I radicali: Pannella il padrone e Danilo Quinto l'ex servo

I radicali: Pannella il padrone e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 2:02 pm

I radicali sfrattano Bonino, l'ultima faida del dopo Pannella
Divergenze politiche ma soprattutto questioni patrimoniali: Radicali italiani, Associazione Luca Coscioni e Non C’è pace senza giustizia, dal primo marzo non avranno più una scrivania, un computer e un telefono nella sede storica di Roma
di SILVIO BUZZANCA
11 febbraio 2017

http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... ef=HREC1-6

I radicali pannelliani sfrattano dalla sede storica di Via di Torre Argentina i radicali boniniani.
L’ultima rottura fra le due anime si è consumata ieri quando iscritti, ex iscritti e iscrivendi hanno ricevuto una lunghissima email inviata dai 16 dirigenti che guidano il Partito radicale non violento transnazionale e Transpartito dopo il congresso svoltosi a settembre nel carcere romano di Rebibbia. Verso la fine del testo si può leggere che la disponibilità della sede "dal 1° marzo passerà alla Lista Pannella e questo comporterà una redistribuzione degli 'spazi' disponibili, tra la stessa Lista, il Partito, e le sole associazioni impegnate nella realizzazione degli obiettivi congressuali stabiliti nella mozione generale del Partito Radicale".

Tradotto vuol dire che Radicali italiani, l’Associazione Luca Coscioni e Non C’è pace senza giustizia dal primo marzo non avranno più una scrivania, un computer e un telefono.
Mentre si salveranno gli spazi per le altre associazioni che facevano parte della galassia del Partito radicale, congelata dal congresso, che seguono la linea uscita vincente a Rebibbia. Il gruppo dei 16 informa anche che "verrà a breve ridiscusso il palinsesto di 'Radio Radicale', unico media praticato dai Radicali 'scostumati' con l'obiettivo di potenziare la presenza del Partito Radicale, per il raggiungimento dell'obiettivo vitale dei 3000 iscritti, e degli altri punti approvati con la mozione di Rebibbia". E infine si annuncia che per cercare di trovare fondi si cercherà di affittare a prezzi di mercato il secondo piano della sede. E quel “prezzo di mercato” sembra un ulteriore sbarramento all’idea subito circolata in Rete che i “cacciati” potessero affittare dei locali a via di Torre Argentina per continuare la loro attività. E sempre sulla Rete si ricorda che Radio Radicale, mai successo nella storia, ha già interrotto la diretta dell’ultimo Comitato nazionale di Radicali italiani.

Le divergenze politiche fra i due gruppi diventano quindi anche patrimoniali. Da un lato i duri e puri accusano gli altri di avere da almeno tre anni una linea politica concentrata sul piano nazionale e ostile a quella pannelliana che punta tutto sulle questioni relative alla giustizia, al carcere e al diritto umano alla conoscenza.
In pratica si dice usano i nostri mezzi e i nostri soldi per affossare la linea politica voluta da Pannella e sancita dal congresso. Ma, replica Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani, "proprio Pannella aveva costruito questo meccanismo della galassia e lui era il garante del pluralismo interno.
Adesso vedremo cosa fare da un punto di vista legale. Ma è evidente la concezione 'proprietaria' di Turco e degli altri di un bene che è stato costruito da generazioni e militanti e dirigenti radicali".

La lunghissima email, alla fine, sembra avere come bersaglio principale Emma Bonino.
Accusata fino dall’inizio di avere impedito la presentazione della lista Bonino-Pannella alle politiche del 2013. All’ex ministro degli Esteri il gruppo dei 16 rimprovera di giocare in proprio, con l’aiuto di Radicali italiani, una partita tutta sua. Citando un Pannella del 1978, nell’email si scrive che "i 'colpi' al partito verranno non solo dal Regime, ma anche, e con maggiore determinazione e violenza, da chi anela ad accostarsi al Regime 'con educazione', fino ad esserne ammesso a farne parte". Fra le righe si lamenta il presenzialismo mediatico della Bonino, apparsa in tv nelle ultime settimane, o lo spazio dato a iniziative di Radicali italiani come quella di regalare un “semino” di cannabis.
Cose contrapposte all’ostracismo mediatico nei confronti della decennale battaglia di Rita Bernardina sulla cannabis legale. Bernardini che, si ricorda, anche adesso, nel silenzio generale, è in sciopero della fame per chiedere lo stralcio della riforma penitenziaria dalla riforma penale che giace al Senato.



Coomenti


waltergio52
Il partito Radicale è, ed è sempre stato ampiamente sopravvalutato. Pannella ed i suoi accoliti si sono intestati battaglie civili giuste e sacrosante, facendo credere che senza di loro le conquiste non si sarebbero ottenute.
I vertici del partito si sono comportati da 'casta' e, per conservare per sé questo status, hanno sempre agito con spregiudicatezza alleandosi con chiunque permettesse loro di galleggiare.
Non dimentichiamo che Pannella fu il primo a battezzare la lista col proprio nome, e questo ha dato il via alla nascita dei partiti padronali, nei quali nulla si muove se il capetto di turno non vuole.
Oggi si può vedere il risultato della degenerazione dei partiti, e l'esempio dei radicali vi ha contribuito per la sua parte.
Quindi non meravigliamoci più di tanto nel vedere gli eredi di Pannella che si azzuffano come comari.

raul35
Un vero peccato. Gli eredi di parte pannelliana sfrattano i sostenitori della Bonino e così si attenua ancora di più la già flebile azione di Emma. Il fatto è che la Bonino non è interessata al suo futuro politico ma getta le ultime energie (e sfrutta la sua buona reputazione e la sua grande esperienza) per valide battaglie in linea con il radicalismo. Un vero peccato!

Armando Friulano
Patetici disuniti ma concordi verso la distruzione.

andreachiari
Le vestali dell'ultimo Pannella ne coltivano le semplificazioni senili che hanno portato il partito a diventare una ONG pro carcerati e poco altro. Della dimensione internazionale (vedi l'ultimo congresso a Rebibbia) non è rimasto nulla. Qualcuno ha visto un delegato straniero? Si aggiunga un a dimensione arrogante e dittatoriale dei quattro gatti che hanno avuto la maggioranza con i voti degli ergastolani. I radicali italiani conservano invece la tradizione migliore del radicalismo ed Emma Bonino è un politico di assoluto prestigio.

masteris
Cose già viste che appartengono all'eterna antropologia delle vestali che custodiscono prima il corpo morente e poi l'urna del capo che non c'è più. Il flusso creativo della vita si interrompe, gli "eredi" si fanno statue di marmo a presidio di una tradizione che da linfa che concima si trasforma in un fermo immagine destinato all'oblio. E da qui la malinconia, lo squallore e la miseria delle rivendicazioni sulla titolarità dell'asse ereditario: subito il verbo che si fa dottrina e quindi parola vuota ed infine la robba. Le diversità smettono di produrre ricchezza e diventano motivo di guerre etniche. Che peccato, ma forse è così che finiscono le storie. Speriamo che dalle ceneri ne comincino altre.

ulrich02
Anche nel partito Radic. un problema ? Dopo il probl. nel PD, dopo il probl. in FI ! !
Siamo conosciuti a Brux per la nostra conflittualità... e per l'incapacità di costruire nel sociale/politico... Quel che occorre sapere è :
- in Italia non esistono gli strumenti adeguati per gestire un Paese.. ;
- non esistono le capacità gestionali di base per gestire un Paese !
Dunque l'Italia, per sine cura, va all'affondamento, mentre continua a pagare multe alla U.E., per essseere incapace a fare quel che c'è da fare ! !
Il Male Oscuro Italiano è stato chiarito da illustri personaggi, si tratta di un male mentale, che porta un male sociale, che porta un male economico...!

laburista
In questo momento soltanto Emma Bonino puo' salvare il partito radicale,liberandolo dalle catene che lo hanno imprigionato per 4 decenni.Marco Pannella e' stato il responsabile unico di tale soffocamento culturale e politico:divorzio e aborto e poi?Arroganza e narcisismo sono stati il suo pane e come diceva il marchese del Grillo io sono io e voi non siete un cazzo.Lui pensava cosi.



Il Papa loda Napolitano e Bonino: "Sono i grandi dell'Italia di oggi"
Bergoglio elogia l'ex Capo dello Stato per il suo ok al secondo mandato. Tra i "grandi dimenticati" annovera anche il sindaco di Lampedusa Nicolini
Sergio Rame - Lun, 08/02/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 21517.html

"Tra i grandi dell'Italia di oggi ci sono Giorgio Napolitano ed Emma Bonino".

In un incontro raccontato in prima pagina dal Corriere della Sera, papa Francesco spiega che tra "i grandi dimenticati" c'è anche il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. Napolitano autore di "un gesto di 'eroicità' patriottica", quando ha accettato l'incarico per la seconda volta. Mentre la Bonino "ha offerto il miglior servizio all'Italia per conoscere l'Africa". E anche se non la pensa come la Chiesa, "pazienza - dice Francesco - bisogna guardare alle persone, a quello che fanno".

Dalle Primavere arabe all'emergenza immigrazione, fino all'abbraccio ai fratelli ortodossi. Il Santo Padre parla a trecentosessanta gradi di politica estera e lancia l'invito a costruire ponti, non muri. "Sulle Primavere arabe e l'Iraq si poteva immaginare prima quello che poteva succedere - tuona Bergoglio - dunque l'Occidente deve fare autocritica". Nell'incontro a Casa Santa Marta riportato dal Corriere della Sera, sottolinea che "in parte c'è stata una convergenza di analisi tra la Santa Sede e la Russia", in parte la Russia ha mostrato di avere "i suoi interessi". Il Pontefice invita, quindi, a pensare "alla Libia prima e dopo l'intervento militare: prima di Gheddafi ce n'era uno solo, ora ce ne sono cinquanta". Il fallimento delle Primavere arabe sono tra le cause principali dell'ondata migratoria che ha invaso il Vecchio Continente. Ondata che, a detta del Santo Padre, l'Unione europea deve gestire e accogliere. "L'Europa è come Sara (la moglie di Abramo, ndr), che prima si spaventa - spiega - ma poi sorride di nascosto, con la speranza che questa sorrida di nascosto agli immigrati". Il Pontefice sottolinea che l'Europa "deve e può riformarsi". "Si è rotto un sistema educativo: quello che trasmetteva i valori dai nonni ai nipoti, dai genitori ai figli - dice papa Francesco - bisogna ricostruirlo".

Papa Francesco si dice "felicissimo" per la riconciliazione tra Chiesa cattolica e ortodossa dopo quasi mille anni di scisma. "I ponti durano, e aiutano la pace. I muri no: quelli sembrano difenderci, e invece separano soltanto". Il Pontefice osserva, poi, che non viviamo in "un mondo in pace". "Le guerre come si fanno? Agendo sull'economia, col traffico delle armi, e facendo la guerra contro la nostra casa comune, che è la natura. I trafficanti stanno facendo molti soldi, comprando armi da un Paese che gliele dà per colpirne un altro, suo nemico. E si sa quali sono".



