La segretaria spiega il sistema Galan«Assumemmo la figlia di uno 007»
«Chisso protestava: Mazzacurati paga solo alle feste comandate»
di Andrea Pasqualetto
http://www.corriere.it/cronache/14_giug ... 56ac.shtmlVENEZIA - Sveglia, bella e scaltra, la cinquantenne Claudia Minutillo sedeva al centro del grande sistema corruttivo. Prima come attenta segretaria di Giancarlo Galan, poi come spregiudicata imprenditrice e prestanome per affari non proprio specchiatissimi. Infine da supertestimone della grande inchiesta, indagata e ora anche un po’ pentita. È lei, questa veneziana che vive in una casa alberata della prima periferia di Mestre, ad aver dato il via all’inchiesta che sta scuotendo il Veneto e la più grande opera pubblica d’Italia, il Mose. Con i pm di Venezia è stata un fiume in piena. Ha parlato delle mazzette alla Regione, al Ministero, al Magistrato alle Acque, della corruzione del generale della Guardia di Finanza, del vorticoso giro di fondi neri nei quali è entrata a pieno titolo, di giornali acquisiti e pure di ragazze assunte per avere buoni rapporti con i Servizi segreti. Ecco i suoi verbali.
Il sistema
Nel marzo dello scorso anno, dopo averla arrestata per fondi neri e false fatturazioni e sospettando che dietro si nascondesse la corruzione dei politici, i pm di Venezia la incalzano sul punto. Le chiedono se le somme che transitavano dall’ufficio di Giovanni Mazzacurati, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, l’ente che governava sul Mose, servono anche per ungere i funzionari delle strutture regionali, ministeriali o del Magistrato alle Acque. Dopo qualche resistenza, Minutillo sospira: «Sapevo che il sistema prevedeva sia la struttura burocratica, sia regionale, sia ministeriale e anche il Magistrato alle Acque che era di nomina ministeriale ma in realtà era Mazzacurati che decideva chi e come». Chi erano i destinatari delle somme raccolte da Mazzacurati? «Vi erano (omissis) e Marco Milanese, uomo di fiducia del ministro Tremonti. A lui era destinata la somma di 500 mila euro che l’ingegner Neri conservava nel suo ufficio al momento dell’ispezione della Guardia di Finanza al Consorzio Venezia Nuova... Mi dissero: “Pensa che Neri li aveva nel cassetto e li buttò dietro l’armadio”. La Finanza sigillò l’armadio e la sera andarono a recuperarli». Per lei sarebbe iniziato tutto nel 2005, anche se per gli inquirenti la data è spostata molto più indietro nel tempo. «Il primo imprenditore che accettò di finanziare i politici veneti fu Piergiorgio Baita (ex presidente della Mantovani, già arrestato e liberato dopo aver confessato, ndr), che io ebbi l’onere di presentare a Walter Colombelli su incarico di Galan a Venezia, organizzando un appuntamento all’hotel Santa Chiara. Nell’occasione ricevetti una busta contenente del denaro a Galan. Erano i primi mesi del 2005».
Il generale e i servizi
Un capitolo viene dedicato al sistema di «spionaggio» che garantiva a imprenditori, manager e Consorzio una sorta di immunità giudiziaria. Sa qualcosa l’ex segretaria dei tentativi di bloccare gli esiti delle verifiche della Finanza? «Sì - racconta -. Ci fu corruzione di un generale ma non mi è stato detto il nome (si tratta di Emilio Spaziante, arrestato per aver ricevuto 500 mila euro, ndr)». Chi lo pagò? «La Mantovani, Baita...». L’ex presidente del gruppo Mantovani, la spina dorsale del Consorzio Venezia Nuova, capofila anche del maggior appalto dell’Expo, ricorre spesso nella deposizione. «Mi chiese anche di fare un paio di assunzioni (era già imprenditrice, ndr)». Cioè? «I cognomi di queste due ragazze sono significativi: una si chiama S., il cui padre è comandante dei Servizi segreti, che evidentemente si pensava potesse avere un ruolo nell’ambito delle indagini in corso; e l’altra si chiama A., il cui padre è un importante funzionario della Regione del Veneto, che ha un ruolo fondamentale in molte attività del Gruppo Mantovani, come per esempio tutte le opere di bonifica e di salvaguardia della laguna. Per esempio: successe che un giorno andai da Chisso per chiedere chiarimenti su un accordo di programma che non si faceva e A. doveva seguire la questione. “Ma voi non gli dovevate assumere la figlia? Lui su questa cosa è molto arrabbiato, tu assumi la figlia e vedrai che le cose si risolvono”, mi disse». A un certo punto gli inquirenti scovano una serie di contatti romani della Mantovani finalizzati all’acquisto di una società capitolina, la New Time corporation. «Si trattava dell’acquisizione di una quota della società editrice di un giornale che si chiama Il Punto ... Era gente appartenente ai Servizi, per cui questa partecipazione, che costò molti soldi e molti altri vennero versati in tempi recenti, era un modo per pagare queste persone, per avere informazioni e per vedere di influire sulle indagini in corso».
