Spirtoaƚetà da ƚa pristoria, shamaneixmo e coxmołoja shamana

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Messaggioda Berto » gio feb 26, 2015 3:42 pm

El piłastro del mondo


Le stełe de Göbekli Tepe

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http://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe
Göbekli Tepe (trad. collina tondeggiante in turco, Portasar in armeno, Girê Navokê in curdo) è un sito archeologico, situato a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico.
Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra: iniziato attorno al 9500 a.C., la sua erezione dovette interessare centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziqqurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi.
Intorno all'8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo.
...
Le raffigurazioni di animali hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico, antecedente ai culti organizzati in pantheon di divinità delle culture sumera e mesopotamiche.

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http://de.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe
http://en.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » gio feb 26, 2015 5:31 pm

Le stełe mongołe

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Panorama di un complesso monumentale e tombale con le "steli a cervo", caratteristica iconografia dell'arte animalista delle steppe (1° mill. a.C.)

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http://www.terranea.it/archeo/mongolia01.htm
"Cervi del cielo
I secoli hanno corroso le pietre fin quasi a cancellare le immagini e soltanto il sole riesce a evocarle gettando ombre sottili sui bassorilievi delle stele piantate nella steppa. Dai confusi segni emergono allora teorie di cervi al "galoppo volante", in un tripudio di curve calligrafiche. Gli animali, disposti l'uno al di sopra dell'altro, hanno i corpi lanciati verso un piccolo Sole disegnato appena sopra una doppia linea orizzontale, corna arabescate come vele gonfie e zampe appena accennate. In basso, la composizione è chiusa da un fregio orizzontale. Il movimento non potrebbe essere reso con maggiore eleganza, ma il vero soggetto di queste stele è l'Universo, visto in una concezione tripartita: il mondo superiore (il Sole), il mondo inferiore (indicato dal fregio in basso) e il mondo di mezzo animato dai cervi lanciati verso pascoli celesti. Sono le "pietre dei cervi", lastre alte tre metri sistemate a palizzata intorno a tombe del primo millennio avanti Cristo, ingombre di grandi massi divelti. Sono una decina in questa valletta verde dove due famiglie di nomadi hanno portato tende e cavalli. Ma non le riconoscono come tombe e non mostrano alcun timore superstizioso, così accendono focolari al riparo dalle antiche pietre. Eppure quelle lastre incise conservano l'anima arcaica delle popolazioni mongole e i miti raccontano che la Madre di tutte le tribù fu proprio una cerva; ecco perchè quegli animali scolpiti non sono veri animali, ma "figli della dea-cerva", uomini che galoppano nell'aria in cerca di eternità."

Immagini e testo tratti da "I dinosauri del deserto dei Gobi", Marsilio Erizzo, Venezia, 1992.

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Kurgan, Shiti, Sarmati, ... iraneghi o turco altaeghi ?
viewtopic.php?f=134&t=943

Sciti e Sarmati: iraneghi o turco altaeghi ?
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FNYmc/edit
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Orexeni turco altaeghe de łe coulture nomadego-pastorałi
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... tjWE0/edit
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Da ste statue stełe andropomorfe a se capise ben ke i morti de łe tonbe dite Kurgan dei pastori goerieri de łe stepe a cavało, come anca i Sarmati i łi Shiti e i Cimeri (Cimmeri) łi fuse de orexente turco altaega, altro ke endouropei e iraniani o iraneghi e tanti łi xe migrà ente tuta l'Ouropa:

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Messaggioda Berto » gio feb 26, 2015 7:52 pm

Le statue stełe (o statue-menhir)

http://it.wikipedia.org/wiki/Statue_stele

Le statue stele (o statue-menhir) sono monumenti in pietra, di tipo antropomorfo, che rientrano nel fenomeno del megalitismo, comune alle popolazioni pre-protostoriche dell'Europa a partire dal III millennio a.C.. Le statue-stele sono presenti in molteplici culture europee, dall'Europa centro-orientale sino alla Spagna, nell'arco alpino (da Aosta al Trentino), oltre che in Corsica e in Sardegna. Nella penisola italiana le statue-stele più antiche sono localizzate in un'area al confine tra Liguria e Toscana, in Lunigiana, oltre che in Puglia settentrionale.
In Italia per secoli sono state distrutte in quanto ritenute divinità pagane e non esiste documentazione certa su quante siano state rinvenute fino al XVIII secolo.


