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Messaggioda Berto » mar dic 26, 2017 5:17 pm

Ecco perché Trump taglia i fondi all’Onu. È tensione con l’Europa
Roberto Bongiorni
2017-12-26

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AEfjUIXD

La decisione era nell’aria. Ma il taglio ai finanziamenti americani destinati alle Nazioni Unite rischia di esacerbare le già non idilliache relazioni tra Washington e i Paesi europei. L’amministrazione del presidente Donald Trump ha difatti iniziato a negoziare un taglio di 285 milioni di dollari per il 2018. Il piano è stato annunciato subito dopo che i Paesi membri avevano raggiunto un accordo, domenica, sul bilancio 2017-2018, pari a 5,4 miliardi di dollari. Il taglio americano sarebbe un duro colpo per le finanze dell’Onu in un periodo in cui gli altri Paesi membri non dispongono certo di facili risorse per coprire l’eventuale perdita dei finanziamenti americani.


Gerusalemme, Usa tagliano 285 milioni dollari a bilancio Onu

Viene da chiedersi: perché proprio ora? Leggere questa decisione come la prima rappresaglia della Casa Bianca contro la bocciatura, da parte dell’Assemblea Generale Onu, del riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele (annunciato da Trump il 6 dicembre), e del successivo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv, è facile e apparentemente intuitivo.
Sono stati ben 128 i Paesi, tra cui l’Italia, insieme alla totalità dei Paesi più importanti dell’Unione europea, a votare contro lo strappo di Trump. L’ambasciatrice americana all'Onu Nikki Haley aveva promesso che gli Usa si sarebbero ricordati di chi gli ha voltato le spalle.


Guatemala sposterà ambasciata a Gerusalemme

Un appello, tuttavia, che finora non ha trovato molti sostenitori. Per ora solo il Guatemala ha seguito la Casa Bianca, annunciando a Natale, per bocca del presidente Jimmy Morales, l’intenzione di trasferire la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Tuttavia la mossa del Guatemala potrebbe non restare un caso isolato. Secondo i media israeliani, infatti, presto seguirà l’annuncio dell'Honduras, mentre sarebbero una decina i Paesi che stanno valutando la possibilità di allinearsi alla scelta di Washington sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele (tra cui Romania e Slovenia).


Gerusalemme capitale Israele: l’Onu vota contro il riconoscimento Usa

La decisione di tagliare una parte (e non tutti) dei finanziamenti all’Onu non è legata solo alla crisi su Gerusalemme. In verità Trump non ha mai gradito - e lo ha ribadito più volte - l’ingombrante presenza delle Nazioni Unite, che in molti casi confligge con le sue strategie geopolitiche. In un’occasione il presidente americano ha perfino definito questa grande organizzazione di Stati, creata dopo la Seconda Guerra Mondiale, un club triste che ha sprecato le sue potenzialità.

Ma la battaglia condotta dagli Stati Uniti contro l’Onu è una battaglia anche contro gli sprechi e le inefficienze che da tempo affliggono le Nazioni Unite, e sono in parte riconosciute anche dai suoi vertici e da molti Stati membri.
«L’inefficienza e le spese facili dell’Onu sono ben note» ha denunciato l’ambasciatore americano Nikky Haley e «noi non consentiremo più che la generosità del popolo americano sia sfruttata».


La prima rottura di Trump con la galassia Onu

Il finanziamento dell’Onu, come prevede un articolo della sua Carta, è soprattutto legato alla grandezza delle economie dei suoi Stati membri. Gli Stati Uniti sarebbero responsabili del 22% del budget operativo dell’Onu. Si tratta di gran lunga del più grande contributo. In numeri Washington ha sborsato 1,2 miliardi di dollari su 5,4 del budget 2016-2017.

Ma c'è di più. Gli Stati Uniti sono anche i maggiori contribuenti, in misura ancor più grande (28,5% del totale), alle missioni di peacekeeping dell’Onu, operazioni il cui budget, separato da quello generale, dovrebbe toccare nel 2017-2018 i 6,8 miliardi di dollari.

Resta da vedere se il piano di Trump si fermerà solo a 285 milioni di dollari. O se, come ha fatto intendere (forse solo per incutere timore) l’amministrazione americana, è solo l’inizio di un piano più vasto. In questo caso i problemi per l’Onu sarebbero davvero difficili da risolvere.




