Islamofascismo, nazismo maomettano e razzismo mussulmano

Islamofascismo, nazismo maomettano e razzismo mussulmano

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 7:00 am

Maometto (santo o criminale terrorista ?) - Maometo (on santo o n criminal terorista ?)
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Islam è religione di guerra e violenza non di pace
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La guerra di religione di Maometto e del suo Corano
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Maometto il "profeta" fondatore dell'Islam, è stato il primo terrorista islamico (guardare i detti e i fatti della Sunna e la biografia di Maometto la Sira): 100 guerre di razzia contro gli altro credenti che lui chiamava corrotti, idolatri, miscredenti, infedeli, di cui 27 partecipate di persona e 73 da lui ordinate ed eseguite dai suoi seguaci. Se mi sbaglio sul numero, ditemelo che correggo, grazie.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 7:07 am

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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 7:12 am

Nasixmo xlamego: ła dhimitudene
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La dhimmitudine è una condizione di grave discriminazione che viola i Diritti Umani Universali e che rende la dottrina islamica una ideologia e pratica politico-religiosa razzista, peggiore del nazismo.

Ixlam paganexemo eidolatra de l'oror e del teror.
Islam il paganesimo idolatra de l'orrore e del terrore
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 7:15 am

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Arabia.jpg

L'Europa non è islamica, non ha alcuna radice islamica; esistono alcuni territori islamizzati con la violenza nel passato che sono fonte secolare di conflitti. Le invasioni islamiche in Spagna, Sicilia, Grecia, Malta, Macedonia sono state tutte rigettate per l'incompatibilità profonda con la storia e la cultura europea. L'Islam di Maometto, del Corano, di Allah, del Califfato, dell'umanità schiava di D-o, dell'orrore e del terrore, della sharia, del velo e del burka, della mancanza di rispetto per le altre religioni e per i Diritti Umani Universali non ha nulla da insegnare agli europei, ai cristiani, agli ebrei, ai buddisti, agli atei, agli agnostici, agli aidoli. Non c'è nulla nell'Islam che possa arricchire la cultura europea e gli europei, piuttosto l'Islam è un grave pericolo per la cultura, la vita, la pace, il progresso, il benessere dell'Europa e delle sue genti.
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 7:44 am

Denounça ognoła o d'anseme del nasi-rasixmo xlamego

Denounça ognoła o d'anseme de ła dotrina połedego rełijoxa xlamega
viewtopic.php?f=188&t=2042
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 8:24 am

LA GERMANIA, IL NAZIONALSOCIALISMO E L’ISLAM
di Dagoberto Husayn Bellucci

https://dagobertobellucci.wordpress.com ... o-e-lislam

“Possa sua Maestà il Sultano, così come i trecento milioni di maomettani che venerano in lui il Califfo, essere sicuri che l’Imperatore tedesco sarà loro amico per sempre!”

( Dal discorso pronunciato dall’Imperatore Guglielmo II , Kaiser di Germania, a Damasco l’8 novembre 1898 )

“Se a Poitiers Carlo Martello fosse stato sconfitto , il mondo avrebbe cambiato faccia. Poichè il mondo era già condannato all’influenza giudaica (e il suo prodotto , il cristianesimo, è una cosa così insipida! ), meglio sarebbe stato che avesse trionfato l’Islam. Questa religione ricompensa l’eroismo, promette ai guerrieri le gioie del settimo cielo… Animati da un simile spirito , i Germani avrebbero conquistato il mondo. Ne sono stati impediti dal cristianesimo.”

( Adolf Hitler – “Idee sul destino del mondo” – ediz. di “Ar” – Padova 1980)


“L’Islam da sempre, la Germania oggi, hanno compreso questo pericolo (l’usurocrazia ebraica ndr). È per questo che io ritengo urgente una stretta alleanza fra queste due mentalità , allo scopo di lottare contro un pericolo comune che non potremmo sottovalutare”

( Savitri Devi – “L’Islam devant le National-socialisme” – ediz. “Le Documents Contemporains” – Paris s.d.)

Le profonde relazioni di reciproca simpatia tra il Terzo Reich nazionalsocialista tedesco e il mondo islamico sono state spesso prese quale soggetto di studio storico per comprendere i nessi e le dinamiche militari che unirono la stragrande maggioranza del mondo musulmano ai paesi dell’Asse durante la 2.a Guerra Mondiale e per analizzare determinate corrispondenze storiche tra le esperienze delle Rivoluzioni Nazionali europee tra i due conflitti mondiali e la successiva rinascita islamica che – a partire dagli anni cinquanta con la vittoria delle forze nazionaliste di Gamal Abdel Nasser in Egitto – caratterizzerà l’intera seconda metà del novecento arrivando fino ai giorni nostri e rappresentando il fattore rivoluzionario più interessante, dinamico ed eterogeneo della storia contemporanea.

Abbiamo sempre riconosciuto un valore assoluto , e come tale insindacabile, all’esperienza storica del Nazionalsocialismo tedesco che oltre a rappresentare una totalità organica indiscutibilmente perfetta ha anche avuto il merito di incarnare l’ultima apparizione metastorica del mondo della Tradizione in Europa imponendosi quale forma ierofanica all’interno della quale sono andati posizionandosi differenti elementi mitici e rituali di distinte realtà tradizionali.

Non ‘spenderemo’ ulteriori parole (… le parole non hanno alcun ‘senso’ quando ci si trova dinanzi ad un’organismo statale quale il Terzo Reich, ad un’ideologia rivoluzionaria quale il Nazionalsocialismo, ad una volontà d’acciaio e ad una capacità di resistenza dimostrate contro tutto e tutti … il mondo ‘contro’… quali quelle profuse dal Fuhrer della Germania , Adolf Hitler, e dai soldati-politici delle Waffen S.S. e dai militi del partito … ‘Berlino aprile 1945’ …fino all’ultimo uomo, tempeste d’acciaio, petti e cuori contro i tank sovietici, resistenza ad oltranza sotto il crepitio ininterrotto delle armi nemiche e la più bestiale devastazione che l’Europa conoscerà da tempo immemorabile…senza ‘se’ e senza ‘ma’ …un autentico Crepuscolo degli Dei, una wagneriana cavalcata di walkirie , determinazione sangue e morte per l’Ordine Nuovo… un’abbacinante apparizione metastorica di un Sogno , uno ‘stile’ irripetibile, un’altra ‘razza’ di Uomini, Combattenti, Eroi…) per dare una descrizione del Nazionalsocialismo basti, e ‘avanzi’ , quanto scrive Maurizio Lattanzio che identificherà nell’esperienza crociuncinata “…l’espressione conforme alle concrete condizioni storiche della forma tradizionale nordico-germanica permeata da valori aristocratici, gerarchici e qualitativi , i quali ‘estrarranno’ dalla totalità popolare socialista l’aristocrazia politica rivoluzionaria che negherà radicalmente – dalla destra alla sinistra – l’astrattismo ideologismo borghese/proletario e le sue conseguenti formulazioni statuali e societarie.”. (1)

Tant’è sul Nazionalsocialismo ed il suo Fuhrer non accettiamo discussione anche perché, ‘semplicemente’ , non ‘esiste’ alcunché da ‘discutere’.

Torniamo adesso alle relazioni tra il Nazionalsocialismo e l’Islam. Scrive in proposito Claudio Mutti nel suo “Il Nazismo e l’Islam”: “Non è questa la sede per occuparci degli orientamenti spirituali di Hitler e della sua posizione nei riguardi della religione; ci limiteremo soltanto a dire , con Leon Degrelle, che “contrariamente a tutto quello che si è potuto raccontare, Hitler non era affatto un pagano” e rinvieremo il lettore alle numerose pagine dei Bormann-Vermenke (*) in cui il Fuhrer manifestava a una ristretta cerchia di intimi la propria concezione del divino. Qui noteremo, citando ancora il generale Degrelle, che “Hitler aveva un debole, indiscutibilmente, per la religione islamica. Lui, che era di origine cattolica e da ragazzo aveva cantato nel coro della parrocchia , provava un grande interesse per l’Islam e per la sua civiltà”. In effetti, se leggiamo le “conversazioni segrete”, non possiamo non essere colpiti dagli entusiastici apprezzamenti relativi all’Islam. Nella conversazione del 5 giugno 1942 , ad esempio, il Fuhrer afferma l’inferiorità del cristianesimo rispetto ad altre religioni, fra cui l’Islam: “E talvolta proviamo un violento senso di collera al pensiero che dei Tedeschi abbiano potuto insabbiarsi in dottrine teologiche prive di qualsiasi profondità, quando sulla vasta terra ce ne sono altre, come quella di Confucio , di Budda e di Maometto, che all’inquietudine religiosa offrono un alimento di ben altro valore”. (2)

Ora i solerti ‘difensori’ della “razza bianca” ( il biancocentrismo alla ‘omino bianco’….’ricordiamo’ la pubblicazione a Modena ad opera di una nostra ‘ex’ ‘camerata’ di un opuscolo intitolato “Trionfo Bianco” che, pure ‘legittimamente’, qualche ‘pennivendolo’ di regime definì come una sorta di propaganda detersivistica….non andando poi così ‘lontano’ dalla ‘realtà’ fattuale…) potranno obiettare che Hitler non fosse comunque islamico e che il Terzo Reich Nazionalsocialista impose le leggi razziali di Norimberga.

Giusta sottolineatura….difatti agli operai fascisti italiani che andarono a prestare manodopera in terra germanica veniva, ‘razzialmente’ , impedito di contrarre matrimoni con donne di stirpe tedesca….normative ‘razziali’ ‘organiche’ e non le paraplegiche “leggi razziali” varate dal Fascismo nell’ottobre 1938 che , al contrario di ‘normalizzare’ la situazione degli elementi ebraici in terra d’Italia, andarono a riempire i fonti battesimali delle chiese nazionali o gli albi d’iscrizioni retrodatate al PNF o ad altre istituzioni fasciste.

