Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 8:52 am

Le statistiche del coronavirus Covid-19 nello stato Florida
15 luglio 2020
https://www.worldometers.info/coronavirus/usa/florida/

Contagiati Florida 291.629
Morti Florida 4.409
mortalità sui contagiati accertati 1,5%

negli USA è il 3,9%
in Lombardia è il 15%
in Veneto è il 10,5 %
in Italia è il 10,5 %
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 8:53 am

Il coronavirus può "attaccare" anche il midollo: il caso "particolare" al Niguarda di Milano
14 luglio 2020

https://www.milanotoday.it/attualita/co ... uarda.html

Il coronavirus può colpire anche il midollo. Lo certifica l'ospedale Niguarda di Milano, dove è stato trattato un paziente decisamente "particolare" - "è il primo report" di questo caso, scrivono dalla struttura - che ha ricevuto una diagnosi di "mieloradicolopatia parainfettiva associata a coronavirus Sars-CoV-2", una patologia neurologica che coinvolge proprio il midollo spinale.

Il coronavirus - ricordano gli esperti - può colpire tanti organi, fra cui il sistema nervoso centrale, e in alcuni casi anche i malati dell'ospedale Niguarda hanno presentato "sintomatologie eccezionali, oggi al centro di ricerche scientifiche". Ma suscitare l'interesse del Cardiocenter è stato "il caso di un uomo di 59 anni senza precedenti anamnestici di rilievo, che a marzo 2020 si è presentato al pronto soccorso lamentando debolezza agli arti inferiori e dolore lombare".

Il paziente, riferisce il cardiologo Enzo Grasso, "era stato dimesso qualche settimana prima da un altro pronto soccorso della regione con diagnosi di infezione delle vie urinarie". La Tac eseguita in quell'occasione documentava la presenza di lesioni polmonari dette "ground glass, compatibili con Sars-CoV-2, ma un primo tampone nasofaringeo era risultato negativo".

"A Niguarda il paziente è stato sottoposto a un nuovo tampone, risultato positivo", prosegue lo specialista, e a una seconda Tac del torace che documentava "un quadro di polmonite interstiziale bilaterale a evoluzione consolidativa. L'esame neurologico ha evidenziato però anche la presenza di debolezza degli arti inferiori con maggiore compromissione dei muscoli prossimali rispetto ai muscoli distali, iporeflessia diffusa, segno di Babinski bilaterale e parestesie degli arti inferiori".

È emerso così il sospetto di essere di fronte a una sindrome di Guillain-Barré, una malattia neurologica che viene segnalata in numerosi studi sull'argomento, ricostruiscono ancora dal Cardiocenter di Niguarda. "Il paziente è stato quindi sottoposto a Risonanza magnetica spinale, che ha mostrato intensificazione del contrasto del cono midollare posteriore e di alcune radici della cauda equina, nonché a elettromiografia, che ha documentato alterazioni compatibili con una radicolopatia demielinizzante acuta". Da qui la diagnosi di "mieloradicolopatia parainfettiva associata a Sars-CoV-2".

"Il trattamento proposto dai nostri neurologi - conclude Grasso - ha compreso la somministrazione di immunoglobuline in combinazione alla terapia antivirale/immunomodulante specifica per l'infezione da nuovo coronavirus". Un caso divenuto dunque oggetto di studio per la sua particolarità.
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 8:54 am

La brutta figura del trevisano sindaco e medico Riccardo Szumsky, nuova icona di certo venetismo indipendentista, venezianista, antileghista e antizaia, complottaro e minimizzatore che ha peccato di presunzione, arroganza, ignoranza, dimostrandosi irresponsabile e inaffidabile e più politicante dei politicanti leghisti che tanto critica.
Mi dispiace perché per taluni aspetti mi era anche simpatico ma di sicuro non prenderà mai il mio voto.

Francesco Benazzi rompe il silenzio e risponde via social al sindaco e medico Szumski sulla gestione della pandemia
Martedì, 14 Luglio 2020

https://www.qdpnews.it/santa-lucia-di-p ... a-pandemia

“In relazione al post in cui il dottor Szumski ha espresso le sue opinioni in tema di infezione da Sar Cov sostenendo che le sue cure precoci avrebbero preservato i pazienti dall’infezione e che le stime sulla gravità dell’infezione sarebbero errate, è doveroso ricordare che, a fronte di un approccio alla pandemia molto diversa tra i vari Paesi, la Regione Veneto ha adottato un modello, che il dottor Szumski definisce con un filo di scherno “dottrina Crisanti Zaia” e che, invece, è stato riconosciuto come riferimento a livello mondiale”.

Sono queste le parole di apertura di un commento sulla pagina “politica” Facebook del medico e sindaco di Santa Lucia di Piave Riccardo Szumski, da parte del direttore generale dell’azienda Ulss2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi, che ha voluto rompere il silenzio sull’argomento.

Il tema è il più caldo del 2020: la gestione della pandemia da Covid-19, che il primo cittadino aveva a più riprese criticato alla Regione e allo Stato, accusandoli di falsarne le stime e di portare avanti un approccio di “stato di polizia” inutile.

“Debbo lamentarmi molto che a livello superiore non si sia spesa una parola per le cure precoci (idrossiclorochina, azitrocina e cortisone soprattutto) che esperienze mondiali, indipendenti da business ed organizzazioni ipercorrotte, stanno documentando. Si è parlato solo di chiudersi in casa e di terapie intensive” si legge nell’ultimo post di Szumski, un chiaro riferimento a ciò che lui stesso in qualità di medico ha invece portato avanti con risultati incoraggianti sui suoi pazienti “sempre consenzienti e consapevoli della mia operatività coscienziosa in qualità di medico”, sottolinea in un altro post.

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La critica del sindaco parte all’inizio della pandemia, quando a suo dire le modalità di intervento regionali e statali non si basavano su studi accurati del virus ma su un accavallarsi di teorie poco fondate, instillando nei cittadini un clima di terrore ingiustificato: “Sarebbe veramente ora di finirla di continuare a fare i terroristi come continuano anche le INcompetenti autorità regio/nazionali sbandierando numeri senza nessuna contestualizzazione e logica. E perché non dite che si possono curare precocemente in modo che la risposta iper infiammatoria non evolva nelle complicazioni più gravi?”.

Senza sottovalutare il problema, Szumski proponeva delle soluzioni ragionate dalla letteratura medica mondiale, ma su questo tema, ossia le cure a base di idrossiclorochina, azitromicina e cortisone che il dottor Szumski ha efficacemente somministrato ai suoi pazienti, il direttore generale Benazzi ha voluto fare alcune precisazioni, sostenendo che “Szumski sa benissimo che dopo un iniziale entusiasmo la comunità scientifica ha scoperto i limiti di questo approccio terapeutico al Covid-19. È stata inoltre evidenziata la manifesta inutilità di tale associazione nel controllo dell’infezione, dato riportato da esperienze che hanno coinvolto migliaia e migliaia di pazienti e che speriamo il dottor Szumski abbia letto. La conseguenza è stata quella che Aifa (l’Agenzia Italiana del Farmaco) ha vietato l’utilizzo di tale associazione nei pazienti non ospedalizzati”.

Una velata accusa e asserzione minacciosa al medico santaluciese quella di Benazzi, che poi conclude: “Se il dr. Szumski ha utilizzato (e utilizza) questa associazione nei suoi pazienti domiciliari è sperabile che non avvengano complicanze cardiologiche, perché ha prescritto un’associazione che è in aperto conflitto con le norme dettate dall’Agenzia Italiana del Farmaco”.

Il commento del primo cittadino, sempre sul piano social, è sarcastico: “Se non ho capito male sono stato scomunicato! Anche se a me sembra più politica”, scrive.

Quello che è certo è che l’argomento, fino alla definitiva chiusura del capitolo “pandemia” e forse oltre, rimarrà in balia di correnti di pensiero, dati scientifici ed esperienze dirette che alimenteranno il dibattito.

(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it


Coronavirus, lo 'strano caso' di Santa Lucia di Piave e quel protocollo di cura che non si è voluto condividere.
Eppure, dice il sindaco-medico Szumski, questo protocollo dava ottimi risultati


Roberto Silvestrin
09/06/2020

https://www.oggitreviso.it/coronavirus- ... uto-231202

SANTA LUCIA DI PIAVE - Potrebbe essere preso come un caso emblematico, quello di Santa Lucia di Piave, e questo per vari motivi. Durante i mesi più critici dell’emergenza, infatti, il sindaco-medico Riccardo Szumski ha utilizzato un protocollo di cura precoce che ha avuto riscontri più che positivi. Anche se è stato accolto con diffidenza: “Inizialmente mi è stato contestato, ma invece molti colleghi, anche primari di malattie infettive e pneumologie, lo utilizzavano in contemporanea a me. Con ottimi risultati”.

E allora perché non è stato condiviso, questo protocollo? “Non lo so proprio – dice Szumski -. Qualcuno mi ha detto perché mancavano gli studi certificati. Come se in guerra prima di usare un’arma contro il nemico dovessi aspettare l’autorizzazione di omologazione. A parte che studi di illustri virologi come Raoult a Marsiglia erano già disponibili”.

I numeri parlano chiaro, e li riferisce lo stesso primo cittadino: “Io ho zero deceduti ed un solo ospedalizzato nei 50 trattati su circa 2000 pazienti. Nel mio comune 22 positivi ufficiali ad oggi e due, purtroppo, deceduti, su 9300 abitanti”. La chiusura totale imposta dal Governo è stata quindi eccessiva? Ci si poteva comportare diversamente?

“Faccio fatica a considerarla una pandemia come ancora ce la raccontano. Con tutto il rispetto per i deceduti, i familiari e chi ha fatto la trafila ospedaliera – sostiene il sindaco -. Il lockdown poteva essere sicuramente più equilibrato e meno dannoso per la psiche delle persone e per l’economia”. A Santa Lucia le richieste di aiuto per la crisi economica dovuta al Coronavirus sono già state tantissime, e potrebbe non essere finita qui.

“E aumenteranno, perché la crisi post lockdown deve ancora arrivare e non vedo misure in grado di ridare fiducia alla gente – continua Szumski -. Il sistema di aiuti come elemosine ti fa diventare dipendente, ma non ti ridà coraggio per operare e rinnovare come attività produttive e commerciali e nemmeno come consumatore”.

Il sindaco-medico avrebbe preferito senz’altro una soluzione più soft e meno impattante sul tessuto economico, sia nazionale che locale. Secondo lui basterebbe “osservare gli atteggiamenti in altri paesi europei”, “senza che questi abbiano avuto risultati peggiori dei nostri”. “Il peggio è che adesso si dice che il merito dello spegnimento del virus è del lockdown dittatoriale usato, cosa che contesto totalmente”, conclude Szumski.





COVID19, VACCINO CINESE: “IO NON MI SOGNO DI FARLO AD UNA PERSONA SANA”
di LEONARDO FACCO
30 giugno 2020

https://www.miglioverde.eu/covid19-vacc ... sona-sana/

La narrazione catastrofista non perde la sua contagiosità, a differenza del Covid 19. Il terrorismo mediatico è ancora la bussola che guida la disinformazione, e non solo in Italia. Perché? Ma, soprattutto, perché persiste un silenzio tombale su quella profilassi farmacologica che ha evitato a migliaia e migliaia di persone di finire in terapia intensiva, magari intubate e poi incenerite?

Perché? Il perché… è inconcepibile!, spiega il dottor Riccardo Szumski. È inconcepibile che di fronte ad un virus che comporta reazioni gravi se non curato in tempo non si parli affatto delle cure che sono state usate, che hanno funzionato e che hanno costi popolari.

Anche nel suo comune, Santa Lucia di Piave (Tv), i contagi sono in aumento, come raccontano i media mainstream in generale, citando improbabili focolai e ondate di ritorno?

Guardi, da noi sono due mesi che non esiste un solo contagio, zero positivi. E sui focolai vorrei vedere i dati.

Ma se definisco questo virus un virus influenzale dico una sciocchezza?

Si tratta di un virus influenzale e stagionale, certo. Tra l’altro, non va dimenticato che chi contrae il Covid 19 è, essenzialmente, una persona di età identica a quella che hanno contratto i virus influenzali in passato. Detto ciò, purtroppo non ci hanno ancora fatto sapere, a proposito di mortalità, quanti effettivamente sono coloro che sono deceduti “per” o “con” coronavirus.

Senta dottore, lei – come altri medici che ho interpellato – mi ha confermato che la cura a base di cortisone, plaquenil, eparina, ecc. funziona. C’è una cosa che, però, mi meraviglia e sconforta: ma per quale motivo la comunità scientifica, i medici come lei che hanno sperimentato sul campo, l’ordine dei medici non alza la voce e mette fine a questa strategia della paura infinita? Non sarà che alla prossima influenza, ci richiudono tutti in casa?

Guardi, non mi faccia dire cose… Siamo all’assurdo, ha ragione. Lei pensi che le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono state attivate solamente lo scorso 3 giugno, appunto per le cure domiciliari. Purtroppo, pare che politicamente il terrorismo virale funzioni e vogliano continuare a farlo funzionare. Tra l’altro, è davvero assurdo che vi sia ancora gente che viaggia in auto da sola con tanto di mascherina indossata. Ad ogni buon conto, basti guardare a quel che succede in America: è palese che là c’è in corso una campagna elettorale e che Trump non sia il candidato gradito dell’establishment.

A proposito. Una delle scuse preferite per mantenere tutti sul filo della lama è la mancanza del vaccino. Ieri, è giunta la notizia che proprio la Cina ha avviato la sperimentazione vaccinale. Proprio la Cina?

Guardi, ormai è evidente che dietro alla questione vaccino c’è un evidente questione di business per qualcuno. Peraltro, da medico le dico che un vaccino per un virus RNA come questo lo si deve eventualmente usare solo su persone malate. Io non mi sogno neanche di fare questo vaccino ad una persona sana.

Lei continua ad essere una voce fuori dal coro. Il coro preferisce ascoltare, o proporre, i Crisanti, però.

Crisanti è un microbiologo, non certo un virologo e lui, con la famosa zona rossa di Vò Euganeo, s’è dedicato alla sua materia: il virus e i suoi comportamenti. Dopodiché, molti dei personaggi assurti alle cronache e diventati protagonisti sulle televisioni sarebbero dispiaciuti se perdessero l’esposizione mediatica che li ha resi famosi.


Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus
viewtopic.php?f=208&t=2919


Questo sindaco e medico, irresponsabile minimizzatore non avrà né il mio voto né tantomeno il mio saluto, nessuna stima e nessuna considerazione di valore.