Donald Trump ha messo il Re a nudo: Nazioni Unite al capolinea?
Franco Londei
26/12/2017

http://www.rightsreporter.org/donald-tr ... -capolinea

Sbagliavo nel giudicare la politica di Donad Trump su Gerusalemme “troppo avventata” e le ultime mosse del Presidente USA vanno addirittura oltre. Per la prima volta un Presidente USA sta mettendo in discussione l’organismo più importante al mondo, l’ONU. Il Re è nudo e il mondo libero non può che trarne giovamento

Chi mi conosce e segue sa benissimo che non ho molta fiducia in Donald Trump. Non avevo stima per Obama per le ovvie ragioni spiegate mille volte ma in qualche modo Obama dava l’idea di avere una linea politica ben definita, criminale quanto volete, ma pur sempre una linea, una sensazione che Trump non mi aveva dato. Beh, mi sbagliavo.

Con il tempo mi rendo conto che le critiche che ho mosso a Trump per la tempistica dell’annuncio su Gerusalemme erano in gran parte ingiustificate. Certo, rimango ancora dell’idea che sarebbe stato più prudente attendere qualche mese e aspettare che l’avvicinamento tra Israele e Arabia Saudita fosse completo, però tutto il macello che mi aspettavo non si è verificato, anzi, come afferma la brava Maurizia De Groot Vos, Trump sta praticamente vincendo su tutta la linea.

Quello che mi ha veramente colpito di Donald Trump è la sua determinazione nello smantellare tutto ciò che aveva fatto Obama a livello internazionale (a livello interno non mi pronuncio perché non ne ho le competenze), a partire dall’accordo sul nucleare iraniano fino a quell’ultima porcheria fatta in seno alle Nazioni Unite a pochi giorni dal suo congedo, quando per la prima volta nella storia ordinò di non mettere il veto su una risoluzione che condannava gli insediamenti israeliani e li definiva illegali.

Per troppo tempo proprio le Nazioni Unite sono state lo scudo perfetto con il quale i peggiori antisemiti del mondo hanno coperto le loro malefatte contro Israele. Non solo, con il tempo l’ONU si è trasformato da una istituzione che avrebbe dovuto difendere la pace ed essere sopra le parti, in un mezzo per colpire le democrazie “scomode”. Peggio, è diventato una sorta di marionetta nelle mani dei peggiori regimi del mondo, una macchietta che pone l’Arabia Saudita alla guida del suo organismo per la difesa delle donne, l’Iran nella Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne ecc. ecc. (qui trovate un quadro recente delle porcherie fatte dall’ONU nel 2017).

Di contro Donald Trump, attraverso la sua caparbia ambasciatrice all’ONU, Nikki Halley, non solo non ha lesinato critiche alle Nazioni Unite ma per la prima volta ha fatto chiaramente intendere che la pacchia è finita, che il mondo non può più tollerare un organismo costosissimo che non solo va contro il suo mandato, ma che con il tempo è diventato il mezzo più usato dai regimi di tutto il mondo per coprire le proprie malefatte.

Da anni, forse decenni, si parla di riformare le Nazioni Unite, di ridare a questo organismo il lustro che gli compete badando bene che rimanga realmente imparziale. Troppe inutili agenzie, stipendi faraonici per i suoi dipendenti, critiche da ogni dove sulla gestione delle missioni di pace, persino accuse di aver coperto abusi sessuali commessi dai caschi blu in diverse aree. E per non farsi mancare proprio nulla anche agenzie studiate ad hoc per creare profughi altrimenti inesistenti come la UNRWA. E’ davvero troppo.

Ora Donad Trump sembra non accettare più questo stato di cose, specie in qualità di primo contribuente delle Nazioni Unite. Ieri ha tagliato i primi 280 milioni di dollari. Non è tanto rispetto agli oltre tre miliardi di dollari che gli Stati Uniti forniscono ogni anno a questo vetusto organismo internazionale, ma è un bel segnale. Come ha detto Nikki Halley «gli Stati Uniti non permetteranno più che i loro nemici approfittino della generosità americana» che cioè usino le Nazioni Unite per i loro torbidi scopi.

Non so in quanti abbiano idea della portata di questa decisione americana, non tanto per la cifra quanto per il gesto. È il secondo indizio che Donald Trump intende mettere in discussione l’ONU. Il primo è stato l’uscita degli USA dall’UNESCO. Se la teoria dei tre tre indizi che fanno una prova è corretta il prossimo potrebbe essere un ulteriore taglio ai finanziamenti per le missioni di pace o l’uscita da un altro inutile organismo. Staremo a vedere. Per ora Trump sta metodicamente mettendo a nudo il Re. Nikki Halley è il rappresentate americano all’ONU più duro di sempre e non passa giorno che non svergogni questo organismo ormai alla frutta. Di questo passo ben presto il Re sarà totalmente a nudo e c’è da giurare che ne vederemo delle belle.
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Messaggioda Berto » gio dic 28, 2017 8:30 pm

Unicef, l'Ong più ricca d'Italia. Incassa 60 milioni all'anno
Fausto Biloslavo - Gio, 28/12/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 77912.html

L'Unicef Italia è una macchina da guerra nella raccolta fondi, oltre 60 milioni di euro nel 2016, ma con le stigmate dei grandi carrozzoni in salsa Onu grazie a 25,4 milioni di euro di spese.

