Il tempio o la casa della libertà e della non credenza

Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » sab apr 25, 2015 10:17 pm

Ernesto Balducci: el soramento de łe rełijoni

https://www.youtube.com/watch?v=SEJKjlU ... e=youtu.be
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » lun mag 11, 2015 12:49 pm

El credo o profesion de fede de on simioto omàn.


Caro Jexù Cristo

no so se te sipi stà n'omo vero o se te sipi n'omo fitiso, na envension de łi omani,
coeło de cu a so seguro, vero o fitiso k'a te sipi,
lè ke no te si Dio e gnanca fioło de Dio,
ma na so creadura come tuti łi omani e łe bestie e łe robe del Creà.

No ga gnaon senso ła foła majega ke Dio el se gapie fato omo
ente on fioło ke a te sarisi ti,
par amor de l'omo e par salvar łi omani col so sagrefar divin,
no lè altro ke na credensa-ensemensa pagana
co na tradision miłenara e łe so miłe varianse e asenbranse.

Mì no a go gnaon cogno de credar ente na foła cusì
par darghe on senso a ła me vida e a coeła de tuto l'ogneverso.
La vida, el creà, mì e tute łe creadure del mondo
el so e nostro senso ło ghemo drento de naltri,
entel nostro esar vivi, cofà creadure parte del Creà,
on senso kel basta di par lù e no a ghè cogno d'altro.

Coełi k'a crede k'a te sipi fioło de Dio e Dio, łi xe łomè dei pagani s'ceti
e co łi adora el croxefato e ła croxe łi xe anca de łi edolatri
e pì ancora łi łó xe co łi ghe va drio al coulto de i toki de legno e de l ninsioło.

Me vien da sorixar co i creistiani łi se parmete de dirghe pagani ai pagani
e de vardarłi co n'ara de soransa,
coando ke luri memi co łe so credense e łi coulti ke łi partega
łi xe asè pì pagani dei pagani.

Tuto el me esar co ła raxon o bon senso nol pol credar a ste robe
ke łe val tanto coanto łe fołe par putini so łe strie e so łe fate.

E no łi me vegna a contar k'a ghe vol fede e gràsia de Dio,
mi a credo k'a sipia el contraro e ke ła grasia de Dio el ła ga ki ke nol crede ente ste fołanse.

N'omo ke no łe bon de conçepir o pensar o sentir Dio, el creà, l'omanedà, ła vida, ła fradernansa omana, l'amor, l'amigansa, ła caretà, ła pietàda, ła conpasion, ła mexerecordia e el so esar lu memo ... sensa de ti e de ła credensa en ti, nol pol ke esar n'omo envaxà, n'omo posedesto da on diavoło, da na credensa ke łè pexo de na droga.

No parlemo pò de coełi k'a crede en Maometo el sangoegnaro, coełi łi xe ancora pì mati o matùsi de i creistiani.



El criminal Napoleon creistian e łe ensemense kel scrive so Jexù

Ultime sconvolgenti lettere religiose di Napoleone Bonaparte, col jera en prexon a Sant'Elena

http://www.lalucedimaria.it/ultime-scon ... -bonaparte

09/04/2015 • In Miracoli e Testimonianze, Riflessioni Miracoli e Testimonianze, Riflessioni

