La solidarietà come libertà e non come schiavitù

La solidarietà come libertà e non come schiavitù

Messaggioda Berto » mer apr 02, 2014 8:57 am

La solidarietà come libertà e non come schiavitù
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =132&t=752



Sixara ha scritto:
Berto ha scritto:Ma parlare di autonomia, federalismo, sussidiarietà, ormai pare essere troppo tardi. Da 25 anni, certe parole sono solo dei contenitori vuoti

El ga raxon el Patriarca a dire cusì, però mi a ghe darìa on pexo pì grando a solidarietà e sol xvodarse de sta parola le responsabilità i è anca de la cèxa.


La solidaretà no la pol devegner na s-ciavetù de stato e la ga da esar so baxe volontaria, se no no łè pì on vałor ma ła deventa on xvałor.
La sołedaretà no ła pol esar el pretesto paravento par tuti łi parasidi, łi ladri, łi fanfaroni, łi sensari połedeganti de vivar a łe spałe del laoro e dei beni de łi altri.
E ła sołedaretà no ła pol esar on enpedemento on ostacoło a ła lebertà połedega e economega de łe persone e de łe comounedà.

No a ła camixa de forsa de ła sołedaretà statal co en pì ła gravesa de esar en man a łe caste parasedare.


Solidarietà come libertà e non come schiavitù.
La solidarietà perché sia un valore deve essere su base volontaria e non può divenire una schiavitù di stato che la trasformerebbe di fatto in un disvalore da contrastare.
A decidere dovrebbero essere i cittadini, con un referendo e non le caste religiose e politiche con il loro imperio.



L'ospitalità non sempre è sacra
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=1911
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » mer apr 02, 2014 9:18 am

N’omo nol pol esar sołedal co ki ke ghe fa del mal, ke no ghe vol ben, ke nol ga creansa par lù, ke no ghe recognose łi so boni diriti a ła so łengoa a ła so storia a ła so edentetà, a ła so łebartà połedega e economega.
Cusì on veneto nol pol esar sołedal co on tałian ke ghe negà el so esar veneto e ła so łebertà połedega.
Gnaona soledaretà co łi tałiani etnorasisti e ladri.
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » mer apr 02, 2014 10:10 am

Rasixmo e descremenasion - diriti omani
viewforum.php?f=25
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » sab apr 05, 2014 9:43 pm

La Germania espelle gli immigrati che non hanno lavoro

http://www.lindipendenza.com/chorley-ge ... isoccupati

di MATT CHORLEY*

La Germania ha garantito che la Gran Bretagna sarà protetta da un’eurozona più forte, mentre i due Paesi stanno studiando piani per l’espulsione in tre mesi degli immigrati senza lavoro.

Ieri David Cameron ha manifestato il suo sostegno all’idea di rispedire gli immigrati a casa se non riescono a trovare un lavoro. Ora Berlino ha offerto nuovo sostegno ai piani del primo ministro inglese per mettere un freno all’influenza di Bruxelles, dopo che la Germania ha sostenuto che il Regno Unito non debba essere posto in condizioni svantaggiose dalle decisioni dei Paesi dell’eurozona di integrarsi più strettamente.

Cameron ha promesso che, se sarà premier, dopo le prossime elezioni, si riprenderà i poteri ceduti all’Unione Europea, anche prima che si tenga il referendum sulla permanenza nell’Ue. La cancelliera tedesca Angela Merkel è un alleato chiave in ogni tentativo di ridisegnare l’Ue, e il premier inglese è pienamente soddisfatto di quanto lei è disposta a fare per assicurare che la Gran Bretagna rimanga nel blocco dei 28 Paesi.

Il governo di Berlino ha pubblicato un report che suggerisce che i nuovi arrivi tra i migranti dovrebbero essere rispediti ai loro Paesi d’origine nel giro di pochi mesi. I politici tedeschi hanno suggerito che il limite dovrebbe essere fissato a 3 mesi, sebbene il documento non specifichi una scadenza precisa. Il Regno Unito ha già ristretto l’accesso ai servizi sociali da parte dei migranti a meno che non si trovino nel Paese da almeno tre mesi.

