I clandestini che infettanoCagliari, migranti fuggono da quarantena e rubano in un bar: uno arrestato, caccia al complice15 luglio 2020
https://www.ilmessaggero.it/italia/migr ... 47885.html Sono fuggiti dal centro di accoglienza di Monastir, nonostante dovessero rimanere in quarantena per l'emergenza Coronavirus, hanno raggiunto un bar a Sestu (Cagliari) e hanno tentato un furto, ma uno di loro è stato arrestato. Un migrante di 26 anni, di nazionalità algerina, è stato arrestato dai carabinieri per rapina. Ancora ricercato il complice. L'episodio è avvenuto ieri sera in via Parrocchia.
I due extracomunitari sono entrati nel bar-tabacchi e, in pochi istanti, hanno frantumato il plexiglas che divide la sala dai titolari, cercando di arraffare la merce esposta. Il proprietario ha cercato di bloccarli, ma è stato aggredito e spintonato. I due sono poi fuggiti, inseguiti dal proprietario che intanto aveva chiamato il 112. Sul posto sono arrivati i carabinieri della Stazione di Sestu e della Compagnia di Quartu che sono riusciti a bloccare uno dei due, mentre l'altro si è dileguato. Pochi giorni fa è scoppiata la polemica sulla fuga di alcuni migranti dala quarantena nel Cpa di Monastir con una presa di posizione del sindacato di polizia Sap, della sindaca e con una interrogazione del deputato di Fdi, Salvatore Deidda.
Jesolo, 43 positivi tra i migranti alla Croce Rossa, c'è anche un operatore: scatta l'allarme16 luglio 2020
https://www.ilgazzettino.it/nordest/ven ... 50124.html JESOLO - Il paziente zero è un nigeriano trentenne, in Italia da sei mesi, che doveva essere sottoposto a intervento chirurgico e con i test medici preliminari è stato trovato positivo al Coronavirus. Per questo sono stati effettuati i tamponi anche agli altri ospiti, tra il centinaio di africani che soggiornano al centro di Jesolo della Croce Rossa.
Oltre un centinaio: tra questi 42 sono stati trovati positivi, compreso un operatore sociosanitario, tutti di età compresa tra i 20 e i 30 anni.
Èstato stabilito che rimarranno nella struttura solo 85 persone, tutte in quarantena, controllate a vista dal personale della Croce Rossa e delle forze dell'ordine, per almeno due settimane. Da stamani carabinieri e polizia perlustrano la zona.
«Aver appreso della presenza con più di 40 casi di Covid-19 a Jesolo all'interno della struttura della Croce Rossa è un pesantissimo danno di immagine per la nostra località ed è assolutamente necessario che tutta la struttura venga evacuata in tempi brevissimi e messa in sicurezza» sottolinea il consigliere regionale Francesco Calzavara (Zaia Presidente) che aggiunge: «Il centro della Croce Rossa non può continuare ad avere questa funzione in particolare in una località turistica; quel Centro deve diventare qualcosa di diverso e non un bancomat utilizzato dalla Cri per incassare milioni di euro». «Vista l'incapacità della stessa Croce Rossa di controllare le entrate e le uscite dal centro da parte di chi ancora vi risiede - conclude Calzavara - confido che il Prefetto di Venezia garantisca, nei tempi che serviranno per l'evacuazione, un numero adeguato di forze dell'ordine per fa sì che queste persone in quarantena non escano dalla struttura».
«In Veneto regole aggirate da infetti Urgente il fermo»16 luglio 2020
https://www.ilgiornaledivicenza.it/home ... -1.8167574«Sta succedendo quello che si sperava non accadesse, ma che avevamo a più riprese paventato potesse essere un grave pericolo: cittadini stranieri rappresentano il focolaio più grande registrato in Veneto dalla fine del lockdown, con decine di positivi e numeri che possono ancora crescere. In questa situazione già preoccupante, si verificano poi vere e proprie gravissime illegalità, con positivi asintomatici che si rendono irreperibili ai controlli. Vanno assolutamente fermati».
Lo dice il presidente della Regione, Luca Zaia, in relazione al diffondersi del fenomeno di persone straniere infette, che arrivano o si trovano in Veneto, non rispettano le norme di sicurezza e, in alcune occasioni, arrivano a rifiutare le cure che vengono loro offerte o a violare l’isolamento fiduciario.
Dopo il caso dell'imprenditore di Sossano, che aveva rifiutato il ricovero dando poi origine al focolaio che ha interessato tre province (Vicenza, Padova e Verona), episodi analoghi si sono verificati anche a Padova. Secondo quanto riporta Il Mattino di Padova, negli ultimi tre giorni tre africani risultati positivi dopo il tampone hanno rifiutato le cure e hanno firmato per tornare a casa.
«Di qualsiasi nazionalità siano, quale che sia il mezzo di trasporto utilizzato, da qualsiasi area provengano – aggiunge Zaia – mi chiedo come mai non si provveda immediatamente al controllo e, se necessario, al fermo alla frontiera di queste persone, utilizzando le leggi vigenti o, qualora indispensabile, approvando con assoluta urgenza norme specifiche. Esiste un Piano di Sanità Pubblica che va fatto rispettare ad ogni costo, nell’interesse delle stesse persone infette e dell’intera comunità civile, perché se c’è un modo per far tornare Covid-19 è proprio quello di permettere ai positivi di girare indisturbati, mentre vanno fermati».
