Casta dei magistrati (procuratori-giudici) e degli avvocati

Casta dei magistrati (procuratori-giudici) e degli avvocati

Messaggioda Berto » gio ott 17, 2019 8:05 pm

Giudice fa sesso con un minore. Assolto
31 Agosto 2014

https://www.iltempo.it/politica/2014/08 ... UmrfM7xBcE

Quella che segue è una storia incredibile. Ma vera. Una storia emblematica. Una storia che testimonia come la legge non sia uguale per tutti, specie se l’accusato indossa la toga.

«Sono le 18 di un freddo pomeriggio di dicembre quando X, rispettabile magistrato di Corte d’appello con funzioni di giudice del Tribunale di Milano, fa il suo ingresso nella sala dell’Ariel, piccolo cinema all’estrema periferia occidentale di Roma. Sullo schermo proiettano il western "La stella di latta". Ma (...) a X, che ha ormai 41 anni suonati, dei cow-boy non frega proprio un fico secco (...) è in cerca di tutt’altro. Così, dopo aver scrutato a lungo nel buio della platea, individua il suo obiettivo. E, quatto quatto, scivola sulla poltroncina accanto a quella occupata dal quattordicenne I.M. Quello che succede in seguito lo ricostruisce il verbale della pattuglia del commissariato Monteverde». Sul posto c’è un appuntato di Ps fuoriservizio, il quale, recita il verbale "riferiva che verso le 19, mentre assisteva in sala alla proiezione del film, aveva sentito gridare dalla zona toilette: ’zozzone, zozzone, entra in direzione!’. Accorso, aveva trovato il teste Z. che, indicandogli i due, affermava di averli sorpresi all’interno di uno dei box dei gabinetti, intenti in atti di libidine (...) Il minorenne, a sua volta, raccontava che era seduto nella platea del cinema quando un individuo si era collocato sulla sedia vicina: poco dopo questi aveva allungato un mano toccandogli dall’esterno i genitali. Egli aveva immediatamente allontanato quella mano e l’uomo se n’era andato. Ma dopo dieci minuti era ritornato, rinnovando la sua manovra. Questa volta egli aveva lasciato fare e allora l’uomo gli aveva sussurrato all’orecchio la proposta di recarsi con lui alla toilette, promettendogli del denaro. Egli s’era alzato senz’altro, dirigendosi alla toilette, seguito dall’uomo. Entrati nel box, l’uomo gli aveva sbottonato i calzoni, ed estratto il pene lo aveva preso in bocca"».