Tutto di Gesù mi sorprende. Il suo spirito mi supera e la sua volontà mi confonde. Tra lui e qualsiasi altra persona al mondo non c’è possibilità di paragone. E’ veramente un essere a parte. Le sue idee, i suoi sentimenti, la verità che egli annuncia, la sua maniera di convincere, non si riescono a spiegare nè con le istituzioni umane nè con la natura delle cose. La sua nascita e la storia della sua vita, la profondità della sua dottrina che raggiunge davvero la vetta delle difficoltà e ne è la soluzione più ammirevole, il suo Vangelo, il suo cammino attraverso i secoli, tutto rappresenta per me un prodigio. E’ un mistero insondabile. Qui non vedo niente di umano, più guardo da vicino e più mi accorgo che tutto è al di sopra di me, tutto appare più grande. Tra il cristianesimo e qualsiasi altra religione c’è la distanza dell’infinito. Io di uomini me ne intendo e Gesù Cristo non era solamente un uomo. In Licurgo, in Numa, in Maometto, non vedo che dei legislatori i quali, poiché occupavano il primo posto nello Stato, hanno cercato la migliore soluzione al problema sociale. Non ci trovo nulla che nasconda la divinità ed essi stessi, del resto, non hanno mai alzato le loro pretese così in alto. Cerco invano nella storia qualcuno simile a Gesù Cristo o qualcuno che comunque si avvicini al Vangelo. Anche gli empi non hanno mai osato negare la sublimità del Vangelo che ispira loro una specie di venerazione obbligata! Che gioia procura questo libro! Dal primo giorno fino all’ultimo, egli è lo stesso, sempre lo stesso, maestoso e semplice, infinitamente severo e infinitamente dolce. Che parli o che agisca, Gesù è luminoso, immutabile, impassibile. Gesù si è impadronito del genere umano. Mentre tutto ciò che egli ha fatto è divino, negli altri, Zoroastro, Numa, Maometto, non c’è nulla, al contrario, che non sia umano. L’azione di questi mortali si limita alla loro vita. Cristo si tratta forse di una invenzione dell’uomo? No, al contrario è una realtà inspiegabile. Gesù è il solo che abbia osato tanto. E’ il solo che abbia detto chiaramente e affermato senza esitazione egli stesso di sé: io sono Dio. Voi parlate di Cesare e di Alessandro, delle loro conquiste e dell’entusiasmo che seppero suscitare nel cuore dei soldati, ma quanti anni è durato l’impero di Cesare? Per quanto tempo si è mantenuto l’entusiasmo dei soldati di Alessandro?
Invece per Cristo è stata una guerra, un lungo combattimento durato trecento anni, cominciato dagli apostoli e proseguito dai loro successori e dall’onda delle generazioni cristiane (milioni de morti basta!). E che dura tutt’ora. Dopo san Pietro i trentadue vescovi di Roma che gli sono succeduti sulla cattedra hanno, come lui, subito il martirio. Durante i tre secoli successivi, la cattedra romana fu un patibolo che procurava sicuramente la morte a chi vi veniva chiamato. In questa guerra tutti i re e tutte le forze della terra si trovano da una parte, mentre dall’altra non vedo nessun esercito, ma una misteriosa energia, alcuni uomini sparpagliati qua e là nelle varie parti del globo e che non avevano altro segno di fratellanza che una fede comune nel mistero della Croce. Potete concepire un morto che fa delle conquiste con un esercito fedele e del tutto devoto alla sua memoria? Potete concepire un fantasma che ha soldati senza paga, senza speranza per questo mondo e che ispira loro la perseveranza e la sopportazione di ogni genere di privazione? Questa è la storia dell’invasione e della conquista del mondo da parte del cristianesimo (co li so milioni morti). I popoli passano, i troni crollano e la Chiesa rimane! Quale è, dunque, la forza che mantiene in piedi questa Chiesa, assalita dall’oceano furioso della diffidenza, del pregiudizio, della collera e dell’odio del mondo? Qual è il braccio, dopo diciotto secoli, che l’ha difesa dalle tante tempeste che hanno minacciato di inghiottirla?. Come mai, quindi, un ebreo, la cui esistenza storica è testimoniata con piu sicurezza di tutte quelle del tempo in cui visse, lui solo, figlio di un falegname, si presenti subito come Dio stesso, come l’essere per eccellenza, come il creatore degli esseri. Egli si arroga ogni forma di adorazione. Costruisce il suo culto con le sue mani, non con le pietre ma con gli uomini. Ci si esalta davanti alle conquiste di Alessandro! Ebbene, ecco un conquistatore che confisca a proprio vantaggio, che unisce, che aggrega a sé non una nazione ma la specie umana. Che miracolo! L’anima umana con tutte le sue facoltà diventa un’appendice dell’esistenza di Cristo. E in che modo accade questo? Con un prodigio che supera ogni prodigio. Egli vuole l’amore degli uomini, vuole, cioè, la cosa al mondo piu difficile da ottenere. Ciò che un saggio domanda inutilmente a qualche amico, ciò che un padre chiede ai suoi figli, la sposa al suo sposo, un fratello al fratello, in una parola il cuore, questo e ciò che egli vuole per sè. Lo esige in forma assoluta e immediatamente lo ottiene. Così egli conferma ai miei occhi la sua natura divina. Alessandro, Cesare, Annibale, Luigi XIV, con tutto il loro genio hanno fallito su questo punto. Hanno conquistato il mondo e non sono riusciti ad avere un amico. Senza dubbio Maometto proclama l’unità di Dio. Questa verità è l’essenza e il dogma principale della sua religione. Lo riconosco, ma tutti sanno che egli lo afferma a partire da Mosè e dalla tradizione ebraica. Lo spirito di Maometto, o piuttosto la sua immaginazione, ha pagato il prezzo di tutti gli altri dogmi del Corano, libro pieno di confusione e di oscurità, di un riformatore appassionato che si tormenta per risolvere con il genio delle questioni che sono piu alte del genio e che non arriva ad altro che a degli errori grossolani, tanto è vero che non è dato a nessuno, neppure a un grand’uomo, di poter dire niente di soddisfacente su Dio, sul paradiso e sulla vita futura, se Dio stesso non lo istruisce preventivamente! Maometto, quindi, è vero soltanto quando si appoggia sulla Bibbia e sul sentimento innato della fede in Dio. Per tutto il resto il Corano non è davvero altro che un sistema ardito di dominio e di invasione politica.Ovunque in Maometto si scopre l’uomo ambizioso, il vile adulatore di tutte le passioni piu care al cuore degli uomini! Come carezza la carne, che spazio riserva alla sensualità! Vuole portare l’Arabo verso la verità di Dio, oppure verso la seduzione di tutte le gioie permesse in questa vita e promesse come speranza e ricompensa nell’altro? Bisognava conquistare un popolo, l’appello alle passioni era, dunque, necessario. Ebbene, vi è riuscito! Ma la causa del suo trionfo sarà la causa della sua rovina. Presto o tardi la mezzaluna sparirà dalla scena del mondo e la Croce vi rimarrà! La sensualità in ultima analisi uccide le nazioni, cosi come uccide gli individui che sono cosi folli da farne il fondamento della loro esistenza!Questo falso profeta, inoltre, si rivolge a una sola nazione, e ha sentito il bisogno, di giocare due ruoli, il ruolo politico e quello religioso. Egli ha effettivamente conquistato e posseduto tuttà’ la potenza del primo. Quanto al secondo, se ne ha avuto il prestigio non ne ha avuto la sostanza. Non ha mai fornito prove della divinità della sua missione. Una o due volte vuole misurarsi con un miracolo e fallisce miseramente. Nessuno crede ai suoi miracoli, perché Maometto stesso non ci credeva e questo prova che non è poi cosi facile come si immagina di imporsi in questo modo. Se a Maometto si addice bene il titolo di impostore, esso ripugna talmente a quello di Cristo che credo che nessun nemico del cristianesimo abbia mai osato attribuirglielo! E tuttavia non c’è una via di mezzo: Cristo o è un impostore o è Dio.Conosco gli uomini e vi dico che Gesù non è un uomo. Gli spiriti superficiali scorgono una somiglianza tra il Cristo e i fondatori di Imperi, i conquistatori e le divinità di altre religioni. Questa somiglianza non esiste. Tra il cristianesimo e qualsiasi altra religione c’è la distanza dell’infinito. Si, esiste una causa divina, una ragione sovrana, un essere infinito. Questa causa è la causa delle cause; questa ragione è la ragione creatrice dell’intelligenza. Esiste un essere infinito, a paragone del quale, generale Bertrand, non siete che un atomo; a paragone del quale io, Napoleone, con tutto il mio genio, sono un vero niente, un puro nulla, mi capite? Lo sento questo Dio… lo vedo… ne ho bisogno, credo in lui… Se voi non lo sentite, se non voi non ci credete, ebbene, tanto peggio per voi. Fondata sulla Bibbia, questa dottrina spiega meglio di ogni altra le tradizioni del mondo. Le chiarisce e gli altri dogmi vi si raccordano strettamente come gli anelli ben fermati della stessa catena. L’esistenza del Cristo è da un capo all’altro un tessuto misterioso, lo ammetto. Ma questo mistero risponde a delle difficoltà che si ritrovano in tutte le esistenze. Rifiutatele e il mondo diventa un enigma. Accettatele e avrete una soluzione ammirevole della storia umana. Il cristianesimo ha un vantaggio su tutti i filosofi e su tutte le religioni. I cristiani non si fanno illusioni sulla natura delle cose. Ad essi non si può rimproverare né la sottigliezza, né la ciarlataneria degli ideologi, che hanno creduto di risolvere il grande enigma delle questioni teologiche con delle inutili dissertazioni su questi grandi argomenti. Insensati, la cui follia rassomiglia a quella di un bambino che vuole toccare il cielo con la mano o che chiede la luna come giocattolo e curiosità! Il cristianesimo dice con semplicità: “Nessun uomo ha visto Dio, se non è egli stesso Dio. Dio ha rivelato ciò che egli è: la sua Rivelazione è un mistero che né la ragione né lo spirito possono concepire. Ma poiché Dio ha parlato, bisogna credere”. Questo è di grande buon senso. Il Vangelo possiede una virtù segreta, un non so che affascina il cuore. Nel meditarlo si prova la stesso sentimento che a contemplare il cielo. Il Vangelo non è un libro, è un essere vivente, con una capacità di azione, con una potenza che invade tutto quello che si oppone alla sua espansione. Eccolo su questo tavolo, questo che è il libro per eccellenza (e qui l’Imperatore lo sfiora con rispetto). Non mi stanco mai di leggerlo, ogni giorno e sempre con lo stesso piacere. Il Cristo non muta. Non esita mai nel suo insegnamento e la sua più piccola affermazione ha un’impronta di semplicità e di profondità che cattura l’ignorante e il sapiente, per poco che vi prestino la loro attenzione. Da nessuna parte si ritrova questa serie di belle idee, di belle massime morali, che sfilano come battaglioni della milizia celeste e producono nel nostro animo lo stesso sentimento che si prova considerando la distesa infinita del cielo quando, in una bella notte d’estate, risplende di tutta la luce degli astri. Non soltanto il nostro spirito è occupato, ma è dominato da questa lettura e l’anima con questo libro non corre mai il rischio di smarrirsi. Una volta diventato padrone del nostro spirito, il fedele Vangelo ci ama. Dio stesso è nostro amico, nostro padre e veramente nostro Dio. Una madre non ha maggior cura per il bambino che allatta. L’anima, sedotta dalla bellezza del Vangelo, non si appartiene piu, Dio se ne impadronisce d’un tratto, ne dirige i pensieri e tutte le facoltà. Essa gli appartiene interamente. Quale prova della divinità di Cristo! Con un dominio cosi assoluto non ha avuto che un unico scopo, il miglioramento spirituale degli individui, la purezza della coscienza, l’unione a ciò che è vero, la santità dell’anima, Ecco una vera religione e vi riconosco un pontefice. Ciò che strappa la convinzione sono tutti i vantaggi e la felicità che derivano da una simile credenza. L’uomo che crede è felice! Voi ignorate che cosa vuol dire “‘ credere! Credere è vedere Dio perché si hanno gli occhi fissi su di lui! Felice chi crede! Non tutti credono. Questo è il cristianesimo, che soddisfa completamente la ragione che ne posseggono il principio originario, che spiega se stesso con una rivelazione dall’alto e che spiega poi mille difficoltà che non hanno altra soluzione possibile se non grazie alla fede”.

