Giudice lo condanna a risarcire lo stupratore della figliaClaudio Cartaldo - Mer, 16/09/2015
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 71498.htmlLa ragazza si è suicidata poco dopo lo stupro. Il padre costretto a trovare 21mila euro entro pochi giorni per evitare il pignoramento
Costretto a risarcire la famiglia dello stupratore di sua figlia. Morta suicida a pochi anni dalle violenze sessuali.
È la storia, assurda, della giustizia italiana. Davide Zacchelli, che vive a Faenza, deve trovare 21mila euro entro il 21 settembre da dare alla madre di Enzo Foschini, il docente che nel 2007 molestò sua figlia di 15 anni.
Il violentatore è già stato condannato a tre anni di carcere in Cassazione e sta scontando la pena. Ma rischia di uscire più facoltoso di quando ha varcato la soglia della prigione. Il processo civile per il risarcimento del danno, infatti, invece di colpire chi la violenza l'ha perpetrata, ha visto accanirsi il giudice contro il padre della giovane suicida. Ben 40mila euro di spese processuali e morali. Perché?
Tutto parte da una indagine della Guardia di Finanza. Secondo i militari del fisco, infatti, Enzo Foschini, per evitare di pagare la provvisionale per la condanna per molestie, si sarebbe fatto furbo, spostando gran parte del denaro in suo possesso sul conto di suo padre. Evitandone così il sequestro. Secondo un primo giudice, Foschini era colpevole e venne così disposto il sequestro del conto del padre. Poi, però, come spesso accade, un secondo magistrato si decise a far fare una perizia contabile che ribaltò la sentenza in sede civile: non c'era evidenza che il denaro nel conto del padre di Foschini fosse effettivamente quello trasferito dal figlio violentatore.
Così, oltre al danno, è arrivata anche la beffa. Oltre ad aver vissuto la violenze sulla figlia e il suo successivo suicidio, Davide Zacchelli si è visto recapitare a casa un risarcimento danni richiesto dalla famiglia dello stupratore. Ovviamente il giudice lo ha prontamente condannato: 40 mila euro con sentenza immediatamente esecutiva. Davide Zacchelli sta già pagando la salata somma ogni mese, con un quinto del suo stipendio. Ma la madre di Foschini, attraverso il legale, ha chiesto che 21mila euro siano pagati subito. Entro 10 giorni, oppure scatterà il pignoramento dei beni.
Così ieri è Zacchelli si è rivolto ai social, chiedendo a tutti una mano per trovare la somma da dare al violentaore di sua figlia. In due giorni i suoi contatti su Facebook si sono moltiplicati. E in molti si sono offerti di dare una mano. Per riparare a quella sentenza del giudice che tutto sembra, tranne che "giusta".
Migrante spaccia, subito libero. E il giudice ordina: "La polizia gli ridia i soldi"Claudio Cartaldo - Mar, 06/11/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 97986.html Il nigeriano arrestato dopo mesi di indagine. Ma torna subito in libertà. Ira della Municipale e della Lega: "Siamo allibiti"
Ci sono voluti mesi di indagini, mica solo qualche giorno. Però alla fine la polizia municipale di Treviso era riuscita a catturare un richiedente asilo dedito allo spaccio di droga.
Un crimine "infame", come lo ha più volte definito il ministro Salvini. Peccato che lo sforzo degli agenti non sia bastato ad assicurare al pusher la permenenza dietro le sbarre. Anzi.
I fatti risalgono a tre giorni fa, quando i quotidiani locali hanno diffuso la notizia dell'arresto da parte della polizia locale di un 21enne nigeriano richiedente asilo e ospite da due anni nella Caserma Serena di Dosson. La Municipale gli aveva messo gli occhi addosso già a luglio ma solo pochi giorni fa è riuscita a portare a termine l'operazione. Lo hanno visto nel centro storico in bicicletta, lo hanno bloccato e perquisito. Nelle tasche aveva qualcosa come 250 grammi di marijuana e una sorta di libro contabile dove - secondo i vigili - avrebbe tenuto i nominativi di altri stranieri cui forniva le dosi da spacciare. Il resto della droga, però, è stata trovata nella sua stanza alla Caserma Serena dove il migrante viveva ospite a spese dei contribuenti. Qui la polizia e la cinofila hanno scoperto altri 230 grammi di droga: in totale fa quasi mezzo chilo di droga. In camera poi è stato rinvenuta anche una carta prepagata, alcuni cellulari e diverse banconote (250 euro).
Tutto bene quel che finisce bene, direte. O forse no. Perché lo spacciatore nigeriano è stato processato per direttissima e condannato dal giudice a due anni di carcere per detenzione di stupefacenti ai fini dello spaccio. Grazie ai benefici di legge, però, è subito stato rimesso in libertà con tanti saluti agli sforzi della Municipale. Non solo. Perché come se non bastasse, la toga ha anche ordinato alla polizia Locale di ridare all'immigrato i soldi, la carta prepagata e i vari cellulari trovati durante la perquisizione.
Il sindaco si è infuriato: "Chiedo rispetto nei confronti delle forze dell'ordine e dei cittadini che ci chiedono sicurezza - ha detto Mario Conte (Lega) - Presenterò al Ministro dell’Interno Matteo Salvini una relazione dettagliata perché non è possibile buttare all’aria mesi di indagini per la mancanza di certezza della pena. Se viene fermato uno spacciatore con 500 grammi di droga, 250 euro in tasca e cellulari e di fatto risulta nullatenente non è possibile che venga dissequestrato il denaro". E pensare che per la Municipale si tratta di un grossista dello spaccio e non di un piccolo spacciatore. "Siamo allibiti - dichiara il Comandante Maurizio Tondato, come riporta TrevisoToday - Dopo mesi di pedinamenti, intercettazioni, ricerche sul campo e tante energie profuse, vediamo un importante grossista della droga del trevigiano che probabilmente non viene punito a dovere, dovendo noi come Polizia Locale restituirgli quanto sequestrato in precedenza perché non è certo fosse provente della sua attività di spaccio, nonostante il ragazzo avesse dichiarato di essere nullatenente".
Il giudice ridà i soldi al migrante spacciatore. Ma col dl Salvini verrà espulsoClaudio Cartaldo - Gio, 08/11/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 99092.html Il 21enne preso con la droga. Il giudice ordina alla polizia di riconsegnargli i soldi. Ma grazie al dl Salvini è già nel Cpr per l'espulsione (e la richiesta d'asilo è stata rigettata)
Dove la giustizia non arriva, almeno le nuove leggi potranno fare qualcosa. In questo caso un "decreto legge", per la precisione.
