La Cina è la prima responsabile di questa epidemia globale da coronavirus, come lo è stata di molte altre nei secoli, tra cui quella della peste nera nel quattrocento che mietè milioni di morti.Le misure igeniche e i controlli sanitari sugli animali da cibo di allevamento sono piuttosto deficitarie e quelle sugli animali servatici quasi nulle per cui è molto facile che insorgano epidemie in questo sterminato paese con ancora molte zone da terzo e quarto mondo.
Pare che adesso la Cina, dopo questa drammatica esperienza che la sta mettendo in ginocchio e che l'ha resa comprensibilmente invisa al resto del Mondo per aver causato questa pandemia globale (di cui dovrà certamente rendere conto alla comunità internazionale nelle sedi giuridiche/giudiziarie e politiche), sia corsa ai ripari con provvedimenti legislativi "adeguati" tra cui il divieto di commerciare carni selvatiche non controllate.
Zaia, il governatore del Veneto, nella sua intervista televisiva, ha detto bene in modo civile, pacato e fraterno, come in Cina le norme igenico sanitarie siano alquanto deficitarie e non deve scusarsi per nulla, oltretutto la Cina non ha alcun diritto di indignarsi per le parole di Zaia dato che è la responsabile di tutto, caso mai siamo noi che dobbiamo indignarci con la Cina.
Prima che la Cina prendesse visibili provvedimenti e avvertisse il Mondo dell'esistenza del virus, sono passati da uno a due mesi dalla sua prima apparizione, lunghissimo tempo in cui il virus ha potuto diffondersi nel Mondo attraverso i cinesi e i non cinesi che vanno e vengono dalla Cina.
I cinesi in Cina sono liberi di mangiare quello che vogliono, anche la merda, ma non sono liberi di infettare il mondo intero e di mettere in pericolo la vita di milioni di persone e di non cinesi. La Cina ha dimostrato una assoluta mancanza di rispetto in questa vicenda e ha poco da indignarsi per le parole di Zaia, è il mondo che ha il diritto di indignarsi con la Cina.
Visto che negli anni 2000 tutte le grandi epidemie sono giunte dalla Cina credo che il mondo debba prendere provvedimenti nei confronti di questo paese inaffidabile e irresponsabile e che tutti coloro che vanno e vengono dalla Cina, siano essi cinesi o non cinesi, debbano essere sottoposti ad una profilassi sanitaria di sicurezza che tuteli il mondo da altre possibili epidemie/pandemie.
E che l'OMS abbia la possibilita di controllare/ispezionare/verificare la situazione della salute e dell'gene sanitaria in Cina senza alcuna restrizione geografica, residenziale, ospedaliera.Coronavirus, cronaca di un insabbiamento: un manipolo di giornalisti coraggiosi inchioda Pechino Atlantico Quotidiano
Enzo Reale Da Barcellona
2 marzo 2020
I 15 giorni durante i quali un’epidemia locale si è trasformata in pandemia, per la manifesta volontà di insabbiamento e disinformazione del Partito Comunista Cinese
http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... tnO2SiqAfc Chi un giorno racconterà la vera storia del coronavirus dovrà partire da due mattoncini di puro giornalismo che ci arrivano da terre cinesi. Quel che sappiamo sui primi passi dell’epidemia che sta sconvolgendo il pianeta lo dobbiamo finora soprattutto a un quotidiano di Hong Kong e a un sito di informazione di Pechino. Il primo è lo storico South China Morning Post (SCMP), che il 27 febbraio ha pubblicato un dettagliato resoconto della diffusione del Covid-19, frutto del lavoro di cinque reporters inviati a Wuhan dal 3 al 23 gennaio, quando la città venne isolata. Il secondo è una piattaforma digitale di carattere economico che si sta accreditando come la fonte più autorevole per conoscere dall’interno l’evoluzione della crisi sanitaria in corso, in un contesto proibitivo per la libera informazione come quello della Cina continentale: si chiama Caixin Global e i suoi aggiornamenti in tempo reale sono ormai diventati un riferimento a livello internazionale. Mentre a Hong Kong la stampa è ancora relativamente indipendente, Il Caixin Global sa di giocare con il fuoco: facendo un uso molto accorto dei dati in suo possesso, genera articoli difficilmente attaccabili dal punto di vista oggettivo, rinunciando alla critica diretta all’operato del regime. Allo stesso tempo, però, le sue informazioni permettono al lettore di leggere tra le righe di una realtà opaca, condizionata dalle logiche del potere autoritario. Un esempio concreto. Dalla pubblicazione degli aggiornamenti in tempo reale dei contagiati e dei deceduti provincia per provincia si deduce che, dove i funzionari hanno agito tempestivamente e in certi casi al margine delle direttive e delle tempistiche di Pechino, le conseguenze dell’epidemia sono state meno drammatiche. Il ragionamento sotteso conduce direttamente alle responsabilità dei vertici del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping in testa, nella gestione delle prime fasi dell’emergenza, notoriamente decisive.
In un Paese dove il potere costituito non deve rendere conto a nessuno delle sue azioni e in cui lo scrutinio dell’opinione pubblica è praticamente inesistente, il lavoro di pochi giornalisti alieni alle logiche della propaganda rappresenta l’unica possibilità di rompere la barriera della censura.
La ricostruzione della catena di eventi, azioni ed omissioni che hanno determinato la propagazione del virus dalla Cina al resto del mondo è un fattore centrale non solo dal punto di vista sanitario ma anche da quello politico. Assume quindi una speciale rilevanza l’articolo che il Caixin ha pubblicato pochi giorni fa, il cui titolo recita: “Come sono stati individuati, trasmessi e occultati i primi indizi di un virus simile alla SARS“. In patria la versione online è durata poche ore, finché la polizia di Internet l’ha fatta rimuovere dal sito: ma alcuni utenti hanno avuto il tempo di salvarne una copia e di diffonderla in rete. Sulla pagina internazionale l’analisi è disponibile a pagamento. Perché è un documento importante? Perché mette insieme, grazie a un incredibile lavoro di indagine, i tasselli finora disponibili del mosaico coronavirus, dai primi casi manifestatisi a metà dicembre fino al coprifuoco sanitario di Wuhan. A differenza dei colleghi di Hong Kong, però, i giornalisti del Caixin non si limitano alla cronaca degli avvenimenti ma rivelano chiaramente la volontà di insabbiamento da parte delle autorità cinesi. Di seguito i passaggi fondamentali della vicenda, secondo la ricostruzione dell’articolo (occhio alle date).
