Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:30 pm

Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:42 pm

Indice:

Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette a favore:

1)
dei clandestini e dei migranti irregolari e non

2)
dei nazi maomettani

3)
degli zingari

4)
dei malvagi in generale specialmente se considerati ultimi, deboli, poveri, sfortunati

5)
A favore dei clandestini e dell'invasione

6)
...

...



Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette a sfavore:

7)
dei nativi italiani ed europei e discapito dei loro diritti umani, civili e politici

8)
dei bianchi euroamericani

9)
dei cristiani e degli ebrei

10)
contro la libertà di parola e di critica del politicamente corretto, dell'invasione clandestina, del nazismo maomettano, delle diversità-deviazioni-perversioni sessuali, degli zingari predatori, della violenza criminale e del razzismo dei neri, ...

11)
contro la legittima difesa

12)
contro Salvini e la Lega

13
contro Berlusconi e altri ricchi

14)
contro Trump

15)
contro Netanyahu

16)
Varie


17)
...


Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:42 pm

Crimini contro l'umanità ossia violazioni gravi dei diritti umani, civili e politici degli esseri umani cittadini dei vari paesi del mondo
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https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5524575934
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:47 pm

1)
dei clandestini e dei migranti irregolari e non



Crimini e delitti dei clandestini, degli irregolari e di altri stranieri più o meno regolari o in attesa di regolarizzazione o di respingimento
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=1814





Tolleranza e comprensione per i clandestini e i migranti che sono i più deboli
Migranti, papa Francesco: “Nessuno è straniero, i più deboli devono essere aiutati”

8 luglio 2019
Susanna Picone

https://www.fanpage.it/attualita/migran ... re-aiutati

Papa Francesco ha celebrato in Vaticano la messa nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa. Una messa dedicata ai migranti e ai loro soccorritori durante la quale il Pontefice è tornato a ribadire la necessità di aiutare le persone più deboli. “Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie. Non si tratta solo di migranti. Nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”, le parole di papa Francesco nell'omelia. Per Bergoglio “i più deboli e vulnerabili devono essere aiutati" e "si tratta di una grande responsabilità, dalla quale nessuno si può esimere". E ancora, per il Papa è Dio stesso ad avere rivelato “la necessità di un'opzione preferenziale per gli ultimi, i quali devono essere messi al primo posto nell'esercizio della carità”. Per Dio – ha continuato papa Francesco – “nessuno è straniero o escluso”.

La preghiera per i soccorritori nel Mediterraneo – Il Pontefice ha detto di pregare per i migranti, “per gli ultimi che gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto”. “Sono torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un'accoglienza troppo lunga”, ha aggiunto.“O Dio, Padre di tutti gli uomini, per te nessuno è straniero, nessuno è escluso dalla tua paternità; guarda con amore i profughi, gli esuli, le vittime della segregazione, e i bambini abbandonati e indifesi, perché sia dato a tutti il calore di una casa e di una patria, e a noi un cuore sensibile e generoso verso i poveri e gli oppressi”, ha continuato Bergoglio. Nel corso della messa si è pregato in particolare per i soccorritori in azione nel Mediterraneo. "Signore Gesù, benedici i soccorritori nel Mar Mediterraneo, e fa crescere in ciascuno di noi il coraggio della verità e il rispetto per ogni vita umana”, una delle preghiere recitata da un fedele.



Spataro "smonta" il dl Sicurezza e fa lavorare i migranti in procura
Franco Grilli - Gio, 25/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 92647.html

Il procuratore Armando Spataro è tra le voci più critiche contro il ministro degli Interni, Matteo Salvini

Il procuratore di Torino di fatto ha messo nel mirino il dl Sicurezza fortemente voluto dal titolare del Viminale."Da giurista pratico dico che a mio avviso ci sono aspetti di incostituzionalità che, nel momento in cui il decreto dovesse diventare legge, potrebbero anche essere oggetto, se ricorrono gli estremi, di questioni sollevate dagli uffici giudiziari". Un giudizio che ha il sapore di una vera e propria "bocciatura". Poi lo stesso Spataro rincara la dose: "Vedremo cosa accadrà speriamo prevalga il buon senso. Il problema esiste e riguarda tutti, non invidio chi ha responsabilità di guida politica del Paese e deve compiere scelte difficilissime". Il procuratore è anche molto attivo sul fronte dell'accoglienza.

E proprio oggi con una conferenza stampa ha presentato un protocollo firmato con la cooperativa "L'Isola di Ariel" che di fatto prevede l'impiego dei migranti richiedenti asilo proprio negli uffici della procura. "Ci vuole l’intervento di chi ha la responsabilità pubblica - ha aggiunto Spataro - non possiamo lasciare tutto il peso del problema alle cooperative. Ricordo le parole di Stefano Rodotà, che diceva come la solidarietà non è un sentimento, ma è un dovere e un diritto. È impensabile immaginare l’immigrato come un peso di cui sbarazzarsi".




Xenofobia e reati d'odio, la Procura di Torino: priorità ai fascicoli, pool di pm ad hoc e no archiviazione facili
Andrea Giambartolomei
2018/07/09

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... li/4480969

Nel pieno del dibattito politico nazionale sulla questione migranti, il procuratore capo Armando Spataro ha presentato le linee guida e un nuovo modus operandi per rispondere all'incremento dei "crimini motivati da ragioni di discriminazione"

Corsia preferenziale per i reati commessi con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso. Pool di magistrati ad hoc, che tratteranno i fascicoli in questione come prioritari ed eviteranno “di richiedere l’archiviazione per particolare tenuità del fatto“, potranno “promuovere l’azione penale” e “svolgeranno personalmente le funzioni di pm in dibattimento“. Nel pieno del dibattito politico nazionale sulla questione migranti, il procuratore capo di Torino Armando Spataro ha presentato le linee guida e un nuovo modus operandi per rispondere all’incremento dei crimini d’odio registrati negli ultimi tempi nel capoluogo piemontese. “Reati motivati da ragioni di discriminazione e di odio-etnico-religioso” li ha chiamati Spataro. Che nei primi paragrafi del documento ha declinato la categoria in “aggressioni, minacce, ingiurie, affisioni di ‘volgari e intollerabili manifesti’”, come quello di Forza Nuova nel Comune di Giaveno la scorsa settimana, ma anche “scritte dello stesso contenuto vergate su immobili pubblici”. Per la procura è una “circostanza anomala visto che il contesto territoriale in questione è storicamente caratterizzato da elevata attenzione e sensibilità delle istituzioni e dei cittadini rispetto ai diritti fondamentali delle persone”.

Migranti, Spataro: "Non si può respingere tout court chi chiede ospitalità"

Per questa ragione i magistrati del “gruppo specializzato 9”, che si occupa di “terrorismo ed eversione dell’ordine democratico”, ma anche dei reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche, “tratteranno come prioritari tutti i procedimenti” su reati con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale e religioso “con conseguente rapidità nella effettuazione di tutte le indagini necessarie alla individuazione dei responsabili”. Insomma, nessun fascicolo con denunce di minacce o aggressioni razziste, per fare un esempio, potrà essere accantonato come se fosse impossibile arrivare a una soluzione. Inoltre i procuratori, “salvo i casi da loro ritenuti meritevoli di evidente positiva valutazione – si legge ancora nel documento – tendenzialmente eviteranno di richiedere l’archiviazione per particolare tenuità del fatto”, anche se la pena prevista fosse sotto i cinque anni. Alle forze di polizia si raccomanda poi di fornire agli stranieri che denunciano reati contro di loro il modulo, stampato nelle lingue più diffuse, con le informazioni sui diritti, l’assistenza e la protezione delle vittime di reati.

Non solo. All’aspetto repressivo la procura vuole anche affiancare la tutela dei diritti dei migranti e per farlo a chiesto ai suoi magistrati di formulare in tempi rapidi i pareri (favorevoli o sfavorevoli) sui ricorsi contro i dinieghi della protezione internazionale ai richiedenti asilo: “Ai fini della formulazione del parere dovuto, esamineranno tutte le ragioni addotte dai ricorrenti sui motivi che li hanno spinti a lasciare i loro Paesi d’origine”. Come ha spiegato Michela Tamagnone, presidente della IX sezione civile che si occupa dei ricorsi contro i dinieghi dell’asilo, queste cause “non sono seriali, perché ogni persona ha la sua storia. Bisogna valutare la sua storia personale, il suo paese e la sua zona di provenienza per accertare se sussistano o meno i presupposti per la protezione internazionale”. In questo modo viene accolto quasi il 25 per cento dei ricorsi di chi vede la sua richiesta respinta dalla commissione territoriale.

Ha condiviso lo spirito della circolare anche il procuratore generale del Piemonte e della Valle d’Aosta Francesco Saluzzo, che per prevenire le critiche ha ricordato un aspetto: “La Procura di Torino ha dimostrato nel corso di anni di essere all’avanguardia nella lotta alla criminalità straniera” e che “non si può pensare che ci sia una sottovalutazione dell’importanza delle attività illegali degli stranieri”. Anzi, “il cittadino straniero ha egualmente il diritto di essere tutelato – ha continuato Saluzzo -: se viene commesso un reato nei confronti di uno straniero non si può né banalizzare, né dire che se l’è cercata”. Secondo il procuratore vicario Paolo Borgna, esperto in tema di migrazioni e sicurezza urbana, “certi cattivi umori da cui nascono certi comportamenti di odio razziale nascono da disagi che vengono esasperati – ha aggiunto – I disagi reali che certi strati della popolazione vivono in certi quartieri vanno letti e vanno capiti, ma non vanno cavalcati e aizzati”. Il procuratore Spataro ha infine sottolineato come certi diritti e certe procedure, cioè la valutazione delle richieste di asilo, siano imposte dalle norme internazionali: “C’è il principio secondo il quale è vietato respingere il rifugiato nelle aree in cui la sua vita sia minacciata – ha concluso -. Non esiste il respingimento in mare e la non possibilità di vagliare la sua condizione”. Per questo, ha detto con una frecciata, “se arriva un barcone ai Murazzi, nessuno può impedire alle persone di scendere”.


Roma, stuprò come "randagio in strada" ma i giudici gli scontano la pena
Gabriele Bertocchi - Ven, 20/04/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 17690.html

I giudici scontano la pena a uno stupratore bengalese: "Concesse le attenuanti che il pm nella sua requisitoria ha inteso richiedere ritenendo che esistano tra l'imputato e la parte offesa delle barriere culturali che ne giustifichino l'applicazione" spiega l'avvocato della vittima

Stuprata e con una gravidanza da interrompere, frutto della violenza carnale e "animalesca" di un bengalese.

E come se non bastasse, la studentessa finlandese - aggredita e violentata a Roma nel settembre di scorso - ha dovuto assistere allo sconto di pena da parte dei giudici al suo carnefice.

La sentenza e il racconto di quella notte

Quattro anni e quattro mesi di carcere a Khann Saddam per violenza sessuale aggravata. Sentenza che come spiega Angela Leonardi, avvocato di parte civile, è "bassa - e spiega - Sono state concesse le attenuanti che il pm nella sua requisitoria ha inteso richiedere ritenendo che esistano tra l'imputato e la parte offesa delle barriere culturali che ne giustifichino l'applicazione".

Pochi giri di parole. La sentenza è di quattro anni e non di più perché la differenza culturare - quindi il fatto che il carnefice sia bengalese e la vittima finlandese - costituiscono un attenuante. Andiamo con ordine: lo straniero - descritto come persona mite - avvicina la ragazza a Roma. "Hai bisogno di andare a casa? Ti accompagno io" le chiedo come racconta la vittima - non ancora 20enne -. Lei accetta dopo qualche minuto passato a camminare le sorge un dubbio: "Ogni tanto - spiega la 20enne -chiedevo ma la macchina dov'è?" Domanda più che lecita. Peccato che il ragazzo all'ennesimo quesito risponda: "Però se vuoi un passaggio, mi devi prima dare un bacio". Prima si rifiuta, poi il capo di lei fa cenno di "sì" per la seconda volta a quel tipo mai visto prima. Come ha spiegato ai giudici: "Ho visto che si è irritato, si era alterato allora ho pensato, ho pensato dico va be', è un bacio non è poi così grave".

Non solo la giovane aggiunge: "Ho pensato magari gli do un bacio e lui mi porta a casa". Purtroppo arrivati in prossimità di un vicolo, il bangalese la stupra brutalmente. Come scriverà il pm, "come i randagi in strada". Quel bacio innocente per lei, è stato visto dal carnefice come il permesso ad avere un rapporto sessuale. Uno stupro però che vale solo quattro anni per le barriere culturali, che così paiono essere dei tornelli.



Tunisino pesta un anziano, subito rilasciato. Poi pesta un poliziotto ma è di nuovo libero
mercoledì 11 aprile 2018
http://www.sostenitori.info/pesta-anzia ... nte/308972

Autore di un brutale pestaggio nei confronti di un uomo di 62 anni colpevole di avergli negato una sigaretta
È successo nella giornata di ieri in Piazza Mercato a Marghera.
L’hanno prima bloccato e reso innocuo, poi portato in caserma. Purtroppo però gli agenti non hanno potuto fare altro che denunciare il violento a piede libero e subito dopo rimetterlo in libertà.
A quel punto, il 30enne tunisino responsabile della brutale aggressione, ne ha combinata un’altra. Con un piede fuori dal comando di polizia, si è girato verso un agente (fuori servizio) e l’ha colpito con un pugno in faccia a tradimento.
Quindi: nuovo iter e nuova denuncia, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Concluse le formalità di rito, il giovane nordafricano è stato rilasciato nuovamente
La brutale aggressione al 62enne era stata raccontata dai dettagli da una testimone
“Ho visto il signore che come tutti i giorni passava per di qui con il cane e che veniva avvicinato da uno straniero mentre si accendeva una sigaretta.
Non ho sentito cosa si sono detti, ma ho visto quest’ultimo iniziare ad aggredire violentemente il signore con schiaffi e pugni mentre questo cercava inutilmente di parare i colpi. Uno spavento.
Gli ha fatto volare gli occhiali, il viso si è riempito di sangue. Ho iniziato subito a gridare, a chiedere a mio marito che chiamasse la polizia.
Intanto il signore era caduto a terra e l’uomo continuava con forza a colpirlo con calci. Avevo paura che lo ammazzasse.
Con le urla ho cercato di attirare l’attenzione di un ragazzo lì vicino che è corso subito in aiuto. Ha preso l’extracomunitario e lo ha tirato via dal marciapiede, impedendogli così di continuare a ferire il signore, mentre il suo cane abbaiava furiosamente“.




Arrestato a genova - Lo spacciatore ha la cataratta, il Tar revoca l’espulsione
Arrestato a genova 23 aprile 2018

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2018 ... ione.shtml

Genova - Dopo essere stato arrestato dai carabinieri del capoluogo ligure per spaccio di stupefacenti, un cittadino del Gambia richiedente asilo si è visto revocare le misure di accoglienza dal prefetto, ma ha fatto ricorso al Tar e vinto, ottenendo l’annullamento del provvedimento perché malato di cataratta.

La vicenda emerge da una sentenza del tribunale Amministrativo della Liguria, che ha anche condannato il ministero dell’Interno al pagamento delle spese di giudizio.

Il reato di spaccio di droga, oltre a rappresentare una grave violazione delle regole di comportamento in un centro di accoglienza, denoterebbe una specifica pericolosità sociale, incompatibile con la permanenza in struttura. Il migrante ha però spiegato al Tar di «trovarsi in condizione di vulnerabilità in quanto affetto da cataratta bilaterale, già operato a un occhio e in attesa di un secondo intervento chirurgico già programmato». Così il ricorso è stato accolto.

Nella sentenza si legge che «la revoca delle misure di accoglienza non contiene la necessaria valutazione circa la condizione di vulnerabilità rappresentata dall’interessato, con riguardo alla gravità della malattia e al bilanciamento con il contrapposto interesse alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Il provvedimento impugnato va annullato, salvi gli ulteriori provvedimenti dell’amministrazione all’esito di una compiuta rivalutazione della situazione».