«Ma la storia che comincia nella sala dell’Ariel giovedì 13 dicembre 1973, per concludersi ingloriosamente 8 anni dopo, va ben oltre lo squallido episodio di cronaca (...). Quel giorno, e non potrebbe essere altrimenti, X viene arrestato. Vostro Onore cerca disperatamente di negare l’evidenza. S’arrampica sugli specchi, raccontando di aver pensato che il ragazzino si sentisse male e di averlo quindi seguito nel bagno proprio per assisterlo. Ma (...) l’istruttoria conferma la versione della polizia. Così, il Tribunale di Grosseto rinvia a giudizio X per atti osceni e corruzione di minore. E, il 28 dicembre 1973, si muove anche la sezione disciplinare del Csm, che lo sospende dalle funzioni. X sembra davvero un uomo finito. Ma non è così. Il 21 gennaio 1976, il verdetto offre la prima sorpresa (...) Il tribunale della ridente cittadina dell’alta Maremma ritiene che, "atteso lo stato del costume", l’atto compiuto da X nella sala del cinema vada considerato soltanto come contrario alla pubblica decenza. Come, "atteso lo stato del costume"? Cosa succedeva all’epoca nei cinema di Grosseto: erano un luogo di perdizione e nessuno lo sapeva? Boh. Andiamo avanti: "Conseguentemente, mutata la rubrica nell’ipotesi contravvenzionale di cui all’articolo 726 del codice penale, lo condanna alla pena di un mese di arresto. Per quanto poi riguarda la seconda parte dell’episodio, esclusa la procedibilità ex officio, essendo ormai il fatto connesso con una contravvenzione, proscioglie il X per mancanza di querela dal delitto di corruzione". Ma sia X sia il procuratore generale presentano ricorso . «Si arriva così all’8 marzo 1977, quando a pronunciarsi è la corte d’appello di Firenze, che ribalta il precedente giudizio. Ma lo fa a modo suo. Per i giudici di secondo grado, quelli di X sono atti osceni. Però, siccome il primo approccio con il ragazzino è avvenuto nella penombra e l’atto sessuale si è poi consumato nel chiuso del gabinetto, il fatto non costituisce reato. X se la cava con una condanna a 4 mesi, con la condizionale, per la sola corruzione di minori. E di nuovo, non contento, ricorre (...) Il 30 marzo 1979 "la Corte suprema annulla senza rinvio limitatamente al delitto di corruzione di minorenne, a seguito dell’estinzione del reato in virtù di sopravvenuta amnistia". Amen. X era definitivamente sputtanato davanti a tutti i colleghi. Ma senza più conti in sospeso con la legge. E tanto bastava al Csm, che il 29 giugno revocava la sua sospensione, rigettando una richiesta in senso contrario del procuratore generale della Cassazione, perché "le circostanze non giustificavano l’ulteriore mantenimento di una sospensione durata cinque anni e mezzo". A X restava da superare solo un ultimo scoglio: il verdetto della sezione disciplinare. Ed è proprio in quella sede che la storia assumerà i toni più grotteschi. La sceneggiata finale, come racconta la sentenza (...) si svolge il 15 maggio 1981, quando si riuniscono i magnifici 9 della giuria che deve esaminare il dossier n. 294. (...) La sentenza offre un campionario di spunti dalla comicità irresistibile (...) "Veniva anche sentito il medico curante, dottor G., che testimoniò di aver sottoposto il X a intense terapie nel 1970 a causa di un trauma cranico riportato per il violento urto del capo contro l’architrave metallico di una bassa porta (...)". Vostro Onore, insomma, aveva dato una craniata. E allora? "(...) il paziente accusò per vari mesi preoccupanti disturbi, quali cefalee intense, sindromi vertiginose, instabilità dell’umore, turbe mnemoniche. Le ulteriori terapie praticate diedero temporaneo sollievo, ma vi furono frequenti ricadute, soprattutto di carattere depressivo, che si protrassero fino al 1972" (...) la seconda chicca è la testimonianza dell’amico notaio M, che ha ricordato "(...) il fidanzamento del dottor X con la sorella, assolutamente ineccepibile sul piano morale per i 4-5 anni durante i quali egli ha frequentato la famiglia" (...) Nonostante le strampalate deposizioni, gli illustri giurati sembrano decisi a fare sul serio (...) "I fatti - tagliano corto - vanno assunti così come ritenuti dai magistrati di merito dei due gradi del giudizio penale". Poi, però, cominciano a tessere la loro tela. "E tuttavia ciò che colpisce e stupisce, in tutta la dolorosa e squallida vicenda, è la constatazione che l’episodio si staglia assolutamente isolato ed estraneo nel lungo volgere di un’intera esistenza, fatta di disciplina morale, di studi severi e di impegno professionale". Come diavolo abbiano fatto a stabilire che "l’episodio si staglia assolutamente isolato", i giurati lo sanno davvero solo loro. Ma andiamo avanti (...). Per cui "O l’episodio ha avuto carattere di improvvisa e anormale insorgenza, quasi di raptus, la cui eziologia va ricercata e messa in luce; oppure se, al di sotto delle apparenze, sussiste effettivamente una natura sessuale deviata o almeno ambigua, è doveroso stabilire perché mai essa si sia rivelata soltanto e unicamente in quell’occasione, durante tutto il corso di un’intera esistenza". L’alto consesso propende, ça va sans dire, per la prima delle due ipotesi. (...) I giudici dei giudici preparano il gran finale, citando il parere pro veritate di due professori, scelti naturalmente dalla difesa di X. "Secondo gli psichiatri l’episodio in esame, non soltanto costituisce l’unico del genere, ma esso, anzi, ponendosi in netto contrasto con le direttive abituali della personalità, è da riferirsi a quei fatti morbosi psichici che, iniziatisi nel 1970, si trovavano in piena produttività nel 1973, all’epoca del fatto. Durante il quale, pur conservandosi sufficientemente la consapevolezza dell’agire, restò invece completamente sconvolta la ’coscienza riflettente’, cioè la rappresentazione preliminare degli aspetti etico-giuridici della condotta da tenere e delle sue conseguenze. Il che ha reso inerte la volontà di inibire quelle spinte pulsionali su cui il soggetto non riusciva più a esprimere un giudizio di valore". Tutta colpa, dunque, della "coscienza riflettente", che era andata in tilt. Ma come mai? Chiaro: "Su tutta questa complessa situazione il trauma riportato nel 1970 ha svolto un ruolo – secondo i clinici – di graduale incentivazione delle dinamiche conflittuali latenti nella personalità, fino all’organizzazione della sindrome esplosa nell’episodio de quo". Vostro Onore, dunque, dopo la zuccata è diventato scemo? Neanche per sogno. Lo è stato, ma solo per un po’. "D’altra parte, poi, proprio l’alta drammaticità delle conseguenze scatenatesi a seguito del fatto, unita alle ulteriori cure e al lungo distacco dai fattori contingenti e condizionanti, hanno favorito il completo recupero della personalità all’ambito della norma, come è testimoniato dai successivi otto anni di rinnovata irreprensibilità". Adesso insomma Vostro Onore è guarito e può senz’altro rimettersi la toga. (...) Conclusione, in nome del popolo italiano: "La sezione assolve il dottor X perché non punibile avendo agito in istato di transeunte incapacità di volere al momento del fatto". Il procuratore se n’è fatta una ragione e non propone l’impugnazione (...) E, diligentemente, i giurati mettono la firma sotto una simile sentenza».