Ovvero quello voluto da Matteo Salvini, licenziato dal consiglio dei ministri e approvato ieri dal Senato. Il richiedente asilo spacciatore catturato a Treviso la scorsa settimana e subito liberato, grazie alle nuove norme sull'immigrazione verrà espulso dal Belpaese.
La notizia farà piacere agli agenti della polizia Municipale di Treviso che, dopo settimane di indagini e pedinamenti, avevano messo le manette a questo nigeriano 21enne trovandogli addosso e in camera qualcosa come mezzo chilo di droga. Mica due dosi. Per i vigili si trattava di un "grossista" dello spaccio visto che addosso gli è stata trovata anche un'agenda su cui erano segnati nomi (forse di altri spacciatori). Insomma: una persona del genere molti avrebbero voluto vederla dietro le sbarre, ma così non è stato.
Il giovane richiedente asillo (che aveva la sua base di spaccio nel centro di accoglienza dove gli pagavamo vitto e alloggio) è stato sì condannato a due anni di carcere per detenzione di stupefacenti ai fini dello spaccio, ma grazie ai benefici di legge è subito stato rimesso in libertà con tanti saluti agli sforzi della Municipale. Non solo. Perché il giudice ha pure ordinato agli agenti di riconsegnare al malvivente il telefono, la carta prepagata e i soldi requisiti durante la perquisizione perché - ha spiegato il sindaco trevigiano - "non era certo fosse provente della sua attività di spaccio".
Se giustizia non è stata fatta, però, qualcosa potrà succedere grazie al dl Salvini. Lo spacciatore nigeriano infatti è stato portato nel Cpr di Brindisi e verrà espulso. Secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, visto che il giovane è stato sorpreso in flagranza di reato il suo caso è finito subito sul tavolo della Commissione territoriale che ha respinto la domanda di protezione internazionale. "Siamo passati dalle parole ai fatti", esulta il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
"Non mi fido dello Stato che libera il somalo che voleva uccidermi"Giovanni Neve - Mer, 19/12/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18785.html Il somalo spinge una donna contro le auto in corsa. Il pm lo libera subito. E lei accusa: "Potrebbe rifarlo, le istituzioni mi ascoltino"
Venerdì scorso, a Firenze, un immigrato somalo ha spinto una donna sotto a un'auto in corsa.
Apparentemente non ci sarebbe alcun motivo che ha spinto lo straniero a fare quel folle gesto. E proprio per questo c'è il rischio che il balordo possa farlo nuovamente. Eppure, come racconta il Corriere Fiorentino, un magistrato lo ha già rimesso in libertà. "Per favore, arrestate quell'uomo che ha tentato di uccidermi", commenta Rita che è ancora ricoverata in chirurgia intensiva. "Potrebbe rifarlo...".
"Sono choccata, sono sconvolta, non ci posso credere. È come se mi avesse aggredito una seconda volta". Rita ora è sconvolta. Ha ancora l'orrore davanti agli occhi per quello che è successo. Ma anche paura che questo possa succedere di nuovo. "Forse hanno sottovalutato la questione, ma io ho subito un tentato omicidio, questo è quanto accaduto - racconta al Corriere Fiorentino - ci sono le telecamere, ci sono i testimoni". Ora per colpa della decisione di quel magistrato, che ha rimesso in libertà l'uomo che ha cercato di ammazzarla gettandola sotto le automobili che sfrecciavano per strada, ha completamente perso la fiducia nello Stato. Non fa fatica a dirlo: "Che Stato è quello che lascia in libertà un potenziale omicida?".
Il folle che venerdì scorso, intorno alle 13:40, l'ha spinta contro le auto mentre Rita si trovava ferma sul marciapiede, all'altezza del piazzale di Porta al Prato, è un somalo di 31 anni. Un immigrato senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora. Tempo fa, come ricostruisce la Verità, gli era stato rilasciato un permesso per asilo politico, ma quando è scaduto non gli è stato più rinnovato. Qui in Italia, insomma, si trovava da clandestino. Mentre una macchina sbalzava via la povera Rita, alcuni passanti hanno immobilizzato lo straniero fino a quando non è arrivata la volante della polizia. Ma dopo l'arresto il magistrato lo ha subito rimesso in libertà. "È illegittimo l'arresto in flagranza operato dalla polizia giudiziaria sulla base delle informazioni fornite dalla vittima o da terzi nell'immediatezza del fatto - si legge nel decreto firmato dal pm Antonino Nastasi - in tale ipotesi, non sussiste la condizione di quasi flagranza la quale presuppone l'immediata e autonoma percezione, da parte di chi proceda all'arresto, delle tracce del reato e del loro collegamento inequivocabile con l'indiziato".
Treviso, tenta di sparare alla finanziera. Il pm: «Non è tentato omicidio»3 maggio 2019
https://corrieredelveneto.corriere.it/t ... 3998.shtml TREVISO Dopo aver disarmato la militare della guardia di finanza, ha continuato a provare a fare fuoco contro di lei e contro il collega, salvati solo dalla sicura che bloccava l’arma. Ma per la procura, Blessing Rapuruchoukwu Okofor non voleva uccidere e per questo non dovrà rispondere di tentato omicidio. Alla 31enne nigeriana, arrestata all’aeroporto Canova di Treviso con un carico di 74 ovuli di cocaina (quasi un chilogrammo) nello stomaco e che martedì mattina, all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso ha aggredito due finanzieri e tre agenti di polizia, il magistrato di turno Barbara Sabattini, ha contestato i reati di tentata evasione aggravata e resistenza perché, al momento, non ci sarebbero elementi per sostenere l’intento omicida. La nigeriana, che da martedì è nel carcere della Giudecca a Venezia, assistita dagli avvocati Cristiana Polesel e Francesco Pagotto, è comparsa davanti al gip Piera De Stefani per l’udienza di convalida dei due arresti.