Carta catamenti

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http://www.statuestele.org

L’esperienza dell’altro. Scambi e relazioni transculturali nella preistoria e nella protostoria della regione alpina centrale."
http://www.emscuola.org/labdocstoria/Pu ... h/Fr06.htm
Umberto Tecchiati:

§ 4. Trasmissione delle idee. Culto e ideologia

L’idea che l’incontro tra culture diverse abbia portato con se l’acquisizione di idee, credenze religiose e altri aspetti del mondo ideologico delle comunità preistoriche e protostoriche, è implicito per così dire nella trattazione che, molto sommariamente, si è potuto condurre nei §§ precedenti sugli aspetti propriamente materiali di questo incontro. Come già notava Bagolini “man mano che procediamo nel tempo verso di noi, l’immagine si fa meno sfocata, più ricca di dettagli di vita, ma pur sempre priva di qualche cosa di essenziale che solo il documento storico o l’analisi etnografica dal vivo dei popoli tradizionali attuali possono dare”.
Un discorso organico sulla trasmissione delle idee, o sulle idee stricto sensu non può essere fatto per ogni epoca, ma solo per alcune, cosicché non è possibile tracciare un quadro evolutivo, o almeno diacronico, di questi aspetti. Le informazioni sono molto carenti soprattutto per le epoche più antiche. Il mondo ideologico che ruota intorno alla rappresentazione di figure femminili in pietra o osso, o alla riproduzione più o meno stilizzata di animali, caratteristica del Paleolitico superiore, sopravvive in area atesina fino al mesolitico e al primo neolitico come documentano i manufatti “d’arte” del Riparo Gaban (38) presso Trento, e rimandano a un vasto areale europeo. A contatti con il mondo ideologico balcanico-danubiano, e a credenze “religiose” certamente molto dissimili da quelle tardo-paleolitiche o mesolitiche, rimandano invece le figure femminili in osso o terracotta caratteristiche soprattutto del pieno neolitico dell’Italia settentrionale, documentate ancora una volta al Riparo Gaban (39), dove si data al neolitico antico, e a Stufles, quartiere di Bressanone, in associazione con ceramica della cultura dei Vasi a Bocca Quadrata..
Non è chiaro quale fosse il senso di marcia di questa diffusione, ma è fondato ritenere che in area alpina atesina tali influssi provenissero direttamente dalla cultura padana dei Vasi a Bocca Quadrata.
Una lacuna di grande estensione cronologica, legata alla generale scarsità della documentazione archeologica, riguarda il tardo neolitico, e cioè in sostanza buona parte del IV millennio a.C. Se nel novero delle manifestazioni di culto dobbiamo considerare anche gli aspetti del rituale funerario, vale la pena citare una piccola necropoli di incinerati recentemente scavata a Barbiano in Val d’Isarco (altipiano del Renon), datata con il metodo del carbonio 14 all’incirca a cavallo della metà del IV millennio a.C. La rarità di sepolcreti o anche di singole sepolture databili a questo periodo rende problematica una ricerca dei confronti utili a un inquadramento culturale del fenomeno. E’ tuttavia significativo osservare che il rito della cremazione appare complessivamente estraneo alla ritualità funeraria dell’area alpina meridionale, almeno fino alla media e recente età del bronzo, quando i processi formativi della cultura dei campi d’urne, a nord delle Alpi, inducono vasti fenomeni di diffusione della cremazione. Per tutto il neolitico, l’età del rame e gran parte dell’età del bronzo l’inumazione, o tutt’al più l’inumazione di resti riesumati (deposizione secondaria) appare prevalente, cosicché il caso di Barbiano deve essere visto come un fenomeno eccezionale, legato a contatti con cerchie esterne, o alla penetrazione a sud dello spartiacque alpino di piccoli gruppi di immigrati.