Radicali, dopo mesi di tensione la rottura. Bonino e Magi fuori dalla sede. Cappato: ‘Miope scontro di potere, danneggia tutti’
Fuori i nomi che hanno fatto la storia del partito: via dalla galassia radicale, fuori dalla sede, stop agli interventi in radio. Alla cacciata risponde Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e componente del comitato di Radicali Italiani: "Non chiederemo il permesso per fare i radicali"
di Thomas Mackinson | 11 febbraio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... ti/3385150

Dopo mesi di tensioni il Partito Radicale si frantuma e mette alla porta nomi incisi nella sacre tavole della sua storia: Emma Bonino, Marco Cappato, il segretario dei Radicali Italiani Riccardo Magi e Gianfranco Spadaccia. Fuori dalla galassia radicale, fuori dalla sede storica di Torre Argentina e fuori anche da Radio Radicale. L’accusa è di essersi via via allontanati dall’ortodossia sotto il cappello dei Radicali Italiani, una sorta di corrente pragmatica che danneggerebbe il partito perché le iniziative che semina – come le associazioni Luca Coscioni, Non c’è pace senza giustizia, Certi Diritti – crescendo si allontanano troppo dall’ortodossia della piattaforma radicale, oscurando così “la vera eredità di Pannella”.
Una concorrenza tra gruppi dirigenti fatta anche “usando i nostri soldi contro di noi”, perché “erano ospitati da dieci anni praticamente gratis in sede e avrebbero intascato 60mila euro in passato, senza mai restituirli”. Soldi di cui il partito ha bisogno come il pane, “altrimenti chiuderà entro dicembre 2017”. Così si legge nella lettera recapitata dal tesoriere Maurizio Turco e dagli altri 16 membri della presidenza a tutti gli iscritti nella quale si spiega la messa al bando che sarebbe l’atto conclusivo della lunga diaspora. Ma non è scontato che lo sia: uno dei bersagli è Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e componente del comitato di Radicali Italiani. Che spera ancora di rovesciare le sorti della guerra fratricida. Senza imbracciare le armi.

Il PR sembra improvvisamente il Pd tra scissioni e liti per tessere, fondi e sedi. Non trova?
Chiariamo un equivoco di fondo: qui non c’è “roba”. Per fortuna se facciamo un paragone con chiunque altro non solo il Pd in termini di potere e di “robba” c’è quasi nulla, nel senso che non ci sono eletti, non abbiamo una situazione di rappresentanza parlamentare o regionale. Neppure per la radio radicale che se continuerà ad essere quello che è sempre stata spende esattamente le risorse che incassa dallo Stato per fornire un servizio pubblico che è quello della trasmissione senza pubblicità della vita istituzionale del nostro paese. In più i congressi di tutti i partiti. Finché resta così non c’è questo rischio. In questa lettera che è stata mandata c’è scritto anche di una volontà di mettere mano alla programmazione dei palinsesti. È chiaro che se dovesse diventare la sola radio del Partito contro gli altri radical sarebbe un danno per la radio stessa.

E la questione della sede?
Anche qui è un problema del tutto secondario e quasi irrilevante rispetto alla questione di fondo. I nostri statuti impediscono ogni ipotesi di scissione perché non prevede espulsioni, la tessera non può essere rifiutata a nessuno e quindi ciascuno si impegna nella misura in cui vuole e può alle attività del partito e dei soggetti costituenti della galassia radicale. In questa situazione il problema è che non c’è un punto politico, non c’è una contraddizione tra gli obiettivi professati dai firmatari della lettera e quelli di altri. Ti faccio un esempio. Il congresso di Rebibbia del 2016 ha inserito tra gli obiettivi dei radicali quello della giustizia e del carcere, del diritto umano alla conoscenza e del federalismo europeo. Obiettivi che condivido, tanto che sono iscritto al partito radicale e di cosa mi occupo principalmente? Della questione dell’eutanasia con l’Associazione Luca Coscioni dei diritti civili e della ricerca scientifica.

E dunque dove sta il nodo della rottura insanabile?
Appunto, non c’è se non voluto e cercato impedendo la discussione comune sugli obbiettivi dei radicali rispetto ai quali, le assicuro, la bega sulla sede è una bazzecola: non sarà quella a impedire la politica radicale. Il punto è che se fai una lotta sul consumo dell’eredità del passato perdi anche se la vinci. Perché agli occhi dell’opinione pubblica e anche dei radicali il senso è ancora e sempre quello del creare un “nuovo possibile”, che non significa certo accapigliarsi gli spazi le strutture e nemmeno le frequenze

E dunque che farete da domani?
Tutti i soggetti che si sono impegnati con battaglie radicali, chi sulla laicità e chi sui diritti, continueranno a farlo ma di sicuro espellerle dal perimetro della galassia radicale è una perdita netta e non faremo nulla di simile per rispondere a questo disegno. Non alimenteremo con polemiche e rivendicazioni uno scontro di potere che non avendo un oggetto reale e neppure un contenuto programmatico alternativo finirebbe per danneggiare il progetto radicale. Io stesso, per dire, continuerò a invitare quegli stessi 16 firmatari della lettera agli incontri e alla riunioni dell’associazione.

Ma se vi tolgono le chiavi, e non solo metaforicamente…
Chiaro che non chiediamo il permesso per continuare a fare i radicali. Le sedi non sono il punto. La sostanza è un’altra e attiene ai contenuti e delle idee sulle battaglie. L’unico rischio vero è che rendano più difficile la realizzazione degli obiettivi che dicono di voler realizzare e anche i miei. Io ho ricevuto la lettera come iscritto, non come dissidente. Certo mi piacerebbe avere dei luoghi dove si possa discutere. Perché loro dicono “decide il congresso”, ma il congresso è importantissimo ma è un momento, non è che si decide tutto lì e si ferma tutto a settembre dell’anno scorso e poi non si parla e non si decide più.

Alla fine qual’è il motore della scissione?
È evidente che c’è una strategia scissionista fatta da un soggetto che non ammette statuariamente la scissione, quindi per farla devi sospendere lo statuto. Ripeto che se è uno scontro di potere questo potere non c’è, non c’è nulla da prendere ma molto da perdere smettendo di lottare insieme per realizzare gli obiettivi radicali. Posso ricordare come un partito dello zero virgola qualcosa per cento sia stato allo stesso tempo quello cui sono attribuibili alcune delle più grandi pagine di riforma del nostro paese? Il Parlamento sta facendo il dibattito sul testamento biologico ed è una legge che manca al nostro Paese e che cerchiamo di realizzare da 10 anni, dalla morte di Welby. Il progetto di cui parlano loro indicando come obiettivi il diritto e la giustizia esce rafforzato se c’è l’Associazione Luca Coscioni o indebolito?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » dom feb 12, 2017 4:22 am

L'ultima email ricevuta:


i mezzi prefigurano i fini

Alle iscritte ed iscritti, a chi è già stato iscritto e a chi si iscriverà al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito del 2017

Caro Alberto,

quale Presidenza del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, riteniamo doveroso ed urgente informarti di una grave, ma necessaria e non più rinviabile, decisione che abbiamo dovuto assumere al fine di tentare di scongiurare, letteralmente, la morte del Partito che, come saprai, si determinerà qualora non riuscissimo ad essere almeno in 3000 (iscritti) entro il dicembre del 2017.

Riteniamo doveroso informarti preventivamente affinché, debitamente al corrente, ti possa formare una tua opinione e conseguentemente possa compiere le tue scelte.

È difatti molto probabile che a seguito delle iniziative che ci siamo assunti l’onere di portare avanti ci saranno delle reazioni ed è possibile che tutto questo, ove arrivi alle tue orecchie attraverso forzature, mezze verità, ambiguità, ti lasci disorientato, se non sconcertato.

Per questo abbiamo deciso di scriverti, per metterti a conoscenza di ciò che accadrà e delle ragioni che sono alla base del nostro agire quale Presidenza del Partito Radicale. Un agire mosso dalla ferma volontà di fare tutto ciò che è doveroso e possibile per tentare di salvare la vita e perciò le battaglie e gli obiettivi politici del Partito Radicale di Marco Pannella.

Occorre chiarezza, per gli iscritti e per gli “iscrivendi”, partendo dai fatti, oggettivi, così come si sono verificati. Occorrerebbe poter spiegare ciò che accade ed è accaduto a quante più persone possibile; ma insomma, come la nostra storia insegna, la stampa e la Tv italiana non hanno mai tollerato la presenza di noi Radicali ‘scostumati’, dei Radicali di Marco Pannella, ad iniziare dallo stesso Marco, insopportabile con la sua continua denuncia del Regime partitocratico.

La prima questione che viene posta in queste occasioni, allorquando è sul tavolo una scelta difficile, anche dolorosa, è se sia o meno conveniente, opportuna. Se sia “saggia”.

Di fronte a questi dubbi, da quando il Partito Radicale esiste, la risposta di Marco Pannella è sempre stata: sì, è opportuno; non solo è giusto, necessario, ma è urgente, e perfino “con-vincente”, se non ci si vuole rassegnare alle mere “convenienze”. Perché, ci ha sempre insegnato Pannella, il fine non giustifica i mezzi; piuttosto sono i mezzi che qualificano e prefigurano i fini.

Il Partito Radicale, difatti, non è, non vuole essere e non è mai stato un partito ideologico. Non per un caso, il Partito Radicale nel suo Statuto – modello di organizzazione politica unico al mondo – non ha un solo articolo nel quale siano specificati scopi e/o obiettivi, che – al contrario - sono il dato costituente di qualsiasi altra organizzazione. Una ragione c’è: da quando il Partito Radicale esiste è stato ben chiaro che tutto si fonda sulla “regola” dello stare insieme.

E la regola è una: il Congresso, a cui partecipano per diritto tutti gli iscritti al Partito (Partito a cui chiunque si può iscrivere; a nessuno può essere rifiutata l’iscrizione; nessuno può essere espulso), è il “luogo” in cui vengono decisi scopi ed obiettivi politici. È nel dibattito congressuale, e nel voto finale, che il Partito Radicale prende vita. O, magari, morte.

Questa è la regola.

Ed è questa regola, insieme alla mozione congressuale approvata dai 2/3 dei partecipanti al 40° Congresso Straordinario di Rebibbia e alla responsabilità che abbiamo nel tentare di realizzarla, che riteniamo qualifichi il nostro agire come opportuno, necessario, urgente.

È la vita del nostro Partito, dello strumento principale delle nostre lotte, ad essere in gioco.

Allora occorre fare chiarezza.

Ai più attenti osservatori delle cose e del mondo Radicale non sarà sfuggito come già da almeno tre anni, prima della scomparsa di Marco, si fosse determinata una frattura tra coloro che ritenevano che i Radicali dovevano seguire vie altre da quelle indicate da Marco e coloro che invece ritenevano e ritengono di condividere l’analisi del Regime e le principali battaglie da opporre allo stesso, a partire dalla centralità della battaglia sulla giustizia giusta, con la sua appendice carceraria e sul diritto alla conoscenza.

Questa frattura ha avuto un suo momento importante nel Congresso del Movimento Radicali Italiani del 2015, che ancor oggi nel suo Statuto reca la dicitura ‘soggetto costituente il Partito Radicale’ e che, con ovvio giubilo dei vincitori, non condividendo l’analisi e l’agenda indicata da Marco, elesse una dirigenza coerente con i fini altri da quelli sino ad allora dati per condivisi nel nostro stare insieme.

Legittimo, ci mancherebbe altro.

Sennonché se con Marco vivo l’imperativo era smarcarsi da un Pannella troppo ingombrante – basti ricordare l’episodio del rifiuto di presentare nel 2013 le Liste Bonino/Pannella, con il “suggerimento” di presentare le Liste Bernardini/Pannella e che letteralmente costrinse a ridosso del voto ad inventarsi le Liste Amnistia Giustizia e Libertà con le ovvie conseguenze dal punto di vista elettorale – con Marco morto e con le celebrazioni che i media di regime hanno tributato al non più pericoloso Pannella vivo, la corsa è stata a ‘riaccreditarsi’, grazie a media compiacenti e pronti, quali Radicali, Ultimi Radicali, Liste Radicali, Segretari dei Radicali, Iscritti Radicali, e così via.

E così mentre prima si ravvisava la necessità, ad esempio, di raccogliere le firme per i referendum o per le proposte di legge sotto vessilli diversi da quelli Radicali (Roma si muove, Milano si muove, ecc.) per il dichiarato timore che con i vessilli Radicali, troppo identificati con Pannella, le firme non si raccogliessero, poi si è arrivati, con Marco morente, a presentare Liste elettorali recanti il nome Radicali, sempre a Roma e Milano, in violazione della regola stabilita all’art. 1 dello stesso Statuto di Radicali Italiani ed all’insaputa del Partito Radicale e di tutti gli altri soggetti differenti da coloro che quella decisione avevano preso.