Il volo dal Belgio
Lunedì sera, infatti, Okofor è stata fermata dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Treviso e dai militari della guardia di Finanza appena atterrata con un volo da Charleroi, in Belgio. Segnalata alla partenza come «sospetto corriere della droga», dallo scalo trevigiano è finita direttamente in ospedale dove una radiografia ha confermato i sospetti. Su questo ha fatto alcune dichiarazioni al gip, affermando di non conoscere né chi le aveva consegnato la cocaina alla partenza né chi l’avrebbe dovuta accogliere all’arrivo a Treviso per la consegna. Ricoverata e sottoposta a una terapia per espellere gli ovuli, il mattino seguente improvvisamente, la violenta reazione. La donna ha chiesto di andare in bagno e la militare che la stava piantonando, maresciallo in servizio alla compagnia di Treviso, l’ha seguita. Improvvisamente l’africana l’ha aggredita, strappandole la fondina, impugnando l’arma e sparando. Continuando a farlo anche quando il collega è corso ad aiutarla mentre nel reparto scattava un fuggi fuggi generale. Non è riuscita a fare fuoco solo perché la Beretta di servizio, aveva la sicura e non aveva il colpo in canna. Per disarmarla è stato necessario l’intervento di tre agenti di una squadra volanti. Sull’aggressione, la 31enne si è avvalsa della facoltà di non rispondere e dopo la convalida, il gip ha disposto la misura cautelare in carcere respingendo l’istanza di arresti domiciliari a casa di un’amica a Palermo. Su quanto accaduto nella stanza di sicurezza, le indagini sono ancora in corso e il maresciallo rischia un procedimento disciplinare. Ipotesi prontamente smentita però dal comando provinciale della finanza che riferisce di «procedure seguite correttamente».
Caso “Diciotti”, assolti i due migranti fermati all’arrivo a Trapani24 Maggio 2019
https://www.trapanisi.it/caso-diciotti- ... -a-trapani Assolti dal gup del Tribunale di Trapani Piero Grillo i due migranti – il 32enne senegalese Bichara Ibrahim Tuani e il 27enne ganese Ibrahim Amid – che, lo scorso luglio, furono fermati dalla Polizia a Trapani perché ritenuti autori della rivolta a bordo del rimorchiatore “Vos Thalassa” che li aveva tratti in salvo assieme ad altre 65 persone nel Canale di Sicilia mentre navigavano su una imbarcazione in precarie condizioni.
Il comandante del rimorchiatore, in un primo momento, aveva fatto rotta verso Lampedusa ma poi, richiamato dalle autorità libiche, invertì la navigazione verso il Paese africano provocando in tal modo la reazione dei migranti,
L’equipaggio diresse allora verso le coste siciliane e chiese l’intervento di un’unità della Marina militare italiana, la “Diciotti”, che prese i migranti a bordo e fece rotta verso il porto di Trapani.
La nave della Marina militare dovette attendere alcune ore prima di entrare in porto e altre ore prima che da Roma giungesse l’autorizzazione a far sbarcare le persone salvate. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, infatti, mentre la “Diciotti” era ancora in navigazione verso Trapani, aveva chiesto che gli autori della rivolta a bordo della “Vos Thalassa” scendessero a terra in manette. Un “braccio di ferro” che si concluse la notte del 12 luglio con lo sbarco dei migranti – grazie anche all’intervento del Quirinale – compresi i due sospettati della rivolta che furono scortati da agenti della Squadra Mobile. I due vennero posti in stato di fermo da parte della Procura di Trapani 24 ore più tardi dopo essere stati indicati agli investigatori dall’equipaggio della “Vos Thalassa” come gli organizzatori della sommossa e gli autori delle minacce.
Adesso, però, la decisione del giudice che ha assolto Tuani e Amid per non avere commesso i fatti loro contestati, cioè la resistenza a pubblico ufficiale, le violenze e le minacce e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il pm aveva chiesto per i due la condanna a due anni e due mesi. Agli atti del procedimento è stata acquisita la relazione chiesta dal giudice all’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) sulle condizioni politiche nei luoghi di provenienza dei due imputati e sulla situazione in Libia, ritenuta porto non sicuro.
Una sorta di giustificazione per quanto avvenuto a bordo della Vos Thalassa: i migranti avevano paura di finire uccisi se fossero stati consegnati ai militari libici. I due migranti assolti hanno chiesto già dinanzi al giudice di essere riconosciuti come rifugiati.
Alberto Pento Spero che le altre parti facciano ricorso. Bisognerebbe che lo Stato o il Ministero degli Interni si costituisse parte civile in tutti questi processi e che si costituissero parte civile anche nuove associazioni (da formarsi) a tutela dei diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei.
Magistrati come questi andrebbero rimossi.
Ravenna, senegalese pesta clienti di un bar ma torna subito liberoFederico Garau - Sab, 06/07/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... ZDRk39TZuE Lo straniero, un pregiudicato clandestino, ha aggredito uno degli avventori colpendolo al volto con un posacenere di vetro e rivolgendo poi l'arma improvvisata anche contro un terzo individuo, intervenuto per soccorrere la vittima. Dopo il giudizio direttissimo il Gup convalida il fermo, ma concede la sospensione condizionale della pena, rimettendolo in libertà
Violenta aggressione ai danni di due clienti di un bar di Ravenna, colpiti da un 25enne di nazionalità senegalese con un posacenere di vetro.
Lo straniero, come riportato dalla stampa locale un pregiudicato clandestino senza fissa dimora, si è presentato nel locale di via Alberoni intorno alle 11:30 del mattino, ed in breve sarebbe nato l'alterco con un altro degli avventori.
Come riferito da alcuni testimoni, il senegalese, in preda alla furia, avrebbe impugnato il posacenere per colpire il rivale al volto. Per evitare che la situazione potesse ulteriormente degenerare, un secondo uomo sarebbe intervenuto in soccorso della vittima, ma la sua intromissione non avrebbe fatto altro che far innervosire ancora di più l'aggressore.
Con lo stesso posacenere stretto in mano, infatti, quest'ultimo ha infierito anche sul soccorritore, che ha riportato serie lesioni al capo. Dopo essersi reso conto della gravità delle sue azioni, l'africano è corso fuori dal bar, per tentare una fuga in direzione di viale Pallavicini.
Grazie alle segnalazioni degli altri avventori, sul posto si sono presentati gli uomini della polizia di Stato, che si sono messi subito all'opera per ricercare il responsabile. Rintracciato nella vicina via Carducci, il 25enne è stato tratto in arresto e trasportato negli uffici della questura di Ravenna per le consuete operazioni di identificazione.
Lunga la lista di precedenti alle spalle del senegalese, già fermato per furto, maltrattamenti in famiglia, resistenza a pubblico ufficiale ed interruzione di pubblico servizio. L'uomo, irregolare sul territorio nazionale ed in possesso di numerose identità false utilizzate per tentare di eludere i controlli da parte delle forze dell'ordine, è stato trattenuto in una cella di sicurezza in attesa del giudizio direttissimo. Per lui l'accusa di lesioni personali aggravate ed una denuncia per violazione delle normative sull'immigrazione.
