Siamo tutti fratelli, no! La fratellanza universale è un'utopia innaturale che contrasta con la natura delle cose e dell'uomo.L'utopia cristiano comunista di Bergoglio, la sua fratellanza universale, il mito dell'ugalianza ad ogni costo e il diritto superiore degli ultimi, ... presuntuoso fanatismo, demenzialità e irresponsabilità, idolatria e innaturalità, la orrenda schiavitù della solidarietà e della fratellanza universale e utopica, innaturale e forzata.
Tutto nasce dalla presunzione idolatra cristiana, universalista, ecumenista, collettivista che concepisce Dio come un Padre dell'umanità e Imperatore del mondo. Ma Dio in realtà non è né padre né imperatore.
La fratellanza universale ideologica, utopistica e religiosa che calpesta e disprezza la fratellanza naturale e alla quale si contrappone è un crimine contro l'umanità, base del totalitarismo ecumenico, religioso, politico e dei relativi imperialismi.La nuova enciclica di papa Francesco: Fratelli tutti. Tornare alla fratellanza per cambiare il mondoRoberto Montoya
02 ottobre 2020
https://www.rainews.it/dl/rainews/media ... tml#foto-1 Il 3 ottobre, Papa Francesco firmerà ad Assisi la sua nuova enciclica Fratelli tutti, che ha come temi centrali la fraternità e l'amicizia sociale. È la terza, dopo la Lumen Fidei (2013) e la Laudato Si’ (2015) che ha come sfondo la lode a Dio e alle opere della natura tutta, in cui è riflessa l'immagine e la mano del suo Creatore. Un documento, per il papa, sulla fratellanza e l’amicizia dal valore trascendentale e dal carattere programmatico, che trae spunto, per il titolo, dagli scritti di San Francesco che esortava i fratelli, già nel 1221, a seguire e ad avere come esempio (…) il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce.
Un percorso ben segnato quello del vescovo di Roma, che diede testimonianza di fraternità, sin dal momento della sua elezione al Soglio di Pietro, chinando la testa davanti ai fedeli in un segno che contraddistingue il suo pontificato con il servizio al prossimo e ai più piccoli.
A sottolineare la relazione vescovo-popolo come cammino di fratellanza sono stati gli innumerevoli incontri con il popolo di Dio, segnati da momenti di profonda emozione. Francesco si fa strumento ad ogni occasione, condivide gioie e tristezze del suo popolo, i problemi del mondo contemporaneo, a livello del progresso scientifico e tecnico, delle conquiste terapeutiche, dell’era digitale, dei mass media, delle comunicazioni; ma anche e soprattutto tocca le ferite della povertà, della devastazione delle guerre e delle afflizioni di tanti fratelli e sorelle in diverse parti del mondo, a causa della corsa agli armamenti, delle ingiustizie sociali, della corruzione, delle disuguaglianze, del degrado morale, del terrorismo, della discriminazione, dell’estremismo e di tanti altri motivi.
Fratelli tutti è un documento che ha avuto molte tappe significative e che ha come unico obiettivo la pace, la pace interiore che scaturisce dal senso di fraternità con gli altri: dal recente Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi, a quel primo appuntamento del pontefice nel luglio del 2013 che abbraccia e prega per i fratelli invisibili vittime delle peripezie migratorie annegati nel Mediterraneo, che lui stesso chiamerà, Mare del meticciato. Ma anche i gesti e le parole dello straordinario viaggio in Terra Santa in cui Francesco esorta ad “(…)abbracciare i conflitti, abbattere i muri, immaginare e costruire la pace”.
Ma dove si impara la fratellanza? Dove si apprende la pace? Come un semplice maestro che si rivolge ai suoi alunni in Amoris Laetitia scrive: «La relazione tra i fratelli si approfondisce con il passare del tempo, e il legame di fraternità si forma in famiglia tra i figli, e se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace”. Nasce così una pedagogia del quotidiano, in cui la fratellanza non si dissocia dal Vangelo: diviene lotta per la giustizia sociale e cura del Pianeta. Bergoglio desidera un mondo “con” e “dopo” il coronavirus capace di viaggiare sulla base della fratellanza umana, della solidarietà e dell’ecologia integrale.
Uscire da sé verso il fratello è un’assoluta priorità sottolineata anche nella Gaudete et exultate: Gesù stesso (…) si è fatto periferia. Per questo, se oseremo andare nelle periferie, là lo troveremo: Lui sarà già lì.
Abbiamo incontrato Suor Alessandra Smerilli, salesiana, economista, consigliera del Papa e docente di Economia politica all’Università Auxilium di Roma.