Imperatore francese, dall’opera “Conversazioni religiose” (con il Generale Bertrand), scritta negli ultimi anni di vita, durante l’esilio all’isola di Sant’Elena.
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » ven giu 26, 2015 9:25 am

???

https://www.facebook.com/MagdiCristianoAllam?fref=ts

Buongiorno amici. Un professore di Storia del Liceo Dachsbeck di Bruxelles è stato licenziato per aver scritto nella posta privata su Facebook ad una sua allieva musulmana di 17 anni: "Se vuoi essere una brava credente, perché non essere cattolica, protestante, ebrea, o persino atea? O puoi credere in Dio in maniera più sottile, come fanno i buddisti. Perché adottare la religione che si caratterizza per il più alto tasso di analfabetismo e che possiede il più gran numero di paesi sottosviluppati e arretrati?".

Questo accadde nel febbraio 2012. La studentessa musulmana non aveva risposto. Ma nel dicembre 2013 sua madre si era casualmente imbattuta nel messaggio e decise di sporgere denuncia contro l'insegnante.

Immediatamente la scuola decise di licenziarlo con effetto immediato per "affermazioni islamofobe e razziste". La decisione è stata confermata qualche settimana fa dal Consiglio di Stato belga a cui lui aveva fatto ricorso. Il professore, di 50 anni, ora si ritrova senza lavoro e senza nemmeno il diritto a percepire le indennità di disoccupazione.

Cari amici Bruxelles si conferma non tanto la capitale dell'Unione Europa bensì la capitale dell'Europa islamizzata. Innanzitutto dire che l'islam è una "religione che si caratterizza per il più alto tasso di analfabetismo e che possiede il più gran numero di paesi sottosviluppati e arretrati" è una corretta rappresentazione della realtà.

