La peggiore morte, morire martire per un idolo

Re: La pexo morte, morir martiri par n'eidoło

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 7:29 pm

Isis, è crisi tra i foreign fighters
Feb 11, 2017
Roberto Vivaldelli

http://www.occhidellaguerra.it/isis-cri ... n-fighters


Nonostante il radicalismo e il credo in una dottrina estremista e violenta, pare che in Iraq gli jihadisti e, in particolare, i cosiddetti foreign fighters, stiano perdendo quella convinzione ideologica e quella fede che avevano manifestato solo fino a qualche mese fa. Molti dei ribelli giunti dall’estero per unirsi al Califfo Al Baghdadi chiedono di essere trasferiti altrove o, semplicemente, si rifiutano di combattere. È quanto emerge dalla documentazione rinvenuta lo scorso mese dalle forze governative irachene in una vecchia base di Daesh, in un quartiere di Mosul. Il dossier, reso noto dall’Independent, fa riferimento a 14 combattenti “problematici” del battaglione Tariq Bin Ziyad. Le forze antiterrorismo irachene hanno scoperto i documenti in una casa nel quartiere di Al Andalus, impiegata come sede amministrativa della milizia islamista.


Tra gli islamisti è maturata una certa disillusione

Al suo apice, l ‘Isis ha attirato migliaia di nuove reclute e controllava circa un terzo del territorio iracheno. I combattenti, giunti in Iraq – e poi in Siria – da decine di paesi stranieri, hanno assunto la caratteristica, anche nell’immaginario collettivo, del militante accecato dalla fede e pronto a morire in nome di Allah. Tuttavia, le pesanti sconfitte militari incassate negli ultimi mesi, hanno generato all’interno dell’universo islamista una certa disillusione. In Iraq, i combattenti del califfato islamico sono ormai assediati nella parte occidentale di Mosul, la più grande città controllata da Daesh e capitale “autoproclamata” del Califfato.


I Foreign Fighters si rifiutano di combattere

Le testimonianze contenute nel rapporto citato dall’Indipendent parlano chiaro: “Non vuole combattere, vuole tornare in Francia” – si legge, in relazione ad uno dei cinque cittadini francesi di origine algerina menzionati nel rapporto – “Afferma di voler compiere un’operazione di martirio in Francia. Si dichiara malato, ma non dispone di un certificato medico”. Questo sembra accertare i dati raccolti dalle autorità francesi, che parlano di un drastico calo del numero dei Foreign Fighters che si recano in Siria e in Iraq per unirsi all’organizzazione terroristica. Di settecento cittadini francesi non si hanno più notizie: tra questi ci sono anche 275 donne e 17 minori.

Il file trovato dalle forze governative irachene farebbe riferimento al 2015 e, in buona parte, allo scorso anno.
Al di là dei dati anagrafici, nella documentazione è specificato il paese di origine, quello di residenza, la data di nascita, il gruppo sanguigno, le armi possedute: oltre a ciò, nel file è indicato il numero di mogli, bambini e bambine “schiave” che ogni jihadista ha a propria disposizione. Secondo le autorità irachene, si tratterebbe di una documentazione autentica. Interessante è la lucida meticolosità con cui i terroristi raccolgono i dati relativi ai propri adepti.


Ribelli islamisti giunti dall’Europa, Francia in particolare

I francesi non sono gli unici Foreign Fighters menzionati. Vengono citati, tra gli altri, anche due militanti kosovari, i quali si sarebbero rifiutati di combattere e avrebbero chiesto il trasferimento in Siria. Degli oltre 4 mila combattenti stranieri che hanno lasciato i Paesi dell’Unione europea per raggiungere l’Iraq e la Siria, circa un terzo sarebbero tornati in patria, secondo un rapporto del Centro Internazionale dell’Aja specializzato nella lotta al terrorismo. Il 14% risulta deceduto in battaglia, mentre il restante risiede ancora all’estero o in un’ubicazione sconosciuta.

“La gente crede che siano i più motivati; ma ci sono un sacco di combattenti stranieri che hanno scoperto che l’esperienza nell’Isis non era quella che si aspettavano” – osserva Aymenn al-Timimi, analista specializzato in gruppi militanti radicali. Le truppe irachene hanno affrontato una raffica di autobombe suicide e una feroce resistenza durante il primo mese delle operazioni militari volte a riconquistare Mosul. Tuttavia, i progressi nelle ultime settimane sono stati molto rapidi. Alla fine del mese scorso, il primo ministro Haider al-Abadi ha affermato che i militanti dell’Isis sarebbero “crollati in fretta”.