Il capo d'imputazione parrebbe corroborato dalle immagini delle videocamere di sorveglianza presenti all'interno dell'esercizio commerciale, da cui l'aggressione risulta evidente. I due feriti, assistiti da un'ambulanza del 118, hanno riportato serie lesioni alla testa ed al volto. Secondo alcune fonti, si tratterebbe di due cittadini di nazionalità nigeriana.
Dopo l'udienza di convalida, il Gup del tribunale di Ravenna ha convalidato il fermo, condannando l'africano a 6 mesi e 14 giorni. Una pena, tuttavia, sospesa con la condizionale, cosa che ha permesso al 25enne di tornare a piede libero.
79enne uccisa per rapina, Pm chiede condanna ridicola per 2 stranierimartedì, 2, aprile, 2019
http://www.imolaoggi.it/2019/04/02/79en ... 4INqV6rbeQ Modena – Accusati di aver ucciso una 79enne nella sua casa per rapinarla di pochi euro e una collana d’oro, per loro, due ventenni di origine straniera, il pubblico ministero della procura di Modena, Claudia Ferretti, ha chiesto, al netto del rito abbreviato e delle attenuanti generiche ritenute prevalenti, una condanna rispettivamente a dodici e otto anni.
“Sarà difficile spiegare al mio assistito una richiesta di questo genere a fronte di un fatto così grave, richiesta che proviene dall’accusa, cioè dallo Stato”, commenta l’avvocato Valter Biscotti, che rappresenta il figlio della vittima, Simone Benati. “Stiamo parlando di un omicidio, non di una rapina. È una vergogna e io stesso in questo momento mi vergogno di essere italiano”, è stato il commento di Benati. ansa
La nigeriana non paga l'affitto e giudici le danno pure ragionePina Francone - Mar, 09/04/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... J0ukcUEvgUIl caso in provincia di Milano, dove un'africana ha firmato un contratto di locazione esibendo finte buste paga da 1.500 euro. E le toghe non hanno riscontrato reato
Esibire tre buste paga da 1.500 euro l'una per convincere il locatore di essere un potenziale e affidabile affittuario, avere le chiavi di casa, entrarci dentro e poi non pagare neanche un centesimo di canone mensile di affitto.
È la meticolosa truffa architettata e messa in atto da una nigeriana ai danni di un proprietario di casa, cornuto e mazziato.
Quei cedolini erano farlocchi e una volta denunciato il tutto all'autorità giudiziaria, l'uomo si è visto beffare. Già, i giudici, infatti, non hanno riscontrato alcun reato nella condotta della donna. E, anzi, la Procura ha già chiesto l'archiviazione del caso.
Una storia assurda riportata da La Verità, che racconta come il signore italiano sia nei guai – e senza affitto – da ben quattro anni. Del tutto inutile, in soldoni, la sua denuncia dell'aprile 2017: già, perché le toghe, come detto, ritengono che il fatto non sussiste.
Insomma, non si tratterebbe di truffa. Nonostante la quarantenne africana (con un regolare permesso di soggiorno in Italia), per strappare l'affitto, abbia esibito al locatore un contratto a tempo indeterminato con tanto di timbro Inail e intestazione del datore di lavoro. Datore di lavoro che all'oscuro di tutto e che ha spiegato a chi di dovere di non avere mai avuto a che fare con quella signora.
Tutto finto, per la disperazione del proprietario di casa italiano, raggirato in toto dalla furfante e abbandonato, poi, anche dallo Stato. Che nel mentre continua a dargli torto, perché secondo i magistrati non c'è reato (!) e dunque non partono le indagini. È la (in)giustizia italiana, bellezza. E a farne le spese, ancora una volta, è un cittadino italiano.
"No all'espulsione di un immigrato con l'Hiv": ecco la decisione della CassazioneAurora Vigne - Lun, 15/04/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... qUNdzOHjgo La Cassazione dice no all'espulsione di un immigrato affetto dalla sindrome dell'Hiv in quanto si metterebbe a rischio ulteriormente la sua salute
No all'espulsione di un immigrato, se affetto dalla sindrome dell'Hiv.
È questo quanto stabilito dalla prima sezione penale della Cassazione, che ha così annullato con rinvio una decisione del tribunale di sorveglianza di Ancona, con la quale era stata respinta l'opposizione di un tunisino al decreto che ne aveva disposto l'espulsione. Nell'ottica della Cassazione, quindi, ci sono le possibili conseguenze circa l'aggravarsi delle condizioni di salute dell'immigrato per il venir meno di "irrinunciabili cure".
Secondo i giudici marchigiani, la malattia dello straniero appariva dal 2015 "sotto controllo" attraverso "terapie di semplice mantenimento" che avevano portato a prevenire "possibili complicanze": per questo, era la tesi del tribunale di sorveglianza, "non si trattava di continuare ad assicurare in Italia un tipo di cure che, avendo diretta correlazione sul piano dell'efficacia con gli interventi sanitari indifferibili e urgenti, potevano precludere l'esecuzione dell'espulsione del cittadino straniero".
La Cassazione ha quindi accolto il ricorso dell'immigrato: "In tema di espulsione dello straniero quale misura alternativa alla detenzione le cause ostative alla stessa debbono essere interpretate alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n.252/2001, secondo cui il provvedimento di espulsione in questione non può comunque essere eseguito quando emerga, all'esito di un doveroso accertamento svolto in concreto, un danno irreparabile per la salute".
Del tema Hiv- immigrazione aveva parlato anche qualche mese fa IlGiornale.it. Secondo l’immunologo Fernando Aiuti, che riporta dei dati ufficiali, in un caso su tre l’infezione riguarda un cittadino straniero, e per questo si rende pertanto necessario sottoporre al test gli extracomunitari presenti in Italia, specialmente i clandestini.
Un altro richiedente asilo viene salvato dal giudice2019/04/19
http://www.polesine24.it/24/2019/04/19/ ... dice-39420 Non gli può essere revocata l’accoglienza, nonostante gli fosse stato contestato di avere “violato le regole di buona convivenza all’interno della struttura di accoglienza”.
Non gli può essere revocata l’accoglienza, nonostante gli fosse stato contestato di avere “violato le regole di buona convivenza all’interno della struttura di accoglienza”. Lo ha deciso il Tar, tribunale amministrativo, regionale, di Venezia, disponendo anche che l’onorario dell’avvocato del richiedente asilo, computato in mille euro, sia posto a carico dello Stato. È il secondo provvedimento di questo tipo in pochi giorni, con i giudici amministrativi che annullano i provvedimenti con i quali la Prefettura aveva deciso di revocare le misure di accoglienza che erano state disposte a carico di un richiedente asilo. In questa occasione, in particolare, il giudice amministrativo ha ritenuto che il rilievo mosso per porre in atto al revoca fosse troppo generico, non spiegando, cioè, cosa avrebbe fatto il giovane richiedente asilo. In questo modo, prosegue il ragionamento del giudice amministrativo, appare impossibile andare a verificare se sia stato fatto salvo il principio di proporzionalità tra violazione commessa e sanzione adottata, che dovrebbe regolare questi procedimenti. Da qui la decisione di annullare la comunicazione di revoca, notificata alla fine del 2018.