Detto ciò, è possibile che in Europa si sanzioni pesantemente una legittima critica all'islam condannandola come "islamofobia" e concependola come una forma di "razzismo"? Ma siamo a tal punto impazziti da scegliere di annientare la nostra civiltà con le nostre stesse mani? Difendiamo il professore licenziato divulgando questa incredibile storia. Difendiamo la libertà di espressione che è il fulcro della nostra civiltà. Basta con la dittatura islamica!
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » mer lug 01, 2015 4:30 pm

Danilo Quinto

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 48874538:0

GIANLUCA VENEZIANI (www.lintraprendente.it) - Solidarietà al giornalista Danilo Quinto licenziato perché critica il Papa

Non puoi permetterti di criticarlo che rischi di perdere il posto. Non puoi sottrarti al coro unanime di elogio, soprattutto esterno al mondo cattolico, che rischi di essere considerato impresentabile e poco gradito alle gerarchie vaticane. Così il giornalista Danilo Quinto si è visto interrompere la sua collaborazione con l’agenzia SIR – organo di stampa sostenuto direttamente dalla Cei – per aver mosso rilievi sul messaggio e l’operato di Papa Francesco. «Prendo atto della posizione sul Papa che è in netta opposizione a quella del SIR. Ti comunico che, essendo venuto meno il rapporto fiduciario con il direttore, si ritiene conclusa la tua collaborazione con l’Agenzia SIR», questo lo sbrigativo testo dell’sms con il quale il direttore dell’agenzia stampa cattolica ha comunicato la fine della collaborazione al giornalista.

Quinto aveva più volte espresso perplessità e critiche sull’azione e le parole di Bergoglio, nei suoi vari aspetti. Da un punto di vista dottrinale, aveva preso le distanze dalla “teologia della misericordia”, così come espressa da Francesco: «La misericordia ha senso se ha a che fare con la Verità», sottolineava Quinto in un articolo, riprendendo le parole di mons. Stanisław Gądecki. «La ricompensa sarà la misericordia, solo se ci pentiremo dei nostri peccati prima di morire» e non «sarà data a tutti, come dice il Papa». Nel libro Ancilla hominis. La Chiesa è il corpo mistico dell’uomo?(Radio Spada, pp. 256, euro 20,90) – già provocatorio nella copertina, in cui un Francesco sorridente fa il gesto del pollice all’insù davanti allo sfondo di un arcobaleno, simbolo della retorica insieme pacifista e Lgbt – Quinto aveva avuto modo di rafforzare questa idea, criticando la deformazione bergogliana del concetto di giustizia celeste in un principio umanitario di giustizia terrena, che trova la sua espressione nella lotta contro ogni forma di oppressione sociale, nell’attenzione ai poveri (intesi in senso strettamente materiale, a differenza del Vangelo) e in una pericolosa vicinanza a tesi proprie della Teologia della Liberazione, così come palesato anche dalla recente enciclica di Francesco Laudato si’. «Quale Papa ha mai usato la parola lotta?», tuona Quinto. «Gesù Cristo ha proposto una lotta contro le ingiustizie del mondo o ha predicato la conversione delle anime dal peccato?».

Quanto all’atteggiamento pastorale di Bergoglio, il giornalista non aveva risparmiato frecciate alle sue aperture sincretiche, tipiche di chi depotenzia l’unicità della verità cristiana a vantaggio di uno scambio con altre religioni. «Quando settemila bambini ascoltano dalle parole del Pontefice che tutte le religioni sono uguali, perché il loro fondamento è l’amore, si consuma all’interno della sede di Pietro un atto di gravità inaudita», scriveva Quinto, «perché volgere il solo sguardo a qualsiasi religione diversa dal Cristianesimo, significa tradire il Signore».

Non meno docile era stato il tono di Quinto sulle strategie comunicative adottate da Bergoglio, caratterizzate da telefonate cordiali, e perciò tanto più discutibili, con esponenti del mondo laicista, spesso strenui avversari del messaggio cristiano: da Eugenio Scalfari a Marco Pannella fino ad Emma Bonino. «Colui che per mandato divino dovrebbe difendere la vita interloquisce piacevolmente con una delle massime espressioni dell’ideologia anti-umana del nostro Paese», notava Quinto a proposito della recente chiamata di Francesco alla Bonino. «Bergoglio tradisce la sua missione, che non è quella di dialogare con chicchessia. È quella di annunciare il Vangelo, di predicare e di convertire».

Va notato che il giornalista aveva espresso queste considerazioni nel libro sopra citato e sul sito di Radio Spada, ossia in sedi esterne a quella dell’agenzia SIR, per la quale lavorava e su cui peraltro firmava con uno pseudonimo: nessuna incompatibilità diretta, dunque, tra il proprio ruolo di collaboratore dell’agenzia di stampa cattolica e la propria libertà (sacrosanta) di esprimere opinioni. Una storia che ricorda molto da vicino la sorte subita dai due giornalisti, il compianto Mario Palmaro (scomparso l’8 marzo dello scorso anno) e Alessandro Gnocchi, “epurati” da Radio Maria, dove curavano una rubrica mensile, per aver criticato l’operato del Papa in un articolo su Il Foglio, dal titolo «Questo Papa non ci piace» (poi diventato anche il nome di un libro scritto a quattro mani). Allora, a svolgere il ruolo di “tagliatore di teste”, era stato il direttore della radio, Padre Livio Fanzaga, convinto che «non si possa essere conduttori di Radio Maria e, contemporaneamente, esprimere critiche sul Papa», come avevano riferito i due giornalisti.