Finalmente la settimana scorsa, durante una riunione reperibile nel sito di “Radio Radicale”, un membro della Direzione di “Radicali Italiani” ha sintetizzato in modo cristallino quanto da tempo già evidente a chi vive intensamente il mondo radicale: parlando al plurale, e senza che nessuno dei presenti lo abbia contestato o si sia dissociato da quella rivendicazione, ha affermato che quello che avevano costruito in anni, e che continuavano a costruire era né più né meno che l’essersi “assunti la responsabilità personale, politica di entrare prima in collisione con lo stesso Marco Pannella … e poi con un pezzo di partito radicale”. Questa compiaciuta rivendicazione non è stata contestata da nessuno dei presenti: nessuno dei componenti della Direzione o del Comitato Nazionale di Radicali Italiani si è dissociato. Nessuno ha obiettato a questa “assunzione di responsabilità”. Un silenzio che equivale ad assenso, condivisione.

Sennonché, anche volendo ammettere che con le collisioni si riesca davvero a costruire qualcosa, piuttosto che a distruggere, almeno dal Congresso di Rebibbia, la collisione non è più con “un pezzo di partito radicale”, bensì con il Partito nella sua interezza, se è vero, com’è vero, che l’intero Partito si ritrova intorno alla mozione approvata dai congressisti che diventa, per l’appunto, la mozione del Partito, di tutto il Partito.

Noi riteniamo di avere una precisa responsabilità nei confronti del Partito Radicale: la responsabilità di tenere vivo il Partito Radicale, di tenere viva la storia del Partito Radicale e di tutti i militanti che hanno collaborato alla realizzazione delle proposte di Marco Pannella, di realizzare gli obiettivi che il Congresso ha votato a Rebibbia.

Per far fronte a questa responsabilità occorre fare delle scelte radicali, anche, anzi sicuramente, dolorose.

Crediamo anche che sia opportuno, necessario e giusto che tu sia messo in condizione di comprendere quali sono le ragioni che ci hanno condotto a fare le scelte che di qui a breve ti illustreremo e per consentirti di comprendere abbiamo il dovere di non nascondere, di non occultare la realtà.

L’impresa potrebbe essere improba, dolorosa, soggetta a incomprensioni, lunga e faticosa da chiarire e spiegare, non certo solo attraverso questa lettera, ma tutto ciò non può per noi diventare un alibi per rassegnarsi all’ineluttabile: la morte del Partito Radicale.

Nonostante l’impegnativo obiettivo da raggiungere per consentire al Partito più antico della Repubblica di non morire, nonostante questo Partito sia il Partito di quel Marco Pannella celebrato alla sua morte, nonostante la straordinaria mobilitazione nelle carceri dove i detenuti continuano a richiedere l’iscrizione al Partito Radicale, persiste da parte dei media di regime la conventio ad excludendum nei confronti dei Radicali, almeno di quelli “scostumati” che continuerebbero a rappresentare, con le loro proposte, con le loro iniziative, con il loro modo di fare politica, quello scandalo n integrabile di cui ha scritto e detto Pier Paolo Pasolini.

Nonostante la straordinaria mobilitazione necessaria a far vivere il Partito e le sue battaglie, difatti, a noi non vengono concessi inviti in tv, copertine di giornali e interviste sulla qualunque. Altri Radicali imperversano sui media, ma sono impegnati a promuovere altro e/o altri, non certo la vita e le lotte del Partito Radicale.

Il Partito Radicale non ha più neppure un addetto stampa e la gestione dei social network è, al momento, nonostante lo sforzo militante di diversi compagni, assolutamente inadeguata allo scopo.

Lo sappiamo, ne siamo consapevoli, ma anche questa situazione è frutto di quello che, come andremo a spiegare, consideriamo il tradimento delle ragioni costitutive di alcuni dei soggetti inizialmente nati, intorno al Partito Radicale, come soggetti ‘di scopo’.

Agli iscritti al Partito Radicale del 2016 riuniti in Congresso straordinario sono state presentate due mozioni; ha prevalso con i 2/3 dei voti la mozione che si pone come obiettivi politici il perseguimento delle lotte: (i) per l’affermazione dello Stato di Diritto e il Diritto umano e civile alla conoscenza, in Italia e ovunque; (ii) per la riforma della Giustizia e il suo epilogo carcerario, a partire dall'Italia, individuando come priorità l’Amnistia e l’Indulto, l’approvazione della legge di riforma dell’ordinamento penitenziario e il superamento del regime del 41 bis e del sistema dell’ergastolo, a partire da quello ostativo; (iii) per gli Stati Uniti d'Europa, quelli prefigurati nel Manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni.

La Mozione approvata prescrive – senza alcuna rete di “protezione” – la chiusura del Partito Radicale se entro il 2017 non si conseguirà l’obiettivo di almeno 3.000 iscritti, da confermare nel 2018.

E’ una mozione frutto del lavoro degli ultimi dieci anni di vita politica di Marco Pannella e di coloro che intorno a Marco si sono ritrovati nel denunciare l’immonda condizione della giustizia e delle carceri – un sistema, quello giudiziario, che dovrebbe garantire giustizia e che invece produce solo la costante, intollerabile, violazione dei diritti umani fondamentali – e nel prefigurare la codificazione a livello sovranazionale del diritto umano alla conoscenza, quale fondamento e fondamentale presupposto della democrazia e della libertà.

Dieci anni nei quali, a spese del Partito Radicale e della Lista Pannella, sono state fornite ad organizzazioni volute, fondate e finanziate dal Partito Radicale tutti gli strumenti necessari perché potessero operare. Organizzazioni nate in occasioni di campagne specifiche, e che al raggiungimento dell'obiettivo, come prassi radicale, avrebbero dovuto sciogliersi: in passato è accaduto, per esempio, con la Lega per il divorzio, o con altre associazioni promosse per sostenere specifiche campagne.

Queste organizzazioni si sono strutturate in modo indipendente, hanno proprie agende politico/elettorali in conflitto con quelle – e con la stessa ragion d’essere – del Partito Radicale; si dannano l’anima per essere ammesse, con i volti del loro gruppo dirigente, oltre che nei salotti tv, ai tavoli della politica partitocratica di uno degli schieramenti in campo.

Per questo hanno dato vita ad un conflitto, come oggi rivendicato nelle loro sedi istituzionali, con Marco Pannella e con pezzi del Partito Radicale.

Ribadiamo, tutto questo è politicamente legittimo, come sono legittime le ambizioni personali dei singoli, tuttavia, riteniamo, non in nome del Partito Radicale, non a costo della morte del Partito Radicale!

Perché questo va accadendo. Va accadendo che la maggior parte degli italiani neppure sanno della mobilitazione in corso per far vivere il Partito Radicale, mentre sanno e pensano, indotti da media compiacenti e social network usati con abilità professionali, che i Radicali, gli ultimi Radicali, i Segretari dei Radicali sono quelli delle elezioni Romane o Milanesi, quelli delle copertine dei giornali, delle ospitate in TV, delle interviste sulla qualunque. E questi Radicali, quelli del conflitto con Marco Pannella, oggi non solo non danno conto, in tv o sui giornali, del conflitto pure da loro determinato, ma neppure salta loro in mente di far conoscere agli italiani la situazione e le battaglie del Partito Radicale o di sollecitare iscrizioni al Partito di Marco Pannella, che anzi, per quanto appresso chiariremo, quel che avviene è esattamente il contrario essendo l’obiettivo quello di sottrarre iscrizioni al Partito Radicale.

Alla rivendicata indipendenza politica, però, sino ad oggi, è stata affiancata una vita organizzativa solo in parte indipendente: le spese della struttura in cui operano, sono ancora, come negli ultimi dieci anni, prevalentemente a carico del Partito Radicale.

Radicali Italiani, difatti, come le altre organizzazioni di quella che era la cd. Galassia radicale, era “ospitata” con altre nella sede del Partito Radicale che si fa carico delle spese di affitto, luce, spese telefoniche, condominiali e, fino al 2015, di personale.

Per mantenere tutto ciò, di cui le associazioni “ospitate” beneficiavano e a tutt’oggi beneficiano – potendo con ciò convogliare tutti i propri introiti per sostenere iniziative politiche ed avere strutture dedicate – il Partito Radicale tratteneva le quote delle iscrizioni cosiddette “a pacchetto”: in dieci anni questo sistema ha portato il Partito Radicale a cumulare un complessivo debito, per le spese di struttura, appunto, di circa un milione di euro.

Lo slogan che aveva accompagnato il “fiorire” e il dare vita ad organizzazioni finalizzate a specifiche campagne politiche era quello di "marciare separati per colpire uniti"; allora si dava per scontato che era il Regime quello che si doveva colpire, mentre oggi, è un dato di fatto, chi viene ad esserne colpito è il Partito Radicale.

Abbiamo la responsabilità di evitare, con te se vorrai, che il Partito Radicale muoia sotto questi colpi.


Un confronto tra la mozione "costitutiva" del Movimento Radicali Italiani, approvata dal primo congresso del luglio 2002 a Roma, e quella dell’ultimo congresso del 2016 è plasticamente esemplificativo della situazione che si è venuta a determinare in seguito al conflitto voluto, costruito, dal gruppo dirigente di Radicali Italiani:

Radicali Italiani "decide di mobilitarsi da subito per un pieno successo della seconda sessione del Congresso del Partito Radicale, transnazionale e transpartito, soggetto motore della lotta organizzata per l’affermazione della vita, del diritto e della libertà in ogni parte del mondo, a cominciare dall’istituzione della Organizzazione Mondiale della Democrazia auspicata da Emma Bonino”. (mozione 2002)

Radicali Italiani "Prende atto della mozione approvata dal 40° Congresso straordinario del Partito radicale che prevede, tra le altre cose, la sospensione della parte dello Statuto relativa ai soggetti costituenti e ribadisce la necessità di riconquistare la vita politica e democratica del Partito Radicale innanzitutto attraverso iniziative transnazionali di Radicali Italiani, l’invito al tesseramento e la promozione di un coordinamento aperto ai soggetti dell’area." (mozione 2016)

Quindi, Radicali Italiani è stato fondato per essere il soggetto che in Italia organizza le lotte del Partito Radicale (mozione 2002); ma se il Partito Radicale delibera, in Congresso, con la mozione votata dai 2/3 dei congressisti di uno dei congressi più partecipati nella storia del Partito Radicale, di continuare a voler attuare “l'agenda Pannelliana” non gradita al gruppo dirigente di Radicali Italiani, allora sarà Radicali Italiani a mascherarsi da Partito Radicale, ad assumerne le sembianze, da ciò il farsi carico di iniziative transnazionali e il farsi promotore di un coordinamento tra le altre associazioni che con Radicali Italiani hanno condiviso il percorso degli ultimi tre anni (mozione 2016)

E siamo al 29 gennaio 2017, quando il Comitato Nazionale di Radicali Italiani delibera, per raggiungere i propri obiettivi, di voler conseguire, non 2.000 o 2.500, ma – guarda caso – 3.000 iscritti entro dicembre 2017, lo stesso obiettivo di 3.000 iscritti deliberato dal Partito Radicale nel Congresso di Rebibbia, con una sola differenza: che il Partito Radicale chiude se non li raggiunge, mentre Radicali Italiani sopravvive anche se non li raggiunge.

Un chiaro obiettivo concorrenziale che conta, letteralmente, sulla confusione volutamente creata – mai Radicali Italiani, in circa 17 anni di vita, ha sentito la necessità di individuare il proprio obiettivo annuale di iscritti in 3.000 – e che è volto anche a far fallire quello dei 3.000 iscritti al Partito Radicale e, con ciò, determinare la sua chiusura.

