Banche venete e italiane, ruberie e depredazioni

Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » mar ago 09, 2016 7:40 am

Disastro Monti, lo spreco miliardario. La lettera dei giudici: così ci ha inguaiati
2016/08/06
Attilio Barbieri

http://last-webs.com/2016/08/06/disastr ... -inguaiati

La procura della Corte dei Conti intima a Morgan Stanley di restituire 2,9 miliardi all’ Italia. Quelli utilizzati da Mario Monti, all’ epoca dei fatti capo del governo, per chiudere un derivato acceso dalla banca d’affari Usa a copertura del debito pubblico italiano.
Un derivato molto speciale perché contemplava una clausola capestro: nel caso in cui fosse peggiorato il merito di credito attribuito all’ Italia l’ emittente, cioè Morgan Stanley, avrebbe potuto chiederne la copertura. E così avvenne.

La vicenda si dipana nel periodo a cavallo fra la fine del 2011 e l’ inizio dell’ anno successivo. A Palazzo Chigi siede il senatore a vita Mario Monti che ha preso il posto di Silvio Berlusconi il 16 novembre 2011. Lo spread fra i nostri titoli di Stato a 10 anni e i pari scadenza tedeschi, i Bund, è alle stelle, sopra i 500 punti base. La speculazione colpisce duramente il debito pubblico italiano.
Nel mezzo della bufera, nella notte tra il 19 e il 20 settembre, l’ agenzia di rating Standard & Poor’ s declassò il debito pubblico italiano al livello BBB.

Tanto bastò a far scattare una clausola del contratto di finanziamento prevista dal derivato, sottoscritto dal Tesoro italiano nel 1994 con la merchant statunitense. Monti è comparso lo scorso anno al Tribunale di Trani come testimone dove è in corso un processo a carico proprio dei funzionari di Standard & Poor’ s e Fitch chiamati a rispondere proprio per i declassamenti inflitti al nostro Paese in quel periodo, ritenuti ingiusti da molti esperti.

Ad annunciare la richiesta della Corte dei Conti, che propone a Morgan Stanley una transazione amichevole con la restituzione di 2,9 miliardi di euro, non sono i magistrati contabili. Ne dà conto la merchant americana nella relazione trimestrale dove si legge, riferisce l’ agenzia Reuters, che la quantificazione del danno erariale è stata ricevuta l’ 11 luglio scorso. La Corte dei Conti è dell’idea che almeno alcune delle operazioni in derivati fossero «improprie», così come la loro chiusura.

Secondo il Tesoro, la posizione con Morgan Stanley era unica e non esistono altri accordi che contemplino simili clausole di estinzione complessiva.

Secondo i calcoli dell’ Eurostat, tra 2012 e 2015 i derivati hanno avuto un impatto negativo sul bilancio pubblico per 21 miliardi.
Complessivamente il valore nominale dei contratti derivati stipulati dal Tesoro per coprirsi dagli sbalzi sui tassi del nostro debito pubblico, ammontano a 163 miliardi di euro.

Morgan Stanley respinge la ricostruzione della Corte dei Conti che giudica «improprie» alcune delle operazioni in derivati, così come la loro chiusura. «Riteniamo questa proposta di transazione priva di basi e ci difenderemo con vigore», fa sapere un portavoce della merchant newyorkese citato dalla Reuters che insiste sulla validità della clausola unilaterale definita tecnicamente Additional termination events: se il Tesoro fosse stato esposto oltre un certo livello al rischio determinato dal rating, la banca americana avrebbe potuto pretendere la chiusura anticipata del portafoglio. In realtà il contratto contestato prevedeva che l’Italia avrebbe potuto scongiurare il rimborso anticipato offrendo una garanzia collaterale sotto forma di titoli di Stato o contante. Una possibilità scartata dal Tesoro perché avrebbe fatto crescere il deficit.

Che al contrario si voleva schiacciare per farsi trovare pronti all’ appuntamento con l’euro. Nel 1993, l’anno precedente all’ apertura dei derivati, era entrato in vigore il trattato di Maastricht che imponeva ai Paesi contraenti vincoli di bilancio stringenti, a cominciare dal rapporto deficit-Pil non superiore al 3% e debito entro il 60%.

A parere della Corte dei Conti i derivati sarebbero stati «non idonei» a stabilizzare il debito e il Tesoro non avrebbe dovuto stipularli. Dunque sarebbe nulla anche la clausola capestro fatta valere dagli americani. Soprattutto se si considerano gli incroci societari che legano Morgan Stanley a Standard & Poor’ s e che possono configurare, vista la successione di eventi che portarono alla restituzione anticipata dei 2,9 miliardi, un conflitto d’ interessi.