La differenza tra Nazionalsocialismo tedesco e Fascismo italiano sta ‘quì’: anche – soprattutto – nell’affrontamento della questione ‘maledetta’…. o più semplicemente nella ‘razza’….materiale umano distinto tra i teutonici d’oltralpe e il meticciato ibrido-levantino italiota…. si ‘vedrà’ anche alla ‘fine’ del conflitto la ‘differenza’ (e pur non dimenticando che senza il Genio romano e la marcia su Roma di Mussolini e delle camicie nere non sarebbe esistito il Nazionalsocialismo tedesco …tant’è la ‘razza’ non ‘mente’…come, peraltro, ne prenderà atto lo stesso Mussolini).

Tralasciando in questa sede la questione, complessa e comunque inerente ad una più vasta disamina dei rapporti tra i Fascismi e l’Islam, di occuparci del rapporto instaurato tra l’Italia fascista e l’Islam (3) , prosegue Claudio Mutti nel volume sopracitato (4): “Il confronto fra Islam e cristianesimo, a tutto vantaggio del primo, ritorna in un’altra conversazione, quella del 1 agosto 1942: “Noi non abbiamo alcun lume circa il mistero quando apprendiamo che i preti si raffigurano Dio sotto le sembianze di un uomo. Da questo punto di vista , i discepoli di Maometto sono di gran lunga superiori ai preti, perchè non provano il bisogno di raffigurarsi Allah fisicamente!”. Sdegnato e respinto dagli aspetti antropomorfici del cristianesimo, Hitler ammirava il modo puramente intellettuale con cui i Musulmani pensano Dio: “lo affascinava dunque, anche lui, questo Allah mai veduto, mai raffigurato da nessuno , mistero costante” ( secondo quanto riporta il Gen. Leon Degrelle nel suo “Hitler et les Musulmans” – “Rebelle” n.2 , automne 1984 ).

Il rispetto e la stima del Fuhrer del Nazionalsocialismo per il mondo islamico andavano anche oltre considerando come Hitler intendeva la superiorità dei musulmani e della loro religione guerriera rispetto al cattolicesimo come espone ancora Mutti: “Nella medesima circostanza, Hitler esalta la civiltà musulmana della Spagna e vede nell’epoca inaugurata con la Reconquista cattolica l’impronta del settarismo e della barbarie: “L’epoca araba fu l’epoca d’oro della Spagna, la più civile. Poi venne l’epoca delle persecuzioni, sempre ricominciate”. L’argomento venne ripreso il 18 agosto 1942: “La civiltà è stata uno degli elementi costitutivi della potenza dell’Impero Romano. Lo stesso accadde in Ispagna, sotto la dominazione degli Arabi. La civiltà vi raggiunse un livello che di rado ha raggiunto. Un’epoca, indiscutibilmente, di umanesimo integrale, nella quale regnò il più puro spirito cavalleresco. L’intrusione del cristianesimo ha portato il trionfo della barbarie. Lo spirito cavalleresco dei Castigliani è in effetti un’eredità degli Arabi.”.” (5)

Noi , con il Fuhrer del Terzo Reich nazionalsocialista, affermiamo la supremazia della visione del mondo eroica e guerriera dell’Islam incarnata lucidamente e fanaticamente dalla Rinascita Islamica contraddistinta dalla vittoria della Rivoluzione Islamica iraniana dell’Imam Khomeini (che Dio lo abbia in gloria) e dall’edificazione dello Stato organico e rivoluzionario della Repubblica Islamica dell’Iran , mito e realtà tradizionale del Terzo Millennio cristiano, massimo referente anti-mondialista e anti-imperialista per i diseredati del pianeta e gli Uomini Liberi “in piedi tra le rovine” della contorta e rovesciata contemporaneità post-nichilista.

È in questo contesto utile ricordare per comprendere pienamente la relazione intrinseca esistente tra il Nazionalsocialismo e il mondo islamico la figura ed il ruolo avuto da Rudolf von Sebottendorff fondatore della “Thule-Gesellschaft” , società segreta ad ispirazione razziale ariana, e tra i precursori dell’avvento del movimento nazionalsocialista tedesco.

Contrariamente a quanto viene propagandato dalla pubblicistica di taluni ambienti in cerca del sensazionalismo e da una storiografia interessata all’occulto in modo tale da presentare l’esperienza nazionalsocialista quale “emanazione” di influenze più o meno infere…(pura e semplice propaganda giudaica) la funzione e l’influenza di von Sebottendorff – padre ‘ideologico’ tra gli altri di Rudolf Hess – rispetto al nascente movimento hitleriano si evince da una lettera scritta nel 1926 da Johannes Hering – sostituto di Hans Dahn alla guida della sezione berlinese del “Germanenorden” e della stessa Società Thule – allo stesso von Sebottendorff nel quale rivela: “Ho abbandonato la presidenza al professor Bauer che se ne incarica in modo esemplare. Le sue conferenze politiche e letterarie furono molto apprezzate e presentò anche dei buoni oratori e dei membri (mitglieder) notevoli. La sua carriera politica l’ha portato fino alla direzione del Partito Nazionalista Tedesco e al grado di deputato del Landtag (Dieta provinciale)…La Thule-Gesellschaft, fu, nuovamente, in piena attività allorchè lo NSDAP venne perseguitato, dopo il 9 novembre 1923 (data del fallimento del “colpo di Stato” hitleriano di Monaco). A quell’epoca (…) la maggior parte dei membri del partito entrarono nella Thule-Gesellschaft. Poterono in seguito continuare la loro propaganda fino a che Hitler , liberato dalla fortezza di Landsberg, riunì nuovamente tutti i membri dello NSDAP.” (6)

Come si vedrà lo stesso capo della Società Thule dell’epoca, Sesselmann, prenderà parte al “putsch” hitleriano nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1923 e il principale collaboratore e amico intimo del Fuhrer, durante il periodo di nove mesi nel quale si troverà rinchiuso nella fortezza di Landsberg, sarà Rudolf Hess – suo luogotenente e successivamente ‘delfino’ nonchè , in qualità di ‘segretario’ , colui che raccoglierà ed ordinerà i pensieri e le memorie di Adolf Hitler poi pubblicati sotto il nome di “Mein Kampf” (La mia battaglia) che diverranno il testo essenziale dell’NSDAP assieme agli scritti di Alfred Rosemberg su “Il mito del XXmo secolo”.

Rudolf Hess era membro attivo (mitglied) della Thule Gesellschaft e iniziato ai riti del Germanenorden.

“Le scienze esoteriche e le dottrine segrete furono studiate da Hess, e da altri capi nazionalsocialisti come ad esempio Himmler, non per superficiale curiosità, ma con il preciso scopo di utilizzare queste conoscenze nella cornice mistico-politica di una rivoluzione che avrebbe voluto essere anche una nuova rivelazione religiosa, un profetismo razziale conquistatore. Sulla scrivania di Himmler si trovavano sempre tre oggetti che conosciamo grazie allo storico belga R. Petitfrère: “l’edizione di lusso del Mein Kampf, un esemplare del Corano e la preziosa matita verde” così cara, sembrerebbe, a molti capi dello NSDAP.” (7)

Alle origini del Nazionalsocialismo , in qualità di guida occulta e ideologo ante-litteram della visione guerriero-eroica del movimento, si situa Rudolf von Sebottendorff il quale avrà una visione chiara e realistica delle relazioni privilegiate esistenti tra il Reich guglielmino e la Turchia ottomana fin dall’epoca delle guerre balcaniche del 1912 auspicando l’espansione dei rapporti e la collaborazione tra mondo germanico e mondo islamico.

“L’Islam – scrive von Sebottendorff (8) – non è una religione fossilizzata. Tutto al contrario , la sua vitalità è più grande di quella del cristianesimo.” “Da dove proviene questa forza? Dalla sua sorgente nascosta, “un’acqua vivente che fecondava tutto, nei primi tempi della Chiesa e che produsse nel Medio Evo le fioriture più meravigliose”. Bisogna dunque rivelare questi misteri. Sono gli stessi dei Rosa-Croce e degli alchimisti, ovvero l’elaborazione della “Pietra filosofale”, lo scopo più alto che l’uomo, nella sua ricerca del Sapere, possa assegnare alle sue aspirazioni e ai suoi sforzi”. E’ necessario, continua von Sebottendorff, provare “che la Frammassoneria orientale conserva ancora fedelmente nella nostra epoca , gli antichi insegnamenti della Saggezza dimenticati dalla Frammassoneria moderna”, la cui Costituzione del 1717, dice ancora von Sebottendorff, “fu un sottrarsi alla giusta Via”.

Il precursore del Nazionalsocialismo intendeva la rinascita germanica sotto il segno dello Swastika e l’influenza di una vera e propria dottrina esoterica , autentica gnosi mistico-guerriera, una risorgenza dell’antico modello delle Mannerbund germaniche (9) di un modello ispirato da una tradizione mistica viva rispetto ad una tendenza umanista propria della moderna massoneria giudaizzante fondata sugli ideali di fratellanza e progresso tra le razze umane e sul razionalismo di matrice illuminista che caratterizzeranno l’intera storia del Vecchio Continente a partire dalla vittoria delle forze rivoluzionarie francesi del 1789.

L’idea di von Sebottendorff è la costituzione di un ordine razzista, ariano, germanico fondato su basi spirituali e guerriere, un ordine mistico e militare di alti iniziati raccolti attorno ad una Guida, un Fuhrer, indiscutibile e pronto a sfidare il mondo per restituire gloria e grandezza alla Germania.

Il modello ispiratore del capo della Thule Gesellschaft , e di molti altri capi nazionalsocialisti, sarà quello della cavalleria medievale islamica, in particolare l’ordine dei Baqtàshis o Bektàshis intimamente collegati ai Giannizzeri ottomani.

