Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » mer ott 21, 2020 7:44 pm

Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso, naturale e innato
viewtopic.php?f=201&t=2930



Questo credere naturale non implica nessuna verità rivelata e nessun dogma di fede, nessuna magia, nessun mistero e nessuna iniziazione, alcun profeta e nessuna religione, nessun idolo culto e liturgia, nessuna preghiera e nessun privilegio miracolistico assurdo, nessuna fede magica e misterica in qualcosa che non sia evidente, naturale e universale, ragionevole, comprensibile e sensato, comune a tutte le cose e a tutte le creature.
Questo credere naturale areligioso ha la sola fede nella vita, nell'umanità di buona volontà e nella scienza che deriva dall'esperienza, dallo studio e dalla ricerca e non persegue alcuna immortalità e alcun paradiso eterno dopo la morte ma solo il buon vivere che continuamente si migliora giorno dopo giorno, generazione dopo generazione grazie al lavoro, all'impegno, al sacrificio, alla responsabilità umana e all'amore per la vita.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » mer ott 21, 2020 7:46 pm

Io credo in Dio o spirito universale, credo in modo naturale e innato come credono tutte le cose e tutte le piante e gli animali;
ma non credo alle interpretazioni di Dio delle religioni che se scambiate per Dio lo trasformano in un idolo divenendo così delle idolatrie.


Io credo che le religioni vadano rispettate unicamente se meritano rispetto ossia se queste rispettano la vita umana, la libertà e la dignità umane, la libertà e la diversità religiosa, di pensiero e di critica alle religioni stesse, se rispettano i valori e i diritti umani, civili e politici;
ma non credo che le religioni che mancano di questo rispetto vadano rispettate e tollerate, e credo che se queste religioni si fanno violente vadano bandite, messe fuori legge e combattute con ogni mezzo come il male peggiore e assoluto per l'umanità intera.
Tra queste religioni senza rispetto va annoverata senza alcun dubbio quella islamica, fondata da Maometto che fin da subito si è costituita come nazismo mafioso maomettano e che da sempre e ovunque non ha mai rispettato la diversità religiosa, areligiosa e di pensiero, istigando e praticando il disprezzo, la discriminazione, la predazione, l'omicidio e lo sterminio dei non maomettani, dei diversamente religiosi, areligiosi e pensanti.
Maometto, che gridava Allahu Akbar uccidendo tutti coloro che non credevano in lui e nel suo idolo Allah e chi gli si opponeva e non si convertiva, era un criminale religioso e politico, come lo sono sempre stati e lo sono tuttora i suoi seguaci che lo hanno imitato nei secoli e che lo imitano oggi seguendo il suo esempio e le prescrizioni criminali del suo Corano.

Maometto non è stato un profeta di Dio perché Dio non ha bisogno di religioni e di profeti, solo gli idoli hanno bisogno di religioni e di profeti.
Maometto è stato un idolatra criminale che ha fatto molto del male all'umanità intera e che continua a farne attraverso i suoi seguaci che credono nel suo mostruoso idolo Allah e nella sua demenziale parola incarnata nel Corano.


Allah non è Dio e Maometto non è un profeta di Dio
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2815


Ecco in verità chi era Maometto e cos'era la sua pace!
Maometto fu assai peggio di Hitler e di Stalin e di Toto Riina!
Maometto fu un ignorante, presuntuoso, invasato, esaltato, idolatra che si inventò il suo dio Allah tratto dagli idoli della Mecca, un dio-idolo dell'orrore, del terrore e di morte,
uno che abusò della credulità popolare e che poi si impose con la minaccia, l'intimidazione, il ricatto, la violenza (che non fu affatto per legittima difesa come raccontano i suoi seguaci per giustificarsi ma fu predatoria, aggressiva, sopraffatrice, assassina);
fu un bugiardo, un ladro, un razziatore rapinatore, sequestratore e ricattatore, schiavista, assassino e sterminatore;
fu un razzista al massimo grado che discriminò chiunque non si sottomettesse a lui e al suo idolo e che depredò, cacciò e sterminò ebrei, cristiani, zoroastriani e ogni diversamente religioso, areligioso e pensante che gli si contrapponesse e non si sottomettesse;
invase, depredò, ridusse in schiavitù e fece strage nei paesi altrui imponendo con la minaccia la sua politica e la sua criminale ideologia-teologia religiosa imperialista e totalitaria;
indusse al suicidio, all'omicidio e allo sterminio e fece dire al suo idolo, dettandolo ai suoi seguaci, ciò che poi
fu scritto nel Corano e che da 1400 anni induce e istiga alla violenza, alla discriminazione, alla falsità, alla minaccia, alla depredazione, al disprezzo degli altri non maomettani, alla riduzione in schiavitù e alla dhimmitudine, all'omicidio, al suicidio-omicidio, all'assassinio e allo sterminio di ogni diversamente religioso, areligioso e pensante della terra che non si sottometta ai suoi seguaci e al loro orrendo idolo Allah.

