concerne il godimento sessuale; la libertà di scelta individuale, che non può essere irrimediabilmente lesa dalla decisione imposta a un minore dalla famiglia e dalla società.

Eppure, in quest'Europa ammalata e vittima dell'ideologia del multiculturalismo, dove si arriva a concepire che ogni «comunità» etnica o religiosa possa auto-amministrarsi sulla base delle proprie regole e addirittura delle proprie leggi, qualcuno è arrivato ad affermare un presunto di «diritto a essere mutilate genitalmente». Il problema si pone quando un nostro magistrato deve giudicare una donna straniera maggiorenne, capace di intendere e di volere, che afferma di volere consapevolmente e liberamente essere sottoposta alla mutilazione genitale. Succede che chi nasce in una società in cui tutte le donne sono genitalmente mutilate e cresce con il convincimento che solo così si diventa «pure» e «perbene», possa auto-convincersi della bontà di questo crimine.

Ebbene liberiamoci definitivamente del multiculturalismo, del comunitarismo, del relativismo valoriale e giuridico. Affermiamo in modo chiaro che le nostre leggi, i nostri valori e la nostra civiltà sono una linea rossa invalicabile. Con la stessa fermezza dobbiamo dire «no al femminicidio» e «no alla mutilazione genitale femminile»: sono entrambi crimini che uccidono comunque la donna.
magdicristianoallam@gmail.com
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » mar lug 18, 2017 9:33 pm

Kafala, la schiavitù del terzo millennio
Lug 17, 2017
CHIARA CLAUSI

http://www.occhidellaguerra.it/kafala-l ... -millennio

Una nuova forma di schiavitù moderna. E, in Medio Oriente, legalizzata. Si chiama kafala, la traduzione in arabo di fideiussione. Un istituto di diritto islamico che dovrebbe dare garanzie alle lavoratrici, soprattutto domestiche. Ma che si è trasformato in una forma di abuso con la complicità dello Stato. In Libano riguarda 250mila donne. Il 65% delle lavoratrici hanno avuto esperienza di lavoro forzato e schiavitù. Sono spesso violentate, messe incinte, abusate, picchiate, separate dai loro bambini, sfruttate, isolate, mal pagate e quando non servono più, rispedite nel Paese di origine da parte dei loro datori di lavoro. Tra gennaio 2016 e aprile 2017, 138 lavoratori migranti sono stati rimpatriati dopo la loro morte.

Oltre al Libano, la kafala è pratica comune in Bahrein, Iraq, Giordania, Kuwait, Oman, Arabia Saudita e Emirati. Il Libano è meta di tante lavoratrici provenienti soprattutto da Sri Lanka, Etiopia, Bangladesh e Filippine. Il sistema richiede che questi lavoratori dispongano di uno “sponsor” nazionale. Di solito “lo sponsor” è il loro datore di lavoro, che anticipa le spese per il permesso di lavoro ed è anche responsabile del visto e dello status giuridico. Ha quindi un enorme potere su di loro.

Questa pratica è stata criticata da molte organizzazioni per i diritti umani. I livelli salariali di questi lavoratori sono bassi, in alcuni casi meno di 200 dollari al mese. Un datore di lavoro libanese su cinque non fa uscire il lavoratore di casa. La motivazione è quella di salvaguardare l’investimento finanziario: per l’assunzione spende tra i 2mila e i 3mila dollari, che si potrebbero perdere qualora il lavoratore decidesse di scappare. La scusa è che il lavoratore domestico non dovrebbe avere relazioni al di fuori della casa, perché potrebbero avere l’effetto di distrarlo o di “corrompere” la famiglia.

Il funzionamento del sistema è semplice: le lavoratrici che vogliono emigrare per lavoro, entrano in contatto con degli agenti nel loro Paese. Questi hanno rapporti con agenzie nel paese dove le lavoratrici migreranno che procurano loro uno sponsor in cambio di un compenso. Oneroso. Le donne spesso si indebitano con la speranza di cambiare vita. E si ritrovano schiave.

Aisha, 20 anni, etiope, è arrivata da Adis Abeba. Si è salvata perché si rivolta alla ong “Immigration community center”. La incontriamo nelle sede di Mar Mitr, nel centro di Beirut, indossa una gonna corta nera e una t-shirt con su scritto “I love Paris”. Ma lei ha già sperimentato quanto gli uomini possano fare del male. Aisha ha lavorato per una famiglia di Beirut, ed è arrivata in Libano con grandi speranze.

“Sognavo una vita normale. Invece sono stata ingannata – racconta, con lo sguardo basso -. Mi trattavano peggio che una bestia. Lavoravo dalle 14 alle 16 ore al giorno. Non mi davano da mangiare. Non mi facevano dormire. Mi picchiavano, umiliavano. Non mi pagavano. Mi costringevano, quelle rare volte che mi era concesso, a dormire sul balcone. È stato un inferno”.

