La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Re: La casta dei servidori del stado talian

Messaggioda Berto » dom gen 11, 2015 9:11 am

VIGILI ROMANI, ELOGIO (ALLA ROVESCIA) DEL DIPENDENTE PUBBLICO ITALIANO

http://www.miglioverde.eu/vigili-romani ... o-italiano

DI LEONARDO FACCO

Ieri, la mia attenzione è stata attirata da due notizie, entrambe aventi attinenza con i dipendenti pubblici, implacabile manodopera dello Stato ladro, in servizio permanente per favorire il declino di questo paese. Una è quella dell’assenteismo di massa dei pizzardoni romani per “malattia”, l’altra – simile – dell’assenza generale dei netturbini napoletani.
Oggi, il sindaco di “Mafia-Capitale” – impettito – digrigna i denti e afferma: “Non escludo licenziamenti per i vigili che non hanno lavorato a Capodanno”. Marino mente sapendo di mentire, perché in Italia nessun parassita può essere licenziato. Alla boutade del primo cittadino, corroborato da “interventi speciali dell governo” (come annunciato sui giornali), hanno risposto piccati i sindacati, minacciando scioperi se qualcuno verrà toccato.
Qualcuno dovrebbe spiegare ai reduci dello stalinismo che compongono la Triplice, che la spesa pubblica in Italia ha continuato a lievitare in questi anni (altro che austerity), che i parassiti sono ormai composti da una pletora di impiegati assunti da Stato e parastato, ovvero dalle decine di migliaia di aziende partecipate, dagli enti sussidiati, dalle pseudo-associazioni di volontariato che vivono di prebende estorte ai contribuenti, nonché dei vari consulenti a piripicchio che ottengono migliaia di euro per incarichi inutili. Quando si cerca di capire quanti siano realmente coloro che vivono di Stato, si finisce sempre con l’imbattersi in una sequela infinita di numeri, perché non è mai dato sapere con certezza chi “magna la pagnotta” a spese dei “productivos”. Le cronache ci raccontano quotidianamente di qualche finto ente privato, cooperativa, associazione dedita alla canasta, centro studi o fondazione che stanno in piedi grazie ai “soldi degli altri”.
Non ho simpatia per i “travet della burocrazia”, credo di averlo spiegato in più di un’occasione,anche perché oltre a non produrre ricchezza alcuna, il loro lavoro è inutile (qualora fosse utile ci penserebbe il mercato a far incontrare domanda ed offerta) ed è solo d’intralcio a chi ha in animo di intraprendere un’attività.
Il dipendente pubblico, inoltre, rappresenta il“simbolo dello Stato” per antonomasia (ecco perché piace tanto a quelli del Manifesto). Più sono più lo Stato irrompe nelle nostre vite, controllandoci, costringendoci a trasformarci in sudditi da spennare, perché è il controllo, il monopolio della forza, che giustifica l’esistenza stessa dello statale. Sosteneva Max Nordau che “l’orgia di regolamentazione e il protocollismo non danno alla vita dell’individuo una garanzia maggiore di quella che dà la barbarie con tutta la sua assenza di regolamentazione”. In Italia, siamo al “mandarinismo”, altro che civiltà, al punto che i dipendenti pubblici sono spesso organizzati in dinastie: il figlio di, il cugino di, il nipote di ottengono un posto di lavoro per cooptazione familiare, alla faccia dei ridicoli concorsi con valore legale e marca da bollo.
Più il sistema pubblico è presente, ed invasivo, nelle nostre vite e più siamo immersi in una sottospecie di “Kampuchea Democratica”. Come spiegava Nietzsche verso la fine del Diciannovesimo secolo, “Il socialismo ambisce a una pienezza di potere statale, quale solo qualche volta il dispotismo ha avuta, anzi esso supera di gran lunga ogni forma analoga del passato, perché aspira espressamente all’annientamento dell’individuo”. E per farlo ha bisogno di milioni di girapollici a tradimento, ironia della sorte pagati dalle loro stesse vittime sacrificali. Ci trattano come fossimo dei Fantozzi e pretendono pure che gli si dica… “Come è umano lei…”

TRATTO DA MOVIMENTO LIBERTARIO

P.S. Se la mancanza dalle strade dell’83% dei vigili urbani non ha causato problemi, forse sarebbe il caso che se ne stessero a casa loro per sempre, senza stipendio. Eviteremmo di avere sulle strade LA LONGA MANUS DEI SINDACI TASSATORI.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La casta dei servidori del stado talian

Messaggioda Berto » mer feb 04, 2015 8:29 am

Vigili Roma, procura indaga per falso, interruzione pubblico servizio e truffa

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... co/1390422

Trentuno agenti rischiano il licenziamento dopo l'indagine interna voluta dal comandante Clemente sulle assenze in servizio del 31 dicembre scorso. Intanto prende il via la rotazione degli incarichi voluta dal sindaco Marino
di Loredana Di Cesare | 2 febbraio 2015

Interruzione di pubblico servizio, truffa e falso ideologico. Sono questi i reati che la procura di Roma sta valutando, nell’apertura del fascicolo sui vigili urbani, dopo la defezione di massa – 767 agenti assenti per malattia – a cavallo tra il 31 dicembre e il primo gennaio scorso. A occuparsi della vicenda, il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il suo aggiunto, Francesco Caporale che, per valutare le ipotesi di reato, stanno studiando la relazione firmata dal comandante dei vigili urbani di Roma Raffaele Clemente e consegnata la settimana scorsa.