«Mi chiedo ad esempio quali test si facciano e come siano fatti all’arrivo degli immigrati provenienti dal Nordafrica, sia allo sbarco che successivamente. In presenza di una situazione come questa - conclude il governatore del Veneto - si deve arrivare a pensare anche a un blocco totale, perché la solidarietà è sacra e inviolabile, ma la salute pubblica vale di più».
"Se non li bloccano sarà un'altra epidemia"Enza Cusmai
Ven, 17/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1595005495 Il virologo Andrea Crisanti: "Chiunque sbarchi va testato subito. I giovani sono pericolosissimi"
Che pensa di questi contagi tra i migranti che arrivano in Italia, professor Crisanti?
«Che sono un bel problema.
Tutti, indistintamente, vanno testati subito con il tampone appena sbarcano o arrivano in Italia. Bisogna bloccare sul nascere le situazioni a rischio».
Altrimenti cosa può succede?
«Diffusione a macchia d'olio del virus, che non se n'è mai andato, non ce lo dimentichiamo».
Se uno scappa dai centri di accoglienza anche se in quarantena, come in Sicilia, diventa una bomba ad orologeria?
«Trasmette ad altre persone, ma dipende da quante ne incontra e dalla sua carica virale».
Se è un giovane asintomatico è meno pericoloso?
«Sono gli asintomatici i più infettivi. Purtroppo, molto spesso, le infezioni circolano tra i giovani che trasmettono e infettano. Gli anziani invece si ammalano».
Il caso dei migranti nel centro di accoglienza di Iesolo, dove hanno scoperto per caso che il 30% degli ospiti è positiva, non l'ha sorpresa un po'? É stata una svista della Regione che vanta il record di tamponi d'Italia?
«É un problema che riguarda i servizi territoriali. Ma so per certo che nei centri di accoglienza non si può accedere facilmente».
Come mai?
«Servono autorizzazioni dal ministero dell'interno. Noi in passato avevamo fatto domanda di testare queste realtà ma da Roma non ci hanno mai autorizzato, o forse non ci hanno neppure risposto. E la cosa non ha avuto seguito. E quindi non siamo intervenuti. Era fine marzo».
Perché ha sentito la necessità di un controllo?
«Il virus non guarda in faccia nessuno e circola ovunque. Quindi dovevano essere testati pure i migranti. Non avevamo sospetti precisi, ma volevo monitorarli perché erano stati lasciati fuori dai controlli epidemiologici».
Oltre ai migranti chi è necessario controllare?
«Il ministro della Salute Speranza ha aggiornato il blocco dei paesi a cui è vietato l'accesso nel territorio italiano e concordo la scelta di prevenzione. Ma credo che non abbia incluso gli Usa. E penso sia un grave errore, visto che è il paese con più malati di Covid al mondo».
I rischi arrivano da oltre confine attualmente?
«Noi ci scandalizziamo che un migrante sia positivo ma della pandemia dobbiamo solo ringraziare i cinesi che hanno ritardato la comunicazione dei dati e che hanno favorito il virus prima del blocco dei voli. Io non me le dimentico le drammatiche settimane di febbraio».
Però i contagi si sono drasticamente ridotti, sarà il caldo?
«Non lo sa nessuno. Di certo il virus non è morto. Continua a circolare. E non si sa quanto sottotraccia. Non so se stiamo testando le persone giuste».
A chi si riferisce?
«In Veneto, per esempio, i tamponi sono quasi tutti fatti al personale ospedaliero che è molto protetto. E non sono molto significative. In questo momento non stiamo facendo un campionamento della popolazione».
Che succederà in autunno?
«Non ci rendiamo conto che possono esserci tanti casi positivi asintomatici in circolazione che si accumulano e che poi possono creare grossi problemi di diffusione del virus».
"Portano qui i migranti infetti: colpo mortale a Roma"Elena Barlozzari - Sab, 18/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/roma/mig ... 1595051888 Non si spengono le polemiche per il trasferimento dei 13 bengalesi positivi al Covid-19 all'ospedale militare del Celio. Nella notte un blitz degli attivisti del Foro753: "Non basta chiudere le rotte aeree, serve il pugno di ferro anche con i barconi"
La politica dei porti aperti divide e fa discutere. Dopo lo tsunami sanitario che si è abbattuto sull’Italia, con il suo carico di morti e devastazione economica, è giusto continuare ad accogliere chi proviene da Paesi a rischio? Quanto ci costerà tutto questo? Sono le domande che si pone chi sta assistendo, impotente, all’arrivo di migranti infetti nei propri quartieri.
I naufraghi vengono distribuiti lungo lo Stivale, per cercare di alleggerire le regioni più colpite dagli sbarchi e fare in modo che la sorveglianza sanitaria si svolga senza imprevisti. Succede anche nel cuore di Roma, dove lo scorso martedì sono stati trasferiti tredici bengalesi positivi al Covid-19, approdati qualche giorno prima sulle coste calabresi.