La battaglia di Mosul

Dopo tre mesi di violenti combattimenti strada per strada, durante i quali Daesh ha impiegato migliaia di autobombe guidate da autisti suicidi votati al martirio, le truppe di Baghdad affermano di aver completato la riconquista di tutta la parte orientale di Mosul e dei cinque ponti sul fiume Tigri che collegano ai quartieri occidentali, ancora nelle mani del Califfato. Lo scollamento e la disillusione che si fanno largo tra le file degli jihadisti, benché la guerra sia ancora lunga, può essere un fattore determinante nella capitolazione delle truppe del Califfo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La pexo morte, morir martiri par n'eidoło

Messaggioda Berto » mer feb 15, 2017 11:31 pm

???

India, rifiuta di abiurare la fede cristiana: muore da martire dopo essere stato torturato
15 febbraio 2017

http://www.tv2000.it/tg2000/video/india ... -torturato

Ucciso per la sua fede in Gesù Cristo: sembra essere questa la fine di un uomo che in India si era convertito al cristianesimo. Ma la sua scelta non è mai stata accettata dagli altri abitanti del villaggio che l’hanno legato e gettato nell’acqua gelata insieme alla moglie. L’uomo è morto, mentre la donna è sopravvissuta. Servizio di Antonio Soviero


???

Bhè, gli induisti non sono diversi dai musulmani in queste cose...

https://www.facebook.com/giovanni.raimo ... 8163940009

Alberto Pento
Che assurdo il missionarismo cristiano che ha causato questa morte assurda. Perché non rispettare questa comunità e le sue credenze e seminarvi la discordia. Anni fa ho letto un bel libro sui primi missionari in Giappone e mi è tanto piaciuto quel missionario che si è fatto shintoista per amore e rispetto dei giapponesi.

Giovanni Raimondo
Eh??Come un cristiano viene ammazzato e tu chiami assurdo il missionarismo cristiano??Si è solo convertito al Cristianesimo e tu dici di dover rispettare le credenze altrui? ?Ma che dici??Deve essere la persona a rispettare chi lascia la religione per un'altra.

Alberto Pento
Per me non è morto un cristiano ma un uomo per amore di un idolo. Mi dispiace che sia stato ucciso, certo che mi dispiace, però poteva evitarlo poiché quella comunità era la sua gente e non foresti invasori. Poteva andarsene con la sua famiglia, poteva essere più delicato, attento e rispettoso verso la sua gente. Com'è che si è convertito al cristianismo? Per me l'amore per l'umano vale di più dell'amore per un idolo. Quest'uomo per me ha fatto una scelta sbagliata. La sua è stata una morte assurda, inutile.

Giovanni Raimondo
Per amore di un idolo??Ma che dici??Si è convertito poiché ha capito la verità e nessuno lo ha costretto.Poteva essere delicato? Sembra che parli come un diattore.Se uno si converte, devi rispettarlo e basta per quanto non ti possa piacere.Non ha commesso nessun crimine.

Alberto Pento
Il suo villaggio non è il villaggio europeo, dove uno può convertirsi ad altra religione o diventare ateo o aidolo. Il suo villaggio e la sua gente erano e sono un valore che per me vale di più della fede cristiana. Il martirio islamico è un doppio orrore ma è orrendo anche il martirio cristiano. La sola morte che io apprezzo è quella per amore dell'umanità e per difendere la vita, la libertà e la dignità umana. Morire per credere in un idolo è assurdo e causare la morte degli altri portandoli a credere in maniera diversa da quella della sua gente, della sua comunità non mi pare sia cosa buona.

Giovanni Raimondo
Allora significa che non sanno la civiltá che cos'è e poi i valori cristiani ti migliorano in meglio.Lo stai trattando come un criminale, come uno che ha tradito il proprio paese.Ma non ti rendi conto delle cose che dici??

Alberto Pento
Mi rendo anche troppo conto. Perché l'hanno ucciso, perché la sua comunità naturale, la sua gente l'ha ucciso? Chiediti questo e non chiedere a me del perché ... non sono stato io ad ucciderlo.

Giovanni Raimondo
Le consiglio un libro:L'Eden, la Risurrezione E la Terra dei Viventi'.Ti descrive che cos'è il Cristianesimo.La saluto poiché non posso continuare una discussione in cui difende l'aggressione non rendendosi conto di quello che dice.Ciao!