È lo stesso Clemente che, nella sua indagine interna, ha individuato 31 certificati medici “sospetti”. Il comandante parla di un “quadro motivazionale unitario”, ovvero quello di “impedire”, con l’assenza massiccia dell’ultimo dell’anno, “il dispiegamento del servizio pianificato per la notte dei Capodanno”. Una sorta di “sciopero bianco”, insomma, che tutti i sindacati smentiscono. E non c’è soltanto l’inchiesta della magistratura, in queste ore, che incombe sul futuro dei vigili urbani romani: inizia anche la “rotazione” degli incarichi – fortemente voluta da Clemente e contestata da molti vigili – che prevede, per creare una discontinuità tra gli agenti e il territorio, un trasferimento dopo cinque anni per i funzionari, e dopo sette per i vigili. Una misura parte del piano nazionale “anti-corruzione” ideata a novembre su input del sindaco Ignazio Marino, e resasi necessaria dopo lo scandalo di “Mafia Capitale”, che non vale soltanto per i vigili, ma per tutta l’amministrazione pubblica.
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Le prime lettere di trasferimento, per quanto riguarda gli agenti municipali, sono in partenza. A parte la rotazione, però, c’è chi rischia il licenziamento e l’iscrizione nel registro degli indagati. Tra i vigili assenti la notte di capodanno, infatti, 38 rischiano un procedimento disciplinare e, tra loro, in 31 potrebbero essere puniti con il licenziamento. Al centro della loro vicenda i certificati medici: “Trentuno medici – si legge nella relazione del comandante Clemente – hanno rilasciato altrettanti certificati a giustificazione delle assenze dei dipendenti, sulla cui legittimità si avanzano dubbi. Infatti, i sanitari hanno, fra l’altro, dato la prognosi comprendendo il giorno antecedente, in alcuni casi anche due, a quello della reale visita medica presso l’ambulatorio. In un caso la visita medica è avvenuta in un albergo”.

Nel frattempo, l’autorità garante degli scioperi ha convocato i rappresentanti di sei sigle sindacali (Cgil Fp, Cisl Fp, Uil Fp, Csa – Ospol, Diccap e Sulpl) per valutare la situazione. Una situazione che, si legge nelle pagine della relazione del Comando generale, per il momento non ha trovato la “prova” decisiva della “preordinazione delle singole condotte assenteistiche”. “È impossibile – si legge – con i ristretti strumenti di questa indagine interna, superare la presunzione di ‘affidabilità’ del complesso della documentazione sanitaria acquisita”. Con gli strumenti a disposizione della procura, invece, dovrebbe essere più facile fare chiarezza.
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » mer feb 04, 2015 8:46 am

Corruzione, altri arresti al Comune di Roma: tangenti per concessioni edilizie

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... ie/1389453

L'8 gennaio scattarono gli arresti per le bustarelle sulle fogne. Oggi gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito altre undici misure cautelari. Scoperto il tariffario delle mazzette
di F. Q. | 2 febbraio 2015

L’8 gennaio scattarono gli arresti per le tangenti sulle fogne. Oggi gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito altre undici misure cautelari: nel mirino funzionari e tecnici del Comune di Roma e di altri enti nell’ambito dell’indagine su corruzione e concussione condotta dalla Procura di Roma.

Gli arresti, dopo la prima tranche dell’operazione condotta a inizio dell’anno, hanno riguardato questa volta tecnici in servizio al nono dipartimento di Roma Capitale (programmazione e attuazione urbanistica), preposti a rilascio delle concessioni edilizie. In particolare si tratta di cinque funzionari pubblici (tre tecnici del comune e due ispettori dell’Asl) arrestati e sei imprenditori per cui il gip ha disposto l’obbligo di presentazione dinanzi alla polizia giudiziaria.

I tecnici del Dipartimento arrestati per reati di corruzione si occupavano di istruire le pratiche edilizie per il rilascio dei titoli abilitativi, quali il permesso di costruire, l’approvazione delle varianti in corso d’opera e le concessioni edilizie in sanatoria.
Dagli accertamenti eseguiti è emerso che alcuni costruttori per ottenere velocemente l’approvazione dei progetti edilizi senza rischiare di incorrere in “lungaggini immotivate”, si trovavano costretti a sottostare alle richieste illecite dei pubblici ufficiali responsabili delle pratiche.
Secondo gli investigatori delle Fiamme Gialle gli episodi di corruzione avvenivano sia nella fase preliminare, nel momento in cui venivano presentati i progetti al IX Dipartimento, sia nella fase esecutiva, quando i tecnici dell’ispettorato edilizio dei vari Municipi effettuavano i controlli nei cantieri, non rilevando gli abusi. Anche per quanto attiene ai controlli effettuati dagli ispettori dell’Asl in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro.