La tranche di derivati al centro della disputa risale al periodo in cui ministro del Tesoro era dapprima Piero Barucci con Carlo Azelio Ciampi a Palazzo Chigi e poi Lamberto Dini, con Berlusconi premier. Alla direzione generale del ministero del Tesoro si trovava niente meno che Mario Draghi.
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 7:05 am

Mancini ammette: "Al Monte dei Paschi decideva tutto il Pd"
Il presidente della Fondazione di fronte ai magistrati: "Le nomine dei vertici decise dai Ds e dalla Margherita"
Massimo Malpica - Sab, 03/08/2013

http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 40762.html

Gli ex sindaci di Siena Cenni, Ceccuzzi e Piccini e l'ex presidente della provincia Ceccherini avevano già confermato che nelle nomine e nella gestione di Mps i partiti di riferimento a Roma - prima Ds e Margherita e poi Pd - avevano molta voce in capitolo.

E adesso a ribadire l'esistenza di una guida politica per la banca più antica del mondo arriva anche la versione data ai pm toscani dal presidente di Fondazione Mps, Gabriello Mancini.
Interrogato il 24 luglio del 2012, l'uomo tuttora al vertice della Fondazione, braccio politico del Monte Paschi, mette a verbale la genesi del suo incarico, ricevuto il 9 maggio del 2006, senza giri di parole: «La mia nomina, come quella di Mussari alla guida della banca, fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale, e condivisa dai vertici della politica nazionale». Anche il passaggio di Mussari dalla Fondazione alla banca, dunque, per Mancini avvenne su input «romano»: «(Mussari, ndr) mi confermò di avere il sostegno del partito a livello nazionale».
Alle toghe Mancini racconta che il suo «sponsor» era Alberto Monaci, oggi presidente Pd del consiglio regionale toscano, all'epoca nei Dl. E da lui il futuro presidente della Fondazione Mps seppe che «era stato trovato un accordo con i Ds». Le riunioni per le nomine erano locali e nazionali. Quel giro di poltrone della primavera 2006 non fece eccezione. Nei meeting a Siena, ricorda Mancini, «partecipavano Franco Ceccuzzi (indagato con Mussari a febbraio scorso nell'inchiesta salernitana sul crac del pastificio Amato, ndr), il segretario provinciale della Margherita, Graziano Battisti, il sindaco (Maurizio Cenni, ndr) e il presidente della provincia di Siena (Fabio Ceccherini, ndr)». Ma il vertice decisivo si tenne a Roma, spiega Mancini, in una riunione «con l'onorevole Francesco Rutelli, partecipai io ed erano presenti Monaci, Battisti e l'onorevole Antonello Giacomelli». All'ex leader della Margherita «venne prospettato l'accordo raggiunto» e «diede il suo assenso». Che anche i Democratici di sinistra fossero d'accordo con la sua nomina, racconta poi Mancini ai magistrati senesi, lo confermò Ceccuzzi: «Mi riferì che anche per i Ds vi fu un assenso a livello nazionale». In uno slancio bipartisan, Mancini ricorda poi d'aver concordato con Gianni Letta - che gli comunicò il placet di Berlusconi - la nomina di Andrea Pisaneschi nel Cda in quota Pdl. Ma dopo le nomine, a farsi sentire era l'azionista politico di riferimento: i Ds. Mancini racconta continue «sollecitazioni politiche» che riceveva in Fondazione per la concessione di progetti, «dagli uomini di riferimento di Ceccuzzi che indicò in Luca Bonechi (ex segretario senese dei Ds, ndr) e Alessandro Piazzi (componente della deputazione amministratrice della Fondazione, ndr).
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » lun ago 22, 2016 7:40 pm