– La prima notizia di un potenziale caso di polmonite atipica risale al 15 dicembre, quando un sessantacinquenne che lavora al mercato del pesce di Wuhan accusa sintomi di febbre alta e indisposizione. Tre giorni dopo entra in ospedale dove viene trattato con antibiotici ma senza esito. Il 24 dicembre (sono passati già nove giorni dai primi sintomi) un campione del suo fluido polmonare è inviato al Guangzhou Weiyuan Gene Technology Lab., che comincia a lavorare sulla sequenza genetica del virus. Il 27 dicembre il laboratorio contatta l’ospedale di Wuhan e comunica che si tratta di un nuovo coronavirus, di cui ricava un genoma quasi completo, senza peraltro rilasciare un report ufficiale.
– Prima della fine di dicembre l’ospedale di Wuhan raccoglie almeno nove campioni da altrettanti pazienti con polmonite e li manda a differenti laboratori. Il 30 dicembre il Beijing Boao Medical Laboratory informa che i test confermano che si tratta di un virus della famiglia della SARS. Tecnicamente è un errore, come si scoprirà più avanti, ma il richiamo alla nota malattia mette in allarme lo staff medico di Wuhan. È in base a questa informazione che Li Wenliang, un oftalmologo dello stesso ospedale, pubblica attraverso la piattaforma WeChat la notizia secondo cui “ci sono sette casi confermati di SARS provenienti dal mercato del pesce della città e attualmente in isolamento”. Nei giorni successivi Li Wenliang riceve la visita della polizia che lo costringe a firmare un documento in cui ritratta le sue dichiarazioni. Un mese dopo il medico muore in circostanze sospette, ufficialmente a causa dello stesso virus la cui esistenza aveva contribuito a rivelare.
– Tra l’1 e il 3 gennaio il Beijing Boao Medical Laboratory completa l’intera sequenza del virus. Ancora una volta la scoperta non viene annunciata pubblicamente. Sono giorni decisivi per la prevenzione del contagio ma ufficialmente non esistono ancora informazioni sulla malattia. Lo stesso giorno il professor Zhang Yongzhen del Shanghai Public Health Clinical Center riceve i campioni e il 5 gennaio conferma i risultati già ottenuti da altri laboratori, aggiungendo due elementi fondamentali: si tratta di un virus mai visto prima ed è trasmissibile attraverso le vie respiratorie. Zhang Yongzhen comunica i risultati alle autorità sanitarie competenti di Shanghai e raccomanda che vengano adottate misure di prevenzione pubbliche.
– Nel frattempo però succede qualcosa. Il primo giorno dell’anno, il responsabile di uno dei laboratori incaricati delle analisi riceve una telefonata da un ufficiale del Dipartimento di sanità della provincia dell’Hubei che gli ordina di distruggere i campioni in suo possesso e di interrompere la ricerca. Lo avverte che qualsiasi fuga di notizie dovrà essere riportata agli organi competenti. Il 3 gennaio, proprio mentre si isola la sequenza genetica completa, dagli uffici del Ministero della sanità (da Pechino, quindi) arrivano direttive vincolanti sull’utilizzo dei campioni: nessun invio ai laboratori senza autorizzazione degli organismi centrali, soppressione immediata di quelli esistenti, divieto di pubblicazione di qualsiasi informazione su test e attività sperimentali. Passano altri otto giorni – cruciali – senza che le autorità rendano pubblico quello che ormai in ambiente medico tutti conoscono come un nuovo e pericoloso coronavirus. Zhang Yongzhen, a quel punto, decide di pubblicare autonomamente il genoma del virus (è l’11 gennaio) nel database della GenBank e sul sito della GISAID Initiative. Per la prima volta l’informazione è condivisa a livello mondiale. La stessa sera Pechino annuncia finalmente che le informazioni sul coronavirus saranno inviate all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ventiquattro ore dopo, il laboratorio del professor Zhang Yongzhen viene chiuso per “rettifiche” e, ad oggi, non è stato riaperto.
Conclusione. Dal 27 dicembre all’11 gennaio, sia la popolazione cinese che la comunità internazionale sono state tenute all’oscuro dal governo di Pechino dell’esistenza, delle caratteristiche e del pericolo di diffusione del nuovo coronavirus. Il Partito Comunista ha deliberatamente deciso di occultare gli avvertimenti degli specialisti e i risultati delle prove effettuate. Quindici giorni probabilmente decisivi per il contenimento dell’epidemia, durante i quali un problema locale si è trasformato in fenomeno globale, per la manifesta volontà di insabbiamento e disinformazione delle autorità.
Nel frattempo, secondo i dati ufficiali, più di tremila operatori sanitari hanno contratto il virus in Cina e una decina di medici sono morti. Chi ha provato a denunciare l’opera di manipolazione e propaganda del regime (avvocati, professori e attivisti per i diritti umani) è stato arrestato o ridotto al silenzio. Ma Jian, scrittore dissidente proibito in Cina, ha scritto sul Guardian:
“Negli ultimi 70 anni, il Partito Comunista Cinese ha condannato il suo Paese a una serie di catastrofi provocate dall’uomo, dalla Grande Carestia, alla Rivoluzione Culturale, al massacro di Piazza Tiananmen, alla forte repressione dei diritti a Hong Kong e in Tibet, all’internamento massivo di Uiguri nello Xinjiang. L’omertà e la corruzione ufficiali hanno moltiplicato il numero delle vittime di calamità naturali, dal virus Sars al terremoto del Sichuan”.
L’agenzia statale di notizie Xinhua invece celebra la pubblicazione di un libro in cui si sottolineano “la dedizione, la missione, la visione strategica e la leadership” di Xi Jinping nella “battaglia contro il Covid-19“, che si dà già per vincente.
Ma anche da noi c’è chi esalta l’esempio cinese come modello di gestione delle crisi e delle emergenze, ignorandone le responsabilità, le omissioni e le reiterate violazioni dei codici di condotta. “Qual è il costo della menzogna?”, si chiedeva l’ex membro dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica Valery Legasov a proposito del disastro di Chernobyl? Aggiungerei altre domande: qual è il costo del relativismo morale, della connivenza ideale con le dittature, del masochismo intellettuale delle democrazie, dell’incultura delle nostre classi dirigenti e delle nostre opinioni pubbliche?