Gli investigatori hanno scoperto un vero e proprio tariffario per le tangenti. Seimila euro erano necessari per la dichiarazione di inizio dei lavori, 3mila per le pratiche di sanatoria, 8mila per le varianti e 10mila per la dichiarazione di fine lavori. Cento euro, invece, la tariffa per i controlli sulle misure di sicurezza. “In alcuni casi abbiamo scoperto una sorta di corruzione preventiva con tangenti pagate addirittura prima che partissero i controlli”, ha spiegato il generale delle fiamme gialle Gennaro Vecchione, durante la conferenza stampa sugli arresti.
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » mer mar 18, 2015 9:00 am

Carcere di Padova: arrestati per spaccio e corruzione di avvocato e agenti penitenziari
Corruzione e spaccio in carcere Arrestati un avvocato e 6 agenti


L'operazione della squadra Mobile di Padova, denominata "Apache", all'alba di martedì. Oltre 30 le perquisizioni anche nel Due Palazzi. Convolte varie guardie penitenziarie. 14 le misure cautelari eseguite
Redazione 8 luglio 2014

http://www.padovaoggi.it/cronaca/carcer ... ziari.html

Spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione di pubblici ufficiali. Sono questi i reati contestati ai destinatari delle 14 misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Padova Mariella Fino a conclusione di una vasta indagine, denominata "Apache", condotta nell'ambito della realtà carceraria dal sostituto procuratore Sergio Dini ed eseguite dall'alba di martedì dalla polizia di Padova con la collaborazione della polizia penitenziaria. Tra gli arrestati vi sono 6 agenti di polizia penitenziaria, in servizio nella locale casa di reclusione, e un avvocato. Altri 9 agenti sono indagati per i medesimi reati.

IL VIDEO: Le immagini del blitz e quelle che incastrano la guardia

PERQUISIZIONI AL DUE PALAZZI. La squadra Mobile euganea, guidata dal vice questore aggiunto Marco Calì e coordinata dal Servizio centrale operativo e dalla Direzione centrale servizi antidroga, ha eseguito le ordinanze con l’ausilio di un centinaio di agenti, tra cui i colleghi di Belluno, Lecce, Matera, Napoli, Rovigo, Salerno, Torino, Trieste, Venezia, Varese, Verona, Vicenza e del commissariato di Porto Tolle, nel Rodigino. Contestualmente, con l’ausilio del reparto Prevenzione crimine di Padova, sono state eseguite oltre 30 perquisizioni anche negli edifici della casa di reclusione euganea Due Palazzi, a carico di vari soggetti coinvolti a vario titolo nell’indagine, tra cui agenti di custodia.

IL COMMENTO DEL SINDACATO: "Polizia penitenziaria è istituzione sana che opera con professionalità e umanità"

DROGA, TELEFONINI E ALTRI FAVORI. Le indagini, cominciate nell'agosto del 2013, hanno consentito di smantellare un sistema di consegne di droga, cellulari ed altre utilità all'interno del carcere. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i sei agenti della polizia penitenziaria del Due Palazzi, in concorso con familiari ed ex detenuti, introducevano in carcere droga (eroina, cocaina, hashish, metadone) e materiale tecnologico vietato (telefonini, schede sim, chiavette usb) ai detenuti.

L'INTERVISTA AL DIRETTORE DEL CARCERE: "Vanno espulsi"

IL CAPO. Gli inquirenti inizialmente stavano facendo luce su un traffico di stupefacenti gestito da cittadini magrebini a Padova che contattavano connazionali in Marocco per organizzare ingenti importazioni di hashish. Tra i contatti c'era anche un marocchino pregiudicato per stupefacenti che nella prima metà del 2013 era recluso nel carcere di Padova. Durante le comunicazioni intercettate spiccò il nome e cognome di un italiano di Padova associato a un codice numerico di 10 cifre, che in seguito gli inquirenti decifrarono come quello seriale di un versamento alla Western Union a favore di un italiano residente a Mirano, nel Veneziano, Pietro R., 53enne originario del Napoletano, assistente capo della polizia penitenziaria, in servizio nella casa di reclusione di Padova come capo posto del blocco 5. In sostanza era stato intercettato solo uno dei tanti versamenti effettuati a favore di quest'ultimo o di sua moglie, quantificati, nel complesso del periodo di durata delle indagini, in 30mila euro, con versamenti dai 200 agli 800 euro per volta. La guardia, soprannominata anche "capo" o "uomo brutto", aveva organizzato all'interno del carcere una multiutility a favore dei detenuti anche in regime di massima sicurezza, riuscendo a fornire eroina, cocaina, hashish, hard disk, chiavette usb, sim, cellulari, cacciaviti e pinze. In qualità di capo posto riusciva a muoversi nel carcere con maggiore autonomia recapitando in cella, anche di notte, quanto accordato col detenuto. Per lui è scattato l'arresto in carcere.

L'INTERVISTA AL CAPO DELLA SQUADRA MOBILE: "Pensavano di poter comandare tutto il blocco del quinto piano"

I COLLEGHI. Il "capo" poteva vantare la complicità di vari colleghi che prestavano servizio in carcere in particolare: Luca B., detto "u' cafone", 38enne originario di Foggia ma residente a Padova (arrestato in carcere); Roberto D.P., detto "kelos", 45enne originario di Chieti ma residente ad Abano, sposato (finito agli arresti domiciliari); Giandonato L., detto "bambolotto", 31enne originario di Matera ma domiciliato a Vaccarino di Piazzola sul Brenta (finito agli arresti domiciliari); Angelo Raffaele T., detto "condor", 35enne originario di Venosa ma residente ad Albignasego (ai domiciliari); Paolo G., detto "il poeta", 40enne nato a Cassino ma residente a Padova (ai domiciliari). Nel corso delle indagini sono state riscontrate varie cessioni in carcere. Gli agenti coinvolti facevano affari non solo con gruppi di magrebini, ma anche con detenuti per associazione di stampo mafioso (un barese appartenente al clan Strisciuglio e un napoletano del clan Licciardi-Bocchetti operante a Secondigliano, nel Napoletano), con esponenti della criminalità albanese ed italiana locale.