“Gli Bektàshis rivendicano i loro legami con gli Saiyids, discendenti della famiglia del Profeta (la pace su di Lui e sui rappresentanti autorevoli dell’Ahl ul Bayth ndr), La pietra bianca , il taslim-tash che essi portano al collo , è un ricordo simbolico di Abù Bakr-us-Siddiq, il primo califfo. (…) E’ importante osservare che i Saiyids portano un colore simbolico particolare in quanto discendenti del Profeta: il loro turbante è verde (**). La parola che definisce l’Ordine si pronuncia Bagtàsh o Begtàsh. In turco si trova la parola tash in composizione con altre e significa allora compagno, ad esempio Khwajatàsh. Le Yani Cheri o “nuove truppe” , secondo il significato originale di “Giannizzeri”, furono in maggior parte, membri dell’Ordine dei Bektàshis i quali, secondo la tradizione, riconoscono per fondatore del loro tariq, Hàji Baqqtàah ( 1360 – 1389 ), derviscio contemporaneo del sovrano ottomano Murad I ( 1360 – 1389 ). I Giannizzeri costituivano una milizia ottomana valorosa e temibile. Era stato loro ingiunto, dallo Shaikh del loro Ordine, “d’essere vittoriosi in ogni battaglia o di non ritornare altrimenti”. Questa fratellanza militare di “soldati-dervisci” differiva poco da quella dei Templari , degli Ospitalieri e dai Cavalieri teutonici.” (10)

Per tornare alle idee del Fuhrer e alla sua relazione particolare con il mondo islamico va detto come “grande ammiratore dell’Islam e amico sincero dei Musulmani, informato del fatto che l’Ummah islamica lo chiamava hajj e pregava per la vittoria delle armi del Reich, Hitler mantenne sempre tuttavia la coscienza dei propri limiti individuali e della propria posizione nei riguardi dell’Islam, per cui non solo non pretese mai alcun titolo del genere di quello che si fece attribuire Mussolini ( la famosa “spada dell’Islam” ndr ) , ma nemmeno volle assecondare certo entusiasmo messianico: “Ci sono degli entusiasti (…) che provano il bisogno di deificarmi – di fare di me un profeta, un nuovo Maometto, un secondo messia. Ebbene , sappiano costoro che questa parte non mi si addice affatto. Non ho l’anima nè di un profeta nè di un messia.” (11)

Guida del Nazionalsocialismo e della comunità popolare ( Volkisch ) germanica, Hitler, mantenne fino alla fine la sua posizione filo-islamica assicurando una vicinanza ideale alle nazioni governate dall’Islam rispetto ad una Francia giudaizzata e sottoposta alle influenze del modernismo democratico e al sistema parlamentaristico e partitocratico di chiara impronta massonica.

Secondo la testimonianza del Generale Leon Degrelle, cattolicissimo leader del movimento rexista belga e poi unico europeo non tedesco a diventare Generale delle Waffen S.S. l’Ordine Ariano combattente per la libertà dell’Europa, il Fuhrer invierà come dono “a ciascuno dei sessantamila volontari musulmani della Waffen S.S. una catenina d’oro alla quale era appeso un minuscolo Corano.” (12)

Infine e anche per ‘aggiornare’ questa relazione ‘speciale’ tra visione del mondo nazionalsocialista e islamica riportiamo quanto afferma lo storico americano Stanley G. Payne che , nel capitolo terminale del suo volume “Il Fascismo” dedicato al “neofascismo”, parlando dei modelli di riferimento organizzativi di movimenti politici e/o Stati nazionali – esterni al continente europeo – scrive: “Quando ci si avvicina al Medio Oriente , però, la situazione si accende. Questa è un’area che ha subito in origine un certo impatto del fascismo paradigmatico europeo. Alcuni tra i nuovi regimi nazionalisti che si sono sviluppati nel Medio Oriente durante la seconda metà del secolo mostrano maggiori identità con il fascismo rispetto a qualunque altra parte del mondo. Un primo esempio è stato il regime egiziano sotto Nasser, con il suo Fuhrerprinzip, il “socialismo arabo”, un settore statale dell’economia che si avvicinava al 40 percento e la combattività nei confronti di Israele. Eppure il regime di Nasser non è riuscito a produrre una nuova filosofia o cultura distintiva e il suo unico partito statale è consistito nella piuttosto amorfa Unione Nazionale Araba , più simile a qualcosa che si poteva trovare presso una monarchia balcanica negli anni Trenta che non tra le Croci Frecciate o nella Legione dell’Arcangelo Gabriele. (…). All’apparenza sembra aver avuto miglior sorte la dittatura libica di Muhammar el-Gheddafi, istituita nel 1969. Anche se dittatore di un paese grande esportatore di petrolio, Gheddafi è un fanatico musulmano antimaterialista che ha cercato di creare un nuovo sistema comunitario. Il suo Green Book (‘Libro Verde’) del 1978 ha presentato la “terza teoria universale” , che predicava la “vera democrazia” attraverso legami organici diretti tra il leader e le masse. Quello che ebbe inizio come un regime militare, dunque, è stato convertito in una dittatura carismatica strutturata, in teoria, sui comitati popolari rivoluzionari diretti e sui congressi del popolo. Il regime si fonda su una base di puritanesimo islamico, ma la sua religiosità è eterodossa , dal momento che rifiuta la Sunna musulmana e le dottrine dei maestri dell’Islam , in modo da poter far crescere la propria autorità. Il “fratello colonnello” ha rinunciato al capitalismo, predicando il panarabismo e una determinata forma di “socialismo arabo”, mentre è stato ampiamente dimostrato il suo interesse per il militarismo , la violenza e la tendenza all’avventura all’estero. Tutti questi aspetti riconducono in qualche modo al fascismo, ma il regime libico costituisce una miscela personale unica di nozioni sui generis e a volte è stata etichettata anarchico-leninista. (…) Forse un esempio ancora più convincente è il regime di Saddam Hussein in Iraq, un leader reso noto dall’appellativo di George Bush che nel 1990 lo definì l’ “Hitler del nostro tempo”. La dittatura irachena è un risultato del movimento Baath del “socialismo arabo”, creato originariamente in Siria da Michel Aflaq e da altri dopo la caduta della Francia nel 1940. Il suo obiettivo era un rinascimento nazionale degli Arabi sulla base di una sorta di nazionalsocialismo e di nuova ideologia per “rappresentare lo spirito arabo” contro il liberalismo occidentale e “il comunismo materialista”. Il movimento Baath , infine, è diventato più forte in Iraq che in Siria, anche se fondamentalmente più come elitè cospirativa che come un vero movimento di massa di marca fascista. Nel 1968 un colpo di Stato ultranazionalista a Baghdad ha consentito a Saddam Hussein di divenire il capo di un regime che non esitò a trasformare in una dittatura personale basata su un estremo “culto della personalità” (o Fuhrerprinzip). A differenza di qualche altro movimento arabo nazionalista estremista, il Baath fu sempre intrinsecamente laico (…) e ha sempre espresso un rispetto poco sincero nei confronti dell’Islam in quanto religione degli arabi. Il fondamentalismo sciita è finito per diventare uno tra i suoi più grandi nemici. Oltre al culto del comando, il regime iracheno ha sviluppato un sistema estremamente autoritario, con la polizia ed i servizi segreti addestrati in modo rigoroso da tecnici comunisti dell’Europa dell’Est. Esso ha posto l’accento sulla palingenesi dello “spirito arabo” in un modo più laico e politico di quanto non abbiano fatto i rivoluzionari fondamentalisti sciiti, con l’obiettivo di definire un “nuovo arabo” non creato dal fondamentalismo religios. (…) Il regime è fortemente contrario all’Occidente, agli ebrei e agli israeliani ed ha proclamato un “nuovo ordine” con una propria “pulizia etnica” o liquidazione delle minoranze. L’obiettivo dell’espansione militare di Hussein ha offerto drammatiche dimostrazioni con le due sanguinose invasione dell’Iran e del Kuwait , forse le due iniziative di fine secolo che più ricordano l’hitlerismo classico.” (13)

‘Strano’ (…’affatto’…) che, come tutti più o meno gli storici e gli studiosi di affinità ideologiche o di modelli statali simili tra i Fascismi o Rivoluzioni Nazionali europee degli anni Venti e Trenta e i più attuali Stati arabi, anche l’americano Payne abbia ‘dimenticato’ completamente il solo stato – attualmente l’unico – a guida ba’athista della regione vicinorientale: la Siria di Bashar el Assad ed il suo modello socialista nazionale.

Per non parlare dei movimenti d’ispirazione islamica libanesi (Hizb’Allah) e palestinesi (Hamas, Jihad Islamica) ‘forse’ , evidentemente, ‘troppo’ ‘islamici’ e ‘poco’ “fascisti” per lo storico statunitense…. tant’è ci hanno pensato George W. Bush e la sua amministrazione a definirli – unitamente alla Repubblica Islamica dell’Iran – quali “moderni stati-canaglia” e rappresentanti del “nuovo fascismo verde” appunto il radicalismo islamico ….. Ahmadinejad poi è assurto – secondo l’opinionismo stupido-singagogico dei burattini di “Israele” – al ruolo di “nuovo Hitler” mondiale…

Tant’è …basti e ‘avanzi’ quanto sopra quale premessa analitica per una definizione delle relazioni di amicizia e reciproca solidarietà tra l’esperienza storica , ideologica, culturale, politica e militare del Nazionalsocialismo tedesco e l’Islam senza quì ricordare, ulteriormente, come l’intera pubblicista anti-ebraica e anti-massonica europea (dai “Protocolli dei savi anziani di Sion” all’hitleriano “Mein Kampf” passando per il più recente volume del Gen. siriano Mustafa Tlass , “Azzima di Sion” – sul crimine rituale ebraico di cui fu vittima il padre cappuccino Tommaso nel 1844) o la convocazione di una conferenza di storici revisionisti per dibattere sul presunto “olocausto ebraico”, svoltasi a Teheran nel dicembre 2006 e presenziata dal Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad , siano altri utili ‘elementi’ di attualità per ribadire con vigore la precisa, limpida, cristallina elaborazione progettuale “Eurasia-Islam” delineata con coerenza e una perfezione indiscutibile dall’ultimo soldato-politico rivoluzionario espresso dall’area della Destra Radicale, o neo-fascismo, italiano: Maurizio Lattanzio.