Nei giorni scorsi, come detto, una vicenda simile, con un profugo di Cavanella Po che, posto al di fuori dell’accoglienza dalla Prefettura, pure era stato “salvato” dal giudice amministrativo, che aveva annullato il provvedimento dell’Ufficio territoriale del Governo. In quell’occasione, al richiedente asilo era stato contestato il fatto di essersi rivolto in maniera aggressiva nei confronti di una operatrice della struttura che gestiva l’accoglienza e di essere stato sorpreso a domandare l’elemosina all’esterno di un supermercato. Una condotta che è espressamente vietata ai richiedenti asilo. I giudici hanno però ritenuto che non fosse stato tenuto nel dovuto conto il fatto che il richiedente asilo soffrisse di problemi di salute che avrebbero potuto influire sulla sua condotta.
Cosenza, aggredisce bersagliere: ghanese torna liberoDeborah Furlano
Mag 01, 2019
https://www.quicosenza.it/news/le-notiz ... rna-libero Ridotta in appello la pena al 42enne ghanese, accusato di lesioni personali aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Avrebbe cercato di entrare in caserma “per lavarsi”
COSENZA – Libero dalle sbarre di ferro che l’hanno tenuto prigioniero per oltre sei mesi. Hud Yussif 42 anni accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali era stato condannato lo scorso 11 dicembre a due anni e due mesi di reclusione, nessuna concessione dei benefici di legge, negate le attenuanti generiche, ordinandone l’espulsione dal territorio dello Stato italiano dopo l’esecuzione della condanna.
Il 14 novembre il 42enne (difeso dagli avvocati Paolo Pepe e Gianluca Bilotta) aveva tentato di entrare nella caserma del I Reggimento Bersaglieri di Cosenza. Fermato dai militari ne scaturì una colluttazione dove il 42enne avrebbe tentato di estrarre la pistola dalla fondina di un sergente. L’intervento dei carabinieri riportò calma e ordine e il ghanese finì in manette. In aula spiegò al giudice che
“voleva lavarsi”, (leggi qui la storia).
In appello il giudice ha accolto le motivazioni dei legali del ghanese, gli avvocati Paolo Pepe e Gianluca Bilotta rideterminando la pena inflitta in primo grado a poco più di un anno; pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale, con la perdita di efficacia della misura cautelare in carcere e disponendone l’immediata liberazione. Ancora il giudice della Corte di Appello di Catanzaro ha revocato la misura di sicurezza dell’ordine di espulsione dallo Stato italiano applicato dal giudice in primo grado.
Un ribaltamento della sentenza in primo grado sulla base del ricorso presentato dalla difesa che ha evidenziato, nelle motivazioni sulla pena inflitta, come il giudice non abbia tenuto conto del minimo edittale per i reati commessi, che prevede una reclusione di sei mesi, condannando l’imputato senza concedere le attenuanti generiche e partendo da una pena base di tre anni e tre mesi ridotta in base alla scelta del ghanese di essere giudicato con il rito abbreviato. La difesa inoltre ha evidenziato come l’imputato sia incensurato e di non aver mai riportato condanne di nessun tipo.
Anche il presunto tentativo di sottrazione della pistola d’ordinanza dalla fondina del sergente dell’esercito del 18esimo reggimento dei Bersaglieri di Cosenza non può ritenersi verosimile e indicativo della personalità del soggetto. Per la difesa lo stato d’animo dell’imputato in quel momento era da ritenersi alterato ma allo stesso tempo giusto e ragionevole in quanto impaurito dalla concreta possibilità che il militare estraesse l’arma per fare fuoco. Queste considerazioni emergono in conseguenza dell’azione che si verificò nell’area vitale del presidio, autorizzata all’uso delle armi. Lo stesso imputato dichiarò, in fase di convalida, di non aver preso la pistola di nessuno. Non di meno importanza per la difesa rimane il reinserimento sociale del giovane ghanese incensurato che risulterebbe difficile.
In base a queste motivazioni addotte dalla difesa e accolte dal giudice, il ghanese nella giornata di ieri è tornato libero.
Sirianni, la toga militante di Md che antepone gli immigrati alla leggeLuca Fazzo - Mar, 30/04/2019
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 85819.htmlIl giudice che dava informazioni a Lucano ha un suo teorema: la solidarietà vale più delle regole del governo
Di essere un tipo combattivo Emilio Sirianni lo aveva dimostrato già una dozzina d'anni fa, quando era sceso in campo nel bailamme scatenato dall'indagine Poseidone del suo collega Luigi de Magistris, oggi sindaco di Napoli, allora pm a Catanzaro, che aveva indagato con grande fragore mediatico una sfilza di politici, con in testa il deputato di Forza Italia Giancarlo Pittelli e il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, nonché il generale della Finanza Walter Cretella.
Le plateali violazioni del segreto investigativo avevano portato i capi a togliere l'indagine a de Magistris: poco dopo si scoprì che le accuse non stavano né in cielo né in terra, e i big vennero archiviati.
Ma Sirianni invece che prendersela con il castello di carte del collega si indignava con le reazioni dei politici: «Un sostituto procuratore conduce un'indagine complessa, nella quale sono coinvolti politici di primissimo piano e lo sviluppo di tale indagine è puntellato da dichiarazioni di fuoco di indagati ed esponenti dei partiti politici di appartenenza, oltre che da due interrogazioni parlamentari». E concludeva chiedendo un intervento urgente del Csm.
Quando a finire nei guai è stato il suo amico Mimmo Lucano, il giudice Sirianni ha scoperto però i pregi del garantismo. E si è schierato in campo aperto a difesa dell'innocenza del sindaco di Riace. Anche qua, a ben guardare, ci sarebbero stati dei magistrati da difendere: i pm della Procura di Locri, che per avere messo sotto inchiesta una icona dell'accoglienza come il sindaco di Riace sono stati vilipesi in ogni modo, accusati di essere una sorta di braccio armato di Matteo Salvini. Invece Sirianni - che nel frattempo da semplice giudice del lavoro a Cosenza è stato promosso in Corte d'appello a Catanzaro - si trasforma in paladino dell'eroe ingiustamente accusato. Al punto di apparire affianco a Lucano il 7 agosto 2018 in conferenza stampa.