CHE STRANO PERÒ, E QUANTO DIVERSO È QUESTO MEDICO E PURE SINDACO, da quelli che siamo abituati in Riviera dB che, quasi come passacarte automatizzati, ci propongono quanto deciso dal governo centrale.

https://www.facebook.com/raffaello.dome ... 9005992442
Spesso riportano le stesse cose che noi già abbiamo reperito da soli su altri canali web senza dire se sono d'accordo o meno oppure ripetono belanti cose senza senso come "andrà tutto bene" rendendo le comunità che amministrano prive di senso critico obiettivo che è la base minima necessaria per evolversi e migliorare.
Mah!
-------------
Allora questo Sindaco parecchio tosto direbbe:
"Il colpo di stato continua con la proroga dello stato di emergenza che non esiste più, ammesso che ci sia mai stato come ce lo hanno descritto, con il terrore diffusamente raccontato e che le cifre reali assolute ridimensionano.
Prima da medico e poi da sindaco osservo una autentica caccia alle streghe per reclutare nuovi contagiati di ogni età.
Adesso se un bambino di meno di due anni che frequenta un asilo nido ha raffreddore e tosse arrivano le SS (servizio sanitario) e si fa subito il tampone e nel frattempo tutti gli altri a casa ...
Assurdo e fatto apposta!!! Una autentica caccia alle streghe ..."
(R. Szumski)
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 8:57 am

I clandestini che infettano


Cagliari, migranti fuggono da quarantena e rubano in un bar: uno arrestato, caccia al complice
15 luglio 2020

https://www.ilmessaggero.it/italia/migr ... 47885.html

Sono fuggiti dal centro di accoglienza di Monastir, nonostante dovessero rimanere in quarantena per l'emergenza Coronavirus, hanno raggiunto un bar a Sestu (Cagliari) e hanno tentato un furto, ma uno di loro è stato arrestato. Un migrante di 26 anni, di nazionalità algerina, è stato arrestato dai carabinieri per rapina. Ancora ricercato il complice. L'episodio è avvenuto ieri sera in via Parrocchia.

I due extracomunitari sono entrati nel bar-tabacchi e, in pochi istanti, hanno frantumato il plexiglas che divide la sala dai titolari, cercando di arraffare la merce esposta. Il proprietario ha cercato di bloccarli, ma è stato aggredito e spintonato. I due sono poi fuggiti, inseguiti dal proprietario che intanto aveva chiamato il 112. Sul posto sono arrivati i carabinieri della Stazione di Sestu e della Compagnia di Quartu che sono riusciti a bloccare uno dei due, mentre l'altro si è dileguato. Pochi giorni fa è scoppiata la polemica sulla fuga di alcuni migranti dala quarantena nel Cpa di Monastir con una presa di posizione del sindacato di polizia Sap, della sindaca e con una interrogazione del deputato di Fdi, Salvatore Deidda.


Jesolo, 43 positivi tra i migranti alla Croce Rossa, c'è anche un operatore: scatta l'allarme
16 luglio 2020

https://www.ilgazzettino.it/nordest/ven ... 50124.html

JESOLO - Il paziente zero è un nigeriano trentenne, in Italia da sei mesi, che doveva essere sottoposto a intervento chirurgico e con i test medici preliminari è stato trovato positivo al Coronavirus. Per questo sono stati effettuati i tamponi anche agli altri ospiti, tra il centinaio di africani che soggiornano al centro di Jesolo della Croce Rossa.

Oltre un centinaio: tra questi 42 sono stati trovati positivi, compreso un operatore sociosanitario, tutti di età compresa tra i 20 e i 30 anni.

Èstato stabilito che rimarranno nella struttura solo 85 persone, tutte in quarantena, controllate a vista dal personale della Croce Rossa e delle forze dell'ordine, per almeno due settimane. Da stamani carabinieri e polizia perlustrano la zona.

«Aver appreso della presenza con più di 40 casi di Covid-19 a Jesolo all'interno della struttura della Croce Rossa è un pesantissimo danno di immagine per la nostra località ed è assolutamente necessario che tutta la struttura venga evacuata in tempi brevissimi e messa in sicurezza» sottolinea il consigliere regionale Francesco Calzavara (Zaia Presidente) che aggiunge: «Il centro della Croce Rossa non può continuare ad avere questa funzione in particolare in una località turistica; quel Centro deve diventare qualcosa di diverso e non un bancomat utilizzato dalla Cri per incassare milioni di euro». «Vista l'incapacità della stessa Croce Rossa di controllare le entrate e le uscite dal centro da parte di chi ancora vi risiede - conclude Calzavara - confido che il Prefetto di Venezia garantisca, nei tempi che serviranno per l'evacuazione, un numero adeguato di forze dell'ordine per fa sì che queste persone in quarantena non escano dalla struttura».



«In Veneto regole aggirate da infetti Urgente il fermo»
16 luglio 2020

https://www.ilgiornaledivicenza.it/home ... -1.8167574

«Sta succedendo quello che si sperava non accadesse, ma che avevamo a più riprese paventato potesse essere un grave pericolo: cittadini stranieri rappresentano il focolaio più grande registrato in Veneto dalla fine del lockdown, con decine di positivi e numeri che possono ancora crescere. In questa situazione già preoccupante, si verificano poi vere e proprie gravissime illegalità, con positivi asintomatici che si rendono irreperibili ai controlli. Vanno assolutamente fermati».

Lo dice il presidente della Regione, Luca Zaia, in relazione al diffondersi del fenomeno di persone straniere infette, che arrivano o si trovano in Veneto, non rispettano le norme di sicurezza e, in alcune occasioni, arrivano a rifiutare le cure che vengono loro offerte o a violare l’isolamento fiduciario.

Dopo il caso dell'imprenditore di Sossano, che aveva rifiutato il ricovero dando poi origine al focolaio che ha interessato tre province (Vicenza, Padova e Verona), episodi analoghi si sono verificati anche a Padova. Secondo quanto riporta Il Mattino di Padova, negli ultimi tre giorni tre africani risultati positivi dopo il tampone hanno rifiutato le cure e hanno firmato per tornare a casa.

«Di qualsiasi nazionalità siano, quale che sia il mezzo di trasporto utilizzato, da qualsiasi area provengano – aggiunge Zaia – mi chiedo come mai non si provveda immediatamente al controllo e, se necessario, al fermo alla frontiera di queste persone, utilizzando le leggi vigenti o, qualora indispensabile, approvando con assoluta urgenza norme specifiche. Esiste un Piano di Sanità Pubblica che va fatto rispettare ad ogni costo, nell’interesse delle stesse persone infette e dell’intera comunità civile, perché se c’è un modo per far tornare Covid-19 è proprio quello di permettere ai positivi di girare indisturbati, mentre vanno fermati».

«Mi chiedo ad esempio quali test si facciano e come siano fatti all’arrivo degli immigrati provenienti dal Nordafrica, sia allo sbarco che successivamente. In presenza di una situazione come questa - conclude il governatore del Veneto - si deve arrivare a pensare anche a un blocco totale, perché la solidarietà è sacra e inviolabile, ma la salute pubblica vale di più».


"Se non li bloccano sarà un'altra epidemia"
Enza Cusmai
Ven, 17/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1595005495

Il virologo Andrea Crisanti: "Chiunque sbarchi va testato subito. I giovani sono pericolosissimi"

Che pensa di questi contagi tra i migranti che arrivano in Italia, professor Crisanti?

«Che sono un bel problema.

Tutti, indistintamente, vanno testati subito con il tampone appena sbarcano o arrivano in Italia. Bisogna bloccare sul nascere le situazioni a rischio».

Altrimenti cosa può succede?

«Diffusione a macchia d'olio del virus, che non se n'è mai andato, non ce lo dimentichiamo».

Se uno scappa dai centri di accoglienza anche se in quarantena, come in Sicilia, diventa una bomba ad orologeria?

«Trasmette ad altre persone, ma dipende da quante ne incontra e dalla sua carica virale».

Se è un giovane asintomatico è meno pericoloso?

«Sono gli asintomatici i più infettivi. Purtroppo, molto spesso, le infezioni circolano tra i giovani che trasmettono e infettano. Gli anziani invece si ammalano».

Il caso dei migranti nel centro di accoglienza di Iesolo, dove hanno scoperto per caso che il 30% degli ospiti è positiva, non l'ha sorpresa un po'? É stata una svista della Regione che vanta il record di tamponi d'Italia?

«É un problema che riguarda i servizi territoriali. Ma so per certo che nei centri di accoglienza non si può accedere facilmente».

Come mai?

«Servono autorizzazioni dal ministero dell'interno. Noi in passato avevamo fatto domanda di testare queste realtà ma da Roma non ci hanno mai autorizzato, o forse non ci hanno neppure risposto. E la cosa non ha avuto seguito. E quindi non siamo intervenuti. Era fine marzo».

Perché ha sentito la necessità di un controllo?

«Il virus non guarda in faccia nessuno e circola ovunque. Quindi dovevano essere testati pure i migranti. Non avevamo sospetti precisi, ma volevo monitorarli perché erano stati lasciati fuori dai controlli epidemiologici».

Oltre ai migranti chi è necessario controllare?

«Il ministro della Salute Speranza ha aggiornato il blocco dei paesi a cui è vietato l'accesso nel territorio italiano e concordo la scelta di prevenzione. Ma credo che non abbia incluso gli Usa. E penso sia un grave errore, visto che è il paese con più malati di Covid al mondo».

I rischi arrivano da oltre confine attualmente?

«Noi ci scandalizziamo che un migrante sia positivo ma della pandemia dobbiamo solo ringraziare i cinesi che hanno ritardato la comunicazione dei dati e che hanno favorito il virus prima del blocco dei voli. Io non me le dimentico le drammatiche settimane di febbraio».

Però i contagi si sono drasticamente ridotti, sarà il caldo?

«Non lo sa nessuno. Di certo il virus non è morto. Continua a circolare. E non si sa quanto sottotraccia. Non so se stiamo testando le persone giuste».

A chi si riferisce?

«In Veneto, per esempio, i tamponi sono quasi tutti fatti al personale ospedaliero che è molto protetto. E non sono molto significative. In questo momento non stiamo facendo un campionamento della popolazione».

Che succederà in autunno?

«Non ci rendiamo conto che possono esserci tanti casi positivi asintomatici in circolazione che si accumulano e che poi possono creare grossi problemi di diffusione del virus».




"Portano qui i migranti infetti: colpo mortale a Roma"
Elena Barlozzari - Sab, 18/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/roma/mig ... 1595051888

Non si spengono le polemiche per il trasferimento dei 13 bengalesi positivi al Covid-19 all'ospedale militare del Celio. Nella notte un blitz degli attivisti del Foro753: "Non basta chiudere le rotte aeree, serve il pugno di ferro anche con i barconi"

La politica dei porti aperti divide e fa discutere. Dopo lo tsunami sanitario che si è abbattuto sull’Italia, con il suo carico di morti e devastazione economica, è giusto continuare ad accogliere chi proviene da Paesi a rischio? Quanto ci costerà tutto questo? Sono le domande che si pone chi sta assistendo, impotente, all’arrivo di migranti infetti nei propri quartieri.

I naufraghi vengono distribuiti lungo lo Stivale, per cercare di alleggerire le regioni più colpite dagli sbarchi e fare in modo che la sorveglianza sanitaria si svolga senza imprevisti. Succede anche nel cuore di Roma, dove lo scorso martedì sono stati trasferiti tredici bengalesi positivi al Covid-19, approdati qualche giorno prima sulle coste calabresi.

La struttura individuata dal Ministero dell’Interno è l’ospedale militare del Celio, in pieno centro storico, a poche centinaia di metri dal Colosseo. “Una follia”, l’aveva definita ai nostri taccuini un ristoratore di zona, preoccupato che l’arrivo dei bengalesi possa mettere in fuga i pochi turisti che cominciano a riaffacciarsi in città.

Mentre Augusto Caratelli, presidente del comitato Difesa Esquilino-Monti, si era detto pronto ad incatenarsi davanti al policlinico militare. “Non ci sto a vedere i nostri quartieri trasformati in un lazzaretto, non dopo tutti gli sforzi che abbiamo dovuto affrontare per far rientrare l’emergenza sanitaria”, ci aveva raccontato l’attivista.

La notte appena trascorsa, invece, è stato il turno del Foro753. Un’associazione di destra identitaria che ha mosso i suoi primi passi proprio al Celio, occupando e riqualificando l’ex Casa del Popolo di via Capo d’Africa, per trasformarla in luogo di aggregazione. Un’esperienza durata tre anni, che si è conclusa nel 2005 con lo sgombero. Sono loro a ribadire un secco no al trasferimento degli stranieri nel rione, srotolando davanti all’ospedale uno striscione che recita: “No migranti infetti, no alla dittatura sanitaria”.

“Trasferire migranti infetti a due passi dal Colosseo è inaccettabile”, spiegano dal Foro753. “È l’ennesimo colpo mortale al turismo e a chi gestisce attività commerciali nel pieno centro di Roma”. Gli attivisti puntano il dito contro “le decisioni di un governo che, in maniera dispotica e senza consultare cittadini, associazioni di quartiere e soprattutto imprenditori, sta uccidendo l’economia reale di questo Paese”.

“Non piegheremo la testa davanti ad un governo che ci vuole schiavi di una dittatura sanitaria, di fronte al pericolo di nuovi focolai - continuano gli attivisti - si impedisca alle carrette del mare che approdano sulle nostre coste di far sbarcare i migranti, non basta chiudere le rotte aeree, serve il pugno di ferro anche con i barconi che ogni giorno partono dalla Libia”.

Sul caso si sono accesi anche i riflettori della Lega, che si prepara a manifestare nei prossimi giorni. “Non possiamo permetterci che il centro storico si riempia di persone infette per colpa di un governo incapace di gestire i processi migratori”, ci aveva detto lo scorso giovedì Marco Veloccia, capogruppo del Carroccio in I Municipio. Una critica al Conte bis, ma anche all’amministrazione capitolina: “Dov’è la sindaca di Roma? È lei che dovrebbe difendere la salute dei romani, ma evidentemente è troppo prona ai diktat del governo giallorosso per farlo”.



Calabria, Santelli fa esplodere la bomba: «Ecco i migranti contagiosi». Il Pd: «Se diffondi i dati sei razzista»
Lorenza Mariani
venerdì 17 luglio

https://www.secoloditalia.it/2020/07/ca ... um=faceboo

Coronavirus: è di nuovo allarme e panico. In Calabria la Santelli è accerchiata: dai migranti contagiosi, da una parte. E dal Pd che l’accusa di razzismo se rivela i dati nell’apposito bollettino, dall’altra. Una situazione pericolosamente complicata dal buonismo di sinistra. Il solito grimaldello demagogico che, al danno della recrudescenza del virus d’importazione, aggiunge anche la beffa del politicamente corretto che complica la situazione in nome di un millantato razzismo di ritorno. Specie in Calabria e Veneto… »

Calabria, la Santelli accerchiata dai migranti contagiosi e dal Pd

Specie in Calabria, dovde la governatrice Santelli sta combattendo la sua lotta contro l’epidemia su due fronti: quella di contrasto al contagio dovuto ai migranti accolti, e quella in rispetto della verità dei fatti (e dei dati numerici). In discussione c’è il diritto all’informazione e la difesa della tutela della salute pubblica. In una situazione esplosiva come quella in cui la Calabria si ritorva in queste settimane, il Pd contesta alla governatrice di centrodestra il voler affermare e dimostrare la realtà della situazione, ammantando la protesta del pannicello caldo del politically correct. «La Regione Calabria a guida Santelli – tuonano i dem a sproposito – decide di emanare un bollettino sull’andamento del Covid evidenziando il contagio dei migranti». Mentre «la situazione imporrebbe alle istituzioni di non alimentare razzismo». E ci risiamo: la solita accusa di discriminazione razziale di ritorno (a orologeria)…

Attacco indiscriminato contro la libera informazione del Pd: i buonisti scomodano il solito allarme “razzismo”

Così, sulla decisione della Santelli di emanare un bollettino in merito all’andamento del Covid, evidenziando il dato insopprimibile del contagio alimentato dall’arrivo di migranti positivi al virus, i dem contestano: «La situazione imporrebbe alle istituzioni di non alimentare razzismo». Così il diritto di informare e di essere informati. Il dovere di tutelare la salute pubblica, passano in secondo piano rispetto all’esigenza di accogliere chiunque arrivi sulle nostre coste. Contagiato, asintomatico o in salute fisica che sia. Insomma, il solito principio buonista di sinistra che punta a tutelare prima gli immigrati e poi i cittadini di casa.