Alberto Pento
Io non difendo l'aggressione, il fatto è accaduto e non è dipeso da me, io cerco solo di capire. E non faccio quello che ha fatto Bergoglio tornando dall'Asia dopo la strage di Charlie Hebdo anche perché i due casi sono molti diversi: a Parigi hanno fatto strage in nome di Allah, a Kubua hanno ucciso in nome della comunità.

Alberto Pento
Vi ricordate Ipazia? Ma non eravamo in uno sperduto villaggio dell'Africa ma ad Alessandria d'Egitto, una metropoli millenaria. E lei c'era prima dei cristiani.
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Re: La pexo morte, morir martiri par n'eidoło

Messaggioda Berto » mer feb 15, 2017 11:36 pm

Lo scandalo del Silenzio di Dio nel Giappone dei martiri cristiani
di Antonio Sanfrancesco | 12.12.2016
Le violente persecuzioni subite nel '600 dai cristiani giapponesi tornano alla ribalta grazie al film "Silence" di Martin Scorsese, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore Shūsaku Endō. Molti fedeli furono costretti a calpestare le immagini di Cristo. Alcuni non ci riuscirono e abiurarono. Nell’apparente indifferenza di quel Dio nel cui nome venivano torturati e uccisi

http://www.illibraio.it/silenzio-giappone-415686

Abbraccia molti temi cari a papa Francesco il film-evento Silence al quale il regista Martin Scorsese ha iniziato a lavorare nel lontano 1989 e che uscirà negli Stati Uniti il 23 dicembre e in Italia il 12 gennaio. C’è il tema del martirio, la presenza del cristianesimo nelle periferie del mondo e lo scandalo del silenzio di Dio in questa pellicola proiettata in anteprima mondiale nella Filmoteca vaticana il 1° dicembre scorso dopo che il Pontefice aveva ricevuto in udienza privata lo stesso Scorsese accompagnato dalla moglie.

Basato sul celebre romanzo dello scrittore cattolico giapponese Shūsaku Endō (scritto nel 1956 e pubblicato in Italia da Corbaccio), il film, che dura più di due ore e mezza, racconta le durissime persecuzioni subite nel Giappone del Seicento dai cristiani e le eroiche missioni dei padri gesuiti.
L’anteprima del film ha avuto una vasta eco nei media internazionali. Il New York Times lo ha definito la “passione” del regista che vi ha trasfuso “tutto il suo sentire spirituale”, sottolineando come in questo lavoro Scorsese ritorni con un nuovo vigore al tema che ha sempre animato la sua vita: la fede. Per questo, ha sottolineato il quotidiano newyorkese, opera e artista diventano una “cosa sola” anche perché “non ci si aspetterebbe questo film da un grande artista americano, conosciuto soprattutto per le storie di gangster”. The Guardian ha già candidato la pellicola all’Oscar per la migliore regia, miglior attore e migliore fotografia.

L’altra particolarità è che, forse per la prima volta nella storia del cinema, per fare il film uno degli attori protagonisti (Andrew Garfield), privo di qualsiasi formazione cristiana, ha fatto gli esercizi spirituali secondo il classico metodo ignaziano, mentre un altro (Adam Driver), anch’egli lontano dalla religione, ha voluto partecipare a un ritiro spirituale. A rivelarlo nei giorni scorsi all’Osservatore Romano è stato James Martin, direttore della rivista America. Cinquantaseienne di Philadelphia, il gesuita è stato consulente del regista newyorkese ed è venuto con lui in Vaticano per l’anteprima del film. Un altro autorevole consulente storico-religioso del film è stato lo studioso gesuita Antoni Üçerler, docente di Storia giapponese alla Sophia University di Tokyo.

