Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:22 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:22 pm

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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:22 pm

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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:23 pm

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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:23 pm

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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:23 pm

Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette a sfavore:

7)
dei nativi italiani ed europei e discapito dei loro diritti umani, civili e politici



Xenofobia e reati d'odio, la Procura di Torino: priorità ai fascicoli, pool di pm ad hoc e no archiviazione facili
Andrea Giambartolomei
2018/07/09

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... li/4480969

Nel pieno del dibattito politico nazionale sulla questione migranti, il procuratore capo Armando Spataro ha presentato le linee guida e un nuovo modus operandi per rispondere all'incremento dei "crimini motivati da ragioni di discriminazione"

Corsia preferenziale per i reati commessi con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso. Pool di magistrati ad hoc, che tratteranno i fascicoli in questione come prioritari ed eviteranno “di richiedere l’archiviazione per particolare tenuità del fatto“, potranno “promuovere l’azione penale” e “svolgeranno personalmente le funzioni di pm in dibattimento“. Nel pieno del dibattito politico nazionale sulla questione migranti, il procuratore capo di Torino Armando Spataro ha presentato le linee guida e un nuovo modus operandi per rispondere all’incremento dei crimini d’odio registrati negli ultimi tempi nel capoluogo piemontese. “Reati motivati da ragioni di discriminazione e di odio-etnico-religioso” li ha chiamati Spataro. Che nei primi paragrafi del documento ha declinato la categoria in “aggressioni, minacce, ingiurie, affisioni di ‘volgari e intollerabili manifesti’”, come quello di Forza Nuova nel Comune di Giaveno la scorsa settimana, ma anche “scritte dello stesso contenuto vergate su immobili pubblici”. Per la procura è una “circostanza anomala visto che il contesto territoriale in questione è storicamente caratterizzato da elevata attenzione e sensibilità delle istituzioni e dei cittadini rispetto ai diritti fondamentali delle persone”.

Migranti, Spataro: "Non si può respingere tout court chi chiede ospitalità"

Per questa ragione i magistrati del “gruppo specializzato 9”, che si occupa di “terrorismo ed eversione dell’ordine democratico”, ma anche dei reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche, “tratteranno come prioritari tutti i procedimenti” su reati con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale e religioso “con conseguente rapidità nella effettuazione di tutte le indagini necessarie alla individuazione dei responsabili”. Insomma, nessun fascicolo con denunce di minacce o aggressioni razziste, per fare un esempio, potrà essere accantonato come se fosse impossibile arrivare a una soluzione. Inoltre i procuratori, “salvo i casi da loro ritenuti meritevoli di evidente positiva valutazione – si legge ancora nel documento – tendenzialmente eviteranno di richiedere l’archiviazione per particolare tenuità del fatto”, anche se la pena prevista fosse sotto i cinque anni. Alle forze di polizia si raccomanda poi di fornire agli stranieri che denunciano reati contro di loro il modulo, stampato nelle lingue più diffuse, con le informazioni sui diritti, l’assistenza e la protezione delle vittime di reati.

Non solo. All’aspetto repressivo la procura vuole anche affiancare la tutela dei diritti dei migranti e per farlo a chiesto ai suoi magistrati di formulare in tempi rapidi i pareri (favorevoli o sfavorevoli) sui ricorsi contro i dinieghi della protezione internazionale ai richiedenti asilo: “Ai fini della formulazione del parere dovuto, esamineranno tutte le ragioni addotte dai ricorrenti sui motivi che li hanno spinti a lasciare i loro Paesi d’origine”. Come ha spiegato Michela Tamagnone, presidente della IX sezione civile che si occupa dei ricorsi contro i dinieghi dell’asilo, queste cause “non sono seriali, perché ogni persona ha la sua storia. Bisogna valutare la sua storia personale, il suo paese e la sua zona di provenienza per accertare se sussistano o meno i presupposti per la protezione internazionale”. In questo modo viene accolto quasi il 25 per cento dei ricorsi di chi vede la sua richiesta respinta dalla commissione territoriale.