‘Noi’ continueremo a guardarci le puntate del ‘serial’ sui “Protocolli” e sugli omicidi rituali realizzati dalla televisione di Stato siriana e andati in onda sulla tv libanese di “Al Manar”…in Europa ‘vige’ , al contrario, la lex judaica che impone e dispone la kippizzazione del sistema informativo e storiografico di intere nazioni.
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 8:26 am

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/06/2015, a pag.IV, con il titolo "Il Kaiser e la Umma" l'analisi di Antonio Donno sull'origine dell'alleanza del nazismo con il mondo palestinese.

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=58669

Roberto Ramella: r.ramella@dgtmedia-no.spam.com


“Arabi! Sollevatevi come un solo uomo. (…) Uccidete gli ebrei ovunque li troviate. Ciò è gradito a Dio, alla storia, alla religione. Ciò vi procurerà onore. Dio è con voi”. (al Hajj Amin Husseini)

Quando, il 28 novembre 1941, il Gran Mufti di Gerusalemme, al Hajj Muhammad Amin Husseini, incontrò Hitler, di fatto veniva a conclusione un lungo itinerario di avvicinamento della Germania al mondo islamico. In quell’occasione, fu sancita l’amicizia tra le due parti che condividevano comuni nemici: gli inglesi, gli ebrei e i comunisti. In realtà, Hitler non fu mai un antisemita nel vero senso della parola, ma un nemico giurato degli ebrei e dell’ebraismo, accusati di essere il male della terra e meritevoli di essere sterminati. Idea che era condivisa in tutto e per tutto dal leader islamico. Poiché gli arabi sono semiti, la Germania nazista, in modo riluttante, accettò l’alleanza degli islamisti radicali, pur di giungere all’agognato esito storico di cancellare gli ebrei dalla faccia della terra. Hitler disse a Husseini che la Germania stava provvedendo a ripulire l’intera Europa dagli ebrei e gli promise che l’ora della liberazione del mondo arabo dagli ebrei e dai suoi protettori, gli inglesi, sarebbe presto venuta. Nel suo diario, Hussein scriverà: “Gli ebrei hanno torturato i loro profeti innocenti, ucciso Giovanni Battista e rifiutato Gesù; essi corrompono la morale in ogni paese, distruggono tutte le religioni e simpatizzano con la Russia (comunista). Rubano la proprietà altrui; danno denaro a usura, e distorcono la preghiera dei profeti”. Hajj Amin Husseini divenne, così, “il più importante Quisling arabo nelle mani della Germania”, secondo il grande storico ebreo Efraim Karsh. L’alleanza del mondo islamico mediorientale con la Germania non fu, tuttavia, un prodotto esclusivo della politica filo-islamica di Hitler. Hitler portò a compimento una strategia che mirava alla fusione di tendenze politiche, religiose e culturali intese a creare un’interazione tra l’ideologia nazista e i fondamenti dell’islamismo. In particolare, Volk tedesco e umma islamica condividevano la concezione della supremazia del concetto di stirpe e di sangue su ogni altro aspetto della vita comunitaria e, soprattutto, del proprio destino di dominare il mondo. Le origini dell’incontro tra questi due mondi sono da far risalire agli ultimi decenni dell’Ottocento. Tutto nacque dal contrasto tra Bismarck e il Kaiser Guglielmo II sul ruolo che avrebbe dovuto assumere la Germania nell’arena internazionale. Il Kaiser intendeva competere con la Gran Bretagna e la Francia, in considerazione del fatto che la Germania svolgeva una funzione importante nell’economia europea e che era ormai tempo di proiettarla tra le potenze imperialiste dominanti. Non così la pensava Bismarck, convinto che la forza della Germania dovesse essere prevalentemente economica. Tre erano i motivi principali di questo suo convincimento. In primo luogo, quello che preoccupava maggiormente Bismarck era la posizione geopolitica del suo paese. La Germania era nel cuore dell’Europa, circondata da Francia, Russia e Gran Bretagna. Un attacco da tre fronti sarebbe stato esiziale. Al tempo del nazismo, invece, gli strateghi tedeschi ribaltarono le convinzioni di Bismarck: la potenza espansiva della Germania nazista si sarebbe avvantaggiata della sua collocazione geopolitica nel cuore del continente per sferrare un attacco sia a est, contro la Russia, sia a ovest, contro la Francia, per poi regolare i conti con il vero nemico di Berlino, la liberale Gran Bretagna. In secondo luogo, la Germania, secondo Bismarck, avrebbe dovuto avere amichevoli rapporti con le tre potenze per evitare che si coalizzassero ai suoi danni. Infine, quando si avverò l’unificazione della Germania nel 1871, le tre potenze possedevano già grandi imperi e perciò usufruivano di un vantaggio politico e militare indiscusso, tale da rendere un’eventuale politica imperialistica della Germania molto problematica. Uscito di scena Bismarck, per le ragioni ora dette, il Kaiser e i suoi generali videro nel medio oriente ottomano l’area geopolitica in cui agire; due viaggi di Guglielmo nel 1889 e nel 1898 lo convinsero che egli avrebbe potuto essere la reincarnazione di Alessandro il Grande. Perché la Germania scelse il medio oriente e quali sarebbero stati i suoi alleati in questo grande progetto imperialistico? La risposta alla prima domanda è più semplice. Benché la regione fosse nelle mire di Francia, Russia e Gran Bretagna (soprattutto quest’ultima non voleva che si verificassero intromissioni nella linea ideale che uni- Ma il Kaiser e i suoi generali identificarono il medio oriente come unica area da contendere a Francia, Russia e Inghilterra va il Mediterraneo orientale all’India, per non parlare del suo protettorato sull’Egitto), proprio per questo motivo la Germania poteva offrire alla Sublime Porta una solida alleanza per tenere a bada le tre potenze. La debolezza ormai evidente dell’Impero ottomano faceva sperare Berlino nella possibilità di essere il protettore interessato dell’integrità ottomana. L’artefice di questa politica di grande respiro fu Max von Oppenheim, discendente di una famiglia di banchieri ebrei convertitasi al Cristianesimo. La sua presenza in varie situazioni del medio oriente divenne costante e la Sublime Porta si mostrò sempre più aperta alle proposte di Oppenheim, anche perché la mancanza di colonie da parte tedesca rappresentava un biglietto da visita gradito agli ottomani. I resoconti di Oppenheim inviati a Berlino erano ottimistici e ciò rafforzò la convinzione del Kaiser di poter portare la Germania a competere con le grandi potenze imperialistiche nella spartizione e nel controllo del sistema politico internazionale. Secondo Oppenheim, la Germania doveva essere in grado di organizzare le masse islamiche, di eccitare “il fanatismo musulmano che confina con la follia” contro i suoi nemici, che erano anche i nemici della Germania. L’alleanza con l’Impero ottomano aveva un risvolto ben più importante. Istanbul esprimeva una visione panislamica in opposizione ai movimenti nazionalistici presenti in varie parti dell’impero, movimenti che avevano reso indipendente la sezione sud-orientale dell’Europa cristiana (Grecia, Serbia, Bulgaria e Romania), e che minacciavano di disintegrare il resto. La Germania condivideva questa visione integralista dell’Islam, perché permetteva a Istanbul di resistere ai progetti di disintegrazione favoriti dalle altre potenze. Di più: Berlino era dell’avviso che in caso di guerra il sultano dovesse dichiarare una jihad contro i nemici della Germania, una jihad di enormi dimensioni contro i britannici in India, i francesi nel Nord Africa e i russi nell’Asia centrale, anche se molti tra i consiglieri del Kaiser dubitavano della capacità ottomana di reggere il confronto; anzi, temevano che questo scontro avrebbe portato alla disintegrazione dell’Impero ottomano e alla fine del progetto imperialistico tedesco. Di conseguenza, con il sostegno ideologico tedesco, l’Impero ottomano, negli ultimi anni dell’Ottocento, si oppose alle richieste di armeni ed ebrei, questi ultimi identificati politicamente con i socialdemocratici tedeschi, avversari della politica del Kaiser. La Germania si pose come il protettore dell’unità islamica dell’Impero ottomano, mentre armeni ed ebrei chiesero il sostegno della Gran Bretagna. Il pan-islamismo divenne sempre più il fondamento ideologico della Sublime Porta, e ciò portò a un esclusivismo religioso foriero delle peggiori persecuzioni successive. Da questo punto di vista, Volk tedesco e umma islamica finirono per condividere una politica di persecuzione e sterminio delle minoranze per mantenere l’unità ideologica e politica e, nel caso tedesco, etnica. In questo modo, il movimento islamista si preparava alla jihad contro gli ebrei. Nello stesso tempo, erano state gettate le fondamenta della persecuzione dei nazisti nei confronti degli ebrei. Ma le origini di tutto questo avevano radici lontane, nella riunificazione dello stato tedesco e nella sua politica imperialistica. Il Kaiser si proclamò amico di tutti i musulmani del mondo e si prefisse lo scopo di sostenere il fervore islamico per la creazione di un nuovo Saladino contro i nemici dell’Islam, e naturalmente anche della Germania. Ben presto, come vedremo, furono gli ebrei a rappresentare il nemico numero uno di tedeschi e degli islamisti. L’antisemitismo europeo di fine Ottocento e l’odio islamico nei confronti degli ebrei furono un potente collante per la politica tedesca e ottomana. Per tutti i primi anni del Novecento, fino alla Grande guerra, il pan-islamismo ottomano acquisì una visione del mondo esterno sempre più L’alleanza con l’Impero ottomano, l’ambasciatore Max von Oppenheim, le ragioni del fronte comune anti minoranze aggressiva, in questo sostenuto dall’ideologia nazista sulla superiorità della razza ariana. Pan-islamismo e teutonismo, benché nei fatti inconciliabili, avevano uno scopo politico-militare comune, lo scontro con le altre potenze, e, dal punto di vista ideologico, condividevano il concetto della purezza della stirpe, per i tedeschi, e della superiorità dell’Islam universale, per i pan-islamisti. Due concezioni totalitarie, accomunate dall’idea che gli ebrei fossero i loro nemici mortali. Una sintesi assai efficace dell’odio tedesco verso gli ebrei ci è stata forni- ta, nel 1894, dal grande storico tedesco Theodor Mommsen: l’antisemitismo era da lui attribuito “all’invidia, agli istinti più abietti, all’odio selvaggio per la cultura, la libertà, l’umanità”. In sostanza, il rinato nazionalismo tedesco stava dando vita al culto dello stato, cui erano estranee le minoranze e in particolare quella ebraica, considerata la più minacciosa per la solidità dello stato, fondato sul Volk teutonico. Sul piano sociale, si verificò un fatto decisivo: “I cristiani cominciarono ad accorgersi del loro ritardo sociale e cercarono di entrare a far parte della nuova classe media”, scrive Götz Aly, trovando però il posto occupato dagli ebrei, più consapevoli del valore della cultura per l’ascesa sociale. Di qui, l’incancrenirsi dell’antisemitismo tedesco. Nell’Impero ottomano, l’antisemitismo s’intensificò con l’ascesa al potere dei Giovani Turchi nel 1908. Essi tesero a modernizzare l’Impero alla stessa stregua della Germania; il Kaiser li considerò erroneamente i nuovi islamisti, invece che nazionalisti di tipo europeo, ma questo errore non intaccò l’alleanza tra le due parti, anche perché la maggior parte dei Giovani Turchi era stata addestrata dai tedeschi. Tuttavia, non è inesatto dire che la svolta dei Giovani Turchi era indirizzata a eliminare dall’Impero le minoranze non Ecco come il “Mein Kampf”, tradotto in arabo, ebbe una gr ande acc oglienza presso i musulmani nel mondo islamiche, in particolare gli ebrei, ora rappresentati dal movimento sionista, un movimento sempre più forte a livello politico e numerico, tendente a favorire il ritorno degli ebrei nella loro antica patria, Eretz Israel, e a fondarvi un nuovo stato ebraico. Da questo punto di vista, l’Islam dei Giovani Turchi non poteva permettere che accadesse un fatto giudicato inconcepibile per la purezza religiosa dell’Impero. In definitiva, benché i Giovani Turchi scimmiottassero il nazionalismo di marca europea, in realtà era un Islam sempre più radicale a contraddistinguere la loro azione politica. La fine della Grande guerra, con la sconfitta della Germania e la dissoluzione dell’Impero ottomano, la Dichiarazione Balfour del 1917, la crescita del peso politico del sionismo a livello internazionale, l’irrobustirsi della comunità sionista in Palestina, resero sempre più sanguinari quei settori dell’islamismo presente in Palestina. Furono questi gli anni in cui emerse la figura di al Hajj Muhammad Amin Husseini, che si pose a capo di una fazione il cui obiettivo era l’eliminazione della comunità sionista di Palestina con tutti i mezzi disponibili. Quando il nazismo prese il potere in Germania, la vecchia alleanza tra la Germania del Kaiser e l’Impero ottomano, distrutta dagli esiti della Grande guerra, riprese vigore grazie al progetto hitleriano. Così, le rivolte arabe contro gli ebrei negli anni 30 furono caldeggiate e sostenute dal nazismo e l’ideologia razziale del Terzo Reich impregnò il pensiero degli islamisti nemici degli ebrei. In realtà, la penetrazione del razzismo e dell’antisemitismo nazista nel mondo islamico non incontrò mai ostacoli insuperabili; anzi, il “Mein Kampf”, tradotto in arabo, ebbe una grande accoglienza e diffusione presso i musulmani di ogni parte del mondo. Al Hajj Muhammad Amin Husseini divenne di casa a Berlino e le vittorie naziste nei primi tempi della Seconda guerra furono accolte con grande entusiasmo dagli islamisti. Husseini, in una circostanza, ringraziò Hitler “di aver con tanto impeto sostenuto la causa della Palestina in discorsi infuocati”, una Palestina liberata dagli ebrei, ovviamente. Ma avrebbe dovuto anche ringraziare i predecessori di Hitler, che avevano aperto la strada ai suoi disegni di sterminio degli ebrei di Palestina.
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 8:38 am

