Scontro all’Unesco sulla Tomba di Abramo2017/06/30
http://www.lastampa.it/2017/06/30/vatic ... agina.htmlDopo il Muro del Pianto, un nuovo fronte ammantato di simboli religiosi sta per aprirsi all’Unesco nello scontro tra Israele e Palestina. Domenica 2 luglio a Cracovia si apre, infatti, la sessione di quest’anno del Comitato per il riconoscimento dei Patrimoni dell’umanità, la prestigiosa lista che include attualmente oltre mille tra siti naturalistici e tesori culturali di 165 Paesi del mondo. E tra le nuove richieste iscritte all’ordine del giorno per la discussione figura anche quella avanzata dall’Autorità Palestinese per l’inclusione della Città Vecchia di Hebron, che ha il suo centro nel luogo dove ebrei, cristiani e musulmani venerano quella che secondo la tradizione è la Tomba di Abramo.
Un complesso antichissimo - le mura esterne risalgono ai tempi di Erode - che a seconda del punto di vista di chi lo guarda è chiamato Tomba dei patriarchi (visto che ospita anche quelle di Isacco e Giacobbe e di alcune delle loro mogli) o moschea al Khalil. E al suo interno mostra pure chiari i segni dell’epoca crociata, quando venne trasformato in una chiesa affidata ai canonici agostiniani.
A suscitare discussioni, ovviamente, non è il riconoscimento in sé come Patrimonio dell’umanità, ma la sovranità rivendicata da chi lo propone. Hebron si trova infatti nel cuore della Cisgiordania ed è uno dei luoghi maggiormente contesi tra israeliani e palestinesi. Pur essendo infatti una città palestinese abitata da circa 200 mila persone, Hebron vede al suo interno la presenza di due insediamenti israeliani - uno nel cuore della città e l’altro nella vicina Kiryat Arba, abitati complessivamente da circa 10mila coloni. Ed è una coabitazione critica, segnata da rancori e da una lunga storia di violenze che bastano due date a riassumere: il 1929 con la prima strage patita dagli ebrei nel Novecento in Medio Oriente, quando ancora la Terra Santa era sotto il mandato britannico, e il 1994, quando fu un colono di Kiryat Arba, Baruc Goldstein, ad aprire il fuoco contro i musulmani che si recavano a pregare alla Tomba di Abramo, uccidendo 29 persone.
Da allora la separazione fisica è entrata anche dentro lo stesso luogo sacro, attraverso una parete divisoria che separa l’ambiente ebraico da quello musulmano: i fedeli accedono a ciascuna delle due zone da ingressi rigidamente distinti. Ora la mossa della Palestina all’Unesco mira a rivendicare la propria sovranità su Hebron, specificando che si tratterebbe di un patrimonio in pericolo e in questo modo ottenendo una via prioritaria per l’esame della domanda, come già avvenuto negli anni scorsi per la Basilica della Natività a Betlemme e le colline degli uliveti del Battir (gli altri due siti palestinesi già riconosciuti come Patrimonio dell’umanità).
Da parte sua Israele - visti i precedenti e la composizione dei rappresentanti dei 21 Paesi che formano oggi il Comitato - non nutre grandi speranze di riuscire a bloccare il voto di Cracovia. E sostiene già - per bocca del suo ambasciatore all’Unesco, Carmel Shama HaCohen - che si tratta di «un nuovo fronte nella guerra ai luoghi santi che i palestinesi stanno tentando di appiccare come parte della loro campagna contro Israele e la storia del popolo ebraico». Anche se - va aggiunto - nell’istanza presentata dall’Autorità palestinese si parla espressamente di Hebron come di un «luogo sacro a musulmani, cristiani ed ebrei».
Il punto vero è che, in assenza di un processo di pace con obiettivi chiari e concreti, i luoghi santi restano in balia degli opposti estremismi, bandiere utili per essere sventolate sui palcoscenici internazionali per battaglie simboliche che non fanno altro che inasprire gli animi. Hebron è un luogo fondamentale per l’identità ebraica: la Genesi parla espressamente di questa «Grotta di Macpela» comprata da Abramo per seppellirvi in primis sua moglie Sara. E nella teologia biblica la Tomba dei patriarchi costituisce la primizia della Terra promessa: logico, dunque, che un ebreo osservante non possa accettare di essere tenuto fuori da un luogo del genere (come fu, invece, dal 1929 al 1967).