Coronavirus, l'Asl: i tre positivi nel campo rom di Scampia giunti dalla Serbia
16 luglio 2020

https://www.ilroma.net/news/cronaca/cor ... lla-serbia

NAPOLI. Sono arrivati durante la notte in auto direttamente dalla Serbia i 3 familiari di uno dei casi positivi emersi nel campo rom di Scampia. Lo spiega la Asl Napoli 1 Centro che ha ricostruito, insieme all'Unità di crisi della Regione Campania, la catena dei contatti della 17enne incinta, primo caso di Covid-19 scoperto tra i residenti del campo rom nel quartiere a nord di Napoli.

L'indagine epidemiologica svolta sul campo ha permesso di definire una stretta convivenza della donna oltre che con il marito, con altre 10 persone che sono state tutte prontamente sottoposte a tampone. Dei soggetti esaminati, solo 2 sono risultati positivi al Covid (il marito e lo zio della donna). Gli altri 9 tamponi hanno dato esito negativo.

Dopo aver acquisito nuove informazioni sugli spostamenti di alcuni familiari della giovane donna, l'indagine epidemiologica è stata poi ampliata e sono stati eseguiti ulteriori 11 tamponi, 3 dei quali sono risultati positivi: si tratta dei tamponi eseguiti su familiari del marito della giovane donna. I

tamponi sono stati eseguiti al loro arrivo a Napoli: erano infatti giunti durante la notte, in auto, direttamente dalla Serbia dopo aver appreso la notizia della positività dei familiari. Durante la notte l'Asl Napoli 1 Centro ha provveduto ad esaminare altri 29 tamponi eseguiti in serata, sempre in linea con il concetto di contact tracing.

Tutti i tamponi sono risultati negativi ma resta alta l'attenzione sullo stato di salute dei positivi che ad oggi continuano ad essere asintomatici. In definitiva, su 50 tamponi solo 6 sono risultati positivi nell'ambito di una popolazione stimata di circa 450 persone, delle quali 30 bambini con meno di 2 anni.

Il monitoraggio e la sorveglianza continuano sul campo grazie al personale dell'Asl Napoli 1 Centro e già ieri sono state distribuite le mascherine della Regione sia agii adulti che ai più piccoli.




"Nel loro Paese c'è il Covid". E la toga fa restare il migrante in Italia
Luca Sablone - Sab, 18/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1595059528

Il tribunale di Napoli ha dato la protezione umanitaria a un pakistano perché in patria rischierebbe la salute. E l'Italia ora accoglie chi scappa dal virus

L'ondata di malati autoctoni ha piegato l'Italia: l'emergenza Coronavirus ha messo alle corde il sistema sanitario nazionale, ma sarebbe andata peggio se avessimo dovuto assistere anche i contagiati stranieri.

Ora però c'è un rischio concreto: l'Italia potrebbe diventare un vero e proprio hub in cui accogliere temporaneamente i migranti che fuggono dal Covid-19. E la situazione potrebbe diventare piuttosto grave, visto che in questi giorni si stanno verificando episodi di positività da parte di clandestini che sbarcano nel nostro Paese. E se l'intera Africa non dovesse riuscire a gestire la pandemia? Dovremmo accogliere tutti?

Come riportato dall'edizione odierna de La Verità, il 25 giugno scorso una corte del tribunale di Napoli ha riconosciuto la protezione umanitaria a un pachistano. La motivazione? Perché nella regione del Punjab, da cui proviene, il virus si sta diffondendo in maniera rapida e le strutture sanitarie del posto non sono all'altezza. A emettere la sentenza è stato il collegio presieduto da Marida Corso della tredicesima sezione civile del Tribunale di Napoli. Lo straniero, dopo il rifiuto del riconoscimento della protezione internazionale avvenuto nel 2018, ha fatto ricorso contro la commissione territoriale del Ministero dell'Interno.


La decisione

I giudici, nelle 11 pagine di motivazione del decreto, riconoscono che dagli atti non emerge "alcun credibile e fondato rischio di persecuzione, né il rischio di grave danno". Effettivamente la versione fornita dal ragazzo è apparsa da subito poco attendibile: prima ha raccontato che la sua famiglia è stata costretta a convertirsi allo sciismo dal wahabismo per evitare problemi nel proprio villaggio e che lui avrebbe subito delle minacce dagli wahabiti per poi finire ferito nel corso di una colluttazione; successivamente ha dichiarato che il padre - rimasto affascinato dalla lettura dei testi sacri dello sciismo - si era convertito prima della sua nascita. E per giustificare l'incongruenza delle due versioni ha sostenuto "di non essersi spiegato bene in precedenza". Nel decreto si legge che l'unico episodio di violenza realmente verificatosi "può ritenersi del tutto isolato e privo del connotato della gravità necessario per il riconoscimento dello status di rifugiato".

Tutto qui? Assolutamente no. Improvvisamente arriva il colpo di scena: il collegio decide di valutare "la sussistenza di condizioni di grave vulnerabilità in cui verrebbe a trovarsi il ricorrente in caso di rimpatrio, connesse a situazioni di insicurezza derivanti dalla pandemia di Covid 19 nel Paese d'origine, da bilanciarsi con l'integrazione conseguita in Italia attraverso i numerosi contratti di lavoro susseguitisi negli anni". Allora i magistrati si mettono al lavoro e consultano le fonti internazionali per verificare quale sia la situazione Coronavirus in Pakistan: viene scritto che la situazione ha assunto una "rilevante gravità, cui il sistema sanitario pachistano non appare capace di far fronte". E viene messo in evidenza "un'enorme concentrazione di casi nel Punjab (15.346)".

Perciò, dopo aver esaminato il sistema sanitario pachistano, il collegio è arrivato a una conclusione: "I servizi sanitari per i poveri sono diventati scarsi () i servizi di assistenza primaria sono scadenti, specialmente nelle zone rural". Pertanto ecco la clamorosa decisione, presa alla luce dell'estensione dell'epidemia di Coronavirus in Pakistan e delle gravi carenze del servizio sanitario pubblico, in particolare nella regione del Punjab: il collegio ritiene che la domanda di protezione umanitaria "possa essere accolta perché il rientro in patria in questo momento porrebbe il ricorrente in condizione di estrema vulnerabilità mentre egli risulta integrato nel territorio nazionale".


Migranti positivi A Jesolo saltano le prenotazioni
19 luglio 2020

https://www.ilgiornaledivicenza.it/home ... -1.8170828

A Jesolo il caso dei 43 migranti trovati positivi al Covid-19 sta causando disastri. Gli stranieri erano ospitati nella struttura fronte mare della Croce Rossa. Dopo la scoperta del primo contagio è scattato il cordone sanitario e gli infettati sono stati trasferiti a Cavarzare. Ma intanto il danno è stato fatto.

Lo denuncia il sindaco, Valerio Zoggia: «In poco tempo una pioggia di disdette, dal 10 al 20 per cento, ci riferiscono gli operatori del settore. Come Comune stiamo valutando con i nostri uffici come procedere per chiedere i danni. Non si esclude la possibilità di denunciare la Croce Rossa. Qualcuno doveva sorvegliare e non l’ha fatto». Anche l’Ascom ha presentato un esposto in Procura.


Coronavirus, il focolaio nella Basilicata Covid-free cresce ancora: son 36 i migranti contagiati che erano sbarcati a Lampedusa
Silvia Natella
21 luglio 2020

https://www.ilmattino.it/primopiano/cro ... 59748.html

La Basilicata è tra le regioni meno colpite dall'emergenza coronavirus e quando sembrava essere ormai Covid-Free è finita al centro di un caso che ha dell'assurdo. È infatti arrivato a quota 36 il numero di positivi al coronavirus - in aumento rispetto a 25 di alcune ore fa - tra i migranti provenienti dal Bangladesh sbarcati a Lampedusa l'11 luglio e trasferiti in Basilicata la notte del 15 luglio e ora ospitati - in isolamento - in strutture di accoglienza di Potenza e Irsina (Matera).

Lo ha reso noto la task force regionale. In totale, sono stati trasferiti in Basilicata 50 migranti: a Potenza due gruppi, uno da dieci e uno da 40 persone (nel primo gruppo tre positivi, nel secondo 23). Nel Materano sono stati trasferiti 12 migranti (dieci sono risultati positivi). Gli operatori delle strutture che li ospitano a Potenza sono stati sottoposti al tampone e sono risultati tutti negativi. Domani saranno controllati gli operatori della struttura del Materano. La task force lucana ha precisato che tutti i migranti risultati positivi «al momento dell'esecuzione dei tamponi erano asintomatici»

I residenti in Basilicata attualmente positivi, invece, restano due e si trovano entrambi in isolamento domiciliare.

A questi dati è seguita la polemica, dal momento che i migranti risultati positivi erano sbarcati a Lampedusa e poi ridistribuiti. Un'operazione che ha interessato tutta l'Italia. I controlli sarebbero arrivati solo in seguito. Qualche giorno fa in Calabria la notizia della positività degli ospiti nei centri di accoglienza aveva provocato una protesta cittadina. La popolazione era scesa in strada per protestare sulla Statale 18, che attraversa Amantea, dove erano stati trasferiti i migranti sbarcati a Roccella Jonica e positivi al Covid.

«La Basilicata è stata la prima Regione Covid free in Italia. Oggi, grazie al Ministro Lamorgese e al Governo Conte, che ha chiuso gli aeroporti ma ha aperto i porti, abbiamo, solo tra gli immigrati che ci hanno regalato ben 26 positivi, ed ancora si aspettano gli esiti di altri tamponi». Lo ha scritto su Facebook il senatore Pasquale Pepe, capo del dipartimento per il Mezzogiorno della Lega. «Per di più - ha aggiunto - mi dicono, e lo approfondirò per via istituzionale, che diversi di questi ospiti, nei giorni scorsi e fino a poche ore fa, andavano tranquillamente a spasso. Non è accettabile, per niente!».
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In una regione dove non c’era nemmeno un infetto, ‘grazie’ a Lamorgese ora ce ne sono 36 in un colpo solo. Tutti parte di un contingente di decine di immigrati spostati da Lampedusa per non turbare la sua visita sull'Isola. Senza alcun tampone, sono poi risultati positivi in 36. Per ora.
In Basilicata scoppia un focolaio di coronavirus in un centro di accoglienza per immigrati di Potenza e in un altro a Mater, dove sono arrivati due gruppi di clandestini sbarcati a Lampedusa. La notizia è stata confermata dalla task force regionale che parla di un totale di almeno 36 positivi.
Questi sono criminali. Spostano da Lampedusa dei clandestini infetti, non fanno i tamponi, mettendo a rischio i cittadini. E lo fanno perché Lamorgese voleva l’hotspot vuoto al suo arrivo a Lampedusa.



Migranti allo sbando al centro di Roma: "Ecco che fine fa chi sbarca"
Elena Barlozzari Alessandra Benignetti
Mar, 21/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/roma/mig ... 1595367503

Cresce di giorno in giorno la tendopoli di viale Pretoriano, a due passi dalla stazione Termini, dove pernottanto decine di migranti in una situazione igenico-santiaria preoccupante. I residenti: "Ecco la fine che fa chi sbarca sulle nostre coste"

“Chi ci assicura che non ci siano degli infetti anche qui? Con tutto quello che si sente alla televisione...”. Il signor Egisto ha un’ottantina di anni portata bene.

Giornale sotto il braccio, percorre a passo lento viale Pretoriano, a due passi dalla stazione Termini. Le panchine dove un tempo sostava all’ombra, adesso, sono occupate da dei ragazzotti africani. “Sono arrivati durante il lockdown, all’inizio - racconta - erano una manciata poi pian piano sono diventati un esercito”.

Le aiuole che costeggiano il tratto di Mura Aureliane che va via dei Frentani all’Arco di Sisto V, in effetti, hanno ormai l’aspetto di un campo profughi. Coperte arrotolate, materassi e tende canadesi fanno da cornice alla cinta muraria più antica d’Europa. Egisto è preoccupato: “Guardate quanta sporcizia, quanta promiscuità, non ce n’è uno che indossi la mascherina”. Poco più in là, un uomo emerge da un ammasso di cartoni.

Si fa chiamare Matteo, ha 42 anni ed è indiano. È stato uno dei primi ad essersi trasferito all’ombra del muraglione romano, dopo aver usufruito per un periodo dei posti letto messi a disposizione dal Comune di Roma con il “Piano freddo”. Vive nei giardini di viale Pretoriano da circa tre mesi. “Facevo le pulizie in una casa del centro, ma con il Covid ho perso il lavoro e mi sono dovuto arrangiare”, spiega. Non ci sa dire quanti siano in tutto gli inquilini della tendopoli: “Indiani, bengalesi, africani, qui è un porto di mare, ogni giorno si aggiunge qualcuno”.

È chiaro che questo angolo di centro storico è diventato il punto di riferimento per chi non sa dove andare. Per chi è approdato sulle nostre coste sognando l’Eldorado, e ora vorrebbe andarsene ma non ha i documenti per farlo. Gente come Malick, un trentenne del Senegal, che accetta di rispondere alle nostre domande. È mezzogiorno ed è ancora intontito dalla sbronza della sera prima. “Bevo per non pensare alla situazione in cui mi trovo”, ci confessa in un italiano stentato. Quando gli domandiamo se non ha paura a vivere così esposto al Covid, ci guarda stralunato e risponde: “Covid? Che significa?”.

Le giornate di Malick trascorrono tutte uguali. In una città che non conosce, in attesa dei pasti della Caritas e di farsi una doccia al “Binario 95” della stazione Termini. “Non voglio vivere così per sempre, il mio futuro me lo immagino lontano da qui”, dice prima di chiudere gli occhi e stendersi di nuovo sul prato. Lasciandoci alle spalle la favela, quello che rimane è un profondo senso di desolazione. “Ecco il biglietto da visita di Roma”, denuncia Augusto Caratelli, presidente del comitato Difesa Esquilino-Monti. “Siamo preoccupati per la nostra salute, possibile - continua Caratelli - che dopo aver dato la caccia coi droni a chi faceva jogging in spiaggia adesso nessuno veda nulla?”.