Peste nerahttps://it.wikipedia.org/wiki/Peste_nera Peste suinahttps://it.wikipedia.org/wiki/Peste_suina La Cina minacciata dal coronavirus: la causa è un mercato di animali selvaticiDa Nsikan Akpan
lunedì 27 gennaio 2020
https://www.nationalgeographic.it/scien ... -selvaticiLa storia sembra ripetersi. Venti anni fa circa, un virus comparve nei mercati di fauna selvatica nel sud della Cina, ed era diverso da qualsiasi altro. Era l'inverno del 2003 e i malati lamentavano febbre, brividi, mal di testa e tosse secca, tutti sintomi che ci si aspetterebbe durante la stagione del raffreddore e dell'influenza.
Ma questa condizione progredì in una forma letale di polmonite, che lasciava buchi a forma di nido d'ape nei polmoni delle persone e generò gravi insufficienze respiratorie in un quarto dei pazienti. Mentre la maggior parte delle infezioni si diffusero ad altre tre persone, alcuni dei malati diventarono "super-trasmettitori", pazienti che involontariamente trasmisero la malattia a dozzine di individui. Quando l'epidemia di sindrome acuta respiratoria grave (SARS) si concluse sette mesi dopo, si registrarono oltre 8.000 casi e 800 decessi in 32 paesi.
Ecco perché i funzionari internazionali ora sono allarmati per un nuovo virus legato alla SARS che è emerso nella Cina centrale. La malattia si è diffusa in sole tre settimane nelle principali città di Pechino, Shanghai e Shenzhen, nonché nelle vicine nazioni di Taiwan, Tailandia, Giappone e Corea del Sud. Martedì, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitensi (CDC) hanno riportato il primo caso nello Stato di Washington.
“La diffusione da uomo a uomo è stata confermata, [ma] non si sa ancora quanto sia facile la diffusione di questo virus”, ha dichiarato Nancy Messonnier, direttore del Centro Nazionale per le Immunizzazioni e le Malattie Respiratorie presso il CDC, durante una conferenza stampa in cui ha annunciato lo sviluppo di un test genetico veloce per il virus Wuhan. “In questo momento stiamo testando questo virus al CDC, ma nelle prossime settimane condivideremo i risultati con partner nazionali e internazionali”.
A partire da mercoledì, quasi 450 casi sono stati segnalati a livello globale, compresi nove decessi, e l'Organizzazione Mondiale della Sanità sta organizzando una riunione di emergenza mercoledì prossimo per decidere se l'epidemia rappresenti un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Gli epidemiologi sospettano che esistano già migliaia di casi. Il CDC ha annunciato che il controllo per il nuovo virus sarebbe già partito nei tre principali aeroporti degli Stati Uniti, ma il primo paziente americano è arrivato ancor prima che questa sorveglianza fosse iniziata.
Come per la SARS, tutto questo clamore sembra essere emerso a causa del commercio di animali selvatici, ma i virologi non sono sorpresi.
Questo perché sia la SARS che il nuovo focolaio sono zoonotici, cioè malattie iniziate negli animali prima di diffondersi nell'uomo. Le malattie zoonotiche sono tra le più famigerate del mondo. L'HIV, l'Ebola e l'influenza H5N1 si sono tutte diffuse tra la fauna selvatica prima che strette interazioni con gli umani generassero focolai internazionali. Con la SARS, ad esempio, i produttori di alimenti e le persone che maneggiavano, uccidevano e vendevano animali selvatici sono state quasi il 40% dei primi casi. I primi episodi si sono registrati anche tra persone che vivevano a pochi passi dai mercati della fauna selvatica.
Pipistrelli
Le autorità sanitarie hanno segnalato per la prima volta il nuovo focolaio il 31 dicembre, parlando di un’ondata di casi simili alla polmonite collegati a un mercato del pesce nella città di Wuhan, una località nella Cina centrale con oltre 11 milioni di abitanti. Ma la CNN ha riferito che nel mercato della "Città del pesce della Cina meridionale" a Wuhan si vendeva più di frutti di mare, pubblicando un video che mostra presumibilmente procioni e cervi chiusi in piccole gabbie.
Ma perché tali condizioni potrebbero aver creato un terreno fertile per le malattie zoonotiche? “Quando ammassi animali in queste situazioni innaturali, rischi che emergano malattie umane”, afferma Kevin Olival, ecologo delle malattie e ambientalista presso EcoHealth Alliance. “Se gli animali sono tenuti in cattive condizioni sotto stress, si potrebbe creare per loro un'opportunità migliore per eliminare virus e ammalarsi”.
Questa interazione tra virus e animale può anche aiutare a rintracciare la fonte di un'epidemia. I virus mutano mentre si diffondono e si moltiplicano, caratteristica che virologi e biologi della fauna selvatica possono utilizzare per tracciare l'evoluzione di una malattia, anche se passa tra animali.
La SARS e il nuovo virus dietro l'epidemia di Wuhan sono altamente correlati perché entrambi appartengono ai coronavirus, grande famiglia di virus che colpiscono persone o animali, come cammelli, gatti e pipistrelli.
Quattro mesi dopo l'inizio dell'epidemia della SARS, i ricercatori di Hong Kong hanno studiato procioni, zibetti e tassi scoprendo parenti stretti di questo coronavirus e la prima prova che la malattia esisteva anche al di fuori degli esseri umani.
La scoperta ha dato il via a un'ondata di studi tra la fauna selvatica che ha indicato i pipistrelli ferri di cavallo della Cina come la probabile fonte della SARS. I controlli globali alla fine hanno rivelato che gli antenati e i parenti della SARS circolavano da anni nei pipistrelli in Asia, Africa ed Europa. I pipistrelli sono ora considerati la fonte originale di tutti i principali coronavirus.
“La sequenza genetica del virus stesso può ricondurre alla fonte”, afferma Olival. “Nel caso di Wuhan, la corrispondenza più vicina è in altri coronavirus correlati alla SARS che si trovano nei pipistrelli”. Le indagini sulla fauna selvatica condotte da EcoHealth Alliance in Cina e in altri luoghi in Asia mostrano che la più alta incidenza di coronavirus tende a derivare dalle feci degli animali o dal guano dei pipistrelli.
I coronavirus non si diffondono solo attraverso l'aria e il sistema respiratorio, ma anche se la materia fecale viene a contatto con la bocca di un'altra creatura. I pipistrelli non sono propriamente puliti, quindi quando si cibano di un frutto possono contaminarlo. Se poi il frutto cade a terra, può venire a contatto con animali da allevamento come zibetti.
