'Ndrangheta ente l'Emilia

'Ndrangheta ente l'Emilia

Messaggioda Berto » lun feb 02, 2015 11:31 pm

Le mani della 'Ndrangheta sull'Emilia, 117 arresti. Indagati ridevano dopo sisma del 2012
viewtopic.php?f=22&t=1374


http://www.repubblica.it/cronaca/2015/0 ... -105950468

Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia. Ramificazioni all'estero. In manette anche consigliere comunale forzista di Reggio Emilia. E alcuni imprenditori, tra cui il padre del calciatore Vincenzo Iaquinta. Tra gli indagati il sindaco di Mantova Sodano

di FABIO TONACCI e FRANCESCO VIVIANO

I tentacoli della 'Ndrangheta sono arrivati fino in Emilia. Una maxi operazione dei Carabinieri, denominata "Aemilia", condotta dalla Dda di Bologna ha portato a 117 richieste di custodia cautelare (110 portate a termine, 7 persone risultano irreperibili) e ad oltre 200 indagati, per la maggior parte in Emilia. Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia. Sul campo sono stati impiegati un migliaio di militari con il supporto anche di elicotteri.

I provvedimenti di custodia riguardano soggetti ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, emissione di fatture false. Il clan al centro dell'inchiesta è quello dei Grande Aracri di Cutro (Crotone), di cui è documentata da tempo l'infiltrazione nel territorio emiliano, soprattutto nella zona di Brescello dove vivono esponenti di spicco della cosca calabrese. Alcuni dei reati hanno carattere transnazionale, interessano Austria, Germania, San Marino. Chiesto il sequestro di beni per 100 milioni di euro.

Una parte consistente dell'inchiesta riguarda gli appalti della ricostruzione post terremoto e alcuni imprenditori emiliani. In particolare la "Bianchini costruzioni Srl" di Modena è riuscita ad ottenere "numerosissimi appalti" del Comune di Finale Emilia in relazione - si legge nell'ordinanza - ai lavori conseguenti il sisma del maggio 2012 e altri in materia edile e di smaltimento rifiuti. Per questo Augusto Bianchini è finito in carcere, Alessandro Bianchini è invece ai domiciliari. Tra gli arrestati anche l'imprenditore Giuseppe Iaquinta, padre dell'ex calciatore della Juventus e campione del mondo Vincenzo Iaquinta.

E ancora una volta alcuni alcuni indagati, si legge nell'ordinanza del Gip, ridono dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia nel 2012 proprio come era accaduto nel 2009 all'Aquila. Le risate sono in un dialogo citato nell'ordinanza del Gip tra due indagati, Gaetano Blasco e Antonio Valerio: "E' caduto un capannone a Mirandola", dice il primo. "Valerio ridendo risponde: eh, allora lavoriamo là.. Blasco: 'ah sì, cominciamo facciamo il giro...'", si legge.

"Un intervento che non esito a definire storico, senza precedenti. Imponente e decisivo per il contrasto giudiziario alla mafia al nord", ha commentato il Procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti in conferenza stampa. Poi ha aggiunto: "Non ricordo a memoria un intervento di questo tipo per il contrasto a un'organizzazione criminale forte e monolitica e profondamente infiltrata". L'inchiesta, in corso da diversi anni, aveva portato gli inquirenti a sentire come persona informata dei fatti anche l'ex sindaco di Reggio Emilia e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio e altri politici locali. Lo stesso Delrio, in un tweet, ha manifestato il suo plauso per l'inchiesta bolognese: "Inchieste Dda Bologna fondamentali per rendere più forti e libere le nostre comunità".

Anche la politica locale è coinvolta nell'inchiesta. Gli inquirenti hanno documentato attività di supporto e tentativi di influenzare elezioni amministrative da parte degli affiliati al gruppo criminale in vari comuni dell'Emilia. Lo ha spiegato il procuratore Roberto Alfonso citando i casi di Parma nel 2002, Salsomaggiore nel 2005, Sala Baganza nel 2011, Brescello nel 2009.

Tra le persone colpite dai provvedimenti di custodia, il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani, di Forza Italia. I carabinieri lo hanno prelevato dalla sua abitazione di Arceto di Scandiano, vicino a Reggio Emilia.