L’attivista punta il dito contro il governo. “Questa è la fine che fanno i migranti che sbarcano sulle nostre coste, diventano invisibili e finiscono a vivere in mezzo alla strada, esponendo tutti noi al rischio di nuovi focolai”. “Abbiamo segnalato questa situazione più volte - gli fa eco un residente – ma quelli del Comune se ne lavano le mani”. E pensare che poco tempo fa, proprio davanti alla tendopoli, il Campidoglio ha inaugurato una nuova pista ciclabile. Una trovata che sa di beffa. “Queste sono le priorità dell’amministrazione, personalmente - continua il nostro interlocutore - mi sento preso per i fondelli: ma chi volete che venga a pedalare accanto ad una situazione del genere?”.



Covid, l'ex caserma Cavarzerani diventa "zona rossa": quasi 500 migranti in quarantena
Udine, l'area sarà sorvegliata 24 ore su 24 dalle forze dell'ordine e il prefetto ha chiesto al ministero dell'Interno la possibilità di utilizzare l'esercito
Mattia Pertoldi 21 Luglio 2020

https://messaggeroveneto.gelocal.it/udi ... 1.39107976

UDINE. I 480 richiedenti asilo ospitati, attualmente, alla Cavarzerani non potranno lasciare l'ex caserma di Udine per i prossimi 14 giorni.
Il sindaco Pietro Fontanini, ha firmato l'ordinanza comunale(qui il testo integrale)in autotutela che, dopo un incontro con il prefetto Angelo Ciuni, il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi e dopo aver sentito il governatore Massimiliano Fedriga, "sigillerà" l'area per le prossime due settimane trasformando la Cavarzerani in una sorta di "zona rossa" cittadina.
"L'area dell'ex caserma - ha spiegato Fontanini - sarà sorvegliata 24 ore su 24 dalle forze dell'ordine e, anzi, il prefetto ha chiesto al ministero dell'Interno la possibilità di utilizzare l'esercito per verificare che i migranti non lascino la struttura.
Purtroppo tre stranieri sono risutati positivi al Covid-19 e non possiamo permettere che chi è stato in contatto con loro giri liberamente per la città. Faranno due settimane di quarantena, senza potersi muovere, come, peraltro, ogni cittadino italiano che ha avuto contatti con uno o più positivi al virus".



Coronavirus Rimini, il Covid nel palazzo dei senegalesi
il Resto del Carlino
MANUEL SPADAZZI
Rimini, 22 luglio 2020

https://www.ilrestodelcarlino.it/rimini ... -1.5342178

Nel pieno della stagione estiva, Rimini deve fare i conti con un nuovo focolaio di Covid-19. Dopo quello avvenuto nel reparto post-acuti dell’ospedale Infermi due settimane fa, subito circoscritto dall’Ausl, ora il virus si è diffuso tra i senegalesi che vivono nell’ex pensione La Fonte di via Sacramora, a Viserba, frazione della zona nord del capoluogo.

Sono 10 i casi già diagnosticati tra loro, ma ci sarebbero altri positivi. Il focolaio è stato individuato dopo che uno di loro era risultato positivo al virus. L’Ausl Romagna non ha perso tempo. Appena avuti gli esiti e accertato il primo caso, ha sottoposto alla prova del tampone gli altri abitanti della casa. Sono tutti senegalesi, in regola col permesso di soggiorno, che vivono e lavorano a Rimini da tempo.

Attualmente sono una cinquantina le persone che si trovano nell’ex pensione La Fonte, da oltre vent’anni abitata dai senegalesi e di proprietà della stessa comunità africana che l’ha acquistata autotassandosi. Una novantina i residenti normalmente, ma quasi la metà non è riuscita a tornare in Italia per colpa del virus. Chi vive in quella palazzina di quattro piani è gente che lavora in fabbriche, hotel, campi agricoli della zona.

Ora è una realtà consolidata, accettata da tutti. Ma non è stato sempre così. La struttura è tristemente nota per essere stata al centro di numerosi attacchi xenofobi. Quello più grave nell’ottobre del 2009 quando l’ex pensione fu oggetto di un vero e proprio attentato. Un ordigno esplosivo distrusse in piena notte uno scooter parcheggiato nei pressi del condominio. L’attentato, la cui mano è rimasta ignota, fu solo il culmine di una serie di attacchi intimidatori, come il lancio di pietre, uova contro la struttura.
L’altro ieri sono stati effettuati i tamponi su tutti i presenti nella palazzina.

Per farlo, i medici si sono presentati nella struttura di via Sacramora ‘scortati’ da polizia e vigili. Questo sia per motivi di sicurezza, sia per evitare che qualcuno si rifiutasse di effettuare l’esame. L’azienda sanitaria ha fatto 50 tamponi su altrettante persone che si trovavano in quel momento nell’ex pensione di Viserba, e ieri sono arrivati i primi risultati.

Altri 9 senegalesi sono risultati così positivi al Covid. Va detto che nessuno di loro presentava particolari sintomi. Anzi: erano tutti completamente asintomatici. Ma il virus, ormai lo sappiamo, viaggia veloce e si trasmette facilmente, soprattutto negli ambienti dove non è facile far rispettare il distanziamento sociale.

Nella lunga e convulsa giornata di ieri l’Ausl ha provveduto a contattare i senegalesi risultati positivi per disporre per loro l’isolamento in strutture protette.

Ci sono stati momenti di panico: non è stato facile rintracciare al telefono tutti per poter disporre il loro trasferimento in due hotel del Riminese attrezzati per accogliere i malati di Covid. Alcuni non hanno risposto subito, ma poi nel corso della giornata l’azienda sanitaria è riuscita effettivamente a prendere contatto con ognuno di loro, ha spiegato la situazione e li ha destinati nelle strutture dove passeranno il periodo di isolamento. In questo modo il focolaio è stato subito circoscritto.

Ai 10 senegalesi già contagiati potrebbero aggiungersene altri (si attende l’esito dei tamponi), tanto che l’Ausl si sta già organizzando per reperire altri posti letto per loro negli hotel Covid della provincia.



Un francese demente!
Coronavirus, l'ultima dei buonisti: "Un vaccino grazie ai migranti"
Federico Garau - Lun, 27/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 79924.html

Duello fra il filosofo francese consigliere di Macron ed il leader della Lega. "Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati", ha dichiarato Lévy. Salvini: "Siamo su Scherzi a parte... "

Duro botta e risposta negli studi di "Quarta Repubblica" fra il leader della Lega Matteo Salvini ed il filosofo, giornalista e saggista Bernard-Henri Lévy, noto per essere uno dei consulenti del presidente francese Emmanuel Macron: tema dell'accesa discussione, il Coronavirus ed i migranti.

Entrambi ospiti della trasmissione condotta da Nicola Porro che andrà in onda stasera su Rete4 alle ore 21:30, i due hanno registrato il loro confronto questo pomeriggio, e sono subito scoppiate scintille. Nel corso dell'intervista, infatti, Lévy, che nei giorni scorsi è stato pesantemente contestato con insulti antisemiti e quindi attaccato dalle milizie in occasione della sua visita nella città di Tarhuna (Libia), dove ha effettuato un reportage sul cosiddetto "campo di sterminio" di Tarhuna, ha dichiarato che proprio i migranti sarebbero una chiave fondamentale per arrivare al più presto ad un vaccino efficace contro il Coronavirus.

"Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati", ha infatti affermato, come riportato da "AdnKronos", suscitando lo sconcerto dell'ex vicepremier Salvini.

"Aspetta un attimo, con tutto il rispetto, lei dice che se troviamo il vaccino, lo dobbiamo agli immigrati che sbarcano a Lampedusa?", avrebbe ribattuto Matteo Salvini, incredulo."Mi scusi, se troviamo la cura al Covid, non è grazie ai medici italiani e ai ricercatori e scienziati del San Matteo di Mantova ma è grazie agli immigrati che arrivano? Adesso, questa perla mi mancava...", ha commentato, sbigottito, prima di aggiungere:"È colpa di Putin, è colpa di Salvini... Grazie agli immigrati, invece, troveremo il vaccino...".

Da qui allo scontro in studio il passo è stato breve, tanto che alla fine il leader del Carroccio ha concluso, esasperato: "Mi arrendo, professore, venga stasera in stazione Termini a Roma o alla Stazione centrale di Milano, così vede quanto è bella l'immigrazione clandestina che a lei piace tanto".

Ma Lévy avrebbe continuato, imperterrito: "Senza l'immigrazione africana non c'è ricerca in Francia, non si troverà mai una vaccino e una cura contro il Covid. Deve dire grazie ai migranti".

"Vabbe', stiamo su Scherzi a parte...", ha quindi commentato Salvini."Professore, anche io voglio un mondo aperto. Ho capito: lei ce l'ha con me e con Putin. Se voglio andare in Australia o in Svizzera mi chiedono i documenti. Io voglio un mondo aperto, professore, ma con delle regole", ha ribadito.

Nel corso della trasmissione, Lévy ha del resto attaccato più volte il leader della Lega, criticato le sue idee e dichiarando che, con Salvini al governo, "l'Italia non sarebbe uscita dalla crisi" scatenata dal Coronavirus."L'Italia ha dato all'Europa un esempio di disciplina", ha poi aggiunto il filosofo. "Però al contempo c'è stata una epidemia di follia, follia di ripiegarsi dentro se stessi, chiudere il proprio corpo, il proprio cuore agli altri. Questo delirio in particolare nei confronti dei migranti, in Francia e in Italia. Ad un tratto i migranti sono diventati i principali untori di Coronavirus".




Coronavirus, da Conte stretta sui migranti: "Non tollereremo ingressi irregolari: dobbiamo intensificare i rimpatri"
. "Non possiamo permettere che i sacrifici fatti dal Paese per la crisi Covid siano vanificati"
di TATIANA BELLIZZI
03 agosto 2020

https://bari.repubblica.it/cronaca/2020 ... 263588016/

Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare" e "non possiamo permettere che i sacrifici" fatti dal Paese per la crisi Covid "siano vanificati". Lo ha detto il premier Giuseppe Conte nel corso del punto stampa da Cerignola (Foggia). "Dobbiamo intensificare i rimpatri", ha aggiunto. Nei giorni scorsi era stato il ministro Luigi Di Maio a chiedere un cambio di passo sui migranti.
"Dobbiamo essere duri e inflessibili, stiamo collaborando che le autorità tunisine, è quella la strada. Io stesso ho scritto al presidente tunisino una lettera l'altro ieri e sono contento che abbia fatto visita ai porti. Dobbiamo contrastare i traffici e gli incrementi degli utili da parte dei gruppi criminali. Dobbiamo intensificare i rimpatri" - ha sottolineato il premier. "Abbiamo fatto una riunione con tutti i ministri competenti, siamo in stretto e quotidiano contatto con Di Maio, Lamorgerse, Guerini, De MIcheli. Dobbiamo assolutamente rimpatriare, non si entra in Italia in questo modo".
"Se c'è una cosa che non ci viene rimproverata è di non aver affrontato l'emergenza mettendo la salute al primo posto. Ovviamente siamo responsabili, non possiamo trascurare la recessione economica ma al primo posto sappiamo cosa c'è è per questo raccomandiamo e continuiamo a raccomandare di rispettare le precauzioni minime indispensabili - ha aggiunto Conte - Lo dirò anche ai giovani, hanno scoperto che sono meno colpiti dalle conseguenze negative della malattia ma anche loro possono trasmettere la malattia ai loro genitori e ai loro nonni quindi anche da parte loro occorre un atteggiamento responsabile".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 9:00 am

Covid, arriva il test rapido: «In 7 minuti si scopre la positività». Sperimentazione in Veneto
13 luglio 2020

https://www.ilmattino.it/primopiano/cro ... 44315.html

Covid, arriva il test rapido dei sette minuti per scoprire l'eventuale positività al coronavirus. La sperimentazione in Veneto. Il governatore del Veneto Luca Zaia torna in diretta Facebook oggi 13 luglio, dopo una settimana. Il presidente ha affrontato dalla sede della protezione civile di Marghera i temi legati all'emergenza Coronavirus .

I CONTAGI
I numeri dei contagi - riportati dal bollettino dell'Azienda Zero - partono dalla cifra di oltre un milioni di tamponi effettuati: 1.069.000. Sono solo 4 i nuovi positivi rispetto a ieri sera alle 17 e quindi 19.401 il totale, sono poi 144 i ricoverati (+2), 9 le terapie intensive quindi stabili, le vittime sono ferme a 2039. Il virus è quindi meno violento - ha spiegato Zaia - lo dicono i risultati dei tamponi. Ci sono focolai domestici sotto controllo, ma ci preoccupano i ceppi portati da fuori. Abbiamo intensificato i controlli, ma tutti gli Stati e non solo extra Ue stanno portandoci casi in genere di età media più bassa, quindi giovani, ieri anche due gemellini di 4 anni stranieri e la loro mamma sono risultati positivi. Tutti i bambini risulterebbero al momento asintomatici.

IL CEPPO SERBO Perchè dobbiamo stare più attenti? Perchè questi virus "importati" sono mutati e quindi diversi anche come sintomi rispettto a quelli scientificamente testati in Veneto. C'è anche un ceppo serbo, con casi portati anche da noi. Zaia ha inoltre evidenziato che è stato fatto sequenziare il virus della Serbia: «Nei quattro tamponi effettuati è emerso che la carica virale era molto elevata, i virus sono identici tra loro e appartenenti al cluster dei virus isolati in Serbia, ben diversi dai quelli finora isolati in Veneto e in Italia. E ad oggi non è possibile associare specifiche mutazioni alla diversa patogenicità del virus, perché finora non ci sono studi - ha concluso - che mettano in relazione forme cliniche con le mutazioni del virus».

LO STATO D'EMERGENZA
«La proroga fino al 31 ottobre lascerà a noi Governatori la competenza per intervenire, ma occorre chiarire quali poteri ci vengono dati, ma il Parlamento è sovrano e mi rimetto a quello che deciderà».

I CONTROLLI
«Noi stiamo effettuando test e controlli, siamo anche l'unica regione che ha raccomandato di fare i vaccini anti-influenzali (abbiamo dovuto anche andare in tribunale per difendere la nostra scelta e abbiamo perso); c'è meno percezione di pericolo e si vedono meno mascherine in giro per questo ribadisco che ci vuole attenzione».

TEST RAPIDO
È stato poi illustrata dal dott. Roberto Rigoli (foto), primario di microbiologia a Treviso, la procedura per il tampone veloce, un test rapido (costo di 12 euro contro i 18 di un normale tampone) che in 7 minuti al massimo dà una risposta sulla positività. È stato provato su circa mille persone. Non dà una diagnosi definitiva ma segnala positività che va poi confermata. La rapidità dei tempi permette di isolare subito il presunto contagiato. Già è stato provato sui kossovari arrivati in Veneto e ha evidenziato alcuni casi positivi. Il test agisce e cerca il virus non cerca la presenza degli anticorpi.

IL "DOPPIO" Il test, ha spiegato il governatore Zaia, è stato sperimentato l'Ulss 2 del Veneto su 1000 persone con il modello del "doppio": alle stesse mille persone cioè è stato fatto sia il test rapido che il tampone normale. Risultati identici tranne in un caso, un falso positivo. Ora la Regione «trasferirà tutti i dati allo Spallanzani di Roma e al Ministero della Salute perché tengano in considerazione di inserire il test nel piano di sanità pubblica».