Cammelli, mammiferi e vaccini
Finora, sembra che i coronavirus di origine animale si diffondano nell'uomo causando gravi malattie solo in rare occasioni. La SARS ha rappresentato il primo caso documentato di una propagazione di coronavirus, seguito poi dalla Sindrome Respiratoria del Medio Oriente, un virus simile ma distinto che è emerso in Arabia Saudita nel 2012 e si è diffuso anche a livello internazionale.
La vicenda della MERS ha rafforzato la storia degli animali raccontata già per la SARS. Il coronavirus MERS proveniva da pipistrelli, ma ha utilizzato mammiferi domestici, in questo caso i cammelli, come un ponte per raggiungere gli umani. Il primo caso di MERS ha riguardato un uomo di 60 anni che possedeva quattro cammelli che dormivano in un recinto adiacente alla sua casa.
“Ridurre il commercio di specie selvatiche ha effetti vantaggiosi sia per la protezione delle specie che vengono catturate in natura, sia per la riduzione della diffusione di nuovi virus”
da KEVIN OLIVAL, ECOHEALTH ALLIANCE
Uno studio del 2014 condotto dal laboratorio di Lipkin e dallo zoologo Abdulaziz Alagaili presso la King Saud University ha trovato anticorpi contro la MERS - un segno rivelatore d’infezione - in campioni di sangue di cammello risalenti al 1993. Il virus MERS circolava quindi da più di 20 anni senza che nessuno se ne fosse accorto.
“Abbiamo fatto studi in due macelli in Arabia Saudita, dove la gente abbatteva i cammelli”, afferma Lipkin. “In alcuni casi, la carne era lavata con tubi ad alta pressione prima di essere confezionata in una pellicola termoretraibile. Per questo si potrebbe trovare il coronavirus MERS sulla carne destinata ai supermercati”.
L'Arabia Saudita importa ogni anno migliaia di cammelli dalle nazioni africane, molti dei quali servono come fonte di cibo, specialmente durante il pellegrinaggio islamico. I biologi hanno trovato segni di infezione da MERS nei cammelli provenienti da paesi africani come Etiopia, Kenya, Tunisia, Egitto e Nigeria.
A differenza della SARS, che è emersa e affievolita nel giro di un anno, la MERS si è in qualche modo radicata nelle comunità umane, con casi segnalati in Arabia Saudita fino al 2017. Ma questa persistenza ha aumentato la possibilità di sviluppare un vaccino, dato che c'era una popolazione numerosa in cui testare l'efficacia di tale trattamento.
“Si possono vaccinare le persone che sono comunemente a contatto con i cammelli, come i beduini e le persone che lavorano nei macelli”, afferma Lipkin. Tuttavia, un vaccino per la MERS non si è mai concretizzato nonostante gli sforzi diffusi e, ad oggi, non esiste alcun trattamento specifico nemmeno per la SARS.
In assenza di un rimedio medico, le strategie di controllo delle infezioni - come lavarsi le mani, le quarantene e l'igiene - diventano gli unici strumenti per tenere sotto controllo la SARS, la MERS e ora il coronavirus di Wuhan.
Le prospettive di Wuhan
È difficile dire cosa ci si dovrebbe aspettare dal coronavirus di Wuhan. Nello spettro delle epidemie, la SARS ha portato agli scenari peggiori, mentre la MERS era letale ma di portata molto più limitata.
La maggior parte delle condizioni simili alla polmonite riservano il peggio dei loro danni per le popolazioni più anziane, ma la SARS aveva la stessa probabilità di praticare un buco nei polmoni di un giovane adulto rispetto a una persona anziana: l'età media delle vittime della SARS si aggirava intorno ai 40 anni. La MERS, al contrario, era pericolosa soprattutto nei pazienti di età superiore ai 50 anni e, in genere, nelle persone con condizioni immunodepresse.
“Non è chiaro se questo virus [Wuhan] stia semplicemente scomparendo o se evolverà in qualcosa di più patogeno”, afferma Lipkin. “Non abbiamo ancora alcuna prova di super-trasmettitori e, speriamo, non le avremo mai. Ma non sappiamo neanche per quanto tempo durerà questo nuovo coronavirus o per quanto tempo le persone continueranno a rilasciare virus dopo essere state infettate”.
Inizialmente, i funzionari avevano affermato che il coronavirus di Wuhan riguardasse solo trasmissioni da animali, ma ora la malattia sembra diffondersi da uomo a uomo. Lunedì, i funzionari cinesi hanno confermato che 14 operatori sanitari hanno contratto il virus e il paziente di Washington ha riferito di aver viaggiato attraverso Wuhan.
Anche il modo in cui il coronavirus di Wuhan ha compiuto il salto finale negli umani rimarrà un mistero fino a quando la Cina non fornirà maggiori dettagli su ciò che era ospitato nel famigerato mercato del pesce, il cui accesso è stato impedito dal Capodanno. Ma questi indizi potrebbero aiutare gli investigatori a identificare quali animali potrebbero essere in grado di trasportare e diffondere il virus sia in Cina che all'estero.
L'epidemia di Wuhan solleva anche la questione del commercio di specie selvatiche, che debba essere controllato maggiormente o impedito del tutto. “Un intervento, che è abbastanza semplice, è ridurre il commercio di specie selvatiche e ripulire i mercati relativi”, afferma Olival. “Ridurre il commercio di specie selvatiche ha effetti vantaggiosi sia per la protezione delle specie che vengono catturate in natura, sia per la riduzione della diffusione di nuovi virus”.
Il 24 Gennaio la Cina ha confermato 26 morti e 830 casi di contagio, mentre in Italia il caso sospetto a Bari è risultato solo un falso allarme. La donna rientrata dalla Cina con tosse e febbre è stata visitata, ma non si trattava del coronavirus.
Il 23 Gennaio Wuhan è stata mesa in quarantena e misure di sicurezza sono state adottate nelle vicine città di Huanggang ed Ezhou. Il 25 Gennaio si festeggia il Capodanno cinese, pertanto si prevedono grandi quantità di persone in movimento, pertanto la paura per la diffusione del virus cresce.
Al momento sono dieci in tutto le città cinese bloccate, con tutti i luoghi pubblici chiusi tranne gli ospedali, le stazioni di servizio e i supermercati.