Ma i piani della Germania andrebbero anche oltre, dando il diritto ai Paesi membri di buttar fuori quelli che non hanno un lavoro. Cameron ha affermato che tali proposte sono la dimostrazione che i leader chiave dell’Ue si stanno avvicinando al suo punto di vista, secondo il quale dovrebbero esserci maggiori restrizioni alla libertà di movimento nell’Ue.

Per la Gran Bretagna il grosso rischio è di essere esclusa o dominata dai Paesi che utilizzando l’euro creano tra loro rapporti più stretti nel tentativo di sostenere la moneta unica. Ma, in un articolo a quattro mani per il Financial Times, il cancelliere George Osborn e il suo omologo tedesco, Wolfgang Schauble, hanno detto che qualsiasi cambiamento ai trattati Ue deve «garantire equità» nei confronti dei Paesi membri che stanno al di fuori del blocco della moneta unica.

La dichiarazione viene incontro ad una delle richieste chiave nei negoziati di Cameron, cioè che i diritti dei Paesi non nell’eurozona siano protetti in vista del referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Ue, previsto per il 2017. Nel loro articolo, Osborne e Schauble hanno detto che sia la Gran Bretagna che la Germania hanno accettato l’idea che la crisi dell’eurozona significhi che i paesi membri che hanno la moneta unica devono stabilire una politica fiscale ed economica comune.

«Il Regno Unito riconosce pienamente i progressi fatti finora nel reagire alla crisi, e sostiene l’opportunità di ulteriori passi avanti. Ma mentre l’eurozona continua ad integrarsi, è importante che i Paesi fuori dall’area euro non si trovino sistematicamente in svantaggio all’interno dell’Ue. Pertanto, future riforme dell’Ue e cambiamenti dei trattati devono includere riforme nel quadro della governance che mettano l’integrazione dell’eurozona su una solida base giuridica, e garantiscano equità per quei Paesi dell’Ue che sono nel mercato unico ma non nella moneta unica», hanno scritto.

La dichiarazione verrà vista come una dimostrazione che gli assidui sforzi fatti da Cameron per corteggiare la cancelliera tedesca Angela Merkel, incluso stendere il tappeto rosso per una visita di alto profilo a Londra, stanno portando dei frutti. Contrastare l’immigrazione è una seria preoccupazione per entrambi i Paesi, mentre la coalizione di governo in Germania sta considerando delle proposte per limitare il tempo in cui i migranti disoccupati provenienti da altri Paesi dell’Ue possono restare per cercare un lavoro.

Cameron ha detto che cercherà adesso di lavorare con i tedeschi ed altri alleati che la pensano come lui, per vedere se è possibile rendere le regole Ue ancora più restrittive. Cameron ha detto alla BBC Radio Derby: «stiamo facendo quello che stanno facendo i tedeschi, cioè introdurre nuove regole sul fatto che non puoi venire qui e chiedere immediatamente dei benefici, e se sei un cittadino dell’Ue, ma non stai cercando un lavoro e chiedi benefici, puoi essere rimandato al tuo Paese di origine. Controlleremo da vicino se i tedeschi vogliono veramente intraprendere questa strada. Ho parlato personalmente con Angela Merkel la settimana scorsa, e lavoreremo con lei, con il primo ministro svedese e con il primo ministro olandese, per vedere come poter dare un giro di vite su questo, perché è un lavoro che dev’essere fatto».

La Merkel ha commissionato il rapporto ad una commissione del governo tedesco in Gennaio, in seguito alle preoccupazioni sulla rimozione delle restrizioni agli immigrati bulgari e romeni. Una versione provvisoria del report pubblicata all’inizio della settimana raccomandava anche che ai governi fosse permesso di prendere precauzioni per impedire agli immigrati espulsi per dei reati di ritornare indietro, una restrizione che attualmente non esiste.