Tutto è cominciato nel 2014, “quando”, ha raccontato Martin, “Scorsese e suoi collaboratori Marianne Bower e Jay Cocks mi hanno cercato perché avevano bisogno di capire i gesuiti”.
La Compagnia di Gesù, infatti, è al centro della vicenda raccontata nel romanzo e nel film che prende le mosse dalle espulsioni, divenute sistematiche a partire dalla metà del Seicento, dei missionari cattolici dal Paese del Sol Levante. Prima di allora il cristianesimo aveva attecchito in Giappone grazie alle missioni dei discepoli di Sant’Ignazio, a cominciare dal pioniere San Francesco Saverio, giunto da Goa a Kagoshima nel 1549 e rimasto in Giappone fino al 1551 tra tumultuosi e non sempre facili rapporti con i vari daimyō. I Gesuiti, grazie alla loro esperienza commerciale e alle conoscenze tecniche e scientifiche, riuscirono a radicarsi soprattutto a Kyūshū e Kyōto, alcuni daimyō si convertirono al cristianesimo e inviarono perfino ambasciatori a Roma.
Nel 1582 il visitatore gesuita Alessandro Valignano stimava che in Giappone fossero state erette 200 chiese e ci fossero circa 150mila convertiti. Frattanto, mentre nel Paese cominciavano ad arrivare i mercanti europei dei Paesi riformati, olandesi e inglesi, per i cattolici si profilavano tempi bui. Il cristianesimo cattolico, infatti, sulle prime era considerato una specie di buddhismo, però, a causa del suo carattere dogmatico e ricco di “misteri” sacramentali, risultava per la mentalità giapponese irrazionale e sospetto di magia. Nel decennio 1589-1597 scattarono i primi provvedimenti repressivi, nel 1612 una legge dello shogun proibì il cattolicesimo definito “dottrina perversa” (jakyō). L’anno dopo vennero espulsi tutti i missionari e i convertiti e circa 300 cattolici lasciarono il Paese. Nel 1619 quasi 60 fedeli vennero condannati al rogo, tre anni dopo 55 vennero giustiziati nel cosiddetto “grande martirio di Nagasaki”. Nel 1625 venne inaugurata la pratica barbara dei fumi-e (“immagini da calpestare”), tavolette di legno con le icone del Cristo e della Vergine che si dovevano profanare calpestandole come prova di abiura del cristianesimo da parte degli iniziati. Chi si rifiutava di farlo veniva torturato e ucciso.
È questa, in sintesi, la vicenda dei “kakure kirishitan”, i “cristiani nascosti” che per due secoli conservarono la propria fede vivendo nel silenzio e nella clandestinità.

Esattamente due secoli dopo, nel 1866, un sacerdote francese – dopo che in Giappone furono di nuovo riammessi i missionari cattolici europei – scoprì i documenti di quella pagina nascosta e dimenticata della storia civile e religiosa nipponica che riguardava i kirishitan, cancellati con la violenza verso la metà del Seicento. A rievocare quegli eventi è lo scrittore Shūsaku Endō il quale, colpito da un’immaginetta lignea di quelle “da calpestare” da lui vista nel museo di Nagasaki, ne fece la base per il suo romanzo edito nel 1956 con il titolo inglese, Silence, che anche papa Francesco ha rivelato di aver letto e apprezzato.

Il silenzio di cui ci parlano romanzo e film è quello più scandaloso e terribile per un credente, soprattutto quando vive nella sofferenza e nell’angoscia: il silenzio di Dio. Perché la storia nella storia, nel Giappone shogunale dei Tokugawa, riguarda due gesuiti portoghesi, Sebastião Rodrigues e Francisco Garrpe, che nel 1634, nove anni dopo l’introduzione del rito delle “immagini da calpestare”, su mandato della Compagnia, entrarono clandestinamente nel Paese alla ricerca di notizie di un confratello, il loro ex docente di filosofia Cristóvão Ferreira, divenuto superiore provinciale della Compagnia di Gesù ma poi misteriosamente scomparso. Padre Ferreira, in realtà, non aveva retto alla durissima prova della persecuzione e aveva rinnegato la fede a Nagasaki. È il suo intimo dramma al centro del romanzo e del film. A onor del vero, padre Ferreira tornò poi alla fede (che in cuor suo, nell’intimo, forse mai aveva abbandonato) e fu infine reintegrato nella Compagnia stessa.
“Centro teologico, ma anche drammatico di tutto”, ha scritto lo storico Franco Cardini sulla rivista Vita e Pensiero, “è difatti non tanto e non solo il dramma dei perseguitati che non sempre hanno la forza di affrontare il martirio – un grande tema dell’intera storia cristiana dal I secolo d.C. a oggi – ma soprattutto la presenza del Dio cristiano, un Dio di perdono e di misericordia”.

Lo stesso padre Rodrigues, partito con grande entusiasmo per evangelizzare il Sol Levante si rese subito conto della situazione drammatica dei cristiani, lui stesso visse in prima persona le persecuzioni e finì, evangelicamente, per essere tradito dall’amico Kichijiro, il suo “Giuda”, mentre implorava Dio di rompere il suo enigmatico e terribile “silenzio”.