Ovviamente servono per attirare donazioni, ma quasi un terzo dei costi se ne va in stipendi e consulenze. Dopo la pesante discesa in campo di stampo politico a favore dello ius soli con un tweet ufficiale che bollava come idioti e fascisti i contrari si è scatenata la polemica sui soldi che ruotano attorno alla costola nostrana dell'organo sussidiario delle Nazioni Unite in difesa dell'infanzia. E i timori che possa influire negativamente sulle donazioni e la raccolta fondi.

In rete si stanno moltiplicando le notizie vere e false sulle luci e ombre del Comitato italiano per l'Unicef. In realtà si tratta di una Organizzazione non governativa, che dal 1974 agisce per conto dell'agenzia Onu, soprattutto per raccogliere fondi, grazie ad un accordo di cooperazione. Il Giornale, per fare chiarezza è andato a scartabellare i bilanci scoprendo che lo scorso anno l'Unicef Italia è riuscita ad incassare ben 60.705.315 euro, soprattuto grazie a 313mila donatori. Non mancano diversi lasciti ed eredità per quasi 7 milioni di euro. Ed altri 6.131.277 sono arrivati dal 5 per mille. Le aziende come Ikea, Iveco, Scavolini, in passato Alitalia, banche varie, le assicurazioni Generali, Esselunga ed Euronics garantiscono in media sui 3-4 milioni di euro l'anno. Nel 2014 anche la Polizia di Stato si era mobilitata per Unicef Italia.

Lo scorso anno a Unicef international sono stati trasferiti poco più di 35 milioni di euro per progetti in mezzo mondo a favore dei bambini. Non è chiaro dal bilancio quanti di questi soldi siano stati utilizzati in Italia, ma probabilmente una cifra poco importante rispetto ai progetti internazionali. Unicef solo da fine 2016 ha aperto un programma per i minorenni migranti e rifugiati che arrivano nel nostro paese. In Italia opera per l'infanzia anche «con programmi informativi ed educativi in migliaia di scuole di ogni ordine e grado» e altre iniziative. Ben più imponenti i programmi di vaccinazione in Bangladesh, gli interventi a favore dei minori migranti in Libia, i bambini assetati nello Yemen pubblicizzati sul sito e realizzati da Unicef international.

Della campagna italiana ha cominciato a far parte la discesa in campo politica a favore dello ius soli. Il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, ancora prima del contestato tweet è sempre stato molto schierato: «Doveva essere un gesto di civiltà come qualcuno ha detto tempo fa, invece si chiude nel modo più incivile possibile: lo ius soli non verrà approvato, basta ipocrisie elettorali».

Dei 60 milioni raccolti grazie al buon cuore degli italiani vanno dedotte le spese, in costante aumento, che nel 2016 arrivavano alla bella cifra di 25.413.157 euro, cinque in più rispetto all'anno prima. Anche i dipendenti aumentano per un totale di 141 persone, che non risulta vadano a sporcarsi più di tanto le mani in giro per il mondo a favore dei bambini. Se sommiamo gli stipendi dei fissi, quelli dei due collaboratori e le consulenze si arriva ad un totale di 7.692.187 euro. I quattro dirigenti hanno uno stipendio lordo di oltre 6mila euro al mese, i 18 quadri poco più di 4mila e poi si varia da 2.814 ad un minimo di 1.842 euro.

Solo per la voce «consulenze e servizi professionali», che sarebbe interessante analizzare nei dettagli, Unicef Italia ha speso quasi 900mila euro nel 2016, quasi il doppio rispetto all'anno precedente. I difensori dei bambini in Italia hanno acquistato a suo tempo una palazzina di 4 piani a Roma, oggi di proprietà di Unicef international. Il Comitato italiano per l'Unicef è di fatto l'ong più «ricca» del nostro paese.
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Messaggioda Berto » sab gen 13, 2018 10:24 am

Profughi palestinesi, l’UNRWA gonfia i numeri di più del doppio
11 gennaio 2018

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 8469841842

http://www.progettodreyfus.com/profughi ... nesi-unrwa


Profughi palestinesi: secondo l’UNRWA in Libano il numero ammonta a 450,000. Il sito ufficiale dell’agenzia Onu, però, ne riporta un altro. Un recente censimento, invece, ha provato che l’esatto dato dei profughi palestinesi nel paese dei Cedri è pari a 174,422.

Una differenza abissale. Molto meno della metà.

Allora dove finiscono i fondi? Se ne vengono stanziati per 450,000 persone ma in realtà i bisognosi sono meno di 175, gli altri quale destinazione hanno?