Un portavoce dell’ambasciata tedesca a Londra ha dichiarato: «la commissione raccomanda l’introduzione di un limite di tempo alla permanenza dei cittadini dell’Ue che stanno cercando lavoro. I cittadini dell’Ue devono dare prova che i loro tentativi di cercare un lavoro hanno effettivamente una prospettiva di successo. Il diritto dei cittadini Ue di risiedere in Germania può già essere interrotto in caso di frode o abuso dei diritti, per esempio falsificare un documento o fornire deliberatamente false dichiarazioni.Tuttavia, al momento non esiste un modo per impedire l’immediato reingresso dei cittadini Ue che abusano della loro libertà di movimento. Pertanto, la commissione propone l’introduzione di restrizioni temporanee al reingresso nei casi di ‘abuso di diritti’ e ‘frode’».

La versione finale del report verrà pubblicata in Giugno. Fonti di Downing Street affermano di essere stati incoraggiati, anche da suggerimenti della Germania, a stabilire che ai migranti non sia più permesso di spedire gli assegni familiari ai loro figli nei Paesi di origine, una mossa che sia Cameron che Nick Clegg hanno sostenuto.

*Articolo tratto dal Daily Mail e tradotto in italiano dal sito Voci dall’estero.
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » gio lug 24, 2014 7:11 am

Bitonci respinge i profughi: «Nessun “hub”, non siamo provincia dell’impero»

Il sindaco respinge al mittente la richiesta del Prefetto di Venezia di una caserma per ospitare i profughi: «Abbiamo già speso troppo per l’immigrazione. Pronti ad azioni clamorose»

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.9644395

PADOVA. No a Padova come «hub» veneto dei profughi: il sindaco Massimo Bitonci respinge senza appello l’ipotesi circolata nelle ultime ore. E porta la posizione ufficiale dell’amministrazione: «Nno all'uso dell'ex caserma Romagnoli di Padova come hub veneto di riferimento per i richiedenti asilo. I nostri concittadini patiscono ogni giorno gli effetti di politiche sull'immigrazione che sono sbagliate, che gravano oltre il limite sui contribuenti e mettono a repentaglio la vita di migliaia di disperati che, da ogni angolo del mondo, vengono in Italia in cerca di fortuna».
«La precedente amministrazione ha già impegnato troppe risorse per progetti di integrazione e sostegno agli immigrati: 400.000 euro per lo SPRAR e più di 600.000 euro, da inizio anno, per i minori stranieri non accompagnati. Per questo non siamo disposti ad incrementare il numero di ospiti, a fronte di centinaia di padovani che, quotidianamente, si rivolgono agli uffici del Comune per chiedere una casa, un lavoro o un aiuto anche solo temporaneo. Siamo pronti ad azioni plateali. Porteremo in piazza i padovani disoccupati, gli esodati, gli anziani con la pensione minima e tutti gli esclusi da uno Stato che dimentica i propri figli e i propri padri. L'atteggiamento del Prefetto di Venezia è irrispettoso della dignità delle istituzioni cittadine. Non accettiamo di doverci piegare agli ordini, pena il rischio di un'invasione disordinata di extracomunitari. Padova non è una provincia dell'impero».


Manifesto degli intellettuali contro Bitonci: «Non è il sindaco di tutti. Padova è aperta»

repet, Toscani, Curi, Berti, Palombarini e altri nove tra docenti e professionisti firmano un manifesto per “Padova senza razzismo e discriminazione religiosa”