Le gerarchie cattoliche giapponesi, quando nel 1956 uscì il romanzo di Endo, sconsigliarono la lettura ai fedeli sostenendo che esso costituisse un’offesa nei confronti dei martiri del Seicento, visto che il libro raccontava la tragedia di un “rinnegato”, un apostata della fede che non seppe resistere alle persecuzioni e testimoniare Cristo con coraggio. “In fondo”, ha detto Scorsese, “anche ripetere ‘ho paura, ho paura, ho paura’ rivolgendo il pensiero a Dio, mantenendo il dialogo con lui, è pregare”.
Come il grido che Cristo stesso lanciò in croce prima di morire: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. È lo stesso grido che anche oggi migliaia di cristiani sconosciuti, senza nome né volto, lanciano ogni giorno a quel Dio in nome del quale vengono perseguitati e uccisi.


Alberto Pento
Il Giappone è un paese civilissimo e democratico, rispettano i valori umani universali e senza essere cristiani. Non occorre essere cristiani per essere buoni uomini. Se confrontiamo l'Italia cristiana con il Giappone non cristiano non esiterei un secondo ad attribuire maggiore civiltà, rispetto umano e democrazia ai giapponesi non cristiani.
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Re: La pexo morte, morir martiri par n'eidoło

Messaggioda Berto » sab apr 22, 2017 7:57 pm

???

Il perdono della vedova copta sconvolge i musulmani
di Benedetta Frigerio
22-04-2017
Martiri copti

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il- ... -19609.htm

Dodici secondi di silenzio sono quelli dove si è fatto spazio ad una presenza imponente come raramente accade in televisione. Dodici secondi che in una trasmissione tv (https://vimeo.com/212755977 ) paiono un’eternità ma nel senso letterale del termine. Perché è di questa natura, eterna, la sostanza dello squarcio di luce aperto dalla testimonianza di una cristiana copta intervistata da un’emittente araba che ha ammutolito il conduttore.

"VI PERDONO, CREDETEMI!" - In studio c’era Amr Adeeb, uno dei giornalisti musulmani più noti in Egitto, che ascoltava una sua collega inviata ad Alessandria mentre intervistava la moglie vedova Di Naseem Faheem, custode della cattedrale di Alessandria, in cui un attentato islamista ha ucciso i cristiani riuniti per celebrare la Messa la domenica delle Palme. Faheem aveva bloccato prima dell’entrata in Chiesa il kamikaze, che si era fatto quindi esplodere vicino a lui, riducendo così il numero delle vittime. La moglie intervistata sull’accaduto risponde letteralmente così: “Non sono arrabbiata con chi ha compiuto questo gesto, voglio dirglielo: possa Dio perdonarti. Non sei nel giusto, figlio mio, credimi, non la pensi nel modo giusto. Credimi non sono arrabbiata. Lui ora non c’è più, è morto. E io chiedo a Dio di perdonarli e di aiutarli a ravvedersi. Pensateci! Pensateci! Credetemi, se ci pensassero capirebbero che non abbiamo fatto nulla di male a loro. Pensateci ancora, cosa state facendo, è giusto o sbagliato? Ripensateci ancora. Possa Dio perdonarvi e noi anche vi perdoniamo. Credetemi, vi perdono. Avete portato mio marito in un posto che non avrei mai potuto nemmeno sognare. Credetemi, sono orgogliosa di lui. E avrei voluto essere lì al suo fianco, credetemi, e ringrazio”.

LA STESSA ANSIA DI CRISTO - È così che di fronte a una donna che ha l’ansia del perdono e delle salvezza delle anime degli aguzzini del marito (la stessa ansia che aveva Cristo in croce) e che aspira alla stessa sorte, che Adeeb ha taciuto per dodici secondi. Dopodiché ha preso fiato e ha commentato di getto così: “I cristiani egiziani sono fatti d’acciaio!”. E ancora: “I cristiani egiziani da 100 anni sopportano atrocità e disastri, i cristiani egiziani amano profondamente questo paese. I cristiani egiziani sopportano di tutto per la salvezza di questa nazione”. Ma, soprattutto, ha esclamato il giornalista profondamente colpito: “Oh, ma quanto è grande la quantità di perdono che avete? Se i vostri nemici sapessero la quantità di perdono che avete per loro, non ci crederebbero”. Anche perché, ha ammesso il musulmano, “se fosse stato mio padre, non avrei mai potuto dirlo. Questa gente ha così tanto perdono…questa è la loro fede, la loro religione”. E, poi, quasi ammettendo che non può che esserci qualcosa di sovrannaturale Adeeb, come totalmente coinvolto dalle immagini viste e dalle parole sentite, continua: “Questa gente è fatta di una sostanza diversa! Possa Dio avere compassione di Naseem che è un eroe, un martire e un grande esempio per tutti noi, per tutti coloro che stanno seduti e criticano questo paese per come stanno andando le cose”. Infatti, constatando che questa è la vera forza del paese, ha sottolineato: “Il paese va avanti con la pazienza, con la perseveranza e la resistenza di questa grande donna e dei suoi figli, in cui vive ancora il loro padre, cresciuti per essere veri uomini!”. Anche uno dei figli a ridosso dell’attentato aveva ringraziato pubblicamente Dio per il dono di un padre martire, soprattutto per via della nascita imminente del figlio che avrebbe potuto ricevere così la testimonianza di fede di un nonno morto per Cristo.