Nello stesso tempo, però, la storia complessa di questa regione del mondo ha reso Hebron un luogo irrinunciabile anche per i musulmani, per i quali Abramo è una figura talmente importante da meritarsi l’appellativo di al Khalil, cioè l’amico di Dio. Al di là di quella che sarà la decisione dell’Unesco, dunque, sembra destinato a rimanere un rompicapo irrisolvibile, finché la logica delle prove di forza in Terra Santa non lascerà il posto a quella del riconoscimento reciproco.
Gli scippatori dell’UNESCONiram Ferretti
http://www.linformale.eu/gli-scippatori-dellunesco Con ogni probabilità oggi assisteremo nei confronti di Israele a un nuovo scippo da parte dell’UNESCO. Si riunirà infatti a Cracovia, su sollecitazione palestinese, il comitato del World Heritage, allo scopo di inserire la Tomba dei Patriarchi a Hebron tra i siti di interesse culturale mondiale che il comitato dipendente dall’ONU considera in pericolo. Fin qui sembrerebbe tutto a posto, sennonché la Tomba dei Patriarchi è, insieme a Betlemme e al “paesaggio culturale di Gerusalemme sud”, registrata dall’UNESCO come facente parte dello “Stato di Palestina”. La natura politica della proposta palestinese, camuffata da salvaguardia culturale, è di una evidenza solare.
Si tratta, ancora una volta, della consolidata prassi arabo-musulmana di appropriazione-espropriazione della grande eredità storica e culturale ebraica che ha già visto nell’aprile del 2015 e poi il 16 ottobre 2016 l’UNESCO espropriare nominalmente Israele del Kotel hamaravi (il Muro Occidentale o Muro del Pianto) e il soprastante monte del Tempio, da sempre il sito più sacro per l’ebraismo. A questa risoluzione seguì poi ai primi di maggio una ennesima risoluzione la quale rifiutava a Israele qualsiasi legittimità su Gerusalemme. Stati sponsor delle risoluzioni, i liberali e illuminati Sudan, Algeria, Qatar, Egitto, Oman e Marocco.
“Questa non è altro che l’ultima cinica mossa in ordine di tempo da parte dei palestinesi intesa a cancellare la storia ebraica riqualificando come musulmani i luoghi più santi per l’ebraismo, come il Muro del Pianto, la tomba di Rachele e le tombe dei patriarchi“ ha affermato il Centro Simon Wiesenthal.
Già il 14 aprile del 2015 nella risoluzione presentata all’UNESCO dagli stati summenzionati il Muro del Pianto veniva definito, “piazza del muro occidentale”, mentre il Monte del Tempio veniva rinominato in lingua araba, al-Haram-al-sharif (il nobile santuario).
La riscrittura della storia da parte arabo-musulmana, per cui gli ebrei non avrebbero alcun legame reale e profondo con Israele, è una delle costanti della guerra culturale e diplomatica che gli stati arabi hanno intrapreso da cinquanta anni contro lo Stato ebraico. Le risoluzioni UNESCO fanno parte delle munizioni simboliche di cui essi si sono dotati. Tutto ciò si incardina nella precisa e sempre ribadita volontà araba di non riconoscere a Israele alcuna legittimità. Nessun’altra se non questa è la matrice da cui si origina il persistente conflitto arabo-israeliano. Non essendo riusciti a cancellare Israele dalla geografia si procede a cancellarne, appropriandosene, della sua memoria storica.