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.9627177

PADOVA. Un manifesto “per Padova senza razzismo e discriminazione religiosa”, un j’accuse deciso, un affondo contro la politica del nuovo sindaco Massimo Bitonci, già primo cittadino di Cittadella, da parte di un gruppo di persone che nella nostra città hanno le radici e che, in essa, hanno posto l’avvio del loro percorso professionale.
Le firme sono quelle di Paolo Crepet e Oliviero Toscani (che già hanno detto come la pensano), Sebastiano Bagnara, Caterina Virdis, Paolo Berti, Caterina Griffante, Umberto Curi, Giovanni Palombarini, Ivano Paccagnella, Gabriella Imperatori, Giuseppe Mosconi, Martina Meneghello, Ugo Funghi e Renato Rizzo. Quattordici nomi che esprimono diverse sensibilità etico-civili in campi differenti. Bitonci non ha smentito il suo precedente percorso politico e ne ha riproposto i principi ispiratori già nei primi atti di governo comunale. È significativa, sostengono i sottoscrittori, la minaccia di revoca alla concessione della palestra della scuola Giotto (tra l’altro in un periodo in cui non viene utilizzata) destinata ai giorni di preghiera del Ramadan di una comunità marocchina.
Lo è altrettanto l’annuncio dell’obbligo di affissione del crocifisso in tutti gli uffici pubblici, scuole comprese.
«Ciò va contro il diritto all’esercizio della libertà religiosa» recita il manifesto «sancito dalla Costituzione alla quale lo stesso Bitonci ha giurato fedeltà al momento dell’insediamento quale primo cittadino; ciò è in rotta di collisione con il principio dell’assoluta laicità dello Stato, secondo quanto fissato dai rinnovati Patti Lateranensi del 1984, per cui quella cattolica non è più religione di Stato». Ma come fa Bitonci, è la domanda, a dichiarare di voler essere il “sindaco di tutti” quando il suo sistema di rapporti umani, sociali e istituzionali «è basato sul disprezzo del “diverso”, sull’egoismo come valore fondante della vita, in nettissima contrapposizione con le esigenze ormai ineludibili del mondo globalizzato?».
E questo accade proprio quando «recenti interventi del Vaticano non solo vanno nella direzione di una serena convivenza delle diverse fedi, ma lasciano intravvedere la valorizzazione della coincidenza di molti aspetti delle grandi religioni monoteiste», il cristianesimo, l’islam, l’ebraismo. «Infine, l’atteggiamento antistorico e la sostanziale incultura che sta caratterizzando l’avvio di questa prima fase dell’amministrazione comunale suona come irrisione nei confronti di una radicata tradizione cittadina che, all’insegna dell’universa universis patavina libertas ha saputo esprimere valori, personalità e iniziative in vari ambiti scientifici e artistici, senza delimitazioni di campo dal punto di vista delle etnie e delle confessioni religiose». Una grande università cosmopolita, un crogiolo di saperi con il denominatore comune della laicità e della libertà di pensiero, apprezzata anche da Galileo Galilei che qui trascorse gli anni più belli della sua vita. E poi, se ci si guarda indietro, viene da chiedersi dove sia finita quella “Padova città materna” lieta e serena, accarezzata da Diego Valeri con la mano leggera della poesia.
Altri tempi e altri uomini «ma qui viene travolto e travisato anche il significato di un monumento come il Pedrocchi, nato in città come tempio dell’accoglienza». Il manifesto è aperto (per sottoscriverlo: manifestoperpadova@gmail.com) si chiede l’adesione di chi ne condivida lo spirito e voglia promuovere iniziative idonee a contrastare l’immagine «di una città negatrice dell’accoglienza, della laicità della cosa pubblica e dell’apertura all’universalità della cultura».
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » mar ago 26, 2014 7:10 am

PROFUGHI’ BLOCCANO STRADA: VOGLIONO RASOIO ELETTRICO, CIBO AFRICANO E BAGNO IN CAMERA

http://voxnews.info/2014/08/24/clandest ... no-e-soldi

BELLUNO – Surreale protesta, ieri pomeriggio, nel centro di La Secca a Ponte nelle Alpi nel Bellunese dove sono ospitati decine di clandestini inviati dal governo Renzi.

Gli immigrati, mantenuti nella struttura a 45€ per uno da 4 mesi, hanno bloccato la strada che porta alla stazione Per l’Alpago, causando non pochi disagi ai cittadini e danneggiando l’arredo urbano. Come loro costume.