COME I PRIMI MARTIRI - La potenza del martirio è esattamente identica a quella della crocifissione di Cristo e dei primi martiri morti con il sorriso sulla bocca e che 2000 anni fa convertì migliaia di persone. Non solo i nemici dei cristiani, non solo i musulmani oggi, ma ora persino i cattolici occidentali che, pur praticanti e convinti che esista il paradiso, sentono la coscienza della Chiesa copta come un richiamo poderoso alla propria debole fede e alla necessità di domandarla a Dio. Insieme al richiamo, la letizia per la speranza che la Chiesa sarà salvata dal sacrificio di questi fratelli.



Alberto Pento
Non è un martire ma un eroe.
Mi dispiace tanto ma per me perdonare non ha senso e diventa complicità con il male se non vi è pentimento, risarcimento, giustizia e difesa. Il fanatismo cristiano del martirio senza resistenza e difesa è disumano, innaturale e ingiusto; in ogni caso quest'uomo cristiano, custode della chiesa ha cercato di difendere i cristiani in essa radunati, bloccando il terrorista assassino sulla porta del tempio e per questo è morto per fare il suo dovere di custode e di buon uomo responsabile, per me più che un martire è un eroe perché ha cercato difendere la vita anche degli altri rischiando la sua, non è stato una vittima passiva, un inutile martire ma un vero eroe, un grandissimo eroe, un uomo di buona volontà, come hanno già fatto e fanno tuttora altri esseri umani senza essere cristiani. La vedova può perdonare, il male è già stato fatto, però la società, la comunità, lo stato, le istituzioni devono perseguire i responsabili e condannarli esemplarmente e assieme ai cristiani organizzarsi per difenderli e impedire che ciò si verifichi ancora.

Anche gli ebrei perdonano; il perdono cristiano è la continuazione del perdono ebraico.



Legittima difesa umana e cristiana
viewtopic.php?f=141&t=2540

La peggio morte, morire martire per un idolo
viewtopic.php?f=201&t=2180
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Re: La pexo morte, morir martiri par n'eidoło

Messaggioda Berto » dom apr 23, 2017 7:12 am

https://www.facebook.com/tino.nobile/po ... 5564839099

Alberto Pento
Non è un martire ma un eroe.
Mi dispiace tanto ma per me perdonare non ha senso e diventa complicità con il male se non vi è pentimento, risarcimento, giustizia e difesa. Il fanatismo cristiano del martirio senza resistenza e difesa è disumano, innaturale e ingiusto; in ogni caso quest'uomo cristiano, custode della chiesa ha cercato di difendere i cristiani in essa radunati, bloccando il terrorista assassino sulla porta del tempio e per questo è morto per fare il suo dovere di custode e di buon uomo responsabile, per me più che un martire è un eroe perché ha cercato difendere la vita anche degli altri rischiando la sua, non è stato una vittima passiva, un inutile martire ma un vero eroe, un grandissimo eroe, un uomo di buona volontà, come hanno già fatto e fanno tuttora altri esseri umani senza essere cristiani. La vedova può perdonare, il male è già stato fatto, però la società, la comunità, lo stato, le istituzioni devono perseguire i responsabili e condannarli esemplarmente e assieme ai cristiani organizzarsi per difenderli e impedire che ciò si verifichi ancora.


Anche gli ebrei perdonano; il perdono cristiano è la continuazione del perdono ebraico.

Donatella Albergo
Quindi secondo il suo punto di vista, tutti i santi martiri sono morti invano....compreso il sacrificio di Gesù.