È sulla tomba del Santo Umbro, la città del Poverello che riparte la nuova tappa del magistero di Francesco. Perché in questa fase storica il Papa mette al centro la Fratellanza? Perché propone di far ripartire da qui l’umanità?
Questo Santo rivela il cammino che sta percorrendo il magistero di papa Francesco. Quello che mi piace pensare, e lo metto in relazione ad Economy of Francis, è che il Papa credo voglia dire che il concetto sulla fraternità e l’amicizia sociale parte da un gesto molto importante: l’abbraccio con il lebbroso. San Francesco trasfigura la sua vita dopo aver avuto il coraggio di abbracciare un lebbroso. Il tema della fraternità che vuole trasmettere attraverso questa enciclica, mi fa pensare all’episodio che abbiamo scoperto, e di cui abbiamo parlato con papa Francesco, ad Assisi, nella basilica, dove ci sono 28 scene della vita del Santo. Manca però la 29esima, che è quella dell’abbraccio con il lebbroso. Chi allora pagava e commissionava le opere non voleva che si sapesse che ad Assisi ci fossero i lebbrosi, altrimenti la città avrebbe sfigurato.
Mi sta facendo capire che per risanare le nostre ferite dobbiamo abbracciare le ferite dell’altro?
Papa Francesco che sin dall’inizio ha denunciato la cultura dell’indifferenza, dello scarto, invita il mondo a partire dalle periferie economiche ed esistenziali. Forse, in questa enciclica, vuole riportare alla luce questa scena e dire che se non ripartiamo da questo abbraccio non ci potrà essere la pace universale. Quindi una fraternità che parte dal riportare alla luce tutto ciò che non ha neanche diritto di nota, di parola, perché tutti ce ne facciamo carico e ce ne prendiamo cura. L’enciclica, dunque, non si rivolge solo ai cattolici. Quando Papa Francesco parla di temi legati alla pace dall’inizio del suo pontificato è stato famoso il suo dire “stiamo vivendo una guerra mondiale”. Ora forse non ci sono grandissimi conflitti, ma la terra è piena di conflitti. Forse se non risolviamo i conflitti interiori, non troveremo una pace duratura, abbiamo bisogno di una conversione integrale.
A che punto è il percorso intrapreso riguardo la dichiarazione sulla Fratellanza Umana firmata ad Abu Dhabi circa due anni fa?
Quando lui parla di questo impegno e di questo documento parla di dialogo e di impegno congiunto. Riproporre un’enciclica è come dare di nuovo un segnale: ci ricorda che è importante fare dei passi in quella direzione. Uno è per esempio il grande interesse nato intorno al patto educativo globale, ci sono stati tanti incontri tra mondo Occidentale e Orientale. Era previsto per il patto educativo anche un impegno da parte dei rappresentanti delle varie religioni; anche la FAO ha lanciato una sfida sul tema della sicurezza alimentare, perché quando parliamo di pace, parliamo anche di problemi legati alla catena alimentare e a paesi che fanno fatica in questo momento a nutrirsi. La fame sta aumentando e i governi sono preoccupati. Per questo vogliono unirsi in uno sforzo comune. Questi passi credo che siano nello spirito di papa Francesco, non momenti di celebrazione, ma un modo per avviare processi e monitorarli.
L’enciclica esce in un momento storico segnato da una triplice crisi: economica, pandemica ed ecologica nel mondo intero. Cosa ne pensa?
Credo che l’enciclica fosse stata concepita prima della pandemia. Ma il momento è giusto perché c’è maggiore ascolto e le persone si interrogano sui problemi; fino a pochi mesi fa parlare in maniera un po' profetica di economia avrebbe significato un po' di derisione e superficialità, oggi qualcuno comincia a pensare veramente che c’è forse qualcosa da cambiare, così anche sui temi della politica. Questa enciclica è fondamentale, perché arriva in un momento in cui siamo più disposti all’ascolto.
Bergoglio si è rivolto al Forum Ambrosetti di Cernobbio, gotha della finanza internazionale e della politica, dicendo che non è più tempo degli adoratori della finanza, ma di un’economia reale fondata sulla persona. Cosa ne pensa?
Come sappiamo Papa Francesco lancia messaggi forti perché vengano ascoltati da chi li deve ascoltare. Nel 1900 il beato Toniolo vede come uno dei più grandi pericoli una finanza che viaggia per conto suo senza avere un contatto con l’economia reale. Riportare questo tema alla luce è fondamentale. Cosa vuol dire avere una finanza che lavori per l’economia reale? È una finanza che fa il suo mestiere. Tornando a San Francesco i primi monti di pietà, le prime strutture finanziarie in aiuto alla povertà vengono dai francescani che si resero conto che una città non può essere fraterna se ci sono esclusi. Quindi il mercato e la finanza possono essere un mezzo di inclusione. In quel senso la Finanza deve riscoprire la sua vera vocazione.