La struttura individuata dal Ministero dell’Interno è l’ospedale militare del Celio, in pieno centro storico, a poche centinaia di metri dal Colosseo. “Una follia”, l’aveva definita ai nostri taccuini un ristoratore di zona, preoccupato che l’arrivo dei bengalesi possa mettere in fuga i pochi turisti che cominciano a riaffacciarsi in città.
Mentre Augusto Caratelli, presidente del comitato Difesa Esquilino-Monti, si era detto pronto ad incatenarsi davanti al policlinico militare. “Non ci sto a vedere i nostri quartieri trasformati in un lazzaretto, non dopo tutti gli sforzi che abbiamo dovuto affrontare per far rientrare l’emergenza sanitaria”, ci aveva raccontato l’attivista.
La notte appena trascorsa, invece, è stato il turno del Foro753. Un’associazione di destra identitaria che ha mosso i suoi primi passi proprio al Celio, occupando e riqualificando l’ex Casa del Popolo di via Capo d’Africa, per trasformarla in luogo di aggregazione. Un’esperienza durata tre anni, che si è conclusa nel 2005 con lo sgombero. Sono loro a ribadire un secco no al trasferimento degli stranieri nel rione, srotolando davanti all’ospedale uno striscione che recita: “No migranti infetti, no alla dittatura sanitaria”.
“Trasferire migranti infetti a due passi dal Colosseo è inaccettabile”, spiegano dal Foro753. “È l’ennesimo colpo mortale al turismo e a chi gestisce attività commerciali nel pieno centro di Roma”. Gli attivisti puntano il dito contro “le decisioni di un governo che, in maniera dispotica e senza consultare cittadini, associazioni di quartiere e soprattutto imprenditori, sta uccidendo l’economia reale di questo Paese”.
“Non piegheremo la testa davanti ad un governo che ci vuole schiavi di una dittatura sanitaria, di fronte al pericolo di nuovi focolai - continuano gli attivisti - si impedisca alle carrette del mare che approdano sulle nostre coste di far sbarcare i migranti, non basta chiudere le rotte aeree, serve il pugno di ferro anche con i barconi che ogni giorno partono dalla Libia”.
Sul caso si sono accesi anche i riflettori della Lega, che si prepara a manifestare nei prossimi giorni. “Non possiamo permetterci che il centro storico si riempia di persone infette per colpa di un governo incapace di gestire i processi migratori”, ci aveva detto lo scorso giovedì Marco Veloccia, capogruppo del Carroccio in I Municipio. Una critica al Conte bis, ma anche all’amministrazione capitolina: “Dov’è la sindaca di Roma? È lei che dovrebbe difendere la salute dei romani, ma evidentemente è troppo prona ai diktat del governo giallorosso per farlo”.
Calabria, Santelli fa esplodere la bomba: «Ecco i migranti contagiosi». Il Pd: «Se diffondi i dati sei razzista» Lorenza Mariani
venerdì 17 luglio
https://www.secoloditalia.it/2020/07/ca ... um=facebooCoronavirus: è di nuovo allarme e panico. In Calabria la Santelli è accerchiata: dai migranti contagiosi, da una parte. E dal Pd che l’accusa di razzismo se rivela i dati nell’apposito bollettino, dall’altra. Una situazione pericolosamente complicata dal buonismo di sinistra. Il solito grimaldello demagogico che, al danno della recrudescenza del virus d’importazione, aggiunge anche la beffa del politicamente corretto che complica la situazione in nome di un millantato razzismo di ritorno. Specie in Calabria e Veneto… »
Calabria, la Santelli accerchiata dai migranti contagiosi e dal Pd
Specie in Calabria, dovde la governatrice Santelli sta combattendo la sua lotta contro l’epidemia su due fronti: quella di contrasto al contagio dovuto ai migranti accolti, e quella in rispetto della verità dei fatti (e dei dati numerici). In discussione c’è il diritto all’informazione e la difesa della tutela della salute pubblica. In una situazione esplosiva come quella in cui la Calabria si ritorva in queste settimane, il Pd contesta alla governatrice di centrodestra il voler affermare e dimostrare la realtà della situazione, ammantando la protesta del pannicello caldo del politically correct. «La Regione Calabria a guida Santelli – tuonano i dem a sproposito – decide di emanare un bollettino sull’andamento del Covid evidenziando il contagio dei migranti». Mentre «la situazione imporrebbe alle istituzioni di non alimentare razzismo». E ci risiamo: la solita accusa di discriminazione razziale di ritorno (a orologeria)…
Attacco indiscriminato contro la libera informazione del Pd: i buonisti scomodano il solito allarme “razzismo”
Così, sulla decisione della Santelli di emanare un bollettino in merito all’andamento del Covid, evidenziando il dato insopprimibile del contagio alimentato dall’arrivo di migranti positivi al virus, i dem contestano: «La situazione imporrebbe alle istituzioni di non alimentare razzismo». Così il diritto di informare e di essere informati. Il dovere di tutelare la salute pubblica, passano in secondo piano rispetto all’esigenza di accogliere chiunque arrivi sulle nostre coste. Contagiato, asintomatico o in salute fisica che sia. Insomma, il solito principio buonista di sinistra che punta a tutelare prima gli immigrati e poi i cittadini di casa.