Alberto Pento
Tutti gli uomini muoiono, prima o dopo. Il senso della morte sta nel morire come il senso della vita sta nel vivere. La vanità sta nell'attribuire un senso diverso da quello naturale, sia alla vita che alla morte. Per me che non sono cristiano, Cristo e i santi sono stati uomini come tutti gli altri e perciò sono morti e la loro morte vale tanto quanto quella degli altri. Non entro nel merito della libertà del credere dei cristiani, per me il cristianismo è una religione idolatra come tutte le altre religioni. Un uomo che cerca di vivere bene e di fare del bene e che muore per difendere il bene, la vita, la dignità e la libertà umane a cominciare da quelle di se stesso e della sua gente fa una morte onorevole, certamente preferibile a quella di un assassino terrorista islamico che stermina il prossimo uccidendosi per imporre il suo idolo e per andare nel suo assurdo paradiso. Il sacrificio di Cristo come i suoi miracoli sono credenze dei cristiani, per me idolatria pura, io credo soltanto ai valori universali, alla spiritualità universale e all'uomo di buona volontà la cui santità è l'unica vera santità umana possibile. Cristo, per me, è stato solo un personaggio storico fanatico ed esaltato che si credeva figlio di Dio e Dio stesso la cui storia da ad intendere che abbia fatto miracoli, padroneggiando la vita e la morte e che i suoi seguaci e credenti possano fare altrettanto attraverso la fede in lui. Una idolatria che rientra pienamente nella tradizione della magia preistorica e pagana come quella del sacrificio del capro espiatorio e del Dio che si rinnova attraverso la morte per poi risorgere. Cristo non è né la via, né la verità, né la vita, per me il solo pensarlo è ripugnante, anche se è una verità universale che la vita sulla terra si rinnova anche attraverso la morte, fenomeno in cui non sono mai le stesse creature che vivono e rinascono ma sono sempre diverse; solo Dio è eterno e sempre uguale a se stesso e contenente tutte le infinite diversità e varietà delle sue creature.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La pexo morte, morir martiri par n'eidoło

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 8:01 pm

???

Mi sono innamorato di questa giornalista francese.
Giulio Meotti
11/05/2018

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 9162802004

È musulmana, tunisina, è coraggiosa ed è uno dei volti più noti della tv francese. Si chiama Sonia Mabrouk e ha appena scritto un libro sul declino della nostra civiltà, “Dans son cœur sommeille la vengeance”.
Ne ho scritto oggi sul Foglio. “Le nostre strade sono disseminate di soldati ma le nostre menti sono deboli” pensa Lena, protagonista del romanzo. Il suo alter ego è Amra, foreign fighter in Siria, che le dice: “Dubitate di tutto, anche di voi stessi. L’islam è molto più sicuro del vostro cristianesimo. La vostra società è senza fiato, tutto crolla, la civiltà marcisce dalla testa, come il pesce. E sarà sostituita. Le vostre chiese sono vuote. Vuote! Le trasformeremo in moschee. La vostra cultura si spegne, la vostra spiritualità si spezza, le vostre tradizioni spariscono”. Amra lo ha imparato in carcere. “L’islam crescerà e conquisterà più territori, cuori e menti. Faremo molti bambini che brandiranno la religione con orgoglio. E finirete per convertirvi”. L’occidente, scrive Mabrouk tramite Amra, è in vendita. “Tutto. I vostri ideali, i vostri princìpi, le vostre terre. I vostri soldati si nascondono dietro gli schermi, bombardano da aerei sofisticati e non metteranno mai piede in terra nemica, spaventati. In questa guerra asimmetrica, sarete i vinti della storia”. Una civiltà che lei vuole difendere a tutti i costi. Oggi, alla Rai, Sonia Mabrouk la metterebbero a pulire i pavimenti. E al suo posto ci metterebbero Rula Jebreal.



Guglielmo Piombini
Il grande pensatore libertario Murray N. Rothbard scrisse negli ultimi anni della sua vita: «A rischio di alienarmi i miei amici libertari atei, mi sono progressivamente convinto che i conservatori hanno ragione su un punto: che in ogni società vi è sempre una qualche sorta di religione dominante. E se ad esempio il Cristianesimo viene denigrato e rigettato, qualche altra orrenda forma di religione prenderà subito il suo posto: sia essa il comunismo, l’occultismo New Age, il femminismo o il puritanesimo di sinistra. Non c’è modo di aggirare questa verità fondamentale della natura umana».
Da quel che pare di vedere, "l'orrenda forma di religione" che in Europa prenderà il posto del Cristianesimo "denigrato e rigettato" sarà l'Islam.




Gino Quarelo
A me pare che il pensiero di questa Amra sia del tutto demenziale. Il maomettismo è pura idolatria disumana, incultura e inciviltà. Maometto era un invasato idolatra assassino e il suo Allah un idolo del terrore e dell'orrore.
L'Islam è un'ideologia politico religiosa di morte che toglie all'uomo la responsabilità della libertà e la buona volontà, una mostruosità che non può che portare alla distruzione dell'umanità.