Dati di maggiore ampiezza quantitativa e qualitativa si riferiscono invece all’età del rame (fine del IV-fine del III millennio a.C.), e soprattutto alle fasi piene e terminali di essa (tra 3000 e 2200 circa a.C.), quando la diffusione, anche in area alpina atesina, delle statue stele antropomorfe, deve essere intesa appunto come circolazione e trasmissione di idee tra gruppi diversi, quanto agli esiti della cultura materiale, ma certamente affini nella sostanza della vita spirituale e della mentalità.
Lastre di pietra squadrate e decorate con figurazioni simboliche (armi, elementi dell’abbigliamento, oggetti d’adorno etc.), le statue stele antropomorfe, così chiamate perché richiamano sinteticamente alla figura umana, rientrano nel più ampio fenomeno del megalitismo e caratterizzano vaste aree d’Europa dal Mar Nero alla Penisola Iberica e dall’Inghilterra al Mediterraneo (40).
In Italia Settentrionale le statue stele sono principalmente diffuse in Lunigiana, in Val d’Aosta e in Lombardia (Valcamonica e Valtellina) (41), mentre un gruppo denominato “atesino” si sviluppa con un notevole addensamento di resti in Trentino e in Alto Adige (42).
Gli oggetti rappresentati, in particolare le armi, confrontati con oggetti reali rinvenuti negli scavi archeologici, permettono di datare le statue stele al III millennio a.C.
Sul fenomeno delle statue stele antropomorfe esiste una nutrit letteratura, alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti . In questa sede importa sottolineare come la realizzazione di tali monumenti in pietra di norma locale porta ad escludere una importazione di oggetti finiti. Bisogna insomma ammettere che la loro fabbricazione dipenda dalla diffusione di idee, forse veicolate da “artisti” (o sacerdoti?) in continuo spostamento. La ricorrenza della raffigurazione di armi (pugnale, alabarda, ascia, arco e frecce) almeno sulle statue stele “maschili”, allude da un lato all’esistenza di un permanente clima di bellicosità, dall’altro ad una gerarchizzazione della società in cui il personaggio più importante è quello meglio armato, che possiede più armi, e quindi più potere, ed è in grado di redistribuire direttamente le armi ai suoi compagni. Questo elemento è ben distinguibile nei santuari (per es. Arco, o Lagundo) (43) in cui le statue stele maschili si differenziano tra statue ricche di raffigurazioni di armi e statue in cui compare solamente un pugnale. In questo quadro si inseriscono suggestivamente, a titolo di rappresentazione di società stabilmente differenziate oltre che in base al censo, anche al sesso e all’età, statue stele femminili e statue stele asessuate o di “infanti”.
Il fenomeno non riguarda solamente la piena età del rame caratterizzata dalla diffusione di statue stele con pugnale “remedelliano” (dalla necropoli di Remedello Sotto nel bresciano), ma, come dimostra la statua stele di Velturno (44), con rappresentazione di un pugnale tipo “Ciempozuelos” caratteristico degli assemblaggi della cultura del Vaso Campaniforme, anche la tarda età del rame.
In questa età, che poniamo tra la metà del III millennio a.C. e la formazione, intorno al XXIII-XXII sec. a.C., delle prime culture dell’antica età del bronzo, la circolazione di idee, oltre che di tecniche e di prodotti legati alla metallurgia del rame, deve essere stata molto intensa.
Un’ampia lacuna riguarda ancora, circa la conoscenza di aspetti legati alla trasmissione delle idee, buona parte dell’età del bronzo (il II millennio a.C.). Solamente in momenti tardi o finali di questa età, la diffusione di luoghi di culto incentrati sul “rogo votivo” (Brandopferplatz), spesso situati in alta montagna, apparentemente anche connessi alla ritualità funeraria (cremazione), pare indicare l’esistenza di un sostrato religioso comune, almeno in ampie porzioni dell’arco alpino centrale, che si riconosceva nella venerazione di remote divinità uraniche.