Chi cerca un nemico dei propri risparmi, trova una banca in Italia
2016/08/22

http://blog.ilgiornale.it/pasini/2016/0 ... -in-italia

La tua banca amica ti tradirà. Ci sono poche certezze nella vita, ma una è questa. Basta tenersi informati, leggere la cronaca per imbattersi in notizie che parlano di istituti di credito che navigano in pessime acque. Questa volta siamo a Ferrara, in questi giorni la Carife (Cassa di Risparmio di Ferrara) ha visto 17 ex dirigenti ed amministratori finire nel registro degli indagati da parte della Procura e Finanza per bancarotta fraudolenta, aggiotaggio, false comunicazioni alla vigilanza e falsi prospetti. Il perché? Nel 2011 per salvare l’istituto, già fortemente compromesso, è stato attuato un aumento di capitale da 150 milioni di euro, il tutto mentre il consiglio d’amministrazione sapeva che era impossibile attuare il rilancio dell’organizzazione. Inoltre sono state perquisite altre quattro banche che parteciparono, assieme ai risparmiatori, all’aumento. Parliamo di Banca Valsabbina, con sede a Brescia, Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale e Cassa di Risparmio di Cesena.
Nel 2014, per i tipi di Chiarelettere, uscì un libro dal titolo “Io so e ho le prove – Così le banche imbrogliano il correntista”, scritto da Vincenzo Imperatore. Imperatore è un ex manager bancario, per auto-definizione una “persona che ha contribuito a costruire quel sistema”, quel sistema fatto di bugie e menzogne che hanno ridotto sul lastrico decine di migliaia di famiglie italiane. Nel suo j’accuse dalle tinte pasoliniane, risulta preciso come un fendente e si scaglia, all’arma bianca, contro chi ha voluto rovinare la base economica, cioè noi, di questo paese. “Io so e ho le prove di come si muovono le banche di fronte a quei correntisti e a quelle aziende in crisi che rischiano di non riuscire ad onorare la propria posizione debitoria: propongono una ristrutturazione del debito, una rinegoziazione che nasconde la manleva da ogni responsabilità per irregolarità in contratti precedenti, e la presentano al correntista come un’opportunità dilatoria”. Mezzi e mezzucci meschini, capaci di manipolare i conti correnti e di dare un pacca sulla spalla all’azionista di turno, sorridendogli a trentadue denti dicendogli, maliziosamente, andrà tutto bene. Intanto l’uragano sta per arrivare, pronto a ridurre in cenere i risparmi di una vita. “Io so e ho le prove di come le banche hanno piazzato e continuano a piazzare polizze assicurative e strumenti finanziari ad alto rischio, spacciati per strumenti di maggiore tutela per il cliente che riceve un prestito”. Coccolati, solo in apparenza, con una mano, mentre con l’altra ci vengono spenti tutti i sogni di un futuro radioso per noi e per i nostri eredi. “Io so e ho le prove di come le banche fanno cassa ‘piazzando’ televisori, tapis roulant e biciclette ai clienti che richiedono finanziamenti”, un’eterna giostra che non smette di girare, regala vane emozioni e un sentore di nausea che alla fine si impossessa di tutto il corpo, facendo crollare ogni certezza.
Uno dei sistemi per raggirare i correntisti, che maggiormente mi ha colpito, si chiama 72H. In buona sostanza parliamo di una riserva di danaro (tra i 500 euro e 10mila euro) presso la quale la banca attinge con lo scopo di tranquillizzare il titolare di un conto corrente che scopre un comportamento non trasparente realizzato dall’istituto di credito. Soldi che comprano il silenzio, soldi che si trasformano nel più potente dei tranquillanti. Per non parlare dei tassi d’interesse che mutano nel cuore della notte ed aumentano dello 0,1% o dello 0,01%, impercettibili truffe. Alla fine della fiera gli unici ad essere colpiti sono gli italiani, i laboriosi italiani che si spezzano la schiena per far quadrare i conti, che fanno i salti mortali per mettere insieme un’esistenza dignitosa. Vite schiacciate tra titoli di credito e cambiali, con il governo che resta a guardare silente e complice. Governo che deve provvedere a proteggere i propri cittadini e a risarcire quelli a cui è stato portato via tutto, senza se e senza ma. Così come sentenziato dalla Commissaria Ue per la concorrenza, Margrethe Vestager, nei mesi scorsi all’indomani dello scandalo Etruria che ha scosso lo stivale.
Parliamoci chiaro, nascondersi dietro ai numeri non serve a niente. I, troppi, crac della banche avvenuti in questi anni, di cui banchieri e amministratori delegati sono la mente, hanno permesso ai soliti noti di arricchirsi a nostro discapito. Gli italiani storicamente sono un popolo di risparmiatori, capaci di fare di questa peculiarità il proprio vanto e la propria forza. Danaro guadagnato con il sudore della fronte e depositato nelle banche sparse per lo stivale. Banche che dovevano risultare il posto più sicuro al mondo dove poter conservare i soldi, tramutatesi invece in pozzi neri senza fondo e senza via d’uscita. Rischi su rischi e la pelle al sole a bruciare quella dei nostri concittadini. Migliaia di famiglie sono state messe a nudo e rovinate, mentre il presente ed il futuro di figli e nipoti dei risparmiatori ipotecato. Alcuni italiani si sono suicidati perché hanno visto la loro realtà fatta di sacrifici e risparmi bruciata, anzi rubata da veri e propri delinquenti con la cravatta che non pagheranno mai. La legge dell’uomo troppo spesso si è dimenticata di punire questi individui, mentre gli vengono elargite buonuscite a infiniti zeri e i poveri cittadini muoiono di fame vedendosi privati di tutto.
Ma perché sono sempre i correntisti a doverci rimettere? Perché questi banditi ne escono sempre puliti? Lo Stato come può permettere uno scempio del genere? Il pugno di ferro va usato contro i manager che scientemente affossano noi cittadini, che consapevolmente commettono vere e proprie porcherie facendosi scudo attraverso dei prestanome per salvare i propri averi ed assicurarsi il futuro che è stato tolto agli investitori. Senza mezzi termini questo è un vero e proprio schifo. Ladri legalizzati, proprio come gli strozzini di Equitalia di cui ho parlato qualche giorno fa, capaci di creare una rete di amicizie e di parentele fittissima come la tela di un ragno. Basta tirare un filo che si scoprono altarini infiniti, il tappeto sotto cui nascondere lo sporco ha ancora tanto spazio. Ed ancora una volta c’è la politica di mezzo che va a braccetto con chi ci tarpa le ali, con chi ci pignora la casa e con chi ci fa chiudere le aziende. Le banche, lo sappiamo tutti, aiutano solo chi non ha bisogno, mentre guardando perire chi ha reali necessità. Basta parlare con un direttore di banca, spiegargli le proprie esigente, per sentirsi trattato come un inferiore. Come una pezza da piedi. Il rispetto non esiste più. Urge una rivoluzione che parte dal basso, che parte da noi. Non possiamo più accettare tutto questo rimanendo inermi, facendoci derubare senza che nessuno paghi dazio. Italiani è ora di ribellarsi perché non è tollerabile che questi banditi rovinino la nostra vita e quella dei nostri figli, rubandoci tutti i risparmi messi da parte onestamente. Nessuno deve permettersi di toccare quanto da noi costruito, ed è per questo motivo che invoco la certezza della pena per questi criminali.
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » ven dic 23, 2016 9:06 pm