L’antisemitismo arabo e islamico che ricorda quello del nazismo
Esiste una vera e propria psicosi antiebraica che vede negli ebrei una minaccia da eliminare attraverso una nuova Soluzione finale
DAVID MEGHNAGI

http://www.shalom.it/J/index.php?option ... &Itemid=82

Ho passato la mia infanzia in un paese arabo, prima di doverlo lasciare per sempre. Parallelamente alla tragedia dei profughi arabi palestinesi, avvenuto nel corso di una guerra voluta e scatenata dagli eserciti arabi per distruggere lo Stato ebraico, un numero altrettanto grande di ebrei che non avevano mai costituito un pericolo per i rispettivi paesi, e non avevano combattuto alcuna guerra, hanno forzatamente abbandonato le loro case, perduto gli averi, emigrati in massa. Il loro esilio è avvenuto nel silenzio. I profughi ebrei dai paesi arabi non hanno mai costituito un problema internazionale, né si sono mai sognati di mettere in discussione il diritto ad esistere dei paesi da cui sono fuggiti. Nel silenzio hanno ricostruito le loro esistenze, trasformando il loro esilio in esodo.

Nella storia della mia famiglia ci sono stati tre sanguinosi pogrom. Ho preso l’impegno di non dire né fare mai nulla di cui potermi vergognare un giorno. Le parole sono azioni. Hanno bisogno di cure come le persone. L’Egitto ha firmato accordi di pace con Israele. Eppure attraverso la stampa e la televisione veicola l’idea del complotto ebraico contro il mondo arabo e islamico. Chiederne ragione è un atto di onestà morale oltre che una necessità politica.

Il mito del complotto ebraico è entrato a far parte delle rappresentazioni ufficiali della politica e del vissuto religioso. Le accuse del presidente della Malesia contro il potere mondiale degli ebrei alla conferenza mondiale islamica, quella del presidente della Siria contro gli assassini di Cristo, in presenza di Giovanni Paolo Secondo a Kuneitra, le minacce reiterate del regime iraniano di voler cancellare Israele dalla mappa geografica, sono la punta di un iceberg profondo. Identificando Israele coi mali dell’Occidente, il nazionalismo arabo rimuove il fatto per esso inquietante, che la metà circa della popolazione di quel paese è composta da ebrei fuggiti dai paesi arabi e che a vincere contro di loro è stato un esercito composto per metà da figli di dhimmi.

In una società dove il passato non passa può capitare che in tutta serietà uno studioso si cimenti a calcolare il debito accumulato dagli ebrei nella loro fuga dall’antico Egitto in miliardi di dollari ed esigerlo dal governo israeliano di oggi. Il calcolo meticolosamente svolto sulla base di una lettura caricaturale del testo biblico è accolto dai lettori con attenzione, come fonte di argomentazione politica per l’oggi. Lo scontro di oggi diventa una mera una ripetizione del conflitto che oppose l’islam nella sua fase di formazione alle tribù ebraiche del deserto cacciate, derubate e sterminate.

La ricerca di corrispondenze fra un passato e il presente è tale che il redattore di un importante giornale può calcolare senza il senso del ridicolo in quaranta miliardi i dollari che lo Stato di Israele dovrebbe restituire a titolo di risarcimento per i beni sottratti durante la fuga degli ebrei dall’Egitto! La psicosi antiebraica è tale che nella città di Mansoura nel luglio del 1996 si è sparsa la voce secondo cui una gomma da masticare di fabbricazione israeliana, serviva a creare nelle fanciulle arabe uno stato afrodisiaco patologico. L’accusa che ricorda da vicino quella più antica di avvelenane i pozzi o peggio quella di origine cristiana di uccidere i bambini per fabbricare le azzime della Pasqua ebraica, è stata oggetto di dibattiti nei media, nel parlamento e nelle prediche del venerdì delle principali moschee.

Nella stampa gli ebrei possono essere accusati di omicidio rituale, di avvelenare i pozzi, di diffondere l’Aids e le malattie attraverso i topi, i batteri presenti negli animali, le piante e le conserve alimentari, il latte contaminato, la corruzione sessuale. La colpa di Israele è di aver rotto con “un atto di ibris,” la condizione di sottomissione e subalternità prevista per ebrei e cristiani. “Il nemico ebreo” afferma Bin Laden ha “violato la sacra terra islamica”, che deve per intero tornare sotto il controllo dell’umma islamica.

La demonizzazione assolve al compito di lenire una ferita narcisistica. Ha radici lontane e si è sviluppata per fasi. Per giustificare la sconfitta del ’48, il nazionalismo arabo chiamò in causa le vecchie classi dirigenti e la loro corruzione endemica. Secondo questa rappresentazione i figli dei sopravvissuti avevano vinto non per merito proprio, ma per colpa dei dirigenti arabi e dei loro dirigenti corrotti. Nella guerra del ’56 fu chiamato in causa il potere coloniale. L’Egitto nasseriano aveva perso perché aggredito congiuntamente da inglesi e francesi. Gli israeliani erano solo un incidente di percorso con i quali lo scontro era solo rimandato. Il quadro cambia con la guerra del giugno ’67 quando l’esercito israeliano da solo sbaraglia in poche ore l’intera coalizione di eserciti arabi. Per giustificare la sconfitta a quel punto bisognava ingigantire l’immagine del nemico sino a renderla irriconoscibile. Israele vinceva perché era parte di un complotto di dominazione contro la civiltà araba e l’islam di cui gli ebrei sono la punta avanzata.