La scheda: Statue, stele e coppelle

http://www.valsenales.com/it/escursioni ... ologici/a6
Il menhir di Laces risalente al III millennio a.C. ritrovato nel 1992 nella chiesa "Di nosta Signora Al Colle" a Laces.Mentre per la maggioranza dei reperti archeologici si è in grado di definirne abbastanza precisamente età e funzione, per le statue stele, le statue menhir, e le coppelle questi dati sono ancora abbastanza enigmatici. ( Le statue menhir sono monoliti dalla forma naturale, le statue stele sono massi intenzionalmente modellati dall'uomo ed hanno forme e caratteristiche antropomorfe). Ne sono state trovate in molte regioni europee ma volendoci limitare all'arco alpino possiamo citare la val d'Aosta, la Valcamonica e la Valtellina, Sion nel Vallese ed il Trentino-Alto Adige. Nella nostra provincia ne sono venute alla luce 11, e ben sei di esse in ambito venostano. Le si fanno risalire alla fase finale del neolitico, in quel periodo detto eneolitico, parola composta da aeneus = di bronzo e lithikos = di pietra. Un periodo di transizione tra l'uso di oggetti di pietra e l'inizio dell'uso dei metalli. Oggetti che forse proprio per il loro valore e la loro importanza venivano appunto scolpiti sulle stele. Queste statue venivano erette in luoghi particolari ma non sappiamo per quale motivo, erano forse dipinte e disposte in cerchio, sembra escluso che volessero rappresentare divinità: molto più probabilmente raffiguravano persone dotate di grande carisma, dei condottieri; insomma erano una sorta di monumenti ad eroi, come quelli che adornano ancora oggi le nostre piazze! Poi all'improvviso questa cultura è stata spazzata via, le stele spezzate o divelte e quindi scomparse. Per le coppelle il discorso è ancora più incerto, anche se ne esistono migliaia in tutto l'arco alpino. Nella provincia di Bolzano se ne trovano a centinaia, concentrate in modo particolare nella conca di Bressanone e in val Venosta. In molti casi non è neppure possibile stabilirne l'antichità per non parlare poi del loro uso, sul quale sono sorte decine di teorie: calendari astronomici, culto dei morti, indicatori di vie... Sta di fatto che anche lungo alcuni degli itinerari da noi suggeriti ne troveremo diverse, da quelle grandi solo pochi centimetri a quelle della grandezza di un cranio, collegate tra di loro da canalette o croci, singole o in gruppi, su massi isolati o sulla soglia di edifici. Chissà, forse anche quelle conche per l'acqua benedetta che si trovano nei nostri cimiteri si rifanno alle più antiche coppelle. Comunque sia, coppelle e menhir esistono, attirano e affascinano e forse un giorno saremo in grado di capire le storie che questi, per ora, muti testimoni di pietra ci raccontano.


Menhir statue stele sarde

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Statue stełe lunijana

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Statue stełe area alpina

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Statue stełe Val Senales

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Statua steła de Bagnoło entel bresan

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Statua steła alto Garda

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Statue stełe Daunie

http://it.wikipedia.org/wiki/Stele_daunie
http://www.artepreistorica.com/stele-daunie

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Statue stełe ara françoxa

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Statue stełe ara Corsega

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Petit-Chasseur-presso-Sion-datata-al-2700
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Stele-da-Hamangia-Baia-Romania
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Messaggioda Berto » ven feb 27, 2015 1:07 am

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Messaggioda Berto » sab feb 28, 2015 3:42 pm

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Messaggioda Berto » sab feb 28, 2015 5:25 pm

Steła çelta Gales

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http://en.wikipedia.org/wiki/Bryn_Celli_Ddu

http://it.wikipedia.org/wiki/Bryn_Celli_Ddu
Bryn Celli Ddu è un sito preistorico nell'isola gallese dell'Anglesey. Il suo nome, difficile da tradurre direttamente, comunque significa "il monticello nel boschetto scuro" o forse "il monticello nel boschetto della divinità". Fu saccheggiato nel 1699 e archeologicamente scavato tra il 1928 e il 1929.
Bryn Celli Ddu
Durante il Neolitico vi furono costruite strutture con pietre, che furono rimosse agli inizi dell'Età del Bronzo, per far posto ad una tomba. Una pietra intagliata con disegno tortuoso fu eretta nella camera sepolcrale (ora custodita nel Museo nazionale del Galles e sostituita con una copia). Il tumulo di terra che copre la tomba è frutto di un restauro del XX secolo. L'originale era probabilmente molto più grande.