Domande a cui forse un giorno verranno date risposte…

Intanto, come già dichiarato dal presidente Donald Trump, gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di effettuare un sostanzioso taglio agli aiuti palestinesi. La conferma arriva da un funzionario dell’esecutivo americano che però non ha specificato a quale tipologia di aiuti stiano lavorando i tecnici Usa:

“Stiamo rivedendo la nostra assistenza ai palestinesi alla luce della loro recente condotta”.

Condotta su cui ha espresso le proprie perplessità anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che riguardo all’Agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi ha affermato:

“La mia proposta è che i fondi destinati all’UNRWA siano invece gradualmente versati all’Alto commissariato Onu per i rifugiati (UNHCR), con criteri chiari di sostegno per i profughi veri, e non per profughi fittizi come avviene oggi con l’UNRWA. Tale agenzia perpetua il problema dei profughi palestinesi, perpetua la richiesta di un preteso diritto del ritorno, nell’intento di distruggere lo Stato d’Israele. Pertanto l’UNRWA deve scomparire una volta per tutte”.

Ricapitoliamo:

In ambito internazionale esiste l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite che ha come mandato la protezione di tutti i rifugiati e che dispone di 4,3 miliardi di dollari per assistere 15 milioni di profughi sparsi nel mondo che, una volta aiutati, cessano di essere tali.

L’UNRWA , invece, è un’agenzia specifica per i palestinesi che dispone di 2 miliardi di dollari per 5 milioni di profughi palestinesi, che non cessano mai di esserlo, anzi passano il testimone ai loro figli e ai loro nipoti.

In più l’UNRWA gonfia i numeri dei profughi per avere più fondi destinati non si sa bene a cosa.

Fino a quando dovremmo accettare tutto questo?


Basta finanziare il terrorismo arabo islamico palestinese antiebreaico e gli assassini di Allà
viewtopic.php?f=196&t=2193
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Messaggioda Berto » mer gen 17, 2018 7:46 am

Gli Usa tagliano a metà i fondi all’agenzia Onu che assiste i profughi palestinesi
francesco semprini
2018/01/16

http://www.lastampa.it/2018/01/16/ester ... agina.html

Il presidente americano Donald Trump ha deciso di dimezzare i fondi che l’America versa all’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, l’UN Relief and Works Agency (Unrwa). Dopo un vertice con il Segretario di Stato Rex Tillerson, il Segretario alla Difesa James Mattis e il consigliere alla Sicurezza nazionale H R McMaster, il leader Usa ha concordato un taglio da 125 a 60 milioni di dollari. Gli Usa sono i maggiori contributori dell’agenzia, seguiti dalla Ue. L’Unrwa ha un bilancio annuale di circa 1,1 miliardi di dollari.

Mediazione di Tillerson

Washington aveva rinviato il pagamento del contributo, in teoria dovuto il primo gennaio, proprio in vista della decisione. Nikki Haley, ambasciatrice americana all’Onu, aveva chiesto un taglio totale e immediato, ma alla fine ha prevalso una posizione intermedia, sostenuta da Tillerson.

Caso unico

L’Unrwa è un caso unico fra le agenzie per i rifugiati dell’Onu. E’ nata 70 anni fa per occuparsi dei palestinesi sfollati dopo la prima guerra arabo-israeliana, circa 700 mila, ma oggi ha la responsabilità anche dei loro discendenti. Secondo i palestinesi sono in tutto oltre cinque milioni, anche se non ci sono censimenti precisi. In Libano recentemente il numero dei rifugiati è stato stimato in 170 mila, invece di mezzo milione.

Il segretario Guterres preoccupato

Trump ha anche chiesto una “riforma fondamentale” dell’agenzia, come chiede anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ho proposto di affidare i rifugiati all’agenzia generale dell’Onu per questo compito, l’Unhcr. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha espresso invece “la sua preoccupazione” per le conseguenze della decisione.

Il duello su Gerusalemme

Il taglio agli aiuti ai palestinesi era stato minacciato dalla Casa Bianca dopo la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e la reazione durissima del presidente palestinese Abu Mazen, che si era ritirato dai negoziati di pace e respinto ogni ulteriore mediazione americana. Trump aveva detto che avrebbe tagliato i fondi all’Onu se non fosse tornato al tavolo delle trattative.

Fine degli accordi di Oslo

Abu Mazen non solo non lo ha fatto ma ha deciso un “cambio di strategia” che comporterà la sospensione del riconoscimento dello Stato ebraico da parte delle forze politiche palestinesi, a partire dall’Olp, e la fine degli accordi di Oslo del 1993 che dovevano portare alla risoluzione del conflitto e alla nascita di uno Stato palestinese a fianco di Israele. Una nuova polemica era poi esplosa sul programma di aiuti dell’Autorità palestinese alle famiglie di condannati in prigione per attacchi contro israeliani.