Mps, fallito aumento capitale Governo approva salvataggio

I bond convertiti saranno restituiti ai portatori. ll Tesoro adesso diventerà il socio di maggioranza
Luca Romano - Ven, 23/12/2016

http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 45377.html

L'operazione di aumento di capitale di Mps, lanciato lunedì 19 dicembre, "non si è chiusa con successo".

Lo comunica l'istituto. "Non sono stati raccolti ordini di investimento sufficienti a raggiungere la somma di 5 miliardi di euro, necessaria a consentire il deconsolidamento dei non performing loan e il raggiungimento degli altri obiettivi di rafforzamento patrimoniale". In particolare, si spiega da Mps, "non si sono concretizzate manifestazioni di interesse da parte di anchor investor disponibili a effettuare un investimento rilevante nella banca", circostanza che "ha influito negativamente sulle decisioni di investimento degli investitori istituzionali limitando significativamente gli ordini di sottoscrizione".

Per questo "non è pertanto risultato possibile raggiungere la somma di 5 miliardi di euro, nonostante l'esito positivo dell'esercizio di liability management" che ha registrato la volontaria conversione di obbligazioni subordinate in azioni per un totale di 2,45 miliardi. Il mancato perfezionamento dell'aumento di capitale "comporta il venir meno anche dell'operazione di cartolarizzazione definita nel contesto dell'operazione, e del complessivo esercizio di liability management su passività subordinate emesse o garantite dalla banca". I titoli portati in adesione alle offerte Lme saranno restituiti ai rispettivi portatori nei termini indicati nella relativa documentazione di offerta". Il cda di Mps "ringrazia tutti i dipendenti per il grande sforzo profuso al servizio della banca e dei clienti in questo delicato momento della vita dell'istituto".

E dopo la comunicazione di Mps, nella notte si è riunito il Consiglio dei Ministri che ha dato via libera al salvataggio. "Abbiamo approvato il decreto che abbiamo definito decreto salvarisparmio che si basa sull'autorizzazione ricevuta dal Parlamento con ampia maggioranza a costituire un fondo di 20 miliardi per intervenire a tutela del risparmio", ha annunciato il premier Paolo Gentiloni al termine del consiglio dei ministri. Il ministro Pier Carlo Padoan ha aggiunto: "Ci aspettiamo che Mps chieda l'attivazione delle risorse in base ai meccanismi previsti e questo metterà in sicurezza il bisogno di capitale e consentirà alla banca di continuare il suo piano industriale che dovrà essere approvato da autorità europee: sarà la terza banca italiana che torna in forza a operare per il sostegno all'economia italiana".
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » gio dic 29, 2016 3:20 am

Da De Benedetti alla Marcegaglia: Mps prestava i soldi ai ricchi, loro non li ridavano
28 Dicembre 2016 - di Nino Sunseri

http://www.liberoquotidiano.it/gallery/ ... sati-.html

Fra i debitori che non hanno onorato i debiti verso il Montepaschi c’è anche Giuseppe Garibaldi. Incidenti che capitano alla banca più antica del mondo. Evidentemente anche in tempi non sospetti, a Siena sentivano il fascino della camicia rossa. Ma soprattutto rivelavano una certa reverenza nei confronti dei poteri forti. Preferibilmente in odore di massoneria.

Nell'archivio della banca c'è questa lettera dell'Eroe dei Due Mondi: «Signor Esattore mi trovo nell'impossibilità di pagare le tasse. Lo farò appena possibile». Correva l'anno 1863 e non sapremo mai il destino di quel debito.

C'è anche da dire che a Siena avevano una certa dimestichezza con i protagonisti del Risorgimento. Fra il 1928 e il 1932, infatti, la banca era entrata in possesso della tenuta di Fontanafredda che Vittorio Emanuele II aveva regalato alla Bella Rosina. Gli eredi se l'erano fatta espropriare per un debito non pagato. Un npl (non performing loans) in versione reale.
Giuseppe Garibaldi e i nipoti della moglie del Re che non poteva diventare Regina. A Siena sono sempre stati molto trasversali nella scelta dei loro clienti. E anche le sofferenze rifiutano il monocolore. Così fra i clienti che non hanno rimborsato figurano la Sorgenia della famiglia De Benedetti e Don Verzè che, grazie anche all'amicizia con Silvio Berlusconi aveva fondato l'ospedale San Raffaele portandolo anche al dissesto con un buco di duecento milioni. Dagli archivi risultava anche, almeno fino all'anno scorso, una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo. La signora aveva acquistato, per nove milioni, una villa da sogno in Costa Azzurra e poi aveva dimenticato di pagarla. A Siena, però, conoscevano bene la famiglia Berlusconi e si fidavano. Erano stati i primi a credere nella capacità imprenditoriali di Silvio e non se n'erano certo pentiti.