Steła de Tarteso

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Messaggioda Berto » sab feb 28, 2015 10:40 pm

Sites de passage (2).
Le modèle carnacois des pierres dressées à l’épreuve des steppes et des légendes
The Carnac model of standing stones to the test of steppes and legends


Serge Cassen
http://pm.revues.org/1184
Carnac, dans l’ouest de la France, est un site archéologique extraordinaire – plusieurs milliers de pierres dressées en files juxtaposées, sur des kilomètres de développement - dont la nature et la destination posent problème. Un cadre théorique a été proposé en 2009 qui joue sur plusieurs concepts (la verticalité, la limite, le seuil, la répétition) et plusieurs affects actifs ou sensibles (la pesanteur, la pierre dure, la peur). Le modèle conjoint ces ensembles descriptifs et analytiques où la stèle devient l’élément radical. Notre essai aimerait tester sa valeur prédictive au contact de sites archéologiques eurasiatiques (Arménie, Altaï), dans des environnements montagneux à l’opposé de la situation carnacoise, et à propos de sociétés à la fois plus récentes et principalement tournées vers une activité pastorale nomade. Un pont sera établi avec des récits et des analyses ethnographiques qui permettent d’envisager plusieurs analogies jouant sur certaines données relatives à l’organisation spatiale des structures domestiques et funéraires des sociétés actuelles ou sub-actuelles, de la Sibérie et de la Mongolie. Pour ces régions, une hypothèse générale est avancée par laquelle les monolithes rangés et associés aux tumulus funéraires pourraient jouer un rôle semblable à celui du sêrgê, le piquet d’attache en bois pour les chevaux réels ou célestes. On tentera d’évaluer en retour la pertinence du modèle carnacois à la lumière de ces acquis, notamment en revenant sur la question des orientations.


Carnac
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Carnac.jpg

Armenia Caucaxo
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Kurgan Altai
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Altai.jpg

Turkestan
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Tungoxi
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ungoxi.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -ligne.jpg



Çimitero megałetego de Soviso, ani del rame (VI)

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Çimitero de Mel (BL)

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Sepoulture megałeteghe e vikinghe Xvesia
https://plus.google.com/photos/10582899 ... 4193968929
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Messaggioda Berto » lun mar 02, 2015 8:20 am

Massebah e asherah

http://www.magnoliabox.com/tag/Canaanite

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ssebah.jpg

http://www.sapere.it/enciclopedia/massebah.html
sf. ebraico. Pietra di forma allungata eretta nei santuari cananei e consacrata alla divinità; talvolta faceva corpo unico con l'altare ed era collocata ai lati di esso. Nella Bibbia invece la maṣṣebah era una “pietra del ricordo” o un monumento funebre, ma già il Deuteronomio ne vietava l'uso nel timore che il popolo attraverso la maṣṣebah identificasse Yahwèh con il Baʽal cananeo.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... %A7e-1.jpg

http://www.arcalog.com/the-ma-al-ku-and-ma-lik
http://www.netours.com/content/view/106/29

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Asherah

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... herahc.jpg

http://it.wikipedia.org/wiki/Asherah_%28palo_sacro%29
L'asherah era un palo sacro eretto nei luoghi di culto cananei per onorare la dea madre ugaritica Asherah, consorte del dio El. La relazione tra i riferimenti letterari all'asherah e i ritrovamenti archeologici in Giudea di figurine a pilastro è oggetto di dibattiti accademici.