Abu Mazen ha respinto le pressioni americane e detto che “Gerusalemme non è in vendita né per denaro né per oro”, poi attaccato di nuovo gli Stati Uniti, come “non imparziali” e Israele, accusato di condurre una “politica di colonizzazione”. Mustafa Barghouti, membro del comitato esecutivo dell’Olp ha invece detto al Jerusalem Post che la decisione americana di tagliare in fondi all’Unrwa intende “liquidare i diritti dei rifugiati palestinesi, non è una mera questione di soldi”.

Il premier Netanyahu ha reagito e definito il discorso di Abu Mazen il disvelamento del “suo vero volto” e lo ha accusato a sua volta di non voler riconoscere lo Stato ebraico in “nessun confine”.
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Messaggioda Berto » ven gen 26, 2018 10:06 pm

https://www.facebook.com/accademia.giac ... 4894946145

Molti di voi, forse, non la conoscono.
Si chiama Irene Khan, ha 61 anni.
Come la nostra carissima Laura ha lavorato per molto tempo presso l' UNHCR (Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite).
Poi ha lavorato per Amnesty International.
È un avvocato, bengalese.
Una persona che ha dato la vita per gli altri, per il NO PROFIT, per gli svantaggiati.

Fervida sostenitrice di numerose campagne contro la povertà, molto spesso grandi a donazioni, pubbliche o private.

Quando ha deciso di andarsene da Amnesty però ha preso 550mila Euro di buonuscita. A fronte del quale si è capito che lavorava per 132.490 sterline/anno, quasi 150mila euro.

R.L.



Stipendi ad Amnesty International come quelli delle grandi multinazionali
2011/02/23

http://oltreconfini.blogautore.repubbli ... inazionali

Di qualche giorno fa la notizia clamorosa della esorbitante liquidazione offerta da Amnesty International alla sua ex Segretario Generale Irene Khan: al termine del suo decennio i lavoro presso la più conosciuta organizzazione per i diritti umani - la Signora Khan divenne il settimo Segretario Generale di Amnesty nell’agosto del 2001 dopo ventuno anni trascorsi alla Agenzia UNHCR - nel dicembre 2009 l’Organizzazione le ha versato una “buona uscita” di 500.000 sterline (circa 600.000 Euro). Il fattaccio è stato reso pubblico da un sostenitore di Amnesty che, indignato per tale decisione, lo denunciava su un importante quotidiano inglese affermando inoltre di non voler più sostenere l’organizzazione. Per tutta risposta, il Presidente del Comitato Esecutivo di Amnesty International Peter Pack - come riportato sulle colonne del Corriere della Sera del 19 febbraio u.s – ha tenuto a precisare che ciò non si sarebbe ripetuto in futuro, e che il successore della Signora Khan alla guida dell’Organizzazione riceverà uno stipendio allineato alla “media delle retribuzioni del no profit”. Ovvero, secondo lui, intorno alle 150.000 sterline al mese !! Non voglio qui commentare il fatto che alla signora Khan succede Salil Shettty, conosciuto nell’ambiente per aver sino a ieri coordinato la Campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Campaign) ottenendo risultati a dir poco disastrosi. Sono fatti di Amnesty decidere di “premiare” tali performance con simili retribuzioni. Ciò che invece vorrei commentare è che diventa sempre più imperativo avviare una “operazione trasparenza” al fine di poter distinguere tra le innumerevoli e variegate organizzazioni no profit. Non so quali siano i parametri presi in considerazione dal Comitato esecutivo di Amnesty, certo so bene che simili livelli salariali sono ben distanti dalla media delle retribuzioni delle no profit, senza dubbi in Italia, ma anche nella stessa Gran Bretagna. E’ sempre più urgente chiarire al pubblico e a chi dona denari per la solidarietà che non tutte le organizzazioni sono di “volontariato” e che molte, a quanto pare Amnesty in testa, utilizzano parametri salariali paragonabili a quelli delle grandi aziende multinazionali. Nulla di male, a mio parere, a patto che la chiarezza e la trasparenza siano garantite anche nei linguaggi e nei messaggi utilizzati dalla organizzazioni quando chiedono il supporto e il sostegno dei cittadini. Così che essi possano scegliere e non stupirsi a posteriori, come fatto dal sostenitore di Amnesty, e rischiare di “fare di ogni erba un fascio”.
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Messaggioda Berto » dom feb 11, 2018 7:24 pm

Oxfam, Media: "Coinvolte altre ong nello scandalo sessuale". La ministra per la cooperazione Uk: "Fallimento morale"
11 febbraio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... le/4153106

“Lo scandalo sessuale che ha investito Oxfam riguarda solo pochi delle sue migliaia di operatori, ma rappresenta un fallimento morale per i vertici questa ong umanitaria”. Così Penny Mordaunt, ministra britannica per la Cooperazione internazionale, la quale ha ribadito che il suo dicastero – finanziatore nel 2017 di Oxfam con 32 milioni di sterline – non era stato informato dei presunti abusi a Haiti o nel Ciad.