Fatto è che decine di persone in carne e ossa, purtroppo sollecitate da telefonate a dir poco ambigue provenienti dalla sede del Partito Radicale, si sono iscritte a Radicali Italiani pensando così di essersi iscritte al Partito Radicale e dato che per il Partito Radicale anche una sola tessera può determinare la differenza tra vivere o morire è chiaro che, quale Presidenza, abbiamo il dovere di assumere ogni decisione necessaria a scongiurare future ‘confusioni’.

In passato la confusione esistente tra soggetti dell’area radicale – certo di non facile decifrabilità per molti – era un valore persino positivo rispetto ad un movimento che nel suo complesso si ritrovava nell’analisi politica, negli obiettivi, nelle battaglie condivise: "marciare separati per colpire uniti".

Oggi la confusione è per il Partito Radicale un disvalore e mentre il Partito Radicale non dispone di strumenti per far fronte a questo deficit di chiarezza, di trasparenza e di informazione, la sensazione chiara che dall’altra parte, forti della compiacenza dei media e dell’uso massiccio dei social network, si giochi sempre di più – come dimostra la circostanza per la quale improvvisamente RI ha deciso di fissare in 3000 l’obiettivo per le iscrizioni nel 2017 – a determinarla.

Da ultimo, ma non per ultimo, è bene sapere che sempre Radicali Italiani trattiene da alcuni anni circa 60mila euro di quote iscrizione al Partito Radicale, versate tramite i conti postali o bancari di Radicali Italiani.

La situazione, ridotta ai minimi termini è questa: chi, nato per costituire il Partito Radicale è maturato nel suo contrario, ha pur sempre tutta la libertà di fare quello che vuole, come vuole, con chi vuole, ma non può pretendere di farlo a spese – economiche e politiche – del Partito Radicale, della sua storia, della sua continuità ed attualità politica, della sua vita.

Un altro esempio: se Radicali Italiani, per sostenere la battaglia sulla legalizzazione delle droghe leggere, decide di nascondere completamente le disobbedienze civili di Rita Bernardini, di Laura Arconti, di Marco Pannella (che per questo hanno subito decine di processi, hanno inanellato condanne e assoluzioni gravide di conseguenze in termini giuridici) e decide di regalare un “semino” di cannabis, specificando che “non si tratta di un reato” è ovvio che lo possa fare, meno ovvio è che lo faccia utilizzando ancora le strutture e i mezzi del Partito Radicale, e sicuramente meno leale è che lo faccia dichiarando alla stampa di regime una continuità con le azioni nonviolente Radicali di disobbedienza civile. La disobbedienza civile di Rita Bernardini – piantagione e distribuzione gratuita di chili di marijuana ai malati che non hanno accesso ai farmaci cannabinoidi – è un reato a costo della galera, quella del semino innocente di Radicali Italiani è “disobbedienza civile a buon mercato”.


Alla luce di quanto abbiamo solo sommariamente cercato di spiegarti, come già annunciato nell'ultima riunione della Presidenza del Partito Radicale, disponibile sul sito di “Radio Radicale”, al fine di scongiurare che questo stato di cose possa continuare e concorrere con la morte del Partito Radicale, ti informiamo che la sede sarà nella disponibilità del Partito Radicale fino alla fine del mese di febbraio. Dal 1° marzo passerà alla Lista Pannella e questo comporterà una redistribuzione degli “spazi” disponibili, tra la stessa Lista, il Partito, e le sole associazioni impegnate nella realizzazione degli obiettivi congressuali stabiliti nella mozione generale del Partito Radicale.

Al tempo stesso cercheremo di affittare a prezzi di mercato parte del secondo piano, per reperire risorse utili all'attività politica, oggi affidata alla militanza, al volontariato e a mezzi di fortuna.

Inoltre, verrà a breve ridiscusso il palinsesto di “Radio Radicale”, unico media praticato dai Radicali “scostumati” con l'obiettivo di potenziare la presenza del Partito Radicale, per il raggiungimento dell'obiettivo vitale dei 3000 iscritti, e degli altri punti approvati con la mozione di Rebibbia.


Per far vivere il Partito Radicale abbiamo urgente bisogno del tuo aiuto, della tua iscrizione, del tuo contributo. Non è la prima volta che accade. La nostra è una onorevole “mendicità”, come diceva spesso Pannella, che per il Partito si è spogliato di ogni suo avere; una “mendicità” di cui si può essere orgogliosi e fieri, ma che al tempo stesso può essere motivo e causa della nostra morte, e soprattutto della morte delle cause e degli obiettivi che ci siamo posti.

Se non corriamo il rischio di farcela, avremo la certezza che tutto sarà perduto.

Era prevedibile? Era previsto!

Pannella nel 1978, rivolgendosi all'allora gruppo dirigente ebbe a dire: “non possiamo non prevedere fin d’ora - pena la morte politica di tutti noi - che si tenterà di separare, di annettere, di integrare qualsiasi radicale che proponga in modo non scostumato, cioè secondo il costume di classe del potere, e quindi con costumi omogenei a quelli del potere, quello che insieme abbiamo imparato e a cui stiamo dando corpo”.

Per parte nostra, possiamo promettere e assicurare che continueremo ad essere, in questo senso, “scostumati”; per questa “scostumatezza”, come in passato, si verrà colpiti e attaccati e cercheranno di annichilirci in ogni modo. Con una differenza, rispetto ad altre volte: i “colpi” verranno non solo dal Regime, ma anche, e con maggiore determinazione e violenza, da chi anela ad accostarsi al Regime “con educazione”, fino ad esserne ammesso a farne parte. A ciascuno il suo.


Matteo Angioli, Angiolo Bandinelli, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maurizio Bolognetti, Antonella Casu, Antonio Cerrone, Deborah Cianfanelli, Sergio D'Elia, Maria Antonietta Farina Coscioni, Mariano Giustino, Giuseppe Rossodivita, Irene Testa, Maurizio Turco, Valter Vecellio, Elisabetta Zamparutti


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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » lun feb 13, 2017 7:56 pm

I quattro gatti Radicali diventano due, ma il Papa aveva teso un mano…
Calendar 13 febbraio 2017

http://www.uccronline.it/2017/02/13/i-q ... so-un-mano

Bonino diseredata dai suoi amici Radicali, assieme a lei anche Marco Cappato. Il gruppo guidato da Maurizio Turco e Rita Bernardini ha infatti preso possesso delle macerie del partito pannelliano, intendendo accaparrarsi l’eredità patrimoniale del partito.

Per anni hanno combattuto la Chiesa fingendo di essere preoccupati dall’economia vaticana oggi, morto Marco Pannella (che già l’aveva scomunicata), i suoi seguaci non ci pensano due volte a sbattere fuori i leader di partito per entrare in possesso delle quote societarie. «Ci accusano di tradimento, con la favola di dichiararsi “mendicanti”, solo per cacciarci e prendersi la “robba”, la poca che c’è», il commento del segretario radicale Riccardo Magi. Poca non è, se si contano i 50 milioni di euro di fondi pubblici indebitamente ricevuti da Radio Radicale per il servizio di diretta dal Parlamento che già offre Radio Rai.

È stata sfrattata anche l’Associazione Luca Coscioni, buona notizia, che perde così un sostegno politico importante nelle battaglie sull’eutanasia legale. Sembra proprio l’eccessiva adesione del gruppo boniniano alla militanza pro-cannabis, pro-prostituzione e pro-eutanasia ad aver infastidito i seguaci di Pannella, più interessati ad altre battaglie.
Partito Radicale e Radicali Italiani si faranno concorrenza, in palio meno di 3000 iscritti: «se non si raggiungono certi numeri si chiude battenti, e i Radicali Italiani ci stanno facendo concorrenza in casa».
Altro che “partito non violento”: «L’impotenza che diventa violenza e ha bisogno di inventare il tradimento altrui come pretesto e alibi», commentano i Radicali italiani.

La notizia offre l’occasione per parlare del poco compreso tentativo di Papa Francesco di tendere una mano ai due leader del partito italiano più anticlericale. Da una parte il Pontefice ha cercato di valorizzare il contributo di Emma Bonino nell’accoglienza ai migranti –in linea con i suoi predecessori-, citandola «tra i grandi dell’Italia di oggi per il miglior servizio nel far conoscere l’Africa».
Mettendo così in secondo piano il suo attivismo sui temi etici: «è gente che la pensa in modo molto diverso da noi», ha precisato. «Vero, ma bisogna guardare alle persone, a quello che fanno». L’associazione Papaboys ha giustamente spiegato: «Papa Francesco ha semplicemente dato a Cesare il suo.
Francesco non ha messo sull’altare Emma Bonino, ha riconosciuto il suo impegno ed il suo lavoro per l’Africa». Una sorta di promessa alla Bonino: impegnati sulle battaglie giuste, sul problema delle carceri e dei migranti: su questo avrai l’appoggio del mondo cattolico.

Francesco ha cercato anche un contatto con Marco Pannella, lo ha chiamato durante uno sciopero per la fame per il sovraffollamento carcerario, ha discusso con lui del problema, della vita e della morte, dell’uomo e dello spirito. Poco prima di morire, curato in una clinica di suore, Pannella ha scritto a Bergoglio: «Ti voglio bene. Ho preso in mano la croce che portava mons. Romero e non riesco a staccarmene». La causa di beatificazione dell’arcivescovo salvadoregne venne iniziata da Giovanni Paolo II, sbloccata da Benedetto XVI e portata a termine da Francesco.
Giuseppe Di Leo, vaticanista di Radio Radicale, ha raccontato che Pannella andava d’accordo anche con Papa Wojtyla, perché «i jolly, gli irregolari, ci capiscono e si piacciono». Padre Lombardi, ex direttore della Sala stampa vaticana, disse questo alla morte del leader radicale: «Marco Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l’impegno totale e disinteressato per nobili cause, ad esempio quella a cui si è molto dedicato negli anni recenti, in favore dei carcerati». Mons. Rino Fisichella, incaricato da Francesco di organizzare il Giubileo 2016 ha dichiarato cose simili: «Non ho certo condiviso le battaglie di Marco Pannella come l’aborto o in tempi più recenti, quella per l’eutanasia. Ma non posso dimenticare che è stato anche capace di far sentire la voce dei senza voce. Ho condiviso ben poco, anzi nulla, di certe battaglie radicali degli anni ’70 e ’80. Ma non posso nemmeno dimenticare le iniziative per combattere la fame nel mondo o quelle per far sentire la voce di chi non aveva voce, come nel caso dei carcerati. Questo non dovrebbe stupire. È importante cercare con chi non crede un dialogo fondato sulla ragione». Un giudizio simile a quello dello storico direttore di Tempi, Luigi Amicone, amico di Pannella e Bonino.

Il Papa e la Chiesa hanno cercato questo dialogo, hanno lanciato una fune, tentato un incontro, si sono scandalosamente invitati a casa di Zaccheo, senza mai diventare complici delle loro battaglie contrarie all’etica cristiana anzi, professando apertamente il contrario. Se Pannella dopo il “contatto” con Francesco si avvicinò alla croce e mise da parte le battaglie etiche (seppur senza rimangiarsele) -addirittura cambiò idea sulle unioni civili, allineandosi agli attivisti per la famiglia nell’invocare un referendum (“effetto Francesco?”)-, la Bonino non sembra affatto aver accolto l’invito. Ci auguriamo che questa cacciata da parte dei suoi amici storici la faccia ricredere sulla mano che qualcuno le aveva teso.
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » lun feb 13, 2017 8:30 pm

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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio feb 16, 2017 8:38 pm

Email del 16/02/2017

Caro Alberto,

gli organi responsabili di Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Certi Diritti e il Segretario di Non c'è Pace senza Giustizia si sono riuniti per dare una risposta comune alla lettera con la quale si è di fatto annunciato il loro sfratto dalla sede del Partito Radicale, come atto conclusivo e simbolico di una scelta politica che tende a negare ai quattro soggetti politici e ai loro dirigenti, militanti e iscritti, ogni legittimità radicale e ad espellerli definitivamente dalla politica e dalla storia del partito attraverso la sospensione dello Statuto e la cancellazione, fuori da ogni regola, dello status di Soggetti costituenti del Partito radicale

Non intendiamo entrare nel merito di una ricostruzione storica unilaterale e palesemente falsa di dissensi politici che pure ci sono stati come effetto di una crisi a cui non si è cercato e voluto dare insieme una risposta efficace, tempestiva e credibile, nell'abitudine di attendere parassitariamente le soluzioni da chi le aveva sempre trovate per tutti e non era più in grado di darle.