Tutti vogliamo tornare alla “normalità” e riprendere le attività economiche. Dopo la pandemia in che modo possiamo aiutare a guarire il nostro mondo, per non rimanere a guardare dalla finestra?
Si può contribuire in tanti modi. Papa Francesco lo ha detto recentemente: non dobbiamo tornare all’economia di prima perché era già malata prima del virus, ma riprendere consapevolezza, mettere insieme tutte le dimensioni, in un concetto di sviluppo umano integrale; vuol dire sentirsi responsabile come consumatore; quando si acquista un prodotto al supermercato il nostro obiettivo potrebbe essere quello di pagarlo il meno possibile. Ma questo potrebbe voler dire che i lavoratori vengono sfruttati, quindi non sto assicurando uno stipendio degno a quel lavoratore. Se voglio rompere questa catena devo partire da quel piccolo gesto, sapendo che in questo momento pago un po' di più, ma che sto lavorando per me in quanto lavoratore; avere anche responsabilità nella gestione dei beni, dei risparmi e dei miei investimenti. Avere una cultura economica finanziaria, e capire quanto sia importante formarsi in questi termini.
Da cosa bisognerebbe partire per diffondere nella società un nuovo progetto di comunità e di socialità? Cosa abbiamo perso e cosa dobbiamo recuperare?
L’emergenza sanitaria ci sta facendo ancora vedere chiaramente come nei momenti più tragici abbiamo bisogno di essere uniti, anche tra nazioni, per fronteggiare qualsiasi emergenza. C’è stato un recupero del senso dello Stato e di una politica al servizio del bene comune. Il Pontefice, nelle sue recenti catechesi, si è soffermato spesso sui grandi temi della Dottrina Sociale della Chiesa tra i quali la politica come servizio per la collettività; ha ribadito il tema della destinazione universale dei beni, che a sua volta apre tantissime finestre anche sui temi del debito ecologico. Abbiamo bisogno di recuperare lo spirito di ciò che ci unisce, sapendo che nessuno può uscire da solo da questa crisi, e ciò è possibile facendo ognuno la sua parte.
Enciclica “Fratelli tutti”: la proprietà privata è un diritto secondario 4 ottobre 2020
https://www.imolaoggi.it/2020/10/04/enc ... econdario/ Alcuni stralci dalla terza enciclica di Bergoglio “Fratelli tutti” pubblicati sul blog di Marco Tosatti. Una parte particolarmente interessante riguarda la proprietà privata, in cui l’enciclica sottolinea il suo valore secondario, nel capitolo intitolato: RIPROPORRE LA FUNZIONE SOCIALE DELLA PROPRIETÀ
… In questa linea ricordo che «la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata». Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il «primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale», è un diritto naturale, originario e prioritario.97 Tutti gli altri diritti sui beni necessari alla realizzazione integrale delle persone, inclusi quello della proprietà privata e qualunque altro, «non devono quindi intralciare, bensì, al contrario, facilitarne la realizzazione», come affermava San Paolo VI.
Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società. Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica”.
Un capitolo dedicato alla politica e al populismo – ma guarda un po’…dove forse emerge una nostalgia peronista:
“Negli ultimi anni l’espressione “populismo” o “populista” ha invaso i mezzi di comunicazione e il linguaggio in generale. Così essa perde il valore che potrebbe possedere e diventa una delle polarità della società divisa. Ciò è arrivato al punto di pretendere di classificare tutte le persone, i gruppi, le società e i governi a partire da una divisione binaria: “populista” o “non populista”. Ormai non è possibile che qualcuno si esprima su qualsiasi tema senza che tentino di classificarlo in uno di questi due poli, o per screditarlo ingiustamente o per esaltarlo in maniera esagerata.
Ci sono leader popolari capaci di interpretare il sentire di un popolo, la sua dinamica culturale e le grandi tendenze di una società. Il servizio che prestano, aggregando e guidando, può essere la base per un progetto duraturo di trasformazione e di crescita, che implica anche la capacità di cedere il posto ad altri nella ricerca del bene comune.