L'INTERVISTA AL QUESTORE DI PADOVA: "Per un'operazione del genere non si può parlare di soddisfazione"

L'AVVOCATO E GLI ALTRI. Agli arresti domiciliari è finita anche l'avvocato Michela M., 50enne originaria del Veneziano e residente a Rovigo, secondo gli inquirenti avrebbe pagato in più occasioni il "capo" del gruppo di secondini per fare consegne illecite ai propri assistiti. Nell'ambito dell'indagine sono stati raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere anche: Karim A., detto "kimu", 26enne tunisino domiciliato a Padova; Mohamed E.I. detto "Giovanni" o "cioccolato", 44enne marocchino domiciliato a Thiene, pluripregiudicato per droga; Mohamed E.S., 28enne domiciliato a Torino; Mohamed T., 41enne tunisino già nel carcere di Verona. Ai domiciliari, invece, sono finiti anche: Giorgio C., 71enne triestino che, secondo quanto si è appreso, avrebbe regolarmente inviato denaro a un parente rinchiuso a Padova; Amal E.A., 22enne marocchino residente a Legnago; Edoardo M., 33enne residente a San Donà di Piave, nel Veneziano. Infine, nel corso delle perquisizioni eseguite martedì, è finito in manette Giuseppe S., 38enne originario di Modica, ma residente a Campolongo Maggiore, nel Veneziano, in quanto trovato in possesso di circa 3 chilogrammi di marijuana.



Corruzione e spaccio in carcere a Padova: arresti agenti e perquisizioni

Per una guardia del Due Palazzi sono scattati i domiciliari, per un'altra il divieto di dimora a Padova. Perquisizioni, nell'alloggio di servizio e in un appartamento di proprietà di altri due poliziotti penitenziari
Redazione 4 marzo 2015

http://www.padovaoggi.it/cronaca/corruz ... zioni.html

Corruzione e spaccio in carcere a Padova: arresti agenti e perquisizioni


Non finisce di stupire con continui nuovi colpi di scena, l'inchiesta della procura di Padova, condotta dal pm Sergio Dini che, dallo scorso luglio, ha portato alla luce un traffico di droga e di telefonini all'interno del carcere Due Palazzi, culminata con 14 misure cautelari e l'arresto di 6 agenti e un avvocato. Mercoledì, la squadra Mobile euganea ha eseguito due misure cautelari nei confronti di altrettanti poliziotti penitenziari.

OPERAZIONE "APACHE": Guarda il video

PERQUISIZIONI. Entrambi risultano indagati per corruzione e spaccio di stupefacenti. Per una delle due guardie sono scattati gli arresti domiciliari, mentre all'altra è stato notificato il divieto di dimora a Padova e provincia. Sono inoltre partite nuove perquisizioni, nei confronti di un alloggio di servizio e di un appartamento di proprietà di altri due agenti del carcere.

SUICIDI. Dopo i fatti dell'8 luglio, all'interno del Due Palazzi di Padova, si erano succeduti, a distanza di una settimana l'uno dall'altro, due suicidi, quello di una guardia penitenziaria e quello di un detenuto, entrambi coinvolti nell'inchiesta. Non solo, negli ultimi mesi si erano verificati ulteriori sequestri di cellulari e droga nelle celle.
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » mer mar 18, 2015 9:02 am

Falsi certificati agli agenti, quattro medici indagati
Due Palazzi: truffa, nei guai una decina di agenti penitenziari che restavano in malattia anche cento giorni all’anno

di Carlo Bellotto
17 marzo 2015

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.11061868

PADOVA. Quattro medici di base con ambulatori in città e provincia e una decina di agenti di polizia penitenziaria in servizio alla Casa di reclusione del carcere Due Palazzi, indagati per falso e truffa in concorso. Ennesima indagine che riguarda il penitenziario padovano nata dal filone principale che l’anno scorso portò in carcere diverse guardie. Da intercettazioni telefoniche e indagini su personale in servizio e assenze è emerso che troppi agenti erano spesso malati e per troppo tempo. Una fatalità? Forse. Ma il sostituto procuratore Sergio Dini vuole verificare eventuali irregolarità. E per questo venerdì mattina sono scattate una serie di perquisizioni in 4 studi medici. Sono stati sequestrati dei documenti cartacei e pure del materiale informatico.