Ma non finisce qui. Come scrive in «Il golpe dei giudici» nel ’94 l’avvocato ed ex parlamentare radicale Mauro Mellini ( anche ex consigliere Csm ): «"A conclusione della vicenda X non solo aveva ripreso servizio, ma era stato valutato positivamente per la promozione a consigliere di Cassazione, conseguendo però tale qualifica con un ritardo di molti anni. E, avendo cumulato nel frattempo molti scatti di anzianità sul suo stipendio di consigliere d’appello, si trovò per il principio del trascinamento a portarsi dietro, nella nuova qualifica, lo stipendio più elevato precedentemente goduto grazie a tali scatti e a essere quindi pagato più di tutti i suoi colleghi promossi in tempi normali. Questi ultimi, allora, grazie all’istituto del galleggiamento, ottennero un adeguamento della loro retribuzione al livello goduto dal nostro magistrato (...) Pare che tale marchingegno abbia comportato per lo stato un onere di oltre 70 miliardi". Tanto è costato ai cittadini italiani il caldo pomeriggio del pedofilo in toga».
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Re: Casta de judiçi e dei avogadori, justisia tałiana

Messaggioda Berto » mer ott 30, 2019 9:20 pm

Intercettazioni Palamara: “‘Qui finiamo in galera, so tante cose che faccio saltare tutti…”
10 luglio 2019
Giacomo Amadori

https://infosannio.wordpress.com/2019/0 ... TVw4QZjZNg

Ancora un rinvio, ma non bisognerà attendere molto per conoscere l’ esito del procedimento disciplinare a carico di Luca Palamara, il pm di Roma indagato a Perugia per corruzione. Il «tribunale delle toghe» del Csm si è infatti riservato sulla sospensione dalle funzioni e dallo stipendio avanzata dal procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, indagato a sua volta per rivelazione di segreto proprio a favore di Palamara.

All’ esito dell’ udienza di ieri, durata tre ore, sono stati però sciolti i dubbi riguardanti la composizione della stessa sezione disciplinare. Il collegio ha infatti respinto le richieste di ricusazione, avanzate dalla difesa di Palamara, nei confronti dei consiglieri Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita per potenziali motivi di opportunità, emersi anche dalle intercettazioni con il virus trojan. Nel primo caso, l’ istanza è stata presentata in ritardo. Nel secondo, invece, i giudici hanno ritenuto che mancasse un «riscontro idoneo ad attestare l’ esistenza di qualche interesse proprio del consigliere Ardita relativo al procedimento cautelare pendente nei confronti di Palamara».

«Non ho mai svenduto le mie funzioni di magistrato», ha ribadito l’ ex presidente dell’ Anm a Palazzo dei Marescialli. Dalla sede del Consiglio superiore della magistratura non filtrano date, ma l’ orientamento è che si «deciderà in tempi brevi» sul destino dell’ ex presidente dell’ Anm.

Se fosse sospeso dallo stipendio, Palamara potrà comunque contare su un «assegno alimentare» che va da 1/3 a 2/3 della retribuzione in base al grado di carriera raggiunto.

Ma se Palamara respinge le accuse di corruzione, restano aperte le indagini anche per le fughe di notizie a suo favore. Nelle carte depositate c’ è anche un’ interessante conversazione tra Palamara e Maria Vittoria Caprara. Al momento dell’ intercettazione la donna era magistrato segretario del Csm e il 3 luglio il plenum del Csm l’ ha ricollocata nel suo ruolo di giudice a Velletri. Palamara la incontra il 16 maggio dopo aver appreso dal consigliere Luigi Spina alcuni particolari sull’ informativa arrivata al Csm da Perugia.

Palamara è combattivo: «Io so talmente tante cose che faccio cascare tutti là». Quindi si chiede prudenza: «Mi raccomando nemmeno a Pierpaolo». La magistrata non dovrà condividere gli argomenti sensibili di cui stanno discutendo nemmeno con il compagno, un noto avvocato. «Io a Pierpaolo non dico proprio niente» è la replica.

Facendo riferimento alle carte arrivate da Perugia Palamara ribadisce: «Mi raccomando non te ne uscire con nessuno al mo lo sai solo tu () o sennò è la fine ce ne andiamo in galera proprio con nessuno nessuno». Caprara: «E che c’ è scritto?». Palamara: «Come che c’ è scritto?». Caprara: «Quella storia?». Palamara: «Certo! Che gira da un anno e loro (incomprensibile) l’ iscrizione oggi».

Caprara: «Non abbatterti».

Palamara: «Mai sono ancora più forte capito?». I due stanno per congedarsi e Palamara si sfoga: «Sono venuto per te a ciccia tu sei ormai sei parte di me eh? Capito? Volevo condividere questa cosa però basta non voglio l’ importante tu mi mandi (inc.) nel segreto della tomba se qualcuno fa qualche commento ma tu hai capito che vigliaccata è o no? Ti rendi conto, sì?». La donna definisce i presunti nemici di Palamara «pezzi di merda». E il pm rincara la dose: «Sono dei banditi, cioè gente che deve andare in galera».