Lynn, invece, ha 40 anni, e viene dalle Filippine. Ha i cappelli ossigenati e le unghie delle mani colorate e disegnate. Un po’ come le donne libanesi. Ma lei è di Manila. È a Beirut da 20 anni. Era una ragazzina quando è arrivata. Scherzando dice che in questi anni però “è riuscita ad imparare l’arabo, perché “la madame” in casa voleva che si parlasse solo arabo”. “Prima di arrivare a Beirut ho vissuto qualche mese in Arabia Saudita, – racconta -, lì lavoravo in un ospedale, dopo mi hanno trasferito a Beirut, mi hanno detto che sarei rimasta qui solo 6 mesi, invece sono passati 20 anni”.

Racconta che in casa della famiglia per cui ancora oggi lavora “tutto è controllato con telecamere e registratori. In casa faccio di tutto, mi occupo di tutte le persone della famiglia. Nel week-end ci spostiamo in montagna. Lì nel giardino coltivano anche delle piante di marjuana per lo spaccio. Ma io non posso dirlo. Devo sottostare e subire. Lavorare per loro è peggio che lavorare per la mafia”.

La situazione è comune a centinaia di lavoratrici tanto che istituzioni e ong sono sempre più impegnate nel cercare di frenare sfruttamento e violenza. In prima fila ci sono l’Unione europea, la Caritas Libano, l’Ilo, l’ong Kafa (Basta) e il Migrant Community Center. Ghada Jabbour, direttrice di Kafa, ha raccontato che spesso queste lavoratrici sono in “trappola”, subiscono “violenze fisiche e sessuali, vengono isolate, non mangiano, lavorano nelle case di tutti i componenti della famiglia, non sono retribuite per il loro lavoro”.

Per Zeina Mezher, national project coordinator dell’Ilo è proprio lavoro forzato: “Sono costrette a lavorare per una determinata persona, sono rinchiuse in casa, non hanno una vita sociale, non possono trovarsi un altro lavoro. L’Ilo si sta adoperando perché il governo libanese firmi un protocollo che condanni il lavoro forzato nel nostro paese”.

Ma non c’è tempo da perdere perché si stanno moltiplicando i casi di suicidio. Lo conferma Farah Salka, direttrice del Migrant Community Center: “Molte tentano di scappare e muoiono saltando nel vuoto. Un mese fa una lavoratrice etiope si è buttata dal balcone della sua agenzia di collocamento, ed è morta”. All’inizio di giugno, un’altra etiope è stata trovata morta nella città di Blida, nel sud del Libano, appesa ad un ramo di un albero, vicino alla casa dei suoi datori di lavoro, con una piccola sedia accanto a lei. E chi invece riesce a scappare il più delle volte viene arrestato. Solo ad aprile sono stati 337.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven lug 21, 2017 6:26 am

??? Un articolo che omette e nasconde i dati sulla nazionalità, l'etnia, la religione di questa persona. ???

All’ospedale di savona - Rifiuta l’intervento perché «le anestesiste donne del San Paolo non sono brave», l’Asl gli addebita tutti gli esami

2017/07/20

http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2017 ... iste.shtml


Savona - Era già steso sul lettino, circondato dal chirurgo e dal suo staff, pronto a essere operato per un’ernia inguinale. Ma quando ha saputo che l’anestesista era una donna, un paziente settantenne di Savona ha preferito alzarsi, firmare per essere dimesso e tornarsene a casa insieme alla moglie, che condivideva le stesse perplessità.

«Ho sentito dire che le anestesiste donne del San Paolo non siano brave», la spiegazione fornita agli increduli medici presenti in sala operatoria. Discriminazione di genere o scarsa fiducia nel personale del reparto? Nel dubbio, la “punizione” l’ha stabilita l’Asl savonese, che chiederà allo scettico paziente il pagamento degli esami preparatori di un intervento che non è mai stato realizzato.

L’episodio è avvenuto mercoledì scorso: un settantenne savonese, ricoverato in Chirurgia, arriva in sala operatoria per un’operazione di ernia inguinale. E’ un intervento programmato, al pomeriggio, per evitare che le liste d’attesa si allunghino. Il chirurgo e il suo staff sono pronti, la sala già allestita. Ma il paziente, racconta chi era presente, si informa sull’identità di chi, a momenti, gli farà l’anestesia. Saputo il nome della dottoressa di turno, il settantenne inizia ad agitarsi e afferma di non voler essere più operato: dinanzi alla richiesta di spiegazioni da parte del chirurgo e dell’equipe medica, dà una motivazione quantomeno singolare. «In giro c’è la voce che le anestesiste donne del San Paolo non siano brave».

Nessuna questione religiosa, come sospettano inizialmente i medici, al punto da verificare se ci fossero delle ragioni di fede dietro la scelta del paziente. Ma se la calunnia è un venticello, la bufera sul rifiuto di farsi operare arriva un attimo dopo. L’anestesista di turno, che si è vista rifiutata dal paziente, non fa drammi. «All’inizio ci sono rimasta male e mi sono infuriata. Poi l’ho messa sull’ironia, dicendo al paziente che non facciamo scegliere medici e infermieri con il catalogo…».