L’esistenza di Israele è assurta a conferma che il falso antisemita dei Protocolli racconti una storia vera. Scomparso dalla realtà quotidiana del mondo arabo da cui è stato violentemente espulso o è fuggito in tempo, l’ebreo ritorna nell’immagine di un mostro o di un serpente minaccioso, di una piovra e di animale satanico. Scomparsi dall’orizzonte della vita quotidiana delle mellah, tollerati i quanto dhimmi tra i dhimmi, gli ebrei ritornano nel delirio antisemita come altro irriducibile, minacciosamente organizzato contro l’intera civiltà islamica. Non potendosi spiegare come mai il mondo arabo e islamico non sia riuscito a impedire il successo del sionismo, si può arrivare a giustificarlo con un misterioso disegno divino di raccogliere tutti gli ebrei del mondo in un unico luogo per sterminarli tutti. In questa delirante versione il compito dell’islam e dei popoli arabi è di completare l’opera del nazismo. La mescolanza di elementi islamici, cristiani e razzisti in questo nuovo antisemitismo, può far sì che il Presidente siriano ricevendo il Pontefice, possa rispolverare la più antica accusa del cristianesimo contro gli ebrei, richiamando la chiesa a recuperare come valore il delirio da cui è stata ossessionata per secoli. Allo stesso tempo autorizza la diffusione sui giornali sauditi e siriani, e nel cinema l’accusa di omicidio rituale contro gli ebrei e la libera circolazione del Mein Kampf in ogni parte del mondo arabo. Trasformando una grande assise delle Nazioni Unite sul razzismo in un processo contro l’esistenza dello stato di Israele e di demonizzazione del sionismo, si è evitato che si parlasse del traffico degli schiavi che ancora esiste in alcune aree del modo islamico, tacere sull’oppressione delle donne e sul pericolo di estinzione di molte culture, sulla condizione degli intoccabili e di molte altre tragedie del pianeta.
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 9:01 am

Corano e Mein Kampf a confronto ?!

https://m.facebook.com/catenaumana/post ... 0309551152

Vediamo quanto i miei segnalatori fidati democratici mi fanno durare la domanda che è: Cosa ne pensate
Nel corso di una discussione su Pedestrian Infidel un commento paragonò Mein Kampf, il manifesto di Mr. Hitler che risale ad 80 anni fa, al “santo fra i santi” Corano dei musulmani. Nei commenti successivi si notavano le notevoli similitudini tre i due scritti, a dire la verità le somiglianze non sono solo epidermiche ed i valori sono stati esaminati con maggiore profondità. Uno sguardo approfondito dei fatti rivela che l'Islam (non l'islamismo) ed il nazismo sono ideologie affini con molti, molti punti in comune.
Cominciamo con i titoli. Il titolo stesso del tomo del Signor Hitler in inglese significa "La mia battaglia". Qualcuno potrebbe persino intitolare il libro “Il mio Jihad", questo termine islamico avrebbe lo stesso identico significato. "Kampf" nel contesto ideologico nazista; e “Jihad” in quello islamico sono quasi identici. Ciò che diventa invece più difficile spiegare è perché ancor oggi “Mein Kampf” è ancora, in termini di vendite, il miglior best seller in tutto il mondo islamico, anche presso quei paesi islamici che si definiscono moderati come la Turchia.
Ma le similitudini tra Corano e Mein Kampf non si finiscono qui. Vanno ben oltre. Alcuni blogger e i Combattenti per la Libertà sul blog Joshua Pandit le ha evidenziate attraverso un eccezionale, illuminante lista di quanto Islam e Nazismo siano veramente simili:
Il Mein Kampf dichiara che i tedeschi sono la razza umana superiore e che la Germania è destinata a governare il mondo, e dominare tutte le altre razze e nazioni.
Il Corano dichiara che l'Islam e i musulmani sono superiori e che l'Islam ha ricevuto il mandato divino di governare il mondo e dominare tutte le altre razze, fedi e nazioni.
Il Mein Kampf afferma che la nazione tedesca deve avere il controllo su ogni aspetto della vita. Dice che ogni individuo deve essere sottomesso allo Stato.
Il Corano sostiene che l'Islam e la Sharia devono avere il controllo su ogni aspetto della vita. Dice che tutti gli individui debbono sottomettersi all'Islam.
Il Mein Kampf sostiene che i tedeschi hanno il dovere di reclamare con qualsiasi mezzo il posto che Dio ha assegnato loro. Pone la lealtà verso il Popolo (inteso come razza) al di sopra ogni considerazione etica.
Il Corano sostiene che i musulmani hanno il dovere di combattere la Jihad e di far avanzare la dominazione dell'Islam sulla terra (Dar Islam e dar Harb) con qualsiasi mezzo. Pone la lealtà nei confronti dei musulmani (Umma) e dell'Islam al di sopra ogni considerazione etica.
Il Mein Kampf sostiene la superiorità dell'uomo sulla donna e che il ruolo femminile dovrebbe limitarsi alla procreazione, la cucina e la casa.
Il Corano sostiene che gli uomini sono superiori alle donne e che il ruolo delle donne dovrebbero limitarsi alla procreazione, la cucina e la casa. (…)
Il Mein Kampf dice che gli omosessuali sono una “razza di traditori” e che dovrebbero essere condannati a morte (Infatti molti morirono nei campi di concentramento)
Per il Corano gli omosessuali non sono graditi ad Allah e dovrebbero essere condannati a morte.
Il Mein Kampf illustra in modo dettagliato il programma per la conquista del mondo, senza dimenticare di spiegare come sopprimere e dominare i popoli vinti dalla razza tedesca. Le ricchezze e le proprietà delle persone appartengono di diritto ai tedeschi ed il diritto di vita di queste persone dipende dai tedeschi. Gli stati non tedeschi non hanno alcun diritto legale o civile.
Il Corano spiega in modo dettagliato il programma per la conquista del mondo, incluso il modo di sopprimere e dominare i popoli dominati dai musulmani. Le ricchezze e le proprietà delle persone appartengono di diritto ai musulmani ed il diritto di vita di queste persone dipende dai musulmani. Gli stati non tedeschi non hanno alcun diritto legale o civile. (A dire il vero, molto di ciò trova fondamento nella Hadith e nella Sunna, ma entrambi derivano essenzialmente dal Corano, insieme con tutti gli altri aspetti della Sharia)
Il Mein Kampf divide il mondo in “terra tedesca” e territorio nemico. I paesi in cui vivono i tedeschi o quelle terre che un tempo appartenevano ai tedeschi appartengono a pieno diritto alla Germania e la Germania è legittimata a riaverli, con qualsiasi mezzo necessario.
Il Corano divide il mondo in “Dar al Islam” (terre governate dai musulmani) e territorio nemico (Dar al Harb). I paesi in cui vivono musulmani o quelle terre che un tempo appartenevano ai musulmani a pieno diritto appartengono al Dar al Islam e i musulmani sono legittimati a riaverli, con qualsiasi mezzo necessario.
Il Mein Kampf accusa gli ebrei dei mali della società e sostiene che essi debbono essere sterminati.
Il Corano accusa gli ebrei dei mali della società e sostiene che essi debbono essere sterminati (“Nel giorno del giudizio le rocce e gli alberi grideranno: musulmano! Dietro di me è nascosto un ebreo! Vieni e fallo spar
Aggiorna: sparire!”).
Islam e Nazismo. Maometto ed Hitler. E' chiaro come il sole, sono della stessa stoffa PS più o meno personalmente nn li vedo messi meglio....a voi la scelta !! io son più antifascio di voi credetemi.. in ogni aspetto dove esso si travesta...sto Demonio !!
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 9:08 am

IL "FASCISMO" ISLAMICO

Giovanni De Sio Cesari
http://www.giovannidesio.it

presente anche in
http://www.americacallsitaly.org
http://www.giovannidesio.it/articoli/fa ... ico%20.htm


Indice: Concetto - Aspetti contrastanti - Aspetti concomitanti - Conclusione

IL CONCETTO

L'assunto di questo lavoro è esaminare se, ed eventualmente, in quale senso si può accostare il fondamentalismo islamico al fascismo (e al nazismo).
l termine di "fascismo islamico" non ha avuto origine, come si potrebbe credere, nei movimenti di destra (o centro-destra) Occidentali: a definire come “ fascismo” il fondamentalismo islamico sono stati per primi i movimenti di sinistra araba. Essi, sia pure con un seguito numericamente molto modesto, sono molto attivi nei paesi arabi e hanno conservato in genere la matrice culturale marxista.

La definizione è stata poi ripresa in Occidente, soprattutto nella destra USA anche perchè essa permette di presentare in luce molto favorevole la politica di lotta al fondamentalismo islamico soprattutto nei suoi aspetti militari.


SUGGESTIVI ACCOSTAMENTI:
possono essere fatti paragonando infatti il fondamentalismo al fascismo e al nazismo:
* Innanzi tutto riversa tutta la sentita e indiscussa positività della lotta antinazista nella lotta al fondamentalismo presenta tale lotta come quella della libertà contro la tirannia, fa pensare ad eserciti che marciano in territorio nemico ma accolti come liberatori come nell’Europa del 1945, insomma di una guerra del bene contro il male.
* Una guerra preventiva avrebbe facilmente abbattuto il nazismo al suo inizio quando i suoi sostenitori erano una piccola minoranza: l’affermazione del nazismo fu certamente dovuta anche alla acquiescenza delle democrazie occidentali e al disinteresse americano. Hitler ha potuto scatenare la terribile II Guerra Mondiale solo perché le sue intenzioni non furono comprese in tempo e si volle salvare comunque la pace a tutti i costi. Analogamente la guerra al fondamentalismo, si dice, deve essere portata ora, prima che esso possa armarsi, magari con armi atomiche, conquistare il mondo islamico e scatenare una altra guerra mondiale e ancora più terribile delle precedenti. Pertanto, si argomenta, anche se il numero delle vittime potrebbe ora apparire alto sarebbe comunque infinitamente più basso di quello di una futura guerra grande e generale.