Però nei suoi interrogatori Palamara ha negato che fosse stato Spina a riferirgli le notizie sensibili per cui temeva di rischiare la «galera».

Allora gli inquirenti gli hanno domandato perché sostenesse di essere sotto «ricatto»: «Perché si parlava da mesi di questa indagine, già quando gli accertamenti erano fatti a Roma. () Io ho saputo della mia iscrizione a modello 21 da Giovanni Bianconi, il noto giornalista, il giorno prima della conversazione con Spina. Bianconi venne nella mia stanza e si parlava della nomina del procuratore di Roma, chiedendomi quale fosse l’ orientamento di Unicost. () Bianconi mi disse che era arrivata l’ iscrizione da Perugia al Csm. Poi mi sono visto con Spina e abbiamo parlato di questa cosa, ma non come segreto perché era un fatto noto, egli mi rivela una notizia di cui eravamo tutti ampiamente a conoscenza, anche i temi dell’ informativa».

In realtà negli atti inviati al Csm gli inquirenti perugini non hanno trasmesso nessuna intercettazione con Bianconi risalente al 15 maggio, bensì una del 21 maggio con un «Giovanni non meglio indentificato» che in effetti disquisisce con Palamara di nomine. In particolare parlano della riunione della quinta commissione che dovrà indicare il candidato in pectore per la poltrona di procuratore. Palamara: «Che dici Giova’? Eh eh». Giovanni: «Sto a cerca’ de capi’, tu sai che hanno deciso stamattina?». I due discutono degli schieramenti delle varie correnti. Poi il discorso passa all’ indagine. Giovanni: «Ma invece io ho sentito che è arrivata roba da Perugia. Ti risulta? Al Csm?».

Ovviamente la notizia è vera e il Corriere della Sera inizierà a scriverne dettagliatamente a partire dal 29 maggio. Palamara risponde: «A Giova’ speriamo che devo di’? Cioè almeno pe’ capi’ pure (ride)». E qui sembra fare riferimento a una precedente conversazione sull’ argomento: «() Vorrei pure capire di che si tratta no? Come ti dicevo l’ altra volta () quando io ti dicevo tu mi dici se pro fammete parla’ da amico e tutto quanto cioè me preoccupo a) se ho fatto qualcosa b) se arriva cioè quando deve arriva’ () cioè sicuro che io poi non c’ ho le cose per dimostra’ che sto apposto quello che ho fatto?».

Giovanni: «Ma io De Ficchy (Luigi, all’ epoca procuratore di Perugia, ndr) i giochi che fa De Ficchy». Palamara: «No io non lo so De Ficchy io non so De Ficchy che fa De Ficchy io non parlo di nessuno». Palamara si interroga sul perché tutto sia «concentrato» su di lui, adesso che è candidato a fare il procuratore aggiunto di Roma. Giovanni ipotizza: «Perché hanno paura». Palamara: «Perché temono che io vengo qui e faccio casino?».

Giovanni: «Ma no senz’ altro che fai parte del pacchetto». Palamara: «Ermini».

Giovanni: «E certo del pacchetto Ermini». L’ alleanza che ha consentito di eleggere il vicepresidente del Csm e che in quel momento stava facendo nominare procuratore di Roma Marcello Viola.

Un piano andato in fumo insieme con i sogni di carriera di Palamara.
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Re: Casta de judiçi e dei avogadori, justisia tałiana

Messaggioda Berto » dom feb 09, 2020 10:04 am

La vergogna della casta dei magistrati. Un giudice racconta
zonedombratv.it
5 giugno 2019

https://www.zonedombratv.it/la-vergogna ... _1nRqGXXng


“Quando entri in magistratura, è come dischiudere uno scrigno segreto e misterioso. Hai l’impressione d’essere stato ammesso in un regno proibito. Con le sue leggi, i suoi codici di comportamento”.

A raccontarlo, qualche tempo fa in una lettera al Giornale, un magistrato che si firma con lo pseudonimo Iudex.

Quando entri in magistratura, resti allibito; poi, lentamente, ne assorbi il clima, le consuetudini. Ti arriva subito forte e chiaro un messaggio: vivi e lascia vivere, camperai cent’anni. Il tuo ego cresce a dismisura, tanto quanto il peso della toga. Scopri come sia importante la difesa dei tuoi privilegi: questione di sopravvivenza. Non muovere le acque, non rompere gli equilibri, non discutere le tradizioni: ne puoi trarre vantaggio al pari degli altri. E, dunque, perché agitarsi? Non sei d’accordo? Finirai a smaltire l’arretrato dei colleghi lavativi. Sarai tollerato come un diverso, insidioso e pericoloso. Alla prima occasione, fuori.”