Epidemie e virus: perché originano spesso dalla Cina? Università di Padova
17 febbraio 2020
https://ilbolive.unipd.it/it/news/cina- ... e-epidemia A gennaio 2020 su Netflix è uscito, con incredibile tempismo, il documentario Pandemia globale, che racconta di come gli esperti si stiano preparando a un evento che prima o poi accadrà. Sembra sterile allarmismo, ma in realtà chi lo guarda può rendersi conto che ci si sta attrezzando per combattere una battaglia tutt'altro che persa in partenza.
Non sappiamo quando questa pandemia si svilupperà, ma la storia ci dice che accadrà: nel 1918 c'era stata la Spagnola, l'influenza che ha ucciso tra i 50 e i 100 milioni di persone. Sembra già un numero drammaticamente alto, ma in un secolo la popolazione mondiale è notevolmente aumentata e ora tocca quasi quota otto miliardi.
Se è vero che non possiamo immaginare quando quest'evento potenzialmente distruttivo avrà inizio, è statisticamente più facile indovinare dove succederà, perché la maggior parte delle epidemie degli ultimi anni si è sviluppata in Cina: dall'asiatica del 1957 all'influenza di Hong Kong del 1968, passando per la Sars e per il nuovo Coronavirus Covid-19, sembra che questo paese sia particolarmente preso di mira dai virus. Per comprendere l'eziologia di questo fenomeno, abbiamo intervistato il virologo Giorgio Palù.
Intervista al virologo Giorgio Palù. Montaggio di Elisa Speronello
"Se parliamo di pandemie, l'ultima di H1N1 si è sviluppata tra Messico e California nel 2009, mentre in Cina ricordiamo quella del '57 e quella del '68. Il nuovo coronavirus, il Covid-19 o Sars2, non ha ancora dato origine a una pandemia, che richiede una manifestazione su più larga scala" spiega il professore. "Se consideriamo invece le epidemie, molte si sono effettivamente originate in Cina: avrebbero potuto dare inizio a pandemie, ma non lo hanno fatto".
Il motivo principale per cui la Cina, con tutto il Sud-est asiatico, è un luogo particolarmente favorevole ai virus, è lo stretto contatto tra uomini e animali, che vengono tenuti in casa e nelle fattorie per essere allevati o mangiati, per non parlare di tutti quei mercati in cui vengono venduti animali vivi. "Con l'H5N1, aviaria, la Cina ha preso provvedimenti molto draconiani – commenta Palù – e ha fatto ammazzare tutti i polli che c'erano nelle case dei cinesi per diminuire il contagio".
Come se non bastasse, la Cina è sulla rotta migratoria di vari uccelli selvatici come le anatre. "Ci sono poi molte risaie, e gli uccelli che planano in queste zone possono essere portatori sani dell'influenza aviaria che viene trasmessa anche tramite le feci: in quegli stagni ci sono miliardi di virus, e lì vicino vengono allevati maiali e altri animali domestici, anche uccelli. Così i virus si propagano: c'è una commistione tra animali domestici e selvatici e tra loro e l'uomo" dichiara Palù.
E poi ci sono tutti i problemi denunciati dagli ambientalisti: altri fattori che aumentano il rischio di epidemie sono il disboscamento e l'inurbamento ma anche i cambiamenti climatici: se un ambiente in cui vivono gli animali viene occupato anche dall'uomo, possono diffondersi malattie anche molto gravi: è il caso dell'ebola del 2014, epidemia tutt'ora in corso, quando il virus è arrivato anche nelle metropoli.
"Ci sono poi i cambiamenti climatici" spiega Palù. "Il 20% dei virus è trasmesso da vettori come zanzare, zecche e flebotomi che stanno migrando a causa dei cambiamenti di temperatura, si pensi a West Nile".
Ci sono naturalmente delle misure di sicurezza che vediamo messe in atto anche ora con il coronavirus: "Il primo è la diagnosi, che è fondamentale per comprendere le modalità di diffusione del virus, in particolare servono test affidabili per vedere quanto si diffonde tra la popolazione che non manifesta sintomi. Gli altri mezzi sono quelli di protezione individuali: mascherine, guanti, occhiali che proteggano la mucosa congiuntiva, l'attenzione all'igiene, fino ad arrivare all'isolamento e alla quarantena. Un'altra cosa che si può fare è eliminare gli animali che ospitano il virus, anche se non sempre si riesce a individuarli per tempo, e poi c'è il monitoraggio sindromico: bisogna individuare quelli che possono essere i primi sintomi come la febbre: è quello che si sta facendo ora negli aeroporti con i termo rivelatori".
I virologi si stanno impegnando per studiare il viroma degli animali, soprattutto i mammiferi. I pipistrelli sono stati ospiti di molti di questi virus, Nipah, Hendra, Sars, Mers, il nuovo coronavirus ma anche Ebola. Ma non bisogna pensare solo ai virus che fanno notizia: anche una "banale" influenza può diventare molto pericolosa.
"L'influenza è importante, – conferma Palù – fa centinaia di milioni di infetti e decine di migliaia di vittime. Si è cercato di lavorare a un vaccino universale, anche perché quello dell'influenza è un virus che muta molto facilmente, e un vaccino all'anno può non bastare. Per questo si sta studiando un vaccino universale contro i virus A e i virus B e tutti i sottotipi, in particolare dei virus A. L'approccio è genomico, si utilizzano gli anticorpi di pazienti che sono risultati immuni ad alcuni virus influenzali. Si potrebbe tentare lo stesso approccio anche con i coronavirs, ma i tempi non saranno brevi".
Quello che possiamo fare, per ora, è vaccinarci contro l'influenza stagionale e lasciare lavorare i ricercatori.
Coronavirus: la Cina vieta il consumo e il commercio degli animali selvatici Dominella Trunfio
24 febbraio 2020
https://www.greenme.it/informarsi/anima ... selvatici/ Pechino ha approvato una proposta per vietare il commercio e il consumo di tutti gli animali selvatici a seguito dell’emergenza Coronavirus. Già nei giorni scorsi, alcune municipalità avevano posto dei divieti, adesso arriva una vera e propria legge.