Sirianni, con addosso una informale polo color lavanda, alle spalle la bandiera della pace, non si limita a difendere Lucano, ma si lancia nel panegirico di una parte sola della magistratura: la sua, quella targata Md. «È quella magistratura che non piaceva a Berlusconi e a Renzi cosi come non piace oggi a Salvini e al ministro Bonafede. È quella magistratura che porta il nome di Magistratura democratica». Solo Md, spiega quel giorno Sirianni, è consapevole della piena innocenza di Lucano: perché è la magistratura «che ha sempre avuto in testa qual è la gerarchia delle fonti, dove prima stanno le parole e i valori scritti nella Costituzione e nella carta europea dei diritti umani, e molto più in fondo quelle di qualche regolamento ministeriale. Se si ha ben chiaro il senso e il valore costituzionale della solidarietà non si possono avere dubbi su quale è il lato su cui collocarsi».
Nel frattempo, le accuse contro Lucano sono state ritenute fondate dal tribunale del Riesame, dalla Cassazione (tranne una) e dal giudice preliminare che ha rinviato a giudizio l'ex sindaco. Forse non erano di Md.
Scafati, torna libero lo straniero che aggredì passanti e carabinieriFederico Garau - Mer, 10/07/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... Q3Nod7ms9QI militari furono costretti a sparare ad una gamba dell'africano per riuscire ad immobilizzarlo. Poco prima, il soggetto aveva ferito con un coltello un carabiniere fuori servizio. Nella giornata di lunedì il 32enne ha patteggiato, tornando a piede libero
È tornato a piede libero il 32enne guineano finito in manette lo scorso 25 maggio dopo avere seminato il panico per le strade di Scafati (Salerno).
Nel tentativo di placare lo straniero e riportare la calma, un carabiniere fuori servizio fu ferito da una coltellata alla mano.
Il soggetto, tale Mohamed Diallo, aveva cominciato a causare disordini all'altezza di via Poggiomarino. In evidente stato di alterazione psico-fisica, causato probabilmente dall'assunzione di alcol, si era scagliato contro tutti coloro che gli capitavano a tiro, non lesinando insulti e minacce. Non solo. In preda ad una incontrollabile furia, Diallo aveva addirittura preso a scagliare delle pietre per strada, costringendo parecchi negozianti ad abbassare le saracinesche. Uno dei sassi mancò di poco un ciclista che si trovava a passare per via Poggiomarino proprio in quegli attimi.
Il 32enne aveva inoltre dato fuoco a due copertoni trovati sul marciapiede, seminando il panico fra i residenti. Come ricordato in precedenza, è stato il militare fuori servizio, residente nel quartiere, ad intervenire prima dell'arrivo dei colleghi. Aggredito a sua volta dall'extracomunitario, rimase coinvolto in una colluttazione, durante la quale fu ferito ad una mano.
La pericolosità della situazione costrinse i carabinieri della tenenza di Scafati ad esplodere alcuni colpi di pistola verso le gambe del guineano, che finì a terra. Arrestato con l'accusa di lesioni, detenzione di arma atta ad offendere, incendio e resistenza a pubblico ufficiale, il soggetto fu inizialmente trasportato al pronto soccorso, dove ricevette tutte le cure del caso.
A distanza di alcuni mesi il processo, tenutosi in un'aula del tribunale di Nocera Inferiore. Difeso dall'avvocato Luigi Pauciulo, lunedì scorso Diallo ha ottenuto il patteggiamento ad un anno ed otto mesi, a cui si è aggiunto il beneficio della sospensione della pena con immediata scarcerazione.
Arrestato per violenza sessuale, il gip lo scarcera La Stampa
29 agosto 2019
https://www.lastampa.it/torino/2019/08/ ... YZB5IUEO4YIl 21enne originario della Guinea, accusato di aver violentato una donna di 50 anni a Porta Palazzo, è stato scarcerato. «Il Tribunale – spiega l'avvocato difensore Massimiliano Carnio – ha stabilito che allo stato, e salvo futuri approfondimenti investigativi, non possono ritenersi sussistenti gravi indizi di colpevolezza». Queste sono le conclusioni a cui è pervenuto il gip Agostino Pasquariello valutando i verbali e i primi accertamenti fatti dalle forze dell'ordine. Resta indagato a piede libero. Il gip non ha convalidato l'arresto e ha respinto la richiesta di misure cautelari. L'uomo, entrato in Italia senza documenti, identificato nel 2017 ad Augusta, aveva presentato una domanda di richiesta di asilo ora al vaglio degli inquirenti. Ieri, appena liberato, è stato portato in Questura: destinazione il Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di corso Brunelleschi. Seguiranno ulteriori accertamenti da parte della Squadra Mobile. Durante l'udienza di convalida, non ha fornito alcuna spiegazione dell'accaduto, non ha detto se conosceva o meno la donna, non ha chiarito la sua presenza in quel palazzo. «Ha negato ogni addebito», spiega il legale. Al momento, per la giustizia, gli indizi a carico del 21enne sono fragili. Per El Sayed, uno dei testimoni, la scena che lunedì 26 agosto si è trovato davanti agli occhi rimane inequivocabile. «Sono senza parole – dichiara – So cos'ho visto e le assicuro che è stato terrificante. Questa è una storia allucinante. Come può concludersi così?». Lui, egiziano di 57 anni, stava andando a lavorare con la moglie quando, intorno alle 6.30, nell'androne di uno stabile in corso Giulio Cesare, è stato spettatore di quella descrive come «una violenza inaudita. C'era una donna, distesa a terra, con i vestiti strappati – ricorda -. Chiedeva aiuto. Addosso a lei, un uomo. Non voglio scendere nei particolari, ma posso dire che la stava anche picchiando”. El Sayed prima gli ha intimato di fermarsi. Poi, per impedirgli di fuggire, l'ha immobilizzato, mentre la moglie chiamava il 112. «Sono stata anche morsicata dai due cani della donna» spiega. All'arrivo della volante, l'uomo era bloccato in un angolo. Un aspetto che, dal punto di vista giuridico, potrebbe aver fatto venire meno la flagranza o la quasi flagranza di reato. La 50enne è stata medicata al San Giovanni Bosco. Ha riportato numerose ecchimosi sul volto, sul petto e sulle gambe. Ai poliziotti ha raccontato di essere stata violentata. Poi è andata in ospedale. Ora è di nuovo a casa. —
È uno stupratore di minorenni. Ma lo assolvono perché immigratoLuca Romano
25/11/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 06911.html Il caso che fa discutere la Francia e l'Europa: la polizia lo definisce un "perdatore" ma viene assolto perché i suoi "codici culturali" non gli permettono di capire il reato
Il verdetto del giudice sta facendo discutere tutta la Francia. Ed è un fulmine che si abbatte sui cieli d'Oltralpe proprio mentre Parigi è in fiamme per le proteste dei "gilet gialli" e le strade sono piene di cortei contro le violenze sulle donne.