Il primario di Anestesia e rianimazione, Brunello Brunetto, fa quadrato intorno alla sua equipe: «quanto accaduto è molto grave, chi lavora nel mio gruppo gode della mia fiducia senza distinzione di sesso, anestesisti e rianimatori sono adeguati al ruolo che sono chiamati a svolgere». A infuriarsi per quella che considera una vicenda «inaccettabile» è la vicepresidente e assessore regionale alla salute, Sonia Viale: «Piena solidarietà all’anestesista, si tratta di un gesto che non può essere accettato. Ancor più grave in questo caso, perché il paziente ha rifiutato le cure».

Inviperita è anche il sindaco di Savona, Ilaria Caprioglio, per la quale «è assurdo, inaccettabile e incomprensibile che si possa rifiutare un trattamento sanitario a causa di pregiudizi di genere o sulla base di voci infondate». Ma la “vendetta” è dietro l’angolo, tra le pieghe della normativa: l’Asl farà pagare al paziente mancato gli esami preparatori a cui era stato sottoposto: radiografia del torace, elettrocardiogramma ed esami ematochimici. «Se si fosse fatto operare gli esami sarebbero stati compresi nell’intervento – spiega il direttore generale dell’Asl savonese, Eugenio Porfido -. Ma visto che si è rifiutato, provvederemo a chiedergli, come da normativa, il pagamento del ticket. Dispiace perché avevamo lavorato per ridurre l’attesa prevedendo una sessione pomeridiana: invece è arrivato questo rifiuto assolutamente immotivato. Solo chiacchiere da bar».
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven set 15, 2017 7:52 pm

???

Tunisine ora libere di sposare anche un non musulmano - Tunisia
2017/09/14

http://www.ansamed.info/ansamed/it/noti ... ee4b9.html

TUNISI - Il ministro tunisino della Giustizia, Ghazi Jeribi, ha firmato oggi una circolare che annulla la numero 216 del 5 novembre 1973, quella che impediva alle tunisine di sposarsi con non musulmani. Cade così uno degli ultimi elementi dell'ordinamento derivanti dalla legge islamica e tali da ostacolare una piena uguaglianza di genere fra i cittadini.

Fino ad oggi infatti tali matrimoni erano possibili se l'uomo si convertiva all'Islam davanti al Mufti della Repubblica, che rilasciava un certificato da presentare allo stato civile tunisino. Una donna delle altre due religioni 'del libro', cioè una cristiana o un'ebrea hanno invece sempre potuto sposare un musulmano.

Nelle motivazioni il ministro della Giustizia scrive che la circolare del '73 è contraria agli articoli 201 e 41 della Costituzione tunisina, e anche agli accordi internazionali sottoscritti dalla Tunisia. Dunque, sulla base della nuova circolare, le donne tunisine potranno sposare d'ora in poi chi vorranno, indipendentemente dalla religione.

Il provvedimento odierno fa seguito al discorso pronunciato dal presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi il 13 agosto scorso, in occasione della Festa della Donna, ed in cui annunciava di voler giungere all'uguaglianza assoluta dei sessi dettata dalla Costituzione, tramite una commissione di studio, assicurando l'uguaglianza uomo-donna nel diritto ereditario e, appunto, il matrimonio tra una tunisina e uno straniero non musulmano. A favore del discorso del presidente si era schierato l'Ufficio del Mufti della Repubblica ma una bocciatura, in particolare della proposta sul diritto ereditario, era giunta da Al Azhar al Cairo, massima autorità dell'Islam sunnita.

Nell'Islam infatti la questione ereditaria rappresenta una sorta di tabu', poiché nel Corano é scritto fra l'altro che alle donne spetta la metà dell'eredità rispetto all'erede maschio.

"Tutti i testi legati al divieto del matrimonio della donna tunisina con uno straniero (non musulmano), in particolare la circolare del 1973 e tutte le circolari ad essa riconducibili, sono state annullate. Felicitazioni alle donne tunisine per la consacrazione del diritto alla libertà di scegliere il proprio congiunto", ha scritto sulla sua pagina facebook la portavoce del presidente della Repubblica tunisina, Saïda Garrach.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab set 16, 2017 7:35 pm

Corte Ue: "Illegittimo il divorzio islamico, discrimina le donne"
15 Settembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... 4.facebook

Il ripudio islamico, ovvero il divorzio chiesto unilateralmente dal marito e pronunciato da un tribunale musulmano, non può essere riconosciuto in nessun Paese dell'Unione europea perché in contrasto con il principio di non discriminazione, previsto dalla Carta di Nizza sui diritti fondamentali. Riconoscimento negato anche qualora, successivamente al divorzio, la donna liberi dagli obblighi coniugali il marito con una dichiarazione scritta. Questo è il parere espresso dall'avvocato generale della Corte di Giustizia dell'Ue, in merito a un ricorso presentato da una donna contro il riconoscimento in Germania di un divorzio dichiarato in Siria. Sebbene il parere non sia vincolante, la Corte di prassi si uniforma all'orientamento dell'avvocato generale.