Indagando infatti è emerso un numero incongruo di certificati medici fatti più o meno dagli stessi dottori che non erano i medici di base delle guardie. Una procedura che di per sè non è irregolare, anomala sì. Ma perchè non farsi certificare la malattia con relativi giorni di indisponibilità dal proprio medico di base? Per certi addirittura si arriva a 100 giorni di malattia in un anno, spesso ricadenti in ponti o vicino a domeniche e festivi. Le molte assenze sommate al fatto che tutte le guardie coinvolte nelle precedenti inchieste sono state sospese dal servizio, i numerosi servizi di scorta da coprire quotidianamente, hanno fatto sì che negli ultimi mesi il problema di carenza di personale sia all’ordine del giorno. Un agente, parlando al telefono con un collega che non sapeva come giustificare la sua assenza dal lavoro, l’aveva consigliato di rivolgersi a quel medico. Spiegandogli la situazione non ci sarebbe stato problema ad avere un certificato da spedire alla direzione del carcere. Ovviamente ignoravano di essere intercettati. Fatto sta che alcuni certificati arrivavano in forte ritardo rispetto al normale. Reperirli non era così immediato.

La procura sospetta che i medici indagati fossero compiacenti e staccassero certificati di malattia con troppa facilità. Perchè, eventualmente, lo facessero, resta ancora un mistero. Che gli investigatori agli ordini del pubblico ministero Dini sperano di svelare quando verrà analizzato tutto il materiale sequestrato i giorni scorsi. Pare che, anche in merito a questo filone, le sorprese non siano ancora finite. Ora bisognerà vedere se i medici decideranno di farsi interrogare dal magistrato per spiegare il perchè di questi certificati - tanti - per diverse guardie delle quali non conoscevano bene lo stato di salute. O per lo meno non così bene come il relativo medico di base. In almeno un caso poi, la malattia era spesso contigua a ponti e quindi consentiva di rimanere a casa per più giorni. A scapito di altri agenti che erano costretti a turni massacranti o a saltare il giorno di riposo per garantire comunque una vigilanza nell’arco delle 24 ore all’interno dei vari piani del carcere.
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » mar giu 23, 2015 5:46 am

On gran fanfaron

"La mia Europa non c'è più" Eugenio Scalfari intervista Romano Prodi
L’emergenza profughi. Gli egoismi nazionali. 
La crisi dell’Unione. E poi il terrorismo, la Libia, 
lo sviluppo dell’Africa, la Cina. La storia, 
il presente e le prospettive future nell’intervista all'ex presidente del Consiglio
18 giugno 2015

Stimolato dalle domande di Eugenio Scalfari, Romano Prodi analizza le grandi questioni aperte sulla scena mondiale. La prospettiva di un'Europa federale, sempre più unita, è sempre più lontana.

LEGGI L'INTEGRALE SU ESPRESSO+

«La classe economica – dice Prodi - è ancora protezionista. Ogni governo ha il suo potere di veto. I politici di ogni nazione non vogliono essere declassati. La Francia è ostile alla federazione, per non parlare della Gran Bretagna».

E l'Italia? «Non la vuole, come e più degli altri. Un'assenza evidente di visione politica». La situazione della Germania è più complessa e oscilla tra la tentazione di guidare un'Europa unita e quella di fare da sola. «Il popolo tedesco è molto autoreferenziale. È convinto che anche in una società globale la Germania avrà il suo ruolo. Ma arriverà un momento in cui Angela Merkel dovrà varcare il suo Rubicone. Speriamo che avvenga».
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » sab giu 27, 2015 8:13 pm

Si autolicenzia da presidente dell’ Anas e si autorisarcisce per “mancato preavviso”.Solo in Italia

marzo 4, 2015

http://jedasupport.altervista.org/blog/ ... risarcisce

Il presidente dell’Anas,nel 2013,nvece di dimettersi si è autolicenziato prendendo la buonuscita e autorisarcito per non “essersi”dato il preavviso.Assurdo

Stiamo parlando di Pietro Ciucci,presidente e amministratore dell’ Anas che nel 2013,nonostante fosse già pensionato ricopriva questo doppio incarico.Nonostante ciò invece di rassegnare banalmente le dimissioni come farebbe uno qualsiasi decide di autolicenziarsi con una buonuscita di 1 milione 825.745,53 euro.

Peccato che poi resti comunque in Anas, come presidente e amministratore.
“autolicenziamento”, però, presenta risvolti incredibili. Perché, al di là della procedura anomala, risulta che il contratto si è risolto “senza preavviso” (non ha dato il preavviso a se stesso).Se Ciucci si fosse semplicemente dimesso non avrebbe preso anche l’indennità di “mancato preavviso”,che invece gli spetta autolicenziandosi,la quale vale altri 779.682,83 euro scivolati dalle casse pubbliche di Anas nelle tasche privatissime dell’ex direttore Pietro Ciucci.

Così ora alla fine del mese Ciucci batte cassa due volte: la prima all’Inps e la seconda alla stessa Anas per il suo preziosissimo e indefesso contributo come presidente e amministratore licenziato senza alcun preavviso…

Infatti il calcolo della buonuscita elaborato dagli uffici dell’Anas tiene conto dell’indennità di mancato preavviso e anche di quella spettante “in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro”. Ovvero si è licenziato senza avvertirsi prima ma era allo stesso tempo d’accordo sul licenziarsi.

Il Fatto Quotidiano, sulla vicenda, è andato a chiedere spiegazioni all’Anas. Questa la risposta: Anas ha ammesso che le cose stanno così sostenendo che “è stata data esecuzione al contratto di lavoro individuale” di Ciucci che “disciplinava le condizioni economiche dello scioglimento secondo regole standardizzate” del ministero dell’Economia.