E, ancora, il magistrato spiega:“Quando il tribunale si svuota, il collega del Sud che se ne va, vedendomi ancora chino sul lavoro, mi canzona ridendo: ‘Tanto, lo stipendio è sempre uguale…’. In effetti non esistono orari d’ufficio. A che ora vengo a lavorare? Quando tieni udienza. Quando tengo udienza? Lo decidi tu. Perché non si lavora al pomeriggio? Perché manca il personale. Perché convochiamo testi, sapendo che l’udienza va rinviata? Il teste ha l’obbligo di comparire. Perché la stanza del mio collega è sempre vuota? Lavora da casa, s’è portato via i fascicoli, stende le sentenze nel tinello, dove può concentrarsi di più. Perché a Natale, a Ferragosto, a Pasqua i tribunali sono vuoti? Non ci sono attività istituzionali. Perché il collega è assente? È indisposto. Ha mandato il certificato medico, almeno? No, lo porterà al rientro. Perché il procuratore viene al lavoro con l’auto blindata partendo da casa sua, che dista decine di chilometri dall’ufficio? È stato autorizzato.

E ancora. Perché esiste la sospensione dei termini feriali e quindi non possiamo fissare udienze dal 31 luglio al 15 settembre? Perché gli avvocati vogliono andare in ferie. Perché non decidi subito sull’istanza di scarcerazione? Il codice mi assegna cinque giorni, dunque me li prendo tutti, così posso passare il fine settimana in famiglia. Perché non scrivi subito la sentenza? Devo farla decantare, ho fissato un termine di sei mesi, come il codice mi consente.

Vorrei fare domanda di trasferimento: devo andare al Csm a parlare con il consigliere che ho votato. Devo progredire in carriera: devo andare al Csm a parlare con il consigliere che ho votato. Ho un procedimento disciplinare in corso: devo andare al Csm a parlare con il consigliere che ho votato. Vado: «Sta’ tranquillo, ho già parlato con gli altri colleghi della commissione disciplinare, andrà tutto per il meglio, nessuna sanzione». Il Consiglio superiore della magistratura salva i magistrati. È lì apposta. Ma perché ho in ballo un procedimento disciplinare? Trattasi di atto dovuto: ho messo in galera una persona per errore. E che sarà mai!

Al Csm entri nella guardiola esibendo il famoso tesserino verde, quello che ti frutta il rispetto sociale, i favoritismi, la visibilità sui mass media. Il clima è ovattato, esoterico. Cammini su tappeti rossi. Fai anticamera. Svolazzano di qua e di là tante impiegate, altrettante fanno capannello alla macchinetta del caffè. Commessi impettiti che potresti scambiare per presidenti di qualche tribunale. Il cortile sembra una concessionaria della Lancia, vi sono schierate decine di auto minacciosamente blu, appena uscite dall’autolavaggio.

Quando finalmente entri nella stanza del «tuo» consigliere, ti accorgi che gli hai interrotto una serie interminabile di telefonate e vedi dalle pile di fascicoli sulla sua scrivania, tutti blasonati col logo ministeriale o del Csm, che in quella stanza si discutono incarichi direttivi o semidirettivi in Procure e ministeri. Sei una nullità, con quella tua banale richiesta di poterti trasferire nella località di residenza dei tuoi genitori. In realtà, in quella stanza si decide chi sarà il procuratore generale della Cassazione o di Torino o di Palermo; chi dirigerà il tribunale di Roma o di Milano. Una specie di gioco a scacchi in cui le pedine si muovono in base a degli scambi. Per ogni posto importante vi è già tutta la filiera degli aventi diritto, concordati e spartiti fra le correnti. Come la «dinastia sabauda», così viene definita la cordata dei giudici piemontesi.

Te ne vai via dal Csm quasi subito con una bella stretta di mano rivestita dall’accento palermitano o napoletano. Riprendi il tuo trenino per il Nord. Hai vissuto una grande giornata, sei entrato anche tu, con tanto di tesserino spillato sulla giacca, nel Palazzo che decide il destino dei grandi magistrati, quelli potenti. Per la cui nomina si scomoda persino il capo dello Stato. Per te non si scomoderà nessuno. Anzi, devi stare attento alle prossime elezioni, il Csm si rinnova. Bisogna capire in fretta a quale corrente conviene aderire.”
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Re: Casta de judiçi e dei avogadori, justisia tałiana

Messaggioda Berto » gio apr 16, 2020 9:49 am

Luttwak ad Affari: L’Italia è in crisi perché è prigioniera di una casta
15 aprile 2020

https://www.affaritaliani.it/politica/l ... refresh_ce

Saremo il Paese più colpito d’Europa dalla recessione per il Coronavirus. Cosa dovremmo fare per uscirne, visto che nessuno ci aiuta?