Coronavirus, l'Asl: i tre positivi nel campo rom di Scampia giunti dalla Serbia16 luglio 2020
https://www.ilroma.net/news/cronaca/cor ... lla-serbia NAPOLI. Sono arrivati durante la notte in auto direttamente dalla Serbia i 3 familiari di uno dei casi positivi emersi nel campo rom di Scampia. Lo spiega la Asl Napoli 1 Centro che ha ricostruito, insieme all'Unità di crisi della Regione Campania, la catena dei contatti della 17enne incinta, primo caso di Covid-19 scoperto tra i residenti del campo rom nel quartiere a nord di Napoli.
L'indagine epidemiologica svolta sul campo ha permesso di definire una stretta convivenza della donna oltre che con il marito, con altre 10 persone che sono state tutte prontamente sottoposte a tampone. Dei soggetti esaminati, solo 2 sono risultati positivi al Covid (il marito e lo zio della donna). Gli altri 9 tamponi hanno dato esito negativo.
Dopo aver acquisito nuove informazioni sugli spostamenti di alcuni familiari della giovane donna, l'indagine epidemiologica è stata poi ampliata e sono stati eseguiti ulteriori 11 tamponi, 3 dei quali sono risultati positivi: si tratta dei tamponi eseguiti su familiari del marito della giovane donna. I
tamponi sono stati eseguiti al loro arrivo a Napoli: erano infatti giunti durante la notte, in auto, direttamente dalla Serbia dopo aver appreso la notizia della positività dei familiari. Durante la notte l'Asl Napoli 1 Centro ha provveduto ad esaminare altri 29 tamponi eseguiti in serata, sempre in linea con il concetto di contact tracing.
Tutti i tamponi sono risultati negativi ma resta alta l'attenzione sullo stato di salute dei positivi che ad oggi continuano ad essere asintomatici. In definitiva, su 50 tamponi solo 6 sono risultati positivi nell'ambito di una popolazione stimata di circa 450 persone, delle quali 30 bambini con meno di 2 anni.
Il monitoraggio e la sorveglianza continuano sul campo grazie al personale dell'Asl Napoli 1 Centro e già ieri sono state distribuite le mascherine della Regione sia agii adulti che ai più piccoli.
"Nel loro Paese c'è il Covid". E la toga fa restare il migrante in ItaliaLuca Sablone - Sab, 18/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1595059528 Il tribunale di Napoli ha dato la protezione umanitaria a un pakistano perché in patria rischierebbe la salute. E l'Italia ora accoglie chi scappa dal virus
L'ondata di malati autoctoni ha piegato l'Italia: l'emergenza Coronavirus ha messo alle corde il sistema sanitario nazionale, ma sarebbe andata peggio se avessimo dovuto assistere anche i contagiati stranieri.
Ora però c'è un rischio concreto: l'Italia potrebbe diventare un vero e proprio hub in cui accogliere temporaneamente i migranti che fuggono dal Covid-19. E la situazione potrebbe diventare piuttosto grave, visto che in questi giorni si stanno verificando episodi di positività da parte di clandestini che sbarcano nel nostro Paese. E se l'intera Africa non dovesse riuscire a gestire la pandemia? Dovremmo accogliere tutti?
Come riportato dall'edizione odierna de La Verità, il 25 giugno scorso una corte del tribunale di Napoli ha riconosciuto la protezione umanitaria a un pachistano. La motivazione? Perché nella regione del Punjab, da cui proviene, il virus si sta diffondendo in maniera rapida e le strutture sanitarie del posto non sono all'altezza. A emettere la sentenza è stato il collegio presieduto da Marida Corso della tredicesima sezione civile del Tribunale di Napoli. Lo straniero, dopo il rifiuto del riconoscimento della protezione internazionale avvenuto nel 2018, ha fatto ricorso contro la commissione territoriale del Ministero dell'Interno.
La decisione
I giudici, nelle 11 pagine di motivazione del decreto, riconoscono che dagli atti non emerge "alcun credibile e fondato rischio di persecuzione, né il rischio di grave danno". Effettivamente la versione fornita dal ragazzo è apparsa da subito poco attendibile: prima ha raccontato che la sua famiglia è stata costretta a convertirsi allo sciismo dal wahabismo per evitare problemi nel proprio villaggio e che lui avrebbe subito delle minacce dagli wahabiti per poi finire ferito nel corso di una colluttazione; successivamente ha dichiarato che il padre - rimasto affascinato dalla lettura dei testi sacri dello sciismo - si era convertito prima della sua nascita. E per giustificare l'incongruenza delle due versioni ha sostenuto "di non essersi spiegato bene in precedenza". Nel decreto si legge che l'unico episodio di violenza realmente verificatosi "può ritenersi del tutto isolato e privo del connotato della gravità necessario per il riconoscimento dello status di rifugiato".
Tutto qui? Assolutamente no. Improvvisamente arriva il colpo di scena: il collegio decide di valutare "la sussistenza di condizioni di grave vulnerabilità in cui verrebbe a trovarsi il ricorrente in caso di rimpatrio, connesse a situazioni di insicurezza derivanti dalla pandemia di Covid 19 nel Paese d'origine, da bilanciarsi con l'integrazione conseguita in Italia attraverso i numerosi contratti di lavoro susseguitisi negli anni". Allora i magistrati si mettono al lavoro e consultano le fonti internazionali per verificare quale sia la situazione Coronavirus in Pakistan: viene scritto che la situazione ha assunto una "rilevante gravità, cui il sistema sanitario pachistano non appare capace di far fronte". E viene messo in evidenza "un'enorme concentrazione di casi nel Punjab (15.346)".