Fonti : http://www.lultimaribattuta.it/21003_il ... -preavviso

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-i ... a-2116780/
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » mar gen 05, 2016 8:27 am

Stipendi "anomali": lo stenografo del Senato prende come il re di Spagna, 290mila euro
Buste paga molto pesanti a Palazzo. Tutto nell'articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
Tratto da "Il Corriere della Sera" del 4 gennaio 2012

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica ... euro.shtml

Può un senatore guadagnare la metà del suo barbiere di Palazzo Madama, come lamentano quei parlamentari che per ribattere ai cittadini furenti contro i mancati tagli dicono di prendere intorno ai 5 mila euro? No. Infatti non è così. Il gioco è sempre quello: citare solo l'«indennità». Senza i rimborsi, le diarie, le voci e i benefit aggiuntivi. Con i quali il «netto» in busta paga quasi quasi triplica.
Sono settimane che va avanti il tormentone. Di qua la busta paga complessiva portata in tivù dal dipietrista alla prima legislatura Francesco Barbato, che tra stipendio e diarie e soldi da girare al portaborse ha mostrato di avere oltre 12.000 euro netti al mese. Di là l'insistenza sulla sola «indennità». E la tesi che le altre voci non vanno calcolate, tanto più che diversi (230 contro 400, alla Camera) hanno fatto sul serio un contratto ai collaboratori e moltissimi girano parte dei soldi al partito. Una scelta spesso dovuta ma comunque legittima e perfino nobile: ma è giusto caricarla sul groppo dei cittadini in aggiunta ai rimborsi elettorali e alle spese per i «gruppi»? Non sarebbe più opportuno e più fruttuoso nel rapporto con l'opinione pubblica mostrare la busta paga reale, che dopo una serie di tagli è davvero più bassa di quella da 14.500 euro divulgata nel 2006 dal rifondarolo Gennaro Migliore?

Non ha molto senso, questa sfida da una parte e dall'altra centrata tutta su quanto prendono deputati e senatori. Peggio: rischia di distrarre l'attenzione, alimentando il peggiore qualunquismo, dal cuore del problema. Cioè il costo d'insieme di una politica bulimica: il costo dei 52 palazzi del Palazzo, il costo delle burocrazie, il costo degli apparati, il costo delle Regioni, delle province, di troppi enti intermedi, delle società miste, di mille altri rivoli di spesa che servono ad alimentare un sistema autoreferenziale.

Dice tutto il confronto con le buste paga distribuite, ad esempio, al Senato. Dove le professionalità di eccellenza dei dipendenti, che da sempre raccolgono elogi trasversali da tutti i senatori di destra e sinistra, neoborbonici o padani, sono state pagate fino a toccare eccessi unici al mondo. Tanto da spingere certi parlamentari (disposti ad attaccare Monti, Berlusconi, Bersani o addirittura il Papa ma mai i commessi da cui sono quotidianamente coccolati) ad ammiccare: «Siamo semmai gli unici, qui, a non essere strapagati».

Il questore leghista Paolo Franco lo dice senza tanti giri di parole: «Il contratto dei dipendenti di palazzo Madama è fenomenale. Consente progressioni di carriera inimmaginabili. Ed è evidente che contratti del genere non se ne dovranno più fare. Bisogna cambiare tutto». Come può reggere un sistema in cui uno stenografo arriva a guadagnare quanto il re di Spagna? Sembra impossibile, ma è così. Senza il taglio del 10% imposto per tre anni da Giulio Tremonti per i redditi oltre i 150 mila euro, uno stenografo al massimo livello retributivo arriverebbe a sfiorare uno stipendio lordo di 290 mila euro. Solo 2mila meno di quanto lo Stato spagnolo dà a Juan Carlos di Borbone, 50 mila più di quanto, sempre al lordo, guadagna Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica: 239.181 euro.

Per carità, non «ruba» niente. Esattamente come Ermanna Cossio che conquistò il record mondiale delle baby-pensioni lasciando il posto da bidella a 29 anni col 94% dell'ultimo stipendio, anche quello stenografo ha diritto di dire: le regole non le ho fatte io. Giusto. Ma certo sono regole che nell'arco della carriera permettono ai dipendenti di Palazzo Madama, grazie ad assurdi automatismi, di arrivare a quadruplicare in termini reali la busta paga. E consentono oggi retribuzioni stratosferiche rispetto al resto del paese cui vengono chiesti pesanti sacrifici.

Al lordo delle tasse e dei tagli tremontiani, un commesso o un barbiere possono arrivare a 160 mila euro, un coadiutore a 192 mila, un segretario a 256 mila, un consigliere a 417mila. E non basta: allo stipendio possono aggiungere anche le indennità. Alla Camera un capo commesso ha diritto a un supplemento mensile di 652 euro lordi che salgono a 718 al Senato. Un consigliere capo servizio di Montecitorio a una integrazione di 2.101, contro i 1.762 euro del collega di palazzo Madama. Per non dire dei livelli cosiddetti «apicali». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai rapporti col Parlamento Antonio Malaschini, quando era segretario generale del Senato, guadagnava al lordo nel 2007, secondo l'Espresso, 485 mila euro l'anno. Arricchito successivamente da un aumento di 60 mila che spappolò ogni record precedente per quella carica. Va da sé che la pensione dovrebbe essere proporzionale. E dunque, secondo le tabelle, non inferiore ai 500 mila lordi l'anno.