I soldi alla Regione
Ma cosa sa esattamente delle somme destinate alla Regione? «Per quanto è a mia conoscenza, le somme sono state versate a Galan e a Chisso. A Galan venivano consegnate, anche più volte all’anno, somme ingenti di denaro, parliamo di 100 mila euro o anche più. Questo mi è stati riferito sia da Baita che si lamentava delle richieste esose, sia dallo stesso Galan quando ne ero la sua segretaria. Poi c’erano alcuni funzionari regionali ai quali si facevano favori. Quanto a Galan, Baita mi disse che aveva sostenuto finanziariamente la ristrutturazione della sua villa. Non so se avete mai visto la casa, credo che i lavori siano costati qualche milione di euro». E l’assessore regionale Chisso (arrestato, ndr)? «So che normalmente l’ingegner Mazzacurati versava somme di denaro a Chisso all’Hotel Monaci all’ora di pranzo. Chisso in più occasioni si lamentò del fatto che Mazzacurati versava solo alle feste comandate... era chiaro che voleva essere remunerato più frequentemente».
Il business del futuro
Da segretaria a prestanome, da imprenditrice a finanziere. Sempre più su e sempre più in là. «È la commissione di collaudo sulla gestione il vero business futuro del Mose - ha spiegato scuotendo la testa -. Il Mose ormai lo danno per finito perché i soldi sono stati erogati o comunque stanziati tutti (in realtà ne sono stati stanziati 4,9 miliardi su 5,4, ndr); il vero affare ora è quello della gestione del Mose. Vale svariate decine di milioni di euro l’anno». Poi è precipitata: l’arresto, la confessione, la super testimonianza. Oggi è libera.
7 giugno 2014 | 07:50
Lo sfogo della moglie di Galan “È l’uomo migliore del mondo Basta fango, paghiamo due mutui”
Nella villa citata nell’indagine: “Questo è un Paese di ingrati”http://www.lastampa.it/2014/06/06/itali ... agina.htmlFABIO POLETTI
Per capire quanto sia «bello il mestiere di Governatore» come amava dire e ridire Giancarlo Galan, bisogna salire fino a questo colle dove nascosta tra i fiori si erge la sua villa candida con quadruplo ingresso, arcate illuminate da lampadari in ferro battuto, una doppia barchessa per la servitù, la Porsche e la Land Rover e la Volvo station wagon parcheggiate sul ghiaietto davanti alla cappella privata con croce fra tante delizie.
Nell’ordinanza del giudice c’è scritto che la ristrutturazione della villa è stata pagata dall’impresa Mantovani con lavori per 1 milione e 100 mila euro. Piergiorgio Baita l’ex manager che elargiva è assai esplicito: «Le richieste di aiuto sulla casa me le faceva direttamente Galan». Dal ghiaietto tirato a lucido della villa, Sandra Persegato, la moglie di Giancarlo Galan, ha un diavolo per ogni ricciolo biondo: «Ma se ho due mutui ancora accesi da pagare... Vengano a vedere i conti vengano invece di tirare fango addosso a mio marito l’uomo migliore del mondo...».
Stretta in un tubino nero ma con le ciabatte scamosciate ai piedi, questa ex cubista che in discoteca ha incontrato «l’uomo migliore del mondo» ha tutte le ragioni per essere arrabbiata. «Mio marito è una persona perbene... Poteva fare i soldi se rimaneva solo un dirigente...».
Certo fare il direttore centrale di Publitalia 80 di Silvio Berlusconi dava belle soddisfazioni. Fare due volte il ministro non è che sia da buttar via.