Tra gli indagati ci sono il sindaco di Mantova Nicola Sodano, che sarebbe accusato di favoreggiamento per una vicenda legata a un appalto in cui è coinvolto un imprenditore arrestato, e Giovanni Paolo Bernini, ex presidente del Consiglio comunale di Parma, allora appartenente a Forza Italia. Per lui la procura aveva chiesto l'arresto, ma il Gip non l'ha concesso. L'accusa a suo carico è di "aver contribuito pur senza farne parte al rafforzamento e alla realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa", perché "richiedeva e otteneva dagli associati voti a suo favore in relazione alla campagna elettorale 2007 per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale di Parma".

Agli arresti anche Nicolino Sarcone considerato anche da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia. Sarcone, già condannato in primo grado per associazione mafiosa, è stato recentemente destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale che gli aveva bloccato beni per cinque milioni di euro. Dalle carte dell'inchiesta emergerebbe anche il sostegno elettorale imposto dai Grande Aracri ad alcuni candidati emiliani durante le amministrative.

L'indagine è condotta dalla procura distrettuale antimafia di Bologna che ha ottenuto dal gip del Tribunale le 117 richieste custodie cautelari in Emilia, ma anche Lombardia, Piemonte, Veneto, Sicilia. Contestualmente si sono mosse le procure di Catanzaro e Brescia che hanno emesso 46 provvedimenti.

Nella lista dei nomi colpiti dalle ordinanza di custodia sono finiti anche Ernesto e Domenico Grande Aracri, i fratelli del boss già detenuto Nicolino Grande Aracri, detto "Mano di gomma". Domenico è un avvocato penalista, il suo arresto è stato disposto dalla Dda di Bologna, mentre per Ernesto si è mossa la Dda di Catanzaro. Il centro di questa organizzazione è Cutro, piccola cittadina del crotonese: Nicolino Grande Aracri aveva intenzione di costituire una grande provincia in autonomia. La cosca di Cutro sarebbe riuscita, grazie all'avvocato del foro di Roma Benedetto Giovanni Stranieri (sottoposto a fermo per concorso esterno in associazione mafiosa), anche ad avvicinare un giudice di Cassazione e a fare annullare con rinvio una sentenza di condanna a carico del genero del boss.

"Grande Aracri - ha spiegato il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo - si atteggia a capo di una struttura al di sopra dei singoli locali. E' sostanzialmente il punto di riferimento anche delle cosche calabresi saldamente insediate in Emilia Romagna dove c'era una cellula dotata di autonomia operativa nei reati fine. I collegamenti tra Emilia Romagna e Calabria erano comunque continui e costanti e non si faceva niente senza che Grande Aracri lo sapesse e desse il consenso".

Intanto emergono dettagli sui tentativi di intimidazione che il clan aveva messo in atto nell'area emiliana. Non solo su imprenditori e istituzioni, ma anche su giornalisti, come nel caso di Sabrina Pignedoli, corrispondente ANSA da Reggio Emilia e cronista del Resto del Carlino. Tentativo però respinto dalla cronista. Un altro giornalista è finito agli arresti: si tratta di Marco Gibertini, cronista di TeleReggio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa poichè, secondo l'accusa, avrebbe dato una mano agli affiliati della cosca emiliana facendoli andare in Tv e sui giornali.

In manette anche sei "talpe", che informavano i Grande Aracri. Si tratta di tre ex carabinieri in congedo e tre poliziotti.
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Re: Ndrangheta ente l'Emilia

Messaggioda Berto » lun feb 02, 2015 11:33 pm

Arresti per ‘ndrangheta in Emilia: ‘Non è possibile, lo conosco, è una brava persona’
di Consuelo Cagnati | 2 febbraio 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... na/1389213

Un copione che si ripete, troppo spesso. Sempre le stesse battute a designare l’incredulità, l’impossibilità che tutto ciò che hai sentito, sia avvenuto proprio nel tuo paese. E questa notizia che si rincorre di bocca in bocca nelle strade, non può essere vera. “An gà crad”, “Non ci credo” inizia uno e l’altro: “Non l’ho mai votato, ma ho stima di lui e quando c’era bisogno, lui c’è sempre stato”.

Così a Scandiano, un paese poco distante da Reggio Emilia, si commenta l’arresto di Giuseppe Pagliani avvocato e consigliere comunale di Forza Italia, all’interno della maxi operazione “Aemilia” che in questi giorni ha inferto un duro colpo al cuore della ‘ndrangheta.