Lo sgarbo al Papa sull'enciclica "Fratelli Tutti" (di M.A. Calabrò)03/10/2020
https://www.huffingtonpost.it/entry/pap ... 480aae76a5 Il 1 ottobre 2020 la nuova enciclica di Francesco è stata inviata dal Laterano - dov’è la cattedra del Vescovo di Roma e in quanto tale Papa - a tutti i vescovi, cardinali e Beatitudini delle Chiese Orientali. Si tratta della terza Enciclica che il Papa ha firmato alle 15.55 ad Assisi, dopo la Messa celebrata davanti a pochissimi presenti sulla tomba di San Francesco, il Santo poverello, il cui nome il cardinale Bergoglio ha scelto come successore di Pietro.
Erano oltre due secoli che un’Enciclica non veniva firmata e inviata dal Papa fuori del Vaticano. Un Vaticano tribolato in queste settimane dagli scandali che coinvolgono la Segreteria di Stato. Non a caso, al momento della firma, Francesco ha voluto accanto a sè un monsignore della prima sezione della Terza Loggia, che ha elogiato per il duro lavoro delle traduzioni in tantissime lingue, sottolineando così il lavoro del dicastero più importante della Curia flagellato dalla tempesta.
Il nuovo documento è ispirato al Santo poverello. Inizia con le parole “Fratelli tutti”, due parole che danno il nome all’Enciclica, tratte dall’esortazione contenuta nelle Ammonizioni di San Francesco d’Assisi, “Fratres omnes”.
Probabilmente si tratta anche della prima Enciclica inviata ai pastori della Chiesa universale via e-mail, un mezzo di comunicazione che il Papa gradisce molto, a quanto si legge dal contenuto del biglietto con la quale l’ha voluta accompagnare. Un canale di comunicazione diretta - ha scritto di suo pugno Francesco, con la sua scrittura piccolissima, nel biglietto che accompagna il pdf dell’Enciclica. In tutto 123 pagine, che “rinforza la nostra comunione come vescovi nell’esercizio del magistero”. Ma questo mezzo elettronico è stato usato dal sito tradizionalista cattolico Infovaticana - che ha ospitato spesso posizioni critiche contro Francesco - per anticipare la diffusione del testo nell’originale spagnolo, violando l’embargo fissato per domenica alle 12 e bypassando così anche la Sala Stampa vaticana e il lavoro dei giornalisti accreditati.
Un testo composto da 8 capitoli in cui quelli centrali sono il quinto e il sesto (“Dialogo e amicizia sociale”), oltre all’analisi forte sulle “ombre di un mondo chiuso” (capitolo primo) allo straniero, al migrante, al bisognoso.In particolare il quinto capitolo è dedicato alla politica “migliore”.
La politica migliore.
La politica migliore non è - secondo Papa Francesco - quella che fa leva sull’individualismo e che cela gli interessi dei ricchi. L’analisi più innovativa è quella che riguarda il populismo, che con le espressioni populismo e populista “ha invaso i mezzi di comunicazione e il linguaggio generale”, e la divisione binaria tra “populista” e “non populista”. La pretesa di leggere la realtà sociale con il populismo, scrive Francesco, “ignora la legittimità della nozione di popolo” e con questo potrebbe portare “a eliminare la stessa parola ‘democrazia’”, cioè del governo del popolo.
Invece è necessario che la politica faccia riferimento a qualcosa che non sia solo la somma degli individui e per questo il sostantivo “ popolo” e l’aggettivo “popolare” sono necessari a una politica che non nasconda “il disprezzo dei deboli” sotto mentite spoglie populiste “che lo utilizzano demagogicamente per i propri fini, o in forme liberali al servizio degli interessi economici dei potenti”. “ I gruppi populisti - continua Francesco - sfigurano la parola ‘popolo’, perché in realtà non parlano del vero popolo”.
Il grande tema del lavoro.
Il vero approccio popolare al tema del lavoro - perché promuove il bene del popolo - deve “assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità , le sue iniziative, le sue forze”. Per questo - aggiunge richiamando quanto già scritto nella Laudato sii “aiutare i poveri con denaro deve essere sempre una soluzione provvisoria, per risolvere le urgenze. Il grande obiettivo dovrebbe essere permettere loro una vita degna attraverso il lavoro”.
Francesco passa poi ad esaminare valori e limiti delle visioni liberali che parlano di rispetto delle libertà, ma per le quali la categoria di popolo è “una mitizzazione di una realtà che in effetti non esiste”. Quello che invece è necessario è un “cambiamento della mentalità e degli stili di vita” mentre “la propaganda politica, i mezzi d’informazione e i costruttori dell’opinione pubblica persistono nel fomentare una cultura individualista ed ingenua davanti a interessi economici sfrenati”.