LA PROVA IN DIRETTA TV Nel punto stampa di oggi il test è stato provato in diretta, a sorpresa, su un giornalista volontario, "Rick" Cesarano, dell'agenzia Ansa di Venezia, risultato negativo.

COME FUNZIONA «Questo test - ha spiegato Roberto Rigoli, primario di Microbiologia a Treviso e vicepresidente nazionale dei microbiologi - va a prendere l'ipotetico virus nella "cantina" dei batteri, nel retro faringeo, lo stempera in un liquido e lo distribuisce in una "saponetta". Quando si mettono le goccioline nella saponetta, il liquido nasale inizia a migrare e c'è un punto in cui sono presenti degli anticorpi specifici contro il Covid-19: se esiste il virus, si attacca agli anticorpi specifici, c'è una reazione cromatica e avverte con una bandina rossa». Rigoli ha sottolineato che è «è stato provato su circa mille persone. È un test di screening per cui - ha ribadito - non facciamo diagnosi definitiva: se c'è è positivo, ma se lo fosse lo confermiamo con la biologia molecolare. La velocità dell'analisi ci consente immediatamente di isolare, l'ipotetico positivo. Ci sono altri centri che lo stanno provando, come a Vicenza».



Federico II, brevettato in Campania il tampone che trova il Coronavirus in 3 minuti invece di 48 ore
17 luglio 2020

https://www.fanpage.it/napoli/federico- ... di-48-ore/

Un tampone per diagnosticare il Coronavirus in 3 minuti, invece delle classiche 48 ore. Si chiama CoVFAST ed è stato brevettato in Italia dalla Cosvitec, Centro di ricerca di alta formazione, azienda campana che ha lavorato in collaborazione con il Dipartimento di Fisica "Ettore Pancini" dell'Università di Napoli Federico II. La società ha messo a punto un kit per il rilevamento rapido del virus molto più rapido di quelli attualmente utilizzati. L'azienda: "Ha la stessa affidabilità dei tamponi utilizzati oggi".

In Campania brevettato tampone in 3 minuti

CoVFAST è un tampone naso faringeo che viene eseguito sul soggetto esattamente come il tampone classico, poi viene immerso in una soluzione colloidale che cambia colore solo in caso di positività al virus. In soli tre minuti è in grado di rivelare se si è positivi o no al virus SARS-Cov-2. Un'innovazione che potrebbe aprire scenari rivoluzionari, abbattendo i tempi ed i costi e permettendo di rilanciare settori come quello turistico e dell'istruzione messi in ginocchio dal virus. Alla base c'è una metodologia più rapida ed economica di quelle attualmente in uso, attraverso la quale sarà possibile effettuare screening di massa. Il test rapido è infatti altamente sensibile, specifico, ed accurato e ha la stessa affidabilità dell'attuale tampone.

Qual è la differenza con gli attuali tamponi

Il tampone brevettato in Campania è molto più rapido del tampone attuale. Non serviranno più le classiche 48 ore per avere dei risultati, ma saranno sufficienti solo tre minuti. Questo metodo è in grado di stabilire anche la carica infettante del soggetto. Se la carica infettante è molto alta, il test darà un risultato positivo anche in un solo minuto. Altro fattore innovativo che lo rende di semplice utilizzo è che non necessita di strumentazioni, laboratori certificati e personale specializzato. Può essere eseguito infatti con una semplice provetta. In questo modo si potranno condurre facilmente screening di massa. Fino ad oggi un grande limite è stato rappresentato proprio dalle costose apparecchiature e dalla necessità di impiegare personale specializzato. Inoltre, il nuovo tampone non necessita di siero, sangue o plasma. Altro fattore rilevante è il costo molto basso del test, molto inferiore rispetto a quello del tampone classico.

Il tampone rapido si potrà usare anche per altri virus

“Il tampone CoVFAST – spiega Sergio Bolletti Censi, direttore generale della Cosvitec – è efficace in soli tre minuti e si presta allo screening di massa. Potrebbe essere una rivoluzione, pensiamo al settore turistico in grande difficoltà, la ripartenza delle scuole a settembre, ma anche luoghi dove si possono creare assembramenti, concerti, eventi pubblici o sportivi. In soli tre minuti si può avere un risultato affidabile. Oggi le sinergie sono fondamentali, proprio come dimostra la collaborazione con il team del professor Velotta della Federico II. Con le dovute modifiche questo metodo si presta a trovare anche altri tipi di virus”.

“Ci occupiamo da diversi anni di biosensori – aggiunge Raffaele Velotta, professore di Fisica applicata Federico II – e l’emergenza che stiamo vivendo ci ha spinto a tentare di mettere a punto un sistema veloce che riconoscesse la particella virale (virione). Abbiamo così realizzato una soluzione colloidale di nanoparticelle d'oro che cambia colore in presenza del virus, una variazione abbastanza netta che può essere vista anche ad occhio nudo in caso di alta carica virale. Dopo alcuni test preliminari effettuati all’Ospedale Cotugno di Napoli grazie alla disponibilità offerta dai dottori Luigi Atripaldi e Roberto Parrella, insieme al professore Giuseppe Portella del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali della Federico II abbiamo confrontato il nostro metodo con quello ‘ufficiale’ basato su tecniche di biologia molecolare (PCR). Analizzando circa 50 tamponi di pazienti positivi e altrettanti di pazienti negativi abbiamo potuto stimare sensibilità e specificità entrambe superiori al 95%. La lettura dei circa 100 tamponi con un semplice spettrofotometro ha richiesto meno di due minuti. Naturalmente il lavoro non è finito, ma questi risultati sono molto incoraggianti e ci spingono a continuare una ricerca che sta entusiasmando tutti i partecipanti”.
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 9:00 am

Noi che amiamo Israele
15 luglio 2020
Israele. Net

Ricercatori dell’Università di Gerusalemme ritengono d’aver individuato un farmaco che potrebbe ridurre la gravità di covid-19 quasi al livello di un comune raffreddore. Secondo lo studio guidato da Ya’acov Nahmias dell’Università di Gerusalemme e Benjamin tenOever del Mount Sinai Medical Center di New York, il fenofibrato (Tricor), un farmaco anti-coleseterolo già approvato dalla Food and Drug Administration americana, ridurrebbe la capacità del virus SARS-CoV-2 di riprodursi. I ricercatori hanno scoperto che il coronavirus previene la normale combustione dei carboidrati con conseguente accumulo di grassi all’interno delle cellule polmonari, una condizione necessaria al virus per riprodursi. Il team ha quindi esaminato per tre mesi un gruppo di otto farmaci già approvati e ha visto che il Tricor induce le cellule a bruciare grassi col risultato che il virus è quasi scomparso in cinque giorni di trattamento. La ricerca, ora in fase di sperimentazione su animali, è pubblicato questa settimana su Cell Press’ Sneak Peak. Nel momento in cui vari studi suggeriscono che l’immunità da coronavirus proteggerebbe solo per alcuni mesi, la strada della terapia potrebbe rivelarsi una carta vincente da affiancare all’eventuale vaccino.



"Disattivato in pochi secondi": così i raggi Uv eliminano il virus
Gabriele Laganà - Mer, 15/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 77496.html

Da una ricerca condotta da un team di medici e astrofisici italiani è emerso che il coronavirus diventa inattivo in pochi secondi con piccole quantità di raggi UvC

Il Sole potrebbe essere un nostro importante alleato nella lotta contro il coronavirus. Secondo uno studio condotto da un team italiano composto da medici del dipartimento "Luigi Sacco" dell’Università degli Studi di Milano, astrofisici dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e Istituto nazionale dei tumori, i raggi ultravioletti emessi dalla nostra stella disattiverebbero il temibile microrganismo in pochi secondi.

Una notizia per certi versi clamorosa che potrebbe segnare una svolta decisiva nella guerra a Covid-19.

A confermare l’attendibilità dello studio è Mario Clerici, primo firmatario dei lavori, professore ordinario di Immunologia all’Università di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, illustrando i risultati della ricerca, il professore ha spiegato che si è arrivati a definire l’efficacia dei raggi ultravioletti nei confronti di Sars-CoV-2 attraverso un meccanismo relativamente semplice: "Dapprima abbiamo utilizzato delle lampade a raggi Uv di tipo C, quelli che non arrivano sulla Terra perché bloccati dall’atmosfera". Questi dispositivi, ha sottolineato Clerici, sono simili a quelli usati per purificare gli acquari.

"Nell’esperimento- ha continuato- sono state posizionate sotto le lampade gocce di liquido di diverse dimensioni (droplet) contenenti Sars-CoV-2, per simulare ciò che può essere emesso parlando o con uno starnuto. Abbiamo valutato una dose bassa di virus (quella che può esserci in una stanza dove è presente un positivo), una dose cento volte più alta (che si può trovare in un soggetto con forma grave di Covid-19) e una quantità mille volte più alta, impossibile da trovare in un essere umano o in una qualunque situazione reale". Ebbene, i risultati sono stati estremamente promettenti. In tutti e tre i casi, infatti, la carica virale è stata resa inattiva al 99,9% in pochi secondi utilizzando una piccola quantità di raggi UvC. "Ne bastano 2 millijoule per centimetro quadrato", ha specificato il professore che poi ha aggiunto che il virus utilizzato negli esperimenti, fornito dall’Istituto Spallanzani di Roma, sono altamente patogeni, tratti da campioni biologici di pazienti.

Per avere ulteriori risposte, il team ha eseguito lo stesso esperimento con i raggi UvA e UvB, quelli cioè che arrivano sulla superficie terrestre. Da una prima analisi, come ha ammesso Clerici, i risultati sono molto simili ma non sono ancora stati messi a disposizione della comunità scientifica perché sono ancora in fase stiamo di elaborazione definitiva.

"Il lavoro degli astrofisici- ha spiegato il professore- è stato raccogliere dati sulla quantità di raggi solari in 260 Paesi, dal 15 gennaio a fine maggio. La corrispondenza con l’andamento dell’epidemia di Sars-CoV-2 è risultata quasi perfetta: minore è la quantità di UvA e UvB, maggiore è il numero di infezioni". Questo induce il direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi a spiegare cosa sta accadendo nel mondo a causa del coronavirus. Non sarebbe un caso, secondo il professore, che Italia ora che è estate "ci sono pochi casi e con pochi sintomi, mentre alcuni Paesi nell’altro emisfero, come quelli del Sud America, in cui è inverno, stanno affrontando il picco". Un caso a parte è rappresentato da Bangladesh, India e Pakistan. In questi tre Paesi, nonostante il clima caldo l’epidemia è in espansione. Ma vi sarebbe una risposta che spiegherebbe l’incongruenza: le nuvole dei monsoni bloccano i raggi solari e, quindi, non fermano il coronavirus.

Il professore, però, ha sottolineato che"nell’analisi dei colleghi astrofisici, sono state prese in considerazione anche altre variabili, come l’uso della mascherina e il distanziamento interpersonale". Clerici si è detto sicuro che si può stare tranquilli in spiaggia, anche senza mascherina, in quanto "le goccioline che possono essere emesse da un eventuale soggetto positivo vengono colpite dai raggi solari e la carica virale è disattivata in pochi secondi. Il discorso potrebbe valere anche per superfici di ogni genere".

Se la ricerca sarà confermata si potrebbe anche risolvere il problema della disinfezione dei luoghi chiusi. In questo caso, basterebbe utilizzare lampade a raggi Uv i cui raggi, ha spiegato ancora il professore "non sarebbero dannosi per gli esseri umani perché parliamo di quantità minime e tempi brevi. Potrebbero utilizzate nei cinema, negozi, uffici e anche nelle scuole. Anche se fosse necessario tenere accese le lampade per diverse ore in presenza di persone, non ci sarebbero rischi per la salute". Clerici ha anche illustrato che è stato condotto uno studio sul rapporto tra quantità di raggi solari e influenza stagionale, analizzando un arco temporale di un secolo: "La classica influenza scompare con l’arrivo della stagione calda, per ricomparire poi da ottobre a marzo. E non dà alcuna immunità di gregge, come sembra accadere nel caso di Sars-CoV-2".

Infine, il professore si è anche detto certo che una seconda ondata di Covid ci sarà ma non potente come la prima perché il virus sarà indebolito: "Il virus che vediamo oggi è lo stesso di febbraio e marzo, non ha subito mutazioni nel suo genoma, se non minime. Dunque è sempre "cattivo". La differenza è che i raggi solari lo inattivano, rendendo molto più difficile la trasmissione da un soggetto all’altro e anche la replicazione all’interno di un organismo". "Sars-CoV-2, come tutti i virus, si adatterà all’uomo- ha aggiunto Clerici- ma oggi, in Italia il rallentamento dell’epidemia è dovuto principalmente a motivi ambientali".



"L'aria condizionata può favorire i contagi nei centri commerciali"
Rosa Scognamiglio - Dom, 19/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1595155273

L'aria condizionata può favorire la trasmissione del virus in ambienti chiusi come centri commerciali, negozi e aerei: "Il rischio di contagio è più elevato", spiegano gli esperti

L'aria condizionata può favorire i contagi? Una questione che ancora divide e dà parecchi grattacapi agli esperti della comunità scientifica internazionale quella legata alla trasmissione del virus in ambienti climatizzati.

Il dilemma resta sempre lo stesso: qual è la probabilità di contrarre l'infezione al chiuso dei locali dotati di raffrescatori?

Il monito

Se dagli studi sul Covid non emerge ancora una verità incontrovertibile, esempi dimostrativi suggeriscono che l'aria condizionata può favorire i contagi. A tal riguardo, risulta illuminante il caso del focolaio esploso nel mattatoio di Toennies, in Germania, dove circa 1.5000 lavoratori sono risultati positivi al coronavirus nel solo mese di giugno. Si sospetta che il patogeno abbia viaggiato nelle condotte dell' aria fredda e, per questo motivo, sia riuscito ad infettare un numero così elevato di operai. A New York, il sindaco Andrew Cuomo ha deciso di frenare l'apertura di centri commerciali e musei "perché sono spazi chiusi con l'aria condizionata", spiega. Dall'Università di Harvad arriva poi la conferma definitiva dell'esperto Edward Nardell, che insegna salute ambientale e malattie infettive: "L'epidemia in Florida e negli altri stati del sud - ha detto nel corso di una presentazione - può essere causata dall'aria condizionata molto intensa. Siamo in estate, ma ricreiamo condizioni di temperatura e umidità simili a quelle invernali". Nei mesi scorsi si era discusso della Diamond Princess: il virus potrebbe aver contagiato tanti passeggeri sulla nave perché ha viaggiato lungo le condotte di aerazione. Poi, c'è il celeberrimo caso del ristorante di Guangzhou, in Cina, dove un cliente infetto ha
contagiato il proprio tavolo e i due vicini, nonostante fossero a più di un metro di distanza. Complice, secondo la ricostruzione riportata da Emerging Infectious Diseases è stata la mancanza di finestre che dunque avrebbe favorito un rapido ricorcolo dello stesso flusso d'aria. Dunque, un nesso ci sarebbe. Ma di che genere?