Nordafricano aggredisce una donna, ma l'arresto è "violento", sospesi due Carabinieri

http://www.sostenitori.info/arresto-vio ... nza/309338

Avrebbero malmenato un uomo durante l’arresto, almeno secondo la pesante accusa mossa nei confronti di due Carabinieri, al momento sospesi dal servizio.
Una storia delicata che ci viene raccontata da Il Giorno e sulla quale ci sono ancora molti punti oscuri da chiarire prima di gridare il solito “al lupo, al lupo”.
Secondo quanto riporta il quotidiano, risalirebbe tutto allo scorso dicembre, ppoco prima di Natale e nell’abituale e a tratti durissimo servizio sulle strade del territorio una pattuglia del Nucleo operativo e radiomobile viene inviata sul luogo di una rapina-aggressione.
Così racconta l’episodio Il Giorno “C’è una donna che è stata appena aggredita da un nordafricano, che le ha strappato la borsetta facendola finire a terra.
I carabinieri riescono a bloccare il malvivente, che però reagisce con violenza. Ne nasce una colluttazione, ma alla fine il nordafricano viene ammanettato e portato in caserma.
E, successivamente, in carcere. Deve però essere successo qualcosa di poco chiaro. Il tunisino in carcere arriva ferito. Quanto? Non lo sappiamo.
L’episodio viene però segnalato all’autorità giudiziaria. Il caso arriva in Procura.
Che analizzando il caso ravvisa gli elementi per procedere nei confronti dei due militari autori dell’arresto. Per cosa? Anche qui non è chiaro.
Forse i due carabinieri vengono indagati per lesioni e quindi verosimilmente le ferite riportate dal tunisino sono state considerate sufficientemente serie, più di quelle giustificabili nel caso di un arresto particolarmente difficile arrivato al seguito di una colluttazione.
Potrebbero subentrare anche altri elementi: forse un’accusa per abuso di ufficio, legata a quanto scritto nella relazione di servizio a proposito dell’episodio dai due militari.
La decisione del magistrato, in attesa dell’esito del procedimento penale nei confronti dei due militari, è comunque particolarmente pesante: interdizione dai pubblici uffici per un anno.
L’Arma dei carabinieri naturalmente a questo punto non può far altro che sospendere i due militari.
E così risulterebbe infatti dalla fine dello scorso mese di febbraio. Quantomeno sino a quando non sarà stata fatta luce sulla vicenda in un’aula di Tribunale.”


Aggredisce due vigili in Duomo: già libero il senegalese
Claudio Cartaldo - Mar, 15/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/aggredisc ... 27454.html

Milano, dopo il processo per direttissima niente carcere ma solo l'obbligo di firma. Il senegalese aveva aggredito due vigili (circondati da 15 stranieri)

La vicenda ricorda quella di tre anni fa. Stesso posto, simile vicenda e epilogo identico: l'aggressione ai danni degli agenti e gli immigrati liberi il giorno dopo.

In quel caso uno spettacolare arresto aveva portato al fermo di tre africani, poi subito rilasciati e immediatamente tornati al "lavoro" in piazza Duomo a Milano. E ieri lo stesso: il senegalese che era stato arrestato con l'accusa di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, dopo il processo per direttissima, è stato rimesso in libertà e dovrà soltanto sottostare all'obbligo di firma.

Ma andiamo ai fatti. Ieri due vigili urbnani di Milano di fronte al Duomo stavano chiedendo i documenti a due venditori abusivi. Entrambi, che sono regolari, si sono opposti, spintonando i due ghisa. A quel punto un gruppo di connazionali, circa 15, hanno accerchiato i due agenti, aggredendoli. Sul posto sono intervenute le pattuglie dei vigili: un senegalese è finito agli arresti, mentre gli altri sono riusciti a dileguarsi. È andata meno bene ai due agenti che sono stati portati in ospedale subito dopo la colluttazione. Risultato: prognosi di cinque giorni.

Il senegalese fermato è stato portato davanti al giudice per il processo per direttissima. La toga ha deciso di rimettere in libertà l'uomo, costringendolo solo all'obbligo di firma in attesa del processo. L'accusa era di lesioni aggravate e resistenza.



Immigrati pestano due militari. Poi uno distrugge a testate auto polizia
Claudio Cartaldo - Mar, 15/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 27504.html

Rissa al parco a Mestre. Intervengono i militari e i vigli: pestati da un afghano e un irakeno. Fermato, uno degli stranieri devasta a testate il mezzo delle forze dell'ordine

Hanno devastato l'auto dei vigili urbani e pestato i militari del reggimento Lagunari Serenissima.

Gli autori della folle aggressione di ieri a Mestre sono due giovani immigrati, Moustafa Darbaz, 24 anni, irakeno Ahmazia Tarshi, 22 anni, afghano. I due sono stati condannati ieri dal giudice: il primo si farà sei mesi di reclusione, il secondo sei mesi e 20 giorni. Poi torneranno in strada, come se nulla fosse. Le accuse erano di resistenza, violenza su pubblico ufficiale e danneggiamento.

I fatti risalgono a domenica pomeriggio. Siamo a Mestre, parco della Bissuola. I lagunari intervengono per sedare una rissa tra due spacciatori e quattro tossicodipendenti. La faccenda è più complicata del previsto. Sul posto arrivano anche i vigili urbani, ma la colluttazione si trasforma nel pestaggio degli uomini in divisa. Come scrive La Nuova Venezia, intorno alle 12.40 alcuni passanti segnalano ai vigili urbani una rissa scoppiata nel parco. Non ci sono solo spacciatori e tossicodipendenti, ma anche i militari che stanno cercando di riportare la situazione alla calma. I lagunari vengono sommersi di calci, pugni e sputi. Come ovvvio, i vigili provano a dar man forte ai lagunari. Ma inutilmente. I due immigrati sono fuori di sé: vigili e militari finiscono vittime di un vero e proprio pestaggio. Solo l'intervento di un'altra pattuglia della polizia locale riesce a far prevalere i "buoni" sui "cattivi".

Ma non è finita qui. I due lagunari insieme ai quattro agenti della locale riescono a fermare solo uno dei contendenti della rissa. E non è stato facile. Anche perché non appena lo fanno salire nel mezzo (un "cellulare" apposito per il trasporto dei detenuti), l'afghano prova a distruggere tutto quello che si trova di fronte. Prima abbatte a testate e pugni il plexiglass che separa il vano dei fermati dai posti anteriori del mezzo, poi si scaglia contro i finestrini laterali: tutti distrutti. In totale faranno 2mila euro di danni. Dall'esterno, l'irakeno nel frattempo provava a attaccare di nuovo le forze dell'ordine schierate al parco.



Immigrati, il clandestino liberato dal Cie uccide la donna che lo aveva denunciato
14 Giugno 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... lvini.html

È una storia agghiacciante, di quelle che fanno venire i brividi e riflettere sul problema degli immigrati clandestini. E che poteva risparmiare la vita di una donna, quella di Antonella D'Amico. Questi sono i fatti.

Il 16 aprile del 2015 a Lodi viene decretata l'espulsione dall'Italia di Moussad Hassane, 40 anni, egiziano senza permesso di soggiorno, dopo la denuncia per lesioni presentata da Antonella, 54 anni. Il giorno dopo la questura di Lodi avrebbe dovuto accompagnarlo alla frontiera ma non è "immediatamente disponibile idoneo vettore" e l'uomo non "in possesso di passaporto" non può essere espulso. Così viene portato nel Cie di Bari per il "tempo strettamente necessario" in attesa della espulsione.

Ma "la scadenza" viene superata. L'immigrato, irregolare dal 2005, presenta ricorso alla corte di Appello di Bari e il giudice, in attesa dell'udienza sull'istanza, lo libera senza prorogare la detenzione nel Cie. L'uomo allora prende un treno, arriva a Lodi e per vendetta uccide Antonella a coltellate.

Ora suo figlio, Rocco Mazza, lancia un appello a Salvini tramite il Giorno: "L'assassino di mia madre è stato liberato dal Cie di Bari per decorrenza dei termini. È una grande ingiustizia, perché è una morte che si sarebbe potuta evitare se quest'uomo fosse stato espulso subito. Valuterò come procedere quando la condanna diventerà definitiva. Intanto ho intenzione di scrivere una lettera al ministro dell'Interno".



Stranieri fanno pipì in negozio. Li denuncia ma rischia la galera
Claudio Cartaldo - Gio, 21/09/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 44355.html

Accusato di minacce contro i due stranieri che gli stavano sporcando il negozio. Ora rischia nove mesi di carcere

Nove mesi di carcere. È questa la condanna richiesta dal pm Sandra Rossi per un uomo che aveva denunciato due stranieri intenti a fare la pipì nel suo negozio e che ora si ritrova alla sbarra.

Sembra assurdo, ma è così. Proviamo a fare un passo indietro. Era il 2014 quando Fabio Savi, titolare della Savicolor di via Cavour a Belluno vede due immigrati, Tejlor Krisafi e Gentian Gashi, fare i loro bisogni nel suo negozio. Ovviamente Savi denunciò gli avventori, ma il reato - depenalizzato - non portò ad alcuna conseguenza seria. In Tribunale però denunce e inchieste si sono col tempo incrociate.

I due stranieri, infatti, hanno denunciato l'imprenditore perché li avrebbe minacciato con un taglierino con una lama di 10 centimetri. L'avvocato di Savi, Monica Barzon, e il collega Mauro Gasperin, hanno provato a far notare al giudice che di quel taglierino la polizia non ha trovato traccia. Il pm comunque ha chiesto nove mesi di carcere per l'mprenditore, che forse dovrà pure pagare 5mila euro a Tejlor Krisafi (avvocato Alessandro Schillaci), perché nella concitazione del momento avrebbe dato un calcio all'auto dei due immigrati dalla pipì facile.

Non solo. Come ricostruirsce il Gazzettino, in un incredibile intreccio di accuse e difese, ieri si è svolto anche il processo in cui Savi chiedeva 5mila euro di risarcimento all'altro straniero, Gentian Gashi (avvocato Mariangela Sommacal), il quale avrebbe minacciato Savi con la frase: "Do fuoco a te e al tuo negozio" (per lui il pm ha chiesto solo 3 mesi di carcere).




Migranti, i giudici adesso frenano sulle espulsioni
Luca Romano - Ven, 22/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 43396.html

Il Tribunale di Milano si rivolge alla Corte Ue sui ricorsi dei migranti

Minniti aveva introdotto una legge per togliere ai migranti la cui domanda di asilo è stata rigettata la possibilità di ricorrere in Appello.

Aveva cioè eliminato un grado di giudizio per quegli immigrati che, bocciati dalla Commissione territoriale, facevano (e fanno) immediato ricorso in Tribunale. I motivi erano due: ridurre i tempi di permanenza in Italia di persone con nessun diritto ad essere riconosciuti come rifugiati (espellendoli dopo il primo grado); e impedire che i Tribunali collassino sotto i ricorsi spesso campati in aria degli immigrati.

Il Tribunale di Milano, però, si è messo di traverso. E ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea per sapere se la norma Orlando-Minniti contrasta oppure no con il diritto Ue. E nel frattempo, ovviamente, i giudici permettono ai clandestini in attesa della Cassazione di rimanere in Italia.

La trafila per le richieste di asilo è cosa nota. Quando il migrante sbarca presenta domanda di protezione. Poi una Commissione valuta la storia del soggetto e decide se assegnargli lo status di rifugiato, la protezione internazionale o un permesso di soggiorno umanitario. Se però l'immigrato non dimostra di essere in pericolo o in fuga da una guerra, i commissari rigettano la domanda di asilo. Finisce qui? Macché. I migranti bocciati (parliamo del 60% dei richiedenti), spesso con l'avvocato pagato dallo Stato, fanno ricorso in Tribunale. La decisione della Commissione non è immediatamente esecutiva, quindi possono rimanere in Italia in attesa del verdetto dei giudici. Se anche in primo grado il loro ricorso viene rigettato, dopo la Minniti-Orlando, al migrante non resta che ricorrere in Cassazione. Nel frattempo, però, il clandestino non ha diritto a rimanere nel Belpaese (a meno di "fondati motivi" eccezionali). E così dovrebbe lasciarlo e il Viminale può espellerlo in qualunque momento.

I giudici milanesi, però, non ci stanno. E infatti, secondo quanto riporta il Corriere, i giudici della sezione immigrazione si sono convinti che la norma italiana "non rispetta alcuni principi che rappresentano le 'pietre angolari' del diritto dell' Unione Europea".

I motivi sono tre. Secondo le toghe la legge "viola il diritto ad un rimedio effettivo": non potendo rimanere nel Belpaese il migrante non può impostare col proprio avvocato una difesa in Tribunale. Inoltre - scrivono i giudici, come riporta il quotidiano di via Solferinino - "non è più garantita l' utilità della futura sentenza, con conseguente lesione dell' effettività della tutela". In secondo luogo per le toghe ci sarebbe un "difetto di imparzialità" del giudice: non può essere lo stesso magistrato che decide di rigettare il ricorso a stabilire se esistono o meno i "fondati motivi" per far rimanere in Italia il clandestino. Infine, la Minniti-Orlando provoca una differenza di trattamento tra chi, dopo il primo grado, in caso di "pericolo di danni gravi e irreparabili" è possibile sospendere l'esecutività e chi (i migranti) ha invece bisogno di "fondati motivi" di accoglimento.

Risultato: l'Italia dovrà attendere 7-8 mesi la Corte Ue che si pronunci sulla questione. Nel frattempo? Semplice: il Tribunale di Milano sospenderà l'esecutività dei rigetti. E così gli immigrati potranno rimanere in Italia in attesa della Cassazione.



Pestano i militari a sprangate: due clandestini subito liberi
Claudio Cartaldo - Sab, 04/08/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 62096.html

A Ferrara è guerra tra immigrati. Continuano i raid punitivi a colpi di accetta. Colpiti due militari. Aggressori già scarcerati

La guerra tra bande di clandestini a Ferrara non si ferma. E questa volta a frarne le spese sono due carabinieri, selvaggiamente pestati da due nigeriani.

Sono giorni che la ridente cittadina emiliana vive nell’incubo delle spedizioni punitive notturne. I nigeriani sono in guerra tra loro per spartirsi la piazza di spaccio e non si fermano di fronte a nulla.

Il primo sanguinoso episodio della guerra a colpi di accette, machete e spranghe risale a domenica scorsa. Un immigrato è stato inseguito, accerchiato da un gruppo di stranieri rivali e infine massacrato a colpi di accetta. La fotografia del giovane sporco di sangue ha fatto rapidamente il giro dei social. Soprattutto perché l’aggressione è avvenuta in pieno giorni, di fronte ai passanti terrorizzati.

I raid punitivi si sono ripetuti nei giorni successivi. Ancora coltelli, ancora paura. Un altro giovane straniero è stato ferito e trasporto in ospedale. Ed è proprio lui che, nella notte tra giovedì e venerdì, insieme ad un altro immigrato, stava cercando di mettere a segno un altro raid punitivo. Ma è stato arrestato dai carabinieri.

Secondo quanto scrive Estense.com, erano le 3.15 quando i cittadini hanno segnalato all’Arma la presenza di persone di colore armate di spranghe che si aggiravano per la città. Arrivate due pattuglie sul posto, i militari si sono messi alla caccia degli stranieri. Il primo dei due immigrati, S.A, alla vista delle divise si è scagliato contro di loro con la spranga ma è stato arrestato. L’altro, B.H., si è invece nascosto sotto un’auto per poi avventarsi contro i tutori dell’ordine e ferirli prima di essere fermato. In mano aveva anche un cacciavite.

Due dei quattro carabinieri ora dovranno sottoporsi alle cure per 7 giorni. Questa la prognosi disposta dall’ospedale. Ma a provocare ulteriore irritazione è il fatto che i due aggressori, entrambi irregolari, sono già stati rimessi in libertà.

Esatto. Il processo per direttissima, infatti, ha condannato i due che erano accusati di lesioni, minacce, porto abusivo di oggetti atti a offendere e inosservanza del divieto di circolazione nel territorio del Comune ferrarese. Ma sono già liberi. I due immigrati hanno patteggiato la pena (un anno e sei mesi il primo, un anno e quattro mesi il secondo), che così gli è stata sospesa grazie alla condizionale.

E pensare che il 29enne e il 24enne sono irregolari. Dunque clandestini. Sono violenti, eppure girano tranquillamente per la città.

Duro il commento di Matteo Salvini su Facebook: "Ricordate gli accoltellamenti tra nigeriani clandestini a Ferrara nella piazza dello spaccio? Uno si è ripreso e con un amico è uscito per ricambiare il 'favore' ai connazionali. I Carabinieri li hanno intercettati e arrestati, ma sono stati feriti a colpi di spranga. A loro il mio ringraziamento e la mia solidarietà. Processati e condannati per direttissima, i due sono già stati rimessi in libertà. Ma è normale??? Con il Decreto Sicurezza che ho in mente tracceremola richiesta d'asilo a chi commette questi reati!".




Giudici ladri che rubano ai cittadini italiani

L'ultima sentenza di Mattarella: pensione d'invalidità anche agli immigrati senza carta di soggiorno
Sergio Rame - Dom, 01/03/2015

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 00541.html

Spunta l'ultimo atto di Mattarella da giudice costituzionale: lo Stato deve pagare la pensione di invalidità agli immigrati anche se non hanno la carta di soggiorno

"Agli stranieri senza carta di soggiorno, ma legalmente presenti in Italia, non può essere negata la pensione di invalidità, in particolare se questa è grave come la cecità".

Tra i firmatari della sentenza numero 22 depositata il 27 febbraio ci sono Sergio Mattarella e Giuliano Amato. Il relatore era Paolo Grossi. La decisione della Corte costituzionale, che risale al 27 gennaio, è l'ultimo "atto" da giudice della Corte costituzionale del neo presidente della Repubblica. La chiamata al Quirinale è, infatti, arrivata il 13 gennaio, quattro giorni dopo appunto.