Il comitato legislativo cinese ha preso la sua decisione: divieto assoluto di commercio e consumo di animali selvatici, una pratica ritenuta in parte responsabile dello scoppio del coronavirus nel paese. Ne avevamo già parlato, i cinesi mangiano pangolini, pipistrelli e serpenti. Proprio i pipistrelli sarebbero portatori del virus, che al momento ha infettato più di 80mila persone. I ricercatori hanno infatti scoperto che il 2019-nCov riscontrato nei pipistrelli ha in comune il 96% del codice genetico del virus che infetta l’uomo. Per questo è scattato il divieto ‘urgente’ e da subito applicabile.
Come dicevamo già a Tianjin, nella Cina settentrionale, era stato introdotto il divieto di mangiare animali selvatici che spesso vengono proprio dal mercato illegale, un giro d’affari molto fiorente. Durante il Congresso del Popolo di Tianjin, i membri hanno preso la loro decisione: stop al commercio e consumo di animali selvatici e loro derivati: ciò significa stop alla caccia, vendita, acquisto, trasporto e spedizione.
Pangolini, serpenti, pipistrelli e tutti gli altri devono sparire dai ristoranti e dallo street food. Chi trasgredirà riceverò importanti sanzioni, multe e la revoca della licenza commerciale. Secondo la decisione, il divieto favorirebbe anche il blocco di una possibile fonte di infezione epidemica. Identificare l’animale vettore non servirà probabilmente a contenere questo focolaio, ma potrebbe rivelarsi vitale per prevenire future riacutizzazioni.
Zaia ha fatto benissimo a dire quello che ha detto perché è la semplice verità dei fatti e poteva evitare di scusarsi e chiamare in causa le responsabilità cinesi in questa vicenda, di cui la Cina dovrà rendere conto al Mondo intero, assumendosene la piena responsabilità e adeguati risarcimenti.
Tutta la legislazione sugli spostamenti delle persone, delle merci e dei cibi dovranno cambiare a tutela del Mondo, dovranno essere tutti accompagnati dalla certificazione internazionale sulla qualità e sulla conformità e sicurezza igenico sanitaria.
Coronavirus, frasi choc di Zaia sui cinesi: «Li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi»
Il Governatore del Veneto è finito nella bufera per le affermazioni rilasciate in diretta all'emittente locale Antenna Tre nei confronti della Cina e dell’igiene dei suoi abitanti, accusati di lavarsi poco
https://www.trevisotoday.it/video/zaia- ... -2020.html Non è la Cina che si può indignare e chiedre le scuse a Zaia, ma è il Mondo che ha tutto il diritto di indignarsi e di pretendere le scuse dalla Cina.La frase di Zaia che ha fatto infuriare i cinesi
"Sono stato massacrato per una battuta uscita male. Se crolla il nostro Pil torniamo al Medioevo" dice il governatore del Veneto dopo aver parlato di certe prelibatezze della cucina cinese
https://www.agi.it/politica/news/2020-0 ... i-7268803/ Zaia corregge il tiro: "La frase sui cinesi mi è uscita male"Luca Sablone - Sab, 29/02/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 33573.htmlIl governatore del Veneto precisa: "Chiedo scusa se qualcuno si è sentito offeso, ma intendevo fare una riflessione più compiuta"
"La Cina ha pagato un grande conto di questa epidemia che ha avuto perché li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi".
Le parole di Luca Zaia hanno scatenato l'ira da parte degli avversari politici. Nel corso dell'intervista rilasciata alla televisione Antenna Tre-Nord Est, il governatore del Veneto ha parlato degli alti standard di igiene e delle regole alimentari che gli italiani rispettano che hanno permesso di contenere l'epidemia di Coronavirus: "La mentalità che ha il nostro popolo a livello di igiene è quella di farsi la doccia, di lavarsi spesso le mani. L’alimentazione, il frigorifero, le scadenze degli alimenti sono un fatto culturale".
Ora però il leghista, dopo essere finito nel mirino degli oppositori, ha provato a giustificarsi: "È tutto il giorno che vengo massacrato per quel video. Nella migliore delle ipotesi sono stato frainteso, nella peggiore strumentalizzato". Perciò ha ammesso: "Quella frase mi è uscita male, d’accordo. Se qualcuno si sente offeso, mi scuso". Non era sua intenzione "fare il qualunquista e tanto meno generalizzare", ma il suo intento era quello di "fare una riflessione più compiuta". In realtà voleva fare luce sulle "fake news e dei video che hanno girato prima che l’epidemia arrivasse da noi". Il video è diventato subito virale, ed è un fattore molto triste: "L’informazione in tempo reale, vera o falsa che sia, coinvolge tutti noi, condiziona le nostre scelte e i nostri comportamenti. Dobbiamo abituarci a creare modelli diversi di approccio, anche comunicativo".
"Chiedo scusa"
Nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Zaia ha colto l'occasione per chiede scusa "se qualcuno si sente offeso". Due mesi fa aveva parlato di isolamento fiduciario non dalla Cina, ma dalle zone infette, ricevendo diverse critiche e dure accuse di discriminazione: "In questo Paese sembra che ogni limitazione della libertà personale sia un atto di razzismo". Ora lui deve guardare la strada e preoccuparsi di tutto, senza sottovalutare alcun particolare: anche per questo ha ribadito la necessità di chiarire "ogni aspetto con i tecnici del governo", in quanto non si può "andare avanti in ordine sparso".
In tutto ciò l'economia piange, con le imprese travolte dall'emergenza sanitaria e mediatica: l'esecutivo deve perciò "intervenire mettendo in campo un budget da centinaia di milioni per una campagna di riposizionamento della reputazione del nostro Paese". Considerando soprattutto il "danno di immagine mostruoso" e la "concorrenza mondiale che è pronta a mangiarci".
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cro ... 228363.htmCoronavirus, in Cina una nuova legge sulle abitudini alimentari: Luca Zaia non aveva tutti i torti?1 Marzo 2020
di Azzurra Barbuto
https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... s.facebook Viviamo in un mondo folle in cui i cinesi mangiano per tradizione animali che noi consideriamo da compagnia, come il cane o il gatto, e pure bestie selvatiche, persino vive, eppure quando glielo fai notare essi si offendono dichiarandosi pubblicamente oltraggiati. Affermare la verità è diventato un crimine: si finisce direttamente alla gogna. È accaduto nelle ultime ore al governatore del Veneto Luca Zaia, il quale venerdì sera, ospite in una trasmissione televisiva di Antenna 3, ha sottolineato che i cinesi hanno abitudini alimentari ed igieniche molto diverse dalle nostre e che sono avvezzi altresì a cibarsi di topi, persino vivi e vegeti. Nulla di falso, tanto è vero che sul web pullulano filmati in cui gente con gli occhi a mandorla ingurgita pipistrelli e roditori che vengono macellati direttamente nelle fauci di chi li addenta come fossero eccellenti prelibatezze.