Non solo i festini con prostitute a Haiti e non solo l’Oxfam. Si allarga, sulla stampa britannica, lo scandalo sugli abusi sessuali attribuiti ad alcuni volontari e coordinatori di organizzazioni non governative umanitarie. Il Times, che ha scoperchiato per primo la vicenda, allarga oggi l’obiettivo, riferendo che nel 2017 la stessa Oxfam sarebbe stata coinvolta in 87 episodi di comportamento improprio di suo personale in missione all’estero (53 dei quali denunciati alla polizia e con 20 addetti silurati), Save the Children in 31 (10 dei quali denunciati) e Christian Aid in due. Mentre la Croce Rossa britannica ammette cinque casi di sospette molestie in patria. L’Observer, domenicale del Guardian, svela da parte sua che rapporti di rappresentanti Oxfam con giovani prostitute erano stati già denunciati nel 2006 in Ciad, dove il capo missione era sempre Roland van Hauwermeiren, poi dimessosi nel 2011 per i festini organizzati a Haiti. Oxfam, pur negando gli insabbiamenti, riconosce ora che i comportamenti di “una piccola parte” del suo staff sono stati “vergognosi“.

Lo scandalo sembra estendersi: il Sunday Times riporta che nell’ultimo anno oltre 120 impiegati di ong britanniche sono stati accusati di abusi sessuali, “alimentando timori che i pedofili stiano prendendo di mira organizzazioni umanitarie oltreoceano”. Il governo britannico lancia un avvertimento: tutte le ong dovranno incrementare gli sforzi contro lo sfruttamento sessuale e collaborare con le autorità, altrimenti i loro finanziamenti verranno tagliati.

A dare l’aut aut, adesso, è sempre Penny Mordaunt, la quale ha spiegato alla Bbc che domani incontrerà diversi responsabili di ong e che alle organizzazioni chiede di spiegare in dettaglio quali passi stiano intraprendendo sulla questione e di confermare che abbiano riferito alle autorità competenti tutte le preoccupazioni su casi e persone specifiche. “Riguardo a Oxfam e a ogni altra organizzazione che abbia problemi di tutela, ci aspettiamo che cooperino in modo totale con le autorità e cesseremo di finanziare ogni organizzazione che non lo fa”, ha chiarito Mordaunt, chiedendo anche a tutti i donatori e alle organizzazioni impegnate per lo sviluppo, di passare all’azione sulla questione nel corso del summit “Global Partnership to End Violence Against Children” che si terrà a Stoccolma la prossima settimana.

Stando al racconto del Times, non solo parte del senior staff di Oxfam ingaggiò delle giovani come prostitute, ma ai tempi la ong con base centrale nel Regno Unito avrebbe provato a insabbiare il caso. Secondo il Sunday Times, Oxfam – per cui lavorano circa 5mila membri dello staff e 23mila volontari – ha registrato l’anno scorso 87 incidenti di abusi sessuali, di cui 53 sono stati riferiti a polizia e autorità, e ha licenziato 20 persone fra membri dello staff e volontari. La Charity Commission britannica, che regolamenta il settore e questa settimana incontrerà Mordaunt, ha chiesto a Oxfam di fornire urgentemente nuove informazioni sullo scandalo ad Haiti.

Oxfam sottolinea di avere immediatamente lanciato un’indagine interna nel 2011, dalla quale sarebbe emersa una “cultura dell’impunità” in parte del suo staff, ma la ong nega di avere provato a coprire lo scandalo, sottolineando che nell’ambito di quella indagine furono licenziati quattro membri dello staff e altri tre si dimisero. Il ceo di Oxfam ha ammesso che la ong non ha fornito dettagli completi dello scandalo alla commissione nel 2011: la Charity Commission spiega di avere ricevuto ad agosto 2011 un rapporto dell’organizzazione, che però citava solo “comportamenti sessuali inappropriati, molestie e intimidazioni da parte del personale“, mentre non menzionava “abusi considerevoli su beneficiari” della ong né “potenziali crimini sessuali che coinvolgevano minorenni“. Secondo Oxfam, devono ancora essere trovati elementi che provino le accuse secondo cui fra le ragazze pagate come prostitute ci fossero minorenni.