La sentenza, emessa il 21 novembre dalla Corte d'Assiste della Manche, ha assolto un immigrato autore di uno stupro perché i suoi "codici culturali" non gli avrebbero permesso di capire che non si può abusare sessualmente di una ragazza. Anche se minorenne.
Secondo quanto riporta Le Figaro, infatti, a prevalere in Aula è stata la tesi dell'avvocato difensore che, facendo il suo mestiere, è riuscito a liberare l'assistito. In sostanza il legale sarebbe riuscito a convincere il presidente della Corte che non c'erano elementi sufficienti per accertare la "costrizione, minaccia e sorpresa" che contraddistinguono secondo le leggi francesi una violenza sessuale. Sostanzialmente, il bengalese non sarebbe stato consapevole della mancanza di consenso della giovane vittima.
A far propendere verso questa decisione il fatto che l'imputato non avesse "i codici culturali" per capire ciò che stava commettendo. Bisogna però essere chiari: la vittima in questione era una ragazzina di 15 anni. Dunque minorenne. Il fatto non rende ancor più discutibile la sentenza emessa dalla Corte francese? Senza contare che l'uomo, spiega La Verità, aveva già collezionato precedenti per aggressione sessuale ai danni di un minore. Non solo. Secondo il capitano della polizia sentito in dibattimento, l'immigrato "considera le donne francesi come puttane, ha un comportamento da predatore". E, secondo i periti citati da Le Figaro, il bengalese ha una personalità "narcisista ed egocentrica, impregnata della cultura maschilista del suo Paese d'origine, dove le donne sono relegate al ruolo di oggetti sessuali". E sarebbe stata proprio la "cultura del suo Paese" a salvarlo dalla galera.
Anche in questo caso Macron è finito nel mirino delle opposizioni. "Lasciamo che esista una cultura che permette agli uomini di violentare le donne? - ha scritto in una lettera aperta Valérie Boyer, deputata di Les Republicains - Un immigrato violenta due minorenni, resta libero, e un tribunale considera i "codici culturali" del criminale come circostanza attenuante?".
Milano, già libero il piromane di Città studi: arrestato di notte, "scarcerato" al mattino18 aprile 2020
http://www.milanotoday.it/cronaca/liber ... studi.html Un anno e due mesi con patteggiamento. E la "scarcerazione". È già libero il presunto piromane di Città studi, il ragazzo di 22 anni - un giovane del Bangladesh - fermato mentre dava fuoco a due auto in piazza Berini.
I poliziotti del commissariato Città Studi, che stavano pattugliando la zona dopo una serie di incendi nei giorni scorsi, lo avevano bloccato in flagranza e lo avevano arrestato verso le 2 della notte tra venerdì e sabato. Poche ore dopo, in mattinata, il ragazzo è stato processato per direttissima e ha patteggiato una condanna di un anno e due mesi. Il giudice, fa sapere la Questura, ne ha disposto la liberazione e come misura cautelare ha scelto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Chi è il piromane di Città Studi
Il 22enne è un senza fissa dimora con precedenti per danneggiamento - aveva distrutto alcune auto in via Morgagni anni fa - e con due espulsioni, una della Prefettura di Milano e una del Questore di Roma, da eseguire.
Per lui la manette erano scattate in piazza Bernini all'incrocio tra via Lippi e via Sansovino, dove aveva appena dato fuoco a due vetture. A bloccarlo erano stati i poliziotti, che lo avevano visto arrivare da via Noè e accovacciarsi davanti a una Renault Capture.
Quando gli investigatori erano intervenuti, il 22enne aveva fatto in tempo ad appiccare le fiamme - che si erano poi estese ad una Volvo - ed era fuggito, ma era stato raggiunto e immobilizzato. Tra le mani, che odoravano di benzina, aveva due accendini: è verosimile che per far scattare le fiamme avesse usato uno straccio imbevuto di "accelerante".
Il 22enne, che non ha spiegato i motivi del suo gesto, era stato arrestato con l'accusa di "danneggiamento seguito da incendio". L'idea degli investigatori è che sia lui il responsabile dei tre episodi registrati nei giorni scorsi nel quartiere, soprattutto perché le modalità d'azione e l'orario scelto coincidono.
L'ultimo episodio era avvenuto durante la notte tra giovedì e venerdì, con tre auto interessate dal rogo. Stessa ora del precedente incendio di mercoledì notte, le due. E stessa strada e stesso marciapiedi, in via Sansovino. Mercoledì, invece, ad andare distrutte erano state due macchine.
Un quarto episodio, questo seguito dai carabinieri, risale invece alla notte del 4 aprile. In via Enrico Noè, a pochissimi metri di distanza da via Sansovino, davanti al supermercato. Il calore delle fiamme non aveva lasciato scampo a tre macchine lasciate lì in sosta dai proprietari.
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Brindisi, reagisce a controlli e morde militare: nigeriana già liberaFederico Garau - Sab, 18/04/2020
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1587223131 La donna, regolare in Italia e con permesso di soggiorno, non ha gradito che venissero fatti dei controlli nei suoi confronti, e per questa ragione ha attaccato i carabinieri, mordendone uno. Arrestata per resistenza a pubblico ufficiale, è stata subito rilasciata
Ha perso letteralmente le staffe, rendendosi protagonista di una scena di autentica follia nel corso di un semplice controllo di routine effettuato dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Brindisi, arrivando ad aggredirli ed addirittura a ferire con un morso il braccio di uno di essi.
Ciò nonostante la responsabile, una nigeriana di 36 anni, è potuta tornare subito a piede libero.
Il deprecabile episodio, secondo quanto riferito dai quotidiani locali che hanno riportato le poche informazioni rilasciate dagli inquirenti sino ad ora, si è verificato durante la serata dello scorso martedì 15 aprile in una traversa di via Cappuccini. Qui i carabinieri della stazione di Brindisi Centro, impegnati in un'operazione di pattugliamento del territorio finalizzata a verificare il rispetto delle norme anti-contagio emanate dal governo ed a tutelare la salute dei cittadini, hanno notato la straniera e quindi deciso di sottoporla a delle verifiche.