“Il mercato” da solo, scrive, “non risolve tutto”. E qui Francesco cita con abbondanza l’enciclica sociale del suo predecessore Benedetto XVI , la Caritas in veritate. Parla della crisi finanziaria del 2007-2008 che poteva essere l’occasione di una nuova economia più attenta ai principi etici. Ma adesso la crisi del Covid-19, ci ha fatto vedere drammaticamente che siamo tutti sulla stessa barca, che siamo “fratelli tutti”.
La politica di cui si sente il bisogno - secondo Francesco - è quella che nasce dalla carità, “sociale e politica”, con una visione ampia, capace di riformare le istituzioni nazionali ed internazionali. Un amore sociale e politico, risolto alle persone umane ai popoli, ma con un amore “preferenziale per i poveri”. In questo Francesco vede una convergenza con i concetti di fratellanza e amicizia sociale sottoscritti insieme al Grande Imam di Al Azhar Al- Tayyeb. Solo così - scrive - “la politica è più nobile della sola apparenza e del marketing”.
Fuga di notizie.
A quanto sembra, dall’identità del vescovo destinatario, la fuga di notizie dovrebbe essere avvenuta dal Cile (uno dei paesi in cui l’opposizione a Francesco è stata negli ultimi anni più forte e dove l’episcopato è stato decimato per le coperture date ai preti pedofili). Questo fatto (grave) non sposta di una virgola l’importanza del documento ispirato dal “Santo dell’amore fraterno, della semplicità e dell’allegria”.
E le donne?
Alcune polemiche nei giorni scorsi c’erano state perché l’Enciclica si intitola “Fratelli tutti”. Alcuni media anglosassoni hanno visto in questo plurale maschile un’esclusione delle donne, ma “Fratres omnes “nel latino usato da San Francesco (che peraltro si rivolgeva a dei frati) indica i fratelli sia al maschile che al femminile.
Le religioni al servizio della fratellanza umana.
L’Enciclica si chiude con due preghiere, una al Dio creatore una cristiana ecumenica. E alla fine il Papa cita personalità non cattoliche tra le quali anche il Mahatma Gandhi. Ed è un inno alla fraternità umana, alla giustizia e alla misericordia.
Via dagli scandali. Francesco ad Assisi ha firmato l'enciclica "Fratelli tutti"Si tratta della prima uscita del Papa da Roma dopo il lockdown dello scorso inverno. Per le restrizioni per il Covid non erano previsti fedeli
PAOLO RODARI
03 ottobre 2020
https://www.repubblica.it/vaticano/2020 ... 269278458/ASSISI - Via dagli scandali. Papa Francesco lascia per la prima volta Roma e il Vaticano dopo il lockdown dello scorso inverno e si reca ad Assisi (è la quarta volta) per firmare la sua nuova enciclica 'Fratelli tutti' e per ritagliarsi qualche ora di meditazione e preghiera. Si tratta della terza enciclica di Bergoglio, dedicata questa volta al tema della fratellanza e dell'amicizia sociale in tempo di pandemia. L'ultima uscita da Roma avvenne lo scorso febbraio quando si recò a Bari. Terminata la celebrazione della messa nella cripta della Basilica inferiore di San Francesco, Francesco ha firmato alla tomba del santo l'enciclica che segue la 'Lumen fidei' del 29 giugno 2013, iniziata da papa Benedetto XVI e completata e firmata da Francesco, e la 'Laudato si del 24 maggio 2015, sull'ecologia integrale.
Il titolo dell'enciclica, tratto da uno scritto di San Francesco e uguale per tutte le lingue, ha fatto molto discutere. Alcune teologhe e intellettuali hanno detto che non tiene conto del mondo femminile. Vatican News ha replicato con un editoriale in cui spiega che "trattandosi di una citazione di San Francesco, il Papa non l'ha ovviamente modificata". Ma "sarebbe assurdo pensare che il titolo, nella sua formulazione, contenga una qualsivoglia intenzione di escludere dai destinatari più della metà degli esseri umani, cioè le donne". Dice padre Enzo Fortunato, direttore della rivista "San Francesco", che quest'anno celebra i suoi cento anni: "Fra l'altro anche lo stesso san Francesco chiamava una delle sue seguaci e la sua più cara amica 'frate Jacopa', togliendo così ogni dubbio e incertezze a polemiche sterili".
Proveniente da Spello in macchina, il Papa è arrivato nella città umbra dove ha celebrato la Santa Messa di San Francesco in onore del patrono d'Italia. Prima però si è voluto fermare per una breve sosta nella basilica di Santa Chiara. La visita ad Assisi era stata annunciata come privata. Così ha voluto Francesco anche a causa delle restrizioni per il Covid ma, nonostante non fosse prevista la presenza di fedeli, un centinaio di persone ha atteso il suo arrivo. Prima della Messa ha pregato sulla tomba del santo, come ha fatto anche in passato. In quella cripta ha celebrato la Messa, alla presenza di alcuni frati. Lì poi ha firmato il suo testo, che sarà però diffuso soltanto il giorno successivo.