Non altrettanto bene però, sono andate le cose con il gruppo che fa capo a Carlo De Benedetti, l'eterno rivale del Cavaliere. Sorgenia, il gruppo elettrico guidato da Rodolfo, primogenito dell'Ingegnere, ha lasciato un buco da 600 milioni. Le banche hanno trasformato i debiti in azioni. Ora sperano di trovare un compratore. Il cuore di Sorgenia è rappresentato da Tirrenia Power le cui centrali sono localizzate in gran parte fra la Liguria e l'Italia centrale. Naturale che Mps fosse in prima linea nel sostenere l'investimento e oggi a dover contabilizzare le perdite.

Ma i problemi di Mps non si fermano alla Toscana e zone circostanti. La forte presenza in Lombardia attraverso la Banca Agricola Mantovana ovviamente l'ha portata in stretti rapporti d'affari con il gruppo Marcegaglia che ha sede da quelle parti. Fra l'altro Steno, fondatore dell'azienda siderurgica, era stato uno dei soci della Bam che aveva favorito l'ingresso di Siena. Tutto bene fino a quando al timone è rimasto il vecchio. Poi è toccato ai figli Antonio ed Emma. Complice la crisi economica, hanno accumulato un'esposizione di 1,6 miliardi che le banche hanno dovuto ristrutturare aggiungendo altri 500 milioni.

Ma a parte questi nomi eccellenti chi sono gli altri debitori che hanno mandato in crisi la banca più antica del mondo? La ricerca non è facile. Il gruppo dei piccoli azionisti del Monte guidato da Maria Alberta Cambi (Associazione del Buongoverno) ha cercato l'identità delle insolvenze. I dirigenti della banca si sono rifiutati di rispondere schermandosi con le regole della privacy. Qualcosa, però, hanno detto. Non i nomi ma almeno la composizione.

Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all'aumentare del finanziamento. La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro. Ovviamente un tasso di mortalità così elevato sulle posizioni più importanti apre molti interrogativi sulla gestione. Anche perché la gran parte dei problemi nasce dopo l'acquisizione di Antonveneta. Prestiti concessi nel 2008 che finiscono a sofferenza nel 2014. Certo sono gli anni della grande crisi. Ma non solo. La scansione dei tempi dice anche un'altra cosa: Mussari e Vigni hanno concesso i crediti. Profumo e Viola hanno dovuto prendere atto che erano diventati fuffa.
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » ven gen 13, 2017 8:02 am

Vittorio Feltri: Mps, i partiti difendono i paraculi
di Vittorio Feltri
12 Gennaio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... culi-.html

Quale era la cosa più inutile (e stupida) che si potesse fare davanti allo scandalo del Monte dei Paschi, la banca più puttana del mondo che rubava ai poveri per regalare ai ricchi? Istituire una Commissione parlamentare di inchiesta. Un tipo di iniziativa diventata famosa perché totalmente inefficace ai fini di ricostruire e denunciare le magagne italiane. Tanto è vero che già mezzo secolo fa negli ambienti della Camera e del Senato si diceva scherzosamente (ma non tanto) che il modo migliore per affossare una vergogna nazionale fosse appunto quello di dare vita a una Commissione parlamentare di inchiesta. In effetti di Commissioni del genere ne abbiamo viste a decine e non ce n’è mai stata una che sia riuscita a fare chiarezza, informando i cittadini delle peggiori porcherie commesse nel nostro vituperato Paese.

Sarà così anche stavolta? Ovvio. Tanto più che stavolta tale Commissione, bene che vada, camperà poco tempo e non sarà in grado di combinare alcunché. Per il semplice motivo che verrà sciolta contestualmente alla scadenza naturale della legislatura, cioè entro un anno. Mettere in piedi un ambaradan simile pur sapendo che non porterà ad alcun risultato pratico è una idiozia. Anzi. Una presa per i fondelli. Non è gratuito il sospetto che i partiti siano ricorsi a questa “non soluzione” per proteggere i paraculi che hanno svaligiato il Monte senese, da cui si sono fatti prestare svariati milioni senza avere alcuna intenzione di restituire un euro. La politica in pratica invece di mirare a fare chiarezza e a svillaneggiare coloro che hanno depredato la banca dei misteri, fa di tutto e di più per nascondere sotto il tappeto i loro misfatti, che poi sono ladrocini della peggiore specie.