Il dipartimento dello Sviluppo internazionale (Dfid) ha fatto sapere che sta rivedendo i suoi rapporti con Oxfam, a cui l’anno scorso ha dato circa 36 milioni di euro, accusando i leader della ong di avere “mostrato mancanza di giudizio” nella loro gestione della questione e nel livello di apertura con il governo e la commissione. Il Chief Executive di Oxfam, Mark Goldring, sottolinea di avere ricevuto dal Dfid meno del 10% dei finanziamenti, ma esprime la speranza di continuare a lavorare con il dipartimento, ricostruendo la fiducia con l’opinione pubblica.

Oxfam, fra l’altro, è accusata anche di non avere avvertito altre agenzie umanitarie di quali membri dello staff fossero coinvolti, il che ha permesso loro di ottenere posti di lavoro fra persone vulnerabili in altre zone di crisi. Roland van Hauwermeiren, 68 anni, che Oxfam sostiene fosse stato costretto a dimettersi da direttore per Haiti nel 2011 dopo che pare avesse ammesso di avere ingaggiato delle prostitute, è andato avanti diventando capo missione per Action Against Hunger in Bangladesh dal 2012 al 2014. La ong francese ha raccontato ad Afp di avere fatto delle verifiche pre-assunzione con Oxfam, ma che l’organizzazione britannica non passò i dettagli relativi ai fatti di Haiti.
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Messaggioda Berto » gio feb 15, 2018 8:22 am

Medici senza frontiere, scoppia lo scandalo sessuale nella Ong: 19 operatori licenziati
14 Febbraio 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... atori.html

Medici senza frontiere (Msf) ha ammesso che all’interna dell’organizzazione umanitaria sono stati registrati 24 casi di molestie o abusi sessuali nel 2017. La dichiarazione segue lo scandalo che ha travolto Oxfam, accusata di aver insabbiato festini a luci rosse e casi di abusi sessuali compiuti da suoi operatori in missioni all’estero.

Come ha spiegato la stessa organizzazione umanitaria in una nota, la direzione di Msf ha ricevuto 146 denunce l’anno scorso. Di queste, 24 casi sono stati identificati come molestie o abusi sessuali e 19 operatori sono stati di conseguenza licenziati. L’Ong ha 40mila operatori in tutto il mondo.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » gio feb 22, 2018 9:32 am

Per l'Onu violenze e stupri non esistono: il problema sono i razzisti
Marianna Di Piazza - Mer, 21/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 97065.html

Con un nuovo report, il Palazzo di Vetro ha spiegato chi sono le vere vittime: il problema è chi critica gli attivisti e crea così un "ambiente ostile" alle Ong

Non solo produttori, star del cinema e politici internazionali. Lo scandalo delle molestie sessuali, nei mesi scorsi, ha coinvolto anche le Nazioni Unite.

Ma dopo l'inchiesta del Guardian, che ha rivelato i presunti abusi sessuali perpetrati da alti funzionari dell'Onu, niente è cambiato. Secondo quanto rivelato dal quotidiano britannico nel periodo tra luglio e settembre 2017, gli episodi di violenza in cui sono stati coinvolti i caschi blu sono stati 31, mentre nel 2016 sono state raccolte 80 segnalazioni.

Da parte dell'Onu però nessuna scusa o passo indietro. Anzi, con un nuovo report, il Palazzo di Vetro ha spiegato chi sono le vere vittime. Come riporta La Verità, il problema è chi critica gli attivisti e crea così un "ambiente ostile" alle Ong. Questo è quanto sostiene il relatore speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, Michael Forst.

Nel suo mirino i leader che usano gli immigrati per giustificare "problemi sociali e politici che hanno ben altra origine": i Paesi occidentali commetterebbero una grave ingiustizia nel trattare l'immigrazione come una questione di "sicurezza nazionale". Ma Forst punta il dito contro gli Stati che calpestano anche le libertà di coloro che consapevolmente violano la legge per consentire ai migranti di aggirare i controlli ai confini. Come Helena Maleno Garzón, numero uno dell'organizzazione spagnola Caminando Fronteras. L'attivista è stata accusata di favoreggiamento ai trafficanti di esseri umani da parte del tribunale di Tangeri dopo aver aiutato alcuni migranti ad attraversare Gibilterra.

Per l'Onu, afferma duramente La Verità, il pericolo sono i "razzisti" che vogliono far rispettare le leggi, non chi violenta i civili o copre gli stupri.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » gio feb 22, 2018 10:22 pm

???

Elezioni, Amnesty: "Italia intrisa d'odio e razzismo. 95% delle frasi xenofobe dal centrodestra". Salvini in vetta, Meloni 2a
22 febbraio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... 2a/4179918

Non passa giorno che un esponente di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia non pronuncino una frase razzista o discriminatoria su migranti e rifugiati, settore nel quale Matteo Salvini è il leader indiscusso. Ma anche “frasi di disprezzo, degradazione e spersonalizzazione nei confronti delle donne e delle persone omosessuali e transessuali”, per le quali si distingue la formazione politica guidata da Giorgia Meloni.