Ha condiviso lo spirito della circolare anche il procuratore generale del Piemonte e della Valle d’Aosta Francesco Saluzzo, che per prevenire le critiche ha ricordato un aspetto: “La Procura di Torino ha dimostrato nel corso di anni di essere all’avanguardia nella lotta alla criminalità straniera” e che “non si può pensare che ci sia una sottovalutazione dell’importanza delle attività illegali degli stranieri”. Anzi, “il cittadino straniero ha egualmente il diritto di essere tutelato – ha continuato Saluzzo -: se viene commesso un reato nei confronti di uno straniero non si può né banalizzare, né dire che se l’è cercata”. Secondo il procuratore vicario Paolo Borgna, esperto in tema di migrazioni e sicurezza urbana, “certi cattivi umori da cui nascono certi comportamenti di odio razziale nascono da disagi che vengono esasperati – ha aggiunto – I disagi reali che certi strati della popolazione vivono in certi quartieri vanno letti e vanno capiti, ma non vanno cavalcati e aizzati”. Il procuratore Spataro ha infine sottolineato come certi diritti e certe procedure, cioè la valutazione delle richieste di asilo, siano imposte dalle norme internazionali: “C’è il principio secondo il quale è vietato respingere il rifugiato nelle aree in cui la sua vita sia minacciata – ha concluso -. Non esiste il respingimento in mare e la non possibilità di vagliare la sua condizione”. Per questo, ha detto con una frecciata, “se arriva un barcone ai Murazzi, nessuno può impedire alle persone di scendere”.



Liguria, la Consulta boccia le case popolari prima agli italiani
Franco Grilli - Ven, 25/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 32036.html

Il provvedimento prevedeva che i cittadini stranieri, per averne diritto, risiedessero in Italia da almeno 10 anni

La Corte Costituzionale ha bocciato la norma proposta dalla Regione Liguria, che prevedeva che gli stranieri potessero partecipare all'assegnazione di case popolari solo se “regolarmente residenti da almeno dieci anni consecutivi nel territorio nazionale”.


Il motivo della bocciatura

Il provvedimento fortemente voluto dal governatore Giovanni Toti per agevolare le famiglie italiane è stato rispedito al mittente causa incostituzionalità, visto che l’articolo 4 della legge regionale 13/2017 contiene una “irragionevole mancanza di proporzionalità”.


La rabbia di Toti

Il forzista ha espresso tutta la sua indignazione su Facebook, dove ha scritto: “Volevamo dare prima la casa agli italiani: ci hanno bloccato, è gravissimo! Invece di occuparsi dei veri bisogni dei cittadini, il passato governo di centro sinistra ha ben pensato di intervenire su una nostra legge, che dava a liguri e italiani la priorità sulle case popolari e che ora è stata bloccata: un atto grave, ma che non ci ferma. Come Regione Liguria andremo avanti per aiutare i cittadini più deboli e rispondere alle loro reali esigenze”.



"Mia moglie aggredita da un negro". Ed è bufera sul cartello del dentista
Sergio Rame - Ven, 13/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 53269.html

Il volantino appeso in studio per denunciare l'aggressione subita in un parco di Mestre. L'Ordine dei medici: "Espressione dispregiativa". Il dentista: "È nel vocabolario"

"Avviso ai pazienti". La scritta, a caratteri cubitali, è in verde. L'autore, un dentista di Mestre, l'ha sottolineata e l'ha affissa nel proprio studio: "Ieri - si legge - mia moglie alle 12.00 al parco Albanese (Bissuola) è stata aggredita da un negro che dopo averla sbattuta a terra ha cercato di rubarle il cellulare e la bicicletta.

È stata salvata da un passante che si è messo a gridare". E ancora: "Ognuno tragga le proprie conclusioni da questo tragico episodio - continua il dottore - ma invito tutti a riflettere su quanto accaduto e soprattutto sulle responsabilità politiche di tutto questo". Nel giro di poco tempo, come racconta il Corriere della Sera, è montata la polemica sul web. Tanto che è poi intervenuto persino l'Ordine dei medici per condannare l'accaduto.

Non un avviso anonimo, ma una denuncia con tanto di firma. Il dentista Pierantonio Bragaggia, insomma, ci ha messo la faccia appendendo nello propri studio il volantino di avviso ai pazienti per informarli che "la moglie è stata aggredita da un negro". Quella del dentista però non è solo una denuncia, ma anche un invito a riflettere "sulle responsabilità politiche di tutto questo". E alla Nuova Venezia spiega: "Ho scritto quel testo perché volevo che tutti stessero attenti. Ho incassato attestati di solidarietà, di vicinanza a mia moglie". Solo una persona gli ha fatto presente, di persona che avrebbe potuto usare un altro termine. "Ho risposto che nel Devoto Oli, 'negro' vuol dire appartenente alla razza negra, perché le cose vanno dette senza giri di parole".