"Fratelli tutti" in qualche modo si ispira al messaggio di San Francesco. Già nell'esortazione apostolica post-sinodale "Christus vivit" Francesco disse che il poverello di Assisi "è il santo della fraternità universale, il fratello di tutti, che lodava il Signore per le sue creature". La fratellanza è la strada per superare le difficoltà anche in questo tempo di pandemia. Fratellanza significa affrontare la tempesta insieme, senza dimenticare gli ultimi, i poveri che il Papa ha chiesto non vengano dimenticati quando uscirà un vaccino.
In tutto le visite in Umbria del Papa divengono sei. Oltre alle quattro di Assisi, anche la visita dell'11 gennaio 2019 al monastero di Santa Maria in Vallegloria a Spello, e quella dell'ottobre 2016 a San Pellegrino, frazione di Norcia gravemente colpita dal terremoto.
Vaticano, Francesco prepara l'attacco al capitalismo finanziarioFrancesco Boezi - Sab, 05/09/2020
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 87803.html Papa Francesco è in procinto di firmare la sua terza enciclica. Bergoglio ha scelto il tema della "fratellanza" per guidare l'umanità oltre il Covid-19
Una mossa a sorpresa. Per rilanciare l'azione pastorale, papa Francesco ha scritto una nuova enciclica, che sarà firmata il prossimo 3 di ottobre ad Assisi. Il luogo dove si sarebbe dovuta svolgere la manifestazione "Economy of Francis", che è stata tuttavia rimandata per la pandemia.
E molti elementi suggeriscono come, nelle intenzioni del Santo Padre, abiti la volontà di denunciare lo stato in cui versano le "periferie economico-esistenziali", che starebbero sì subendo gli effetti della globalizzazione, ma che dovrebbero adesso fare i conti anche con quello che accade dal punto di vista economico-sociale per via del Covid-19. Non è ancora ufficiale, ma da parte tradizionalista si racconta con sicurezza che Bergoglio sta per attaccare di nuovo il capitalismo.
L'evento assisiano, comunque avrà luogo durante la seconda metà di novembre. Le anticipazioni parlano di un'enclica centrata sul tema della "fratellanza". In un primo momento, era stata ventilata l'ipotesi ecologica. E l'"ecologia", stando a quello che abbiamo appreso, costituirà una chiave centrale delle riflessioni del pontefice, ma in una chiave diversa dall'accezione comune. Si tratterà, con buone probabilità, di fornire delle indicazioni sulla "ecologia" della "fraternità".
Dopo il "silenzio" dovuto alla pandemia, Jorge Mario Bergoglio muove di nuovo in direzione della "Chiesa in uscita", il messaggio focale della sua pastorale. "È con grande gioia e nella preghiera che accogliamo e attendiamo la visita privata di papa Francesco. Una tappa che evidenzierà l'importanza e la necessità della fraternità", hanno fatto sapere dal Sacro Convento di Assisi, così come ripercorso dalla Lapresse. La Sala Stampa della Santa Sede, nel corso della mattinata di oggi, ha rivelato anche il titolo della nuova enciclica dell'ex arcivescovo di Buenos Aires: l'opera si chiamerà "Fratelli tutti".
Nel corso di questi mesi, si è discusso con continuità sul tema che Francesco avrebbe scelto per la prossima lettera apostolica. Sono settimane, del resto, che il vescovo di Roma pone accenti su come debbano essere affrontate le conseguenze del quadro pandemico. Qualcosa è emerso dalla missiva inviata dal Santo Padre al Forum Ambrosetti: "Abbiamo toccato con mano la fragilità che ci segna e ci accomuna. Abbiamo compreso meglio che ogni scelta personale ricade sulla vita del prossimo, di chi ci sta accanto ma anche di chi, fisicamente, sta dall'altra parte del mondo - ha scritto il vertice della Chiesa universale nella lettera -. Siamo stati costretti dagli eventi a guardare in faccia la nostra reciproca appartenenza - ha proseguito il pontefice argentino - , il nostro essere fratelli in una casa comune. Non essendo stati capaci di diventare solidali nel bene e nella condivisione delle risorse, abbiamo vissuto la solidarietà della sofferenza". Essere "solidali nel bene" potrebbe essere uno dei capisaldi della nuova enciclica.