Come racconta Libero, prima di lasciare la Consulta, Mattarella ha sentenziato che è discriminante (e, quindi, incostituzionale) escludere da prestazioni assistenziali, come l’indennità di accompagnamento, gli immigrati anche quando questi sono sprovvisto della carta di soggiorno, un particolare permesso di soggiorno a tempo indeterminato che può essere richiesto solo da chi possiede un permesso in corso di validità da almeno cinque anni. La Consulta accogli così il ricorso alla Corte d’appello di Bologna di un cittadino pakistano che nel 2009 si era appellato al tribunale di Reggio Emilia per vedersi riconosciuto il diritto alla pensione ed all’indennità di accompagnamento in quanto "cieco civile con residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi". L’Inps si era opposto perché, sebbene fosse legalmente in Italia, all'immigrato mancava la carta di soggiorno.

Con la sentenza firmata anche da Mattarella, la Consulta stabilisce che anche gli immigrati senza la carta di soggiorno hanno non solo diritto alla pensione ma anche alle indennità accessorie. La vicenda apre ora una voragine. Quanti sono, infatti, gli stranieri senza carta di soggiorno, ma legalmente presenti in Italia, che nei prossimi mesi faranno domanda all'Inps per godere della pensione di invalidità? Non solo. C'è, infatti, un altro problemino: non è necessario che sia stata contratta o diagnosticata in Italia. Quanto costerà questo scherzetto alle casse dell'istituto di previdenza? La sentenza potrebbe incidere pesantemente sui conti già traballanti dell’istituto pubblico.



Il pusher rimesso in libertà: "Si mantiene con lo spaccio"
Il tribunale di Milano scarcera un clandestino «Vendere droga è la sua sola fonte di sostentamento»
Paola Fucilieri - Mer, 29/08/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 69138.html

Milano I giudici del Tribunale del riesame di Milano, concordando con l'avvocato difensore, il 18 luglio hanno fatto cadere le accuse a suo carico sentenziandone la scarcerazione per «assenza di gravi indizi».

Gli stessi indizi che, invece, il 27 giugno, dopo il giudizio per direttissima, avevano portato il gambiano 31enne Buba C. in cella a San Vittore, bollandolo come pusher recidivo e particolarmente operoso di una delle zone al momento più calde dello spaccio milanese quando, per la seconda volta in quattro giorni (la prima era stata il 23 giugno, ndr) era stato sorpreso a vendere ecstasy in via dei Transiti, periferia nord della città, dalla squadra investigava dei commissariati di polizia di «Greco Turro» e «Villa San Giovanni». Anzi, seppur assai discutibili, nelle motivazioni al rilascio il Riesame ha voluto trovare anche alcuni «alibi» alla condizione di fuorilegge del gambiano che, già in precedenza, gli era costata, sempre a Milano, due denunce per il medesimo reato (prima di quella del 23 giugno, infatti, ce n'era stata un'altra esattamente cinque mesi prima, il 23 gennaio) e un analogo arresto datato 19 novembre 2016. È così che l'africano - respinto dalla Svizzera come clandestino e fotosegnalato per la prima volta in Italia due anni fa a Como, con precedenti penali per spaccio, altre due denunce tra quest'anno e il 2017 rispettivamente per falsa attestazione sull'identità personale e per ricettazione - secondo i giudici milanesi che decidono per il rilascio dei detenuti, farebbe lo spacciatore perché, scrivono, non avendo «(...) alcun provento derivante da attività lavorativa, lo spaccio appare l'unico modo per mantenersi».

E non è tutto. I giudici del Tribunale del riesame ammettono che ci sia «un concreto e attuale pericolo di reiterazione di analoghi reati, tenuto conto dei precedenti specifici, l'ultimo dei quali risale a pochi giorni prima dell'arresto» (e qui elencano anche le denunce che avevano già colpito Buba C.). Così concludono: «Posto che il reato è stato commesso a Milano» e che le impronte sono tutte relative «a fatti commessi in questa città, va applicato il divieto di dimora nei territori del Comune di Milano, onde ad allontanare il ricorrente dal contesto territoriale in cui ha operato». Come se davvero fossero così ingenui da poter anche lontanamente sperare che un tipo del genere si possa fare degli scrupoli a tornare in un luogo che gli è stato precluso.

La parte più grave però è sicuramente la seguente. I giudici del Riesame accolgono il ricorso perché, anche se in direttissima si è deciso che Buba C. doveva andare in carcere, il tribunale ordinario a loro parere avrebbe ragionato in maniera errata. «Il dato ponderale» (cioè le 5 pastiglie di ecstasy, ndr) - infatti per questi magistrati - è molto contenuto». Scordando come anche una sola pastiglia di questa sostanza psicoattiva possa significare morte sicura.

Infine concludono le loro motivazioni al rilascio del gambiano cantandosela e suonandosela. «I limiti di pena previsti dall'articolo 73, comma 5 della legge 309 del 1990 (che parla proprio di reati di lieve entità, ndr) non consentono la custodia cautelare in carcere» scrivono i giudici. Che tradotto significa: «poiché per noi del Riesame si tratta proprio di un reato da nulla, il gambiano, come dice la legge a proposto dei crimini irrilevanti, in carcere non ci può stare». Ora un dato: solo le squadre investigative dei commissariati «Greco Turro» e «Villa San Giovanni» e nel solo nel mese di giugno in via dei Transiti hanno arrestato un gruppo di 10 gambiani, un sudanese e un giovane del Mali. Tutti pusher tra i 20 e i 25 anni. E, guarda un po', tutti richiedenti asilo.


Migranti: Asgi, se senza alloggio Questura non rifiuti asilo
Friuli V. G.
'Sentenza Tribunale Trieste su ricorso di cittadino pakistano'
2018/06/26

http://www.ansa.it/friuliveneziagiulia/ ... 011b5.html

(ANSA) - PORDENONE, 26 GIU - "La Questura non può rifiutare la richiesta di asilo del cittadino straniero che non dimostra di disporre di un alloggio sul territorio: è quanto affermato dal Tribunale di Trieste che ha accolto un ricorso d'urgenza presentato da un cittadino pakistano, cui la Questura di Pordenone aveva più volte rifiutato di registrare la domanda di protezione internazionale". Lo riferisce una nota dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi). "Da mesi - spiega Asgi - la Questura si dichiarava non competente a ricevere le domande di asilo di coloro che non potevano provare di avere un alloggio nel territorio di Pordenone. Accogliendo il ricorso presentato dal cittadino pakistano, il Tribunale ha ritenuto questa prassi illegittima, perché priva di fondamento normativo e passibile di integrare una omissione di atti doverosi dell'ufficio, dovendosi necessariamente intendere il requisito della dimora richiesto dalla normativa come mera presenza fisica dello straniero nel territorio di un comune".


Ghanese uccide paziente in ospedale: tre giorni prima fu arrestato e liberato
Mary Liguori
4 luglio 2018

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 35813.html

Sabato sera ha sfasciato un bar e pretendeva cento euro dal proprietario. Per non pagare una birra. I carabinieri lo hanno arrestato, ma il gip lo ha mandato libero quella sera stessa e ha deciso nei suoi confronti il solo obbligo di firma. Ma Charles Opoku Kwasi, nato nel Ghana 31 anni fa, non ha una fissa dimora e vive senza permesso in Italia da almeno quattro anni. Sul finire del 2013 gli è stata respinta la richiesta dello status di rifugiato presentata per motivi umanitari. Avrebbe dovuto essere rimpatriato, ma l'espulsione è rimasta sulla carta. Lettera morta.

Da quel momento, gli spostamenti di Charles sono tracciabili attraverso una serie di arresti. Fermato ad Andria, in Puglia, per furto. Era il 2015. Bloccato sul Litorale Domitio per rissa, l'anno dopo. Arrestato, ancora, a Pescopagano frazione di Castel Voltuno, sabato scorso. E rimesso in libertà. Due sere fa ha perso di nuovo il controllo. Se ne andava in giro per la Domitiana a danneggiare auto in sosta. Lo hanno beccato gli agenti di polizia del reparto prevenzione crimini di Napoli che da mesi lavorano in supporto delle forze dell'ordine del posto per gestire quella polveriera ingestibile che è Castel Volturno. I poliziotti hanno dovuto chiamare un'ambulanza.

Charles era fuori di sé. Urlava, si dimenava, era visibilmente sotto l'effetto di droghe. Forse scarti di crack che molti disperati vanno a fumare negli anfratti delle centinaia di case abbandonate e le rovine di hotel che ricordano di un boom turistico che, di questo passo, alla foce del Volturno non tornerà mai più.

IL RICOVERO

Charles era strafatto quando in ambulanza è arrivato in ospedale, a Sessa Aurunca. E dal Pronto soccorso l'hanno trasferito nel reparto di psichiatria. Erano le tre del mattino quando si è tranquillizzato, o così devono aver pensato gli agenti che, di fatto, sono andati via lasciandolo alle cure dei quattro infermieri di turno. Tre donne e un uomo. Mancava un quarto alle sette del mattino quando, come in preda a un incubo letale, Charles si è alzato dal letto e ha iniziato a dare di matto. In quel momento la sua strada, già segnata nonostante la giovane età, si è incrociata con quella di Luca Toscano. Settantasette anni, pensionato, qualche problema di natura senile che ha richiesto un ricovero per accertamenti. Ironia della sorte, Toscano ha lavorato per anni come infermiere al civile di Teano. Cosa sia scattato nella testa di Charles resterà per sempre un mistero.

Gli infermieri lo hanno visto avventarsi improvvisamente sul pensionato. Sferrargli sulla faccia una raffica interminabile di pugni. Hanno cercato di intervenire. Ma è stato inutile. Charles ha concluso l'opera in un piccolo corridoio adiacente il reparto. Lì si è barricato con il corpo ormai senza vita di Luca, mentre i dieci pazienti presenti in reparto e gli infermieri si chiudevano terrorizzati in una delle stanze. Poi sono arrivati i carabinieri. Ancora urla e minacce.



Il gambiano nudo, rilasciato subito, ha tentato di stuprare una ragazza (e non è la prima volta)
11 lug 2018

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 178426.htm

Il 26 giugno era stato arrestato in flagranza di reato dai carabinieri mentre girava completamente nudo in pieno giorno per le strade di Grottaferrata. L'immagine di quell'uomo era diventata virale, finendo sui social e su tutti i siti d'informazione. Tre giorni dopo nel centro di Roma la stessa persona ha tentato di violentare una donna che faceva jogging in via delle Camene a Caracalla.

Questa volta per Mama Djang Diallo, cittadino del Gambia di 28 anni, le porte del carcere dovrebbero rimanere chiuse più a lungo: l’uomo alle 8 di mattina del 29 giugno ha afferrato una donna romana di 38 anni mentre si allenava e ha tentato di strapparle i vestiti. Le urla della vittima hanno fatto accorrere un altro runner, un ufficiale dell’esercito, che ha cercato di allontanare il 28enne. L’aggressore anzichè scappare ha afferrato un bastone affrontando il militare. Il trambusto ha attirato le altre persone che ogni mattina si allenano nella zona e solo a quel punto è scappato.

La ragazza ha presentato una denuncia al commissariato Viminale, gli investigatori della giudiziaria hanno confrontato alcune recenti segnalazioni e hanno sottoposto diverse foto segnaletiche sia alla runner che al militare. I due hanno riconosciuto senza ombra di dubbio il 28enne, che sabato scorso è stato rintracciato alla stazione Termini e arrestato. Non era la prima volta che Mama Djang Diallo finiva nei guai per violenza sulle donne. Poche settimane prima era stato allontanato dal Comune di Sondrio per molestie sessuali.



Bologna, badante deruba due anziani. Ma il pm: "Fatto tenue, da archiviare"
NICOLETTA TEMPERA
Bologna, 13 settembre 2018

https://www.ilrestodelcarlino.it/bologn ... -1.4170869

Ha rubato a una coppia di pensionati, in più riprese, i ricordi di una vita. Ricordi preziosi: un bottino da circa 60mila euro di gioielli. Per la Procura, però, che ha chiesto l’archiviazione, il fatto è di tenue entità. "Nella richiesta di archiviazione mancava soltanto che il pm ci chiedesse di mandare alla ladra un mazzo di fiori e tante scuse", racconta sconsolato Renato Tosi, 80 anni, derubato, assieme alla moglie Valentina, dalla badante, una quarantenne bolognese, tra l’altro rea confessa. I fatti risalgono al periodo compreso tra settembre e dicembre dello scorso anno.

Racconta Tosi: "La ragazza lavorava da noi da tempo, mia moglie si fidava ed era anche affezionata. Non ci siamo accorti subito dei furti. Ma il giorno di Natale dovevamo andare a pranzo e mia moglie è andata a prendere, dove li custodivamo, i gioielli. E ha trovato tutti gli astucci vuoti. Solo la badante sapeva dove tenevamo l’oro. E allora abbiamo capito". La donna era in ferie. «Quando è tornata – continua Tosi –, a casa con noi ha trovato ad aspettarla anche l’avvocato Galeazzo Bignami, che ci ha assistito in questa vicenda. Lei prima ha negato. Poi, messa alle strette, ha confessato tutto, sia a noi che ai carabinieri, indicandoci anche due dei compro oro a cui aveva rivenduto i gioielli".

La denuncia è stata sporta ai militari della stazione Navile, che hanno avviato le indagini e ricostruito come solo una parte dei gioielli venduti, regali di una vita, eredità e anche monete e medaglie d’oro, abbiano fruttato alla donna ben 22mila euro. "Ovviamente la cifra è solo relativa all’oro e il valore è di molto inferiore a quello effettivo. Tre gioielli erano realizzati a mano dagli orafi Monterumici e stimati, solo loro, 24mila euro". Soltanto un paio di orecchini si sono salvati: "Li abbiamo dovuti ricomprare, prima che li fondessero".

Una questione dolorosa per la coppia di coniugi che adesso si sente presa in giro anche dalla giustizia. "La richiesta di archiviazione ci ha lasciato allibiti. Si parla persino di esiguità del danno. Per noi, 60mila euro di gioielli, non sono un furto esiguo". La donna, tra l’altro, continua a lavorare come badante presso altre famiglie, "con il rischio che il reato possa essere reiterato", come spiega il deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami, che ha seguito la vicenda non da legale, ma da amico di famiglia: "Faremo opposizione all’archiviazione. Pur rispettando la Procura, sono molto perplesso. Con l’introduzione della particolare tenuità del fatto – spiega Bignami – il governo Renzi ha di fatto introdotto un’amnistia permanente per tutta una serie di reati che di tenue hanno ben poco. Lasciando, inoltre, nella completa discrezionalità dei giudici, seppur nei pochissimi limiti previsti, quando un autore di un reato possa farla franca o meno. Il limite dei cinque anni di reclusione è tutto fuorché tale perché estende questa ‘amnistia’ a reati la cui gravità è indiscutibile. E’ di tutta evidenza che questo provvedimenti lascia del tutto privi di giustizia i tanti cittadini che questi reati li subiscono".


Reggio Emilia, ladro seriale ma ha l’epatite. Il giudice: "Non può essere espulso"
DANIELE PETRONE
Reggio Emilia, 16 settembre 2018

https://www.ilrestodelcarlino.it/reggio ... -1.4183392

«Non può essere espulso perché deve curarsi. Il diritto alla salute viene prima di tutto». Una sentenza che farà discutere, in un senso e nell’altro, quella del giudice di pace di Reggio, Silvia Tanzi. E che potrebbe essere un precedente storico e anche politico.

Una decisione che straccia il decreto di espulsione firmato da questura e prefettura nei confronti di un georgiano di 35 anni, clandestino, che si è reso colpevole di alcuni crimini; ma avendo seri problemi di salute potrà essere rimpatriato solo quando sarà guarito.

L’uomo ha diversi precedenti. Il 28 febbraio scorso era stato identificato all’interno di un negozio dove aveva rubato un tablet. Un mese prima aveva invece portato via una bicicletta in zona stazione. Così, dopo aver collezionato numerose denunce, arriva il provvedemento di espulsione. Il suo avvocato Ernesto D’Andrea però decide di impugnarlo. E di fare ricorso davanti al giudice di pace. Perché il 35enne – essendo un ex tossicodipendente – ha contratto l’epatite C, patologia per cui si trova attualmente in cura presso l’Ausl di Reggio.

Chiede dunque l’annullamento, appellandosi a una sentenza della Corte Costituzionale (la numero 252 del 2001) che sancisce il diritto alla salute come «diritto strettamente inerente alla persona umana che compete a tutti, anche agli stranieri qualunque sia la loro posizione rispetto alle norme che regolano l’ingresso e il soggiorno nello Stato». Oltre all’articolo 32 della Costituzione Italiana che vede la tutela salute come diritto fondamentale. L’avvocato D’Andrea inoltre chiama a testimoniare un medico dell’Ausl che sta curando il trattamento del paziente georgiano che in aula conferma come «l’interruzione delle terapie comporterebbe aggravamenti e complicazione. E non vi è la prova che nel paese d’origine potrebbe ricevere adeguati supporti».