Ma la vicenda di Quinto riannoda, in un certo senso, il nastro stesso della sua vita. Già in passato il giornalista, allora tesoriere del Partito Radicale, aveva vissuto sulla propria pelle la difficoltà di conciliare la propria professione alle dipendenze di un’autorità – che allora era quella molto laica di Marco Pannella, da lui considerato “la personificazione di Satana” – con le proprie convinzioni intime (in quel momento Quinto stava vivendo la conversione al cattolicesimo). Allora il giornalista aveva deciso di dimettersi dall’incarico al servizio dei Radicali, subendo però presto le conseguenze per quel gesto considerato come “tradimento”. Pannella lo aveva accusato di essere «un impostorededito ad attività truffaldina», “reo” di aver sottratto e utilizzato a scopi personali fondi del partito, e aveva portato la vicenda in tribunale.

Dove, secondo il giornalista, è già riuscito Pannella (provando a distruggergli la vita e la carriera), ci stanno riuscendo adesso anche i vertici vaticani, dato che adesso Quinto – persa la collaborazione con il SIR, «mia unica fonte di reddito», come fa notare – si ritrova in serie difficoltà per garantire la sopravvivenza a sé e alla propria famiglia (sul sito di Radio Spada è intanto partita una sottoscrizione per aiutare il giornalista). E meno male, viene da dire, che Francesco è il Papa della misericordia…
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 11:53 am

https://www.facebook.com/minoghecredo

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Buongiorno amici.
Perché il capo dello Stato in Italia sente il dovere di fare gli auguri ai musulmani per una loro festività mentre non lo fa in occasione delle festività cristiane? È successo ieri in occasione della Festa dell'Id al Fitr, che segna la fine del Ramadan, il mese del digiuno islamico. Mattarella ha diffuso un comunicato in cui rivolge "a tutti i cittadini italiani di fede islamica e ai numerosi musulmani ospiti o residenti nel nostro Paese, i più cordiali auguri. Le celebrazioni dell'Eid al Fitr ci invitano a coltivare, con forza e determinazione, nel rispetto delle diversità, un costruttivo dialogo tra religioni. Auspico quindi che l'odierna ricorrenza possa costituire occasione per ribadire il rifiuto di ogni odiosa strumentalizzazione, nel rispetto dei valori e degli ideali che da sempre guidano l'azione dell'Italia".
A parte il fatto che il dialogo non avviene tra le religioni ma casomai tra le persone di religioni diverse, a parte il fatto che in Italia non solo non esiste una "odiosa discriminazione" dei musulmani ma casomai un incondizionato cedimento alle loro rivendicazioni, vorrei ricordare al capo dello Stato che è stato eletto per salvaguardare la civiltà, i valori, l'identità, la Costituzione e leggi dell'Italia a tutela degli italiani che, piaccia o meno, hanno il loro riferimento spirituale, culturale e storico nel cristianesimo. E per fortuna che Mattarella è un cattolico praticante!
https://www.facebook.com/MagdiCristianoAllam?fref=ts

https://www.facebook.com/minoghecredo
Io non credo, io non credo e voglio che tutti mi sentano! Io non credo che Cristo sia Dio e che Maometto sia profeta di Dio. Io non credo al Vangelo e non credo al Corano. Per me dire che Cristo è Dio e Maometto un profeta di Dio è dire una bestemmia. Nessun uomo può essere Dio e nessun uomo è prediletto da Dio da essere un o il suo profeta o voce di Dio. Dio parla a tutti gli uomini e a tutte le sue creature e non ha predilezione per qualcuno in particolare. Inoltre trovo che il Corano contenga prescrizioni disumane peggiori di quelle naziste e chiedo che sia messo al bando per istigazione a compiere crimini contro l'umanità e i diritti umani universali. Anche i non credenti hanno il loro diritto alla loro non fede in queste credenze per loro del tutto assurde. I non credenti potrebbero trovarsi una volta al mese o all'anno, nella pubblica piazza della loro città per fare professione pubblica della loro non credenza e non fede in queste religioni e chiedono che anche per loro vi sia il saluto del Presidente della Repubblica e del Sindaco.
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » lun lug 06, 2015 6:19 am

Segno de granda çeveltà

L'Islanda abolisce il reato di blasfemia
L'isola atlantica ha definitivamente cancellato ogni legge che puniva atti o comportamenti blasfemi. Ma si tratta di libertà di espressione o mancanza di rispetto?
Ivan Francese - Ven, 03/07/2015

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lis ... 48119.html
C'è un Paese, l'Islanda, dove da oggi in poi la bestemmia sarà perfettamente legale.

E con essa ogni altro atto di blasfemia.

Il Parlamento dell'isola atlantica ha abolito tutte le leggi che punivano la blasfemia, su impulso del cosiddetto "Partito pirata", che da anni si batte per la libertà di espressione, sopratutto su internet. Nei mesi successivi all'attacco a Charlie Hebdo, i parlamentari "pirati" hanno dato il via a una campagna per l'abolizione di queste leggi, sfidando l'aperta opposizione di diverse chiese dell'isola.

Le leggi abolite risalivano al 1940, quando per punire i blasfemi venne stabilita una pena che andava da una semplice multa fino a tre mesi di reclusione. Secondo il locale Iceland Monitor, la misura è stata accolta con favore dalla Chiesa d'Islanda, che l'ha salutata come "al passo con i tempi" nell'abolire "ogni potere legislativo che limiti la libertà d'espressione". La Chiesa cattolica e quella pentecostale, invece, si sono dette contrarie.

Sull'isola, la confessione religiosa più rappresentata è quella che fa capo alla Chiesa di Stato luterana (80% dei fedeli), mentre le altre confessioni cristiane ne raccolgono il 5%. La religione tradizionale, detta Asatru, raccoglie anch'essa il 5% dei credenti.
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Sixara » lun lug 06, 2015 8:38 am

"L'isola atlantica ha definitivamente cancellato ogni legge che puniva atti o comportamenti blasfemi. Ma si tratta di libertà di espressione o mancanza di rispetto?"