Jorge Mario Bergoglio dovrebbe aver posto anche il tema dell'ambiente, ma bisognerà aspettare per conoscere le argomentazioni utilizzate. Con buone probabilità, la lettera apostolica del papa si interesserà di come l'umanità ed il globo terrestre possano fuoriuscire da una fase storica come questa. Un passaggio - questo della pandemia - che non era stato previsto, e che anche la Chiesa cattolica è chiamata ad affrontare. Comunque sia, la fratellanza dovrebbe essere il trait d'union dell'intero messaggio.
Come si legge su Aci Stampa, la notizia relativa alla terza enciclica del pontefice era stata in qualche modo anticipata dal vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, appena qualche giorno fa. Esiste qualche retroscena: alcune fonti tradizionaliste sono allarmate per via delle possibila presenza di ricette che sposano la "decrescita felice". Il capitalismo potrebbe essere uno degli "obiettivi" della lettera apostolica di Francesco. Al contempo, è altrettanto possibile che l'argentino abbia di nuovo centrato il ragionamento sull'urgenza di una redistribuzione della ricchezza. Il "fronte conservatore" - com'è noto - vorrebbe una linea maggiormente interessata agli aspetti spirituali. Già nel recente passato, era stato notato come Bergoglio avesse individuato tre direttrici per il "mondo post-Covid": accoglienza dei migranti, ecologia e forme di distribuzione della ricchezza quali il reddito di cittadinanza.
Il rapporto tra la natura, nel senso di quello che è stato creato da Dio, e lo sfruttamento dell'ambiente da parte degli uomini potrebbe essere un altro dei focus del testo.
Cosa ci si può aspettare dalla nuova enciclica di FrancescoNico Spuntoni
13-09-2020
https://lanuovabq.it/it/cosa-ci-si-puo- ... -francesco Sarà firmata il 3 ottobre, ma il titolo (“Fratelli tutti”) e il sottotitolo (“Sulla fraternità e l’amicizia sociale”) già annunciati fanno pensare che la terza enciclica di Bergoglio sarà sulla scia della Dichiarazione di Abu Dhabi. Un indizio lo si può trovare pure nella sua omelia del 14 maggio. E, forse, il papa espliciterà meglio il controverso passaggio sulla diversità di religione
Titolo e sottotitolo annunciati confermano l’indiscrezione sulla nuova enciclica “scappata” lo scorso 26 agosto al vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili. La fratellanza umana, infatti, sarà il tema centrale di Fratelli tutti, nome tratto dal sesto capitolo (De imitatione Domini) delle Ammonizioni di san Francesco. Nel passaggio che ha ispirato il pontefice per il titolo, il Poverello d’Assisi utilizza l’espressione “omnes fratres” per un invito: “Noi tutti, fratelli, guardiamo con attenzione il Buon Pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce”.
Questo non è l’unico elemento che rimanda al santo da cui Bergoglio prese il nome pontificale sette anni fa, perché l’enciclica sarà firmata il 3 ottobre ad Assisi al termine di una Santa Messa celebrata sine populo sulla tomba situata nella Basilica inferiore.
Il contenuto del documento si conoscerà soltanto fra una ventina di giorni, ma si possono sin da ora azzardare previsioni alla luce delle voci filtrate. Dopo l’annuncio ufficiale del Vaticano sull’imminente uscita, molti osservatori hanno parlato di proposta del papa per il mondo post-Covid. In realtà, c’è da dire che l’enciclica - come conferma anche il Tablet, settimanale cattolico inglese - era stata preparata prima dello scoppio della pandemia. È inevitabile, però, che il testo non ignorerà tutto quello che nel frattempo è accaduto nel pianeta.
Così come recita il sottotitolo, sarà un documento “sulla fraternità e l’amicizia sociale” che probabilmente approfondirà quanto già affrontato nella Dichiarazione di Abu Dhabi. Di questo il pontefice ha fornito un indizio non marginale lo scorso 14 maggio, mentre in Italia e in molti Paesi vigeva ancora il lockdown per l’emergenza sanitaria. Nell’omelia pronunciata a Santa Marta quel giorno, infatti, Bergoglio aprì il “Giorno di fratellanza, giorno di penitenza e preghiera” indetto proprio dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana nato per promuovere la Dichiarazione firmata negli Emirati Arabi Uniti il 4 febbraio del 2019. In quell’occasione, il papa anticipò il titolo dell’enciclica, ricordando che «San Francesco di Assisi diceva: “Tutti fratelli”». Una formula in cui il pontefice considerò inclusi «fratelli e sorelle di ogni confessione religiosa (...) uniti nella fratellanza che ci accomuna in questo momento di dolore e di tragedia».