Inizia però il braccio di ferro processuale. Prefettura e questura si oppongono, presentando ricorso affinché non venga accettata la richiesta di annullamento del decreto di espulsione. «Le sue condizioni – si legge nell’atto – non gli impediscono di commettere reati. Inoltre, la patologia di cui è sofferente non è considerata ostativa a un rimpatrio presso il paese d’origine in quanto la Georgia è un paese avanzato dal punto di vista medico».

L’uomo però – nonostante abbia moglie e figli in Georgia – non ci vuole tornare. Il parere del medico dell’Ausl ha precisato, controbattendo al ricorso prefettizio, che «quel tipo di cure sì esistono, ma non sono facilmente accessibili nella nazione caucasica», portando il legale ad affermare la tesi che l’uomo rischia la salute.

E il giudice ha così dato ragione al georgiano, accogliendo il suo ricorso e annullando l’espulsione a suo carico: «Ha il diritto riconosciutogli dalla Costituzione Italiana di potersi curare prima di fare rientro in patria».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:49 pm

Giudice lo condanna a risarcire lo stupratore della figlia
Claudio Cartaldo - Mer, 16/09/2015

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 71498.html

La ragazza si è suicidata poco dopo lo stupro. Il padre costretto a trovare 21mila euro entro pochi giorni per evitare il pignoramento

Costretto a risarcire la famiglia dello stupratore di sua figlia. Morta suicida a pochi anni dalle violenze sessuali.

È la storia, assurda, della giustizia italiana. Davide Zacchelli, che vive a Faenza, deve trovare 21mila euro entro il 21 settembre da dare alla madre di Enzo Foschini, il docente che nel 2007 molestò sua figlia di 15 anni.

Il violentatore è già stato condannato a tre anni di carcere in Cassazione e sta scontando la pena. Ma rischia di uscire più facoltoso di quando ha varcato la soglia della prigione. Il processo civile per il risarcimento del danno, infatti, invece di colpire chi la violenza l'ha perpetrata, ha visto accanirsi il giudice contro il padre della giovane suicida. Ben 40mila euro di spese processuali e morali. Perché?

Tutto parte da una indagine della Guardia di Finanza. Secondo i militari del fisco, infatti, Enzo Foschini, per evitare di pagare la provvisionale per la condanna per molestie, si sarebbe fatto furbo, spostando gran parte del denaro in suo possesso sul conto di suo padre. Evitandone così il sequestro. Secondo un primo giudice, Foschini era colpevole e venne così disposto il sequestro del conto del padre. Poi, però, come spesso accade, un secondo magistrato si decise a far fare una perizia contabile che ribaltò la sentenza in sede civile: non c'era evidenza che il denaro nel conto del padre di Foschini fosse effettivamente quello trasferito dal figlio violentatore.

Così, oltre al danno, è arrivata anche la beffa. Oltre ad aver vissuto la violenze sulla figlia e il suo successivo suicidio, Davide Zacchelli si è visto recapitare a casa un risarcimento danni richiesto dalla famiglia dello stupratore. Ovviamente il giudice lo ha prontamente condannato: 40 mila euro con sentenza immediatamente esecutiva. Davide Zacchelli sta già pagando la salata somma ogni mese, con un quinto del suo stipendio. Ma la madre di Foschini, attraverso il legale, ha chiesto che 21mila euro siano pagati subito. Entro 10 giorni, oppure scatterà il pignoramento dei beni.

Così ieri è Zacchelli si è rivolto ai social, chiedendo a tutti una mano per trovare la somma da dare al violentaore di sua figlia. In due giorni i suoi contatti su Facebook si sono moltiplicati. E in molti si sono offerti di dare una mano. Per riparare a quella sentenza del giudice che tutto sembra, tranne che "giusta".


Migrante spaccia, subito libero. E il giudice ordina: "La polizia gli ridia i soldi"
Claudio Cartaldo - Mar, 06/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 97986.html

Il nigeriano arrestato dopo mesi di indagine. Ma torna subito in libertà. Ira della Municipale e della Lega: "Siamo allibiti"

Ci sono voluti mesi di indagini, mica solo qualche giorno. Però alla fine la polizia municipale di Treviso era riuscita a catturare un richiedente asilo dedito allo spaccio di droga.

Un crimine "infame", come lo ha più volte definito il ministro Salvini. Peccato che lo sforzo degli agenti non sia bastato ad assicurare al pusher la permenenza dietro le sbarre. Anzi.

I fatti risalgono a tre giorni fa, quando i quotidiani locali hanno diffuso la notizia dell'arresto da parte della polizia locale di un 21enne nigeriano richiedente asilo e ospite da due anni nella Caserma Serena di Dosson. La Municipale gli aveva messo gli occhi addosso già a luglio ma solo pochi giorni fa è riuscita a portare a termine l'operazione. Lo hanno visto nel centro storico in bicicletta, lo hanno bloccato e perquisito. Nelle tasche aveva qualcosa come 250 grammi di marijuana e una sorta di libro contabile dove - secondo i vigili - avrebbe tenuto i nominativi di altri stranieri cui forniva le dosi da spacciare. Il resto della droga, però, è stata trovata nella sua stanza alla Caserma Serena dove il migrante viveva ospite a spese dei contribuenti. Qui la polizia e la cinofila hanno scoperto altri 230 grammi di droga: in totale fa quasi mezzo chilo di droga. In camera poi è stato rinvenuta anche una carta prepagata, alcuni cellulari e diverse banconote (250 euro).

Tutto bene quel che finisce bene, direte. O forse no. Perché lo spacciatore nigeriano è stato processato per direttissima e condannato dal giudice a due anni di carcere per detenzione di stupefacenti ai fini dello spaccio. Grazie ai benefici di legge, però, è subito stato rimesso in libertà con tanti saluti agli sforzi della Municipale. Non solo. Perché come se non bastasse, la toga ha anche ordinato alla polizia Locale di ridare all'immigrato i soldi, la carta prepagata e i vari cellulari trovati durante la perquisizione.

Il sindaco si è infuriato: "Chiedo rispetto nei confronti delle forze dell'ordine e dei cittadini che ci chiedono sicurezza - ha detto Mario Conte (Lega) - Presenterò al Ministro dell’Interno Matteo Salvini una relazione dettagliata perché non è possibile buttare all’aria mesi di indagini per la mancanza di certezza della pena. Se viene fermato uno spacciatore con 500 grammi di droga, 250 euro in tasca e cellulari e di fatto risulta nullatenente non è possibile che venga dissequestrato il denaro". E pensare che per la Municipale si tratta di un grossista dello spaccio e non di un piccolo spacciatore. "Siamo allibiti - dichiara il Comandante Maurizio Tondato, come riporta TrevisoToday - Dopo mesi di pedinamenti, intercettazioni, ricerche sul campo e tante energie profuse, vediamo un importante grossista della droga del trevigiano che probabilmente non viene punito a dovere, dovendo noi come Polizia Locale restituirgli quanto sequestrato in precedenza perché non è certo fosse provente della sua attività di spaccio, nonostante il ragazzo avesse dichiarato di essere nullatenente".



Il giudice ridà i soldi al migrante spacciatore. Ma col dl Salvini verrà espulso
Claudio Cartaldo - Gio, 08/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 99092.html

Il 21enne preso con la droga. Il giudice ordina alla polizia di riconsegnargli i soldi. Ma grazie al dl Salvini è già nel Cpr per l'espulsione (e la richiesta d'asilo è stata rigettata)

Dove la giustizia non arriva, almeno le nuove leggi potranno fare qualcosa. In questo caso un "decreto legge", per la precisione.

Ovvero quello voluto da Matteo Salvini, licenziato dal consiglio dei ministri e approvato ieri dal Senato. Il richiedente asilo spacciatore catturato a Treviso la scorsa settimana e subito liberato, grazie alle nuove norme sull'immigrazione verrà espulso dal Belpaese.

La notizia farà piacere agli agenti della polizia Municipale di Treviso che, dopo settimane di indagini e pedinamenti, avevano messo le manette a questo nigeriano 21enne trovandogli addosso e in camera qualcosa come mezzo chilo di droga. Mica due dosi. Per i vigili si trattava di un "grossista" dello spaccio visto che addosso gli è stata trovata anche un'agenda su cui erano segnati nomi (forse di altri spacciatori). Insomma: una persona del genere molti avrebbero voluto vederla dietro le sbarre, ma così non è stato.

Il giovane richiedente asillo (che aveva la sua base di spaccio nel centro di accoglienza dove gli pagavamo vitto e alloggio) è stato sì condannato a due anni di carcere per detenzione di stupefacenti ai fini dello spaccio, ma grazie ai benefici di legge è subito stato rimesso in libertà con tanti saluti agli sforzi della Municipale. Non solo. Perché il giudice ha pure ordinato agli agenti di riconsegnare al malvivente il telefono, la carta prepagata e i soldi requisiti durante la perquisizione perché - ha spiegato il sindaco trevigiano - "non era certo fosse provente della sua attività di spaccio".

Se giustizia non è stata fatta, però, qualcosa potrà succedere grazie al dl Salvini. Lo spacciatore nigeriano infatti è stato portato nel Cpr di Brindisi e verrà espulso. Secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, visto che il giovane è stato sorpreso in flagranza di reato il suo caso è finito subito sul tavolo della Commissione territoriale che ha respinto la domanda di protezione internazionale. "Siamo passati dalle parole ai fatti", esulta il ministro dell'Interno Matteo Salvini.




"Non mi fido dello Stato che libera il somalo che voleva uccidermi"
Giovanni Neve - Mer, 19/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18785.html

Il somalo spinge una donna contro le auto in corsa. Il pm lo libera subito. E lei accusa: "Potrebbe rifarlo, le istituzioni mi ascoltino"

Venerdì scorso, a Firenze, un immigrato somalo ha spinto una donna sotto a un'auto in corsa.

Apparentemente non ci sarebbe alcun motivo che ha spinto lo straniero a fare quel folle gesto. E proprio per questo c'è il rischio che il balordo possa farlo nuovamente. Eppure, come racconta il Corriere Fiorentino, un magistrato lo ha già rimesso in libertà. "Per favore, arrestate quell'uomo che ha tentato di uccidermi", commenta Rita che è ancora ricoverata in chirurgia intensiva. "Potrebbe rifarlo...".

"Sono choccata, sono sconvolta, non ci posso credere. È come se mi avesse aggredito una seconda volta". Rita ora è sconvolta. Ha ancora l'orrore davanti agli occhi per quello che è successo. Ma anche paura che questo possa succedere di nuovo. "Forse hanno sottovalutato la questione, ma io ho subito un tentato omicidio, questo è quanto accaduto - racconta al Corriere Fiorentino - ci sono le telecamere, ci sono i testimoni". Ora per colpa della decisione di quel magistrato, che ha rimesso in libertà l'uomo che ha cercato di ammazzarla gettandola sotto le automobili che sfrecciavano per strada, ha completamente perso la fiducia nello Stato. Non fa fatica a dirlo: "Che Stato è quello che lascia in libertà un potenziale omicida?".

Il folle che venerdì scorso, intorno alle 13:40, l'ha spinta contro le auto mentre Rita si trovava ferma sul marciapiede, all'altezza del piazzale di Porta al Prato, è un somalo di 31 anni. Un immigrato senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora. Tempo fa, come ricostruisce la Verità, gli era stato rilasciato un permesso per asilo politico, ma quando è scaduto non gli è stato più rinnovato. Qui in Italia, insomma, si trovava da clandestino. Mentre una macchina sbalzava via la povera Rita, alcuni passanti hanno immobilizzato lo straniero fino a quando non è arrivata la volante della polizia. Ma dopo l'arresto il magistrato lo ha subito rimesso in libertà. "È illegittimo l'arresto in flagranza operato dalla polizia giudiziaria sulla base delle informazioni fornite dalla vittima o da terzi nell'immediatezza del fatto - si legge nel decreto firmato dal pm Antonino Nastasi - in tale ipotesi, non sussiste la condizione di quasi flagranza la quale presuppone l'immediata e autonoma percezione, da parte di chi proceda all'arresto, delle tracce del reato e del loro collegamento inequivocabile con l'indiziato".


Treviso, tenta di sparare alla finanziera. Il pm: «Non è tentato omicidio»
3 maggio 2019

https://corrieredelveneto.corriere.it/t ... 3998.shtml

TREVISO Dopo aver disarmato la militare della guardia di finanza, ha continuato a provare a fare fuoco contro di lei e contro il collega, salvati solo dalla sicura che bloccava l’arma. Ma per la procura, Blessing Rapuruchoukwu Okofor non voleva uccidere e per questo non dovrà rispondere di tentato omicidio. Alla 31enne nigeriana, arrestata all’aeroporto Canova di Treviso con un carico di 74 ovuli di cocaina (quasi un chilogrammo) nello stomaco e che martedì mattina, all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso ha aggredito due finanzieri e tre agenti di polizia, il magistrato di turno Barbara Sabattini, ha contestato i reati di tentata evasione aggravata e resistenza perché, al momento, non ci sarebbero elementi per sostenere l’intento omicida. La nigeriana, che da martedì è nel carcere della Giudecca a Venezia, assistita dagli avvocati Cristiana Polesel e Francesco Pagotto, è comparsa davanti al gip Piera De Stefani per l’udienza di convalida dei due arresti.

Il volo dal Belgio

Lunedì sera, infatti, Okofor è stata fermata dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Treviso e dai militari della guardia di Finanza appena atterrata con un volo da Charleroi, in Belgio. Segnalata alla partenza come «sospetto corriere della droga», dallo scalo trevigiano è finita direttamente in ospedale dove una radiografia ha confermato i sospetti. Su questo ha fatto alcune dichiarazioni al gip, affermando di non conoscere né chi le aveva consegnato la cocaina alla partenza né chi l’avrebbe dovuta accogliere all’arrivo a Treviso per la consegna. Ricoverata e sottoposta a una terapia per espellere gli ovuli, il mattino seguente improvvisamente, la violenta reazione. La donna ha chiesto di andare in bagno e la militare che la stava piantonando, maresciallo in servizio alla compagnia di Treviso, l’ha seguita. Improvvisamente l’africana l’ha aggredita, strappandole la fondina, impugnando l’arma e sparando. Continuando a farlo anche quando il collega è corso ad aiutarla mentre nel reparto scattava un fuggi fuggi generale. Non è riuscita a fare fuoco solo perché la Beretta di servizio, aveva la sicura e non aveva il colpo in canna. Per disarmarla è stato necessario l’intervento di tre agenti di una squadra volanti. Sull’aggressione, la 31enne si è avvalsa della facoltà di non rispondere e dopo la convalida, il gip ha disposto la misura cautelare in carcere respingendo l’istanza di arresti domiciliari a casa di un’amica a Palermo. Su quanto accaduto nella stanza di sicurezza, le indagini sono ancora in corso e il maresciallo rischia un procedimento disciplinare. Ipotesi prontamente smentita però dal comando provinciale della finanza che riferisce di «procedure seguite correttamente».



Caso “Diciotti”, assolti i due migranti fermati all’arrivo a Trapani
24 Maggio 2019

https://www.trapanisi.it/caso-diciotti- ... -a-trapani

Assolti dal gup del Tribunale di Trapani Piero Grillo i due migranti – il 32enne senegalese Bichara Ibrahim Tuani e il 27enne ganese Ibrahim Amid – che, lo scorso luglio, furono fermati dalla Polizia a Trapani perché ritenuti autori della rivolta a bordo del rimorchiatore “Vos Thalassa” che li aveva tratti in salvo assieme ad altre 65 persone nel Canale di Sicilia mentre navigavano su una imbarcazione in precarie condizioni.

Il comandante del rimorchiatore, in un primo momento, aveva fatto rotta verso Lampedusa ma poi, richiamato dalle autorità libiche, invertì la navigazione verso il Paese africano provocando in tal modo la reazione dei migranti,

L’equipaggio diresse allora verso le coste siciliane e chiese l’intervento di un’unità della Marina militare italiana, la “Diciotti”, che prese i migranti a bordo e fece rotta verso il porto di Trapani.

La nave della Marina militare dovette attendere alcune ore prima di entrare in porto e altre ore prima che da Roma giungesse l’autorizzazione a far sbarcare le persone salvate. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, infatti, mentre la “Diciotti” era ancora in navigazione verso Trapani, aveva chiesto che gli autori della rivolta a bordo della “Vos Thalassa” scendessero a terra in manette. Un “braccio di ferro” che si concluse la notte del 12 luglio con lo sbarco dei migranti – grazie anche all’intervento del Quirinale – compresi i due sospettati della rivolta che furono scortati da agenti della Squadra Mobile. I due vennero posti in stato di fermo da parte della Procura di Trapani 24 ore più tardi dopo essere stati indicati agli investigatori dall’equipaggio della “Vos Thalassa” come gli organizzatori della sommossa e gli autori delle minacce.