Ma se è vero che ha pure incassato uno «stipendio» di oltre 6 milioni di euro in sei anni per alleggerire i controlli sugli appalti del Mose come sostengono i giudici che lo vorrebbero vedere in manette non è che gli sia andata proprio malissimo.
«Mio marito ha fatto solo del bene... Stanno infangando lui e il suo lavoro... Sono sotto shock...», ripete la scintillante Sandra Persegato che ha almeno un paio di ragioni per sentirsi in una giornata no. Giudici a parte, oggi 5 giugno sarebbe pure il giorno del suo quinto anniversario di matrimonio. Celebrato proprio in questa villa appena ristrutturata davanti a 300 invitati tra i quali spiccavano Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come testimoni e Renato Brunetta più qualche altro affondato col Mose. Dicono che lei fosse raggiante nel corpetto panna più gonna verde muschio più coroncina di fiori d’ordinanza. E che lui, il Giancarlo che col suo metro e novanta si mangia la Sandra, fosse emozionato: «Oggi è una giornata stupenda che mi ha regalato mia moglie...».
Parlare di regalie di questi tempi fa assai effetto. «Oggi ho chiesto alla Sandra se mi dava un soldo», diceva Galan quando non era più nemmeno ministro. E quando stando alle carte dei giudici chiedeva nuovamente lo «stipendio» all’impresa Mantovani anche se non faceva più il Governatore. Dire che i rapporti tra Giancarlo Galan e la Mantovani fossero stretti non rende l’idea. Non sarà stato il romanticissimo regalo di nozze che ogni donna sogna ma c’è un perché se il galante Galan ha regalato alla moglie un bel po’ di quote della società Adria infrastrutture. Dove per capirci vicepresidente era il numero uno della Mantovani Piergiorgio Baita e consigliere delegato Caludia Minutillo la potente ex segretaria del Governatore.
Solo schizzi di fango secondo la tenace Sandra Persegato che difende il marito pure se questi sono gli ultimi giorni di Pompei. «La cosa che più mi dà fastidio è il modo con cui stanno ripagando il suo lavoro. Giancarlo ha dato la sanità a questa regione. Ha dato le opere pubbliche. Adesso ci rinfacciano tutto. Questo è un Paese di ingrati». Quel «ci» plurale maiestatis è un po’ così. Molto peggio se la signora pensa di essere anima e corpo con il marito. Ma forse è solo l’effetto condizionato da questo quinto anniversario che lei passa a tenere a bada i giornalisti e lui in conclave con gli avvocati a studiare una linea di difesa.
Impresa improba da queste parti. Perché se nel paese vicino ad Arquà ci è morto Francesco Petrarca, l’automobilista che passa davanti alla villa col suv blu e fa prima un applauso e poi il gesto delle manette dà l’idea che si respira attorno alla villa con quadruplo ingresso, le arcate illuminate eccetera eccetera... «E comunque mio marito qui non c’è, è ancora in viaggio...», fa muro la Sandra innamorata dietro al cancello nemmeno sfiorato dai finanzieri che da anni lo avevano nel mirino.
L’immunità parlamentare ne impedirebbe l’ingresso. Come la targa di ottone a fianco del citofono che ricorda che questa è pure la sede della «Segreteria politica onorevole Giancarlo Galan». Niente di cafone. Solo un monito a non varcare il cancello, nemmeno fossero le colonne d’Ercole, per qualche giudice eventualmente distratto.
Mose e Tangenti. Dalla villa ai giornali ecco l’impero dei Galan
Per i pm la famiglia dell’ex governatore è un’autentica dinasty milionaria ma i redditi dichiarati non bastano a spiegare com’è stata costruitahttp://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/ ... -1.9377758VENEZIA Società agricole tra Ravenna e Bologna, case e imbarcazioni in Croazia, energia verde, gas in Indonesia, sanità. La villa con barchessa a Cinto euganeo.
«I Galan» - come vengono definiti dai pubblici ministeri Ancillotto, Buccini e Tonini negli atti - sono una Dinasty dal patrimonio milionario, investito nei campi e nei paesi più diversi. Partecipazioni societarie dirette - osservano i magistrati - o tramite prestanome, come il commercialista, amico e sodale Paolo Venuti, che in un colloquio intercettato nella sua auto descrive il capofamiglia Giancarlo, «molto spaventato...», perché «se ti fanno un accertamento fiscale: dimostrami come hai comprato la casa, cioè tu devi avere i dati messi in fila....».