È un’Italia “intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia” che “sembra concentrare più di altri Paesi europei le dinamiche di tendenza all’odio“, quella ritratta da Amnesty International nel suo Rapporto 2017-2018 sulla situazione dei diritti umani di 159 Stati del mondo. Un odio protagonista anche della campagna elettorale, dove il 95% delle dichiarazioni di politici sui social che “veicolano stereotipi, sono discriminatorie, razziste o incitano all’odio e alla violenza in campagna elettorale” sono da attribuire ai tre partiti della coalizione di centrodestra: “Lega Nord (50%), Fratelli d’Italia (27%) e Forza Italia (18%)”.

Se nel 2014 l’Italia era “orgogliosa di salvare le vite dei rifugiati e considerava l’accoglienza un valore importante”, oggi “è intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia, di paura ingiustificata dell’altro”, ha sottolineato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia. Secondo l’organizzazione, questa ostilità “non riguarda solo i migranti, ma anche i rom, le persone Lgbt, le donne” e anche “i poveri“. C’è una parte di Paese che si ritiene “bella, pura, italiana, mentre il resto non merita di condividere il territorio”, denuncia Rufini. Un fatto che “sta rendendo il clima impossibile in questo Paese, uccidendo ogni possibilità di confronto”.

In occasione della presentazione del rapporto, Amnesty ha riferito i primi risultati del Barometro dell’odio, iniziativa dell’organizzazione che prevede il monitoraggio delle dichiarazioni sui social di 1.425 tra candidati ai collegi per le elezioni di Camera e Senato, 17 leader politici in corsa alle elezioni e i candidati a presidenti delle regioni Lazio e Lombardia. Da un primo monitoraggio, la quasi totalità delle oltre 500 dichiarazioni discriminatorie o che incitano all’odio segnalate di 117 candidati, sono da attribuire a Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Dal rapporto annuale dell’organizzazione emerge che l’Italia nel 2017 “si è messa alla guida della politica europea di contenimento dell’immigrazione a tutti i costi, e il costo pagato dai migranti in carcere in Libia è terrificante”, ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Questa politica di “contrasto all’immigrazione” è il dato che maggiormente “preoccupa” l’organizzazione.

Infine, Amnesty continua a esprimere insoddisfazione per il caso di Giulio Regeni: la collaborazione con le autorità per ottenere la verità sul ragazzo ucciso in Egitto più di 2 anni fa, “a circa sei mesi dalla decisione di rimandare il nostro ambasciatore al Cairo, è ancora del tutto insufficiente”, ha sottolineato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » sab feb 24, 2018 9:45 pm

???

Amnesty si schiera con l'Anpi per controllare i poliziotti
Nico Di Giuseppe - Sab, 24/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 97959.html

Osservatori di Amnesty International al corteo a Roma pronti a registrare violazioni dei diritti umani: primo caso in Italia

Osservatori di Amnesty Internazional seguiranno il corteo Anpi, pronti a registrare quelle da loro ritenute violazioni dei diritti umani negli eventuali interventi delle forze dell'ordine in caso di incidenti o scontri con manifestanti o infiltrati.

Lo apprende l'Agi. Si tratta di una novità assoluta nel panorama delle manifestazioni e cortei in Italia. A quanto si sa è un progetto che Amnesty ha deciso di seguire ed oggi c'è una sorta di "battesimo" proprio nelle strade della Capitale. Gli osservatori di Amnesty sono riconoscibili perché indossano una pettorina dedicata e prima che il corteo prenda il via si sono presentati ad alcuni dei funzionari di Polizia che sovrintendono all'ordine pubblico.

Intanto ha preso il via la manifestazione "Mai più fascismi - Mai più razzismi" promossa dall'Anpi e con l'adesione di numerose organizzazioni, a cominciare da Cgil, Cisl e Uil. Preceduto da decine e decine di uomini del Reparto mobile della Polizia di Stato e agenti e funzionari in borghese e chiuso da uomini dell'Arma dei carabinieri, il corteo è partito da piazza della Repubblica. In prima fila i segretari generali di Cgil e Uil, Camusso e Barbagallo, e i rappresentanti dall'Anpi. Appena dietro la presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Numerosi i gonfaloni, molte le bandiere delle organizzazioni sindacali. Un servizio d'ordine sindacale fa da cordone alla testa del corteo.

"Oggi sarò in marcia con l'ANPI a Roma: per dire "mai più fascismi", "mai più razzismi", "mai più violenza". L'odio politico che sta divorando il Paese ribolle da troppo tempo. Non restiamo a guardare", ha scritto su Twitter il Presidente del Senato e leader di LeU Pietro Grasso.
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