https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 7523031973 Con 10 paesi a favore, 3 contrari e 8 astenuti, i 21 membri del Comitato Unesco per il Patrimonio dell’Umanità hanno nuovamente approvato ieri una risoluzione che etichetta Israele come “potenza occupante” a Gerusalemme affermando che svolge “politiche illegali” nella Città Vecchia, compresi gli scavi archeologici. “Non c’è niente di più vergognoso dell’Unesco che dichiara che l’unico stato ebraico al mondo è una potenza occupante al Muro Occidentale e nella Città Vecchia di Gerusalemme” ha dichiarato l’ambasciatore d’Israele all’Onu Danon, aggiungendo: “Nessun falso Comitato per il Patrimonio dell’Umanità potrà mai spezzare i legami tra il popolo ebraico e Gerusalemme”. Il Ministero degli esteri israeliano ha definito la risoluzione “triste, inutile e patetica” nonché “un’altra decisione bizzarra e irrilevante dell’Unesco, al servizio dei nemici della storia e della verità”. Naftali Bennett, ministro israeliano dell’istruzione e capo del Comitato israeliano dell’Unesco, ha dichiarato che “le ripetute false rivendicazioni dell’Unesco non cambiano la connessione ebraica con Gerusalemme né la realtà sul terreno”, e ha aggiunto: “Invece di proteggere centinaia di siti distrutti dall’islamismo estremista, tra cui la moschea al-Nuri a Mosul, l’Unesco agisce contro l’unico paese del Medio Oriente che tutela tutti i luoghi sacri e riconosce libertà religiosa a tutti i fedeli”.
I palestinesi non hanno alternativa, per esistere devono riscrivere la storia05/07/2017
http://www.rightsreporter.org/palestine ... -la-storiaPrima Gerusalemme, ora ci hanno riprovato (non riuscendoci) con Hebron e con la Tomba dei Patriarchi, i palestinesi non sanno più cosa inventarsi per legittimare una storia che purtroppo per loro non hanno e non hanno mai avuto.
Ieri l’UNESCO ha prodotto una nuova risoluzione farsa nella quale nega ancora una volta la sovranità israeliana su Gerusalemme, l’ultima vergognosa tappa di un percorso che tenta di riscrivere la storia di Israele al solo fine di legittimare un popolo come quello palestinese mai esistito e inventato di sana pianta poco più di 60 anni fa con il solo obiettivo di contrastare la nascita dello Stato Ebraico di Israele.
Da anni i cosiddetti palestinesi hanno dato il via a una importante operazione mediatica e politica che mira chiaramente a produrre una loro storia inventandola letteralmente dal nulla. Negli ultimi mesi, visto l’appoggio di alcune agenzie ONU in mano ai Paesi arabi e musulmani, questa operazione si è trasformata in una vera e propria offensiva che ha prodotto clamorose e incredibili risoluzioni da parte dell’UNESCO su Gerusalemme, qualcosa di mai visto prima perché tali risoluzioni si basano su una riscrittura della storia del tutto fantascientifica finalizzata unicamente a creare quello che non esiste, una storia palestinese.
Per carità, noi comprendiamo la necessità per i palestinesi di doversi creare dal nulla un storia inesistente, la necessità di dover inventare l’ennesima buffonata per coprire il loro nulla storico, ma così si sfiora il ridicolo. Manca solo che rivendichino Atene e Roma come città sante dell’Islam e storicamente legate alla storia palestinese e il cerchio sarebbe chiuso.
Comprendiamo anche che la storia degli arabi ci insegna che la menzogna è insita nel loro DNA e che sono bravissimi a inventarsi ogni tipo di riferimento storico pur di far loro territori che non gli appartengono, ma la storia (quella vera) è un’altra cosa e francamente ci stupisce che alcuni paesi occidentali si facciano trascinare in questo ridicolo vortice di menzogne, magari al solo scopo di danneggiare Israele.
Una cosa però ci deve insegnare la storiella dei cosiddetti palestinesi: i musulmani sono pronti a tutto pur di legittimare le loro orrende azioni, anche a cambiare la storia. Oggi tocca a Israele, domani toccherà all’occidente. Sono senza alcuna vergogna e proprio per questo sono pericolosi.