La vicenda riguarda due coniugi, entrambi in possesso della doppia cittadinanza tedesca e siriana, residenti in Germania. Raja Mamisch, sposato con Soha Sahyouni, nel 2013 si reca in Siria ottenendo la pronuncia di divorzio dinnanzi a un tribunale religioso. In seguito la donna sottoscrive "una dichiarazione nella quale riconosce di aver ricevuto tutte le prestazioni discendenti dal contratto matrimoniale e a causa del divorzio", secondo quanto previsto dalla Sharia," liberando pertanto il marito da ogni obbligo nei suoi confronti".

Tornato in Germania, Raja chiede e ottiene dal Tribunale regionale superiore di Monaco il riconoscimento nel Paese europeo del divorzio islamico. Alla base della decisione del giudice tedesco, vi è il regolamento Ue Roma III. Soha però fa opposizione alla Corte di giustizia dell'Unione europea, che accoglie il ricorso. Secondo l'avvocato, l'applicazione del regolamento Roma III è legittima soltanto in presenza di una sentenza di un'autorità giurisdizionale, e non di una decisione di un tribunale religioso, anche se dotata di valore legale in Siria.

L'ex deputata del Pdl, Souad Sbai, Presidente dell'Associazione della comunità marocchina delle donne in Italia, loda l'operato dell'avvocato generale. "Purtroppo ancora molte donne subiscono il ripudio in silenzio", aggiunge Souad, "Ultimamente si sta diffondendo il matrimonio a tempo, due, tre anni a discrezione dell'uomo. Li celebrano nelle moschee delle nostre città. Presto la nostra associazione presenterà un esposto in Procura".
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Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » gio set 21, 2017 3:35 am

Spose bambine, omosessualità e poligamia: il Marocco contro l'Onu
20 Settembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... zione.html

Il Marocco, tra gli Stati più laici e più impegnati nella lotta al terrorismo fondamentalista nel mondo musulmano, non accetterà le raccomandazioni dell'Onu sui diritti civili, perché "in contrasto con i principi fondanti della Nazione". Nel rapporto periodico sul grado di tutela delle libertà civili, il Consiglio dei diritti dell'Onu ha indicato al Marocco una serie di riforme da attuare. Delle 244 raccomandazioni ricevute da Rabat, solo 191 sono state accettate, mentre rimangono fuori dall'orizzonte politico modifiche importanti come l'eliminazione del reato di omosessualità. Tra le 44 sollecitazioni rifiutate, oltre la metà sono rigettate in modo assoluto, in quanto considerate pratiche consuetudinarie e perciò lecite. Il governo non apre al riconoscimento giuridico dei figli nati fuori dal matrimonio, e alla conseguente possibilità di utilizzare il test del Dna per attribuire la paternità. Inoltre, non verrà rimossa dai documenti di identità l'indicazione di figli illegittimi. Nessun limite di età poi per i matrimoni, per non intaccare la pratica delle spose bambine. Rimane lecita la poligamia, mentre le donne continueranno a essere escluse dalla successione ereditaria. La violenza coniugale seguiterà a non essere reato.

Nell'ultimo esame periodico dell'Onu, nel 2012, sulle 148 raccomandazioni, il Marocco ne aveva rigettate solo 8. Questa volta il Paese nordafricano sembra fare un passo indietro nel processo di modernizzazione, e neanche la Costituzione, approvata nel 2011, può costituire una solida base su cui costruire un percorso di laicità per il Paese. Infatti, nonostante l'espresso riferimento all'uguaglianza tra tutti i cittadini contenuta nella Carta, rimane la limitazione del "quadro speciale", un'insieme di norme che stabiliscono nella religione musulmana il fondamento della Nazione.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven ott 13, 2017 6:03 am

Le donne marocchine hanno manifestato per chiedere l'abolizione della poligamia
Sara Ahmed

https://www.tpi.it/2017/10/12/marocco-d ... -poligamia

Il 10 ottobre migliaia di donne marocchine hanno manifestato in varie città del paese per chiedere l’abolizione della poligamia, la revisione del diritto di famiglia e la parità di genere tra uomini e donne.
Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

Secondo le organizzazioni per i diritti delle donne, ciò che viene sancito nella Costituzione marocchina, non è rispettato nei fatti. I manifestanti hanno quindi chiesto una revisione del codice di famiglia e l’abolizione delle leggi che violano i loro diritti e la loro dignità.

La Mudawwana – o codice di Statuto personale marocchino – è la legge fondamentale sul diritto di famiglia, approvata da re Mohamed VI nel 2004, che rappresenta delle innovazioni rispetto alla Costituzione varata negli anni Cinquanta.

Nel 2011 il re del Marocco ha approvato una nuova Costituzione, che all’articolo 19 sancisce – solo sulla carta – l’uguaglianza tra i sessi e la parità dei diritti politici, sociali ed economici.

“Le donne marocchine vengono costantemente discriminate ed emarginate. Nonostante la Costituzione sancisca la parità tra uomini e donne, le donne sono escluse da diversi settori”, ha dichiarato Yasmin Wardi, sociologa marocchina, al quotidiano Al Arabiya.