La vista degli uomini dell'Arma ha tuttavia innervosito parecchio la nigeriana, la quale si è fermata all'alt imposto dalle autorità senza opporre alcuna resistenza, ma si è mostrata fin dal primo istante poco collaborativa. Alla semplice richiesta di esibire i documenti personali o di declinare le proprie generalità, infatti, la donna è andata immediatamente su tutte le furie, cominciando ad urlare ed inveire contro i militari.
Del tutto inutili i tentativi da parte dei carabinieri di tranquillizzare la nigeriana e convincerla a fare quanto richiesto. Sempre più agitata, l'africana si è scagliata come una furia contro di loro, arrivando ad afferrare ed a mordere l'avambraccio destro di uno degli uomini in divisa. La situazione, degenerata in fretta, è fortunatamente ritornata presto alla calma quando i militari sono riusciti ad immobilizzare l'esagitata ed a caricarla con fatica a bordo della gazzella.
Tradotta negli uffici della caserma di Brindisi per le usuali pratiche di identificazione ed incriminazione, la nigeriana è risultata essere una 36enne regolare in Italia ed in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Non trattandosi dunque di una clandestina, rimangono incomprensibili le motivazioni alla base della sua violenta reazione durante i controlli. Pur avendola interrogata, i carabinieri non sono riusciti ad ottenere una risposta in merito.
Accusata di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, la donna nigeriana è stata dichiarata in arresto, ma il fermo è risultato di breve durata. Stando a quanto riferito dalla stampa, infatti, la 36enne è stata rilasciata ed è tornata subito a piede libero. In seguito all'aggressione subita, il militare morso al braccio ha ricevuto le cure del caso. Per lui, fortunatamente, nessuna grave conseguenza.
Parma, torna libero il tunisino che ha devastato la stazione: la procura fa ricorso contro la scarcerazioneMena Indaco
06/08/2020
https://www.lettoquotidiano.it/parma-to ... one/66155/ È tornato libero il tunisino 21enne che domenica scorsa ha devastato la stazione di Parma, rischiando di far deragliare un convoglio regionale diretto a La Spezia.
Il 21enne è stato scarcerato e sottoposto all’obbligo di firma. La Procura di Parma ha fatto quindi ricorso al Tribunale del Riesame.
Era la scorsa domenica mattina, quando un ragazzo tunisino di 21 anni ha cercato di far deragliare un treno alla stazione di Parma.
Il giovane prima lanciò delle transenne sui binari, poi devastò la stazione di Parma Ostiense.
Salvifico si rivelò l’intervento di un militare dell’Arma, che riuscì a rimuovere due transenne dai binari, mentre sopraggiungeva il convoglio diretto a La Spezia.
Il treno urtò l’unica transenna che il militare non riuscì a spostare. Il contraccolpo ferì il carabiniere, non in modo grave.
Ad allertare i carabinieri fu la telefonata di un residente, che assistette a tutta la drammatica sequenza dalla finestra della sua abitazione. Il 21enne distrusse prima una porta a vetri, poi staccò dal suo alloggio una macchinetta per obliterare i biglietti ed infine lanciò le transenne sui binari.
Il tunisino venne poi arrestato con l’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti e denunciato per danneggiamento aggravato. I danni alla stazione di parma si aggirano intorno ai 10mila euro.
Scarcerato il 21enne: la procura fa ricorso
Come riferisce anche La Gazzetta di Parma, il tunisino è stato scarcerato e sottoposto alla misura del solo obbligo di firma. La Procura di Parma ha quindi deciso di fare ricorso, giudicando ingiusta la scarcerazione.
“Quando una decisione non viene condivisa, la si impugna, senza alcuna polemica. È normale che accada”
ha spiegato il procuratore Alfonso D’Avino. Il 21enne è ora in attesa di processo. Il carabiniere rimasto ferito dalla collisione del treno con la transenna è stato dimesso dall’ospedale.
Il giudice lo libera e dopo due giorni il nigeriano stupra un'altra donnaLuigi Salomone
7 agosto 2020
https://www.iltempo.it/attualita/2020/0 ... 8.facebook Interrogazione al governo di Edmondo Cirielli (Fratelli d'Italia) dopo i fatti di Salerno: ispezione in tribunale
Pochi giorni prima era stato rilasciato dopo l'arresto per vari reati, tra cui violenza sessuale. Tornato libero ha stuprato una ragazza di 18 anni. È accaduto a Salerno, protagonista un immigrato clandestino originario della Nigeria. “Ho presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministri dell’Interno e della Giustizia, Luciana Lamorgese e Alfonso Bonafede, per fare chiarezza rispetto alla violenza sessuale messa in atto da un cittadino nigeriano ai danni di una ragazza di 18 anni, a Salerno, lo scorso 27 giugno”, ha dichiarato il Questore della Camera e parlamentare salernitano di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli. “È sconcertante apprendere dagli organi di stampa che lo straniero, immediatamente tratto in arresto, sia risultato essere un immigrato irregolarmente presente sul territorio nazionale, già noto alle forze dell’ordine e per di più recidivo", sono le parole del parlamentare di FdI riportare dalla gazzetta di Salerno.
Il nigeriano era finito in manette il 25 giugno, due giorni prima del nuovo stupro, per violazione di domicilio, atti osceni in luogo pubblico e violenza sessuale. Esra stato spiccato un ordine di espulsione da parte del Questore. "Trattandosi di un soggetto privo di fissa dimora e immigrato irregolare, subito dopo il primo arresto, per lui si sarebbero dovute aprire le porte del carcere. E’ legittimo, dunque, domandarsi la ragione per la quale fosse ancora libero di circolare sul territorio salernitano minando, come di fatto accaduto in più occasioni, la sicurezza e l’incolumità pubblica", dice Cirielli chei ha chiesto ai ministri competenti “se non intendano verificare, di concerto con le autorità di pubblica sicurezza salernitane, le ragioni per cui l’ordine di espulsione emesso nei confronti del nigeriano in questione non fosse stato ancora eseguito consentendogli di continuare a permanere illegalmente sul territorio nazionale e commettere ulteriori reati” e “se non intendano, mediante un’ispezione presso il Tribunale penale di Salerno, verificare il rispetto delle norme in materia di attuazione delle misure cautelari”. Fatto sta che “anche questo episodio – conclude Cirielli – conferma drammaticamente come le violenze sessuali, e di genere, rappresentino una piaga sociale aggravata dalle scellerate politiche dei porti e delle frontiere aperte che continuano ad essere attuate irresponsabilmente dal Governo Pd-M5S”.