È uno dei nodi: retribuzioni così alte, grazie a meccanismi favorevolissimi di calcolo, si riflettono in pensioni non meno spettacolari. Basti ricordare che gli assunti prima del '98 possono ancora ritirarsi dal lavoro (con penalizzazioni tutto sommato accettabili) a 53 anni. Esempio? Un consigliere parlamentare di quell'età assunto a 27 anni e forte del riscatto di 4 anni di laurea ha accumulato un'anzianità contributiva teorica di 38 anni. Di conseguenza può andare in pensione con 300 mila euro lordi l'anno, pari all'85% dell'ultima retribuzione. Se poi decide di tirare avanti fino all'età di Matusalemme (che qui sono 60 anni) allora può portare a casa addirittura il 90%: più di 370 mila euro sul massimo di 417 mila.

Funziona più o meno così anche per i gradi inferiori. A 53 anni un commesso è in grado di ritirarsi dal lavoro con un assegno previdenziale di 113 mila euro l'anno che, se resta fino al 60º compleanno, può superare i 140 mila. Con un risultato paradossale: il vitalizio di un senatore che abbia accumulato il massimo dei contributi non potrà raggiungere quei livelli mai. E tutto ciò succede ancora oggi, mentre il decreto salva Italia fa lievitare l'età pensionabile dei cittadini normali e restringere parallelamente gli assegni col passaggio al contributivo «pro rata» per tutti. Intendiamoci: sarebbe ingiusto dire che le Camere non abbiano fatto nulla. A dicembre il consiglio di presidenza del Senato, ad esempio, ha deciso che anche per i dipendenti in servizio si dovrà applicare il sistema del contributivo «pro rata». Ma come spiega Franco, è una decisione che per diventare operativa dovrà superare lo scoglio di una trattativa fra l'amministrazione e le sigle sindacali, che a palazzo Madama sono, per meno di mille dipendenti, addirittura una decina. Il confronto non si annuncia facile. Anche nel 2008, dopo mesi di polemiche sui costi, pareva essere passato un giro di vite, sostenuto dal questore Gianni Nieddu. Ma appena cambiò la maggioranza, quella nuova non se la sentì di andare allo scontro.

E tutto si arenò nei veti sindacali. Stavolta, poi, la trattativa ha contorni ancora più divertenti. Controparte dei sindacati è infatti la vicepresidente del Senato Rosy Mauro, esponente della Lega Nord, partito fortemente contrario alla riforma delle pensioni e sindacalista a sua volta: è presidente, in carica, del Sinpa, il sindacato del Carroccio. Nel frattempo, chi esce ha la strada lastricata d'oro. Il consigliere parlamentare «X» (alla larga dalle questioni personali, ma parliamo di un caso con nome e cognome) ha lasciato il Senato a luglio del 2010 a 58 anni. Da allora, finché non è entrato in vigore il contributo triennale di solidarietà per i maxi assegni previdenziali, palazzo Madama gli ha pagato una pensione di 25.500 euro lordi al mese: venticinquemilacinquecento.

Per 15 mensilità l'anno. Spalmandoli sulle 13 mensilità dei cittadini comuni 29.423 euro a tagliando. Da umiliare perfino l'ex parlamentare Giuseppe Vegas, oggi presidente della Consob, che da ex funzionario del Senato, sarebbe in pensione con 20 mila. Neppure il commesso «Y», assunto a suo tempo con la terza media, si può lamentare: ritiratosi nello stesso luglio 2010, sempre a 58 anni, ha diritto (salvo tagli tremontiani) a 9.300 euro lordi al mese. Per quindici. Vale a dire che porta a casa complessivamente oltre 20mila euro in più dello stipendio massimo dei 21 collaboratori più stretti di Barak Obama.

Sono cifre che la dicono lunga su dove si annidino i privilegi di un sistema impazzito sul quale sarebbe stato doveroso intervenire «prima» (prima!) di toccare le buste paga dei pensionati Inps. I bilanci di Camera e Senato del resto parlano chiaro. Nel 2010 la retribuzione media dei 1.737 dipendenti di Montecitorio, dall'ultimo dei commessi al segretario generale, era di 131.585 euro: 3,6 volte la paga media di uno statale (36.135 euro) e 3,4 volte quella di un collega (38.952 euro) della britannica House of Commons. E parliamo, sia chiaro, di retribuzione: non di costo del lavoro. Se consideriamo anche i contributi, il costo medio di ogni dipendente della Camera schizza a 163.307 euro. Quello dei 962 dipendenti del Senato a 169.550. E non basta ancora. Perché nel bilancio del Senato c'è anche una voce relativa al personale «non dipendente», che comprende consulenti delle commissioni e collaboratori vari, ma soprattutto gli addetti a non meglio precisate «segreterie particolari». Con una spesa che anche nel 2011, a dispetto dei tagli annunciati, è salita da 13 milioni 520 mila a 14 milioni 990 mila euro. Con un aumento, mentre il Pil pro capite affondava, del 10,87%: oltre il triplo dell'inflazione.
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » sab feb 06, 2016 6:34 pm