Perciò, dopo aver esaminato il sistema sanitario pachistano, il collegio è arrivato a una conclusione: "I servizi sanitari per i poveri sono diventati scarsi () i servizi di assistenza primaria sono scadenti, specialmente nelle zone rural". Pertanto ecco la clamorosa decisione, presa alla luce dell'estensione dell'epidemia di Coronavirus in Pakistan e delle gravi carenze del servizio sanitario pubblico, in particolare nella regione del Punjab: il collegio ritiene che la domanda di protezione umanitaria "possa essere accolta perché il rientro in patria in questo momento porrebbe il ricorrente in condizione di estrema vulnerabilità mentre egli risulta integrato nel territorio nazionale".
Migranti positivi A Jesolo saltano le prenotazioni19 luglio 2020
https://www.ilgiornaledivicenza.it/home ... -1.8170828A Jesolo il caso dei 43 migranti trovati positivi al Covid-19 sta causando disastri. Gli stranieri erano ospitati nella struttura fronte mare della Croce Rossa. Dopo la scoperta del primo contagio è scattato il cordone sanitario e gli infettati sono stati trasferiti a Cavarzare. Ma intanto il danno è stato fatto.
Lo denuncia il sindaco, Valerio Zoggia: «In poco tempo una pioggia di disdette, dal 10 al 20 per cento, ci riferiscono gli operatori del settore. Come Comune stiamo valutando con i nostri uffici come procedere per chiedere i danni. Non si esclude la possibilità di denunciare la Croce Rossa. Qualcuno doveva sorvegliare e non l’ha fatto». Anche l’Ascom ha presentato un esposto in Procura.
Coronavirus, il focolaio nella Basilicata Covid-free cresce ancora: son 36 i migranti contagiati che erano sbarcati a LampedusaSilvia Natella
21 luglio 2020
https://www.ilmattino.it/primopiano/cro ... 59748.html La Basilicata è tra le regioni meno colpite dall'emergenza coronavirus e quando sembrava essere ormai Covid-Free è finita al centro di un caso che ha dell'assurdo. È infatti arrivato a quota 36 il numero di positivi al coronavirus - in aumento rispetto a 25 di alcune ore fa - tra i migranti provenienti dal Bangladesh sbarcati a Lampedusa l'11 luglio e trasferiti in Basilicata la notte del 15 luglio e ora ospitati - in isolamento - in strutture di accoglienza di Potenza e Irsina (Matera).
Lo ha reso noto la task force regionale. In totale, sono stati trasferiti in Basilicata 50 migranti: a Potenza due gruppi, uno da dieci e uno da 40 persone (nel primo gruppo tre positivi, nel secondo 23). Nel Materano sono stati trasferiti 12 migranti (dieci sono risultati positivi). Gli operatori delle strutture che li ospitano a Potenza sono stati sottoposti al tampone e sono risultati tutti negativi. Domani saranno controllati gli operatori della struttura del Materano. La task force lucana ha precisato che tutti i migranti risultati positivi «al momento dell'esecuzione dei tamponi erano asintomatici»
I residenti in Basilicata attualmente positivi, invece, restano due e si trovano entrambi in isolamento domiciliare.
A questi dati è seguita la polemica, dal momento che i migranti risultati positivi erano sbarcati a Lampedusa e poi ridistribuiti. Un'operazione che ha interessato tutta l'Italia. I controlli sarebbero arrivati solo in seguito. Qualche giorno fa in Calabria la notizia della positività degli ospiti nei centri di accoglienza aveva provocato una protesta cittadina. La popolazione era scesa in strada per protestare sulla Statale 18, che attraversa Amantea, dove erano stati trasferiti i migranti sbarcati a Roccella Jonica e positivi al Covid.
«La Basilicata è stata la prima Regione Covid free in Italia. Oggi, grazie al Ministro Lamorgese e al Governo Conte, che ha chiuso gli aeroporti ma ha aperto i porti, abbiamo, solo tra gli immigrati che ci hanno regalato ben 26 positivi, ed ancora si aspettano gli esiti di altri tamponi». Lo ha scritto su Facebook il senatore Pasquale Pepe, capo del dipartimento per il Mezzogiorno della Lega. «Per di più - ha aggiunto - mi dicono, e lo approfondirò per via istituzionale, che diversi di questi ospiti, nei giorni scorsi e fino a poche ore fa, andavano tranquillamente a spasso. Non è accettabile, per niente!».
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In una regione dove non c’era nemmeno un infetto, ‘grazie’ a Lamorgese ora ce ne sono 36 in un colpo solo. Tutti parte di un contingente di decine di immigrati spostati da Lampedusa per non turbare la sua visita sull'Isola. Senza alcun tampone, sono poi risultati positivi in 36. Per ora.