Redditometro che i finanzieri hanno fatto per conto della Procura: l’intero nucleo familiare convivente - Giancarlo Galan, la moglie Sandra Persegato, due figli - ha dichiatao dal 2000 al 2011 entrate per 1,413 milioni. Non certo da capogiro considerando che negli anni Galan è stato presidente della Regione, ministro, senatore e deputato. Ma a fronte di uscite rilevate per 2,695, con una sproporzione di 1,281 milioni: ai Galan è così ricondotta una galassia di partecipazioni, detenute anche tramite prestanome (in particolare Paolo Venuti), che secondo i magistrati - anche se non è definibili nel dettaglio - testimonierebbe una disponibilità finanziaria enormemente maggiore rispetto a quanto accertato.
Non tutte finiscono tra le accuse, ma ricostruiscono il mondo-Galan.
L’holding di famiglia si chiama come la figlia più piccola, Margherita Srl, al 100% dei coniugi Galan.
A questa società, fanno riferimento la tenuta agricola Frassineto Sas, tra Casola Valsenio e Castel del Rio, per la procura al 70% riconducibile ai Galan, per un valore di 920 mila euro; c’è poi la San Pieri Srl, con partecipazioni nel settore energetico: il 21% della quale, per i finanzieri riferibile ai Galan per un valore di 1,323 milioni; infine il 10% (tra partecipazioni diretti e indirette) di Energia Green Power, prossima alla quotazione in borsa. Poi una fitta rete di società a scatole. C’è la Ihlf Srl partecipata da Galan al 50% attraverso la fiduciaria milanese Sirefid, operante nel settore delle consulenze sanitarie, insieme a dirigenti sanitari veneti e lombardi.
C’è quindi l’Amigdala Srl (capitale sociale 50 mila euro), partecipata per il 20% dalla moglie di Galan attraverso la Sirefid, operante nel settore dei servizi finanziari. Soci sono Pvp (studio commercialistico di Paolo Venuti) e Finpiave, la holding riconducibile alla famiglia Stefanel.
E, ancora, Franica Doo, società per gestire - ipotizzano gli investigatori - un patrimonio di immobili, imbarcazioni e conti correnti in Croazia. Infine
Thema Italia Spa, capitale sociale 3 milioni di euro, garantito dai coniugi Venuti tramite un prestito obbligazionario sempre attraverso la Sifred, per un milione di euro: la facciata italiana di un affare da oltre 50 milioni per commerciare gas proveniente dall’Indonesia, finita nei controlli dei finanzieri, che allarmano il gruppo e il prestito rientra.
Dopo una cena tra i Venuti e i Galan, nel luglio 2008, Alessandra Farina (intercettata) chiede al marito: «Cosa dici di questi affari della Sandra che sembra stia diventando miliardaria?».
Venuti spiega che il gas arriva al rigassificatore di Porto Tolle. «Possibile che faccia i miliardi come dice lei?». E il marito: «O fai il colpo gobbo o non è da loro». C’è poi ovviamente la villa con barchessa di Cinto Euganeo, restaurata - secondo l’accusa - con fondi di Mantovani, che paga l’impresa restauratrice sovrastimando interventi su altri lavori: Baita paga, ma tira sul prezzo, troppo caro. «La prima occasione che ho visto il presidente Galan gli ho detto che non potevo farmi carico di tutto (1,7 milioni di restauro, ndr)...e lui mi ha chiesto solo se posso almeno venire incontro alle parcelle di Turato». Baita dichiara di aver tirato fuori 6-700 mila euro per la villa e 400 mila euro, anni dopo, per il restauro della barchessa. Galan era già ministro, ma ottiene comunque l’aiuto. Società della galassia e altre, invece, finite sotto inchiesta.
«Oltre alla corresponsione di somme di denaro, il Baita era solito utilizzare anche altri mezzi», racconta l’ex fedele segretaria Claudia Minutillo in un interrogatorio, «come intestare quote di società che avrebbero poi guadagnato ingenti somme dalla realizzazione dei project financingh a prestanome dei politici: Adria infrastruttiure e Pvp del Venuti erano riconducibili a Chisso e Galan. Il mio 5% era in realtà di Chisso , mentre il 7% della Pvp era di Galan».