Del resto il padre Sandro -tra i più importanti imprenditori soprattutto nel commercio delle vacche- ha sempre aiutato tutti. Al giornalista Adriano Arati un paesano risponde: “Speriamo che l’inchiesta scagioni Pagliani, non mi sembra quel tipo di persona. È vero che i soldi gli sono sempre piaciuti, negli ultimi tempi credo avesse aumentato gli affari, aveva tante auto, ma non avrei mai detto che c’entrasse qualcosa con dei mafiosi”.
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E qui sta il punto. Non bisogna parlare di ‘ndrangheta, anche se è dal lontano ’82 -quando il boss Antonino Dragone venne mandato al confino- che si è insediata, radicata e sviluppata trasformandosi in una “mafia imprenditrice”.

Un copione che si ripete dunque, troppo spesso. Lo abbiamo visto andare in scena anche lo scorso settembre a Brescello, guarda caso sempre in provincia di Reggio Emilia. Questa volta l’attore è il sindaco del Pd, tuttora in carica, Marcello Coffrini che in un’intervista ha definito “educato, gentile e composto”, Francesco Grande Aracri condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2008.

E anche qui, quasi tutti coesi a definire il sindaco Coffrini come una persona integra e di fiducia, così come è sempre stato anche suo padre, l’ex sindaco al potere per 20 anni: quella dichiarazione, per molti, è solo frutto di ingenuità.

Nel paese in cui sono state girate le vicende di Peppone e Don Camillo -il film tratto dai racconti di Giovannino Guareschi- i brescellesi hanno infatti scelto da che parte stare, partecipando numerosi alla manifestazione di solidarietà per Coffrini: manifestazione organizzata – a volte la realtà supera purtroppo la fantasia – dal sindaco stesso. E lo ha scelto anche il parroco, don Evandro Gherardi, che in chiesa scandisce per tre volte: “Brescello non è mafiosa. Brescello non è mafiosa. Brescello non è mafiosa”.

La maggior parte delle persone reputa che la colpa sia dei giornalisti che, con i loro articoli rovinano l’immagine di un paese; un tempo questo si credeva al sud, oggi invece è credenza comune al Nord. Mai nessun tono polemico dunque, mai nessuno – salvo rare eccezioni- a gridare la propria indignazione. Più semplice non credere a ciò che sta succedendo. Del resto di infiltrazioni mafiose meglio non parlarne, meglio mettere la testa sotto la sabbia, nell’ attesa – sicuramente breve- che tutto venga dimenticato.

Già, perché ci sarà di nuovo qualche polverone che si solleverà altrove, si spera il più lontano possibile. E allora si potrà tornare a fare sogni tranquilli.
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Re: Ndrangheta ente l'Emilia

Messaggioda Berto » lun feb 02, 2015 11:34 pm

’Ndrangheta, due nuovi arresti nell’operazione ‘Zarina-Aurora’
In manette sono finiti Federico Periti di Montecchio Emilia e Giuseppe Ranieri

http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio- ... a-1.630209

Perquisizioni in corso da parte dei carabinieri del Ros e del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza di Roma alla Regione Lazio e al campidoglio. Ci serebbero, secondo le prime informazioni, più di dieci persone arrestate. La guardia di finanza, inoltre, sta eseguendo sequestri patrimoniali. Le misure si inseriscono nell'ambito di un'inchiesta su un'organizzazione di stampo mafioso. E' prevista una conferenza stampa in procura a Roma alle 15.30.
Montecchio Emilia (Reggio Emilia), 2 febbraio 2015 - Due nuove arresti nell’operazione contro la ‘ndrangheta denominata ‘Zarina-Aurora’, culminata il 9 aprile scorso con una dozzina di provvedimenti di custodia cautelare del gip di Bologna su richieste della Dda concorde con indagini dei carabinieri reggiani e bolognesi a carico di persone legate alle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Vennero anche sequestrati beni per un valore di circa 13 milioni di euro.

Ora i militari di Reggio Emilia hanno portato in carcere il 37enne crotonese Federico Periti, abitante a Montecchio Emilia, già ai domiciliari: è accusato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita aggravato dalle finalità di agevolare un’associazione mafiosa. Contestualmente e con la medesima motivazione, i carabinieri di Crotone a Isola di Capo Rizzuto, cuore della cosca, hanno tratto in arresto nuovamente anche il crotonese 33enne Giuseppe Ranieri, alias «zomba». Per entrambi è stato accolto il ricorso della Dda bolognese per ripristinare la misura carceraria, vista ‘la concreta pericolosità soggettiva’.
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