Questa menzione potrebbe essere interpretata come una traccia del filo diretto che dovrebbe legare il documento di Abu Dhabi a quello in uscita il prossimo 3 ottobre. Francesco è consapevole che il testo firmato con il Grande Imam di al-Azhar non gode certo di consenso unanime nel mondo cattolico, specialmente per il problematico passaggio nel paragrafo 5 sul «pluralismo e le diversità di religione». E proprio nell’omelia anticipatrice della Tutti fratelli fece cenno lui stesso, utilizzando il verbo al futuro, all’argomentazione principale dei critici: «Forse ci sarà qualcuno che dirà: “Questo è relativismo religioso e non si può fare”. Ma come non si può fare, pregare il Padre di tutti? Ognuno prega come sa, come può, come ha ricevuto dalla propria cultura».
Sono le preoccupazioni che, tra gli altri, avevano avanzato il vaticanista Aldo Maria Valli in un intervento sul suo blog Duc in altum (“Se Dio diventa relativista”) e il filosofo Josef Seifert, ex membro della Pontificia Accademia per la Vita, secondo cui «attribuendo a Dio la volontà che ci siano religioni che contraddicono la Sua Divina Rivelazione (...) Egli viene trasformato in un relativista che non sa che esiste una sola verità». Non è da escludere che la probabile continuità tra Abu Dhabi e Assisi riaccenda il dibattito sul discusso passaggio, ma il papa - volendo interpretare le sue parole del 14 maggio anche nell’ottica dell’uscita dell’enciclica - appare determinato ad andare avanti.
Interpellato dalla Nuova Bussola, Adnane Mokrani, primo teologo islamico ad insegnare alla Pontificia Università Gregoriana, commenta con entusiasmo l'imminente pubblicazione della lettera apostolica dedicata alla fratellanza umana che vede come «un atto di resistenza umana e religiosa contro tutte le derive affrontate dall’umanità oggigiorno». Il docente italo-tunisino, studioso della Dichiarazione di Abu Dhabi, non ritiene che un’eventuale riproposizione del passaggio sul pluralismo religioso possa costituire un problema: «Il testo parla in modo pratico, non è un documento di teologia delle religioni. Si tratta di un documento pastorale e sociale che parla della pluralità come di un bene e non come di una minaccia; mentre sul punto teologico bisogna lavorare di più e questo sarà il tema del futuro su cui università islamiche e pontificie dovranno elaborare una nuova teologia che potrà interpretare in modo positivo il pluralismo religioso del mondo».
L’aspetto teologico del delicato passaggio era stato al centro della richiesta di chiarimento avanzata in Vaticano da monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, nel corso della visita ad limina dei vescovi del Kazakhstan e che poi aveva avuto uno sviluppo successivo con uno scambio epistolare. Schneider ha raccontato alla giornalista Diane Montagna di Life Site News che il papa avrebbe concordato con lui nel ritenere fraintendibile la frase della Dichiarazione, aggiungendo che per spiegarla meglio si potrebbe dire che «la diversità delle religioni corrisponde alla volontà permissiva di Dio». Circa un mese dopo quell’incontro, Francesco decise di tornare sull’argomento durante l’udienza generale del 3 aprile, precisando che «Dio ha voluto permettere questo (che ci siano tante religioni, ndr); i teologi della Scolastica facevano riferimento alla voluntas permissiva di Dio». «Egli - ha continuato il pontefice - ha voluto permettere questa realtà; ci sono tante religioni; alcune nascono dalla cultura, ma sempre guardano il cielo, guardano Dio».
Qualora nella nuova enciclica dovesse essere riproposto il passaggio sul «pluralismo e le diversità di religione», è possibile che vi si troverà una maggiore esplicitazione del principio della volontà permissiva di Dio. La Dichiarazione di Abu Dhabi è un documento sui rapporti sociali tra cattolici e musulmani, Fratelli tutti sarà invece un documento del magistero papale. Lo stesso gesuita Domenico Marafioti nella sua lettura ragionata del testo siglato il 4 febbraio 2019 ha sottolineato che l’obiettivo «non è la composizione delle diversità, ma la tolleranza e il rispetto delle due comunità religiose in vista della pace» e dunque «in questo contesto vanno interpretate tutte le affermazioni, anche se qualche loro aspetto rimane da chiarire».
L’enciclica, affrontando lo stesso tema col crisma dell’ufficialità magisteriale, potrebbe essere anche l’occasione per soddisfare l’esigenza sottolineata dal docente di teologia dogmatica, recependo quelle osservazioni che Francesco ha dimostrato di condividere nella catechesi del 3 aprile 2019. Lo scopriremo fra venti giorni.