Col passare delle ore, però, la notizia ha fatto il giro del web scatendo pesanti polemiche. Tanto che si è sentito in dovere di intervenire anche il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Venezia, Giovanni Leoni. "Come medici per giuramento curiamo e accogliamo le persone indipendentemente dal colore, razza e professione - ha spiegato - l'attività delinquenziale è da condannare in senso lato, a prescindere dal colore della pelle. Il termine negro può essere inteso come dispregiativo". Il dottor Bragaggia, tuttavia, non sembra curarsi delle rimostranze dei paazienti e della condanna dell'Ordine dei medici. Anzi, ribatte senza farsi troppi problemi: "Se avessi scritto 'straniero di colore', avrebbe potuto essere indiano, cinese - ha spiegato alla Nuova Venezia - ma il mio intento non è colpire chiunque, ce l’ho con lui, con quello che ha aggredito mia moglie. Ho vicini negri eccezionali con bimbe splendide che mi onoro di salutare".


L'ingiustizia di Stato è servita: le vittime pagano i ladri
Chi ferisce o uccide per legittima difesa deve risarcire i delinquenti. Ecco le storie, dal benzinaio al carabiniere

Giuseppe Marino - Mar, 28/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 79749.html

Il carabiniere, le guardie giurate, il benzinaio, il tabaccaio. Tutti condannati a risarcire i delinquenti che avevano cercato di derubarli o addirittura di ucciderli.

È l'albo nero dell'ingiustizia che premia chi vive di violenza.

Un'ingiustizia con i bolli di Stato, perché imposta da altrettante sentenze di tribunali in tutta Italia. Il Giornale ha raccontato ieri la storia di Enrico Balducci, proprietario di una catena di distributori di benzina a Bari, cui un giudice ha posto sotto sequestro 170mila euro a fronte di una richiesta da un milione avanzata dai familiari del rapinatore che aveva fatto irruzione in uno dei suoi distributori. Ma non è un caso isolato.

Il caso più clamoroso è quello di Ermes Mattielli, l'anziano robivecchi di Arsiero, in Veneto, che, spaventato dall'irruzione di due ladri di rame nel suo deposito, ha sparato nel buio, ferendoli. Il giudice l'ha condannato a pagare 135mila euro a favore dei due, entrambi rom con una lunga lista di precedenti. E così il furto sventato è riuscito in tribunale: Mattiello è morto due anni fa lasciando un paio di immobili destinati a finire in eredità a chi aveva cercato di derubarlo, per pagare il risarcimento. C'è poi il caso del tabaccaio del Padovano, Franco Birolo, anche lui condannato in primo grado a pagare 325mila euro ai parenti di un 23enne moldavo che aveva cercato di rapinare il suo negozio di tabacchi. Pochi giorni fa la sentenza è stata ribaltata in appello e Birolo è stato prosciolto, ma l'ultima parola non è ancora scritta. Perché sono possibili ricorsi e anche perché la legge prevede, oltre alla provvisionale stabilita in sede penale, la possibilità di un risarcimento per il «danno da perdita parentale» da stabilire con una causa civile, come nel caso di Balducci.

Una legge con il buco, nel senso che la norma prevede i parametri per determinare il risarcimento pesando «l'intensità del vincolo familiare, della convivenza e di ogni ulteriore utile circostanza idonea a comprovare l'intensità del legame», spiega l'avvocato Fabio Gaudino. La circostanza che la perdita sia strettamente collegata al fatto che il caro estinto se ne andasse in giro armato a fare rapine come occupazione abituale non conta: se la vittima della rapina viene condannata perché ha oltrepassato i limiti della legittima difesa la famiglia del rapinatore può chiedere il risarcimento. «Nell'attuale assetto normativo non c'è scampo a questo paradosso - spiega Gaudino al Giornale - il giudice ha il potere di agire secondo equità ma non contro la legge». Dunque se il giudice penale può almeno distinguere le responsabilità caso per caso, e può avere lo scopo di frenare la giustizia fai-da-te, qual è lo scopo di premiare i parenti di un rapinatore riconosciuto? E spesso a reclamare ricchi risarcimenti sono proprio i parenti di delinquenti abituali. «Se almeno fossimo condannati a risarcire lo Stato ci sarebbe una logica, ma così...», protesta Balducci, che ha fondato un'associazione di vittime di reati violenti, Nessuno tocchi Abele.