“Soprattutto in ambito lavorativo, le donne hanno degli stipendi molto più bassi rispetto agli uomini. Anche le donne istruite non ottengono mai posizioni di rilievo. Bisogna tener conto dei cambiamenti che stanno avvenendo all’interno della nostra società”, ha proseguito la sociologa.

Le rivendicazioni più importanti riguardano l’abolizione completa della poligamia e la parità delle quote ereditarie tra uomo e donna. Alle donne in Marocco attualmente spettano per legge quote minori rispetto agli uomini.

In Marocco la poligamia è autorizzata solo se vengono rispettati determinati criteri: deve essere approvata da un giudice, la prima moglie deve acconsentire e l’uomo deve avere sufficiente reddito per mantenere entrambe le famiglie. Le donne marocchine ritengono tuttavia che la poligamia leda i loro diritti e la loro dignità.

Le altre rivendicazioni delle manifestanti riguardano il diritto delle donne di poter sposare uomini non musulmani. Finora tale diritto spetta solamente agli uomini, mentre le donne che vogliono sposare un non musulmano devono consegnare un documento che attesti la conversione all’Islam del fidanzato.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab nov 11, 2017 1:26 pm

Harvey Weinstein e Tariq Ramadan: Due pesi e due misure
di Niram Ferretti
2017/11/10

http://caratteriliberi.eu/2017/11/10/in ... actionedit

I mostri avanzano numerosi sulla scena come in una perenne Halloween. Si tratta degli abusatori sessuali, dei molestatori, degli orchi avidi di sesso. Tutto è cominciato a ottobre con Harvey Weinstein il produttore americano fondatore della Miramax, accusato di essere un bulimico sessuale da diverse attrici americane e da una italiana, le quali, dopo che egli aveva contribuito in parte alla loro affermazione, si sono ricordate fuori tempo massimo delle avances seguite poi da forzati amplessi. Ora Weinstein sarebbe in “cura” in una di quelle lussuose e inutili cliniche americane per riequilibrare la dipendenza sessuale, in cui si spendono centinaia di milioni e dopo essere usciti si è più o meno come prima.

Nel frattempo, a Hollywood, si moltiplicano una dopo l’altra l’accusa a questo attore o a quel regista e produttore, si riaprono vecchi armadi da cui cascano gli scheletri, e nessuno si salverà, proprio nessuno da questa crociata puritana, perché in un conclamato puttanaio gli innocenti non ci sono. È come cercare pacifisti tra i nazisti o seguaci di Geova nelle file dell’Daesh.

E ora avviene che un noto e azzimato professore musulmano, Tariq Ramadan, nipote nientepopodimeno che di Hassan Al Banna, il fondatore della Fratellanza Musulmana, quell’ordine pio e filantropico fondato in Egitto nel 1929 e i cui adepti cantavano giulivi per le strade della capitale, “Non abbiamo paura della morte ma la desideriamo…Come è bella la morte…Il jihad è la direzione dell’azione“, sia stato accusato di stupri con corredo di orinazioni e pestaggi a cui, in un secondo tempo, si sarebbero aggiunte le minacce nei confronti delle vittime. Due sono le denuncianti, entrambi musulmane, a cui si sono aggregate alcune studentesse del Collège de Saussure in Svizzera, le quali hanno raccontato di come l’allora professore le avesse sedotte abusando del suo ruolo quando erano ancora minorenni.

Ora, è chiaro, che le accuse sono da provare, e la presunzione di innocenza vale sempre in uno stato di diritto e non in quelli in cui basta l’accusa di bestemmia o di adulterio per essere già costretti alla resa preventiva, soprattutto se sei donna. E in questa sordida storia che riguarda il docente musulmano-svizzero, il quale si presenta al pubblico come pontiere tra l’Islam e l’Occidente ma mai una volta ha ricusato il nonno o nessuna delle più retrive pratiche dell’Islam, sorge spontaneo il parallelo con l’altro “mostro”, Harvey Weinstein.

Quest’ultimo è diventato come Caino, un paria, esposto a una gogna pubblica il cui feroce accanimento ha tanto ma tanto il sapore di una bella catarsi autoassolutoria, e poche se non nessuna voce è sorta in sua difesa, ma Ramadan c’est autre chose, vogliamo mettere? Trattasi di un fine dicitore, un affabulatore con cattedra a Oxford di studi islamici comprata dal Qatar, il piccolo emirato che spende e spande in giro per il mondo, comprando ciò che più lo aggrada, da interi quartieri milanesi, a case di moda (vedi alla voce Valentino) a opere d’arte, a cattedre in prestigiose università inglesi, e poi non manca di finanziare gruppi terroristici, tra cui Hamas.

Ramadan, dicono altri intellettuali come il sociologo e filosofo francese Edgar Morin che con lui ha firmato un libro, sarebbe oggetto di una campagna indecorosa, anche se le accuse nei suoi riguardi sono pesanti assai, al punto che anche Oxford, nonostante i soldi del Qatar (11 milioni di sterline solo nel 2015), ha dovuto sospenderlo sine die. Non risultano dichiarazioni di Morin a favore di Harvey Weinstein, e si capisce, non hanno scritto un libro insieme e soprattutto l’opera di Morin non ha alcun potenziale per diventare un film.