In Basilicata scoppia un focolaio di coronavirus in un centro di accoglienza per immigrati di Potenza e in un altro a Mater, dove sono arrivati due gruppi di clandestini sbarcati a Lampedusa. La notizia è stata confermata dalla task force regionale che parla di un totale di almeno 36 positivi.
Questi sono criminali. Spostano da Lampedusa dei clandestini infetti, non fanno i tamponi, mettendo a rischio i cittadini. E lo fanno perché Lamorgese voleva l’hotspot vuoto al suo arrivo a Lampedusa.
Migranti allo sbando al centro di Roma: "Ecco che fine fa chi sbarca"Elena Barlozzari Alessandra Benignetti
Mar, 21/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/roma/mig ... 1595367503 Cresce di giorno in giorno la tendopoli di viale Pretoriano, a due passi dalla stazione Termini, dove pernottanto decine di migranti in una situazione igenico-santiaria preoccupante. I residenti: "Ecco la fine che fa chi sbarca sulle nostre coste"
“Chi ci assicura che non ci siano degli infetti anche qui? Con tutto quello che si sente alla televisione...”. Il signor Egisto ha un’ottantina di anni portata bene.
Giornale sotto il braccio, percorre a passo lento viale Pretoriano, a due passi dalla stazione Termini. Le panchine dove un tempo sostava all’ombra, adesso, sono occupate da dei ragazzotti africani. “Sono arrivati durante il lockdown, all’inizio - racconta - erano una manciata poi pian piano sono diventati un esercito”.
Le aiuole che costeggiano il tratto di Mura Aureliane che va via dei Frentani all’Arco di Sisto V, in effetti, hanno ormai l’aspetto di un campo profughi. Coperte arrotolate, materassi e tende canadesi fanno da cornice alla cinta muraria più antica d’Europa. Egisto è preoccupato: “Guardate quanta sporcizia, quanta promiscuità, non ce n’è uno che indossi la mascherina”. Poco più in là, un uomo emerge da un ammasso di cartoni.
Si fa chiamare Matteo, ha 42 anni ed è indiano. È stato uno dei primi ad essersi trasferito all’ombra del muraglione romano, dopo aver usufruito per un periodo dei posti letto messi a disposizione dal Comune di Roma con il “Piano freddo”. Vive nei giardini di viale Pretoriano da circa tre mesi. “Facevo le pulizie in una casa del centro, ma con il Covid ho perso il lavoro e mi sono dovuto arrangiare”, spiega. Non ci sa dire quanti siano in tutto gli inquilini della tendopoli: “Indiani, bengalesi, africani, qui è un porto di mare, ogni giorno si aggiunge qualcuno”.
È chiaro che questo angolo di centro storico è diventato il punto di riferimento per chi non sa dove andare. Per chi è approdato sulle nostre coste sognando l’Eldorado, e ora vorrebbe andarsene ma non ha i documenti per farlo. Gente come Malick, un trentenne del Senegal, che accetta di rispondere alle nostre domande. È mezzogiorno ed è ancora intontito dalla sbronza della sera prima. “Bevo per non pensare alla situazione in cui mi trovo”, ci confessa in un italiano stentato. Quando gli domandiamo se non ha paura a vivere così esposto al Covid, ci guarda stralunato e risponde: “Covid? Che significa?”.
Le giornate di Malick trascorrono tutte uguali. In una città che non conosce, in attesa dei pasti della Caritas e di farsi una doccia al “Binario 95” della stazione Termini. “Non voglio vivere così per sempre, il mio futuro me lo immagino lontano da qui”, dice prima di chiudere gli occhi e stendersi di nuovo sul prato. Lasciandoci alle spalle la favela, quello che rimane è un profondo senso di desolazione. “Ecco il biglietto da visita di Roma”, denuncia Augusto Caratelli, presidente del comitato Difesa Esquilino-Monti. “Siamo preoccupati per la nostra salute, possibile - continua Caratelli - che dopo aver dato la caccia coi droni a chi faceva jogging in spiaggia adesso nessuno veda nulla?”.
L’attivista punta il dito contro il governo. “Questa è la fine che fanno i migranti che sbarcano sulle nostre coste, diventano invisibili e finiscono a vivere in mezzo alla strada, esponendo tutti noi al rischio di nuovi focolai”. “Abbiamo segnalato questa situazione più volte - gli fa eco un residente – ma quelli del Comune se ne lavano le mani”. E pensare che poco tempo fa, proprio davanti alla tendopoli, il Campidoglio ha inaugurato una nuova pista ciclabile. Una trovata che sa di beffa. “Queste sono le priorità dell’amministrazione, personalmente - continua il nostro interlocutore - mi sento preso per i fondelli: ma chi volete che venga a pedalare accanto ad una situazione del genere?”.
Covid, l'ex caserma Cavarzerani diventa "zona rossa": quasi 500 migranti in quarantenaUdine, l'area sarà sorvegliata 24 ore su 24 dalle forze dell'ordine e il prefetto ha chiesto al ministero dell'Interno la possibilità di utilizzare l'esercito
Mattia Pertoldi 21 Luglio 2020
https://messaggeroveneto.gelocal.it/udi ... 1.39107976 UDINE. I 480 richiedenti asilo ospitati, attualmente, alla Cavarzerani non potranno lasciare l'ex caserma di Udine per i prossimi 14 giorni.