A chi esibisce il deliberato del Congresso di Rebibbia per giustificare una scelta di rottura e di espulsione di fatto già presente in quella mozione e nelle attribuzioni di poteri con le quali sono state cancellate le cariche previste dallo Statuto, ricordiamo che in quella sede abbiamo proposto, in alternativa, di convocare una seconda sessione del Congresso dopo alcuni mesi, occupando il tempo tra le due sessioni per lanciare una campagna di iscrizioni e affrontare un dibattito per salvare le ragioni e le speranze di un partito di cui con tutta evidenza nessuno attualmente è in grado di assicurare le basi materiali della sua transnazionalità e della sua transpartiticità: un dibattito tra tutti noi, ma aperto anche a tutti coloro che condividevano e condividono le nostre idee sul diritto internazionale e sovranazionale, sui pericoli per la democrazia e per i diritti umani ovunque nel mondo, sulla crisi e la debolezza della Patria europea per il rifiuto del federalismo, sulla deriva provocata da una globalizzazione tanto necessaria e inevitabile quanto non governata: quel dibattito avrebbe potuto essere, se lo si fosse voluto, la sede per affrontare un discussione seria sulla riforma statutaria del partito, per dare e trovare soluzioni unitarie, democratiche e federative a una galassia radicale, formatasi per atti e stratificazioni successive, fino ad allora tenuta insieme dalla leadership di Pannella e da un coordinamento statutario. Si è invece deciso di usare il Congresso come una clava per operare un regolamento di conti e una politica di delegittimazione e di estromissione nei confronti di soggetti politici organizzati e di dirigenti e militanti che sono stati nel corso degli anni protagonisti delle più significative lotte del partito radicale. E lo si fa pretendendo di avvalersi e appropriarsi in maniera esclusiva di un patrimonio molto rilevante che costituisce un bene comune, gestito a garanzia di tutti e costruito dall'impegno di generazioni di militanti e dalle loro lotte condotte nel paese e nelle istituzioni. E la Radio Radicale, a cui si vorrebbe dettare il palinsesto, non è solo un bene comune di tutti radicali, ma – nel panorama della nostra informazione – un patrimonio dell'intero paese.

Rispondiamo a questa politica distruttiva e autodistruttiva opponendo i nostri obiettivi, le nostre iniziative radicali e radicalmente nonviolente, transnazionali e transpartite. Rispediamo al mittente le accuse che ci vengono rivolte di cedimento al regime. Poveri e privi di qualsiasi avere o struttura, apparentemente inermi nella nostra nonviolenza anche di fronte alla violenza non solo del e dei poteri ma anche di queste scelte, andremo avanti ostinatamente nelle nostre lotte confidando nelle iscrizioni, nel contributo, nel sostegno di tutti coloro che le condividono. In questo sapendo, senza alcuna pretesa di legittimità e di esclusività ereditaria, di essere nel solco tracciato dalla storia radicale, che cercheremo di proseguire creando forme e luoghi di agire comune con chi lo vorrà.

Riccardo Magi, Segretario Radicali Italiani
Michele Capano, Tesoriere Radicali Italiani
Antonella Soldo, Presidente Radicali Italiani
Filomena Gallo, Segretaria Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Marco Cappato, Tesoriere Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Niccolò Figà Talamanca, Segretario "Non c'è pace senza giustizia"
Leonardo Monaco, Segretario "Certi Diritti"
Dario Belmonte, Tesoriere "Certi Diritti"
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 11:26 am

Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari e sugli immigrati clandestini
viewtopic.php?f=194&t=2460



Marco Pannella rincara contro Emma Bonino: "Le assenze? Io ho due tumori, lei ne ha uno..."
29 Luglio 2015

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... onino.html

La querelle tra Marco Pannella ed Emma Bonino continua, senza esclusione di colpi. Dopo la replica dell'ex ministro, torna a parlare Pannella. Al Corriere della Sera risponde sui 2.500 che la Bonino ha affermato di versare mensilmente: "Innanzitutto vorrei vedere per quanti mesi li ha versati. E poi, dipende da quanto uno prende al mese. Ci sono le pensioni, Emma ha anche quella di commissario europeo, immagino... Io vado in giro a piedi o in tassì, non ho auto nera o blu. Emma? Immagino che abbia l'auto nera o blu, com'è giusto". E ancora, Pannella rincara: "Noi qua - indica la sede del Partito radicale - stiamo per chiudere. Le risulta che la Bonino stia facendo qualcosa per evitarlo?". Parole al vetriolo, quelle dello storico leader, che non risparmia nemmeno una stoccata sulla malattia di Emma. Quando gli si chiede se dietro le "assenze" della Bonino che lui contesta ci possa essere la malattia, lui risponde così: "Io ho due tumori, lei ne ha uno. Ho parlato coi suoi medici e posso dire che lei non ha motivo per essere allarmata. Poi, se si parla di psichiatria...". L'amore tra Emma e Giacinto è finito, definitivamente.



Emma la furbacchiona: occupa poltrone da 37 anni
La Bonino è il candidato-donna al Colle più sponsorizzato da vip e sondaggi. Macché nome nuovo: dal Parlamento alla Ue, ha collezionato incarichi e privilegi
Giancarlo Perna - Lun, 15/04/2013

http://www.ilgiornale.it/news/interni/906929.html

Mentre gli altri papabili per il Quirinale stanno acquattati, la radicale Emma Bonino si agita da matti.
Va capìta. È dal lontano 1976 - trentasette anni fa! - che per la prima volta resta senza poltrona.

Tutto a causa della batosta elettorale di Amnistia e libertà, la lista sua e di Pannella, che, inchiodata a una percentuale da trigliceridi (0,3), li ha tagliati fuori. Se ora non trova subito uno strapuntino su cui sedere, Emma rischia una crisi di astinenza. Di qui, la foga che mette per salire al Colle.

Da tempo, batte la grancassa. Ogni giorno, dozzine di sondaggi la dichiarano favorita per le sue personali virtù e il suo essere donna. Pilota una squadra di ammiratori che ne sostengono la candidatura. Sono della compagnia di giro, la stilista Anna Fendi, l'astroscienziata Margherita Hack, Renzo Arbore, Lucrezia Lante della Rovere, Franca Valeri. Hanno mandato una lettera al Corsera per «Bonino presidente», Alessandro Gassman, Sergio Castellitto, Gianmarco Tognazzi, altri così. Gira sulla Rete un video con diversi divi dello spettacolo che recitano, ammiccanti, slogan più o meno stupidotti, pro Bonino. Si va dal: «Ora al Quirinale c'è la possibilità di avere una donna, talmente straordinaria che andrebbe bene anche se fosse un uomo» di Rocco Papaleo (attore) a: «Il nuovo presidente della Repubblica? Me lo immagino durante il discorso di fine anno: senza cravatta!» di Valeria Solarino (attrice).

Al vociare si aggiunge Marco Pannella il quale, ogni volta che trova un microfono, ripete che la massa degli italiani null'altro vuole che Bonino al Quirinale. Se qualcuno ne dubita, com'è successo nella radiotrasmissione la Zanzara - dove il conduttore ha ricordato il recente 0,3 elettorale di Emma - Marco spacca a pugni lo studio, non tanto per difendere Bonino quanto per la rabbia di sentirsi rinfacciare il fiasco di cui è largamente corresponsabile.

In diversi ambienti Emma ha buona stampa. Si ricordano le battaglie laiche e quelle pacifiste. Salì alla ribalta, nei primi anni Settanta, per gli aborti che procurava con una pompa di bicicletta, raccogliendo i feti in un vaso che contenne marmellata. Era il suo modo di combattere alla luce del sole gli aborti clandestini. Sull'onda di queste performance, fu eletta alla Camera nel 1976 con la prima pattuglia radicale entrata in Parlamento (lei, Pannella, Mauro Mellini, Adele Faccio).

Per lo spirito energico e l'alone che circonda i radicali, Bonino è considerata un'idealista che combatte buone battaglie. Senza entrare nel merito di questa impressione, va però aggiunto che ha fatto notevoli giravolte per continuare a godere ininterrottamente dei privilegi propri dei politici. Dal debutto parlamentare, a 28 anni, ai suoi attuali 65, Bonino - come il più logoro personaggio della casta - ha vissuto di poltrone e prebende. Quando Casini e Fini entrarono a Montecitorio (1983), lei era lì da sette anni; all'arrivo di D'Alema e Veltroni (1987), era già veterana da undici. Emma ha fatto, tra Camera e Senato, sette legislature, toccando il massimo pensionistico. Vanno aggiunte le quattro stagioni al Parlamento di Strasburgo, quattro anni come commissario Ue e due da ministro di Prodi (2006-2008). La sua vita politica, come quella di Pannella, è distinta in tre periodi. Durante la prima Repubblica erano autonomi. Poi, con il bipolarismo, si sono schierati prima con il Cav, poi con la sinistra.

Nel 1994, Emma fu rieletta alla Camera sotto le insegne di Forza Italia e della Lega Nord. Il Berlusca la volle poi commissario Ue agli Aiuti umanitari. Finita l'esperienza, la ricandidò come parlamentare Ue. Dopo dieci anni abbondanti di centrodestra, Bonino e Pannella passarono a sinistra continuando a prosperare con i nuovi amici. Solo nelle elezioni di febbraio si sono messi in proprio, deragliando. Da commissario europeo (1995-1999), Bonino fu travolta dallo scandalo della collega Edith Cresson che aveva elevato il proprio dentista a un alto incarico. Si scoprì che non era il solo abuso e che gli imbucati erano ovunque. Anche da Emma che amministrava il denaro per Paesi infelici come Bosnia e Ruanda. La commissione Santer, unica nella storia Ue, dovette dimettersi in anticipo. Emma rientrò in Italia e, orfana di poltrone, avviò all'istante una campagna per conquistare il trono del Quirinale basandola, da vera impunita, sui suoi meriti Ue. Prevalse però Ciampi. Era il maggio 1999. In giugno, con perfetto tempismo e i voti del centrodestra, tornò all'Ue come deputato.

Per i lunghi soggiorni esteri, le si accredita una visione globale. In verità, il suo mentore in materia è George Soros, noto speculatore internazionale (suo l'attacco alla lira del 1992), filantropo a tempo perso. George è iscritto al Pr ed Emma si abbevera ai suoi scritti mondialisti. La fama boninana di esperta internazionale poggia su tali letture. In questi ambiti scivolosi, Bonino ha trascinato anche Pannella, con cui - più in generale - ha rapporti nevrastenici. Passano giorni a ingiuriarsi, per poi ritrovare l'armonia in nome della ditta radicale di cui sono i padroni. Emma ha una tecnica sperimentata quando nel Pr i dibattiti prendono una piega sgradita. Seduta al tavolo di discussione, raccoglie non vista la borsetta che ha ai piedi della sedia, se la stringe sottobraccio pronta a uscire di scena e finge un malore. Quando gli altri gridano allarmati: «Emma che hai?», si accascia da fare pena e si fa portare a casa, centrando l'obiettivo.