Pvp è anche proprietaria del 70% di Nordest media, che rilevò le testate di free press del gruppo E-Polis. Ricorda ancora Minutillo: «Baita disse a Galan: facciamo una cosa del genere, tu non hai problemi ad alzare il telefono e chiedere a tutti i tuoi amici imprenditori di fare pubblicità sul giornale, lo puoi utilizzare come veicolo di informazione, ti intesto il 70% della società».
Claudia Minutillo, la dark lady che sta inguaiando Galanhttp://www.liberoquotidiano.it/news/per ... -lady.htmlGiancarlo Galan nega, nega, nega. Ma la sua ex segretaria sta vuotando il sacco e gli inquirenti sembrano dargli molto credito. Del resto, Claudia Minutillo, era la sua ombra, stava sempre nel raggio di due metri, racconta Renzo Mazzaro nel libro "I padroni del Veneto": "la chiamavano Dark lady e non solo perché vestiva di nero: teneva le chiavi di tutti gli accessi al presidente". Minu, così la chiamavano gli amici, "era l'assistente del presidente Galan. Ma il mercato ovviamente la chiamava la vice Presidente, nel senso che era noto che qualunque richiesta, appuntamento, atto richiesto al Presidente Galan veniva veicolato attraverso la dottoressa Minutillo", ha spiegato ai magistrati Piergiorgio Baita, l'uomo forte dell'impresa di costruzioni Mantovani e del consiglio direttivo del Consorzio Venezia Nuova, nonchè generoso bancomat dei politici coinvolti.
Il potere - Sergio Rizzo oggi ha tracciato sul Corsera un ritratto della Dama Nera che ora si è trasformata in "gola profonda" decisa a cavarsela scaricando tutto sugli altri primo fra tutti l'uomo che l'aveva issata ai vertici del potere, quello vero, non quello formale, della Regione. Un potere che la portava a bacchettare chiunque non eseguisse i suoi ordini. Basta leggere negli atti processuali il modo in cui trattava l’assessore alla Mobilità e alle Infrastrutture, Renato Chisso, il cui potere era destinato a crescere dopo lo stizzito addio del "Galan Grande" alla presidenza della Regione. Le serve che l’assessore metta una firma su un’autorizzazione? Prende il cellulare e gli intima: "Scusa, vai sempre a mangiar da Ugo, alza il culo e vieni qua". E il succubo Renato, "che era a mangiare in ristorante», scrivono i magistrati, si affrettò a passare dove gli era stato chiesto "rassicurando che non vi sarebbero stati problemi". Insomma, annotano gli inquirenti, "le modalità perentorie con cui la Minutillo dice a Chisso di venire subito sono più proprie del modus di riferirsi ad un dipendente subordinato che a un assessore regionale"». E non è un caso isolato. Un’altra volta, la donna "chiama a rapporto" l’assessore nel proprio ufficio di «Adria Infrastrutture », lo fa aspettare fuori dalla porta finché non finisce una telefonata e dopo averlo fatto accomodare gli "impartisce una serie di disposizioni" delle quali l’uomo forte di Forza Italia per le infrastrutture venete prende diligentemente nota dimostrando la sua "subordinazione totale" alla società Mantovani e alla Minutillo. La quale un’altra volta ancora, impaziente per certe pratiche non ancora sbloccate, sbotta con la consueta signorilità: "Cazzo, cerca di lavorare! Sono tutti incazzati neri".
L'aut aut della moglie di Galan - L'allontanamento della Dark Lady da Galan fu dovuto, secondo il racconto di Mazzaro ripreso da Rizzo, alla futura moglie dell'ex governatore. Fu Sandra Persegato a a metterlo di fronte alla scelta: "O me o lei". Galan scelse la fidanzata con grande sconforto della segretaria che però non si perse d'animo. La sua seconda vita viene ricostruita passo passo dall’Espresso nell'articolo: "Claudia, la segretaria ne ha fatta di super strada". Trampolino di lancio, ovvio, quel ruolo di segretaria: «La signora sfoggiava modi spicci e un’aria vagamente manageriale, ma certo nessuno si aspettava di ritrovarla, a quattro anni di distanza, addirittura a capo di un piccolo gruppo finanziario-industriale. Costruzioni, immobili, editoria: un network di società, tutte targate Minutillo, nate e cresciute dopo che la collaboratrice di Galan ha lasciato il suo incarico in Regione».