A trovarsi nella condizione di dover pagare ladri e rapinatori o i loro parenti, ci sono perfino membri delle forze dell'ordine, come l'appuntato dei carabinieri Mirco Basconi, che sparò contro le ruote di un Suv rubato che cercava di investire i suoi colleghi ad Ancona. Un 24enne albanese, Korab Xheta, venne ucciso da un proiettile di rimbalzo e il militare si beccò un anno per eccesso di legittima difesa. Il suo caso è ancora aperto e il giudice ha rinviato alla causa civile il risarcimento. Che potrebbe ammontare a 2,5 milioni.

Cifre minori di quelle che hanno dovuto pagare due guardie giurate, Mauro Pelella e Marco Dogvan in situazioni simili. O Antonio Monella, imprenditore che ha pagato duramente per aver sparato a un ladro. Il presidente Mattarella l'ha poi graziato. Ma è solo una toppa, l'ingiustizia resta intatta. E nessuno se ne cura.



Rapine, stupri e aggressioni. Quei criminali lasciati liberi
Luca Fazzo - Lun, 04/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 55600.html

Troppa discrezionalità dei magistrati e leggi inadeguate. Le forze dell'ordine frustrate dalle scarcerazioni facili

Dell'elenco fanno parte anche quelli cui sarebbe convenuto restare in carcere un po' più a lungo: come Vitale Morcea, un giovane moldavo che si era fatto beccare a Sondrio a rubare biciclette, era stato presto liberato, si era trasferito in Toscana, si era rimesso a fare furti.

E il 28 novembre scorso, a Monte San Savino, è rimasto ucciso da un gommista cui stava svaligiando il negozio.

Per tutti gli altri, per quelli che non incorrono in disavventure del genere, l'impatto con la giustizia italiana assomiglia spesso all'incontro con un bravo prete confessore, che rimbrotta e assolve con due pater e quattro ave. Il messaggio di dolore del poliziotto che - come raccontato nei giorni scorsi dal Giornale - racconta la frustrazione di chi lavora per assicurare alla giustizia indagati che vengono immediatamente scarcerati punta i riflettori su una realtà ben nota a chi frequenta i corridoi delle questure e le aule dei tribunali. Una manciata di ore, al massimo di giorni, e poi fuori. Come accade ieri anche per due degli anarchici che a Torino il 6 febbraio si impadronirono di un autobus, pestarono l'autista e distrussero il mezzo: scarcerati in attesa di giudizio.

Il principio, in teoria, è giusto: in carcere si va quando la condanna è definitiva. Peccato che la condanna arrivi dopo anni ed anni, sempre che non venga inghiottita dalla prescrizione, quando ormai l'imputato è irreperibile. Così si può capire l'incredulità delle vittime quando scoprono che il responsabile dei loro guai è già tornato in circolazione. E ancora più comprensibile l'indignazione quando il soggetto, scarcerato sulla base di una «prognosi favorevole», riprende immediatamente a fare altri delitti.

Di esempi se ne possono fare a bizzeffe, recenti ma anche remoti: perché le scarcerazioni veloci sono un fenomeno antico. In novembre, vicino Caserta, il carabiniere Emanuele Reali morì sotto un treno inseguendo tre ladri: faceva meglio a restare seduto sulla Gazzella, tanto i tre vennero scarcerati due giorni dopo. Nello stesso mese a Roma una donna viene aggredita, trascinata per strada, stuprata, i carabinieri si dannano per individuare il responsabile nell'ospite di un centro di accoglienza: in una manciata di giorni è fuori anche lui, unica sanzione il «divieto di dimora» a Roma. In dicembre a Forlì in un supermercato le guardie giurate bloccano un ladro che scappa con la refurtiva, lo consegnano alla polizia. La mattina dopo se lo ritrovano in negozio: non è un sosia, è proprio il ladro già tornato libero e al lavoro. In maggio a Milano aveva destato un certo stupore la vicenda del senegalese che in piazza del Duomo aveva aggredito e quasi linciato due vigili urbani: catturato e denunciato per lesioni gravissime, si fece il weekend in cella e il lunedì era libero con l'unico obbligo di presentarsi periodicamente in commissariato. Per non parlare del signore di Avellino che in settembre prese a martellate la convivente polacca, al termine di una lunga storia di violenze e intimidazione: tornò in circolazione ancora prima che la vittima lasciasse il reparto di neurochirurgia.