Ci eravamo illusi che gli apparati statali, prima di salvare l’istituto toscano in agonia, si premurassero di rendere noti i nomi dei saccheggiatori e provvedessero a perseguirli civilmente e penalmente; viceversa si stanno rivelando loro complici, il che ci induce a pensare che tra furfanti si sia stabilita una alleanza truffaldina. Non è una ipotesi, ma una certezza, a questo punto. Ma la cosa che più ci sorprende è la constatazione che anche i partiti di destra (Forza Italia compresa), avversari della sinistra che ha amministrato per anni il Monte, stanno al gioco sporco della Commissione di inchiesta, ossia il mezzo più idoneo per stendere un velo di oblio su quelli che non è esagerato definire furti o almeno inadempienze. Cosicché la situazione si aggrava suscitando allarme nella opinione pubblica, i cui interessi noi cerchiamo di tutelare, reclamando ancora la pubblicazione immediata dei nomi e dei cognomi degli insolventi, i quali si godono il bottino sottratto alla banca che hanno assaltato senza pagare il fio.

Ecco perché non demordiamo. Il governo esponga al pubblico ludibrio i personaggi che hanno approfittato della bischeraggine dei banchieri, e solamente dopo averli puniti adeguatamente provveda a tappare i buchi di bilancio con i nostri quattrini. E sottolineo nostri. Siamo dispiaciuti dell’infarto che ha colpito il premier Gentiloni e gli auguriamo una pronta guarigione, ma anche dal suo letto di dolore egli agisca in favore della gente sacrificando l’onorabilità dei ricchi che hanno troppo sgraffignato a danno della collettività.
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » ven gen 13, 2017 9:12 am

Ex Ccf: pm, condannate Verdini a 11 anni
Richieste per imputati bancarotta banca e truffe editoria
12 gennaio 2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... 40366.html

Il pm di Firenze Luca Turco e Giuseppina Mione hanno chiesto la condanna a 11 anni di reclusione per il senatore di Ala Denis Verdini nella requisitoria del processo sul crac della banca Credito Cooperativo Fiorentino e per le presunte truffe allo Stato nei contributi dell'editoria. Chieste condanne di 9 anni ciascuno per i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, 6 anni per l'onorevole di Ala Massimo Parisi. Altre pene fra 5 e 6 anni per la governance della banca a vari imputati.
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » sab gen 14, 2017 1:02 pm

Tremano i potenti. Paragone svela i nomi dei BIG che hanno fatto fallire MPS. E' bufera.
Dopo la proposta del presidente dell'Abi, Patuelli, Mps protegge i suoi grandi debitori. Ma alcuni nomi sono noti da tempo
mercoledì 11 gennaio 2017

http://direttanfo.blogspot.it/2017/01/t ... -nomi.html

La proprosta del presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, di fare i nomi dei grandi debitori delle banche salvate dal piano di salvataggio pubblico, continua a far discutere.

Di fatto dopo l'apertura da parte del governo con le parole del sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, è arrivata la chiusura da parte dei vertici di Mps con l'amministratore delegato della banca, Marco Morelli: "Non possiamofare quei nomi,altrimenti rovineremmo la loro reputazione". Eppure alcuni di questi "nomi" che non avrebbero saldato il debito con la banca senese sarebbero noti da tempo. Si tratta di imprese che avevano ricevuto credito da parte del Monte senza poi però riuscire a rientrare. Tra i casi più noti ci sono ad esempio Sorgenia che era rimasta esposta per 650 milioni di euro con Mps, costringendo poi la banca senese ad entrare nella società per recuperare la perdita. Stesso caso del gruppo Marcegaglia esposto con la Banca agriola mantovana, controllata sempre da Mps. Ma tra i grandi debitori di Mps c'è ad esempio anche il gruppo Sansedoni Siena spa. Anche in questo caso dopo il prestito non c'è stato il rientro e così il gruppo è entrato nella galassia del Monte. Inoltre sempre come ricorda Libero tra le imprese insolventi ci sarebbero anche la senese New Colle Srl, il gruppo Fenice e le controllate Unsa spa, Il Forte Spa ed Euro srl. Non solo settore privato, ma anche pubblico.

Tra i grandi debitori ci sarebbero anche le municipalizzate del Comune di Roma, come ad esempio Acea o Metro C. Mps le aveva finanziate con altre tre banche. Un debito da 200 milioni di euro, poi rimodulato a 163 milioni. In questa storia però non bisogna solo guardare la lista di chi non ha ripagato il debito. Sotto i riflettori finiscono anche i nomi di chi ha concesso prestiti che non sarebbero rientrati. Come riporta il Fatto ci sono diversi dirigenti di istituti bancari che spesso sono finiti nel mirino della giustizia. Come ad esempio Antonio Di Matteo, ex direttore generale di Tercas che è stato chiamato in giudizio insieme ad alcuni clienti delle banche. L'ex direttore generale di Banca Marche è a giudizio per corruzione tra privati insieme ad alcuni immobiliaristi. L'ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi è indagato per bancarotta. Veneto Banca ha invece portato in tribunale Vincenzo Consoli. Infine la Popolare di Vicenza ha deciso, sempre come ricorda il Fatto, di fare azione di responsabilità contro l'ex presidente Gianni Zonin. I risparmiatori dalle liste hanno tanto da imparare: sapere chi è i debitore ma anche chi concede prestiti con facilità può evitare altri disastri nelle banche del futuro.
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » dom gen 29, 2017 8:31 pm