Il sindaco Pietro Fontanini, ha firmato l'ordinanza comunale(qui il testo integrale)in autotutela che, dopo un incontro con il prefetto Angelo Ciuni, il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi e dopo aver sentito il governatore Massimiliano Fedriga, "sigillerà" l'area per le prossime due settimane trasformando la Cavarzerani in una sorta di "zona rossa" cittadina.
"L'area dell'ex caserma - ha spiegato Fontanini - sarà sorvegliata 24 ore su 24 dalle forze dell'ordine e, anzi, il prefetto ha chiesto al ministero dell'Interno la possibilità di utilizzare l'esercito per verificare che i migranti non lascino la struttura.
Purtroppo tre stranieri sono risutati positivi al Covid-19 e non possiamo permettere che chi è stato in contatto con loro giri liberamente per la città. Faranno due settimane di quarantena, senza potersi muovere, come, peraltro, ogni cittadino italiano che ha avuto contatti con uno o più positivi al virus".
Coronavirus Rimini, il Covid nel palazzo dei senegalesi il Resto del Carlino
MANUEL SPADAZZI
Rimini, 22 luglio 2020
https://www.ilrestodelcarlino.it/rimini ... -1.5342178 Nel pieno della stagione estiva, Rimini deve fare i conti con un nuovo focolaio di Covid-19. Dopo quello avvenuto nel reparto post-acuti dell’ospedale Infermi due settimane fa, subito circoscritto dall’Ausl, ora il virus si è diffuso tra i senegalesi che vivono nell’ex pensione La Fonte di via Sacramora, a Viserba, frazione della zona nord del capoluogo.
Sono 10 i casi già diagnosticati tra loro, ma ci sarebbero altri positivi. Il focolaio è stato individuato dopo che uno di loro era risultato positivo al virus. L’Ausl Romagna non ha perso tempo. Appena avuti gli esiti e accertato il primo caso, ha sottoposto alla prova del tampone gli altri abitanti della casa. Sono tutti senegalesi, in regola col permesso di soggiorno, che vivono e lavorano a Rimini da tempo.
Attualmente sono una cinquantina le persone che si trovano nell’ex pensione La Fonte, da oltre vent’anni abitata dai senegalesi e di proprietà della stessa comunità africana che l’ha acquistata autotassandosi. Una novantina i residenti normalmente, ma quasi la metà non è riuscita a tornare in Italia per colpa del virus. Chi vive in quella palazzina di quattro piani è gente che lavora in fabbriche, hotel, campi agricoli della zona.
Ora è una realtà consolidata, accettata da tutti. Ma non è stato sempre così. La struttura è tristemente nota per essere stata al centro di numerosi attacchi xenofobi. Quello più grave nell’ottobre del 2009 quando l’ex pensione fu oggetto di un vero e proprio attentato. Un ordigno esplosivo distrusse in piena notte uno scooter parcheggiato nei pressi del condominio. L’attentato, la cui mano è rimasta ignota, fu solo il culmine di una serie di attacchi intimidatori, come il lancio di pietre, uova contro la struttura.
L’altro ieri sono stati effettuati i tamponi su tutti i presenti nella palazzina.
Per farlo, i medici si sono presentati nella struttura di via Sacramora ‘scortati’ da polizia e vigili. Questo sia per motivi di sicurezza, sia per evitare che qualcuno si rifiutasse di effettuare l’esame. L’azienda sanitaria ha fatto 50 tamponi su altrettante persone che si trovavano in quel momento nell’ex pensione di Viserba, e ieri sono arrivati i primi risultati.
Altri 9 senegalesi sono risultati così positivi al Covid. Va detto che nessuno di loro presentava particolari sintomi. Anzi: erano tutti completamente asintomatici. Ma il virus, ormai lo sappiamo, viaggia veloce e si trasmette facilmente, soprattutto negli ambienti dove non è facile far rispettare il distanziamento sociale.
Nella lunga e convulsa giornata di ieri l’Ausl ha provveduto a contattare i senegalesi risultati positivi per disporre per loro l’isolamento in strutture protette.
Ci sono stati momenti di panico: non è stato facile rintracciare al telefono tutti per poter disporre il loro trasferimento in due hotel del Riminese attrezzati per accogliere i malati di Covid. Alcuni non hanno risposto subito, ma poi nel corso della giornata l’azienda sanitaria è riuscita effettivamente a prendere contatto con ognuno di loro, ha spiegato la situazione e li ha destinati nelle strutture dove passeranno il periodo di isolamento. In questo modo il focolaio è stato subito circoscritto.
Ai 10 senegalesi già contagiati potrebbero aggiungersene altri (si attende l’esito dei tamponi), tanto che l’Ausl si sta già organizzando per reperire altri posti letto per loro negli hotel Covid della provincia.
Un francese demente!
Coronavirus, l'ultima dei buonisti: "Un vaccino grazie ai migranti"Federico Garau - Lun, 27/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 79924.html Duello fra il filosofo francese consigliere di Macron ed il leader della Lega. "Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati", ha dichiarato Lévy. Salvini: "Siamo su Scherzi a parte... "
Duro botta e risposta negli studi di "Quarta Repubblica" fra il leader della Lega Matteo Salvini ed il filosofo, giornalista e saggista Bernard-Henri Lévy, noto per essere uno dei consulenti del presidente francese Emmanuel Macron: tema dell'accesa discussione, il Coronavirus ed i migranti.