I clandestini non sono soddisfatti del cibo e dell’arredo della struttura, che giudicano ‘non consoni’, e hanno inscenato una protesta surreale.

«Non vogliamo più stare qui, aiutateci», hanno detto, e qualcuno pensava che fossero fuggiti dalla guerra e dalle persecuzioni. Invece, non si accontentano nemmeno di essere mantenuti.

Ecco le richieste, dei clandestini, una truppa di invasione composta da tutti maschi, tra 20 e 30 anni dall’Africa: vogliono stanze con tv privata, perché altrimenti scoppiano liti sul programma televisivo da guardare, cibo africano da far arrivare direttamente da casa (allora potevate restare a casa), una carta di identità, cure mediche gratuite e lezioni gratuite di italiano.

Si lamentano, perché c’è un solo bagno e ha la doccia invece della vasca.
E poi, poverini, si ‘annoiano’, per non ‘fanno nulla tutto il giorno’.

Poi la grave violazione dei diritti umani: “C’è un unico rasoio elettrico per i 40 ospiti”. Un dramma, urge rasoio elettrico personale.

Detto chiaramente: chi fugge realmente da guerre e persecuzioni, ringrazia il cielo, non si lamenta per il cibo e il rasoio elettrico. Ci stanno prendendo per il Kyenge.

Portarli caxa sua co l'aereo e molarli xo col paracascà, ke li se ranje, anseme co la Kyenge..
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » mar ago 26, 2014 8:24 pm

SOTTO SCACCO LA BANCA CREPA

http://www.eugeniobenetazzo.com/follie-finanziarie

Essere sotto scacco nel gioco degli scacchi identifica una terminologia tecnica con cui si vuole definire uno stato di attacco che non consente di proteggersi, solitamente rappresenta anche una situazione di conflitto in cui una parte viene gravemente minacciata da un altra. Sono ormai passati quattro anni dal fallimento di Lehman Brothers e da quella data abbiamo visto costantemente peggiorare la nostra sicurezza e serenità sia finanziaria che occupazionale.

Periodicamente i media ci fanno notare i fenomeni di contestazione e disagio giovanile in varie aree metropolitane europee sottolineando come ancora oggi governi ed organismi sovranazionali non abbiano messo in essere programmi credibili di risanamento e rilancio economico dei vari paesi oggetto di assedio finanziario. A distanza di tutto questo tempo forse è il caso di soffermarsi a riflettere su chi incolpare per quello che stiamo subendo.

Tanti di voi magari adesso penseranno che i mutui subprime siano i soli grandi responsabili della grande recessione del 2008 e della crisi del debito sovrano che ne è conseguita. In vero questa è una lettura molto banale e popolare, spesso richiamata dalla stampa nazionale per poter puntare il dito contro qualcuno o qualcosa.

L’origine dei nostri mali è da ricercare piuttosto in un disposItivo di legge promulgato dagli Stati Uniti (sotto il mandato di Jimmy Carter) alla fine degli anni Settanta su pressione di esponenti politici appartenenti al Partito Democratico, ed in più occasioni soggetto a modifiche ed aggiunte continue nel corso degli anni successivi, denominatoCommunity Reinvestement Act (CRA) che venne concepito per conseguire ambiziosi ideali di equità sociale, ma al tempo stesso anche molto utopici. Il CRA aveva come obiettivo principe quello di aiutare e supportare le minoranze etniche di lavoratori a basso reddito a conseguire finanziamenti e mutui facilitati, soprattutto per l’acquisto di una prima abitazione.