Per affrontare il problema ovviamente bisogna chiarire preliminarmente i termini di fondamentalismo e di fascismo:
PER FONDAMENTALISMO (estremismo o radicalismo) islamico intendiamo, in generale, tutti quei movimenti che propugnano una visione dell’islam inconciliabile con la modernità di tipo occidentale, movimenti che se nelle loro punte estreme danno origine a una galassia di organizzazioni terroristiche ( la più nota “al qaeda “), d’altra parte formano un sottofondo diffuso ampiamente e attivo nelle masse islamiche. Possiamo quindi parlare di un Islam che si contrappone polemicamente a principi come quelli di democrazia, liberta, tolleranza, laicismo uguaglianze dei sessi che, sia pur nati in Occidente, sono recepiti positivamente in tutto il mondo e formano la base culturale dei principi dell’ONU e quindi oggetto di una serie di carte fondamentali sottoscritte dalla generalità degli Stati.
Va precisato che l’accettazione di tali principi non significa certo che essi realmente siano applicati negli stati che li sottoscrivono, anzi il cammino per la loro effettiva realizzazione è molto lungo ancora anche negli stessi paesi Occidentali: tuttavia essi costituiscono delle mete ideali indiscusse verso le quali bisogna muoversi sia pure con difficoltà e magari anche arretramenti; in sintesi possiamo dire che si tratta di “valori” . Ma per il fondamentalismo islamico non sono valori ma disvalori: ritengono siffatti principi inconciliabili con l’islam, quindi cosa empia, satanica e, comunque, a parte ogni aspetto religioso, rovinosi per la sorti dell’umanità: pertanto la lotta contro di essi assume l’aspetto di una lotta del bene contro il male che, nell’ambito culturale profondamente permeato di religiosità, viene ad assumere il carattere di Jihad, “Guerra Santa” come generalmente e approssimativamente si traduce in Occidente.

FASCISMO è un termine di non facile definizione. Propriamente esso indica il movimento italiano che fece capo a Mussolini e che prese il nome dai “fasci littori” in uso nell’antichità romana. Il termine però ha assunto significati più vasti, spesso contrastanti e indefiniti.
Negli anni Trenta si parlò di “fascismo” per indicare tutti i movimenti autoritari che si contrapponevano essenzialmente al comunismo, e questo fu il significato in particolare che il termine assunse nella Unione Sovietica di Stalin. Già Togliatti nelle “Lezioni sul fascismo” tenute a Mosca nel 1935 accuratamente sottolineava le differenze fra nazismo e fascismo ma il termine entrò nell’uso comune con un significato generale: In particolare la Otegestvinaia Vaina ( la Grande Guerra Patriottica come in Russia viene indicata la II guerra Mondiale ) fu presenta come la lotta contro il fascismo anche se in realtà il nemico principale fu il nazismo germanico e non certo le modeste forze italiane.

Fascismo venne quindi a indicare tutta una serie di regimi e partiti diversissimi: il nazismo germanico, il falangismo spagnolo, il nazionalismo giapponese, gli ustascia croati , i nazionalisti ungheresi e tanti altri che in realtà ben poco avevano in comune. Con la fine della II Guerra Mondiale, nell’ambito delle sinistra, poi il termine fascismo è stato ulteriormente allargato indicando regimi quali quelli di Pinochet o dei colonnelli greci ma anche a volte viene rivolto ai sostenitori di Bush o di Berlusconi, ma anche a genitori o insegnanti troppo severi: praticamente viene usato come un insulto perdendo un vero e proprio significato specifico.
Occorre quindi precisare in che senso intendiamo il termine fascismo quando lo si voglia collegare a quello del fondamentalismo islamico.

Dobbiamo allora far riferimento essenzialmente al nazismo germanico perchè esso in realtà ha caratteri ben definiti e costituisce comunque il vero ed essenziale nemico verso cui si mossero sia la Russia Sovietica e le democrazia parlamentari dell’Occidente. Il significato può essere anche esteso ai regimi totalitari con i quali esso fu strettamente alleato, soprattutto con il fascismo italiano .

GLI ASPETTI CONTRASTANTI

RELIGIOSITA' :

Il nazismo è essenzialmente ateo: propugna una ritorno a un paganesimo ancestrale inteso in realtà ad esaltare semplicemente dei valori in opposizione a quelli cristiani. E’ vero che fu usato il motto “gott mit uns” ( Dio è con noi ) ma non aveva certo alcun valore religioso, non richiamava alcuna istanza soprannaturale. L’orizzonte nazista è tutto chiuso e circoscritto a questo mondo.
Il fondamentalismo islamico invece è per definizione un movimento religioso e di una religiosità non in senso generico e filosofico ma nel senso che intende ribadire i precetti di una religione particolare: si vuol che la legge che Allah ha dato a Muhammed sia ristabilita e completamente e senza tentennamenti
Vero è che, a parte il nazismo, molti cosi detti “fascismi “ si presentarono come salvatori del cattolicesimo: tuttavia si trattava di una alleanza, si affermava di voler salvare la tradizione cattolica come una espressione o la espressione privilegiata della nazione: mai però in nessun caso quei regimi si posero come espressione diretta della fede stessa o della Chiesa, concetto che è proprio il nodo centrale del fondamentalismo Islamico.

Con questo non si vuole affermare che il fondamentalismo islamico non sia mosso anche da altre e complesse motivazioni ma solo mettere in risalto che comunque esso si pone ideologicamente come pura e semplice riproposizione della religione islamica nella sua interezza e purezza.

INVESTITURA POPOLARE:

Il nazismo e i fascismi non possono essere paragonati agli assolutismi dell’ancient regime ma in qualche modo sono anche essi figli dell’evoluzione democratica delle concezioni politiche. Infatti essi respingono, è vero, la pluralità dei partiti, le libere elezioni con tutto ciò che esso comportano ma non per negare la sovranità popolare ma perché, essi affermano, tali strumenti sarebbero inadeguati, inefficienti.
Essi sostengono una espressione diretta del popolo che investe direttamente un capo (duce, fuhrer caudillo, conducator ecc) ma il popolo resta teoricamente il detentore ultimo del potere. Infatti le dimostrazioni popolari furono sempre imponenti, suggestive plebiscitarie: si dovevano tutti convincere che il popolo tutto sosteneva quei regimi, che gli oppositori erano solo un numero insignificante, magari di traditori, magari al soldo del nemico. Il successo dei regimi totalitari fu infatti sostenuto essenzialmente da uno sforzo propagandistico imponente che coinvolse tutte le componenti sociali.

Ad esempio come si disse con un brutto termine si fascistizzò l’Italia: erano definiti fasciste tutte le organizzazioni e le associazioni da quelle assistenziali a quelle culturali a quella ricreative. Soprattutto si provvedeva a che le nuove generazioni vivessero fin dalla più tenera età immerse in un ambiente tutto orientato politicamente a supporto del regime: il bimbetto dell’asilo, da figlio della lupa, passando nella varietà della stadi della vita, si trovava ad essere membro del partito fascista quasi avendo l’impressione che fosse una libera scelta personale.

Grande importanza ebbero pure i nuovi mezzi di comunicazione di massa: Il nazismo o il fascismo non sarebbero concepibili senza la radio che permetteva al capo di rivolgersi direttamente e immediatamente a tutta la nazione e riceverne il plauso immediato. Non si tratta quindi di un ritorno all’antico principio dell’autorità che viene dall’alto: Il sovrano dell’ancient regime infatti si ritiene investito più o meno direttamente da Dio, non è un espressione della volontà popolare perchè non esiste una sovranità popolare: l’autorità discende dall’alto verso il basso e mai al contrario: “nulla auctoritas nisi a deo”: nessuna autorità è legittima se non viene da Dio.

Analogamente il fondamentalismo islamico condividendo gli antichi principi politici che furono gia del ancient regime pensa a una autorità derivante da Dio non dagli uomini. Anzi si ritiene che nello stato islamico non debba esserci nemmeno un potere legislativo: le leggi infatti non derivano dalla volontà del popolo ma esistono già, sono state dettate direttamente da Dio a Muhammed una volta per tutte, valgono per sempre in ogni tempo, non verranno mai meno. Il regime islamico non si pone come espressione del popolo della nazione ma della shari’ah, la legge divina: non è rilevante quello che pensano la maggioranza delle cittadini ma quello che prescrive la sharia’ah: conseguentemente si pensa ad un emiro che, assistito dagli esperti della shari’ah ( ulema o ayatollah) governi applicando semplicemente le leggi divine.
Infatti nell’unico stato in cui è al potere un fondamentalismo, l’Iran, sussistono, è vero, anche le elezioni popolari: ma esiste anche un consiglio di esperti (ayatollah) che decide innanzitutto chi dia abbastanza garanzie di essere un vero credente per potersi candidare e esclude invece un gran numero di aspiranti candidati: poi interviene in ogni atto del governo valutando se sia o meno abbastanza conforme all’islam: la volontà non risiede nel popolo ma nella shari’ah: al massimo è concesso al popolo di scegliere coloro che applicheranno le leggi ma sempre sotto l’attenta sorveglianza di esperti della shari’ah.
Si tratta quindi di una concezione politica agli antipodi del nazismo e dei fascismi che invece pretendono di fondare la propria legittimazione sulla “vera” volontà del popolo che non riuscirebbe invece a esprimersi nelle democrazie parlamentari.