Il 28 febbraio 2013, lo stesso giorno dell’arresto di Piergiorgio Baita, viene arrestata e comincia a raccontare. Dice ai giudici che non si trattava di bustarelle sporadiche a Galan ma di "un sistema, cioè ogni tot quando loro potevano gli davano dei soldi". Insomma, "pagamenti regolari". "Come uno stipendio?", chiede il magistrato. "Sì, di fatto". Quanti soldi? Tantissimi. Eppure, pareva non bastassero mai: "Baita a volte si lamentava di quanto veniva a costare Galan".
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -so-mi.jpgInchiesta Mose: ‘Giancarlone’ Galan, il Nordest e i due mutui da pagarehttp://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... re/1017415di Andrea Scanzi | 7 giugno 2014
Non se lo aspettava nessuno, o così amano dire elettori e amici di Giancarlo Galan. Quello che, per una professoressa del liceo, all’Università non ci sarebbe neanche dovuto andare: “È un ragazzo goffo, non si impegna e vuole sole divertirsi, al massimo potrebbe fare l’idraulico”. Quello che chiamano “Pantagruele” e “Giancarlone”, padre medico e partigiano nel Partito d’Azione, fratello oculista notissimo. Quello che, a leggere un appassionato articolone di Salvatore Merlo ieri sul Foglio, “si veste con cura da quando si è risposato, ha cambiato moglie e sarto, è mite e garbato e ha un buon rapporto con il mondo”.
Galan, durante Tangentopoli, tifava per i magistrati: “Non ho mai sopportato corrotti e corruttori. Non tollero le malversazioni, le ruberie. Con i ladri mai”. Ora sembra tutto cambiato. I magistrati sospettano che gli ingenti lavori di ristrutturazione della sua villa di Cinto Euganeo siano stati pagati dall’imprenditore Piergiorgio Baita: 700 mila euro per il corpo principale e 400 mila per la “barchessa”. La moglie, Sandra Persegato, ha difeso il marito: “È una gran persona, gli italiani sono ingrati. Lavori gratis? Bugie, pago due mutui”. Difesa accorata, che pare stridere con i dati scovati dalla Guardia di finanzia. Tra il 2000 e il 2011, Galan e famiglia hanno dichiarato poco più di 1 milione e 413 mila euro; in quello stesso periodo hanno speso 2 milioni e 695 mila euro: come si spiega quella differenza di oltre un milione e 281 mila euro?
Il caso Galan sembra una sorta di remake sbilenco di Signore & signori, il film di Pietro Germi che 49 anni fa vinse il Grand Prix della Giuria del Festival di Cannes. Signore & signori nacque in pieno boom economico, le ruberie presunte dello scandalo Mose hanno per sfondo una crisi economica deflagrante (che colpisce quasi tutti, e Galan è tra i pochi ad abitare perennemente quel “quasi”). I punti di contatto, però, ci sono. Per esempio la location, il Nordest. Germi scelse – senza mai nominarle – Treviso e la Contrada Granda di Conegliano, Galan si muove tra Padova e Venezia. Germi individuò una piccola città come scenario emblematico di un’apparenza festosa e sgargiante che nascondesse segreti e bassezze (???). Un romanzo corale per una feroce satira sociale.
Il Mose è farsa più che satira, ma lo scenario è analogo. C’è il gentiluomo di provincia, c’è il riccone che cerca nel lavoro – e nella esibizione della conquista femminile – la rivalsa per un passato difficile. C’è la borghesia, verosimilmente piccola piccola (???), che sgomita per avere un posto in prima fila nei circoli che contano. C’è la villa immensa e ostentata, quasi che pure il confine tra un Palladio e un Galan fosse diventato ormai labile. E c’è il Nordest, appartenenza prim’ancora che paesaggio. L’autobiografia di Galan, edita nel 2008, si intitolava non a caso Il Nordest sono io. Nella prefazione, il professor Giuseppe De Rita (con cui Galan si è laureato) garantiva: “Una così forte libertà espressiva sarebbe un puro fenomeno caratteriale se non fosse intimamente legata a un animo liberale e a un convinto primato della cultura della diversità”. Parole in antitesi con il giudizio di Fabrizio Cicchitto: “Galan? Un Gauleiter, è arrogante e cattivo”.