La ratio che supportava l’istituzione del provvedimento si basava su statistiche federali che evidenziavano come in quegli anni l’80% dei bianchi caucasici era proprietario della propria abitazione, contro il 40% degli afroamericani ed il 20% degli ispanici ed orientali. In buona sostanza per non dilungarmi troppo gli USA imposero alle banche attraverso questo provvedimento di prestare denaro a persone che in assenza di questo intervento legislativo non sarebbero mai state affidate o lo sarebbero state a condizioni di prestito molto onerose. Il governo federale si proclamò motore e intermediario di questi prestiti attraverso le cosidette GSE (Government Sponsored Enterprise), Fannie Mae eFreddie Mac (acronimi che stanno rispettivamente per Federal National Mortgage Association e Federal Home Loan Mortgage Corporation).

Quello che è accaduto non ha precedenti storici: l’America di fatto ha impedito alle banche di poter discriminare, cioè ha impedito loro di esercitare un mestiere che svolgono da ottocento anni, che è quello di selezionare con prudenza e perizia i prestiti che concedono, questo proprio per proteggere e tutelare i depositi dei loro correntisti e risparmiatori e garantire così facendo la loro stessa solidità ed integrità patrimoniale.

Le banche sono state messe sotto scacco da una legislazione che prometteva equità e benessere sociale diffuso ed invece ha prodotto il più grande numero di disoccupati e sfrattati della storia economica recente. In aggiunta ed in parallelo nel 1999 durante il mandato e la benedizione di Bill Clinton è stato approvato il Gramm Act (dal nome del Senatore Phil Gramm) il quale ha revocato gran parte dei vincoli e limiti che erano stati introdotti con il Glass Steagle Act negli anni Trenta, a suo tempo istituito per evitare proprio il ripetersi di un’altro crollo finanziario simile a quello del 1929. Il Gramm Act ha consentito, attraverso la deregolamentazione finanziariache ha innescato, la diffusione del contagio nelle altre economie occidentali, minando la stabilità di tutte le grandi banche internazionali, nel frattempo cresciute in dimensione degli assets detenuti e dei rischi assunti proprio grazie al Gramm Act.

Prestito indiscriminato e farwest finanziario hanno alimentato la più grande bolla immobiliare degli ultimi cento anni. Sappiamo tutti che cosa è accaduto dopo: le grandi banche sono state salvate dai governi in quanto troppo grandi per poter essere lasciate fallire, istituendo programmi di austerity e ridimensionamenti degli interventi pubblici per risanare le colossali perdite nei loro bilanci, mettendo l’economia di ogni paese a disposizione dei bailout bancari.

Fate attenzione pertanto a gongolare per la vittoria di Obama, perché lui, la lobby professionale che rappresenta (avvocati civilisti come Bill Clinton che facevano causa a banche che non prestavano denaro ad hispanici ed afroamericani, principali beneficiari del CRA, citandole per discriminazione razziale) ed il suo stesso partito sono stati i principali artefici ad aver dato inizio alla più grande follia finanziaria della storia del capitalismo occidentale.

Oggi grazie ad una compiacenza e appoggio mediatico di giornali e televisioni nei confronti di questo leader americano non è possibile puntare il dito contro chi dovrebbe essere messo sul banco degli imputati per quanto ha provocato direttamente ed indirettamente, di contro invece lo vediamo continuamente osannato come il nuovo che avanza.
Quello che sta avanzando purtroppo è solo rischio, malessere e depressione economica causata da infelici scelte di politica sia sociale che economica, irrorate da retorica e consenso populista in un paese che ha trasformato l’american dream nell’american nightmare.
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » mer ago 27, 2014 7:17 am

Ai profughi non piace la pasta: gomme tagliate ai volontari

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... E.facebook

Ci risiamo. Ancora profughi che rifiutano cibo italiano. La nostra cucina, agli ospiti del Mare Nostrum, proprio non piace. L’ultima dimostrazione, dopo i casi di Pozzallo e Roma - dove numerosi pasti sono finiti nell’immondizia - l’hanno fornita una quarantina di immigrati che da quattro mesi alloggiano al Centro di solidarietà di La Secca, frazione del comune bellunese di Ponte nelle Alpi.