Nel 2006, Bonino passò al centrosinistra. Mesi prima, aveva detto di Prodi: «Ha il cervello piatto». Ma, cambiata casacca, gli si mise attorno e diventò ministro delle Politiche europee nel suo governo, con Di Pietro, un manettaro che ai radicali dovrebbe fare orrore, e con marxisti incalliti, tipo Paolino Ferrero, che a liberali come Pannella e soci dovrebbero dare l'orticaria. Emma invece si adattò perfettamente alla sinistra. Ogni tanto si concedeva un'impennata radicale, ma sotto sotto faceva capire ai nuovi sodali che si potevano fidare. Per fornirne la prova, nella scorsa legislatura, Emma e i radicali hanno addirittura autorizzato l'arresto preventivo di diversi parlamentari, calpestando la loro storia libertaria. Il caso peggiore fu quello di Alfonso Papa del Pdl, dato in pasto al solito Woodcock, con la scusa - spiegò Emma per tutti - che non c'era fumus persecutionis. Così, tradendo se stessi, mostrarono pure di essere ciechi. Oltre al fumo c'era infatti anche l'arrosto, come stabilì poi la Cassazione che dichiarò illegittimo l'arresto per «insussistenza dei presupposti».

Se vogliamo una donna al Quirinale perché cominciare da questa furbacchiona?
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » ven giu 16, 2017 7:17 am

Bufera nel Partito Radicale per i finanziamenti di George Soros
Di Cesare Mais
17 novembre 2016

https://www.italia.co/news/bufera-nel-p ... orge-soros

A seguito dell’invio della mia lettera I furbetti del partitino (consulenza per i compagni espulsi o in via di espulsione) e in particolare sul punto 101 inerente i rapporti del Partito Radicale con le Fondazioni di George Soros, ho ricevuto e inoltro a coloro a cui è stata spedita la lettera, una corrispondenza di Antonella Casu, Tesoriera di Non c’è Pace Senza Giustizia, e un riepilogo di quanto ha ricevuto dalle stesse Fondazioni l’Associazione Luca Coscioni.

Queste informazioni “nuove”, cioè datate ma di cui oggi veniamo a conoscenza, non fanno che aggravare il quadro delineato nella mia Relazione al Congresso del Partito Radicale che si è tenuto dall’1 al 3 settembre nel carcere di Rebibbia.

Colgo l’occasione per ringraziare le compagne e i compagni che in questo difficile momento per il Partito, ma anche per le vite di ciascuno e di tutti, hanno deciso di iscriversi al Partito Radicale e un grazie anticipato a coloro che decideranno di farlo.

Maurizio Turco

* * * * * * * * *

da Antonella Casu Tesoriera di Non c’è Pace Senza Giustizia

Caro Maurizio,

giustamente sottolinei, al punto 101 della lettera che hai inviato via mail lo scorso 30 ottobre, da un lato che da Soros e dalle sue fondazioni non sono mai arrivati contributi diretti al Partito Radicale, dall’altro citi come eccezione i due prestiti fatti da Soros alla Lista Pannellla, poi restituiti, e il finanziamento alla LIA per un progetto del 2003.

Infatti, queste eccezioni, rappresentano il sostegno ricevuto da Soros per il quale il Partito Radicale, pur non avendolo ricevuto direttamente, è stato coinvolto fin dall’inizio nella gestione.

La non condivisione delle iniziative e dei finanziamenti, oltre che dei progetti, da parte delle associazioni d’area con il Partito Radicale, e quindi il mancato esercizio dell’essere soggetti costituenti, è cosa che ho più volte denunciato assumendomene la quota di responsabilità che mi compete.

Tuttavia, ascoltando alcuni interventi al congresso di Radicali italiani, è evidente che non tutti la intendiamo allo stesso modo. Per alcuni sembra che il problema sia essenzialmente, o circoscritto al fatto della mancata comunicazione al Tesoriere e al Partito delle risorse che dall’ambiente Soros sono in questi anni arrivate e che anche in virtù di quei finanziamenti è stato possibile compartecipare a spese formalmente in capo al Partito.

Chiamata in causa, pur non ritenendo che questo sia il problema riporto quanto a mia conoscenza, per sanare l’eventuale carenza informativa:

– quanto all’ingresso di Emma nel Global Board dell’OSF, a luglio 2015, Emma subordinò la sua accettazione al fatto che NPSG si occupasse della gestione amministrativa del rapporto (che poi non ha comportato particolare impegno) e che il corrispettivo che le sarebbe stato riconosciuto per il tramite di Non c’è Pace Senza Giustizia fosse destinato nella misura del 50% ciascuno a NPSG e all’Associazione Luca Coscioni, versando già lei mensilmente 2.500 euro al partito. In data 13/02/16 ci sono stati accreditati a questo titolo 20.000 USD, pari ad euro 17.672,62 euro. Lo stesso giorno sono stati girati da NPSG all’Associazione Luca Coscioni 8.836,31 euro. Il contributo risulta, oltre che a Bilancio, anche tra i versamenti di Emma a NPSG registrati nella banca dati TESORO, lo stesso immagino per quanto riguarda l’ALC. Ovviamente, l’intento era quello di poter seguire più direttamente anche ulteriori possibili sinergie tra l’area radicale e Soros.

– NPSG ha inoltre ottenuto, da quando ne sono direttamente a conoscenza:

1) un finanziamento di 220.000 USD per il periodo 1/6/15 – 30/9/16 per le attività sul fronte Siria;

2) un finanziamento di 20.000 euro per training dal 14 al 18 settembre 2015 a Skopie per la formazione di organizzazioni della società civile nel monitorare e sostenere il rispetto degli standard internazionali che tutelano i diritti dei migranti;

3) un finanziamento di 115.000 USD per il periodo 15/8/16 – 31/5/17 e un altro per il periodo 1/10/16 – 31/5/17 sempre di 115.000 USD nell’ambito del progetto Ban FGM.

Entrambe le versioni restano “coerenti” perché è il presupposto di partenza che è sostanzialmente e fondamentalmente diverso.

Infatti, non abbiamo mai fatto vivere l’articolo 2.9.22 dello Statuto del Partito Radicale relativo alle funzioni del Senato e dei soggetti costituenti.

Il problema di fondo, quindi, resta tutto e risale alla questione mai risolta di cosa dovesse intendersi l’essere “soggetto costituente” e che ognuno ha interpretato come ha voluto, ingenerando i risultati che oggi ci troviamo a vivere.

Antonella Casu

1 10. Nel frattempo Emma Bonino è entrata, non essendoci comunicazioni ufficiali presumibilmente un anno fa, nel Global Board (consiglio di amministrazione) dell’OSF, Open Society Foundations che ne definisce la strategia, i bilanci, e la direzione di lavoro. Anche questa è una decisione legittima, ci mancherebbe altro! e sarebbe sbagliato trattarla come una scelta “tecnica” e senza risvolti politici.

A Soros e alla sua fondazione il Partito radicale ha sempre guardato con la massima attenzione, non ne ha sposato l’agenda politica, ma ha chiesto di finanziare la propria. Per la storia e la memoria: la fondazione Soros non ha mai finanziato una iniziativa del Partito radicale. George Soros si è iscritto al Partito radicale quando a Marco è stata data l’occasione di chiederglielo. A mia memoria Soros ha prestato due volte del denaro che gli è stato totalmente restituito ed ha finanziato un progetto della LIA nel 2003 per 100mila dollari.

2 2.9.2 Funzioni.

Il Senato (…) – esprime, su iniziativa del suo Presidente o su richiesta del Segretario e del Tesoriere, un parere preventivo sui progetti proposti da uno o più costituenti, dalle associazioni radicali, dalle associazioni e gruppi non radicali federati al Partito; (…)

* * * * * * * * *

da Associazione Luca Coscioni

Finanziamenti da Open Society Foundations e Open Society Initiative for Europe

da a euro dollari per
26/05/2014 Schwveiz Geis Fuer Die Radicali Italiani / Cambiamo noi 18.071,58 20.000 Cartone animato “La legalizzazione illustrata agli adulti”

31/07/2014 Stiftung Austria Ass. Luca Coscioni 11.151,89 15.000 Partecipazione alla mobilitazione mondiale Support don’t Punish, in occasione della giornata mondiale lotta al narcotraffico

12/11/2014 Foundation to promote Open Society Ass. Luca Coscioni 48.091,59 60.000 Campagna di promozione accesso a cannabis terapeutica + Partecipazione lavori ONU

16/10/2015 Stiftung Open Society Institute Ass. Luca Coscioni 80.290,20 90.000 Campagna raccolta firme petizione europea online pre-UNGASS, partecipazione a fasi preparatorie Roma, Vienna, NYC e sessione UNGASS, raccolta firme proposta di legge d’iniziativa popolare

21/012016 Stiftung Open Society Institute Ass. Luca Coscioni 83.675,61 90.000
241.280,87 275.000
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » dom dic 24, 2017 5:11 pm

Lo schiaffo di Rita Bernardini a Emma Bonino, la (ex) radicale amica dell’Iran…
2017/12/22

https://nopasdaran2.wordpress.com/2017/ ... a-delliran

Difficilmente entriamo a gamba tesa su un tema prettamente di politica interna, soprattutto quando si tratta di personalità politiche italiane che prenderanno parte alla prossima tornata elettorale.

Ovviamente, quando riguarda i rapporti con l’Iran – e con i suoi proxy – non ci vergogniamo di prendere una posizione chiara e netta. Per questo, stamane, non possiamo che entrare a gamba tesa sulla questione dello scambio epistolare tra i “radicali” legati alla lista “Più Europa” di Emma Bonino e quelli legati al Partito Radicale Transazionale, di cui sono membri Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Maurizio Turco e Sergio d’Elia.

Per chi non avesse letto la storia, i boniniani hanno inviato a Rita Bernardini una email, proponendole di candidarsi con la loro lista “Più Europa”. L’offerta, come raramente accade oggi in politica, è stata rimandata al mittente dalla Bernardini che, nella sua email di risposta ha testualmente scritto: “le vostre strade sono confluite in un’unica strada contraria a quella percorsa da Marco Pannella…Avete il “vostro” partito, la “vostra” lista, il nome di Emma Bonino ceduto a Radicali Italiani come patrimonio da far fruttare nelle competizioni elettorali. Avete spazi televisivi a gò-gò, quelli per conquistare i quali (e non certo per se stesso) Pannella doveva giungere in punto di morte…”. In poche parole, la Bernardini non solo ha rifiutato l’offerta, ma ha anche ricordato ai boniniani che – ormai da tempo – non sono più parte della famiglia radicale.

Per quanto ci riguarda, non entriamo nella contesta sullo Statuto radicale, ma giudichiamo i boniniani per le loro azioni e prese di posizione sulla politica estera. Con Bonino alla Farnesina, l’Italia virò drammaticamente verso gli interessi iraniani, tanto che fu proprio la “cara Emma” ha dire – tutta velata da Teheran – “vogliamo vincere la gara di amicizia con l’Iran. Peggio: la Bonino, a dispetto dei comunicati, in realtà si dimostrò anche molto morbida verso il regime di Bashar al Assad, proxy di Teheran.

Anche una volta terminato il suo incarico alla Farnesina, la Bonino ha attivamente continuato la sua attività di lobbying politica in favore del regime iraniano, firmando anche appelli pubblici in favore di Teheran. Una campagna di sostegno al regime clericale iraniano, mai affiancata da condanne pubbliche degli abusi di quello stesso regime, contro donne, attivisti, giornalisti, intellettuali, detenuti e minoranze etniche e religiose.

Per tutte le ragioni suddette, non possiamo che applaudire la coraggiosa scelta di Rita Bernardini e non possiamo che farlo ricordando Marco Pannella, l’uomo che non si piego’ mai per una poltrona, per quanto elegante potesse essere…



Grazie Rita Bernardini
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio feb 18, 2021 8:22 pm

Dario Huseklepp
3 maggio 2020

Pannella fu sicuramente una persona politicamente importante ma anche un simbolo del liberalismo italiano, cioè un controsenso in termini, perchè i liberali italiani sono nati nel Piemonte ed inizialmente dovevano solo unire il Nord Italia ma poi si lanciarono nella follia di creare uno stato unico per tutti gli italiani, creando una specie di liberalismo illiberale, testimoniato dal fatto che il suo piu importante esponente nel 900, Pannella appunto, era un monarchico classista borghese, qualcosa di completamente avulso dai popoli italiani.