"Secondo le statistiche tra i i 196 Paesi del mondo l’Italia è il numero 8 per ricchezza totale. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi del mondo eppure deve andare in giro come un mendicante perché è occupato da una casta. Questa è la ragione del perché lo Stato italiano non può funzionare. E non può funzionare a causa del sistema legale che è il sistema nervoso dello Stato. Ogni volta che qualcuno ha cercato di riformare questo sistema legale italiano, per aver una magistratura europea, viene bloccato dai magistrati che aprono un qualche processo contro di te o un parente".

Lei dice che abbiamo uno Stato burocratico in cui non c’è giustizia e questa è la causa numero uno del suo cattivo funzionamento?

"In Italia non c’è giustizia. L’Italia è un Paese occupato da caste. E la principale casta è quella dei magistrati, uno dei corpi più lenti e improduttivi del mondo. Qualcuno non ti paga, tu lo porti a processo, lui perde, va in appello, riperde, va in appello di nuovo, poi va in Cassazione e il giudice della Cassazione non scrive la sentenza per un anno, per due anni, per tre anni. È successo. Se il poveretto che non è stato pagato ormai da 15 anni chiede al suo avvocato di fare una protesta, di fare qualcosa questo gli risponderà “per carità”. Poi il magistrato andrà in pensione e un altro giudice prenderà l’incarico e rivaluterà gli atti. Come può funzionare uno Stato così?"

E che si dovrebbe fare?

"Le faccio un esempio. Uno Stato così nel suo funzionamento, per esempio oggi con l’emergenza del virus, ha emesso un documento per i pagamenti più semplici possibili ed è di 10 pagine. L’equivalente in Canton Ticino sono 4 domande, occupa un terzo di una pagina, perché lì se dici una bugia in 6 mesi sei in carcere. Da un lato il sistema non da giustizia. Quando te la daranno forse sarai morto. Mentre dall’altro lato a causa della macchinosità di un sistema medioevale non si muove nulla. Non puoi sapere se il giudice, che si prende tutto quel tempo, non scrive la sentenza e lo fa per ignavia o perché è corrotto. Tu non puoi saperlo. Forse l’imprenditore che non ti paga ha passato una mancia al giudice ma tu non puoi saperlo. Non importa se è ignavia o corruzione il risultato è lo stesso e cioè che lo Stato italiano non può funzionare. Il risultato unico è ricorrere alla criminalità organizzata".

Ma i magistrati imputano al non avere mezzi, strutture, personale l’impossibilità di essere celeri e far funzionare al meglio i procedimenti!

"Hanno sé stessi perché i giudici della Cassazione italiana sono pagati molto meglio che la media dei giudici in Europa. Si lamentano? Non hanno i mezzi perché costano troppo, sono molto ben pagati. Troppo. I giudici della Cassazione guadagnano più dei giudici della Corte Suprema americana che sono solo 7. Loro sono più di un centinaio".

E per i fondi da trovare?

"Cassa depositi e prestiti, nella situazione di oggi, potrebbe funzionare come un fondo sovrano e potrebbe dire fate quella strada, aprite quel cantiere, costruire quel ponte, ma non può farlo perché subito interviene qualche magistrato. Poi in Italia è tutto così strano: prima arrestano le persone poi cercano le prove. Quante volte è successo!? Il caso limite in tutta Europa che è stato esaminato e studiato ovunque da tutti è il caso di Calogero Mannino. Viene accusato di mafia nel 1994, viene processato fino a quest’anno (è stato definitivamente assolto nel 2019, ndr). La Procura di Palermo perde i suoi processi e ogni volta fa appello e poi lo accusano della stessa cosa ma usando un altro nome. Prima era associazione esterna alla mafia poi è diventato negoziato Stato-mafia. Come può funzionare uno Stato così? Negli Stati Uniti una cosa del genere può anche accadere perché ci possono essere procuratori che fanno politica, ma addirittura in Italia c’è qualcuno di loro che si è buttato in politica. Negli Stati Uniti però faranno un processo contro questo magistrato e lo metteranno in galera. Va in prigione perché ha fatto dei processi contro un cittadino senza avere prove".

Sono sistemi diversi...

"Ma in Italia c’è addirittura la carcerazione preventiva. Da nessun parte accadono cose così come in Italia. Forse in Corea del Nord. Prima il magistrato ti accusa, poi ti arrestano, poi ti sbattono dentro, poi lui cerca le prove, ma dopo, tenendoti in carcere. Non può funzionare. Nell’Unione Europa ci sono Paesi molto più poveri dell’Italia, come ad esempio la Slovacchia, la Polonia, l’Ungheria. Conte è là seduto per terra che strilla “voglio gli eurobond!” ma chi dovrebbe pagare gli ungheresi? Gli slovacchi? L’Italia vuole solidarietà da un gruppo di Paesi che sono molto più poveri di lei".

Visto questo cortocircuito tra burocrazia, casta di Stato, giustizia, cosa devono fare gli italiani per uscirne?