Mi penso ( e spero) ke pa l Ixlanda no se trata tanto de " libertà de espressione" e gnanca de "mancanza di rispetto" ma de on adeguarse a la realtà : te on paexe indoe ke nisùn biastema ( intendesto cofà el nominare Dio a spropoxito) no ghe sarà pì bixogno - mi credo - de san'zionare on conportamento ( verbale) 'blasfemo'.
Altra roba xe i àti o conportamenti dìti 'blasfemi' e ke no i rispeta nò tanto on codice 'relijoxo' ma de la morale n jenere se no propio de l codice civile de on Paexe.
Cuei ga gnente ke fare co la 'relijon' e la libertà d espresion ma co la patoloja clinica o criminale e cusì i và considerà e tratà de conseguen'za.

Mi me la farìa na domanda a sto punto cuà : comè ke te on paexe catolico cofà Italia, te on paexe stra-delà de catolico cofà el Vèneto a se continua a bestemiare cofà i turki?
( ke probabile ke gnanca i lo faga lori te la so lengoa turca, ca semo restà solo ke naltri n tuta Europa a bestemiare, i Inglexi no i lo fà, i tedeski gnanca, i francexi no lo sò ma no credo, pa no parlare de i paexi de l nord europa...)
Cuea xe la nostra 'patoloja' lengoistica : de mancarghe de rispeto nò tanto a Dio e tuti i Santi e la Madòna ke i se ne frega, ma lori par primi, e dopo keialtri ca scolta e par oltimo ( o par prima roba) la lengoa stésa.
Ke naolta almanco i la faxea la fadiga (mentale) de 'zercarghe de i jri de parole ke, a go da dire el vero, de le volte i ghe vegnea anca fòra ben, de i neolojxmi propio fati-ben, pì sol comico-asùrdo ke sol blasfemo. :)
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » lun lug 06, 2015 8:25 pm

Come sarebbe stata l'ultima cena di Gesù se a quei tempi ci fossero stati Twitter, Facebook e WhatsApp?
Gli amici di Casa Surace hanno provato ad immaginarlo ed ecco cosa ne è venuto fuori:

https://www.facebook.com/BlogoNews/vide ... 0142193788

Mi Berto a digo:
Per me non è un problema, perché non credo assolutamente con tutto me stesso che Cristo sia stato e sia Dio, come non credo con tutto me stesso, con tutto il cuore e tutta la mente che la parola di Maometto sia parola di Dio. Non ho assolutamente bisogno di credere a Cristo o a Maometto, credenze che mi ripugnano al solo pensarci, anche se l'uomo Cristo mi è infinitamente più simpatico dell'orrendo uomo Maometto. Trovo blasfemo, incredibile e insensato, soltanto il poter pensare che Dio possa essersi incarnato in Cristo o abbia parlato a Maometto. Trovo che sia una bella e dignitosa morte difendere la propria dignità umana e la propria libertà di non credere a certe assurdità dalla violenza di chi, mussulmano o cristiano, intendesse obbligarmi a credere in queste sciocchezze.
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » mer lug 08, 2015 7:57 pm

Eretica, Ayaan Hirsi Ali torna a far discutere: “L’Islam va riformato: non è una religione di pace”

di Davide Turrini1 luglio 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... ta/1832163

“La religione islamica è a un bivio – scrive l'ex deputata olandese – I musulmani, non a decine o a centinaia, ma a decine e centinaia di milioni, dovranno decidersi consapevolmente ad affrontare, dibattere e in ultima istanza respingere gli aspetti violenti contenuti nella loro fede”

L’Islam non è una religione di pace e per questo va riformata. Lo spiega in un ficcante e denso saggio “illuminista” – Eretica – Cambiare l’Islam si può (Rizzoli) – l’ex deputata olandese di origine somala, oggi giornalista, Ayaan Hirsi Ali. La 46enne che collaborò anche con l’artista Theo Van Gogh, ucciso da un estremista islamico ad Amsterdam nel 2004, si è gettata a capofitto nel tema a lei più caro: la violenza e la brutalità insita nei versetti coranici trasformata in dettame politico della quotidianità di molti stati islamici, nonché di una fetta di musulmani che in nome del Corano decapitano e uccidono in mezzo mondo.

Già nella precedente autobiografia – Infedele (2007) – aveva raccontato la sua storia di ragazzina somala ricoperta fino alla punta del naso con hijab, guantini e attivista dei Fratelli Musulmani, prima di migrare in Europa e negli Usa. Ora, però, non è più tempo dell’epica del passato o della sensibilizzazione sull’oppressione della donna nel mondo islamico: “Senza la radicale alterazione di alcune delle concezioni fondamentali dell’Islam, non potremo risolvere lo scottante e sempre più globale problema della violenza politica perpetrata in nome della fede”, spiega la donna. Ed è un parlare fuori dai denti, nella speranza che qualcuno la segua in questo ribaltamento organico del dogma criticato: “È sciocco dire, come fanno spesso i nostri leader politici occidentali, che le azioni violente degli islamisti radicali possano essere separate dagli ideali religiosi che li ispirano. Dobbiamo invece riconoscere che tali azioni sono mosse da un’ideologia politica, un’ideologia insita nello stesso Islam e nel suo libro sacro, il Corano, come pure nella vita e negli insegnamenti del Profeta Maometto, contenuti negli ahadith”. Tra l’altro, Eretica è un libro, a detta proprio dell’autrice, che vuole scuotere anche molte certezze dei liberali occidentali, quelli che l’hanno accusata di “islamofobia” e che le hanno revocato una laurea ad honorem nel 2014 all’università Brandeis negli Usa: “Cerco di mettere in discussione l’idea, quasi universalmente condivisa tra i liberali d’occidente, che la motivazione per la quale sempre più musulmani si stiano unendo alla frange più violente dell’Islam, risieda nei problemi economici e politici del mondo musulmano.