Unesco, nuovo attacco a Israele su Gerusalemme06/07/2017
http://www.progettodreyfus.com/unesco-i ... erusalemmeL’Unesco si scaglia contro Israele. Ancora. Un’altra volta. L’agenzia Onu, infatti, si è resa protagonista dell’ennesima risoluzione, proposta dalla Giordania, tesa a negare il legame atavico fra Gerusalemme e lo Stato ebraico, definito “una potenza occupante” e condannato per le sue attività archeologiche nella Città Vecchia.
La votazione è avvenuta lo scorso martedì al meeting annuale del World Heritage Committee di Cracovia ed è passata con 10 voti favorevoli (Libano, Tunisia, Turchia, Kuwait, Cuba, Azerbaigian, Indonesia, Kazakistan, Vietnam e Zimbabwe), 3 contrari (Filippine, Giamaica e Burkina Faso) e 8 astensioni (Angola, Croazia, Finlandia, Perù, Polonia, Portogallo, Corea del Sud e Tanzania).
Emmanuel Nachshon, portavoce del ministero degli esteri israeliano, rivelando che la risoluzione non ha ottenuto la maggioranza dei voti in commissione, ha commentato:
“Un’altra decisione bizzarra ed irrilevante dell’Unesco, che agisce al servizio dei nemici della Storia e della verità. Gerusalemme è la capitale eterna del popolo ebraico e nessuna risoluzione dell’Unesco può alterare la realtà. Tutto ciò è triste, superfluo e patetico”.
Reazione ferma e convinta anche quella del ministro Naftali Bennett:
“Piuttosto che difendere centinaia di luoghi distrutti dall’Islam estremista, come ad esempio la moschea al-Nuri di Mosul, l’Unesco agisce contro l’unico Paese del Medio Oriente che difende tutti i luoghi santi e che consente a tutti libertà di culto”.
L’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ormai è stata privata di ogni sovranità visto che le risoluzioni contro Israele sono votate da tutti paesi musulmani o di cultura musulmana, che non solo calpestano la storia del popolo ebraico ma la storia e la cultura dell’umanità intera.
A Roma, conosciuta come Caput Mundi (Capitale del Mondo) c’è l’arco di Tito, su cui sopra vi è una menorah (candelabro a sette braccia) che ricorda la distruzione del Tempio ebraico di Gerusalemme per mano dei Romani. Ma se il popolo ebraico e Gerusalemme non hanno un legame storico e culturale come sostiene l’Unesco, i Romani cosa hanno distrutto? Quale popolazione hanno deportato?
Dobbiamo abbattere l’arco di Tito perché è un falso storico? No, è tutto vero. Come il legame indissolubile fra Israele e la sua capitale Gerusalemme.
CIAMBETTI :" ASSURDO DIRE CHE ISRAELE E' UNA POTENZA OCCUPANTE DI GERUSALEMME"https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 3689464023Trovo inquietante il silenzio di gran parte della stampa italiana sulla decisione assunta dalla 41esima sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, che a Cracovia, si è espressa sullo status della Città Vecchia di Gerusalemme, dichiarata ‘in pericolo’, con la definizione di Israele quale ‘potenza occupante”. Gerusalemme ha conosciuto molti occupanti e distruttori: Nabucodonosor, Alessandro il Grande, I Tolomei d’Egitto e poi ancora i Romani, i Bizantini, i Persiani, gli Arabi e gli Ottomani ma nessuno, credo, si sia mai sognato di dire che non fosse la città di Israele per eccellenza. Dire che gli israeliani sono degli occupanti – continua Ciambietti , Presidente del consiglio regionale del Veneto – forse fa felici gli islamici, ma rimane comunque una fesseria e un insulto anche alla storia cristiana. La storia di Gerusalemme non nasce di certo con l’Islam, mentre è certa una cosa: lo stato di Israele ha permesso e difeso il pluralismo religioso di questa città straordinaria dove ebrei, cristiani, mussulmani possono pregare e visitare luoghi santi per le loro fedi cosa che non credo sia possibile nella maggioranza dei paesi islamici. Anche per questo – conclude Ciambetti – la risoluzione Unesco è censurabile come censurabile è il silenzio di stampa e delle grandi reti televisive su quanto accaduto a Cracovia il 5 luglio scorso.”