Tuttavia, l'ambasciata di Pechino è insorta contro il presidente della Regione Veneto: «Un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti». Strano che il corpo diplomatico cinese disconosca i comuni usi culinari del proprio Paese, prendendone addirittura le distanze, e ci voglia fare credere magari che da quelle parti vada per la maggiore la cucina mediterranea. Ma non soltanto i cinesi se la sono presa con Zaia, pure i grillini si sono scatenati contro il leghista. Danilo Toninelli, il collezionatore di esilaranti gaffe, ha definito la frase incriminata di Zaia «uno stupido autogol», il leaderino del M5S, Vito Crimi, invece ha tacciato il governatore di «razzismo ripugnante».
L'UNICO ERRORE
L'unico errore compiuto da Zaia è stato quello di scusarsi. Poiché non si può, o non si dovrebbe, chiedere venia per avere detto nient' altro che il vero. «Quella frase mi è uscita male e se qualcuno si sente offeso, mi scuso. Non era mia intenzione fare il qualunquista e tantomeno generalizzare. Intendevo fare una riflessione più compiuta con l' intenzione di parlare delle fake news e dei video che hanno girato prima che l' epidemia arrivasse da noi».
Chiariamo subito un concetto: i video in cui si vedono cittadini cinesi intenti a ingozzarsi di topi e roba simile non sono finti. Insomma, non si tratta di sorci di zucchero o di marzapane. Inoltre, è reale, provato e conclamato che in certi mercati di quel Paese, così come in altre zone dell' Asia, è facile comprare serpenti, meduse, stelle marine, roditori, pipistrelli e altri animali cotti e crudi, pronti per essere gustati. Ed è assolutamente normale che questo ci ripugni, dal momento che i nostri piatti tipici sono la carbonara e la pizza margherita e non il cervello di scimmia (oggi vietato eppure servito tuttora in alcuni ristoranti della Cina meridionale), l' uovo centenario (uovo di anatra conservato per alcuni mesi a marcire prima di essere consumato) e gli spiedini di topolini appena nati o di larve.
Se ciò che ha dichiarato Zaia venerdì sera non è che una gigantesca balla, un misero pregiudizio, allora perché mai la scorsa settimana i vertici dell' Assemblea nazionale cinese, che corrisponde al nostro Parlamento, hanno annunciato di volere emanare una legge che bandisca immediatamente, a tutela della vita e della salute delle persone, il commercio di animali selvatici ed esotici a fini alimentari? E perché mai soltanto negli ultimi giorni è stato vietato il consumo di cani (ogni anno laggiù ne vengono macellati 30 milioni) e gatti nonché di serpenti, tartarughe, topi, rane ed insetti, inseriti tutti in una lista nera? Insomma, ci spieghino i cinesi (prima di sentirsi calunniati) per quale motivo, se davvero queste specie non giungono sulle loro tavole, le autorità ne hanno appena proscritto l' utilizzo. Ecco cosa si legge sul nuovo regolamento: «Mettere al bando il consumo di animali selvatici è una pratica comune dei Paesi sviluppati e una necessità universale della civiltà moderna». Basta tutto questo per provare il fatto incontrovertibile che in Cina i sorci vengono ingeriti. Eccome.
IL VIRUS STRISCIA
Il coronavirus ha prodotto immensi danni ma pure qualcosa di buono: finalmente i cinesi si sono resi conto che il Festival della carne di cane, che si svolge ogni anno nel mese di giugno per dieci giorni, è una mattanza disgustosa. Indegna di un Paese civile.
Che l'epicentro della malattia con la quale pure noi ora ci troviamo, nostro malgrado, a fare i conti sia il mercato del pesce di Huanan, a Wuhan, non è un mistero. Secondo uno studio pubblicato su Journal of Medical Virology, un ruolo importante nella diffusione del coronavirus è stato giocato dai serpenti, «i più probabili serbatoi del virus 2019nCoV» i quali vengono abitualmente mangiati da milioni di cinesi. Molti individui contagiati si erano nutriti di bestie acquistate al mercato di Wuhan, poi chiuso, dove venivano vendute pietanze pronte al consumo a base di animali selvatici (cotti e crudi) accanto ai banchi di maiali, molluschi, coccodrilli, pipistrelli e simili. Senza alcun rispetto delle basilari norme igieniche. Non è escluso peraltro che il virus, prima di essere trasmesso all' uomo, sia passato proprio dai pipistrelli ai serpenti (ospiti secondari o intermediari). E ora qualcuno ha anche il barbaro coraggio di prendersela con Zaia, il quale deve fronteggiare un' emergenza sanitaria in Veneto poiché a Wuhan fino a ieri coloro che andavano ghiotti di queste schifezze potevano farne indigestione.
Coronavirus, lo studio italiano: "Epidemia iniziata tra ottobre e novembre. Poi ogni contagiato ha prodotto altri 2,6 casi" Il Fatto Quotidiano
28 febbraio 2020
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/0 ... B6g0bGrvTk La ricerca è stata appena accettata per la pubblicazione sul Journal of Medical Virology e i risultati sono già stati inviati dalla rivista all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
L’ipotesi nei primi giorni dell’emergenza in Cina, con l’aumento esponenziale dei casi, era che l’epidemia di quello che era un nuovo coronavirus fosse iniziata a metà dicembre. Invece uno studio italiano, realizzato dai ricercatori ell’università Statale di Milano, dimostra che la circolazione di Sars CoV2 che provoca la malattia Covid 19 deve essere retrodata e “può essere collocata tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, quindi alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati”. La diffusioni di quelle polmoniti anomale in Cina è iniziata molto prima di quanto prima si pensasse. La ricerca è stata appena accettata per la pubblicazione sul Journal of Medical Virology e i risultati sono già stati inviati dalla rivista all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Analizzati 52 genomi virali completi – Il team è quello di Gianguglielmo Zehender, Alessia Lai e Massimo Galli del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche (Dibic) Luigi Sacco dell’università degli Studi di Milano e Crc Episomi (Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni). La ricerca, condotta nel laboratorio della Clinica delle Malattie infettive del Dibic all’ospedale Sacco di Milano, è stata svolta “sulle variazioni del genoma virale e quindi sulla filogenesi del virus stesso – precisano gli autori – e non sul numero dei casi osservati”. Oggetto dell’indagine 52 genomi virali completi di Sars Cov2 depositati in banche dati al 30 gennaio 2020. “La ricerca ha consentito la datazione dell’origine e la ricostruzione della diffusione dell’infezione nei primi mesi dell’epidemia in Cina – evidenziano gli studiosi – attraverso la stima di parametri epidemiologici fondamentali come il numero riproduttivo di base (R0) e il tempo di raddoppiamento delle infezioni“.