In segno di protesta contro un menù a loro dire monotono e per nulla incline ai palati africani, gli immigrati hanno occupato una delle strade principali del paese con una panchina di legno messa di traverso, e hanno appoggiato sull’asfalto il pranzo (come riportato dal Gazzettino), pasta al pomodoro, pane e uova: «Noi questa roba non la mangiamo» avevano detto.

Accanto ai piatti hanno posato i borsoni con dentro i vestiti e hanno minacciato di abbandonare la struttura. Poi, per essere sicuri che le ragioni del sit-in venissero capite fino in fondo, hanno tagliato i pneumatici delle auto del personale della cooperativa che lavora nel centro.

Oltre a pasti migliori, hanno chiesto di essere ospitati in un ambiente più confortevole dove poter praticare qualche hobby per ammazzare le giornate. Già, perché tra i motivi della protesta c’è stata pure la noia: non sanno cosa fare, e a loro disposizione - hanno fatto sapere - non ci sarebbe nemmeno un insegnante di italiano. In realtà le lezioni sono state sospese solo ad agosto: l’insegnante è in ferie.

Per sgomberare la strada è stato necessario l’intervento della polizia, dei carabinieri e dei mediatori culturali. Nonostante il caos, nessuno dei profughi è stato denunciato. In caso contrario la richiesta di asilo con tutta probabilità non sarebbe andata a buon fine. Lo sciopero del cibo italiano si è protratto per due giorni. Poi gli immigrati hanno fatto uno sforzo e hanno mangiato.

Al coro di proteste della Lega - secondo la senatrice Raffaela Bellot «i nostri nonni emigrati non si sarebbero mai comportati in un modo così incivile» - si aggiunge quello del Libero sindacato di Polizia Lisipo. Per il presidente, Antonio De Lieto, «è incredibile che mentre centinaia di migliaia di famiglie italiane fanno la coda per avere un piatto di pasta, degli immigrati disprezzino quello che il nostro Paese gli dona con generosità».

Anche don Gigetto De Bortoli, presidente del Ceis di Belluno, si dice amareggiato. «Dispiace che passi il messaggio che nella struttura si viva di stenti» aggiunge.
E intanto ieri dallo Janas Village di Sadali, in Sardegna, dopo le proteste della settimana scorsa, un’altra cinquantina di extracomunitari ha deciso di allontanarsi. I nuovi arrivati, famiglie di siriani, palestinesi, cittadini del Mali, un sudanese e un eritreo, hanno deciso diabbandonare il paese a due ore d’auto da Cagliari.

di Alessandro Gonzato
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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » mer ago 27, 2014 6:25 pm

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Re: Ła sołedaretà come łebertà e no come s-ciavetù

Messaggioda Berto » mar set 16, 2014 10:32 pm

Immigrazione, il Nord fabbrica martiri. Il Papa? Importa clandestini

http://www.lindipendenzanuova.com/con-p ... ati-arrivi

di SAN BENEDETTO Papa Francesco ha schierato in modo totale, deciso, intransigente e incondizionato la Chiesa cattolica Italiana in favore dell’accoglienza dell’immigrazione . Da quel momento l’immigrazione illegale dall’Africa è decuplicata. Di fronte ai dubbi che serpeggiano nel corpo della chiesa ha ingiunto il silenzio. Più volte ha detto che prima di parlare i cattolici devono mordersi la lingua. E così, dopo la benedizione data a Lampedusa migliaia di organismi e decine di migliaia di attivisti cattolici lavorano in Italia e nel mondo per rinforzare il fenomeno dell’immigrazione incontrollata che è già, ma sarà sempre più, fonte di indicibili sofferenze e problemi per i “vecchi italiani”. Forse il neomondialismo cattolico è in sintonia con l’evoluzione mondiale.