Il Nordest, nel percorso di Galan, c’è sempre. Nella sua adolescenza da ragazzone che “quando mangiava si impataccava la cravatta e la giacca” (racconta il Foglio), nella sua idea di partito prima territoriale che ideologico (al punto da trovare affinità con Riccardo Illy e Massimo Cacciari). Soprattutto: nella terra come tramite per il riscatto e il successo. Galan è descritto come spiritoso e bon vivant. Anche autoironico: nove mesi fa accettò i fischi alla festa del Fatto Quotidiano; lui ci mise la faccia, i colleghi no. Ha cavalcato finché ha potuto l’onda lunga del Nordest placido e danaroso, che nel frattempo ha finito col somigliare più ai romanzi di Carlotto che ai colori di Germi. Di quel film, mezzo secolo dopo, è rimasta la tinta meno desiderabile: quella fosca, cinica e senza speranza. Nelle vicende del Mose, più che la scaltrezza del dongiovanni Toni Gasparini (Alberto Lionello), si ritrovano l’ipocrisia che condannava il ragionier Bisigato (Gastone Moschin) e l’amoralità dei paesani che si approfittano di una ingenua sedicenne di campagna. La Chiesa celerà i nomi dei colpevoli, la stampa accetterà le omissioni e perfino il padre della ragazza si farà comprare, anteponendo le brame di ricchezza a un gusto minimo per la morale.
Ieri come oggi. ???
Mose, spunta un affare da 50 milioni, fermato il commercialista di Galanhttp://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/C ... 3807.shtmlIl presidente, il fiduciario, le quote societarie schermate e una serie di documenti per operazioni commerciali da decine di milioni di dollari in Indonesia. È uno spiraglio su una vicenda di dimensioni enormi quello che ha aperto una trappola che il Gico della Finanza ha messo in atto all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Aveva lo scopo di cercare prove sul rapporto indissolubile tra Giancarlo Galan e il suo commercialista Paolo Venuti (anch’egli finito in carcere mercoledì scorso), nell’ipotesi che il professionista 57enne fosse il prestanome di Galan in due società.
Ovvero, Adria Infrastrutture e Nord-Est Media, di cui un misterioso acquirente deteneva rispettivamente il 70% e il 7%, quote pagate in buona parte dalla Mantovani. Ora quelle partecipazioni rientrano nei capi d’accusa riferiti a Galan (e a Venuti) perché avrebbero costituito - secondo i Pm - un canale della corruzione dell’ex presidente della Regione Veneto da parte di Piergiorgio Baita. E Venuti è diventato così un personaggio-chiave nell’inchiesta che riguarda il deputato di Forza Italia.
Il gip Scaramuzza scrive che sono stati trovati «riscontri oggettivi del ruolo di Venuti quale prestanome di Galan nella società PVP» che deteneva le quote di Adria Infrastrutture e Nord-Est Media, per un valore complessivo quantificato in 431.200 euro. Una di queste prove è la «trappola dell’aeroporto». Il 19 luglio 2013 il Gico sa che dal Marco Polo sta per partire Venuti, assieme a moglie e figli, diretto in Indonesia, con scalo Dubai. Il controllo doganale appare casuale, ma non lo è, perché le intercettazioni telefoniche e ambientali ne sono la premessa.
La ricostruzione. Alle 14.10 gli uomini del Gico chiedono a Venuti di aprire la valigia. Annota il gip: «Tale controllo ha condotto al rinvenimento di copiosa documentazione afferente cospicue operazioni commerciali (compravendite societarie dell’ordine di 50 milioni di dollari) nel sud est asiatico, principalmente in Indonesia». Cosa c’entrano quelle carte con Galan? «Vi è il verbale di operazioni, da cui risulta che è stata sequestrata al Venuti una serie di documenti riferibili alla società Thema Italia Spa con sede presso lo studio Venuti e ai suoi rapporti con società indonesiane».
Quindi, Thema Italia fa affari in Indonesia, tramite Venuti. Ma «da alcune conversazioni telefoniche del 18 luglio 2013 immediatamente prima del controllo della Finanza tra Venuti e la moglie Alessandra si evince che i due erano perfettamente consapevoli della riferibilità al Galan delle operazioni economiche gestite dal Venuti nel sudest asiatico la cui documentazione è stata sequestrata a Tessera».