Comparsa quindi “tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019”, l’epidemia ha avuto a partire da dicembre una devastante accelerazione: da allora, ogni contagiato ha prodotto altri 2,6 casi e il tempo di raddoppio dell’epidemia è stato di 4 giorni. “È verosimile – commentano comunque gli autori – che tale rapidità di crescita dei casi si sia successivamente ridotta in seguito alle misure restrittive adottate in Cina. Ulteriori studi su genomi isolati in un periodo più recente potranno confermare l’utilità di queste tecniche anche nel valutare gli effetti delle misure di prevenzione adottate”. “L’epidemiologia molecolare e lo studio della filogenesi virale – concludono i ricercatori – non sono influenzati da possibili fonti di incertezza, come i ritardi di notifica o le sottonotifiche di nuovi casi e rappresentano quindi un importante strumento complementare all’epidemiologia classica“.
Il salto e la capacità del virus di trasmettersi da uomo a uomo – “La stima del numero riproduttivo (il numero di casi generati da ogni singolo caso), ovvero il parametro che misura la rapidità con cui il virus viene trasmesso, attuata utilizzando modelli matematici ed evolutivi – spiegano gli scienziati milanesi – ha consentito di evidenziare una vera accelerazione nella capacità di propagazione del virus, una spinta espansiva databile a dicembre 2019. Da un numero riproduttivo molto contenuto, inferiore a 1, a dicembre il virus è infatti passato a 2,6, osservazione che permette di ipotizzare la rapida acquisizione di una maggior efficienza di trasmissione del virus“. Questa trasformazione, ipotizzano gli studiosi, “potrebbe essere dovuta a variazioni o nelle capacità del virus di trasmettersi da uomo a uomo, o nelle caratteristiche della popolazione prevalentemente infettata”.
Un altro aspetto chiave rilevato dai ricercatori, “collegato al precedente, è il tempo di raddoppiamento dell’epidemia (il periodo nell’arco del quale si raddoppia il numero degli infetti, ndr), stimato a partire da dicembre in circa 4 giorni e quindi inferiore a quello calcolato sulla base del numero dei casi notificati nello stesso periodo, che risultava pari a circa una settimana”. La teoria degli scienziati è “che la trasmissione animale serbatoio-uomo e le prime trasmissioni interumane siano state limitatamente efficienti, per poi aumentare in rapidità ed efficienza durante il mese di dicembre”. Originariamente, sottolinea Zehender all’Adnkronos, “il virus si diffondeva meno efficacemente. A un certo punto le cose sono cambiate. Il nostro studio ci suggerisce un’ipotesi su come e perché la trasmissione sia diventata più efficiente: essendo un virus arrivato da un serbatoio animale, nei primi mesi prevaleva questa trasmissione animale-uomo, mentre a dicembre probabilmente si sono innescate modalità più efficaci come quella respiratoria e quindi uomo-uomo. Da qui la comparsa dei primi casi clinici più evidenti. Questa è un po’ la ricostruzione che abbiamo fatto”.
I ricercatori svizzeri: “Si diffonde più velocemente dell’influenza”- Anche i ricercatori svizzeri Politecnico di Zurigo (Eth) ipotizzano, sotto la guida della biologa computazionale Tanja Stadler, che l’epidemia sia cominciata nella prima metà di novembre. Il gruppo di Stadler ha analizzato pure le dinamiche dell’epidemia prima che la città di Wuhan fosse messa in quarantena il 23 gennaio 2020. In particolare è stato calcolato il numero medio di persone che un malato può contagiare (numero di riproduzione) e che è risultato compreso tra 2 e 3,5, confermando le stime precedenti, che ipotizzavano un numero compreso tra 2 e 4. Tutto questo significa che la diffusione è più veloce rispetto all’influenza stagionale (che ha un tasso di riproduzione in genere inferiore a 1,5). “Questo numero è uno dei parametri chiave di un’epidemia”, osserva Stadler. Perché, aggiunge, “fornisce informazioni importanti sull’efficacia di misure come la quarantena. Solo se le misure di controllo riescono a ridurre questo numero saranno efficaci”. Utilizzando metodi statistici, è stato inoltre stimato quante persone sono state infettate in Cina entro il 23 gennaio. L’analisi mostra che in quella data, probabilmente i casi erano compresi tra 4.000 e 19.000. Tuttavia in quel momento i casi confermati erano 581. Ciò significa: nel caso più estremo, solo 1 persona ammalata su 33 è apparsa nelle statistiche ufficiali, nel migliore dei casi 1 persona su 7. I ricercatori hanno reso disponibile l’analisi ad altri studiosi sul portale Virological, ma avvertono che il loro lavoro non è stato esaminato da altri esperti, come prevedono gli standard nella ricerca perché in una situazione come questa, ciò avrebbe richiesto troppo tempo.
Ecco alcuni filmati sull'alimentazione cinese:Ragazzo cinese mangia topi
IL VIDEO È VIRALE
https://www.youtube.com/watch?v=WH1s8AD ... pp=desktop Le Iene entrano nel mercato della carne di cane in Cina. ATTENZIONE: VERSIONE NON CENSURATA DELLA MACELLAZIONE DEI CANI
https://www.iene.mediaset.it/video/yuli ... 8751.shtml In Cina al mercato dei polli vivi tra topi, serpenti e struzzi: “Questa carne è sicura”
Si vendono animali di ogni razza in precarie condizioni igieniche: “Il rischio contagio non ferma la nostra tradizione. Se chiudono uno spazio ne apre un altro”
https://www.lastampa.it/topnews/primo-p ... 1.38412727 Alcuni cinesi mangiano davvero ogni schifezza
Pubblicato di Redazione il 1 Marzo 2020
https://www.aciclico.com/2020/03/01/alc ... schifezza/ https://cinaoggi.it/2014/08/17/animali- ... sensibili/ https://www.youtube.com/watch?v=1u-HOROuLWE