La frustrazione di poliziotti e carabinieri, insomma, è comprensibile. C'è un reato, lo spaccio di droga al dettaglio, dove a legare le mani ai giudici, imponendo la scarcerazione, è la legge stessa: di fatto, lo spaccio di strada in Italia è depenalizzato. Ma ci sono molti altri reati in cui la discrezionalità del magistrato è assai ampia, ed è qui che intervengono a volte decisioni impeccabili dal punto di vista del codice, molto meno da quello del buon senso. Per non parlare dei casi in cui a aprire agli arrestati le porte della liberà è semplicemente la pigrizia dei giudici: come avvenne nel dicembre scorso a Sassari, dove cinque presunti terroristi islamici vennero scarcerati per il semplice motivo che i magistrati avevano lasciato scadere i termini di custodia senza chiudere le indagini. Au revoir!
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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:23 pm

Ungheria, lo schiaffo della Corte costituzionale a Orban: "Niente primato nazionale sul diritto europeo"
Seguendo l'esempio della Polonia, il governo aveva fatto ricorso sullo stop ai migranti condannato dalla giustizia europea, ma è stato respinto
Andrea Tarquini
10 Dicembre 2021

https://www.repubblica.it/esteri/2021/1 ... 329667812/

BERLINO – Grave sconfitta del premier ungherese Viktor Orbán davanti alla giustizia nazionale e agli organi di giustizia dell´Unione europea, di cui l´Ungheria fa parte. La Corte costituzionale ungherese stamane ha rigettato la mozione-ricorso cotro la Corte di giustizia europea che per conto di Orbán era stata presentata dalla potente ministra della Giustizia, Judit Varga. Il tribunale supremo, in modo per non pochi inatteso, ha emesso una sentenza secondo la quale la giustizia magiara non può darsi un primato o una superiorità sul diritto europeo.


Ungheria, la Corte costituzionale di Budapest respinge il ricorso di Orban contro l’Ue: prevale il diritto comunitario

10 dicembre 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/1 ... o/6421618/

La Corte costituzionale ungherese ha respinto un ricorso del primo ministro Viktor Orban contro il primato del diritto dell’Unione europea: riguardava nello specifico una sentenza della Corte di Giustizia Ue secondo la quale Budapest aveva una violato la legge comunitaria permettendo alla polizia (ungherese) di respingere fisicamente i richiedenti asilo al confine con la Serbia. La Commissione europea, dal canto suo, ha fatto sapere di essere al corrente di quanto stabilito dai giudici costituzionali ungheresi: “La analizzeremo in dettaglio, naturalmente spetta alle autorità ungheresi attuare le decisioni della Corte di giustizia europea”, ha detto tramite il portavoce Christian Wigand.

Orban ha commentato nel corso di un’intervista a Kossuth Radio: “Non vogliamo essere un’alternativa, vogliamo essere i vincitori. Il nostro obiettivo è essere la più grande forza politica in Europa”, riferendosi al vertice dei leader conservatori europei che si è svolto la settimana scorsa a Varsavia. Ha rincarato la dose sostenendo che l’obiettivo più importante sia avere un “gran gruppo di partiti anti-immigrazione e pro-famiglia in Europa“. Secondo Orban, perciò, esiste una “linea di frattura” in tutta Europa sulla questione dell’immigrazione, e ha aggiunto che quello che vuole Budapest è qualcosa che va contro la politica dell’Ue. “Le norme europee sono state fatte in tempo di pace e sfortunatamente non funzionano durante una crisi. Gli europei occidentali hanno intrapreso un grande esperimento: (credono che) mescolando musulmani con cristiani autoctoni, verrà fuori qualcosa di buono“, ha precisato il premier conservatore, elencando i rischi legati all’immigrazione, dal terrorismo, ai costi sociali, alla perdita di lavoro in caso di crisi economica.

La ministra ungherese della Giustizia, Judit Varga, su Twitter ha commentato che con la sentenza odierna “la Corte costituzionale ha costruito una forte barriera legale oltre alla chiusura fisica delle nostre frontiere. La Corte costituzionale ungherese non ha esaminato il primato del diritto dell’Ue, né si è soffermata sulla revisione della precedente sentenza della Corte di giustizia dell’Ue”.
Secondo l’opinione della ministra la decisione dell’Alta corte rafforza Budapest perché “si concentra esclusivamente sull’immigrazione” e chiarisce che l’Ungheria ha il diritto di rifiutarsi di “vivere con popoli diversi da quelli con cui abbiamo condiviso per secoli un comune destino. Al fine di proteggere efficacemente i propri confini, l’Ungheria ha anche il diritto di adeguare le proprie norme nazionali alla realtà adottando misure aggiuntive e uniche”, aggiunge Varga. A suo dire inoltre “il dibattito ha anche evidenziato l’inevitabile necessità di riformare le norme dell’Ue in materia di immigrazione”.