Il grande j’accuse della musulmana Sonia Mabrouk
di Giulio Meotti
2018/05/13

https://www.ilfoglio.it/cultura/2018/05 ... ouk-194406

Roma. In un ritratto, Le Monde la chiama “l’anticonformista”. Ex redattrice di Jeune Afrique, Sonia Mabrouk è una musulmana tunisina e uno dei volti in ascesa del giornalismo televisivo francese, la star di “Public Sénat”. Cresciuta nel porto di Tunisi La Goulette, da piccola Mabrouk frequentava Habib Bourguiba, suo nonno era ministro e uno zio ambasciatore a Parigi. Ma nonostante questo milieu, la giornalista e scrittrice ha un motto inusuale: “Combattere il conformismo”.

Adesso Mabrouk pubblica il secondo libro da Plon, Dans son cœur sommeille la vengeance. Il cuore è quello dei convertiti francesi all’islam e la vendetta è quella che consumano contro la cultura occidentale. “Le nostre strade sono disseminate di soldati ma le nostre menti sono deboli” pensa Lena, protagonista del romanzo. Il suo alter ego è Amra, foreign fighter in Siria, che le dice: “Dubitate di tutto, anche di voi stessi. L’islam è molto più sicuro del vostro cristianesimo. La vostra società è senza fiato, tutto crolla, la civiltà marcisce dalla testa, come il pesce. E sarà sostituita. Le vostre chiese sono vuote. Vuote! Le trasformeremo in moschee. La vostra cultura si spegne, la vostra spiritualità si spezza, le vostre tradizioni spariscono”.

Amra lo ha imparato in carcere. “L’islam crescerà e conquisterà più territori, cuori e menti. Faremo molti bambini che brandiranno la religione con orgoglio. E finirete per convertirvi”. L’occidente, scrive Mabrouk tramite Amra, è in vendita. “Tutto. I vostri ideali, i vostri princìpi, le vostre terre. I vostri soldati si nascondono dietro gli schermi, bombardano da aerei sofisticati e non metteranno mai piede in terra nemica, spaventati. In questa guerra asimmetrica, sarete i vinti della storia”.

In una intervista al settimanale Valeurs Actuelles di questa settimana, Mabrouk spiega cosa l’ha spinta a scrivere il libro: “La civiltà sopravviverà se i valori cristiani saranno difesi” dice la giornalista franco-tunisina. Mabrouk non pensa sia finita. “C’è chi tende a vedere la civiltà cristiana come un’immensa fragilità. Credo che di fronte all’islam politico conquistatore, questa apparente fragilità diventi una forza. Qualcosa mi colpisce quando vedo le chiese in Francia: non sono affatto vuote! Vedo famiglie, bambini, sanno bene cosa ci stanno facendo lì. Per troppo tempo, i programmi televisivi hanno sostenuto i sostenitori dell’islam politico”. I terroristi hanno un vantaggio: “Sono capaci di morire per le proprie idee. Ma lo ha fatto anche Arnaud Beltrame (il poliziotto sgozzato dall’Isis a Trèbes, ndr) e mi ha profondamente segnato. Il movimento con cui la Francia ha acclamato quest’uomo dimostra che nulla è perduto. E incarna, con il suo gesto, un progetto spirituale inaudito e noi, nei media, non ne parliamo, abbiamo paura. Quando torno in Tunisia e sento il muezzin, mi succede qualcosa, non potrei spiegarlo, è irrazionale. Oggi parliamo di lotta al terrorismo, ma i mezzi non sono sufficienti. Nel libro, Lena lo comprende. Mi chiedo come possa farlo un paese”. Che se lo chieda una musulmana e non gli occidentali ci dice già moltissimo. Forse troppo.

Gino Quarelo
Idiozia, basta bandire l'Islam in quanto nazismo maomettano; non abbiamo bisogno dell'idolatria cristiana per combattere l'idolatria nazi maomettana.
Il discrimine non e morire per un idolo e la sua demenziale e inesistente vita eterna come fanno gli idolatri e demenziali nazi-maomettani ma vivere e se occorre morire per difendere la vita sulla terra che e il piu grande dei valori umani e civili, universali e spirituali come ha fatto Arnaud Beltrame.


La peggio morte, morire martire per un idolo
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La peggiore morte, morire martire per un idolo

Messaggioda Berto » ven giu 11, 2021 7:46 pm

L'inutilità del cristianismo per le battaglie per l'indipendenza, la libertà e contro il nazismo maomettano
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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