Azioni BPVi by Gianni Zonin sottoscritte da enti religiosi e "bruciate" dai debiti del Baronio di don Paolo Zanutel: un "cattolico qualunque" scrive a Mons. Beniamino Pizziol
Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | Venerdi 27 Gennaio

http://www.vicenzapiu.com/leggi/lettera ... ebiti-bpvi

Reverendo Monsignor Beniamino Pizziol, sono un devoto cattolico e mi permetto di chiedere a Sua Eccellenza qualche minuto di attenzione per alcune mie povere osservazioni e per una semplice domanda finale a cui vorrei che Lei, dall'alto della sua Fede cristiana, desse una risposta che si richiami alla Carità e induca alla Speranza. Ebbene io, almeno la domenica e le feste comandate, vado a Messa a Monte Berico, prego, ritiro una copia de La Voce dei berici, il Suo e nostro giornale, lasciando un obolo, piccolo per carità perchè ancora non ho la pensione grazie al "problema" dell'allungamento dell'aspettativa di vita e anche se gli anni mi pesano. Quell'obolo lo aggiungo a quello, altrettanto simbolico, ma reale, che offro ai bisognosi Servi di Maria del Santuario di Monte Berico.

In attesa della pensione e sperando che la mia personale e non statistica aspettativa di vita mi consenta di vederne un numero sufficiente di rate, sto vivendo con gli ultimi risparmi, quelli, ben pochi, che mi sono rimasti dopo che il mio gruzzoletto di azioni della Banca Popolare di Vicenza vale ora 100 euro che, però, mi ha detto il mio amico direttore, quello che me le ha vendute a 62.500 euro, potrei magicamente trasformare in ben 9.000, se aderirò a quella cosa lì, che chiamano "transazione" e per la quale devo ringraziare, mi dice, e penso che ora abbia ragione, Gianni Mion e Fabrizio Viola lui che prima mi raccontava quanto fosse bravo Gianni Zonin a far fruttare i miei soldi. C'è qualcuno, Reverendo Monsignore, che mi suggerisce che non dovrei accontentarmi di 9.000 euro, ma sono più di 100 e, se non aderiranno in tanti alla "transazione" mi dice sempre il mio una volta fidato direttore, rischio di rimanere con soli 100 euro.

Alcune volte, allora, poche per la verità Reverendo Monsignore perchè oggi non ho e mai più avrò 62.500 euro per la mia vecchiaia, oggi ancora non ho 9.000 euro e di sicuro oggi posso contare solo su 100, alcune volte dicevo, se la faccia che vedo mi fa sentire comunque più fortunato di lui, offro anche un panino caldo a uno dei giovani stranieri che girovagano disperati senza lavoro.

Loro, penso, sono stati richiamati dal mito di tutti quelli che li hanno preceduti perchè invitati a venire in questa terra per fare i lavori più duri e meno pagati o magari pagati in nero, ma pagati, e hanno attraversato il mare in tempesta su barche e gommoni di fortuna o attraversato frontiere sempre più murate per sfuggire a guerre e fame o anche solo, che peccato c'è?, per migliorare le proprie condizioni di vita.

Ma questi ragazzi e queste ragazze straniere ora si trovano qui, mal visti e senza prospettive, e allora offrire a uno di loro un panino quando posso fa bene a loro, ma, Monsignore lo confesso, fa stare meglio soprattutto me, che sono nato in questa terra accogliente quando conveniva ai padroni del vapore e respingente quando diventa una guerra fra poveri la sopravvivenza in tempi di crisi, una crisi quella generale a cui si è sovrapposto come un macigno il disastro della BPVi. Quello per cui io ora ho solo 100 o 9.000 o zero euro ma padri, madri, nonni e nonne cominciano a fare più fatica, anche se non lo... confessano per dignità, a comprare a figli e nipoti quaderni e scarpe per andare a scuola, quella pubblica ovviamente.

Lei, Reverendo Monsignore, queste cose le sa e perciò alta si è levata la sua voce quando ha detto, parlando del crac della banca che "i responsabili devono porre rimedio a tale dissesto e restituire il denaro" e, ne sono contento, pare che ieri lo abbia confermato anche il Procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri che i responsabili devono pagare anche con i loro beni.

Ma lei, monsignor Pizziol, lo sa cosa ha significato questo disastro non solo per le sue Anime ma anche per molti enti religiosi. Ho letto proprio qui e altrove che è costato un milione di euro direttamente proprio alla Diocesi tramite La Voce dei Berici, che pure si dichiara in crisi con i suoi giornalisti, due milioni e mezzo ai Servi di Maria del Santuario di Monte Berico e chissà quanti altri soldi ancora hanno perso conventi e congregazioni e anche parroci, sì anche ministri di culto e serve di Dio, così almeno li chiamavano una volta.