Adesso, però, la decisione del giudice che ha assolto Tuani e Amid per non avere commesso i fatti loro contestati, cioè la resistenza a pubblico ufficiale, le violenze e le minacce e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il pm aveva chiesto per i due la condanna a due anni e due mesi. Agli atti del procedimento è stata acquisita la relazione chiesta dal giudice all’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) sulle condizioni politiche nei luoghi di provenienza dei due imputati e sulla situazione in Libia, ritenuta porto non sicuro.

Una sorta di giustificazione per quanto avvenuto a bordo della Vos Thalassa: i migranti avevano paura di finire uccisi se fossero stati consegnati ai militari libici. I due migranti assolti hanno chiesto già dinanzi al giudice di essere riconosciuti come rifugiati.


Alberto Pento
Spero che le altre parti facciano ricorso. Bisognerebbe che lo Stato o il Ministero degli Interni si costituisse parte civile in tutti questi processi e che si costituissero parte civile anche nuove associazioni (da formarsi) a tutela dei diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei.
Magistrati come questi andrebbero rimossi.



Ravenna, senegalese pesta clienti di un bar ma torna subito libero
Federico Garau - Sab, 06/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... ZDRk39TZuE

Lo straniero, un pregiudicato clandestino, ha aggredito uno degli avventori colpendolo al volto con un posacenere di vetro e rivolgendo poi l'arma improvvisata anche contro un terzo individuo, intervenuto per soccorrere la vittima. Dopo il giudizio direttissimo il Gup convalida il fermo, ma concede la sospensione condizionale della pena, rimettendolo in libertà

Violenta aggressione ai danni di due clienti di un bar di Ravenna, colpiti da un 25enne di nazionalità senegalese con un posacenere di vetro.

Lo straniero, come riportato dalla stampa locale un pregiudicato clandestino senza fissa dimora, si è presentato nel locale di via Alberoni intorno alle 11:30 del mattino, ed in breve sarebbe nato l'alterco con un altro degli avventori.

Come riferito da alcuni testimoni, il senegalese, in preda alla furia, avrebbe impugnato il posacenere per colpire il rivale al volto. Per evitare che la situazione potesse ulteriormente degenerare, un secondo uomo sarebbe intervenuto in soccorso della vittima, ma la sua intromissione non avrebbe fatto altro che far innervosire ancora di più l'aggressore.

Con lo stesso posacenere stretto in mano, infatti, quest'ultimo ha infierito anche sul soccorritore, che ha riportato serie lesioni al capo. Dopo essersi reso conto della gravità delle sue azioni, l'africano è corso fuori dal bar, per tentare una fuga in direzione di viale Pallavicini.

Grazie alle segnalazioni degli altri avventori, sul posto si sono presentati gli uomini della polizia di Stato, che si sono messi subito all'opera per ricercare il responsabile. Rintracciato nella vicina via Carducci, il 25enne è stato tratto in arresto e trasportato negli uffici della questura di Ravenna per le consuete operazioni di identificazione.

Lunga la lista di precedenti alle spalle del senegalese, già fermato per furto, maltrattamenti in famiglia, resistenza a pubblico ufficiale ed interruzione di pubblico servizio. L'uomo, irregolare sul territorio nazionale ed in possesso di numerose identità false utilizzate per tentare di eludere i controlli da parte delle forze dell'ordine, è stato trattenuto in una cella di sicurezza in attesa del giudizio direttissimo. Per lui l'accusa di lesioni personali aggravate ed una denuncia per violazione delle normative sull'immigrazione.

Il capo d'imputazione parrebbe corroborato dalle immagini delle videocamere di sorveglianza presenti all'interno dell'esercizio commerciale, da cui l'aggressione risulta evidente. I due feriti, assistiti da un'ambulanza del 118, hanno riportato serie lesioni alla testa ed al volto. Secondo alcune fonti, si tratterebbe di due cittadini di nazionalità nigeriana.

Dopo l'udienza di convalida, il Gup del tribunale di Ravenna ha convalidato il fermo, condannando l'africano a 6 mesi e 14 giorni. Una pena, tuttavia, sospesa con la condizionale, cosa che ha permesso al 25enne di tornare a piede libero.



79enne uccisa per rapina, Pm chiede condanna ridicola per 2 stranieri
martedì, 2, aprile, 2019

http://www.imolaoggi.it/2019/04/02/79en ... 4INqV6rbeQ

Modena – Accusati di aver ucciso una 79enne nella sua casa per rapinarla di pochi euro e una collana d’oro, per loro, due ventenni di origine straniera, il pubblico ministero della procura di Modena, Claudia Ferretti, ha chiesto, al netto del rito abbreviato e delle attenuanti generiche ritenute prevalenti, una condanna rispettivamente a dodici e otto anni.

“Sarà difficile spiegare al mio assistito una richiesta di questo genere a fronte di un fatto così grave, richiesta che proviene dall’accusa, cioè dallo Stato”, commenta l’avvocato Valter Biscotti, che rappresenta il figlio della vittima, Simone Benati. “Stiamo parlando di un omicidio, non di una rapina. È una vergogna e io stesso in questo momento mi vergogno di essere italiano”, è stato il commento di Benati. ansa



La nigeriana non paga l'affitto e giudici le danno pure ragione
Pina Francone - Mar, 09/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... J0ukcUEvgU

Il caso in provincia di Milano, dove un'africana ha firmato un contratto di locazione esibendo finte buste paga da 1.500 euro. E le toghe non hanno riscontrato reato

Esibire tre buste paga da 1.500 euro l'una per convincere il locatore di essere un potenziale e affidabile affittuario, avere le chiavi di casa, entrarci dentro e poi non pagare neanche un centesimo di canone mensile di affitto.

È la meticolosa truffa architettata e messa in atto da una nigeriana ai danni di un proprietario di casa, cornuto e mazziato.

Quei cedolini erano farlocchi e una volta denunciato il tutto all'autorità giudiziaria, l'uomo si è visto beffare. Già, i giudici, infatti, non hanno riscontrato alcun reato nella condotta della donna. E, anzi, la Procura ha già chiesto l'archiviazione del caso.

Una storia assurda riportata da La Verità, che racconta come il signore italiano sia nei guai – e senza affitto – da ben quattro anni. Del tutto inutile, in soldoni, la sua denuncia dell'aprile 2017: già, perché le toghe, come detto, ritengono che il fatto non sussiste.

Insomma, non si tratterebbe di truffa. Nonostante la quarantenne africana (con un regolare permesso di soggiorno in Italia), per strappare l'affitto, abbia esibito al locatore un contratto a tempo indeterminato con tanto di timbro Inail e intestazione del datore di lavoro. Datore di lavoro che all'oscuro di tutto e che ha spiegato a chi di dovere di non avere mai avuto a che fare con quella signora.

Tutto finto, per la disperazione del proprietario di casa italiano, raggirato in toto dalla furfante e abbandonato, poi, anche dallo Stato. Che nel mentre continua a dargli torto, perché secondo i magistrati non c'è reato (!) e dunque non partono le indagini. È la (in)giustizia italiana, bellezza. E a farne le spese, ancora una volta, è un cittadino italiano.



"No all'espulsione di un immigrato con l'Hiv": ecco la decisione della Cassazione
Aurora Vigne - Lun, 15/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... qUNdzOHjgo

La Cassazione dice no all'espulsione di un immigrato affetto dalla sindrome dell'Hiv in quanto si metterebbe a rischio ulteriormente la sua salute

No all'espulsione di un immigrato, se affetto dalla sindrome dell'Hiv.

È questo quanto stabilito dalla prima sezione penale della Cassazione, che ha così annullato con rinvio una decisione del tribunale di sorveglianza di Ancona, con la quale era stata respinta l'opposizione di un tunisino al decreto che ne aveva disposto l'espulsione. Nell'ottica della Cassazione, quindi, ci sono le possibili conseguenze circa l'aggravarsi delle condizioni di salute dell'immigrato per il venir meno di "irrinunciabili cure".

Secondo i giudici marchigiani, la malattia dello straniero appariva dal 2015 "sotto controllo" attraverso "terapie di semplice mantenimento" che avevano portato a prevenire "possibili complicanze": per questo, era la tesi del tribunale di sorveglianza, "non si trattava di continuare ad assicurare in Italia un tipo di cure che, avendo diretta correlazione sul piano dell'efficacia con gli interventi sanitari indifferibili e urgenti, potevano precludere l'esecuzione dell'espulsione del cittadino straniero".

La Cassazione ha quindi accolto il ricorso dell'immigrato: "In tema di espulsione dello straniero quale misura alternativa alla detenzione le cause ostative alla stessa debbono essere interpretate alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n.252/2001, secondo cui il provvedimento di espulsione in questione non può comunque essere eseguito quando emerga, all'esito di un doveroso accertamento svolto in concreto, un danno irreparabile per la salute".

Del tema Hiv- immigrazione aveva parlato anche qualche mese fa IlGiornale.it. Secondo l’immunologo Fernando Aiuti, che riporta dei dati ufficiali, in un caso su tre l’infezione riguarda un cittadino straniero, e per questo si rende pertanto necessario sottoporre al test gli extracomunitari presenti in Italia, specialmente i clandestini.




Un altro richiedente asilo viene salvato dal giudice
2019/04/19

http://www.polesine24.it/24/2019/04/19/ ... dice-39420

Non gli può essere revocata l’accoglienza, nonostante gli fosse stato contestato di avere “violato le regole di buona convivenza all’interno della struttura di accoglienza”.

Non gli può essere revocata l’accoglienza, nonostante gli fosse stato contestato di avere “violato le regole di buona convivenza all’interno della struttura di accoglienza”. Lo ha deciso il Tar, tribunale amministrativo, regionale, di Venezia, disponendo anche che l’onorario dell’avvocato del richiedente asilo, computato in mille euro, sia posto a carico dello Stato. È il secondo provvedimento di questo tipo in pochi giorni, con i giudici amministrativi che annullano i provvedimenti con i quali la Prefettura aveva deciso di revocare le misure di accoglienza che erano state disposte a carico di un richiedente asilo. In questa occasione, in particolare, il giudice amministrativo ha ritenuto che il rilievo mosso per porre in atto al revoca fosse troppo generico, non spiegando, cioè, cosa avrebbe fatto il giovane richiedente asilo. In questo modo, prosegue il ragionamento del giudice amministrativo, appare impossibile andare a verificare se sia stato fatto salvo il principio di proporzionalità tra violazione commessa e sanzione adottata, che dovrebbe regolare questi procedimenti. Da qui la decisione di annullare la comunicazione di revoca, notificata alla fine del 2018.

Nei giorni scorsi, come detto, una vicenda simile, con un profugo di Cavanella Po che, posto al di fuori dell’accoglienza dalla Prefettura, pure era stato “salvato” dal giudice amministrativo, che aveva annullato il provvedimento dell’Ufficio territoriale del Governo. In quell’occasione, al richiedente asilo era stato contestato il fatto di essersi rivolto in maniera aggressiva nei confronti di una operatrice della struttura che gestiva l’accoglienza e di essere stato sorpreso a domandare l’elemosina all’esterno di un supermercato. Una condotta che è espressamente vietata ai richiedenti asilo. I giudici hanno però ritenuto che non fosse stato tenuto nel dovuto conto il fatto che il richiedente asilo soffrisse di problemi di salute che avrebbero potuto influire sulla sua condotta.



Cosenza, aggredisce bersagliere: ghanese torna libero
Deborah Furlano
Mag 01, 2019

https://www.quicosenza.it/news/le-notiz ... rna-libero

Ridotta in appello la pena al 42enne ghanese, accusato di lesioni personali aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Avrebbe cercato di entrare in caserma “per lavarsi”

COSENZA – Libero dalle sbarre di ferro che l’hanno tenuto prigioniero per oltre sei mesi. Hud Yussif 42 anni accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali era stato condannato lo scorso 11 dicembre a due anni e due mesi di reclusione, nessuna concessione dei benefici di legge, negate le attenuanti generiche, ordinandone l’espulsione dal territorio dello Stato italiano dopo l’esecuzione della condanna.

Il 14 novembre il 42enne (difeso dagli avvocati Paolo Pepe e Gianluca Bilotta) aveva tentato di entrare nella caserma del I Reggimento Bersaglieri di Cosenza. Fermato dai militari ne scaturì una colluttazione dove il 42enne avrebbe tentato di estrarre la pistola dalla fondina di un sergente. L’intervento dei carabinieri riportò calma e ordine e il ghanese finì in manette. In aula spiegò al giudice che
“voleva lavarsi”, (leggi qui la storia).

In appello il giudice ha accolto le motivazioni dei legali del ghanese, gli avvocati Paolo Pepe e Gianluca Bilotta rideterminando la pena inflitta in primo grado a poco più di un anno; pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale, con la perdita di efficacia della misura cautelare in carcere e disponendone l’immediata liberazione. Ancora il giudice della Corte di Appello di Catanzaro ha revocato la misura di sicurezza dell’ordine di espulsione dallo Stato italiano applicato dal giudice in primo grado.

Un ribaltamento della sentenza in primo grado sulla base del ricorso presentato dalla difesa che ha evidenziato, nelle motivazioni sulla pena inflitta, come il giudice non abbia tenuto conto del minimo edittale per i reati commessi, che prevede una reclusione di sei mesi, condannando l’imputato senza concedere le attenuanti generiche e partendo da una pena base di tre anni e tre mesi ridotta in base alla scelta del ghanese di essere giudicato con il rito abbreviato. La difesa inoltre ha evidenziato come l’imputato sia incensurato e di non aver mai riportato condanne di nessun tipo.

Anche il presunto tentativo di sottrazione della pistola d’ordinanza dalla fondina del sergente dell’esercito del 18esimo reggimento dei Bersaglieri di Cosenza non può ritenersi verosimile e indicativo della personalità del soggetto. Per la difesa lo stato d’animo dell’imputato in quel momento era da ritenersi alterato ma allo stesso tempo giusto e ragionevole in quanto impaurito dalla concreta possibilità che il militare estraesse l’arma per fare fuoco. Queste considerazioni emergono in conseguenza dell’azione che si verificò nell’area vitale del presidio, autorizzata all’uso delle armi. Lo stesso imputato dichiarò, in fase di convalida, di non aver preso la pistola di nessuno. Non di meno importanza per la difesa rimane il reinserimento sociale del giovane ghanese incensurato che risulterebbe difficile.

In base a queste motivazioni addotte dalla difesa e accolte dal giudice, il ghanese nella giornata di ieri è tornato libero.



Sirianni, la toga militante di Md che antepone gli immigrati alla legge
Luca Fazzo - Mar, 30/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 85819.html

Il giudice che dava informazioni a Lucano ha un suo teorema: la solidarietà vale più delle regole del governo

Di essere un tipo combattivo Emilio Sirianni lo aveva dimostrato già una dozzina d'anni fa, quando era sceso in campo nel bailamme scatenato dall'indagine Poseidone del suo collega Luigi de Magistris, oggi sindaco di Napoli, allora pm a Catanzaro, che aveva indagato con grande fragore mediatico una sfilza di politici, con in testa il deputato di Forza Italia Giancarlo Pittelli e il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, nonché il generale della Finanza Walter Cretella.

Le plateali violazioni del segreto investigativo avevano portato i capi a togliere l'indagine a de Magistris: poco dopo si scoprì che le accuse non stavano né in cielo né in terra, e i big vennero archiviati.

Ma Sirianni invece che prendersela con il castello di carte del collega si indignava con le reazioni dei politici: «Un sostituto procuratore conduce un'indagine complessa, nella quale sono coinvolti politici di primissimo piano e lo sviluppo di tale indagine è puntellato da dichiarazioni di fuoco di indagati ed esponenti dei partiti politici di appartenenza, oltre che da due interrogazioni parlamentari». E concludeva chiedendo un intervento urgente del Csm.

Quando a finire nei guai è stato il suo amico Mimmo Lucano, il giudice Sirianni ha scoperto però i pregi del garantismo. E si è schierato in campo aperto a difesa dell'innocenza del sindaco di Riace. Anche qua, a ben guardare, ci sarebbero stati dei magistrati da difendere: i pm della Procura di Locri, che per avere messo sotto inchiesta una icona dell'accoglienza come il sindaco di Riace sono stati vilipesi in ogni modo, accusati di essere una sorta di braccio armato di Matteo Salvini. Invece Sirianni - che nel frattempo da semplice giudice del lavoro a Cosenza è stato promosso in Corte d'appello a Catanzaro - si trasforma in paladino dell'eroe ingiustamente accusato. Al punto di apparire affianco a Lucano il 7 agosto 2018 in conferenza stampa.

Sirianni, con addosso una informale polo color lavanda, alle spalle la bandiera della pace, non si limita a difendere Lucano, ma si lancia nel panegirico di una parte sola della magistratura: la sua, quella targata Md. «È quella magistratura che non piaceva a Berlusconi e a Renzi cosi come non piace oggi a Salvini e al ministro Bonafede. È quella magistratura che porta il nome di Magistratura democratica». Solo Md, spiega quel giorno Sirianni, è consapevole della piena innocenza di Lucano: perché è la magistratura «che ha sempre avuto in testa qual è la gerarchia delle fonti, dove prima stanno le parole e i valori scritti nella Costituzione e nella carta europea dei diritti umani, e molto più in fondo quelle di qualche regolamento ministeriale. Se si ha ben chiaro il senso e il valore costituzionale della solidarietà non si possono avere dubbi su quale è il lato su cui collocarsi».