I radicali, nati dalla cosiddetta "sinistra" del partito liberale ( ma poi sinistra non si sa di cosa, perchè erano sempre un movimento di servi dei padroni, come tutti gli altri, anzi pure peggio ) conquistarono la celebrità grazie a tematiche sicuramente da me condivisibili, come farsi le canne in santa pace, ma in realtà erano ben altro, cioè un partito di classisti, gerarchici, miglioristi, una specie di setta religiosa che si spacciava per laica, in realtà che faceva della laicità una religione ( si chiama laicismo questa cosa) e che glorificavano il risorgimento, la pagina piu nera e barbara della storia d'italia, come una specie di totem da insegnare nelle scuole a pappagallo.

I risultati di questo si vedono ancora oggi, con l'anticlericalismo da bambocci di milioni di italiani, che non hanno capito che se hanno ancora una casa ed un lavoro è grazie alla presenza della Chiesa Cattolica, altrimenti erano come la Libia o la Macedonia ed andavano in giro in ciavatte col cammello.

In ogni caso sicuramente meglio Pannella della Bonino, dato che il massone teramano almeno era filoisraeliano, (un lato positivo ce l'aveva oltre a fumare erba) mentre quell'altra è filoaraba ed ha fatto il ministro degli esteri sponsorizzando l'entrata della Turchia in Europa diventando cosi una delle tante colpevoli della pioggia di soldi data ad Erdogan, che il balordo turco ha sfruttato per invadere il kurdistan siriano nel silenzio dei media, facendo una pulizia etnica senza precedenti, di cui guarda caso ai difensori dei diritti umani radicali non ho mai sentito parlare*, anzi ho pure visto dei luridi balordi qui su facebook che appartengono a Piu Europa andare al confine tra Turchia e Siria festeggiando l'invasione dell'esercito nazista ottomano, con tanto di faccia come il culo e di bandiere a forma di mezzaluna.

Francamente spero nella scomparsa di tutti i partiti politici, ma se ce ne fosse uno da cui iniziare direi proprio i radicali o come si chiamano oggi Piu Europa AKA i nazifascisti del liberalismo

* in questi giorni il governo turco è riuscito ad infettare il cantone kurdo di Afrin nel silenzio del mondo, eppure sta a una ora di aereo da noi, con il covid19 ed ha riniziato i bombardamenti nel silenzio della Ue, dopo che per due anni ha rapito migliaia di donne e bambini riconsegnando un intero cantone all'oscurantismo religioso islamico ed alla inciviltà, ma tanto che ve frega compagni radicali, c'è Boris Johnson che ha fatto la Brexit votato dal popolo, cosa che voi nella vita non potrete mai sognare, cioè il consenso popolare ottenuto attraverso una votazione democratica.



Pannella, i novant’anni del Gandhi italiano
Pubblicato il 2 Maggio 2020
2 Maggio 2020
in POLITICA da ilTorinese
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Oggi, 2 maggio, Marco Pannella avrebbe compiuto novant’anni. Dieci anni fa promossi il festeggiamento nazionale per i suoi ottant’anni a Torino al circolo della Stampa. Fu uno straordinario pomeriggio bipartisan in cui politici di colori politici diversi resero omaggio a Marco che concluse l’incontro con un grande discorso.
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Ci conoscemmo nel 1969, quando stava per andare in porto la battaglia per il divorzio, quando entrai giovanissimo nella LID. Sostenemmo insieme la battaglia per il referendum sul divorzio nel 1974 quando facemmo tanti comizi insieme.
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La battaglia di Marco era una battaglia laica, rispettosa dei credenti, che affermava la laicità dello Stato come garanzia per la libertà di coscienza di tutti i cittadini. Fu difficile farlo comprendere ad una parte di italiani bacchettoni e familisti . La Legge Fortuna -Baslini non era una legge libertina,ma una legge seria,rigorosa e liberale che non intendeva intaccare i valori della famiglia ,ma trovare soluzioni ai naufragi matrimoniali e alle nuove coppie dopo i naufragi. Pannella era un uomo libero che spese il suo patrimonio famigliare a sostegno delle battaglia in cui credeva: una rara avis in assoluto. Una caratteristica che andrebbe ricordata come titolo di straordinaria benemerenza civile. La politica per lui era una scelta nobile da affrontare a viso aperto, pagando sempre di persona. Era un vero liberale, da giovane era stato monarchico come ero lo ero stato anch’io. Una volta parlammo del re Umberto II che anche Pannella aveva conosciuto e che considerava un grande re che seppe nel 1946, partendo, evitare una guerra civile tra Italiani. Da vero liberale vedeva nella Monarchia una garanzia di laicità per l’Italia.
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Era un laico rispettoso dei credenti: è lui che inventò la formula dei laici credenti e non credenti,riprendendo una visione che fu di uomini straordinari come Arturo Carlo Jemolo.
Rifondò nel 1963 il partito radicale di Pannunzio che si era dissolto e riuscì a portare in Parlamento un partito minoritario che con Pannella riuscì ad imporsi. Fu il Felice Cavallotti del Novecento.
Molte conquiste civili si devono alle battaglia di Pannella. Pannunzio preparò il terreno sul piano culturale con “Il Mondo”, Pannella tradusse in politica alcune idee laiche, andando oltre l’élitismo pannunziano, andando oltre il laicismo. Sicuramente Marco ha anche commesso degli errori, ma nessuno potrà mai mettere in dubbio la sua buona fede. Era un cavaliere che seppe battersi senza armi né armatura,con l’esempio della non violenza e della tolleranza.
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E’ stato il nostro Gandhi. A Roma ci incontravamo a prendere un cappuccino insieme in piazza del Pantheon. Riuscimmo a cenare una sola volta perché spesso stava praticando il digiuno.
Parlavamo di tutto. E Pannella fu l’unico politico capace di parlare con tutti,senza mai sottrarsi al confronto delle idee anche per strada. Una volta parlammo di Renzo De Felice e del fascismo. Pannella era favorevole alla storiografia defeliciana attaccata violentemente dalla sinistra. Arrivò a dirmi una verità scomoda che nessuno allora avrebbe avuto il coraggio di affermare. Mi ricordò un’idea di De Felice, secondo cui tra i tanti danni del fascismo c’era anche da considerare l’intolleranza e la delegittimazione dell’avversario che il fascismo trasmise come eredità anche ai non fascisti e agli antifascisti. Un’idea che Flaiano aveva sintetizzato in una battuta : i fascisti si dividono in due tipologie: i fascisti e gli antifascisti. Marco aggiunse che non erano stati solo i fascisti a trasmettere la loro intolleranza agli antifascisti, ma che quel demone nasceva anche dal marxismo -leninismo intriso di violenza, di odio e volontà di distruggere i nemici di classe. I professionisti della rivoluzione di stampo leninista erano, se possibile, anche più violenti dei fascisti.
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Erano anni in cui questi discorsi erano impraticabili. Ricordo Marco per tanti motivi di cui ho scritto in passato, dedicandogli un capitolo nel mio libro “Figure dell’Italia civile”, ma questo ricordo che ho citato ha una particolare intensità perché rivela che Marco era un cavallo di razza che non accettava il morso e sapeva galoppare nelle praterie della libertà incurante del conformismo settario.




Liberalismo


Liberalismo è il termine principale utilizzato a partire dal XX secolo per indicare la dottrina politica elaborata inizialmente dai filosofi illuministi tra la fine del XVII e il XVIII secolo (dottrina whig, e nel XIX secolo, dopo la fusione dei whigs e dei radicals nel partito liberal, detta old whig)
https://it.wikipedia.org/wiki/Liberalismo


l Partito Liberale Italiano (PLI) fu un partito politico italiano, fondato sull'impostazione liberale, liberista e laica dello Stato, che rappresentava idealmente la tradizione moderata del Risorgimento, erede dell'Unione Liberale, o anche Partito liberale costituzionale (o Destra storica), che aveva avuto in Camillo Benso di Cavour il massimo rappresentante.
Fondato da Emilio Borzino, a Bologna, l'8 ottobre 1922, assunse un atteggiamento di collaborazione con il governo fascista fino al delitto Matteotti del 1924.
https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Liberale_Italiano



Destra storica
https://it.wikipedia.org/wiki/Destra_storica
La Destra, detta in seguito storica per distinguerla dai partiti e movimenti di massa qualificati come di destra che si sarebbero affermati nel corso del XX secolo, fu uno dei principali schieramenti politici italiani nel periodo compreso tra l'Unità d'Italia e i primi anni del ventesimo secolo.

Trasformatasi nel 1882 nel Partito Liberale Costituzionale (PLC), è stata uno schieramento politico italiano sorto formalmente nel 1849 con i governi di Massimo d'Azeglio, proseguito nel 1852 con Camillo Benso di Cavour e rimasto al potere dopo la sua morte sino al 1876. I ministeri della Destra storica dal primo governo Cavour al governo di Marco Minghetti del 1876 conseguirono importanti risultati, primo fra tutti l'unità d'Italia, compiuta nel 1861 e portata a termine nel 1870 con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma.



Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, noto semplicemente come conte di Cavour o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un politico, patriota e imprenditore italiano.

https://it.wikipedia.org/wiki/Camillo_B ... _di_Cavour

Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato e morì ricoprendo tale carica.

Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell'anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell'espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell'Austria e degli stati italiani preunitari.

In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della cosiddetta Destra storica, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra con la quale realizzò diverse riforme. Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi, della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario.

In politica estera coltivò con abilità l'alleanza con la Francia grazie alla quale, con la seconda guerra di indipendenza, ottenne l'espansione territoriale del Regno di Sardegna in Lombardia. Riuscì a gestire gli eventi politici (sommosse nel Granducato di Toscana, nei ducati di Modena e Parma e nel Regno delle Due Sicilie) che assieme all'impresa dei Mille portarono alla formazione del Regno d'Italia.


Nel marzo 1841 fondò con degli amici la Società del Whist, club prestigioso costituito dalla più alta aristocrazia torinese.
La Società del Whist - Accademia Filarmonica è un prestigioso circolo privato di Torino.
https://it.wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_del_Whist
Inizialmente nato come ritrovo per giocare a Whist e scacchi, il circolo ben presto diventò il ritrovo della più alta aristocrazia torinese, dove poter conversare, giocare, leggere giornali e libri e infine anche pranzare. Esso, tuttavia, si distingueva dagli altri club fondati precedentemente a Torino per aver accettato tra gli iscritti non solo i membri dell'aristocrazia, ma anche alcuni professionisti, magistrati, banchieri e professori.