Ora qui, Reverendo Monsignore, non voglio discutere se sia giusto che la Chiesa povera di Cristo possa fare investimenti in azioni, ma voglio raccontarle, se è arrivato a leggermi fin qui, che un fatto, anzi no, una serie di fatti, tutti riconducibili a un solo protagonista che a Lei dovrebbe rispondere, mi hanno colpito.

Ho letto che un Istituto, il Carlo Baronio, di proprietà di un prete, Don Paolo Zanutel, e anche qui non Le chiedo cosa pensi Lei di un prete che ha proprietà di questo e altro tipo, tra società vive a altre chiuse, neanche fosse un finanziere di mestiere invece che un pastore di anime, da tempo non accoglie ma ospita centinaia di profughi a pagamento, oltre 30 euro al giorno per ognuno di loro, lo ha dichiarato lui su questo mezzo. E Don, sì Don, Paolo lo farebbe, lo ha detto lui, per recuperare i soldi che mancano nei conti del suo, di proprietà, Istituto, perchè sono diminuti i ragazzi che si possono permettere di pagare una ricca retta nella sua scuola, per figli di papà o per giovani poco studiosi che scelgono la scuola privata sì, ma che riceve soldi dallo Stato.

Ma non è solo questo che ho letto.

Ho anche letto che questo prete, ministro di Dio e, quindi, servo di Dio), ha ottenuto dalla Banca Popolare di Vicenza, per la cura delle sue anime?, no, per i suoi interessi, 11 milioni di euro che non sta restituendo a una Popolare disastrata perchè..., perchè non dovrebbe interessare a nessuno, mi scusi Monsignore, per l'entità del finanziamento e per le modalità e le finalità dello stesso.

Quei (troppi) soldi (mal) gestiti da un prete proprietario personalmente di attività non certo di preghiera, quei soldi non restituiti dove sono finiti, Reverendo Monsignore?

Di sicuro, questo, Lei mons. Pizziol, non lo sa.

Perciò dopo le mie povere osservazioni, ecco la mia domanda.

Non le fa male, Reverendo Monsignore, che, se enti religiosi avevano così tanti soldi "investiti" in opere di... bene verso chi ha depredato i poveri per dare ai ricchi, non le fa male che i soldi della Diocesi, de La Voce dei Berici, dei Servi di Maria, di conventi e congregazioni, di religiosi e religiose che si erano affidati alle cure finanziarie e poco santificatrici di Gianni Zonin, zio di una suora, il cui convento è stato, invece, lautamente beneficato (per una qualche "indulgenza" preventiva?) possano essere proprio quegli undici milioni, euro più, euro meno che Don Zanutel ha fatto fuori con i suoi affari?

A me fa molto male e mi chiedo, io pover uomo, perchè dare ancora oboli a La Voce dei berici, ai Servi di Maria, alle parrocchie e alla suore che giocano a fare gli investitori con i soldi che qualcuno ha donato loro perchè ne facessero buon e cristiano uso, mentre finanzieri cinici e apparenti "colleghi" di culto (del denaro?) non vengono condannati, i primi, ma non una sola volta, dalle sue sante parole e i secondi da una liberatoria e purificatrice estromissione da una comunità di cui, Monsignor Pizziol coraggio!, pensi a Papa Francesco, non devono più far parte!

A lode e gloria dei preti e delle suore vere.

Grazie della Sua pazienza, caro Beniamino, mi permetta l'abbraccio diretto finale.

Un cattolico vicentino qualunque

Monsignor Beniamino Pizziol, questa è una lettera che molti vicentini, nostri lettori e lettori altrui, Le vorrebbero scrivere ma che, devoti come sono a chi è in alto o di loro timorosi, non hanno la forza di scrivere. E allora, Monsignore, abbiamo provato a scriverla noi per loro, sicuri che Lei, dopo averla letta, saprà capirci, perdonarci e, magari, risponderci, anche non a parole ma con fatti coraggiosi, quelli di cui è stato Maestro un Signore, di cui Lei è di sicuro frequentatore più assiduo di noi. La lettera di Un cattolico vicentino qualunque è poca cosa, forse, ma esprime un sentimento che, anche solo perchè "sentimento", merita di essere valutato.
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Re: Banke e łe so ladrarie

Messaggioda Berto » mer feb 01, 2017 9:07 am

Unicredit: 'Rischi se aumento fallisce'
Emerge dalla nota di registrazione che ha avuto l'ok di Consob
30 gennaio 201711:09

http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 9bca1.html

(ANSA) - MILANO, 30 GEN - La Consob ha approvato il documento di registrazione predisposto da Unicredit in vista dell'aumento di capitale da 13 miliardi di euro. Il documento - insieme alla nota informativa e di sintesi ancora da pubblicare - rappresentano il materiale messo a disposizione di azionisti e investitori per valutare l'opportunità di sottoscrivere la ricapitalizzazione. Nel documento si legge che "una sottoscrizione parziale dell'aumento di capitale potrebbe determinare "significativi impatti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria" della banca "fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale" se non venissero varate altre misure di rafforzamento patrimoniale in grado di "far fronte agli assorbimenti di capitale generati" dal piano strategico.

Altri ladri tałiani!
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