Ciò significa attribuire un’importanza eccessiva a forze esogene, come la politica estera occidentale”. L’ex deputata scrive dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, dopo le stragi di Parigi, in Nigeria, in Australia, i morti in Danimarca, tanto che nella prima pagina del libro, quando lascia spazi bianchi tra le righe di un simil lancio d’agenzia che descrive un attacco terroristico islamico sembra di scorgere tutte quelle funeste tappe appena passate, ma anche le più vicine, tragiche e recenti avvenute in Tunisia e nel sud est della Francia: “Dopo gli attentati a Parigi il portavoce della Casa Bianca si è dato gran pena di distinguere tra una “religione pacifica” e i “messaggi violenti ed estremisti dell’ISIL (…) ma se la premessa fosse sbagliata? Perché non sono solo Al-Qaeda e l’IS a mostrarci il volto efferato della fede e della pratica dell’Islam” – spiega Ayaan Hirsi Ali. E via con tutti quegli stati come il Pakistan (“dove la blasfemia è punita con la morte”); l’Arabia Saudita (“dove chiese e sinagoghe sono considerate fuori legge e la decapitazione è una pena come le altre al punto che nell’agosto 2014 ce n’è stata una al giorno”); all’Iran (“dove la lapidazione è considerata accettabile e e gli omosessuali vengono punti con l’impiccagione”) e il Brunei (“dove il sultano sta reintroducendo la sharia e la pena di morte per gli omosessuali”).

Tre le categorie di musulmani distribuite in percentuali differenti tra stati islamici e non, l’autrice ne delinea tre: i “musulmani di Medina”, “i musulmani della Mecca” e i dissidenti, “i musulmani in trasformazione”. I primi, non proprio un’irrisoria minoranza (“48 milioni”) sono quelli “che considerano un dovere religioso l’imposizione con la forza della sharia e sono a favore di un Islam immutato rispetto a ciò che era nel settimo secolo”; i secondi “la netta maggioranza”, quelli “che vivono uno stato di difficoltosa tensione con la modernità” e che stando in Occidente dove l’Islam è una religione minoritaria vivono quello che “si potrebbe definire uno stato di dissonanza cognitiva”. Ed è con questi ultimi che i musulmani “in trasformazione”, gli eretici di cui Ali dice di far parte, vorrebbero dialogare. Cinque i punti della riforma sui precetti religiosi che la scrittrice mette sulla pubblica piazza: “Le personalità religiose dell’Islam devono riconoscere che il Corano è solo un libro; devono ammettere che tutto ciò che facciamo nella nostra vita terrena è infinitamente più importante di qualunque cosa possa accaderci dopo la morte; che la sharia ha un ruolo circoscritto ed è subordinata alle legge delle nazioni in cui il musulmano risiede; devono porre fine alla pratica di imporre per legge ciò che è giusto e ciò che è sbagliato che infligge il conformismo a spese della modernità; devono respingere in toto il concetto di jihad inteso alla lettera come chiamata alle armi contro i non musulmani e musulmani considerati eretici o apostati”.

“L’Islam è a un bivio – conclude l’autrice – I musulmani, non a decine o a centinaia, ma a decine e centinaia di milioni, dovranno decidersi consapevolmente ad affrontare, dibattere e in ultima istanza respingere gli aspetti violenti contenuti nella loro religione”. Un processo che per essere realizzato ha bisogno di una leadership di dissidenti “con il sostegno degli stati occidentali”: “Immaginiamo cosa sarebbe cambiato se durante la guerra fredda l’Occidente avesse dato appoggio non ai dissidenti dell’Est europeo – come Havel e Walesa – ma all’Unione Sovietica, in quanto rappresentativa dei comunisti moderati”.
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Re: El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa

Messaggioda Berto » dom lug 26, 2015 10:36 pm

Se anche Charlie Hebdo si sottomette all'islam vuol dire che dobbiamo insorgere per salvare la nostra civiltà

http://www.ioamolitalia.it/blogs/verita ... vilta.html

Il multiculturalismo è il contrario dell’integrazione. Nell’integrazione le persone immigrate si adeguano e si integrano alla cultura che li accoglie, che verrà modificata nella sue parti più esterne, diventando più variopinta, ma non deve essere toccata nella sua struttura. Nel multiculturalismo culture diverse stanno una di fianco all’altra senza possibile integrazione, ognuna rinchiusa nel suo rancore e nel suo vittimismo, senza integrazione. Dove non c’è integrazione il fenomeno non è migratorio, ma si tratta di un’invasione. Il popolo di accoglienza sta perdendo la sua cultura.

La cultura dell’Europa è:

1- La cultura che afferma la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, senza nessuna possibile eccezione e deroga.
2- La cultura che afferma la parità giuridica tra uomo e donna, dove quindi sia impensabile che il diritto di famiglia delle famiglie musulmane sia giudicato in maniera differente da quelle non musulmane, come sta attualmente avvenendo nella multiculturale Gran Bretagna dove il diritto di famiglia delle famiglie islamiche è giudicato da tribunali di famiglia islamici, secondo la sharia e non secondo la legge inglese. Dobbiamo creare un’Europa dove sia impensabile che ginecologi maschi non possano seguire partorienti, come sta normalmente succedendo nelle multiculturali Francia, Svezia, Gran Bretagna e Belgio. Dobbiamo creare un’Europa dove sia impensabile che siano equiparate alle scuole pubbliche scuole private dove si insegna l’inferiorità biologica ed etica della donna rispetto all’uomo, come normalmente avviene nelle multiculturali Gran Bretagna, Belgio e Norvegia. Dobbiamo creare un’Europa dove sia impensabile che donne non islamiche siano costrette a indossare il velo islamico quando entrano nei quartieri islamici, come le poliziotte inglesi, alle quali già da due anni è stato assegnato il velo islamico d’ordinanza. Dobbiamo creare un’Europa dove non sia pensabile che donne non islamiche, come le addette alla sorveglianza e al salvataggio di piscine pubbliche, statali o comunali, le bagnine, siano costrette a indossare indumenti che le coprano interamente, inclusa la testa, il cosiddetto burkini, nelle ore in cui la piscina è di utenza islamica.
3- La cultura che afferma la parità di dignità indipendentemente dalla religione, e che sia quindi impensabile che alcuni siano ritenuti inferiori da altri, infedeli, e quindi privi del rispetto, e che l’autorizzazione alla mancanza di rispetto venga insegnata non solo in scuole coraniche, ma addirittura in scuole di centri islamici parificati, come avviene attualmente nelle scuole islamiche in Gran Bretagna, Belgio e Norvegia, dove vengono usati libri di testo che sanciscono l’inferiorità e la malvagità del popolo ebraico e di tutti i suoi appartenenti. Queste scuole sono in tutto e per tutto parificate alle scuole statali.
4- La cultura che afferma l’integrità della persona umana e che vieti qualsiasi mutilazione. Dove quindi sia espressamente vietato che in scuole private islamiche parificate venga insegnato il taglio della mano e del piede ai ladri, con libri di testo editi in Arabia Saudita come sta attualmente accadendo in Gran Bretagna e Belgio.
5- La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che garantisce il diritto della adultere a non essere lapidate. Sapete anche io ho ritenuto per anni, era questa la vulgata corrente, che la convivenza fosse possibile, anzi auspicabile, che multiculturalismo fosse una bella parola. Ricordo qualche anno fa, alla televisione della Svizzera francese un signore distinto che parlava un francese impeccabile, Hani Ramadan, fratello del più noto Tariq, spiegare che la lapidazione dell’adultera è una necessità, una necessità dolorosa, certo, una pratica penosa, certo, ma indispensabile. I commentatori svizzeri annuivano gravemente. Mi sono resa conto che il distinto signore con il suo impeccabile francese parlava anche di me. Prima di sposarmi io e il amato marito, abbiamo fatto qualche birichinata: i rapporti prematrimoniali sono adulterio, e restano adulterio anche se poi ci siamo sposati. Quindi anche io rientro nel numero delle adultere. Il distinto signore spiegava come sia giusta la mia morte e i due idioti annuivano. Bene signori, la mia spassionata opinione è che chiunque trovi corretta la mia esecuzione è un maledetto e ridicolo cialtrone e come tale vada trattato. Voi siete disposti a tollerare la mia lapidazione? No? E allora anche voi siete contrari al multiculturalismo.
Alziamoci in piedi e gridiamolo. Gridiamolo insieme agli intellettuali islamici, quelli veri Salman Rushdie, Hirsi Ali, Chahdortt Djavann, Souad Sbai: sono tutte persone che girano con la scorta e rischiano la vita e ci informano come il delirio multiculturalista stia condannando a morte i dissidenti dell’islam e la loro speranza di vivere liberi.
La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che garantisce il diritto di una donna di scegliere il proprio sposo e dato che la scelta è una capacità adulta, la sposa deve essere una donna e non una bambina. La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che vieta lo stupro. Stupro è anche l’introduzione del pene di un uomo nella vagina di una donna o, peggio, di una ragazzina o di una bambina con il consenso dei genitori di lei, dell’imam, della cognata, dei cugini, dei fratelli, of course, ma non della proprietaria della vagina. Quando la proprietaria della vagina non è contenta, non consenziente, si chiama stupro. La cultura europea cui TUTTI coloro che hanno l’onore di mettere i piedi su questo continente devono uniformarsi, altrimenti sono invasori e non immigrati, afferma che si sposino donne, e non bambine, e che siano consenzienti. Non deve succedere, come normalmente succede sul suolo italiano, che una quattordicenne nata in Italia, dopo l’esame di terza media sia data in sposa a un cugino pachistano mai visto prima. Non deve succedere, come sta succedendo nella multiculturale Gran Bretagna, che centinaia di bambine di 9 anni siano già spose, e vadano a scuola con la divisa scolastica, gonna scozzese, camicia bianca e velo, che copre lo scempio di una deflorazione oscena e ignobile.
La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che garantisce il diritto di seguire la propria fede e dichiarare le proprie idee senza essere minacciati di morte, diritto negato a tale signor Ratzinger, by the way il capo della cristianità cattolica, condannato a morte da ben più di una fatwa dopo il discorso di Ratisbona. Quel discorso è stato pagato lacrime e sangue. E l’infinita schiera degli aspiranti servi, il termine corretto è dhimmi, lo ha definito provocatorio. Stupidamente provocatorio. Follemente provocatorio. In quale parte della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo è scritto che è buona cosa limitare la libertà di parola per non offendere la suscettibilità altrui? Da quando la suscettibilità è un diritto umano? A proposito del discorso di Ratisbona, amati colleghi, voi ricordate che l’intellettuale francese Robert Redeker per un unico articolo pubblicato su Le Figaro è stato condannato a morte da cittadini islamici, tutti di seconda o terza generazione, e deve vivere come un fantasma, esattamente come di seconda generazione erano i criminali assassini che hanno guidato gli aerei l’11 settembre, l’assassino di Theo Van Gogh, gli assassini di Londra?
L’assassinio di Theo Van Gogh: vogliamo parlarne? L’80 % degli imam delle moschee europee ha approvato esplicitamente quell’assassinio. Il restante 20 % ha affermato che se esistesse una legge che punisce penalmente chi osa mancare di rispetto all’islam, il doloroso episodio sarebbe stato evitato.
E adesso arriviamo al punto. Je suis Charlie. Il periodico francese ha dichiarato che si rinchiude nell’autocensura. Non toccherà più l’islam. Si sfogheranno sul cristianesimo. Je suis Charlie ha squittito l’Europa, che si è ben guardata di dire Je suis Theo Van Gogh, Benedetto XVI, Asia Bibi. Je suis Charlie, sottomesso all’islam, pieno di protervia e violenza contro il cristianesimo e di viltà per l’islam.
Moi je ne se suis pas Charlie, io sono Silvana De Mari, disposta a morire per affermare che l’islam non è una religione di pace, ma di guerra, di odio all’uomo e alla libertà.


di Silvana De Mari 26/07/2015
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