Cosa dice l'Iss

Sulla dibattuta questione, si è espresso anche l'Istituto Superiore di Sanità (Iss) con un rapporto ad hoc sull'argomento. Nella relazione si sconsiglia "il ricircolo dell'aria e si invita a ridurre la forza del flusso, perché velocità superiori a 2 metri al secondo determinano il trascinamento delle gocce, aumentando il rischio di sospensione della carica virale". Questo significa le droplets mediante le quali viaggia il virus anziché depositarsi sulle supercifi sono spostate e disperse dal getto d'aria nell'ambiente. Ovviamente, affinché si verifichi un contagio, devono essere presenti nei locali persone infette.

I centri commerciali

In genere, grandi edifici come banche o centri commerciali, hanno impianti che oltre a regolare la temperatura garantiscono la ventilazione con ricambi d'aria frequenti. "Ma questo comporta un costo", spiega
Gaetano Settimo, coordinatore del gruppo di studio nazionale sull'inquinamento indoor, alle pagine del quotidiano La Repubblica. ''L'aria esterna in questo caso va raffreddata da capo. Oppure riscaldata, a seconda della stagione. Con il ricircolo - prosegue Settimo - l'aria di una stanza viene prelevata dal basso e reimmessa in alto. È importante in questo caso che i filtri siano ben puliti". Case, ristoranti o negozi dispongono di efficienti sistemi di coibentazione ma non garantiscono il ricambio dei flussi. "Resta essenziale - conclude l'esperto - aprire le finestre per far aerare gli spazi".

Gli ospedali

Negli ospedali l' aria può essere filtrata con sostanze virucida di modo da evitare la ridistribuzione dei microbi nei locali. "Negli ambienti sanitari il pericolo di contaminazione attraverso gli impianti di condizionamento è più alto. Altrove, il rischio resta limitato", spiega Carlo Signorelli, professore di Igiene all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Tossire, starnutire e parlare a voce alta senza rispetto della distanza restano i metodi di contagio principali . Secondo l'igenista, le misure da adottare per ridurre le probabilità di contagio restano sempre le stesse: distanza, mascherina e lavaggio delle mani. Ma le tre regole d'oro valgano anche sugli aerei? "Non mi fido troppo di quegli aerei in cui si sostiene che l'aria sia perfettamente filtrata. - conclude l'esperto - Quando i passeggeri sono seduti accanto, il rischio di contagio aumenta comunque".



Svolta nelle cure del Covid-19, isolati anticorpi per la guarigione
Rosa Scognamiglio - Mer, 22/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1595420631

Individuato un gruppo di anticorpi in grado di curare dal Covid. "Si tratta degli anticorpi più potenti mai isolati'', assicurano i ricercatori della Columbia University

Un nuovo, potentissimo gruppo di anticorpi sarebbe in grado di guarire dal Covid-19. La scoperta vanta la paternità del team di ricercatori della Columbia University Irving Medical Center di New York che, in poche settimane, ha isolato un aggregato di proteine globulari coinvolte nella risposta immunitaria all'infenzione SARS-CoV-2 nei pazienti che hanno contratto la malattia.

Lo studio è stato pubblicato in data 22 luglio 2020 sulla rivista scientifica Nature e potrebbe segnare una svolta significativa per la sperimentazione di cure alternative ai vaccini tradizionali.

Cosa sono i ''super anticorpi'' isolati

Senza alcuna ombra di dubbio, si tratta del più efficace gruppo di anticorpi neutralizzanti il Coronavirus mai isolato fino ad oggi. A darne conferma è David Ho, MD, direttore scientifico del Centro di ricerca sull'AIDS di Aaron Diamond e professore di medicina presso la Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons, che ha coordinato il team di laboratorio. "Ora abbiamo una collezione di anticorpi più potente e diversificata rispetto ad altri anticorpi che sono stati trovati finora - spiega lo scienziato - e sono pronti per essere trasformati in trattamenti". I ricercatori sono certi che le particelle individuate abbiano un'azione fortemente inibente, tale da fornire una protezione significativa dall'infezione SARS-CoV-2.

Anticorpi neutralizzanti in alternativa ai vaccini

Sebbene diversi farmaci e vaccini per COVID-19 siano in fase di sperimentazione clinica, potrebbero non essere disponibili in tempi brevi. Nell'attesa di scovare l'antidoto giusto, gli anticorpi neutralizzanti isolati in individui infetti potrebbero essere usati per trattare altri pazienti o addirittura prevenire l'infezione nelle persone esposte al virus. In linea di massima, lo sviluppo e l'approvazione dei trattamenti anticorpali richiede minor tempo rispetto al protocollo riservato ai farmaci convenzionali, per questo i ricercatori ne incentivano l'utilizzo. In buona sostanza, l'approccio è simile alla terapia del siero convalescente di pazienti COVID-19 - l'ormai noto ''plasma iperimmune'' - ma potenzialmente più efficace. Il siero convalescente contiene una varietà di anticorpi, ma poiché ogni persona ha una risposta immunitaria diversa, il plasma ricco di anticorpi utilizzato per trattare un paziente può differire notevolmente dal plasma somministrato a un altro, con concentrazioni e intensità variabili di anticorpi neutralizzanti.

I pazienti ''gravi'' producono anticorpi più potenti

l team di scienziati ha scoperto che, sebbene gran parte dei pazienti infetti produca quantità significative di anticorpi, la qualità di tali emissioni è molto variabile. Tra i pazienti in osservazione per lo studio, quelli con patologie gravi o richiedenti ventilazione meccanica, hanno prodotto anticorpi con azione maggiormente neutralizzante rispetto ad altri. "Pensiamo che i pazienti gravi 'abbiano visto di più il virus e per un periodo di tempo più lungo - spiega uno dei firmatari del lavoro - Questo ha permesso al loro sistema immunitario di fornire una risposta più solida".

Risultati dello studio e sviluppi futuri

Al momento, la sperimentazione ha fatto registrare risvolti entusiasmanti nei criceti. Se i risultati sugli animali saranno poi confermati anche per l'uomo, i ''super anticorpi'' potrebbero essere somministrati a pazienti con COVID-19 in attesa di un vaccino efficace. "Questi potenti anticorpi non sono troppo difficili da generare per il sistema immunitario. - conclude David Ho - Ciò fa ben sperare per lo sviluppo di un vaccino in grado di fornire una solida protezione contro il virus".
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 9:02 am

La bimba prigioniera del Covid: "Sono positiva da quattro mesi"
Valentina Dardari - Mar, 21/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/milano/b ... 1595333938

La piccola rischia di non poter essere iscritta all’asilo. Non ha infettato nessuno dei suoi parenti. Obbligatorio doppio tampone negativo

Una bimba di soli quattro anni rischia di non poter andare all’asilo e di dover essere sottoposta ancora a diversi tamponi, con conseguente aumento di stress e incubi notturni.

Già, perché la bambina in questione sta lottando con il coronavirus da quattro lunghi mesi. O meglio, lei sta benissimo e non ha infettato nessun familiare, ma continua ad avere l’infezione dentro di sé. Il virus non sembra voler assolutamente abbandonare la sua giovane ospite. E, secondo le norme vigenti, per essere dichiarato guarito un soggetto deve risultare negativo a due tamponi.

La mamma della bambina ha raccontato al Corriere di non voler più sottoporre la figlia a questo stress, anche perché la bimba ha incubi notturni, si sveglia urlando, e parla di odori e mostri strani. Sono ormai passati quattro mesi da quando la bimba, residente nei dintorni di Milano, è risultata positiva al Covid-19. Non ha infettato alcun familiare e secondo le autorità sanitarie non sarebbe un pericolo per gli altri, ma le regole parlano chiaro e nessuno intende prendersi la responsabilità di farle fare una vita normale. La madre non vuole rivelare il nome della figlia e preferisce chiamarla con uno pseudonimo: Forza. Non a caso, visto che la bimba, nonostante la sua tenera età, ha dimostrato di essere molto forte.

La bimba inizia a stare male a marzo

Tutto ha avuto inizio a marzo, quando alcuni componenti della famiglia hanno cominciato a mostrare i primi sintomi riconducibili al coronavirus. Niente di grave però e quindi nessuna ospedalizzazione, né tampone. Il 24 marzo è Forza ad avere la febbre alta e sembra non respirare bene. Preoccupati, i genitori la portano al pronto soccorso, dove i medici assicurano che la piccola non ha problemi polmonari e senza sottoporla al test la rimandano a casa. La mamma decide di non correre rischi e tiene Forza in quarantena per 14 giorni. Il 14 maggio sulle manine della bambina iniziano a comparire delle macchie. “Mi sono spaventata, in quei giorni si parlava di sindrome di Kawasaki legata al Covid nei bambini” ha raccontato la donna. Altra visita in ospedale e altra rassicurazione da parte del personale sanitario. La mamma però pretende il tampone e questo risulta debolmente positivo, oltre a mostrare un alto numero di anticorpi Igg. A questo punto iniziano quattro test svolti in circa un mese che danno esiti differenti: debole, negativo, positivo. E ogni volta la mamma deve bloccare la figlia per permettere al medico di passare il bastoncino nel naso e in gola e cercare tracce del virus.

Per essere dichiarati guariti servono due tamponi negativi fatti in un arco di 24 ore. Per Forza però questo non avviene. E naturalmente la bimba inizia a dare segni di impazienza, nervosismo e stress, che avrebbero assalito qualsiasi adulto, figuriamoci una bambina di 4 anni. La piccola non vuole più salire sull’automobile, né farsi toccare da qualcuno. Fare altri test sarebbe dannoso per la sua salute psicologica e la mamma decide evitare il supplizio e si rivolge invece alle autorità sanitarie regionali. “Tutti mi hanno confermato che la bambina non è più contagiosa, ma nessuno si è assunto la responsabilità di liberarla” ha asserito la donna.

Non potrà iscriversi all'asilo

Adesso Forza ha ripreso a uscire e sta conducendo una vita quasi normale. Le autorità sono state informate e non hanno avuto nulla da ridire. Il problema però si presenterà tra poco, quando Forza dovrà andare all’asilo e ci saranno sicuramente problemi al momento dell’iscrizione. Ancora non vi sono regole chiare per quanto riguarda i debolmente positivi. Carlo Federico Perno, primario di Microbiologia all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha spiegato: “Studi in corso ci stanno orientando a dire che nella maggioranza dei casi non trasmettono l’infezione”. L’unico modo per risolvere la situazione sarebbe quello di effettuare il test sierologico per cercare gli anticorpi che neutralizzano il virus. I soggetti che li hanno solitamente non sono contagiosi.




Covid, il contagio che spaventa: "Adesso colpisce i più giovani"
Rosa Scognamiglio - Mer, 22/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1595444969

"Basta una settimana e tutto può ripartire": l'Istituto Superiore di Sanità lancia l'allarme invitando i giovani ad una "movida responsabile"

"Nel giro di sette giorni l’età media dei positivi al Covid è scesa da 47 a 43 anni". Così, l'Istituto Superio di Sanità (Iss) mette in guardia i più giovani dall'eventualità, tutt'altro che remota a quanto pare, di innescare una nuova ondata di contagi tra gli under 50.

Che sia per effetto della movida o per motivi altri, i dati relativi alla progressione della pandemia in Italia sono inequivocabili: l'età media dei positivi al nuovo coronavirus è in calo arrivando, specie nelle ultime settimane, a coinvolgere persone di 43 anni. Un balzo significativo rispetto ai mesi precedenti che, se non predice di certo l'Apocalisse, apre a scenari di rinnovata allerta dopo un momento di relativa quiete. "La situazione attuale è complessivamente positiva, - spiega Patrizio Pezzotti dell'Iss in una intervista rilasciata all'HuffPost - con una buona risposta del servizio sanitario nel controllare i focolai. Ma la preoccupazione è sulla tenuta del senso di responsabilità dei cittadini. Senza voler fare inutili e dannosi allarmismi bisogna rendersi conto che basta una settimana e riparte tutto”.

Coordinatore, insieme a Paola Stefanelli, del sistema di sorveglianza integrata Covid-19 dell’Istituto Superiore di Sanità, l'esperto si rivolge soprattutto ai più giovani, immortalati in foto e filmati di movida, spesso senza mascherina e a distanza ravvicinata l'uno dagli altri. Una condotta che potrebbe rivelarsi dannosa in previsione delle imminenti vacanze per molti italiani. "Nel giro di sette giorni l’età media dei positivi è scesa da 47 a 43 anni” spiegano dall’Istituto Superiore di Sanità che nell’ultimo report pubblicato il 17 luglio (dati raccolti tra il 6 e il 12 luglio) ha evidenziato come in quasi tutte le Regioni sono stati registrati nuovi casi di infezione.

Complice del nuovo andamento, da scagionare il più velocemente possibile, è l'esplosione dei focolai di importazione: "Il trend registra un abbassamento dell’età media dei contagiati al quale contribuisce anche la percentuale, che sta diventando importante, dei casi di contagio di importazione”, spiega Pezzotti.

Tuttavia, la diminuzione dell'età media dei contagiati non indica un nuovo ciclo epidemico "non vuol dire necessariamente che tra i più giovani l’infezione sia più diffusa rispetto a prima. - chiarisce il ricercatore - Oggi riusciamo a evitare la trasmissione tra over 50 e anziani per una maggiore capacità organizzativa delle strutture sanitarie e per il fatto che queste persone si espongono meno all’infezione, osservando comportamenti meno rischiosi. Comportamenti meno adeguati e rispettosi dell’attenzione che richiede la situazione li vediamo nei più giovani. che dovrebbero capire che proteggere sé stessi significa proteggere i loro genitori, i loro nonni e l’1% degli amici che hanno comorbilità dal rischio di infettarsi”.

L'invito è quello a una ''movida responsabile", ovvero, nel rispetto delle misure anticontagio. "Chi si mette alla guida dopo aver bevuto alcol o consumato droghe o, per esempio, parla al cellulare oltre alla sua mette a rischio alla vita degli altri. Vale lo stesso per chi non rispetta il distanziamento fisico, non indossa la mascherina quando va fatto, non rispetta le regole che riducono la possibilità di trasmettere l’infezione ad altri - conclude l'esperto dell' Iss - Nella Covid come in tutte le malattie infettive i comportamenti preventivi sono importanti per sé e per gli altri. Non sono contro il contatto fisico ravvicinato e non vedo l’ora di tornare alla vita di prima, ma credo si possa divertirsi anche rispettando le regole. È una questione di responsabilità collettiva, i giovani devono avere una consapevolezza maggiore del fatto che vivono in comunità e i loro comportamenti hanno conseguenze sulle vite altrui. Pensiamo anche agli altri”.



L'infettivologo lancia l'allarme: "Trovato un altro ceppo di virus"
Luca Sablone - Gio, 23/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1595490266

L'infettivologo precisa: "I focolai dimostrano che il virus non si è indebolito". Si teme una nuova ondata in autunno: "Dobbiamo essere pronti a qualunque evenienza"

La guardia va tenuta alta poiché il rischio di una nuova ondata di contagi è davvero concreta: questa la posizione di molti esperti, che ogni giorno invitano i cittadini a rispettare il metro di distanza interpersonale, a utilizzare le mascherine e a lavarsi frequentemente le mani.