La trappola era stata decisa quando alle 9.57 del 18 luglio i coniugi Venuti si parlarono al telefono, citando Galan, gli affari in Indonesia e l’interesse del deputato: «Chiama Giancarlo digli che è la storia dell’Indonesia del gas spiegagli che è il gas... che è la conclusione della vicenda del gas». Tanto basta ai finanzieri (e al gip) per scrivere che «il Venuti doveva andare in Indonesia per affari con le società indonesiane risultate dalla documentazione sequestrata in contatto con la società Thema, per conto del Galan, dovendosi precisare che la società Thema (capitale sociale 3.300.000 euro) anche se non intestata formalmente ai coniugi Venuti, è risultata senz’altro ad essi riferibile».
La moglie di Venuti. I finanzieri hanno indagato su queste scatole cinesi. E hanno scoperto che la moglie di Venuti era intestataria di un mandato fiduciario per amministrare obbligazioni nominali per oltre 1 milione emesse da Thema (il 9 dicembre 2010), tramite la società fiduciaria Sirefid di Milano «risultata dagli accertamenti patrimoniali a carico dei Galan utilizzata dai coniugi Galan». Anzi, dopo la notifica degli accertamenti bancari nell’ottobre 2013 «vi è stato il rimborso delle predette obbligazioni ai Venuti e il trasferimento delle somme su conto corrente croato intestato a fiduciaria italiana (Unine Fiduciaria spa)».
Da questo coacervo di interessi emerge la posizione centrale del commercialista Venuti nella gestione del patrimonio di Galan. Secondo i Pm, che ne hanno ricostruito l’entità, è composto da proprietà immobiliari: la villa di Cinto Euganeo che vale qualche milione di euro, una tenuta agricola a Castel del Rio (Bologna), una villa in Croazia. Ma ci sono anche partecipazioni in diverse società del settore energetico. I nomi di tutte le società? Margherita (di famiglia), San Pieri (21.5%), Green Power (10%), Ihlf (50%, settore sanitario), Amigdala (20% della moglie), Franica Doo (società di diritto croato). Nello studio Venuti hanno sede sia Nord Est Media che PVP coinvolte nel capitolo della corruzione. Tornando al reale beficiario delle quote fiduciariamente in mano a Venuti (che per i Pm è Galan), ci sono alcuni coimputati che accusano. Claudia Minutillo: «La PVP di Padova ha come riferimento per me Paolo Venuti.
È un amico di Giancarlo Galan. Si collega a Galan, solo a Galan». Che le quote fossero di Galan, Minutillo l’ha saputo da Venuti e da Baita. E Baita delle quote ha detto: «La PVP è intestata credo a Paolo Venuti. I rapporti sono molto stretti, è stato il governatore Galan che ci ha detto di parlare con Venuti per la questione, non ho dubbi».
Galan inguaiato anche dal maxi-mutuo: la rata era superiore al reddito dichiaratohttp://www.repubblica.it/politica/2014/ ... o-88534740L'ex governatore e la moglie nel 2012 hanno dichiarato 88mila euro netti in due. Ma la rata annua per la villa è di 150mila. I pm di Venezia a caccia dei conti segreti per spiegare la sproporzione tra reddito ufficiale e tenore di vita della coppia
di CORRADO ZUNINO
ROMA - Il Galan che ha sempre pianto miseria per comprare il villone di Cinto Euganeo ha chiesto un mutuo con una rata pari al doppio di quella che poteva restituire. Come faceva, e faccia, a onorarlo, è tutto da spiegare. Innanzitutto, alla Procura di Venezia. L'ex governatore "tre mandati" sui soldi non finisce di stupire.
Il nucleo tributario della Finanza ha acceso un faro e le intercettazioni sull'uomo quando si è accorto che in dieci anni (dal 2001 al 2011) aveva guadagnato un milione e 413 mila euro e ne aveva spesi 2 milioni e 695 mila. Quel milione e tre non giustificato era, come hanno scritto i tre sostituti procuratori pronti a chiedere l'arresto, una "sproporzione evidente".
Sicuramente, Galan per riempire il gap tra l'avere e il dare ha evaso il fisco e, secondo l'accusa, ha poi preso tangenti in denaro dal Consorzio Venezia Nuova per 4 milioni e 831 mila euro. I finanzieri, su mandato della procura, stanno ricostruendo tutti i conti - italiani ed esteri - dell'ex presidente della Regione Veneto.