Nel frattempo, le accuse contro Lucano sono state ritenute fondate dal tribunale del Riesame, dalla Cassazione (tranne una) e dal giudice preliminare che ha rinviato a giudizio l'ex sindaco. Forse non erano di Md.




Scafati, torna libero lo straniero che aggredì passanti e carabinieri
Federico Garau - Mer, 10/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... Q3Nod7ms9Q

I militari furono costretti a sparare ad una gamba dell'africano per riuscire ad immobilizzarlo. Poco prima, il soggetto aveva ferito con un coltello un carabiniere fuori servizio. Nella giornata di lunedì il 32enne ha patteggiato, tornando a piede libero

È tornato a piede libero il 32enne guineano finito in manette lo scorso 25 maggio dopo avere seminato il panico per le strade di Scafati (Salerno).

Nel tentativo di placare lo straniero e riportare la calma, un carabiniere fuori servizio fu ferito da una coltellata alla mano.

Il soggetto, tale Mohamed Diallo, aveva cominciato a causare disordini all'altezza di via Poggiomarino. In evidente stato di alterazione psico-fisica, causato probabilmente dall'assunzione di alcol, si era scagliato contro tutti coloro che gli capitavano a tiro, non lesinando insulti e minacce. Non solo. In preda ad una incontrollabile furia, Diallo aveva addirittura preso a scagliare delle pietre per strada, costringendo parecchi negozianti ad abbassare le saracinesche. Uno dei sassi mancò di poco un ciclista che si trovava a passare per via Poggiomarino proprio in quegli attimi.

Il 32enne aveva inoltre dato fuoco a due copertoni trovati sul marciapiede, seminando il panico fra i residenti. Come ricordato in precedenza, è stato il militare fuori servizio, residente nel quartiere, ad intervenire prima dell'arrivo dei colleghi. Aggredito a sua volta dall'extracomunitario, rimase coinvolto in una colluttazione, durante la quale fu ferito ad una mano.

La pericolosità della situazione costrinse i carabinieri della tenenza di Scafati ad esplodere alcuni colpi di pistola verso le gambe del guineano, che finì a terra. Arrestato con l'accusa di lesioni, detenzione di arma atta ad offendere, incendio e resistenza a pubblico ufficiale, il soggetto fu inizialmente trasportato al pronto soccorso, dove ricevette tutte le cure del caso.

A distanza di alcuni mesi il processo, tenutosi in un'aula del tribunale di Nocera Inferiore. Difeso dall'avvocato Luigi Pauciulo, lunedì scorso Diallo ha ottenuto il patteggiamento ad un anno ed otto mesi, a cui si è aggiunto il beneficio della sospensione della pena con immediata scarcerazione.


Arrestato per violenza sessuale, il gip lo scarcera
La Stampa
29 agosto 2019

https://www.lastampa.it/torino/2019/08/ ... YZB5IUEO4Y

Il 21enne originario della Guinea, accusato di aver violentato una donna di 50 anni a Porta Palazzo, è stato scarcerato. «Il Tribunale – spiega l'avvocato difensore Massimiliano Carnio – ha stabilito che allo stato, e salvo futuri approfondimenti investigativi, non possono ritenersi sussistenti gravi indizi di colpevolezza». Queste sono le conclusioni a cui è pervenuto il gip Agostino Pasquariello valutando i verbali e i primi accertamenti fatti dalle forze dell'ordine. Resta indagato a piede libero. Il gip non ha convalidato l'arresto e ha respinto la richiesta di misure cautelari. L'uomo, entrato in Italia senza documenti, identificato nel 2017 ad Augusta, aveva presentato una domanda di richiesta di asilo ora al vaglio degli inquirenti. Ieri, appena liberato, è stato portato in Questura: destinazione il Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di corso Brunelleschi. Seguiranno ulteriori accertamenti da parte della Squadra Mobile. Durante l'udienza di convalida, non ha fornito alcuna spiegazione dell'accaduto, non ha detto se conosceva o meno la donna, non ha chiarito la sua presenza in quel palazzo. «Ha negato ogni addebito», spiega il legale. Al momento, per la giustizia, gli indizi a carico del 21enne sono fragili. Per El Sayed, uno dei testimoni, la scena che lunedì 26 agosto si è trovato davanti agli occhi rimane inequivocabile. «Sono senza parole – dichiara – So cos'ho visto e le assicuro che è stato terrificante. Questa è una storia allucinante. Come può concludersi così?». Lui, egiziano di 57 anni, stava andando a lavorare con la moglie quando, intorno alle 6.30, nell'androne di uno stabile in corso Giulio Cesare, è stato spettatore di quella descrive come «una violenza inaudita. C'era una donna, distesa a terra, con i vestiti strappati – ricorda -. Chiedeva aiuto. Addosso a lei, un uomo. Non voglio scendere nei particolari, ma posso dire che la stava anche picchiando”. El Sayed prima gli ha intimato di fermarsi. Poi, per impedirgli di fuggire, l'ha immobilizzato, mentre la moglie chiamava il 112. «Sono stata anche morsicata dai due cani della donna» spiega. All'arrivo della volante, l'uomo era bloccato in un angolo. Un aspetto che, dal punto di vista giuridico, potrebbe aver fatto venire meno la flagranza o la quasi flagranza di reato. La 50enne è stata medicata al San Giovanni Bosco. Ha riportato numerose ecchimosi sul volto, sul petto e sulle gambe. Ai poliziotti ha raccontato di essere stata violentata. Poi è andata in ospedale. Ora è di nuovo a casa. —



È uno stupratore di minorenni. Ma lo assolvono perché immigrato
Luca Romano
25/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 06911.html


Il caso che fa discutere la Francia e l'Europa: la polizia lo definisce un "perdatore" ma viene assolto perché i suoi "codici culturali" non gli permettono di capire il reato

Il verdetto del giudice sta facendo discutere tutta la Francia. Ed è un fulmine che si abbatte sui cieli d'Oltralpe proprio mentre Parigi è in fiamme per le proteste dei "gilet gialli" e le strade sono piene di cortei contro le violenze sulle donne.

La sentenza, emessa il 21 novembre dalla Corte d'Assiste della Manche, ha assolto un immigrato autore di uno stupro perché i suoi "codici culturali" non gli avrebbero permesso di capire che non si può abusare sessualmente di una ragazza. Anche se minorenne.

Secondo quanto riporta Le Figaro, infatti, a prevalere in Aula è stata la tesi dell'avvocato difensore che, facendo il suo mestiere, è riuscito a liberare l'assistito. In sostanza il legale sarebbe riuscito a convincere il presidente della Corte che non c'erano elementi sufficienti per accertare la "costrizione, minaccia e sorpresa" che contraddistinguono secondo le leggi francesi una violenza sessuale. Sostanzialmente, il bengalese non sarebbe stato consapevole della mancanza di consenso della giovane vittima.

A far propendere verso questa decisione il fatto che l'imputato non avesse "i codici culturali" per capire ciò che stava commettendo. Bisogna però essere chiari: la vittima in questione era una ragazzina di 15 anni. Dunque minorenne. Il fatto non rende ancor più discutibile la sentenza emessa dalla Corte francese? Senza contare che l'uomo, spiega La Verità, aveva già collezionato precedenti per aggressione sessuale ai danni di un minore. Non solo. Secondo il capitano della polizia sentito in dibattimento, l'immigrato "considera le donne francesi come puttane, ha un comportamento da predatore". E, secondo i periti citati da Le Figaro, il bengalese ha una personalità "narcisista ed egocentrica, impregnata della cultura maschilista del suo Paese d'origine, dove le donne sono relegate al ruolo di oggetti sessuali". E sarebbe stata proprio la "cultura del suo Paese" a salvarlo dalla galera.

Anche in questo caso Macron è finito nel mirino delle opposizioni. "Lasciamo che esista una cultura che permette agli uomini di violentare le donne? - ha scritto in una lettera aperta Valérie Boyer, deputata di Les Republicains - Un immigrato violenta due minorenni, resta libero, e un tribunale considera i "codici culturali" del criminale come circostanza attenuante?".



Milano, già libero il piromane di Città studi: arrestato di notte, "scarcerato" al mattino
18 aprile 2020

http://www.milanotoday.it/cronaca/liber ... studi.html

Un anno e due mesi con patteggiamento. E la "scarcerazione". È già libero il presunto piromane di Città studi, il ragazzo di 22 anni - un giovane del Bangladesh - fermato mentre dava fuoco a due auto in piazza Berini.

I poliziotti del commissariato Città Studi, che stavano pattugliando la zona dopo una serie di incendi nei giorni scorsi, lo avevano bloccato in flagranza e lo avevano arrestato verso le 2 della notte tra venerdì e sabato. Poche ore dopo, in mattinata, il ragazzo è stato processato per direttissima e ha patteggiato una condanna di un anno e due mesi. Il giudice, fa sapere la Questura, ne ha disposto la liberazione e come misura cautelare ha scelto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.


Chi è il piromane di Città Studi

Il 22enne è un senza fissa dimora con precedenti per danneggiamento - aveva distrutto alcune auto in via Morgagni anni fa - e con due espulsioni, una della Prefettura di Milano e una del Questore di Roma, da eseguire.

Per lui la manette erano scattate in piazza Bernini all'incrocio tra via Lippi e via Sansovino, dove aveva appena dato fuoco a due vetture. A bloccarlo erano stati i poliziotti, che lo avevano visto arrivare da via Noè e accovacciarsi davanti a una Renault Capture.

Quando gli investigatori erano intervenuti, il 22enne aveva fatto in tempo ad appiccare le fiamme - che si erano poi estese ad una Volvo - ed era fuggito, ma era stato raggiunto e immobilizzato. Tra le mani, che odoravano di benzina, aveva due accendini: è verosimile che per far scattare le fiamme avesse usato uno straccio imbevuto di "accelerante".

Il 22enne, che non ha spiegato i motivi del suo gesto, era stato arrestato con l'accusa di "danneggiamento seguito da incendio". L'idea degli investigatori è che sia lui il responsabile dei tre episodi registrati nei giorni scorsi nel quartiere, soprattutto perché le modalità d'azione e l'orario scelto coincidono.

L'ultimo episodio era avvenuto durante la notte tra giovedì e venerdì, con tre auto interessate dal rogo. Stessa ora del precedente incendio di mercoledì notte, le due. E stessa strada e stesso marciapiedi, in via Sansovino. Mercoledì, invece, ad andare distrutte erano state due macchine.

Un quarto episodio, questo seguito dai carabinieri, risale invece alla notte del 4 aprile. In via Enrico Noè, a pochissimi metri di distanza da via Sansovino, davanti al supermercato. Il calore delle fiamme non aveva lasciato scampo a tre macchine lasciate lì in sosta dai proprietari.

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Brindisi, reagisce a controlli e morde militare: nigeriana già libera
Federico Garau - Sab, 18/04/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1587223131

La donna, regolare in Italia e con permesso di soggiorno, non ha gradito che venissero fatti dei controlli nei suoi confronti, e per questa ragione ha attaccato i carabinieri, mordendone uno. Arrestata per resistenza a pubblico ufficiale, è stata subito rilasciata

Ha perso letteralmente le staffe, rendendosi protagonista di una scena di autentica follia nel corso di un semplice controllo di routine effettuato dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Brindisi, arrivando ad aggredirli ed addirittura a ferire con un morso il braccio di uno di essi.

Ciò nonostante la responsabile, una nigeriana di 36 anni, è potuta tornare subito a piede libero.

Il deprecabile episodio, secondo quanto riferito dai quotidiani locali che hanno riportato le poche informazioni rilasciate dagli inquirenti sino ad ora, si è verificato durante la serata dello scorso martedì 15 aprile in una traversa di via Cappuccini. Qui i carabinieri della stazione di Brindisi Centro, impegnati in un'operazione di pattugliamento del territorio finalizzata a verificare il rispetto delle norme anti-contagio emanate dal governo ed a tutelare la salute dei cittadini, hanno notato la straniera e quindi deciso di sottoporla a delle verifiche.

La vista degli uomini dell'Arma ha tuttavia innervosito parecchio la nigeriana, la quale si è fermata all'alt imposto dalle autorità senza opporre alcuna resistenza, ma si è mostrata fin dal primo istante poco collaborativa. Alla semplice richiesta di esibire i documenti personali o di declinare le proprie generalità, infatti, la donna è andata immediatamente su tutte le furie, cominciando ad urlare ed inveire contro i militari.

Del tutto inutili i tentativi da parte dei carabinieri di tranquillizzare la nigeriana e convincerla a fare quanto richiesto. Sempre più agitata, l'africana si è scagliata come una furia contro di loro, arrivando ad afferrare ed a mordere l'avambraccio destro di uno degli uomini in divisa. La situazione, degenerata in fretta, è fortunatamente ritornata presto alla calma quando i militari sono riusciti ad immobilizzare l'esagitata ed a caricarla con fatica a bordo della gazzella.

Tradotta negli uffici della caserma di Brindisi per le usuali pratiche di identificazione ed incriminazione, la nigeriana è risultata essere una 36enne regolare in Italia ed in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Non trattandosi dunque di una clandestina, rimangono incomprensibili le motivazioni alla base della sua violenta reazione durante i controlli. Pur avendola interrogata, i carabinieri non sono riusciti ad ottenere una risposta in merito.

Accusata di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, la donna nigeriana è stata dichiarata in arresto, ma il fermo è risultato di breve durata. Stando a quanto riferito dalla stampa, infatti, la 36enne è stata rilasciata ed è tornata subito a piede libero. In seguito all'aggressione subita, il militare morso al braccio ha ricevuto le cure del caso. Per lui, fortunatamente, nessuna grave conseguenza.




Parma, torna libero il tunisino che ha devastato la stazione: la procura fa ricorso contro la scarcerazione
Mena Indaco
06/08/2020

https://www.lettoquotidiano.it/parma-to ... one/66155/

È tornato libero il tunisino 21enne che domenica scorsa ha devastato la stazione di Parma, rischiando di far deragliare un convoglio regionale diretto a La Spezia.

Il 21enne è stato scarcerato e sottoposto all’obbligo di firma. La Procura di Parma ha fatto quindi ricorso al Tribunale del Riesame.
Era la scorsa domenica mattina, quando un ragazzo tunisino di 21 anni ha cercato di far deragliare un treno alla stazione di Parma.

Il giovane prima lanciò delle transenne sui binari, poi devastò la stazione di Parma Ostiense.

Salvifico si rivelò l’intervento di un militare dell’Arma, che riuscì a rimuovere due transenne dai binari, mentre sopraggiungeva il convoglio diretto a La Spezia.

Il treno urtò l’unica transenna che il militare non riuscì a spostare. Il contraccolpo ferì il carabiniere, non in modo grave.

Ad allertare i carabinieri fu la telefonata di un residente, che assistette a tutta la drammatica sequenza dalla finestra della sua abitazione. Il 21enne distrusse prima una porta a vetri, poi staccò dal suo alloggio una macchinetta per obliterare i biglietti ed infine lanciò le transenne sui binari.

Il tunisino venne poi arrestato con l’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti e denunciato per danneggiamento aggravato. I danni alla stazione di parma si aggirano intorno ai 10mila euro.
Scarcerato il 21enne: la procura fa ricorso

Come riferisce anche La Gazzetta di Parma, il tunisino è stato scarcerato e sottoposto alla misura del solo obbligo di firma. La Procura di Parma ha quindi deciso di fare ricorso, giudicando ingiusta la scarcerazione.

“Quando una decisione non viene condivisa, la si impugna, senza alcuna polemica. È normale che accada”

ha spiegato il procuratore Alfonso D’Avino. Il 21enne è ora in attesa di processo. Il carabiniere rimasto ferito dalla collisione del treno con la transenna è stato dimesso dall’ospedale.




Il giudice lo libera e dopo due giorni il nigeriano stupra un'altra donna
Luigi Salomone
7 agosto 2020

https://www.iltempo.it/attualita/2020/0 ... 8.facebook

Interrogazione al governo di Edmondo Cirielli (Fratelli d'Italia) dopo i fatti di Salerno: ispezione in tribunale

Pochi giorni prima era stato rilasciato dopo l'arresto per vari reati, tra cui violenza sessuale. Tornato libero ha stuprato una ragazza di 18 anni. È accaduto a Salerno, protagonista un immigrato clandestino originario della Nigeria. “Ho presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministri dell’Interno e della Giustizia, Luciana Lamorgese e Alfonso Bonafede, per fare chiarezza rispetto alla violenza sessuale messa in atto da un cittadino nigeriano ai danni di una ragazza di 18 anni, a Salerno, lo scorso 27 giugno”, ha dichiarato il Questore della Camera e parlamentare salernitano di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli. “È sconcertante apprendere dagli organi di stampa che lo straniero, immediatamente tratto in arresto, sia risultato essere un immigrato irregolarmente presente sul territorio nazionale, già noto alle forze dell’ordine e per di più recidivo", sono le parole del parlamentare di FdI riportare dalla gazzetta di Salerno.