Si teme appunto un pericoloso ritorno del Coronavirus dopo gli allentamenti concessi a inizio maggio. La tesi sostenuta da Massimo Galli è chiara e non lascia spazio a libere interpretazioni: "Il grosso del 'guaio' nell’emergenza Covid, lo ha fatto il ceppo che arrivava dalla Germania". Il direttore del reparto Malattie infettive del Sacco di Milano da mesi sta studiando l'origine del Covid-19 in Italia in sinergia con lo Scire (Sars Cov2 initiative research enterprise), un gruppo di studio composto da 22 centri di ricerca italiani.

Nella serata di martedì l'infettivologo, intervenuto a Cartabianca, ha rivelato che a Padova sarebbe stata isolata una sequenza del Coronavirus non legata al ceppo tedesco ma che sarebbe vagamente simile a quella dei due coniugi cinesi curati al Centro Spallanzani di Roma: "Purtroppo noi non avremo mai la certezza assoluta che il ceppo che ha dato il via all’epidemia Covid in Italia sia quello tedesco. Ma che in Europa siano arrivati due ceppi molto simili, entrambi da Shangai, è davvero molto improbabile". Ecco perché non si può escludere in alcun modo che in Italia possano essere presenti altri ceppi che però, almeno per il momento, non hanno causato la stessa situazione drammatica di quello che è arrivato dalla Germania.
"Prepariamoci a tutto"

Nell'intervista rilasciata a La Stampa, Galli ha spiegato come si è arrivati a isolare questo secondo ceppo del virus: "Stavamo lavorando su 59 sequenze che sono tutte risalenti alla prima fase epidemica in Italia. Sequenze prelevate soprattutto nelle prime settimane di diffusione, tant’è che tutte queste, tranne una, sono imparentate tra loro. E ci dicono, queste 58 sequenze, che il grosso dell’infezione italiana viene dalla stessa fonte, che è verosimilmente quella tedesca". La 59esima è quella di un signore padovano "di una certa età" - abitudinario e dunque senza alcun contatto né con viaggiatori che arrivavano dalla Cina né con cinesi - ricoverato alle Malattie infettive del Policlinico di Padova: "È emerso che aveva un virus diverso da quello delle altre sequenze. Diverso, ma vagamente somigliante a quello dei due cinesi di Wuhan ricoverati allo Spallanzani di Roma".

Eppure, stando alle ricostruzioni dei mesi scorsi, la coppia sarebbe sbarcata a Malpensa per poi dirigersi a Roma. Allora come ci si può spiegare questa paradossale situazione? L'esperto ha parlato di quella che chiama "l'ipotesi della banalità", cioè della possibilità che in questi mesi sia stato presente più di un ceppo, ma quello isolato su Padova non sia stato altrettanto contagioso e diffuso come quello arrivato dalla Germania. "In questi casi l’unica cosa che possiamo fare è lavorare molto, studiare molto e non innamorarci delle ipotesi altrimenti rischiamo di prenderecantonate", ha aggiunto. Infine Galli ha preso posizione anche sul tema di una possibile seconda ondata che si potrebbe presentare in autunno: "Sono venuti fuori una serie di focolai che dimostrano che in realtà non si è indebolito per niente. L’autunno è lontano e non so cosa capiterà, di certo però dobbiamo essere preparati a qualunque evenienza".
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 9:03 am

Criminali

L'ultima frontiera della movida molesta: "Sputano sui citofoni per attaccarci il Covid"
Alessandra Benignetti - Lun, 20/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/roma/lul ... 1595249946

Sputano e fanno pipì sui portoni: così le bande di bulli terrorizzano chi abita a Trastevere. Oltre 1.700 verifiche nel fine settimana nelle zone della movida: chiuse le piazze di Trastevere, Monti e San Lorenzo per il pericolo assembramenti

Sono state 1.700 le verifiche effettuate dalla Polizia Locale nelle zone della movida lo scorso fine settimana. Sorvegliate speciali venerdì e sabato notte sono state le piazze di Trastevere, San Lorenzo e del Rione Monti.

Luoghi tradizionalmente affollati di giovani italiani e stranieri, che in tempi di pandemia vengono presidiati dalle forze dell’ordine per "contrastare gli assembramenti" ed evitare "comportamenti scorretti" che impediscono "l’osservanza delle disposizioni previste per la limitazione del contagio".

I controlli sono andati avanti fino all’alba per tutto il weekend, con più di sessanta tra esercenti e avventori sanzionati per aver venduto o consumato alcolici fuori dall’orario consentito. In almeno 21 locali, inoltre, sono state accertate violazioni per occupazioni abusive di suolo pubblico e rumori molesti. Ma non ci sono soltanto assembramenti, risse e schiamazzi a spaventare chi abita nei vicoli del centro storico. L’ultima moda che impazza a Trastevere, infatti, sarebbe quella di sputare su portoni e citofoni. Una sorta di roulette russa per cercare di diffondere il virus, denuncia in un’intervista al Corriere della Sera, Fiorenza Cipollone, costumista Rai che da anni vive nel rione.

Ormai, confida al giornalista, ha il "terrore di toccare la maniglia di casa". Neppure le denunce, si lamenta, riescono a spaventare i giovani bulli che ogni fine settimana scelgono i vicoletti trasteverini per sballarsi. Si beve, si fuma e la serata finisce quasi sempre tra violenza e atti vandalici."Sono vestiti tutti uguali, come in Arancia Meccanica, con al polso un pugno di ferro", denuncia Cipollone al Corriere. Allo sciame di ragazzi che invade Trastevere tutto è concesso, persino di fare pipì sui portoni dei palazzi. Chi protesta, racconta la donna, viene punito con una "gara di sputi" diretta contro gli usci delle case. Con buona pace del rischio contagio e dell’emergenza sanitaria.

I cittadini sono esasperati mentre gli esercenti ora chiedono alla sindaca, Virginia Raggi, e al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, un tavolo di confronto per mettere un freno agli assembramenti nei luoghi della movida e salvaguardare, allo stesso tempo, le attività commerciali. "Bisogna intervenire congiuntamente, anche insieme agli esercenti, per condividere le azioni da intraprendere, insieme al lancio di una forte campagna di sensibilizzazione per i cittadini e i giovanissimi", incalza Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e del Lazio.

Intanto la prima cittadina si congratula con i vigili per il lavoro svolto lo scorso weekend. "I presidi nei luoghi maggiormente interessati sono proseguiti fino all'alba, consentendo di limitare la formazione di affollamenti", ha fatto sapere la sindaca attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook. Riflettori puntati anche sul litorale romano, con i controlli che, ha ricordato Raggi, sono stati estesi alle spiagge di Ostia.
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 9:04 am

Coronavirus, oggi contagi oltre quota 300: focolai ovunque
23 luglio 2020

https://www.lastampa.it/cronaca/2020/07 ... 1.39115916

Per la prima volta dal 18 giugno i nuovi casi di coronavirus tornano a sforare quota 300, esattamente 306 nelle ultime 24 ore. Erano 129 solo due giorni fa. A favorire l’escalation la miriade di focolai che accendono oramai in tutta Italia, tant’è che oggi solo la Valle d’Aosta può segnare casi alla casella dei nuovi contagi. Poche settimane fa la metà delle regioni era Covid free. Salgono di poco i decessi da 9 a 10.
Esplosione di contagi a Trento, che dai 20 di eri balza a 30 oggi. Due giorni fa se ne contavano un paio.

Salgono decisamente i contagi anche in Lombardia, da 51 a 82, da 36 a 22 i nuovi contagi in Veneto, dove si contano anche 5 decessi, che fanno salire a 2.062 il totale delle vittime (tra ospedali e case di riposo). Altro dato negativo è quello dei soggetti in isolamento fiduciario, che dopo i nuovi focolai scoperti in queste settimane in Veneto registrano un altro balzo, +244, per un dato di 2.424 persone. Di questi, i pazienti con sintomatologia sono 22.

Nel Lazio si rimpennano da 16 a 26 i nuovi casi, 12 dei quali di importazione.
Risalgono in Puglia i contagi di coronavirus. Ieri Covid free, oggi con nove casi su 2.458 tamponi processati: tre nella provincia di Bari; tre nella provincia di Lecce; uno nella provincia di Brindisi; uno in quella di Foggia e uno fuori regione. Non sono stati registrati decessi.

Coronavirus, ecco come un bar può trasformarsi in un focolaio

A fare il consueto riepilogo settimanale (15-21 gugno) dell’andamento epidemico in Italia è la Fondazione Gimbe. Che nel suo report evidenzia la costante diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 e la minore pressione sugli ospedali, mentre è stabile intorno allo 0,6% l'incremento settimanale dei nuovi casi di coronavirus, ma con forti differenze regionali: 6 su 10 infatti riguardano la Lombardia. Rispetto alla settimana precedente, si registra un calo del -5,8% dei ricoverati con sintomi e del -18% dei ricoveri in terapia intensiva. È stabile, invece, il numero di nuovi casi di coronavirus ovvero 1.408 rispetto a 1.388 della settimana precedente (+0,6%) a fronte di una lieve flessione del numero di tamponi diagnostici (-0,7%). Svettano l'incremento dei casi in Veneto (+172) e la riduzione in Lombardia (-184) e si rilevano moderate variazioni in aumento in Liguria (+44), Toscana (+30) e Campania (+28) e in riduzione nel Lazio (-46) e in Piemonte (-35).

Coronavirus: le attività quotidiane che ci mettono più a rischio contagio secondo i medici Usa

Rispetto ai 12.248 casi attivi al 21 luglio, il 57,2% si concentra in Lombardia (7.010); un ulteriore 29,5% si distribuisce tra Emilia Romagna (1.297) Lazio (881), Piemonte (813), Veneto (624); i rimanenti 1.623 casi (13,3%) sono distribuiti in 16 Regioni e Province autonome. In sostanza, la circolazione del virus si legge sul report, è “endemica con un incremento costante dei nuovi casi nelle ultime settimane, legati prevalentemente a nuovi focolai e a casi di rientro dall'estero”.

Le mascherine riducono il livello d'ossigeno del sangue? Il test del medico che toglie ogni dubbio

Intanto arranca il tracciamento digitale dei casi sospetti. La app Immuni è stata scaricata da “4 milioni e 300mila utenti”, dato che secondo una ricerca dell'Università di Pavia rappresenta «circa il 12% della popolazione italiana tra 14 e 75 anni in possesso di smartphone. Così il ministro dell'Innovazione, Paola Pisano, al question time al Senato. “Non ho mai detto che l'applicazione sia l'unica soluzione - ha sottolineato - rientra in una strategia complessiva. Naturalmente più sarà conosciuta e utilizzata più potrà contribuire alle azioni di contrasto del Coronavirus”. “Per quanto riguarda il contributo dell'applicazione alla lotta al Coronavirus secondo il ministero della Salute i soggetti positivi in possesso dell'applicazione che hanno acconsentito a inviare il messaggio di notifica sono 46, dal 13 luglio ad oggi i soggetti allertati grazie a Immuni risultano essere stati 23 che hanno avuto la possibilità di conoscere il rischi contagio cui sono state esposte. Questo dimostra l'utilità” della app Immuni. Così il ministro dell'Innovazione, Paola Pisano, al question time al Senato.

Cosa si prova fisicamente quando si è infetti da coronavirus: dal contagio alla guarigione

Si fa nel frattempo sempre più pesante il bilancio della pandemia in Europa, dove sono 1.647.936 i casi di coronavirus e 181.000 i decessi registrati ad oggi. È quanto si apprende dal report, aggiornato al 23 luglio, del Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che fa riferimento ai Paesi dell'Unione Europea, dello Spazio economico europeo (See) e il Regno Unito. In particolare, tra i Paesi più colpiti dell'area svetta quest'ultimo con 296.377 casi, seguito dalla Spagna con 267.551 e dall'Italia con 245.032. Seguono Germania (203.368), Francia (178.336), Svezia (78 504) e Belgio (64.534). Anche la classifica dei paesi con il maggior numero di decessi, secondo i dati dell'Agenzia dell'Unione Europea, è guidata dal Regno Unito con 45.501 pazienti deceduti, seguito da Italia (35 082), Francia (30.172), Spagna (28.426), Belgio (9.808 ) e Germania (9.101).

Coronavirus, la curva che mostra a che punto è l'epidemia in Italia

Arriva nel frattempo dagli Usa una possibile soluzione al problema dei “debolmente positivi”, che restano tali anche a distanza di mesi alla prova del tampone. Per determinare se un paziente che ha avuto il Covid-19 può uscire dall'isolamento non è necessario un tampone negativo ma è sufficiente siano passati 10 giorni dall' inizio dei sintomi e non ci sia febbre da 24 ore. Lo scrivono i Cdc statunitensi nelle nuove linee guida sul virus. `Le persone guarite possono avere tracce rilevabili dell'Rna del virus fino a 3 mesi dall'inizio della malattia - spiegano - ma in concentrazioni in cui l'infettività è improbabile´.



Invasione di migranti a Lampedusa. Salvini: "Governo criminale"
Sofia Dinolfo - Gio, 23/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1595521050

Dopo i continui sbarchi avvenuti la scorsa notte a Lampedusa che si sommano a quelli delle ore precedenti, il leader della Lega Matteo Salvini in visita sull'Isola ha parlato di una "politica dei porti aperti assolutamente criminale"

È stata una notte intensa e segnata ancora una volta dai continui sbarchi di migranti quella vissuta da Lampedusa.

Interminabili ore segnate dall’arrivo continuo di barchini con a bordo migranti provenienti dalla Libia, dalla Tunisia e dal Bangladesh. Ben 15 imbarcazioni, per un totale di 294 stranieri sono approdate sull’Isola maggiore delle Pelagie fino all’alba di oggi. Alcuni arrivi sono stati resi possibili a seguito delle operazioni di soccorso compiute da parte della Capitaneria di porto con le proprie motovedette. Sei invece gli sbarchi autonomi avvenuti sul molo Favarolo e nel porto commerciale. Una situazione sempre più difficile da gestire dal momento che l’entità degli arrivi di questo tipo avviene ormai con una frequenza quotidiana tale da non lasciare nemmeno spazio dentro il locale hotspot di contrada Imbriacola.

Qui, non c’è più un angolo libero per ospitare i migranti: su 95 posti a disposizione destinati ad accogliere gli stranieri sono presenti quasi mille ospiti. Numeri preoccupanti che, in questo contesto sanitario delicato, accrescono i rischi e il pericolo di possibili contagi di coronavirus non solo tra gli stessi ospiti ma anche al di fuori dell’hotspot. Sono bastate 48 ore per consentire a circa 800 migranti di approdare su Lampedusa che adesso si rischia il collasso. Nella giornata di oggi, 200 tunisini imbarcati sul traghetto, arriveranno in serata a Porto Empedocle. Ma il problema permane per gli altri migranti che nel frattempo continuano ad affollare l’hotspot. Negli uffici della prefettura di Agrigento si lavora costantemente allo scopo di trovare altre soluzioni possibili per svuotare il centro di contrada Imbriacola.

Nel frattempo questo pomeriggio è giunto a Lampedusa il leader della Lega Matteo Salvini per verificare personalmente qual è la situazione che vive a momento l’Isola.