Entrambi ospiti della trasmissione condotta da Nicola Porro che andrà in onda stasera su Rete4 alle ore 21:30, i due hanno registrato il loro confronto questo pomeriggio, e sono subito scoppiate scintille. Nel corso dell'intervista, infatti, Lévy, che nei giorni scorsi è stato pesantemente contestato con insulti antisemiti e quindi attaccato dalle milizie in occasione della sua visita nella città di Tarhuna (Libia), dove ha effettuato un reportage sul cosiddetto "campo di sterminio" di Tarhuna, ha dichiarato che proprio i migranti sarebbero una chiave fondamentale per arrivare al più presto ad un vaccino efficace contro il Coronavirus.
"Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati", ha infatti affermato, come riportato da "AdnKronos", suscitando lo sconcerto dell'ex vicepremier Salvini.
"Aspetta un attimo, con tutto il rispetto, lei dice che se troviamo il vaccino, lo dobbiamo agli immigrati che sbarcano a Lampedusa?", avrebbe ribattuto Matteo Salvini, incredulo."Mi scusi, se troviamo la cura al Covid, non è grazie ai medici italiani e ai ricercatori e scienziati del San Matteo di Mantova ma è grazie agli immigrati che arrivano? Adesso, questa perla mi mancava...", ha commentato, sbigottito, prima di aggiungere:"È colpa di Putin, è colpa di Salvini... Grazie agli immigrati, invece, troveremo il vaccino...".
Da qui allo scontro in studio il passo è stato breve, tanto che alla fine il leader del Carroccio ha concluso, esasperato: "Mi arrendo, professore, venga stasera in stazione Termini a Roma o alla Stazione centrale di Milano, così vede quanto è bella l'immigrazione clandestina che a lei piace tanto".
Ma Lévy avrebbe continuato, imperterrito: "Senza l'immigrazione africana non c'è ricerca in Francia, non si troverà mai una vaccino e una cura contro il Covid. Deve dire grazie ai migranti".
"Vabbe', stiamo su Scherzi a parte...", ha quindi commentato Salvini."Professore, anche io voglio un mondo aperto. Ho capito: lei ce l'ha con me e con Putin. Se voglio andare in Australia o in Svizzera mi chiedono i documenti. Io voglio un mondo aperto, professore, ma con delle regole", ha ribadito.
Nel corso della trasmissione, Lévy ha del resto attaccato più volte il leader della Lega, criticato le sue idee e dichiarando che, con Salvini al governo, "l'Italia non sarebbe uscita dalla crisi" scatenata dal Coronavirus."L'Italia ha dato all'Europa un esempio di disciplina", ha poi aggiunto il filosofo. "Però al contempo c'è stata una epidemia di follia, follia di ripiegarsi dentro se stessi, chiudere il proprio corpo, il proprio cuore agli altri. Questo delirio in particolare nei confronti dei migranti, in Francia e in Italia. Ad un tratto i migranti sono diventati i principali untori di Coronavirus".
Coronavirus, da Conte stretta sui migranti: "Non tollereremo ingressi irregolari: dobbiamo intensificare i rimpatri"
. "Non possiamo permettere che i sacrifici fatti dal Paese per la crisi Covid siano vanificati"
di TATIANA BELLIZZI
03 agosto 2020
https://bari.repubblica.it/cronaca/2020 ... 263588016/ Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare" e "non possiamo permettere che i sacrifici" fatti dal Paese per la crisi Covid "siano vanificati". Lo ha detto il premier Giuseppe Conte nel corso del punto stampa da Cerignola (Foggia). "Dobbiamo intensificare i rimpatri", ha aggiunto. Nei giorni scorsi era stato il ministro Luigi Di Maio a chiedere un cambio di passo sui migranti.
"Dobbiamo essere duri e inflessibili, stiamo collaborando che le autorità tunisine, è quella la strada. Io stesso ho scritto al presidente tunisino una lettera l'altro ieri e sono contento che abbia fatto visita ai porti. Dobbiamo contrastare i traffici e gli incrementi degli utili da parte dei gruppi criminali. Dobbiamo intensificare i rimpatri" - ha sottolineato il premier. "Abbiamo fatto una riunione con tutti i ministri competenti, siamo in stretto e quotidiano contatto con Di Maio, Lamorgerse, Guerini, De MIcheli. Dobbiamo assolutamente rimpatriare, non si entra in Italia in questo modo".
"Se c'è una cosa che non ci viene rimproverata è di non aver affrontato l'emergenza mettendo la salute al primo posto. Ovviamente siamo responsabili, non possiamo trascurare la recessione economica ma al primo posto sappiamo cosa c'è è per questo raccomandiamo e continuiamo a raccomandare di rispettare le precauzioni minime indispensabili - ha aggiunto Conte - Lo dirò anche ai giovani, hanno scoperto che sono meno colpiti dalle conseguenze negative della malattia ma anche loro possono trasmettere la malattia ai loro genitori e ai loro nonni quindi anche da parte loro occorre un atteggiamento responsabile".