Il liberalismo italiano: IntroduzioneRaimondo Cubeddu e Antonio Masala in Storia del liberalismo in Europaa cura di P. Nemo e J. Petitot Rubbettino, Soveria Mannelli 2013pp. 497-504
http://eprints.imtlucca.it/2136/1/Il%20 ... uzione.pdf
1Il liberalismo italiano: IntroduzioneRaimondo Cubeddu e Antonio Masala in Storia del liberalismo in Europaa cura di P. Nemo e J. Petitot Rubbettino, Soveria Mannelli 2013pp. 497-504 Il ruolo dell’Italia nello sviluppo del liberalismo europeo è per molti versi originale. Da una parte sono da considerarei contributi, autentici ed importanti, dell’Italia alla dottrina liberale nel periodo del Risorgimento,che si legano a personaggi come Camillo Cavour e Carlo Cattaneo, i lavori di Vilfredo Pareto e di Gaetano Mosca (che poi influenzeranno Luigi Einaudi e Bruno Leoni), la reazione al fascismo del giovaneliberale Piero Gobetti, la cui eredità sarà molto sentita nei decenni successivi, ed infine un cattolicesimo liberale dai tratti decisamente originali. Ma, d’altra parte, in Italia, come in Francia,si manifesta anche una certa incomprensione del main streamliberale.
...
Volendo tracciare una veloce panoramica sul liberalismo italiano una prima importante considerazione riguarda gli anni precedenti l'unità d'Italia: un periodo che ha come data simbolica il 1848 e che vede in tutta Europa una sorta di nuovo ciclo rivoluzionario, incentrato sulla nascita delle identità nazionali. Se si guarda all'intero quadro europeo –e l'Italia in questo senso ne è la punta di diamante–si deve rilevare che l'entusiasmo per l'indipendenza nazionale non pare tanto affiancarsi quanto piuttosto sostituirsi alla riflessione sulle istituzioni in grado di garantire la libertà. Si registra così un cambiamento di prospettiva, una nuova fase rivoluzionaria che, come ha ben rilevato Giorgio Rebuffa, trasformò «quello dell'unificazione [nel] problema assolutamente preminente [e] passò in secondopiano il problema dell'organizzazione politica [...] Si guardava alla libertà della nazione, piuttosto che alla libertà e ai diritti degli individui».
In un certo senso si può sostenere che la grande stagione del costituzionalismo liberale, ossia quella ricerca del miglior assetto istituzionale per garantire la libertà che si manifesta con la Rivoluzione americana e ancor prima con le riflessioni Locke, di Montesquieu e poi di Constant, non ha tra le sue tappe di rilievo l'Italia. Nonostante due delle figure decisamente più significative di quel periodo siano Camillo Cavour (1810-1861) e Carlo Cattaneo (1801-1869), profondi ammiratori e conoscitori del modello liberale inglese e della tradizione del liberalismo francese, nel giovane regno manca (complice laprematura scomparsa di Cavour, ma anche un atteggiamento ambiguo della monarchia sabauda) un progetto organico di riforma delle istituzioni in senso liberale. E se pure negli anni successivi l'Unità non mancheranno politici, giuristi e costituzionalisti di valore, gli esponenti del liberalismo italiano saranno più preoccupati di evitare che il fragile stato costruito sullo Statuto albertino soccomba di fronte alle tendenze illiberali che non intenti a elaborare nuove soluzioni istituzionali ispirante alla tradizione liberale.
Nonostante questi limiti vistosi sarebbe però sbagliato considerare l'Italia post-unitaria priva di una tradizione liberale. Essa, infatti, esisteva e si era manifestata in due importanti direzioni. Da una parte vi furono i liberali cattolici, i quali, pur non riuscendo mai a far diventare le loro idee prevalenti all'interno della chiesa (si pensi ad esempio al casodi Antonio Rosmini (1797-1855)si contraddistinsero per originalità di pensiero e vivacità nel dibattito politico. Tantoche si potrebbe sostenere che il desiderio di superare le incomprensioni tra liberalismo e dottrina sociale cristiana, soprattutto riguardo al mercato, è da annoverare tra i meriti del liberalismo italiano.

Gli economisti liberali sono comunemente considerati espressione della borghesia illuminata, con una forte vocazione scientifica. I nomi più noti sono quelli di Francesco Ferrara (1810-1900), Marco Minghetti (1818-1886) (che fu anche Presidente del Consiglio), Tullio Martello (1841-1918), Vilfredo Pareto (1848-1923), Francesco Papafava, Maffeo Pantaleoni (1857-1924), Antonio De Viti De Marco (1858-1943), Edoardo Giretti (1864-1940), Umberto Ricci (1879-1946), e Luigi Einaudi (1874-1971). Pensatori e studiosi spesso diversi tra loro, ma tutti convinti oppositori del protezionismo e attivi sostenitori del libero mercato, dal quale si attendevano anche la soluzione al problema dell'arretratezza del Mezzogiorno. Dall'analisi del pensiero di questi autori, che pure non costituiscono un blocco monolitico ma anzi presentano, dal punto di vista teorico, significative differenze, emerge come le tematiche della scuola manchesteriana (nonché le riflessioni politico-sociali di Herbert Spencer), le idee di Jean-Baptiste Say, Frédéric Bastiat e Gustave de Molinari, ma anche le vicende economiche americane, fossero nella penisola ben conosciute e dibattute. Inoltre gli economisti liberali si caratterizzarono per un'attività politica molto intensa, che consistette nella fondazione di giornali e di associazioni (per ricordare solo i più noti “Il giornale degli economisti”, la "Società Adamo Smith", l'"Associazione per la libertà economica"), ma anche in un'attività parlamentare di assoluto rilievo3, anche se spesso non coronata dal successo, caratterizzata da battaglie per il liberoscambismo (anche all'interno del paese, con la proposta di abolizione dei dazi interni di consumo), per la riforma tributaria e 4più in generale per un'abolizione dei privilegi garantiti per legge e per una generale riduzione delle funzioni dello stato.
...
Pur con differenziazioni (tra le quali merita di essere segnalato il tentativo di Francesco Forte (1929-)di elaborare un socialismo liberale aperto alla recezione della tradizione della Public Choice) e con lodevoli eccezioni, questa convinzione ha caratterizzato la cultura 'liberale' italiana del dopoguerra e ha portato alla nascita di un blocco culturale che, arricchito dalla lezione di Keynes, è stato a lungo predominante. Tale blocco si è creato nonostante l'avversione crociana nei confronti della tradizione 'azionistica', che a sua volta si ricollegata al lascito ideale di Piero Gobetti (1901-1926) e dei liberal-socialisti e socialisti liberali, e senza che quella originale figura di liberale che fu Ernesto Rossi (1897-1967),e la prestigiosa rivista "Il Mondo", potessero mai rappresentare una vera alternativa ad esso. Una conseguenza assai rilevante è stata poi quella di restringere in un angolo altre due importanti tradizioni: da un lato quella di Carlo Antoni (1896-1959), Vittorio De Caprariis (1924-1964) e Nicola Matteucci (1926-), che si rifaceva alla lezione del costituzionalismo liberale di stampo anglosassone cercando di integrarla con l'eredità crociana; dall'altro quella di quanti, come Sergio Ricossa (1927-) e Antonio Martino (1942-), in maniera restrittiva e spesso sbrigativa, venivano definiti 'liberisti'.
...
Vi furono naturalmente degli autori che seppero cogliere quelle novità, e che più in generale percepirono chiaramente come non tutte le anime della tradizione liberale fossero riconducibili alla visione crociana10, ma pagarono con l'isolamento il loro parlare un linguaggio che non veniva capito. Da questo punto di vista sono emblematici, sia pure nella loro diversità, i casi di Gaetano Salvemini (1873-1957) e di don Luigi Sturzo (1871-1959), il quale riprende i temi della tradizione cattolico-liberale italiana collegandoli a quelli del liberalismo americano, e di Bruno Leoni (1913-1967), il più importante pensatore liberale italiano del dopoguerra e l'unico che abbia esercitato un'influenza sull'evoluzione del Classical Liberalism. Leoni elaborò un modello di ordine sociale basato sul concetto di scambio e sul rifiuto delle decisioni collettive, rappresentando un riferimento costante per gli autori che diedero
luogo alla rinascita del liberalismoclassico nel secondo dopoguerra (Hayek, Buchanan e Tullock, Milton Friedman, Rothbard, solo per citare i più noti) e costituendo un ideale crinale tra il liberalismo classico e il pensiero libertario. Nonostante egli prodigasse la sua straordinaria energia anche in Italia (soprattutto nelle pagine della rivista "Il Politico" da lui fondata nel 1950), il suo liberalismo nella penisola risultava sostanzialmente incomprensibile ed egli, dopo la prematura scomparsa, è rimasto a lungo in patria un illustre sconosciuto (tant'è che il suo capolavoro, Freedom and the Law, del 1961, è stato tradotto in Italia soltanto nel 1995)11.
Questo ritorno d'attenzione per i temi e per gli esponenti del Classical Liberalismcontemporaneo si è avuto soltanto a partire dagli anni Ottanta e il caso di Leoni mostra dunque come l'Italia sia rimasta a lungo impermeabile alle tendenze più feconde della cultura liberale contemporanea (la difesa della libertà veniva troppo spesso concepita o come un grande affresco metafisico, inutilizzabile per i problemi reali, o come una battaglia su singoli temi, e ‘troppo’ tecnica per far cogliere veramente quale ideale fosse in gioco), un ritardo che tuttavia, ormai da un ventennio, una più giovane generazione di studiosi cerca pazientemente di colmare. Di ciò sono espressione il ritorno d'interesse sia per i temi del cattolicesimo liberale, sia per quelli della Scuola Austriaca, sia, infine, per quelli della tradizione del Libertarianismcontemporaneo e delle teorie dei Natural Rights. Un interesseche, se pure (e forse) non ha ancora prodotto dei risultati originali a livello internazionale, segna indubbiamente una netta inversione di tendenza rispetto agli ultimi decenni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio feb 18, 2021 8:23 pm

Pannella


"VOI CONOSCETE L'UOMO E LA DONNA ARABI E PALESTINESI SOLO SE INCONTRANO UNA PALLOTTOLA ISRAELIANA"

Marco Pannella, intervento al Parlamento europeo, 31 Gennaio 2001

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 5305143804


«Voi conoscete l’uomo e la donna arabi e palestinesi solo se incontrano una pallottola israeliana; allora gli date almeno l’ onore della sepoltura, l’onore del riconoscimento.

Dinanzi ai cittadini palestinesi, arabi, del Medio Oriente, che quotidianamente muoiono, assassinati dai loro regimi - sauditi, basisti di destra, di sinistra - dall’alleanza storica, forte degli sceicchi e del potere mediorientale, alleato delle grandi multinazionali del petrolio e di voi, sinistra più o meno comunista; dinanzi alla realtà curda, che non è solo quella turca, ma anche quella irachena e degli altri; dinanzi alla concreta vita delle donne e degli uomini sauditi, palestinesi, voi ve ne occupate solo se accade che la parte israeliana si scontri, a volte con gravi errori nei loro confronti.

Vi accorgete dell’esistenza dell’umanità palestinese solo quando vi serve per denunciare il vostro continuo nemico di oggi, si chiami Stati Uniti d’America, si chiami Israele… dove sta scritto che l’Unione europea si rende garante degli Stati nazionali, della loro indipendenza e della loro conquista?

Non esiste in nessun posto, oggi, scritto nei cuori e nella cultura, il diritto allo Stato nazionale ottocentesco: esiste quello dei diritti civili, politici, umani, nei confronti di qualsiasi autorità statale, centrale o centralizzata, e di questo non avete nessuna nozione!»



Gino Quarelo

O ho letto male o ho interpretato in modo distorto ma mi pare che Pannella in questo suo discorso abbia detto parecchie demenzialità e che abbia fatto alquanta confusione ed espresso un disordine concettuale non trascurabile! Se qualcuno mi volesse aiutare a capire meglio lo ringrazierei di cuore.
Demenzialità contro Israele (me di che errori parla Pannella, contro i nazi palestinesi?), contro il capitalismo multinazionale (le mutinazionali non sono il demonio), contro i paesi arabi, contro lo stato nazionale e quindi anche contro quello ebraico ...
pro il demenziale e criminale vittimismo dei palestinesi nazi maomettani che sono i primi e unici responsabili della loro esistenza problematica e dei crimini contro Israele.
Il povero Pannella pare non si renda conto che lo stato nazionale è un diritto umano, civile e politico universale e che non necessariamente lo stato nazionale coincide con le dittature social nazionaliste e comuniste e nazi maomettane.
Poi è demenziale anche questo suo dar contro all'autorità statale centrale o centralizzata senza distinguere l'autorità legittima, democratica e buona da quella illegittima cattiva e antidemocratica
Meno male che Israele non è mai entrato a far parte della UE come auspicava il duetto Pannella Bonino, perché sarebbe stata la fine di Israele ebraica ad opera di questa UE sovietizzante e filo nazi maomettana che magari avrebbe imposto la soluzione di un unico stato obbligando Israele ad integrare i nazi palestinesi di Gaza, del Libano, della Giordania e di ogni altro individuo che si fosse dichiarato tale in giro per il mondo.

Poi non capisco perché Pannella non si domandi degli ebrei di Israele che incontrano le pallottole e i coltelli dei nazi maomettani palestinesi.
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