Accompagnato dall’eurodeputata Francesca Donato, l’ex ministro dell’Interno si è recato davanti l’hotspot per accertarsi delle condizioni della struttura. E non sono mancati i commenti del leader del carroccio sulla gestione del governo in merito al fenomeno migratorio: “La politica dei porti aperti del governo è assolutamente criminale- ha detto Matteo Salvini-sono quadruplicati gli sbarchi rispetto all'anno scorso. In tempo di virus gli ultimi focolai sono tutti arrivati grazie a questa gente. La politica di questo governo- ha proseguito- è doppiamente criminale”.

Poi uno sguardo sulle potenzialità economiche dell’Isola che incontrano difficoltà proprio a seguito dei continui sbarchi di migranti in un periodo legato alla precaria situazione sanitaria: “Sono a Lampedusa- ha detto Salvini- per dire agli italiani che è un’isola stupenda e merita di essere punto di riferimento per le vacanze perché la gente è ospitale. Mi dicono che i migranti sono in giro per il paese senza precauzioni e quindi le disdette ci sono”.


Anche Minniti lancia l'allarme: "C’è correlazione tra migranti e Covid"
Valentina Dardari - Dom, 26/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1595754320

Adesso anche l’ex ministro lancia l'allarme. Bacchetta il Pd: “Sull’immigrazione la sinistra deve sfidare apertamente i nazional-populisti”

Anche l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti si è reso conto che vi è “una evidente correlazione tra immigrazione e Covid”.

Minniti, in una conversazione con il Foglio, si è anche rivolto al Pd, suggerendo al partito di svegliarsi. Ha poi sottolineato che, in fatto di immigrazione, la sinistra deve sfidare i nazional-populisti. Anche perché è peggio inseguire gli eventi piuttosto che governarli.

Correlazione tra immigrazione e Covid

Sono oramai cinque mesi che conviviamo con il coronavirus e cerchiamo di rispettare tutte le norme necessarie per evitare la diffusione del Covid. Per molto tempo i nipoti non hanno potuto abbracciare, baciare, e nemmeno vedere i loro amati nonni. Anche adesso i contatti sono restrittivi. Eppure vediamo ai telegiornali e anche per strada, che molti immigrati se ne fregano delle mascherine e del distanziamento sociale. I contagi intanto aumentano. Ma se Salvini prova a dire che è colpa dei flussi migratori, apriti cielo.

“Ci vuole una nuova legge sull’immigrazione e un memorandum con la Libia. È cruciale per l’Italia, per l’Europa, per la capacità delle democrazie di mantenersi tali. C’è una evidente correlazione tra immigrazione e Covid. Nel momento in cui tutte le popolazioni del mondo stanno discutendo di lockdown, di mascherine, di distanziamento sociale e insomma di come governare i contatti fisici tra le persone, è semplicemente irragionevole ritenere che tutto questo non abbia alcun rapporto con i flussi migratori. Se ci pensiamo bene, i flussi migratori sono proprio spostamenti e contatti tra persone” a dirlo non è il leader della Lega ma proprio l’insospettabile Marco Minniti, accortosi che accogliere migliaia di migranti non è proprio ragionevole in fatto di sicurezza sanitaria.

Al Pd serve un piano sull'accoglienza

L'ex ministro propone quindi un paradigma: "Tutto ciò che è legale è salute e tutto ciò che illegale è pandemia. E al Pd serve un piano sull'accoglienza". I migranti vanno quindi bloccati, e a dirlo non è certo un elettore salviniano, piuttosto un politico che non vuole vedere il leghista rientrare in Parlamento dalla porta principale, e con tutti gli onori.

Gli studenti non sanno neanche se a settembre riusciranno a mettere piede a scuola e a occupare i banchi, anche se modificati, i voli dagli Stati Uniti sono bloccati, le relazioni interpersonali notevolmente dimezzate, eppure i migranti continuano a sbarcare e a fuggire dai centri, dissolvendosi. “In questa fase della storia del mondo si pone in maniera molto netta uno spartiacque che impatta direttamente sulle politiche migratorie e sul rapporto tra queste e l'opinione pubblica”. Se perfino Minniti bacchetta il Pd, qualcosa da cambiare c’è davvero.


Un francese demente!
Coronavirus, l'ultima dei buonisti: "Un vaccino grazie ai migranti"
Federico Garau - Lun, 27/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 79924.html

Duello fra il filosofo francese consigliere di Macron ed il leader della Lega. "Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati", ha dichiarato Lévy. Salvini: "Siamo su Scherzi a parte... "

Duro botta e risposta negli studi di "Quarta Repubblica" fra il leader della Lega Matteo Salvini ed il filosofo, giornalista e saggista Bernard-Henri Lévy, noto per essere uno dei consulenti del presidente francese Emmanuel Macron: tema dell'accesa discussione, il Coronavirus ed i migranti.

Entrambi ospiti della trasmissione condotta da Nicola Porro che andrà in onda stasera su Rete4 alle ore 21:30, i due hanno registrato il loro confronto questo pomeriggio, e sono subito scoppiate scintille. Nel corso dell'intervista, infatti, Lévy, che nei giorni scorsi è stato pesantemente contestato con insulti antisemiti e quindi attaccato dalle milizie in occasione della sua visita nella città di Tarhuna (Libia), dove ha effettuato un reportage sul cosiddetto "campo di sterminio" di Tarhuna, ha dichiarato che proprio i migranti sarebbero una chiave fondamentale per arrivare al più presto ad un vaccino efficace contro il Coronavirus.

"Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati", ha infatti affermato, come riportato da "AdnKronos", suscitando lo sconcerto dell'ex vicepremier Salvini.

"Aspetta un attimo, con tutto il rispetto, lei dice che se troviamo il vaccino, lo dobbiamo agli immigrati che sbarcano a Lampedusa?", avrebbe ribattuto Matteo Salvini, incredulo."Mi scusi, se troviamo la cura al Covid, non è grazie ai medici italiani e ai ricercatori e scienziati del San Matteo di Mantova ma è grazie agli immigrati che arrivano? Adesso, questa perla mi mancava...", ha commentato, sbigottito, prima di aggiungere:"È colpa di Putin, è colpa di Salvini... Grazie agli immigrati, invece, troveremo il vaccino...".

Da qui allo scontro in studio il passo è stato breve, tanto che alla fine il leader del Carroccio ha concluso, esasperato: "Mi arrendo, professore, venga stasera in stazione Termini a Roma o alla Stazione centrale di Milano, così vede quanto è bella l'immigrazione clandestina che a lei piace tanto".

Ma Lévy avrebbe continuato, imperterrito: "Senza l'immigrazione africana non c'è ricerca in Francia, non si troverà mai una vaccino e una cura contro il Covid. Deve dire grazie ai migranti".

"Vabbe', stiamo su Scherzi a parte...", ha quindi commentato Salvini."Professore, anche io voglio un mondo aperto. Ho capito: lei ce l'ha con me e con Putin. Se voglio andare in Australia o in Svizzera mi chiedono i documenti. Io voglio un mondo aperto, professore, ma con delle regole", ha ribadito.

Nel corso della trasmissione, Lévy ha del resto attaccato più volte il leader della Lega, criticato le sue idee e dichiarando che, con Salvini al governo, "l'Italia non sarebbe uscita dalla crisi" scatenata dal Coronavirus."L'Italia ha dato all'Europa un esempio di disciplina", ha poi aggiunto il filosofo. "Però al contempo c'è stata una epidemia di follia, follia di ripiegarsi dentro se stessi, chiudere il proprio corpo, il proprio cuore agli altri. Questo delirio in particolare nei confronti dei migranti, in Francia e in Italia. Ad un tratto i migranti sono diventati i principali untori di Coronavirus".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2021 9:05 am

Zaia e Crisanti


Tensioni in Regione Veneto. Crisanti pronto a lasciare: "Viene tradito un modello"
Valentina Dardari - Dom, 19/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1595149970

Il professore sempre più vicino a lasciare il Comitato scientifico. Qualcosa con il governatore Zaia si è rotto.
Ecco cosa è successo

Andrea Crisanti, il professore fautore del modello Veneto, starebbe per lasciare il Comitato scientifico della Regione. Il suo modello sarebbe stato tradito.

E il traditore in questione sarebbe il governatore del Veneto, Luca Zaia che, a suo dire, avrebbe deciso di affidarsi a esperti che dicono che il virus è morto. Almeno questa è la versione data dal virologo che da settimane non nasconde più il proprio malumore per la gestione della "fase 2".


Siamo alla fine?

Come riportato da Il Messaggero, Crisanti ancora non avrebbe chiuso la porta, ma l’idea sembra proprio essere ormai quella. Per capire meglio cosa stia accadendo tra Zaia e il professore dobbiamo ripercorrere la situazione relativa agli ultimi tre giorni. Giovedì sono stati registrati 29 nuovi casi, venerdì 55 e ieri, sabato 18 luglio, si è arrivati a 34. La cosa che preoccupa maggiormente è il valore dell’Rt che, come comunicato nel report dell’Iss, risulta essere adesso il più alto d’Italia, 1,6, che va a superare la soglia limite di 1. Con Il veneto anche altre cinque regioni considerate a rischio: la Lombardia, la Toscana, il Lazio, l’Emilia Romagna e il Piemonte, che sono però più distanziate.


Ecco il cambio totale

Quando il giornalista chiede a Crisanti cosa sia successo, questi spiega: “C'è stato un cambio totale di politica della Regione. Da quando ho avuto quelle polemiche con Zaia, tutto è cambiato. Non dimentichi che due dei principali consiglieri del presidente sono tra coloro che hanno detto che il virus è morto. Tutto questo ha delle conseguenze, indirizza scelte, comportamenti”. A detta del professore le esigenze della politica avrebbero avuto la meglio su quelle della scienza. Segnali contraddittori che non hanno portato alla prudenza e alla responsabilità. Fino a dire che il virus è morto. E sui casi di importazione Crisanti ha detto di avere chiesto alla regione di monitorare le comunità dei richiedenti asilo, senza però ottenere risposta. Non va bene neanche in Emilia Romagna, vicina al veneto, ma lì, a suo parere, la situazione è diversa: “In Emilia Romagna hanno gestito molto bene i focolai, penso a quello della Bartolini. In Veneto si sta dando la colpa agli immigrati, ma ci sono anche tantissimi italiani contagiati. Noi a Padova, per Covid-19, abbiamo il reparto pieno”. Adesso sarebbero 20 i posti occupati per coronavirus, mentre due settimane fa era tutto libero. L’aumento dei ricoveri si spiegherebbe con l’aumento del contagio.


Rottura Crisanti-Zaia

Una volta usciti dal lockdown, ha spiegato Crisanti, le condizioni in Veneto erano favorevoli, poi però qualcosa è cambiato.“L'8 marzo mandai un messaggio a Zaia per spiegare che i dati analizzati a Vo' indicavano che, bloccando la diffusione del virus, diminuiva anche l'incidenza. Mi viene da ridere quando qualcuno dice che il virus ha perso forza. Se circola meno, più difficilmente raggiunge i soggetti più fragili. E circolando meno, scende la carica virale. Ma se tornano ad aumentare i contagi, tornano i casi gravi. Lo avevo detto l'8 marzo” ha ribadito l’esperto. Crisanti è certo che Zaia sia cambiato, “evidentemente gli ha dato fastidio la mia popolarità e ha voluto attribuire ad altri meriti che non erano loro. Ma non voglio essere associato alle cose che stanno succedendo oggi, il Veneto sta seguendo una linea opposta a quella in cui credo”. Zaia sarebbe quindi geloso di Crisanti? Intanto il professore avverte che dobbiamo resistere ancora cinque, sei mesi, prima che anticorpi monoclonali o vaccino ci possano aiutare. E che alla popolazione va detta la verità.


Alberto Pento
Zaia non mollare Crisanti, usa il cervello, meglio essere prudenti che rischiare un ritorno massiccio della pandemia. Non farti prendere la mano dai minimizzatori per timore di perdere voti alle prossime elezioni.
Meglio perdere il voto di qualche imbecille che la vita di qualche veneto innocente.


Zaia rapporto 27 luglio 2020
https://www.facebook.com/zaiaufficiale/ ... 0NDkwNjQ3/



Ottimo Zaia
3 agosto 2020
https://www.facebook.com/zaiaufficiale/ ... 359355697/


Il virologo Crisanti: «Non scaricate le colpe dei contagi sui giovani, sono gli stranieri il problema»
8 agosto 2020

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“Certo i casi aumenteranno ancora Ma non rischieremo un nuovo lockdown“. Andrea Crisanti, il virologo che ha coordinato l’emergenza in Veneto, fa il punto in un’intervista alla Stampa. Non è sorpreso dal quadro di questi giorni. “Fa parte della dinamica epidemiologica di questo momento – spiega – penso che quelli di ieri siano numeri che rientrano nella dimensione dell’epidemia a livello mondiale”.

Crisanti: i contagi arrivano dall’estero

Poi osserva che i nuovi contagi sono casi importati da altri paesi. “Focolai da rientro che sono una minaccia vera e propria. E per i quali vanno presi dei provvedimenti seri”. Il problema sono gli stranieri, non certo i giovani. Ai quali – dice – sono stati dati messaggi sbagliati. Cosa fare? “Per esempio puntare al modello di quello che stanno facendo in Germania. E che io ho consigliato molto tempo fa. Di ogni viaggiatore si ricostruisce l’itinerario. Lo si sottopone a tampone e poi lo si mette in isolamento. E un lavoro enorme, molto faticoso. Ma necessario. Credo che anche noi arriveremo a elaborare un piano del genere per chi arriva da fuori dell’Italia”.

Crisanti parla di una situazione sotto controllo anche se si aspetta un ulteriore aumento dei casi. “Tutti i focolai presenti sul nostro territorio vengono oggi gestiti in modo corretto. Puntando al contenimento. E facendoli estinguere nell’arco di pochi giorni. Quando questi focolai dovessero aumentare nei numeri da sopraffare il sistema, allora sì, dovremo pensare a lockdown localizzati. Zone rosse ristrette per tenere sotto controllo la situazione. Non dimentichiamo però che l’Italia è stata la prima nazione a scoprire quale fosse il modo giusto di testare i contatti. Per cui mi sento di dire che stiamo facendo le cose giuste. Soprattutto ora che il ‘Modello Veneto’ viene finalmente applicato su scala nazionale”.

“Ai giovani diamo messaggi corretti”

Poi accusa lo scaricabarile sui giovani. “E’ indubbio che il virus sfrutti il comportamento sociale degli individui”, dice il virologo. Ma trovo curioso questo scaricabarile fatto sui giovani. In fondo, siamo noi che abbiamo dato a loro insegnamenti e messaggi. Che, forse, in alcuni momenti sono stati anche sbagliati”. Il virus è diventato ‘più buono’?, come sostengono alcuni virologi. “La scienza ci dice una cosa molto chiara. E cioè che i virus non si indeboliscono né si rafforzano. Semplicemente si selezionano. Al momento non ci sono elementi per dire né che il Covid si sia evoluto né in che modo. Dobbiamo anzi mantenere alta la guardia. E tornare a indossare la mascherina (ne vedo molto poche in giro). E a mantenere il distanziamento sociale. Il virus non è affatto sparito”.
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