Corruzione: arrestata la direttrice del carcere Minorile di Milano
giovedì, 22, ottobre, 2015

http://www.imolaoggi.it/2015/10/22/corr ... -di-milano

Affidamenti a enti di formazione nell’istituto penale minorile di Caltanissetta in cambio di favori e incarichi. Con questa accusa i carabinieri del Comando provinciale di Caltanissetta, insieme ai colleghi di Agrigento, Catanzaro e Milano, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip nisseno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di 5 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di piu’ delitti contro la pubblica amministrazione nonche’ di corruzione e concussione per induzione. Il provvedimento, che prescrive la custodia ai domiciliari, riguarda l’attuale direttrice dell’Istituto penale per minorenni “Beccaria” di Milano (gia’ responsabile dell’omologa struttura nissena) Alfonsa Micciche’, la figlia Federica Fiorenza e il fidanzato Emiliano Maria Longo, Giuseppe Focaccio e Gaetana Rosaria Migali, presidente e dipendente della onlus “Araba Fenice” di Catanzaro, con i quali, i primi, avevano stretto l’accordo illecito.

Alfonsa Micciché era fortemente sostenuta dal PD. Nel 2014 Il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in Commissione Antimafia, è intervenuto al Senato a sostegno dell’appello sottoscritto dal personale dell’Istituto Penale per i Minorenni Beccaria di Milano in cui si chiede al ministro della Giustizia che Alfonsa Micciché, direttrice dello stesso istituto per il 2013, possa restare a tempo indeterminato. “L’incarico annuale alla dottoressa Micciché è scaduto lo scorso 28 febbraio e ora l’istituto penitenziario è senza direzione”, ha affermato il senatore Pd, segnalando che “da più parti, da tutto il personale, dalle organizzazioni di volontariato coinvolte nella vita del Beccaria, fino al Cappellano dell’istituto don Gino Rigoldi, è venuto in queste ore un accorato appello per chiedere che il lavoro di questi ultimi mesi non si interrompa e la dottoressa Micciché possa assumere la direzione del Beccaria a tempo indeterminato”.

Alfonsa Micciché promuveva iniziative come “La nave della legalità”

L’indagine ha riguardato le attivita’ svolte da associazioni ed enti esterni in favore dei minori reclusi presso l’istituto penale minorile di Caltanissetta, dal 2013 al 2015. Durate circa un anno e condotte attraverso acquisizioni documentali, testimonianze e intercettazioni, hanno permesso di verificare l’esistenza di un sistema illecito di affidamento a soggetti privati di attivita’ formative e culturali destinate ai minori detenuti, caratterizzato, spiegano gli investigatori, “da una commistione di interessi imprenditoriali, economici e personali, ai quali e’ stata asservita la funzione pubblica di rieducazione dei giovani ristretti negli istituti”.
Secondo quanto si e’ potuto accertare, la dirigente favoriva associazioni a lei vicine per la realizzazione di progetti finanziati con fondi pubblici in cambio della disponibilita’ di queste ad assumere o conferire incarichi a propri familiari, in taluni casi nonostante fossero sprovvisti dei titoli, qualifiche ed esperienza necessari.

La pubblica amministrazione stanzia ogni anno per questi progetti finalizzati al recupero ed alla formazione dei minori diverse centinaia di migliaia di euro suddivisi tra i vari istituti dislocati sul territorio. In aggiunta ai provvedimenti ristrettivi, si e’ proceduto alle notifiche di tre avvisi di garanzia ad altrettanti soggetti indagati, perche’ coinvolti in singoli episodi illegali, nonche’ a ulteriori perquisizioni presso le sedi di tre associazioni nissene coinvolte nell’indagine, il Centro studi sociali e culturali “Essere liberi”, la societa’ cooperativa”Iopervoiperio” arl onlus e il Centro servizi formativi Enaip. (AGI) .
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Re: La casta dei servidori del stado talian e pioveghi

Messaggioda Berto » sab feb 06, 2016 10:25 pm

Corruzione, arrestato sindaco di Brindisi - Consales era stato eletto nelle file del Pd. Inchiesta sulla gestione dei rifiuti.
06 Febbraio 2016
Il sindaco di Brindisi Cosimo Consales.

http://www.lettera43.it/ultima/corruzio ... c.facebook

Il sindaco di Brindisi Cosimo Consales, un imprenditore e un commercialista, sono stati arrestati dalla polizia nell'ambito di un'indagine relativa alla gestione dei rifiuti. Nei confronti del primo cittadino e del commercialista sono stati disposti gli arresti domiciliari mentre per l'imprenditore il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. I tre sono accusati, in concorso, di abuso d'ufficio, corruzione, concussione e truffa.
AUTOSOSPESO DAL PD. Consales era stato eletto a maggio del 2012 con il centrosinistra ma a novembre del 2013 si è autosospeso dal Pd in seguito ad un'indagine sull'affidamento del servizio di comunicazione istituzionale e della rassegna stampa. Oltre al sindaco, ai domiciliari è finito il commercialista Massimo Vergara mentre l'imprenditore Luca Screti è stato portato in carcere dagli agenti della Digos. Quest'ultimo è amministratore della 'Nubile srl', l'azienda incaricata dal comune di Brindisi per il trattamento, biostabilizzazione e produzione di Cdr e Css dai rifiuti urbani. La polizia sta eseguendo una serie di perquisizioni finalizzate all'acquisizione di documentazione utile all'indagine e ha sequestrato l'impianto per la produzione di Cdr e Css nella zona industriale di Brindisi.
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