Naturalmente, in ambito musulmano contiguo al malcapitato si grida al complotto, e cos’altro si potrebbe dire? Il fumus persecutionis è, come lo zolfo emanato dal demonio, irresistibile per gli olfatti fini degli innocentisti a prescindere, e soprattutto lo è sempre per i colpevoli, i quali difficilmente diranno, “Sì è tutto vero e ora condannatemi”. E il complotto, si vocifera potrebbe essere “sionista”. Ah sempre questi ebrei malefici! I Protocolli dei Savi di Sion, l’inverosimile falso confezionato dall’Ochrana, la polizia segreta dello Zar, quanta scuola ha fatto.
Hitler lo compulsava attentamente e prima e dopo di lui molti altri, tra cui il nonno di Tariq la cui Fratellanza provvide a distribuirlo tradotto in arabo insieme al Mein Kampf alla “Conferenza parlamentare per i paesi arabi e musulmani” che si tenne al Cairo nel 1938. Non è finita qui. Gli ebrei e le loro macchinazioni sbucherebbero pure nel caso Weinstein dove una notizia bufala, oggi si direbbe una “fake news” ha gustosamente propagato la storia che il produttore si sarebbe rivolto ad ex agenti del Mossad poi riciclatosi come gestori di agenzie investigative, per tacitare possibili spifferatrici.

Nel caso di Ramadan, il Mossad non è ancora stato rilanciato in maniera esplicita, ma resta sullo sfondo, l’uomo, dopotutto, è un nemico giurato di Israele, e in questo caso buon sangue non mente, visto che fu l’augusto nonno, in combutta con il Mufti filonazista di Gerusalemme, Amin al Husseini. a organizzare violenze antiebraiche in Palestina negli anni ’30.

Che strana combinazione. Weinstein l’ebreo colpevole aiutato da ex agenti del Mossad, e Ramadan il musulmano innocente vittima di un complotto probabilmente di origine sionista. Non è perfetto tutto ciò per i nostri tempi convulsi e idioti in cui la realtà è sempre e più deformata per assomigliare a un canovaccio trash?




Le carte truccate di Tariq Ramadan: sospeso da Oxford
11/11/2017

http://www.linformale.eu/le-carte-trucc ... -da-oxford

Nel 2010 l’emiro del Qatar comprò a Tariq Ramadan una cattedra all’università di Oxford pagandola 2,4 milioni di sterline. Ora, dopo essere stato accusato di avere stuprato due donne in Francia, il carismatico apologeta di un Islam confezionato ad uso e consumo delle platee multiculturaliste europee e nipote di Hassan Al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani, è stato sospeso dal prestigioso ateneo britannico. C’è voluto un po’.
Si può capire. Dopotutto, Oxford, solo nel 2015, aveva ricevuto 11 milioni di sterline sempre dall’emiro del Qatar ai fini di una efficace propagazione dell’Islam in quel di Albione. Si tratta della stessa università in cui siede nel consiglio di amministrazione di Studi Islamici il predicatore integralista Youssef al Qaradawi, anch’esso legato a doppio filo con l’emirato arabo sponsor di Hamas.

Tra Ramadan e Qaradawi le affinità non sono poche. Entrambi sono strenui ammiratori del fondatore della Fratellanza, la pia confraternita fondata in Egitto nel 1928 dal nonno di Ramadan, il cui merito indiscusso è di avere rilanciato prepotentemente il jihad sul mercato delle idee. Come ha scritto lo studioso tedesco Matthias Küntzel, uno dei maggiori esperti mondiali di jihadismo, “L’innovazione più significativa della Fratellanza fu il suo ricorso al jihad come guerra santa, che differiva significativamente da altre dottrine contemporanee, e in associazione con ciò il perseguire appassionatamente l’obbiettivo di morire la morte del martire nella lotta contro i miscredenti…Il punto di partenza dell’islamismo è la nuova interpretazione del jihad, abbracciata con militanza irremovibile da Hassan al Banna, il primo a promuovere questo tipo di jihad in epoca moderna”.

Non solo. Abbinata a questa dottrina vi era quella di un puritanesimo radicale che spinse il giovane Hassan al Banna a una vera e propria crociata contro la “degenerazione” occidentale che aveva contaminato l’Egitto con i suoi costumi lubrici. Già a tredici anni il futuro leader e nonno di Ramadan aveva fondato un gruppo chiamato “Società per la Prevenzione del Proibito”. Prevenzione che, negli anni futuri, avrebbe assunto la forma concreta dell’incenerimento di nightclubs, bordelli, cinema. L’estirpazione del peccato oltre alla distruzione dei luoghi deputati doveva anche consistere in una sana pedagogia soprattutto rivolta alle donne, poiché è da loro che parte il male, e il maschio, si sa, è debole.