Il nigeriano era finito in manette il 25 giugno, due giorni prima del nuovo stupro, per violazione di domicilio, atti osceni in luogo pubblico e violenza sessuale. Esra stato spiccato un ordine di espulsione da parte del Questore. "Trattandosi di un soggetto privo di fissa dimora e immigrato irregolare, subito dopo il primo arresto, per lui si sarebbero dovute aprire le porte del carcere. E’ legittimo, dunque, domandarsi la ragione per la quale fosse ancora libero di circolare sul territorio salernitano minando, come di fatto accaduto in più occasioni, la sicurezza e l’incolumità pubblica", dice Cirielli chei ha chiesto ai ministri competenti “se non intendano verificare, di concerto con le autorità di pubblica sicurezza salernitane, le ragioni per cui l’ordine di espulsione emesso nei confronti del nigeriano in questione non fosse stato ancora eseguito consentendogli di continuare a permanere illegalmente sul territorio nazionale e commettere ulteriori reati” e “se non intendano, mediante un’ispezione presso il Tribunale penale di Salerno, verificare il rispetto delle norme in materia di attuazione delle misure cautelari”. Fatto sta che “anche questo episodio – conclude Cirielli – conferma drammaticamente come le violenze sessuali, e di genere, rappresentino una piaga sociale aggravata dalle scellerate politiche dei porti e delle frontiere aperte che continuano ad essere attuate irresponsabilmente dal Governo Pd-M5S”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:49 pm

Jesolo, spacciatori arrestati grazie al drone. Ma il giudice li scarcera subito
Alberto Zorzi
28 agosto 2020

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... 5497.shtml

VENEZIA L’indagine è nata a metà luglio dopo diverse «soffiate» su una banda di nigeriani accusata di rifornire di cocaina (e non solo) la «movida» di Jesolo, nella zona attorno al lungomare Mike Bongiorno. E i poliziotti del commissariato di Jesolo, con l’ausilio dei colleghi della squadra mobile della Questura di Venezia, ci hanno lavorato per oltre un mese, sotto la guida del pm Alessia Tavarnesi, con l’obiettivo di ricostruire in maniera più ampia possibile la rete di spaccio, usando anche degli agenti sotto copertura che hanno fatto da «provocatori», acquistando più volte delle dosi. Ma i pusher, scaltri e ormai capaci di proteggersi dalle indagini, non si sono mai fatti beccare con grosse dosi di droga e quando mercoledì è scattato il blitz degli agenti che ha portato a undici arresti – visto che ormai la stagione sta volgendo verso la fine e c’era il rischio che svanissero in quel nulla da cui sono arrivati – non è stato possibile contestare altro che lo spaccio con il quinto comma, ovvero la «modica quantità».


Processo per direttissima, pusher già scarcerati

Giovedì mattina il parcheggio della Cittadella della Giustizia di Piazzale Roma era pieno di una dozzina di volanti della Polizia. In aula, fino a sera, il giudice monocratico Michela Rizzi ha svolto il processo per direttissima, che proprio per il reato contestato si è concluso con la scarcerazione dei pusher, dopo la convalida dell’arresto: l’unica misura possibile in questo caso è stata quella del divieto di dimora, seppur esteso all’intera regione del Veneto. Il processo invece proseguirà il prossimo 22 settembre. Qualcuno di loro, in aula, ha deciso anche di dare la propria versione dei fatti, come il pusher che ha ammesso di essere un consumatore e che gli scambi erano solo tra di loro.


Prove per decine di consegne

Ma la Polizia ha raccolto prove su decine di consegne, alcune anche effettuate nei confronti di agenti che si sono finti clienti e hanno acquistato la droga. Inoltre è stato fatto un notevole lavoro di pedinamento, con postazioni per fotografare i passaggi e anche con le riprese delle telecamere di videosorveglianza. Che la piazza di Jesolo d’estate sia una miniera d’oro per gli spacciatori è cosa nota, anche se quest’anno, con il Covid, il «mondo della notte» ha avuto alti e bassi, prima con le discoteche aperte a capienza limitata e poi con la chiusura di una dozzina di giorni fa. Il gruppo era specializzato soprattutto nella cocaina, ma aveva la disponibilità anche di altre droghe. La marijuana, per esempio, che però gli spacciatori spesso regalavano come omaggio agli acquirenti di «polvere bianca». Ci sarebbe poi stato anche qualche cessione di eroina, che avveniva con una modalità sempre più diffusa: uno dei pusher teneva infatti in bocca le dosi, fino a una quindicina, e usciva allo scoperto solo al momento dell’arrivo del cliente.




Aggredì una donna coi cocci di vetro. Ma il giudice assolve il clandestino
Federico Garau - Lun, 14/09/2020

https://www.ilgiornale.it/news/milano/m ... 1600109199

Non riesce a derubarla e l'aggredisce con violenza. Ma il bengalese viene assolto per incapacità di intendere e volere. Ora è libero senza nemmeno una misura cautelare

Aveva aggredito una donna di 64 anni nel pieno centro di Milano appena un anno fa (per la precisione il 12 di agosto), dopo un tentativo di scippo andato male, senza farsi il minimo scrupolo a spaccare una bottiglia di vetro per terra ed utilizzare uno degli affilati cocci per infierire su di lei: oggi arriva la beffa, dato che il tribunale di Milano ha rimesso in libertà lo straniero senza neppure adottare una più che necessaria misura cautelare.

Il responsabile, il bengalese irregolare 32enne Chandra Rinku Deb, stando a quanto riferito dai testimoni presenti in quei terribili istanti in Largo La Foppa, aveva aggredito alle spalle la sua vittima, che stava rientrando a casa dopo aver fatto la spesa. In seguito ad un tentativo di scippo non andato a buon fine, l'extracomunitario l'aveva strattonata fino a farla terminare a terra per poi infliggerle numerose ferite con un coccio di vetro. Dei fendenti terribili, che avevano provocato serie lacerazioni alla 64enne, colpita al collo, alla spalla e ad un polso. Per fortuna della donna, trasportata poi d'urgenza all'ospedale Niguarda di Milano, il pronto intervento in suo soccorso da parte di un 45enne romano e successivamente di altri passanti, aveva potuto evitare il peggio.

Il bengalese, accusato di tentato omicidio è stato oggi assolto per incapacità di intendere e volere. Il giudice Manuela Cannavale, oltretutto, ha deciso di non applicare neppure la misura di affidamento per due anni ad una struttura sanitaria di accoglienza per autori di reati con disturbi mentali (Rems), che era stata richiesta dalla procura della Repubblica di Milano. La perizia psichiatrica condotta sullo straniero aveva rivelato l'incapacità di intendere e volere dell'aggressore, segnalando tuttavia la sua pericolosità sociale: da qui la richiesta di due anni di Rems. Secondo il giudice Cannavale, sulla base di uno studio scientifico, il disturbo psichiatrico sarebbe stato "breve" e quindi non più rilevabile. Ecco il perchè della liberazione senza misure cautelari.

"Un anno fa un clandestino bengalese aggredì con dei cocci di bottiglia una donna di 64 anni a a Milano in pieno centro, in Largo La Foppa, ferendola gravemente. Oggi quel clandestino viene liberato dal Tribunale di Milano, senza misure cautelari, neanche l’internamento in una struttura psichiatrica, per infermità mentale", denuncia il deputato del Carroccio, nonchè segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi.

"Milano è allo sbando sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine pubblico per la manifesta incapacità della giunta comunale di Giuseppe Sala e per l’analoga manifesta incapacità del ministro Lamorgese, non a caso il peggior prefetto della storia di Milano", affonda il parlamentare leghista.

"Ma se a questo lassismo aggiungiamo anche il ‘liberi-tutti’ di certi giudici...Chi restituirà un minimo di giustizia a questa donna ferita gravemente? È questa la sicurezza che abbiamo a Milano? Che messaggio viene dato? Che violenza e crimini sono permessi e restano impuniti?", conclude Grimoldi.




"Sono ladro, omicida e criminale". Ma i giudici danno asilo al migrante
Giuseppe De Lorenzo
1 dicembre 2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 06869.html

La vicenda di un nigeriano arrivato nel 2016 in Italia: dice di essere stato il "guardiano delle armi" di una setta violenta. Ma ottiene il permesso umanitario

Oltre all'ex guerrigliero del Mend abbiamo accolto pure un ladro, assassino e criminale. Reo confesso. Poco importa se Taiwo era uno dei capi di una confraternita nigeriana ed ha partecipato ad azioni criminali come furti, omicidi ed altre azioni violente.

Poco importa se l'ha confessato lui stesso di fronte alla Commissione territoriale per il diritto d'asilo. Visto che una volta arrivato nel Belpaese ha avuto due bimbi, un Tribunale gli ha concesso un bel permesso umanitario. Nella speranza, s'immagina, che una volta accasato qui non decida di rispolverare le vecchie abitudini della setta cultista cui aveva aderito in Nigeria.

Taiwo, come già abbiamo fatto nelle scorse puntate di questa rubrica, è il nome di fantasia di un richiedente asilo. Ma i fatti narrati sono veri, certificati da una sentenza emessa il 16 ottobre 2019 dal Tribunale di Bari, sezione specializzata in materia di immigrazione e protezione internazionale. La storia inizia nel 2008 quando Taiwo entra a far parte del gruppo cultista del Supreme Eiye di cui in poco tempo diventa "uno dei capi", partecipando "ad azioni criminali, quali furti, omicidi e altre azioni violente". Nella scala gerarchica, composta da 8 linee di potere, avrebbe occupato la posizione numero 4 col compito di "custode delle armi". Nel 2015 il nigeriano però si sposa e, stando al suo racconto, l'anno successivo decide di uscire dalla Confraternita. La mossa non piace agli ex compagni di scorribande, che lo avrebbero minacciato di morte. Alla Commissione Taiwo racconterà che "mentre si trovava ricoverato in ospedale era stato informato da un suo amico che i membri del gruppo intendevano avvelenarlo". Così decide di fuggire con la moglie. E a novembre del 2016 arriva nel Belpaese.

La Commissione ritiene però il suo racconto "non credibile", perché "vago e incoerente". Tanto che le sue dichiarazioni non vengono "ritenute in linea con quelle della moglie, anch'ella richiedente asilo". Taiwo, vistosi negare accoglienza, come molti suoi colleghi si rivolge al Tribunale. Anche i tre magistrati del Collegio giudicante però ritengono che la sua narrazione "si caratterizzi per grave imprecisione, frammentarietà, incongruenza, implausibilità". E non solo per via della "contraddittoria indicazione delle date in cui si sono svolti gli eventi" (prima dice di essere entrato nei Supreme Eiye nel 2008, poi nel 2009), ma anche per tanti altri motivi. Ad esempio: mentre di fronte alla Commissione "non è stato in grado di descrivere con precisione le caratteristiche" della confraternita, miracolosamente di fronte al Tribunale "ha aggiunto una descrizione particolareggiata della setta". Inoltre, ai giudici ha detto di "non aver partecipato ad attività criminali ma solo dimostrative", mentre alla Commissione aveva parlato di "furti, omicidi e altre azioni violente". Infine, alle toghe ha detto di aver lasciato la confraternita perché avevano fatto uccidere tre suoi fratelli, mentre ai commissari aveva dichiarato essere scappato perché "gli creavano problemi con il matrimonio". Insomma: un casino.

Per questo i giudici, giustamente, gli hanno negato sia lo status di rifugiato che la protezione umanitaria. Logica vorrebbe che un signore che si spaccia per (oppure è veramente) assassino, ladro e violento venga rimandato al Paese d'origine. Invece no. Visto che ha allegato al ricorso la prova di essere diventato da poco padre e di essere in attesa di un altro pargolo, allora merita di restare in Italia. "L'unità familiare e lo svolgimento del ruolo genitoriale vanno certamente ascritti nel novero delle situazioni giuridiche primarie, fondamentali e inviolabili dell'uomo", hanno scritto i giudici. E questi diritti subirebbero "una grave compromissione laddove al ricorrente non fosse consentito di rimanere in Italia accanto a suo figlio e all'altro genitore". Dunque via libera al permesso di soggiorno per motivi umanitari. E benvenuto a Taiwo, sedicente ladro, criminale e assassino. Dal racconto inverosimile.




Carabiniere uccise ladro in fuga: condannato per omicidio colposo
7 dicembre 2020

https://infodifesa.it/carabiniere-uccis ... o-colposo/

Uccise un ladro in fuga, respinto il ricorso in Cassazione per il carabiniere Mirco Basconi. Ieri pomeriggio la suprema corte si è pronunciata per il caso dell’appuntato, oggi 44enne, che ora rende definitiva la condanna avuta in secondo grado, il 22 marzo di due anni fa, quando la Corte di Appello di Ancona aveva inflitto una pena di sette mesi e 10 giorni di reclusione.

I fatti avvennero nel febbraio 2015, durante un’operazione dei carabinieri nelle campagne di Ostra Vetere: i militari erano alla ricerca di una banda di ladri che stava razziando la zona. Quando venne rinvenuta un’auto ferma sul ciglio della strada, apparentemente senza occupanti, i militari si avvicinarono ma questa ripartì improvvisamente tentando di investire il capopattuglia che per poco non rimase ferito. Mentre un secondo militare sparò un colpo in aria nel tentativo di dissuadere i malviventi dalla fuga e da altri atti più pericolosi, il terzo militare mirò alle gomme dell’auto.

L’albanese 23enne Korab Xhetaaveva morì ospedale di Torrette dopo quattro giorni di agonia nel reparto di Rianimazione. La pallottola sparata dalla pistola dell’appuntato lo aveva colpito alla nuca, mentre si trovava sul sedile posteriore del suv Mercedes intercettato dai militari e sospettato di essere il mezzo su cui si stava spostando una banda di ladri.

Nessun dubbio sul fatto che l’appuntato avesse mirato alle ruote del veicolo e sparato quattro colpi proprio in direzione degli pneumatici. Gli accertamenti balistici avevano accertato che il proiettile aveva caratteristiche compatibili con il rimbalzo su una superficie come l’asfalto. La pallottola era stata esplosa da una distanza tra gli 11 e i 17 metri.

I giudici d’appello avevano stabilito che «il militare non versava nelle condizione di necessità di far uso di armi indirizzandole verso le ruote del veicolo, con rischio poi concretizzatosi di collaterali conseguenze per la incolumità degli occupanti», ribadendo che c’erano modalità alternative all’uso della pistola. La difesa nel ricorso per Cassazione aveva sottolineato che «Basconi non aveva altra scelta se non quella di cercare di bloccare la fuga facendo uso delle armi avendo già sperimentato il fallimento di metodi più soft» quali un inseguimento non andato a buon fine, un colpo di pistola sparato in aria da un altro appuntato, il controllo da vicino del suv con tanto di torcia. I soggetti fermati, riporta il ricorso, «avevano mostrato di non temere nulla e di volere a tutti i costi sottrarsi al controllo». La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dei legali dell’appuntato.

A commentare la vicenda è intervenuto anche l’avvocato Corrado Canafoglia, legale del capopattuglia che non venne indagato in quanto vittima del tentato investimento da parte dei malviventi e soprattutto in quanto non sparò un colpo (l’altro militare venne assolto): «È il caso di dire che è una vicenda kafkiana, perché nel caso di specie non si tratta di un carabiniere violento o né che abbia usato le armi improvvidamente, bensì di un appartenente all’Arma il quale, dopo aver visto il collega in pericolo, ha sparato non alla persona ma all’auto in fuga. Ci si chiede quindi come gli appartenenti alle forze dell’ordine possano lavorare con serenità in futuro».

Al riguardo l’ avv. Roberto Paradisi, Coordinatore Nazionale Difesa Legittima Sicura: “Esprimo amarezza e delusione per una sentenza che fa fare alla cultura del diritto naturale alla legittima difesa cento passi indietro. Non si può pretendere che chi si trova a tu per tu con la morte (e in questo caso la macchina in fuga tentò di investire i carabinieri) sia così lucido e razionale da poter operare, come fa il giudice dietro la scrivania e con tutto il tempo necessario, un bilanciamento ponderato degli interessi in gioco. Quel carabiniere ha dovuto agire in pochi istanti ed è stato più che corretto nel tentare di sparare ad una ruota. La morte del malvivente è stata una mera fatalità. Questa sentenza dimostra non solo che la riforma della legittima difesa non basta e che va rivisto l’impianto dell’istituto ma anche che la cultura giuridica di questo Paese ha abbandonato la saggezza e la tradizione della millenaria cultura del diritto dell’Occidente. Ingiustizia, nel senso più alto del termine, è stata fatta”.