Dico forse perché la sintonia con l’espansionismo USA è fortemente preoccupante e indice di un carattere unilaterale di questo mondialismo. Ma certamente per l’Italia la linea attuale del papato sta diventando dannosissima. Allora l’Italia è condannata a diventare la nazione martire e santa? Le tre suore uccise in Burundi erano 2 Venete ed una Lombarda. Il nord Italia è l’area che da sempre rifornisce massicciamente il missionariato. Ed in parte, per decenni, l’attivismo mondialista riciclava tante forme di infelicità e di tensione locali dando sbocchi attivi e più appaganti sul piano esistenziale a migliaia di persone in stato di sofferenza nelle loro realtà di origine. Ma questo attivismo prima non era orientato all’importazione, bensi solo all’esportazione di competenze e risorse. Fino a 30 anni fa l’attivismo mondialista non era ,in Italia, il centro dell’attività, della Chiesa cattolica. Ricordo che nel 1987 chiesi al mio insegnante di religione Don M. chi fosse il prete normale, se lui o un prete del quartiere, Don C., che operava altalenando col Salvador, il quale organizzava un doposcuola che agiva in fortissimo contrasto con la nostra scuola. Don M. mi rispose sorridendo e senza alcun dubbio”Io”.

Don M. era il tipico prete che avevo conosciuto nella mia giovinezza, bello anche di aspetto, paziente, ottimista, calmo, conciliante, dialogante, consolante, stimolante. Don C. era torvo, acuto e pungente, ardente, indignato, accusante, minaccioso, angosciante. Dopo venti anni ho rivisto Don M. come parroco in una parrocchia di frontiera, in un quartiere con migliaia di immigrati soprattutto mussulmani i cui figli vengono accolti ed accuditi nell’oratorio. Mi sembrava spento, dimagrito, pensieroso. Non cercai di interrogarlo sul tema centrale. Per non fargli male. So che il cattolico militante non può resistere alla richiesta dell’altruismo anche se esagerato.

Ha il cromosoma incardinato sulla parabola dell’amore per il prossimo. Ma finchè il prossimo era la gente del territorio era un conto, quando è la gente di tutto il mondo itinerante che va servita è un altro conto. Dolorante e rassegnato ossequio al mondialismo cattolico crescente che è diventato papale. Così mi sembra lo stato della chiesa italiana. E così migliaia di persone lavorano incessantemente per favorire l’immigrazione anche illegale, per contrastare i lamenti che sorgono contro di essa, per annientare le obiezioni. Ma piano piano, ed è la seconda ondata recessiva dopo quella generata dalla disobbedienza sessuale, i vecchi Italiani non amano più la chiesa e non le danno più figli. Anzi, la chiesa diventa punto di raccolta di persone marginali spesso disadattate e desintonizzate rispetto alla massa della popolazione. E lo stato confusionale dell’Italia continua a crescere. Con un cuneo così potente infilato nel cuore il nostro paese non riesce a stabilire un programma per se stesso. Come diceva Padoa Schioppa l’Italia è incapace di darsi un progetto, di avere un’idea di se stessa.

Adesso Bertinotti ha ammesso che il sogno comunista è fallito e che l’erede del mondialismo comunista è la Chiesa cattolica. Che rovina! Che distacco dalla verità! Il povero Ratzinger è stato emarginato perché ha scritto un’enciclica intitolata “caritas in veritate”. No, gli altri predicano caritas e basta. Caritas e zitti.

Quando Papa Francesco ha detto che il comunismo aveva rubato alla chiesa la bandiera dei poveri non ho sentito nessun intellettuale marxista (erano innumerevoli e sparsi ovunque) confutare una dichiarazione così infondata.

Il comunismo non aveva i poveri al centro del proprio disegno, ma una orgogliosa e poderosa CLASSE OPERAIA che era vista come la condizione umana più attiva, più moderna e più futuribile. Il povero nella visione socialista è una condizione estemporanea, transitoria che va superata ed abbattuta col progresso tecnico-economico e che quando esiste va lenita tramite lo stato sociale. Considerazioni troppo vaste forse ma che convergono nella domanda centrale: quale è il destino del nostro paese? Cosa ci impedisce di afferrarlo , riconoscerlo ed in parte migliorarlo?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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