Le asherim erano oggetti di culto collegati alla venerazione di Asherah, intesa come consorte di Baal, come attestato da iscrizioni da Kuntillet Ajurd e Khirbet el-Qom, e come tali oggetto di contrasto tra culti in competizione. La qualifica di «palo» suggerisce che il materiale di costruzione fosse il legno, ma John Day osserva che «non viene mai detto esattamente di cosa si trattasse». Il ruolo di una asherah descritto nei testi fu probabilmente riscritto e reinterpretato dai seguaci di Esdra, al ritorno degli Ebrei dall'esilio babilonese e con la scrittura della fonte sacerdotale. Se da una parte è vero che ci fu un movimento che si opponeva alla venerazione della dea nel Tempio di Gerusalemme al tempo del re Giosia, questo non sopravvisse a lungo al suo regno, in quanto i successivi quattro re biblici «fece[ro] ciò che è male agli occhi del Signore» (Secondo libro dei Re, 23:32, 37; 24:9, 19). Altre esortazioni vennero da Geremia. L'interpretazione tradizionale del testo biblico vuole che gli Israeliti abbiano importato elementi pagani come l'asherah dai vicini Cananei; le moderne interpretazioni accademiche suggeriscono invece che la religione popolare israelita fosse stata politeista da sempre, e che siano stati i profeti e i sacerdoti che denunciarono le asherim ad essere gli innovatori.

http://it.wikipedia.org/wiki/Asherah
Asherah (ugaritico: ..., 'ṯrt; ebraico: אֲשֵׁרָה), nella mitologia semitica è la Grande Madre semitica, che compare in un grande numero di fonti tra cui testi in accadico come Ashratum/Ashratu e in ittita come Asherdu(s), Ashertu(s), Aserdu(s) o Asertu(s). Asherah è generalmente considerata coincidente con la dea ugaritica Athirat (nome è più correttamente traslitterato come ʼAṯirat).
Il Libro di Geremia, scritto attorno al 628 a.C., contiene un probabile riferimento ad Asherah quando usa il titolo "regina dei cieli" nei capitoli 7 e 44.
Nei testi ugaritici antecendeti al 1200, Athirat è quasi sempre indicata col suo titolo completo, rabat ʼAṯirat yammi (ugaritico: ...; rbt ʼaṯrt ym), «Signora Athirat del Mare» o, in maniera più completa, «Colei che cammina sul mare». Questo nome ricorre dodici volte nell'Epica di Ba'al.[1] Diversi traduttori e commentatori ritengono che il nome derivi dalla radice ugaritica ʼaṯr, «falcata», imparentata alla radice ebraica ʼšr dallo stesso significato.

L'altro suo epiteto divino era qaniyatu ʾilhm (ugaritico: ..., qnyt ʾlm) che si potrebbe tradurre con «creatrice degli dèi (Elohim)».[1]

Nei testi ugaritici Athirat è la consorte del dio El; vi è anche un riferimento ai 70 figli di Athirat, presumibilmente gli stessi 70 figli di El. Nei documenti ugaritici Athirat e Astarte (ʿAshtart) sono chiaramente distinte, sebbene in fonti non-ugaritiche tarde la distinzione tra le due dee vada sparendo, o a causa di errori di scrittura o per un possibile sincretismo. In quanto sposa di El/Ilu, Athirat è detta Elath («Dea», la forma femminile di El; si veda Allat) o Rabit (Signora) e Qodesh/Kedes «La Santa».

In alcune liste divine accadiche Ashratum appare come una delle mogli del dio Amurru. In maniera contraddittoria, Ashtart è ritenuta collegata alla dea mesopotamica Ishtar, talvolta rappresentata come la figlia di Anu, mentre nei miti ugaritici Ashtart è una delle figlie di El, la controparte semitica occidentale di Anu.

Presso gli Ittiti, questa dea compare come Asherdu(s) o Asertu(s), la consorte di Elkunirsa (dal titolo ugaritico El-qan-arsha, «El creatore della Terra») e madre di 77 o 88 figli.
Nelle lettere di Amarna un re degli Amorriti è chiamato Abdi-Ashirta, «Servo di Asherah».[3]

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » lun mar 02, 2015 4:35 pm

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Messaggioda Berto » lun mar 02, 2015 11:32 pm

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