INTERNAZIONALISMO:

Per il nazismo e fascismo in realtà il vero Dio in terra, secondo l’espressione di Hegel, è lo stato-nazione e ad esso bisogna ogni cosa sacrificare, anche la giustizia internazionale, i diritti degli altri popoli diritti che spesso in realtà vengono negati del tutto: il male è quello che si oppone alla nazione, il bene quello che la favorisce. Ad esempio Hitler vedeva gli slavi come essere inferiori, che dovevano essere asserviti o eliminati.
Al contrario il fondamentalismo islamico è essenzialmente universalistico. Davanti ad Allah non vi sono bianchi e neri, arabi ed europei e malesi. Gli uomini si possono distinguere, non per nazioni o razze, ma solo per la fede: quelli che fanno parte della Umma ( comunità dei fedeli) e gli altri che non ne fanno parte, i Kafir (infedeli) ) ma che sono invitati a farne parte.
Non bisogna confondere il fondametalismo con il nazionalismo arabo: in realtà i due movimenti sono in contrasto. Il fondamentalismo infatti si oppone a ogni tradizione particolaristica perchè la legge di Allah deve essere uguale dai deserti d’Arabia ai campus universitari americani, nulla deve essere concesso ai particolarismi di qualunque popolo. Non si ammette nemmeno lo stato nazionale moderno: si vorrebbe invece raccogliere in un unico stato tutti i fedeli mussulmani come fu ai tempi mitici dei califfi ai quali sempre essi si richiamano.

I gruppi combattenti terroristici sono infatti formati da fedeli provenienti da ogni nazione: “al qaeda” era una specie di brigata internazionale nella quale confluivano arabi, ceceni, pakistani e anche europei. Condividono questo carattere con altri movimenti del passato che pure si richiamavano all’internazionalismo: si pensi alla Internazionale comunista e socialista o anche alla Giovane Europa mazziniana.
Il fine è cambiare il mondo e l’interesse particolare della propria nazione trova soluzione solo nel rinnovamento del mondo nel suo complesso.

GIUSTIZIA SOCIALE:

I movimento fascisti si dichiaravano contrari alla lotta fra classi e ceti sociali e nel complesso conservavano la struttura sociale esistente malgrado alcuni atteggiamenti populistici: vedevano sempre negativamente le lotte delle classi più povere per migliorare le loro condizioni.
Il fondamentalismo invece ha un suo profondo e non occasionale richiamo alla giustizia sociale. Rifiuta ogni concezione classista di origine marxista o genericamente socialista di derivazione europea ma denuncia con forza le disuguaglianze e le ingiustizia sociali. Afferma che esse derivano dall’abbandono della stretta ortodossia religiosa che ha generato corruzione, sopraffazione, ingiustizia sociale.
Pongono quindi un ritorno integrale all’ islam come unico mezzo veramente efficace per combattere corruzioni e ingiustizie sociali. In realtà il mondo islamico nato in un ambiente mercantilistico non ha mai avuto una preclusione verso la ricchezza che invece si fa parecchio sentire nel Cristianesimo.

Tuttavia secondo una visione solidaristica religiosa la ricchezza deve aver finalità sociali. Esiste la istituzione della zakat (uno dei cinque pilastri dell’islam) che corrispondeva pressappoco alle nostra decime e che era destinata ad aiutare i meno fortunati, i poveri. Inoltre è raccomandata anche la gizyàh, elemosina volontaria come atto religiosamente meritorio. Non è il caso in questa sede di esaminare la fattibilità di un tale programma a livello politico economico ma solo di rilevarne la centralità nella ideologia del fondamentalismo islamico.

Possiamo ritenere che il largo seguito che esso ha avuto nelle masse islamiche sia dovuto soprattutto a un tale atteggiamento: di fronte alle elittes occidentalizzate e amiche dell’occidente generalmente dedite a godersi rendite di posizione e a corruzioni scandalose i mussulmani fondamentalisti, mossi da zelo religioso, vanno incontro alle necessita del popolo minuto. In Iran lo Scia filo-occidentale tenne per sé e la sua corte la maggior parte dei proventi delle ricchezze nazionale mentre il clero islamico andava incontro ai bisogni del popolo.
Anche nelle ultime elezioni in Iran Ahmadinejad ha vinto presentandosi come il restauratore della purezza Khomeinista in opposizione ai moderati, accusati di arricchirsi alle spalle del popolo: ed infatti il suo successo elettorale è dovuto ai ceti più poveri. Anche in Palestina abbiamo un fenomeno simile: mentre i laici di al fatah arraffavano il poco che c’era, erano i fondamentalisti di Hamas a venire incontro ai bisogni reali del popolo e quindi ad ottenerne l’appoggio.

ASPETTI CONCOMITANTI

Pur tuttavia le somiglianze sono da un certo punto di vista molto forti e non vanno sottovalutate:

ACRITICITA’ :

il fondamentalismo assolutizza la sua posizione, non intende affatto discutere criticamente di essa. Si tratta della parola di Dio che va accettata immediatamente completamente, incondizionatamente e che sarebbe sacrilego mettere in discussione: “islam” significa appunto "abbandono" (alla volontà di Dio). Non tiene presente alcuna critica sul piano storico o sociologico, tutte cose insulse e insignificanti di fronte alla chiara volontà di Dio: pertanto si chiude in se stesso in un sistema mentale impenetrabile. Diffida degli intellettuali: gli unici sapienti sono gli interpreti della Shari’ah che contiene la risposta a ogni problema in qualunque luogo e in qualunque tempo.

In questo ha un atteggiamento molto simile al nazismo che si chiude in un sistema autoesaltante, sordo a ogni critica, a ogni semplice constatazione di fatti sgraditi, tutte cose considerate prova di tradimento: i libri non allineati andavano bruciati così come andavano emarginati o addirittura eliminati fisicamente le persone non allineati: traditori e criminali, turpi individui, dei sottouomini che meritavano la eliminazione fisica. Non ci fu possibilità di dialogo e critica, si arrivò al "sonno della ragione" e quindi incredibili assurdità furono scambiate per fatti evidenti: in questo modo il popolo che aveva dato i natali a Marx ed Einstein fu considerato un popolo di sottouomini.
Quando si sostituisce la fede cieca alla ragione e si considera colpa anche il pensiero ogni dialogo è impossibile e si corre irrimediabilmente alla catastrofe.


FEDE NELLA GUERRA:

Il fondamentalismo è convinto che l’unica possibilità che ci sia per la salvezza sia solo e semplicemente il jahad, la "guerra santa."
Esso purifica il popolo, lo rende degno dalla benevolenza di Dio e quindi della vittoria, distingue i veri credenti dalla nifaq (ipocrisia)
Anche se Jihad può indicare anche il perfezionarsi interiore tuttavia nel moderno contesto esso designa essenzialmente una lotta armata senza quartiere contro il male portato dall’ Occidente, il grande satana. Esso ritiene che certamente avrà la vittoria finale: che importa il numero dei carri o dei missili che hanno i nemici; che forse Allah l’Onnipotente non può dare ugualmente la vittoria ai suoi fedeli?
Se la vittoria non arriva allora è solo perchè non si è ancora abbastanza degni: i sacrifici, le perdite, le sciagure non scoraggiano il combattente islamico sicuro che alla fine Allah gli darà la vittoria.

Analogo atteggiamento ebbe il nazismo per il quale la guerra era il vero mezzo per forgiare la nazione, per esaltare i forti ed emarginare i deboli e celebrare una nuova saga dei Nibelunghi.
Anche l’incrollabile fede nella vittoria finale viene sentita come la propria arma più potente in grado di bilanciare la preponderanza delle forze nemiche. Cosi i ragazzi della la Hitlerjugend ( gioventù Hitleriana ) sacrificarono inutilmente la loro vita difendendo Berlino fino allo stremo, oltre ogni ragionevolezza.

Nell’uno e nell’altro caso non c’è possibilità di un ragionevole compromesso perchè considerano la ragionevolezza il peggiore dei mali.


CULTO DELLA MORTE:

I ritornello comune dei movimenti islamici è che essi vinceranno perchè non hanno paura di morire e gli Occidentali perderanno perchè pensano solo a salvarsi la vita
L'atto dello shaid che sacrifica la propria vita non viene considerato per le conseguenze pratiche che esso può avere (quasi sempre del tutto negative) come farebbe un occidentale. Per il fondamentalista si tratta invece di una shahuda (testimonianza di fede) che ha un valore purificatore agli occhi di Allah rendendo la causa degna della vittoria ed è insieme è un esempio per tutti i veri credenti.
Così se un palestinese che si fa esplodere in mezzo a degli israeliani noi riteniamo assurdo e controproducente quel gesto che si ritorcerà gravemente verso il suo popolo e la sua causa stessa: ci sarà la rappresaglia israeliana e la formazione di uno stato palestinese si allontanerà ancora un poco. Ma il punto di vista del fondamentalista è diverso: Dio non potrà non benedire quel gesto, altri ancora lo imiteranno e la vittoria sarà cosi assicurata.

Cosi a migliaia i basiji (=quelli che accorrorno), giovanissimi iraniani correvano sui campi minati iracheni e vi trovavano per noi orribile ed inutili morte ma per i pasdaran ( guardiani della rivoluzione, sostenitori di Khoimeni ) era una morte gloriosa che avrebbe assicurato la vittoria più che carri armati e aerei.

Analogamente risuonava in Spagna il grido “viva la muerte”, in Italia si mettevano sulle divise fasciste lugubri immagini di teschi. A Stalingrado Hitler non volle far ritirare l’esercito, come era logico, dando poi l’assurdo ordine che si tenessero tutte le posizioni fino alla fine: solo la morte avrebbe reso la nazione degna della vittoria.
Così la guerra durò per altri due anni quando ormai era chiaramente già persa e milioni di uomini morirono inutilmente.

CONCLUSIONE

La ideoleogia del fondamentalismo islamico non ha nulla che lo accomuni al nazismo e agli altri movimenti fascisti affermatesi. Diverso l’atteggiamento religioso, l’idea dello stato e del potere, diverse l’idea dei rapporti internazionali e della giustizia sociale.
Ma pure esso sia pure per motivi del tutto diversi mostra le stesse terribili caratteristiche: chiusura critica, fede nella guerra, culto della morte.

Temiamo che la lotta contro il fondamentalismo assuma i caratteri di quella contro il nazismo: totale, senza quartiere e senza pietà fino all’ultimo combattente travolgendo nel suo gorgo sanguinoso un numero infinito di persone del tutto innocenti

Giovanni De Sio Cesari
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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