Uccide il suo stupratore africano: Liliana condannata a 14 anni di carcere
25 dicembre 2020

https://voxnews.info/2020/12/25/uccide- ... i-carcere/

Uccise l’immigrato che l’aveva stuprata: la Cassazione ha confermato lo scorso anno la pena a 14 anni di carcere e, dopo oltre un anno, Mattarella non ha trovato il tempo pet graziarla. Speranze finite per la 28enne coneglianese Liliana Ordinanza.

La Corte di Cassazione ha difatti confermato la vergognosa condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione, inflittale in precedenza dalla Corte di Appello di Venezia (solo cinque anni in meno rispetto a quelli che le erano stati inflitti in primo grado), per l’omicidio di Medhi Chairi, operaio marocchino 42enne residente Miane, il 17 aprile 2016.
La ragazza, che è la vera vittima della vicenda, si è sempre difesa: l’afroislamico l’aveva stuprata e segregata, le aveva agito, quindi, per legittima difesa dopo una nottata trascorsa tra il consumo di alcol e droga. E’ come sa Pamela fosse sopravvissuta e avesse ucciso Oseghale: l’avrebbero condannata a 14 anni.

«Merita di essere assolta»: così aveva scritto l’avvocato Nassisi nel ricorso in Cassazione. Secondo il legale, infatti, i giudici d’appello, pur riducendo la pena inflitta in primo grado, non avevano adeguatamente valutato gli elementi a favore della legittima difesa. «Le perizie della polizia scientifica -puntualizzava la Nassisi negli scorsi mesi -confermano la versione di Liliana. Dopo lo stupro ha provato a scappare dalla casa di Chairi; a quel punto c’è stata la colluttazione e lei, afferrato un coltello, ha pugnalato a morte il suo aguzzino».

In subordine alla richiesta di assoluzione nel ricorso alla Suprema Corte la difesa aveva anche puntato a ottenere ulteriori attenuanti rispetto a quelle già riconosciute, così da abbattere ulteriormente la pena, ma gli Ermellini non hanno sentito ragioni e hanno confermato la sentenza d’Appello.

Se avessimo un presidente della Repubblica, le darebbe subito la grazia.



Uccise il suo stupratore: la Cassazione conferma la pena a 14 anni di carcere
21 dicembre 2019

https://www.trevisotoday.it/cronaca/cas ... -2019.html

Speranze finite per la 28enne coneglianese Liliana Ordinanza. La Corte di Cassazione ha difatti confermato la condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione, inflittale in precedenza dalla Corte di Appello di Venezia (comunque di cinque anni in meno rispetto a quelli che le erano stati inflitti in primo grado), per l'omicidio di Medhi Chairi, operaio 42enne di Miane, il 17 aprile 2016. La donna, difesa dall'avvocato Monica Nassisi, si è sempre difesa puntando sul fatto che l'accoltellamento fosse avvenuto dopo che l'uomo l'aveva stuprata e segregata, agendo quindi per legittima difesa dopo una nottata trascorsa tra il consumo di alcol e droga.

«Merita di essere assolta»: così aveva scritto l'avvocato Nassisi nel ricorso in Cassazione. Secondo il legale, infatti, i giudici d’appello, pur riducendo la pena inflitta in primo grado, non avevano adeguatamente valutato gli elementi a favore della legittima difesa. «Le perizie della polizia scientifica -puntualizzava la Nassisi negli scorsi mesi -confermano la versione di Liliana. Dopo lo stupro ha provato a scappare dalla casa di Chairi; a quel punto c’è stata la colluttazione e lei, afferrato un coltello, ha pugnalato a morte il suo aguzzino». In subordine alla richiesta di assoluzione nel ricorso alla Suprema Corte la difesa ha anche puntato a ottenere ulteriori attenuanti rispetto a quelle già riconosciute, così da abbattere ulteriormente la pena, ma gli Ermellini non hanno sentito ragioni e hanno confermato la sentenza d'Appello.



«L’ho ucciso perché voleva segregarmi»
Omicidio di Miane, Liliana Ordinanza ricostruisce la notte del delitto. Otterrà uno sconto di pena con il rito abbreviato
Giorgio Barbieri

https://necrologie.tribunatreviso.gelocal.it/news/48223

MIANE. Liliana Ordinanza, la 27enne coneglianese che ha confessato l’omicidio di Medhi Chairi, avrà diritto ad uno sconto di pena perché sarà processata per omicidio volontario e furto con il rito abbreviato. Sono queste le accuse contestate dalla Procura in relazione alla morte dell’operaio marocchino di 42 anni ucciso a coltellate nella sua casa di via Roma a Miane il 17 aprile dell’anno scorso. Ieri si è tenuta l’udienza preliminare di fronte al giudice Angelo Mascolo durante la quale la ventisettenne ha raccontato la sua verità, diversa da quella detta nell’interrogatorio di garanzia, e cosa è accaduto la notte del delitto all’interno dell’appartamento di Miane. In particolare ha detto di non aver subito violenza e di aver avuto un rapporto sessuale consenziente con il marocchino prima di ucciderlo con violenza con un coltello perché, ha detto, lui le avrebbe impedito di uscire di casa.
Dopo di che avrebbe rubato anche le chiavi della macchina e sarebbe scappata. Una versione più convincente di quella raccontata in un primo momento quando aveva detto di essere stata violentata e di aver ucciso per difendersi.
Il delitto risale ad una domenica di aprile dell’anno scorso in una mansarda di via Roma a Miane. La Ordinanza, di origini salernitane e sulle cui tracce i carabinieri si erano messi alcune ore dopo la scoperta del cadavere di Chairi, in un primo tempo aveva negato di aver ucciso a coltellate l’operaio marocchino ed il fermo che le è costato il carcere era avvenuto dopo un giorno e mezzo scandito da una serie di interrogatori in cui l’indagata, inizialmente accusata solo del furto dell’auto della vittima, era rimasta a piede libero. L’omicidio dell’operaio marocchino è avvenuto all’alba verso le 5.30. È a quell’ora che gli inquilini della casa al civico 39 di via Roma, a Miane, sentono trambusto e grida di un donna provenire dalla mansarda di Chairi. Nessuno ci fa caso ma, dopo che in tarda mattinata viene scoperto l’omicidio, ai carabinieri qualcuno racconta della presenza di una donna, nella notte di domenica, nella casa del delitto. Gli investigatori dirigono le indagini sulla vita privata dell'operaio marocchino ed in particolare sulle sue diverse frequentazioni femminili. È un connazionale della vittima, sentito come testimone domenica pomeriggio, ad indirizzare i carabinieri verso Liliana. La svolta arriva quando l’auto della vittima, un’Alfa 147 nera, sparita dopo l’omicidio dallo spiazzo davanti alla casa di Miane, viene ritrovata in via Verdi, nei pressi della stazione di Conegliano. Un abitante del posto ha visto in faccia chi l’ha posteggiata in zona ed indica Liliana Ordinanza come presunta colpevole. La ragazza viene trovata poco dopo a casa della madre. Ai carabinieri consegna subito le chiavi dell’auto di Chairi, ma nega di averlo assassinato. In caserma, poi, assicura di voler collaborare: «So chi è l'assassino». La giovane ammette di aver trascorso la notte tra sabato e domenica nella casa dell’operaio marocchino e di aver consumato crack assieme alla vittima. Alla mattina, però, in casa è arrivato uno spacciatore marocchino con il quale Chairi ha iniziato a litigare. «Mi sono messa in mezzo a loro per dividerli», dice ai carabinieri. «Poi, però, ho preso le chiavi dell'Alfa 147 nera, e me ne sono andata, lasciandoli litigare». In realtà in quella casa erano soli e, come ha detto la stessa Ordinanza ieri, ha ucciso dopo un rapporto sessuale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:49 pm

I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele
viewtopic.php?f=205&t=2938
https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 0077728034

Capitolo 8)

Fin dove arriva l'aberrazione dei partigiani e difensori di Caino.
Sono arrivati a trasformare l'aggravante dell'uso di stupefacenti (in questo caso la canapa indiana) in una attenuante, tale da trasformare il criminale omicida nazi maomettano che ha ucciso una signora ebrea in casa sua, in un malato di mente, così hanno anche evitato di applicare l'ulteriore aggravante del razzismo etnico ideologico politico religioso che sarebbe stata automatica.


Islamico uccise un'ebrea e ora viene assolto: "Era drogato e delirava"

Francesca Bernasconi
Mar, 07/01/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/is ... 08016.html

Sarah venne uccisa dal vicino, al grido di "Allahu Akbar". I giudici hanno ritenuto l'uomo "non responsabile dal punto di vista penale"

Era la notte tra il 3 e il 4 aprile del 2017, quando Sarah Halimi, una donna ebrea di 65 anni, venne uccisa e gettata dalla finestra dell'appartamento in cui viveva.

A picchiarla e toglierle la vita era stato il suo vicino di casa, un islamico originario del Mali, al grido di "Allahu Akbar".


La morte di Sarah

La notte del 4 aprile 2017, Sarah, dottoressa ebrea in pensione con tre figli, venne picchiata selvaggiamente e poi gettata dal terzo piano dello stabile in cui abitava, nel quartiere di Belleville, a Parigi. Ad ucciderla era stato il suo vicino di casa 27enne, Kobili Traorè, un islamico originario del Mali, già noto alla polizia come tossicodipendente e per reati di spaccio. Secondo quanto venne ricostruito ai tempi, l'uomo avrebbe dato in escandescenza dopo una lite famigliare. In preda alla rabbia sarebbe riuscito ad entrare nella casa di un'altra famiglia che, per sfuggire alla sua furia, si era rinchiusa in bagno, da cui era riuscita a contattare la polizia. Traoré si sarebbe poi introdotto nell'abitazione di Sarah, passando dal balcone. Una volta in casa, avrebbe svegliato la donna e avrebbe iniziato a picchiarla selvaggiamente, come confermano le urla disperate della donna. Alcuni testimoni avevano chiamato la polizia, riferendo delle grida disperate della donna, mentre l'uomo gridava "Allahu Akbar" e "Ho ucciso Shaitan" (Satana, in arabo). Infine, il killer avrebbe gettato dalla finestra la sua vittima. Sembra che l'uomo recitasse a bassa voce delle preghiere in arabo. Non è ancora chiaro se la morte della donna sia avvenuta per le botte ricevuto o per la caduta dal terzo piano. L'uomo, subito arrestato, era stato trasferito in un ospedale psichiatrico.


La sentenza e le proteste

Il 19 dicembre scorso, la Corte di appello di Parigi ha giudicato Kobili Traorè "non responsabile dal punto di vista penale" per la morte della donna ebrea. La sentenza della Corte è arrivata, secondo quanto riporta il Messaggero, dopo 7 perizie psichiatriche. Stando a quanto affermano i media francesi, secondo i medici, l'assunzione di cannabis avrebbe provocato nel killer uno stato di "delirio acuto", che non permetterebbe di considerarlo come il responsabile della morte della donna di origini ebree, nonostante lo stesso assassino avrebbe ammesso il crimine.

Dopo la sentenza, a Parigi sono esplose le proteste della comunità ebraica, composta da circa 500mila persone, e nei giorni scorsi si sono moltiplicati gli appelli social, contro la decisione dei giudici. Sul caso è intervenuto anche il rabbino capo Haim Korsia che, in una lettera rivolta al ministro della Giustizia francese e pubblicata su Le Figaro, ha scritto: "Dovremmo forse dedurre da questo verdetto che qualunque tossicodipendente ha la licenza d'uccidere degli ebrei?". Poi ha continuato, sostenendo che la sentenza rappresenza una "grave rottura di fiducia nel sistema giudiziario del Paese". Intanto a Parigi, Montpellier, Marsiglia e altri paesi della Francia sono stati organizzati cortei di protesta.



Assolto l’assassino antisemita di Sarah Halimi. Parigi ebraica si mobilita. Anche Roma protesta
Giacomo Kahn
04-01-2020

https://www.shalom.it/blog/mondo/assolt ... ni-b698541

Lo scorso 19 dicembre la Corte d’Appello del Tribunale di Parigi ha assolto Kobili Traorè, originario del Mali, dal brutale omicidio della 65enne Sarah Halimi, una signora francese di religione ebraica che abitava nell’11mo arrondissement di Parigi. Alla base della sentenza di assoluzione - nonostante che Traorè avesse ammesso di aver ucciso Halimi in un lungo e raccapricciante pestaggio in cui i vicini lo avevano sentito citare frasi dal Corano e chiamare la sua vittima “demone” - la decisione di giudicarlo totalmente incapace di intendere e di volere, perché sotto effetto di un pesante uso di droghe. Nonostante la brutalità del crimine commesso contro una inoffensiva donna anziana, gettata giù dalla finestra dal terzo piano; nonostante il crimine abbia innegabili connotati antisemiti, Traorè è stato dichiarato “libero” e scagionato da “qualsiasi responsabilità penale”.

Contro questa incredibile sentenza - avverso la quale la famiglia della Halimi cercherà di ricorrere in Cassazione - si stanno mobilitando le organizzazioni ebraiche francesi, per promuovere una grande corteo di protesta contro la decisione dei magistrati di Parigi.

Nel frattempo anche un gruppo di ebrei romani si è mobilitato. Lo scorso 1 gennaio si è tenuto un piccolo sit-in di protesta in Piazza Farnese, davanti all’ambasciata di Francia, con la distribuzione pubblica, di un volantino di protesta che recita: Sarah Halimi ebrea francese di 66 anni, assassinata perché ebrea. La giustizia francese ha assolto il suo assassino. LUTTO E VERGOGNA PER LA GIUSTIZIA FRANCESE.

Sarah Halimi Femme juive française de 66 ans. Tuée en tant que juive. La justice française a acquitté son assassin. Deuil et honte pour la justice en France.












Elude le espulsioni rifiutando il tampone e scatena il caos in negozio
08 dicembre 2021

https://www.ilgiornaledivicenza.it/terr ... -1.9060958

Il curriculum di Safa Eddine Rabeh, il tunisino di 41 anni già portavoce di un’associazione culturale islamica thienese da tempo salito alla ribalta per occupazione abusiva di immobili a Schio e denunce varie, si arricchisce di due nuove querele.

I fatti Nello scorso fine settimana è tornato alla carica dei negozianti di piazzetta San Gaetano, da cui era stato già querelato per episodi di violenza. Secondo quanto riportato dalla polizia locale, a cui la commerciante di origine nigeriana si è rivolta, si sarebbe messo ad urlare e ad agitarsi. In difesa della donna è intervenuto un cliente originario del Bangladesh residente a Schio ma Rabeh lo ha spinto contro la vetrata del negozio, che è andata in frantumi, procurandogli una ferita sanguinante alla coscia destra causata dai vetri rotti. “Ti ho visto in faccia, ti vengo a cercare e ti uccido” lo avrebbe poi minacciato il tunisino. L’uomo è finito in ospedale per le medicazioni. Poi, recatosi al comando di polizia locale, ha riconosciuto in Rabeh, visto in foto, il suo aggressore e lo ha denunciato per lesioni e minacce.
La negoziante a sua volta, esasperata dalle continue visite del tunisino, «che mi ha costretto persino a cambiare fornitori e più volte ha minacciato di uccidere me e mio marito», lo ha denunciato per atti persecutori.
La polizia locale Alto vicentino ha avviato la procedura di codice rosso e chiesto alla Procura l’espulsione di Rabeh e una misura cautelare nei suoi confronti. Ma il tunisino è salito alla ribalta delle cronache nazionali proprio per i quattro tentativi precedenti di rispedirlo in patria, vanificati dal suo rifiuto di sottoporsi a tampone prima di salire nell’aereo, tre volte a Milano, l’ultima a Vicenza.

La ribalta Nei giorni scorsi una troupe della trasmissione “Dritto e rovescio” di Rete 4 è giunta in città per raccontare la sua singolare vicenda. La giornalista, scortata da guardie del corpo a titolo cautelativo, è riuscita a rintracciarlo alla stazione ferroviaria, dove bivacca, dopo essere stato allontanato dall’alloggio che occupava con un altro uomo in via Porta di sotto.
«Tutti sono angeli, io sono Satana», si è difeso. In merito alle ultime denunce, ha ribattuto: «Sono matti? Io sono un “toco” di pane, sono una brava persona. Non ho fatto nulla». Ma poi ha ammesso: «Se bevo divento un’altra persona, non riesco a controllarmi...» Rabeh non solo ha varie denunce nei suoi confronti ma è stato pure allontanato da case di accoglienza. Eppure è un uomo colto, come ha più volte dimostrato in passato quando organizzava iniziative per i migranti, persino una festa per i richiedenti asilo ospiti a Tonezza qualche anno fa.
La giornalista gli ha chiesto quando si sottoporrà al tampone e lascerà l’Italia. Davanti alle telecamere ha replicato: «Lo farò quando Dio vorrà. Intanto resto qui...» Alla polizia locale, qualche settimana fa, aveva detto che lo avrebbe fatto e che se ne sarebbe andato, ma ha cambiato idea
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:52 pm

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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:55 pm

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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 2:55 pm

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