"Gli italiani sono a casa. È una buon occasione per riflettere. E dire: siamo un Paese molto produttivo e ricco ma il nostro Stato non funziona perché il sistema legale che è il sistema nervoso di un Paese non funziona. È gestito da una classe di persone che non sono europee. La magistratura italiana non è una magistratura europea. Non so da dove viene, forse è una magistratura da Stato arabo e non importa se le cose non funzionano se per ignavia o per corruzione. Il risultato è lo stesso. Quelli che hanno accusato Calogero Mannino era i nemici politici e il sistema li ha lasciati fare. Certo i procuratori sono controllati da un corpo professionale ma in Italia questo corpo professionale, che è il Consiglio Superiore della magistratura, è lottizzato da differenti fazione. Gli italiani devono riflettere. Siamo mendicanti perché lo Stato non funziona. Lo Stato non funziona perché non abbiamo una magistratura europea. Dobbiamo finalmente avere una magistratura europea. Un giudice che non scrive una sentenza in un mese o in una settimana deve essere licenziato".

Non mi sembra che i media televisivi abbiano aperto una discussione su questi temi. Non la pensano così…

"L’opinione pubblica quando vede che il paziente sta morendo perché ha la cancrena deve vedere dove è cominciata questa cancrena. I media devono esaminare due cose per capirlo, non mille, non un milione di cose: il processo di Calogero Mannino (chi lo ha fatto e come, in tutto il mondo cose così non si sono mai viste, è un anomalia gigantesca); e il modulo emesso ieri dal governo per chiedere i fondi e compararlo a quello del Canton Ticino. Solo queste due".

Come liberarsi da questa situazione di Stato disfunzionale e pericoloso per i cittadini?

"Quando una persona sta morendo di cancrena guarda dove è iniziata. Comincia tutto dal non avere una giustizia di tipo europea, dal non avere una magistratura europea. Faccio un altro esempio: il sistema legale francese che è quasi simile a quello italiano ha però una differenza: nessun procuratore può muoversi se non autorizzato da un giudice di istruzione che chiede ai magistrati che accusano: 'tu le prove le hai? Per far durare il processo velocemente, tre giorni!? Ed avere così una risoluzione chiara? No!? Allora non disturbare il cittadino!'. Se tu fai una truffa contro lo Stato ti prendono subito, perché non hai un sistema intasato da tutte questa massa di accuse opinabili, lungaggini, cose barocche e fatte per altri motivi. Ti fanno un processo e ti mandano in prigione rapidamente. Quanti italiani sono in prigione per non aver pagato le tasse?"

Pochissimi... credo qualche centinaio, 200 forse...

"Esatto! In America sono 50.000".

Capisco...

"Perché ti beccano. Racconto l’aneddoto di una signora di New York, proprietaria di grandi alberghi. Ha pagato 800 milioni di tasse ma in quell’anno, qualche anno fa, si è fatta comprare un sofà di poche migliaia di dollari, 3400 dollari, e l’ha portato a casa sua e non in uno dei suoi alberghi come dichiarato. Quando è stata beccata dalle tasse ha preso 3 anni di prigione, di solito sono 5. Aveva 76 anni ed è andata in prigione. Il processo è durato circa un’ora".

Noi saremmo felici anche se durasse una settimana...

"Se fosse accaduto in Italia avrebbero aperto un dossier per investigare cosa ha fatto negli ultimi 60 anni. Forse l’ha fatto altre volte? Sa, ci sono molti modi, per la magistratura araba o turca che l’Italia ha, per non fare il proprio lavoro. Ricordo quando Andreotti era accusato di associazione esterna mafiosa. Invece di fare vedere due fotografie, lui che abbraccia il suo grande amico Salvo Lima e Lima che abbraccia qualche mafioso, si è deciso di accusarlo di tutto, compreso l’omicidio di un giornalista (il riferimento è all’omicidio Pecorelli, ndr). In Italia la signora dell’albergo non avrebbe fatto un giorno di galera. Le avrebbero aperto un’indagine per 27 anni".

La maggioranza dei media descrive i problemi italiani in tutt’altro modo. Come è possibile?

"Allora devono spiegare questo mistero in un’altra maniera. Il mistero di avere uno Stato così ricco ma che fa il mendicante".

Lei dice che se non cresce questa consapevolezza non ne usciamo?

"No, il paziente non esce. È un malato cronico che resta in sedie a rotelle. È l’Italia. Ma adesso ha un’occasione per riflettere".
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Re: Casta de judiçi e dei avogadori, justisia tałiana

Messaggioda Berto » gio apr 16, 2020 9:54 am

NEL GIARDINO DEI CIECHI, L’ORBÁN È RE.

https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 149381968/


Venerdì 17 giugno 1983, Enzo Tortora viene svegliato alle 4 del mattino dai Carabinieri di Roma e arrestato per traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico.

Le accuse si basavano solo sulle dichiarazioni di pregiudicati tra cui Giovanni Pandico, Giovanni Melluso (Gianni il bello") e Pasquale Barra, soprannominato "’o animale", a Raffaele Cutolo.
Altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra accusarono Tortora.
A queste accuse si aggiunsero quelle, rivelatesi anch'esse in seguito false, del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiararono di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3 Lombardia.