D’altronde, Qaradawi, il mentore di Ramadan a Oxford, su questo ha le idee chiare, idee peraltro condivise dal suo pupillo che, nel 2002, gli scriveva una prefazione a un volume di fatwe. Nel testo la donna ideale musulmana è esemplata nel ruolo di colei la quale è interamente sottomesso alla volontà del marito, irrigidita nel calco di una perfetta probità morale e sottomessa castità. E ora sono le donne che, due in particolare, accusano il suadente e coccolato chansonier della beltà dell’Islam, del suo rigenerante afflato spirituale, di averle violentate con corredo, in uno dei due casi, di orinazione sul corpo in segno di massimo disprezzo.

E in fondo cosa c’è di più conseguente con gli abusi di cui è accusato Ramadan al maschilismo estrogenato islamico, al suo suprematismo? La donna sottomessa, pia e fedele, ancella e angelo del focolare non ha forse come perfetto contraltare la puttana, ovvero qualsiasi donna musulmana, o non, che osi presentarsi all’occhio del maschio come oggetto di desiderio e colpevole per questo? Peggio ancora nel caso di una donna che osi rivendicare la propria autonomia, come Henda Ayari, l’attivista laica musulmana che accusa Ramadan di averla stuprata nel 2012 in un albergo di Parigi, quando era ancora salafita. Lei andò da lui, così racconta, per chiedere consigli a quello che considerava un saggio. Dopo lo stupro, il saggio le avrebbe detto che si era meritata la violenza per averlo assecondato salendo con lui in camera.

L’accusato parla di complotto, come è logico che sia. Per il momento il Mossad non ha ancora fatto capolino nella storia di questo menestrello doppiogiochista che nella sua carriera glamour ha cercato sempre di presentare alla platea occidentale infatuata l’idea di un Islam compatibile con le forme di vita della nostra civiltà, ma non ha mai condannato il radicalismo di suo nonno. Quando, in un dibattito televisivo nel 2003, l’allora Ministro degli Interni Nicolas Sarkozy gli chiese cosa ne pensasse della condanna a morte per lapidazione prescritta nell’Islam per le adultere, rammentandogli che suo fratello Hani in alcuni articoli aveva scritto di approvarla, si rifiutò di rispondergli per tre volte.

Ora, Oxford, sicuramente a malincuore, si è vista costretta a sospenderlo. I soldi del Qatar fanno assai comodo, ma mantenerlo nell’incarico sarebbe stato troppo anche in questa epoca, in cui prendere le distanze da una star dell’apologetica islamica potrebbe configurare un reato forse non meno grave dello stupro: quello di islamofobia.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » mer nov 29, 2017 1:21 pm

«Le donne? Inferiori». I libri di testo delle scuole islamiche, un problema per la Gran Bretagna
Luigi Ippolito, corrispondente da Londra
Milano, 28 novembre 2017

http://www.corriere.it/opinioni/17_nove ... 1181.shtml

È sempre più difficile la ricerca di un equilibrio fra tolleranza e adesione ai valori nazionali. Senza i quali si teme possa essere a rischio la coesione della società e la sua stessa sicurezza

Libri che insegnano che i mariti hanno il diritto di picchiare le mogli, che le donne sono inferiori e che non devono nutrire particolari ambizioni: è quanto gli ispettori scolastici hanno rinvenuto in diverse scuole islamiche inglesi. Suscitando non poche polemiche.

In Inghilterra esistono 177 scuole musulmane, diverse delle quali finanziate dallo Stato: e mentre molte sono considerate di buon livello, in alcune si constata che si inculcano valori in contrasto con quelli britannici. Già di recente gli ispettori governativi avevano criticato l’imposizione del velo, praticata in certe scuole musulmane, alle bimbe delle elementari (di norma il velo non dovrebbe essere indossato prima della pubertà). E un istituto che praticava la segregazione fra maschi e femmine è stato posto sotto osservazione, mentre si indaga sul crescente numero di casi in cui le ragazze vengono scoraggiate dal partecipare alle lezioni di nuoto.

Gli interventi degli ispettori non sono esenti da controversie: una lettera aperta firmata da oltre mille docenti li ha accusati di razzismo per aver focalizzato l’attenzione esclusivamente sulle scuole musulmane, in un momento in cui cresce l’islamofobia nella società. Ma l’ispettore capo di Ofsted, l'organismo di controllo delle scuole, ha sostenuto che i recenti attentati a Londra e Manchester dimostrano la necessità di promuovere i valori britannici nelle scuole come argine all’estremismo e alla radicalizzazione. Nell’opinione pubblica è ancora viva la memoria del caso Trojan horse (cavallo di Troia) del 2014, quando i fondamentalisti islamici tentarono di infiltrare le scuole di Birmingham e piegarle alla loro dottrina. La Gran Bretagna va giustamente fiera del suo pluralismo culturale e religioso, per cui accanto alle scuole anglicane esistono quelle cattoliche, ebraiche o musulmane: ma ora si trova alla ricerca di un difficile equilibrio fra tolleranza e adesione ai valori nazionali. Senza i quali si teme possa essere a rischio la coesione della società e la sua stessa sicurezza.
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Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab gen 06, 2018 9:07 pm

Sharia, la testimonianza: "Così mio padre uccise mamma davanti ai miei occhi"
6 Aprile 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... -papa.html

"La sharia è così: se una donna si ribella, la castiga". Parole nette, quelle di un'impiegata marocchina, arrivata in Italia quando era ancora una bambina. La donna, che ha superato i trent’anni, ha scelto però di rimanere nell’anonimato, grazie al suggerimento di Souad Sbai, giornalista, ex parlamentare Pdl e oggi impegnata con l’associazione Acmiduna.