PM Orbán: L'identità nazionale e culturale è un diritto umano

21 Dicembre 2021

https://www.islamnograzie.com/pm-orban- ... tto-umano/

Nell’ultima edizione della sua cosiddetta serie “Samizdat” (un genere che si riferisce alla letteratura vietata durante il comunismo e circolata in segreto), il primo ministro ungherese Viktor Orbán reagisce alla decisione della Corte costituzionale ungherese, in cui restituisce poteri alle autorità per controllare o prevenire il flusso di migrazione illegale attraverso i loro confini.

L’anno scorso, la Corte di giustizia europea ha stabilito che la detenzione di migranti nelle cosiddette zone di transito ai confini meridionali dell’Ungheria era illegale e violava i loro diritti umani. Inoltre, secondo il tribunale, le autorità sono obbligate ad avviare procedure di asilo con ogni ingresso illegale, invece di respingerli in paesi sicuri da cui sono arrivati.

Orbán ribadisce nel suo Samizdat che il significato della decisione della corte ue è proprio questo: l’Ungheria deve ammettere nel paese tutti i migranti che sono stati detenuti dalle sue guardie di frontiera mentre attraversavano illegalmente. Questo, afferma, è contrario alla Legge fondamentale del suo paese. Per questo motivo, il governo aveva chiesto alla Corte costituzionale di consigliarsi sulla questione. Nell’interpretazione del primo ministro, la corte è tornata con tre decisioni distinte in materia:

1. Ha ribadito che il governo deve proteggere l’identità costituzionale del paese, anche se ciò è contrario alla sentenza della Corte di giustizia europea.

2. Essa ha precisato che, se le competenze concorrenti tra l’Unione e l’Ungheria non fossero state effettivamente esercitate o applicate dalle istituzioni dell’Unione, le autorità ungheresi avrebbero potuto esercitarle.

3. Ha inoltre affermato che il rapporto tra migrazione e dignità umana dovrebbe essere esaminato anche dal punto di vista delle popolazioni indigene.

Orbán chiama questo nel suo Samizdat una “decisione di importanza storica”.

Crede che la sentenza della corte suprema ungherese metta al centro le persone e la dignità umana, cosa che ora raramente si vede nelle decisioni dei tribunali europei. Secondo il primo ministro, con il pretesto di proteggere la dignità umana, i tribunali internazionali hanno seguito lo stesso percorso delle società di un’Europa progressista in generale. L’individuo è stato strappato dalle sue comunità naturali nazionali, linguistiche, culturali e religiose, così come dalle sue famiglie. Questi tribunali hanno negato che l’appartenenza a tali comunità faccia parte della propria identità e quindi della dignità umana in generale. Negano che questa identità meriti una protezione fondamentale.

“Oggi ci sono solo individui che sono persone senza qualità: possono vivere ovunque, possono parlare qualsiasi lingua, possono pregare qualsiasi dio”, ha scritto Orbán.

Secondo la valutazione del primo ministro ungherese, le comunità tradizionali sono diventate completamente indifese. Oggi, non è solo la politica progressista che è contro di loro, ma anche la legge. Gli europei non hanno quindi il diritto di decidere con chi vogliono vivere nelle loro terre d’origine – anche se l’immigrazione di massa porta alla disintegrazione delle comunità tradizionali che sono alla base delle loro identità individuali.

Di conseguenza, nel senso dei diritti fondamentali, gli europei oggi non hanno diritto alla propria patria, alla propria lingua, alla propria cultura, alla propria famiglia e al proprio Dio.

La decisione della Corte costituzionale ungherese è di parere opposto. Ripristina il sistema dei diritti umani dalla testa ai piedi. Conferma che lo Stato ungherese ha il dovere di prevenire danni significativi all’identità dei cittadini, anche se ciò contraddice le sentenze della Corte di giustizia europea o se ciò dovesse svilupparsi come conseguenza del mancato esercizio delle competenze da parte dell’UE.

L’ambiente sociale tradizionale di coloro che vivono in Ungheria non può cambiare senza l’autorità democratica e il controllo statale, scrive Orbán.

“La casa è solo dove i diritti delle persone sono rispettati”, scrive il primo ministro. Secondo la Corte costituzionale, gli ungheresi hanno diritto al proprio paese, conclude il Samizdat.
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Messaggioda Berto » dom nov 28, 2021 3:24 pm

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Re: Demenze e ingustizie dei giudici politicamente corrette

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