Si contarono così tredici false testimonianze e in totale, i “pentiti” che accusarono Tortora assommarono a 19.
Gli elementi "oggettivi", di fatto, si fondavano unicamente su un'agendina trovata nell'abitazione di un camorrista, Giuseppe Puca detto O'Giappone, recante scritto a penna un nome che appariva essere, inizialmente, quello di Tortora, con a fianco un numero di telefono; il nome, ad esito di una perizia calligrafica, risultò non essere quello del presentatore, bensì quello di un tale Tortona. Nemmeno il recapito telefonico risultò appartenere al presentatore. Ma ciò non fu neppure verificato.

Enzo Tortora fece sei mesi tra carcere e arresti domiciliari e subì una condanna in primo grado oltre ad una gogna mediatica che durò tre anni e che fu capitanata dalla comunista Camilla Cederna, una specie di zia putativa di Travaglio, una che nella sua vita è sempre stata dalla parte sbagliata, cioè a sinistra e che da oltre 20 anni ha dato la sola utilità alla sua esistenza, diventando, grazie a Dio, cibo per vermi.

Nessuna azione penale o indagine di approfondimento fu mai avviata, né alcun procedimento disciplinare fu mai promosso davanti al Consiglio Superiore della Magistratura a carico dei pubblici ministeri napoletani, che proseguirono le proprie carriere senza ricevere censure per il loro operato nel caso Tortora.

Il "caso Tortora" portò nel 1986 al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, confermato dall'80,2% dei votanti che si espresse per l'abrogazione "degli articoli 55, 56 e 74 del codice di procedura civile", che escludevano la responsabilità.
Referendum che dopo 26 anni è rimasto lettera morta.
E intù u culo al popolo sovrano!

Se fate due chiacchiere con qualche vostro amico avvocato vi confermerà che il caso Tortora non fu un’eccezione e soprattutto che non è cambiato nulla, sicuramente non in meglio.
D’altronde nella Culla del Diritto ( che sarebbe l’itaGlia) c’è una fazione della magistratura che, alla luce del sole, dichiara di voler perseguire la sua missione politica attraverso l’attività giudiziaria. ‘Na robetta da colpo di Stato...

Qui abbiamo Magistrati che davanti a giornalisti genuflessi ed estasiati, non hanno avuto alcun problema a dichiarare di avere utilizzato la carcerazione preventiva per ottenere confessioni. E lo han detto così , come se fosse la cosa più normale del mondo.

In itaGlia da decenni è stato fatto strame del principio cardine della separazione di poteri, si continua a pisciare in testa a Montesquieu, lo Stato di Diritto e la presunzione di innocenza sono state sepolte da anni, e la tortura del carcere preventivo è cosa normale.

Ma ci indiNNNiamo per Orbàn.
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Re: Casta de judiçi e dei avogadori, justisia tałiana

Messaggioda Berto » mer mag 20, 2020 11:30 am

Arrestato il Procuratore di Taranto Capristo: pressioni per indirizzare indagini
di GIULIANO FOSCHINI
19 maggio 2020

https://bari.repubblica.it/cronaca/2020 ... 257060253/

Il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo è agli arresti domiciliari su ordine della procura di Potenza. L’inchiesta nasce da un fascicolo della procura di Trani, aperto quando Capristo già si era trasferito a Taranto. E sulla quale, secondo la ricostruzione, avrebbe comunque provato a fare pressioni per indirizzarne l’esito.

Il Procuratore cercò di indurre il pm di Trani, Silvia Curione, a perseguire ingiustamente una persona per usura facendo temere al magistrato ritorsioni sul marito, il pm Lanfranco Marazia, suo sostituto alla Procura di Taranto. Anche ex procuratore di Trani, Antonino Di Maio, è indagato per abuso d'ufficio e favoreggiamento.

Oltre a Capristo, sono agli arresti domiciliari l'ispettore Michele Scivittaro, in servizio presso la Procura di Taranto, e gli imprenditori pugliesi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo. Secondo l'accusa, gli indagati avrebbe compiuto "atti idonei in modo non equivoco" a indurre la pm di Trani a perseguire penalmente una persona che gli imprenditori, considerati i mandanti, avevano denunciato per usura.

Il magistrato, però, non solo si oppose fermamente, ma denunciò tutto. Per la denuncia - ha stabilito l'inchiesta - non vi erano presupposti né di fatto né di diritto. Capristo e Scivittaro, inoltre, sono "gravemente indiziati di truffa ai danni dello Stato e falso".

L'ispettore risultava presente in ufficio e percepiva gli straordinari, ma in realtà stava a casa e svolgeva "incombenze" per conto del procuratore. Stamani sono state eseguite perquisizioni a carico di altre persone e anche di un altro magistrato, che è indagato per abuso d'ufficio e favoreggiamento personale.
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