"Mio papà ha ammazzato mia mamma davanti ai miei occhi. Anche se sono passati tanti anni - ricorda intervistata da Il Giorno -, ricordo tutto come se fosse appena successo. L’ha accoltellata al cuore e poi l’ha strangolata. La sentivo gridare 'traditore' perché l’aveva colpita mentre dormiva. Poi mio papà è venuto da me, mi ha portata in camera e mi ha detto: "Vedi lei non mi ha ascoltato e questa è la sua punizione". Una scena che la donna non potrà mai dimenticare: una madre uccisa perché voleva il divorzio per potersi allontanare dal marito.

"In casa erano violenze e botte continue. Una volta ha colpito mia sorella con un cric. Quando ci picchiava, non andavamo a scuola per giorni finché i lividi non passavano", racconta. "Quando poi avevo solo 12 anni, mi ha promesso sposa ad un altro marocchino. Io ero cresciuta in Italia: non volevo ed ero disperata. Mia mamma però mi consolava sempre: "Sei la mia bambina e se non vuoi sposarlo, io farò di tutto". Ha sacrificato la sua vita e io ora devo essere forte". La marocchina, nonostante i parenti di suo padre – ora latitante - la minaccino affinché lei non testimoni, andrà avanti nel processo perché crede fortemente nel fatto che una donna debba essere libera.

Alla conclusione dell’intervista per Il Giorno, racconta di suo figlio: "Mi sono sposata a 18 anni perché volevo una famiglia che non avevo. Mio padre è sparito subito e da allora non so più niente e mio marito era come lui: all'inizio sono bravi e buoni, ma è solo un inganno. Desideravo così tanto un figlio, ma dovevo scappare da lì perché non volevo finire come mia mamma". Ha cercato anche di riaverlo e di portarlo via dal Marocco: "Sono tornata in Marocco e ho ottenuto l’affidamento. Ho vinto, ma non me l’hanno mai riportato. Lo seguo su Facebook, vedo le sue foto". Per la donna questo è stato il prezzo più grande da pagare.



Franco Ranuzzini · Clerk presso Pensionato
Carissima Sbai,in italia e non solo, tantissime donne vengono uccise con le motivazioni più assurde,molto spesso vengono uccisi anche i loro figli,quaesti infami in genere sono cattolici,che dici.....anche loro applicano la sharia? Vedi Sbai...nessuna religione dice che si può uccidere la moglie,il corano come la bibbia incoraggiano ad avere cura della propria donna come hanno cura del proprio corpo.PURTROPPO ci sono esseri umani che si comportano da bestie e si giustificano dicendo e mentendo che lo vuole Dio.Tu cara Sbai accusando l'Islam ( MENTENDO) non sei migliore di queste bestie considerando che la tua dichiarazione è volta a creare odio infondato.

Paolo Quadri · Ciciliano
e dimmi .un uomo secondol'analfabeta profeta puo' se vuole rinnegare la moglie ?,,dimmi secondo il guerriero che trucido' centinaia di ''nemici''se abiuri alla ''sottomissione''dell'islam puoi esse secondo la legge (?) coranica essere ucciso ' ..puo' una donna .secondo il giudizio degliulema essere lapidata ?...e magari continuo...mmmforse hai letto un corano molto addolcito e MUTILATO..vero ?--' ..'

Franco Ranuzzini · Clerk presso Pensionato
Paolo Quadri non sei spiritoso ma...ci rido su.Se hai letto bene il mio post,vedi che non difendo l'islam religione x me sciagurata,ma difendo una verità che la "sig.sbai" "spaccia" per verità contraria al corano,cosa non diversa dal nostro cattolicesimo che insegna falsità non contenute nella bibbia.poi...caro Paolo se x lei maometto era analfabeta beh...lo creda pure,posso anche condividere,certo che anche Gesù non risulta abbia frequentato grandi scuole....e mi risulta anche che tanti comportamenti criticabili anche da me, li abbiano avuti prima dei musulmani gli ebrei ( lapidazione ecc) poi i "cristiani", ricordi vero Paolo le "crociate" dove chi non si conformava al "cristianesimo" veniva trucidato? quindi...niente di nuovo sotto il sole,tutto il mondo è paese.un saluto

Giorgio Collarin · Universidad del Noreste
cosa spettiamo, altre morti agli sgozzamenti altre botte per capire, vero Bergoglio e amici rossi buonisti, cle la Sharia, l'Islam sono contro la dignità dell'uomo, contro la scaralità di ogni vita umana, contro il Dio dei cristiani, contro l'Occidente, contro tutti coloro che vengono chiamati infedeli, politesti (adoratori della Tinità, Padre, Figlio e Spirito Santo)...
eccetera eccetera???
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