A chi esalta e santifica l'invasato criminale Maometto!
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è santificare il male, un mettersi dalla parte di ciò che di più maligno esista sulla faccia della terra.
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano dichiarandoli elevatori di spiritualità e portatori di umanità, di amore, di pace, di fratellanza, di giustizia, di cultura e di civiltà significa ingannare e illudere l'umanità intera specialmente quella che soffre a causa dell'Islam e che vorrebbe potersi difendere e liberare da tutto ciò;
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è farsi demenzialmente, irresponsabilmente e vilmente complici del male, e costituisce di per sé un grave crimine contro l'umanità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » mer ott 21, 2020 7:47 pm

La critica anche satirica delle religioni è la prima forma di difesa e di autodifesa dalla loro pretesa di essere la verità sia relativa che assoluta in tutto e di dominare la vita degli uomini in ogni sua articolazione anche con la minaccia e la violenza; ed è la forma naturale primaria e istintiva nonviolenta che precedele quella necessariamente violenta quando la molestia e la prepotenza religiosa passano dalla minaccia verbale alla violenza.
La critica anche satirica è un comportamento umano naturale, elementare e universale che l'uomo adotta nei confronti di tutto ciò che è ostile, malevolo, molesto, presuntuoso e assurdo.
.


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139

Je suis Theo van Gogh - Je suis Charlie Hebdo - Je suis Magdi Allam - Je suis Asia Bibi - Je suis Mila
viewtopic.php?f=205&t=2920
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

L'Islam è una merda?
Sì e planetaria ma non solo è anche una minaccia e una mafia mondiale, una mostruosità, un male assoluto per l'intera umanità.
Nessuna offesa quindi, nessun oltraggio, nessun insulto perché è la pura e semplice verità.
Merda è il nome figurato perfetto per indicare ciò che è ributtante, schifoso, orripilante, da rifiutare, rigettare, scartare, ciò che è disgustoso, velenoso, tossico, demenziale che fa del male, che terrorizza, che manca di rispetto, che disumanizza, che induce all'odio, alla discriminazione, al razzismo, al suicidio, all'omicidio, alle guerre civili e allo sterminio, che porta orrore, terrore e morte.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » mer ott 21, 2020 8:13 pm

Ecco un criminale e demenziale nazi maomettano, un fanatico imitatore di Maometto, suo seguace e difensore della mostruosa idolatria islamica.


Parigi, insegnante decapitato al grido di "Allah Akbar": in classe aveva mostrato caricature di Maometto. Killer ucciso dalla polizia
16 ottobre 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/1 ... 1602869646

La procura antiterrorismo ha aperto un’inchiesta per "omicidio in relazione con un’azione terroristica". L'assassino, prima di venire ucciso dalla polizia con dieci colpi d'arma da fuoco, ha fatto in tempo a pubblicare su Twitter le immagini della sua azione. L'attentatore è un ceceno nato a Mosca. Macron sul luogo dell'attacco: "Faremo quadrato, uniti contro il terrorismo"


Aveva 18 anni il killer che ha decapitato un professore di storia in una banlieue di Parigi. Nato a Mosca, era di origine cecena ed era sconosciuto ai servizi di informazione francesi come possibile musulmano a rischio radicalizzazione. Gli unici suoi precedenti sono per reati comuni. L'aggressore avrebbe urlato 'Allah akbar'. L'uomo avrebbe avuto un giubbetto esplosivo e - con il coltello ancora in mano dopo la decapitazione - si sarebbe diretto verso i poliziotti, minacciandoli. Gli agenti gli hanno intimato di fermarsi, inutilmente, poi hanno aperto il fuoco, uccidendolo.



PARIGI: CRONACA DI UN DRAMMA CHE SI POTEVA EVITARE
Michelle Mazel

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 2689994402

“Perché il male trionfi, è sufficiente che la brava gente non faccia nulla”. Questa citazione attribuita a Edmund Burke, un filosofo inglese nato quasi tre secoli fa, riassume la tragedia di Conflans-Sainte-Honorine. Poiché infine si resta confusi davanti alla catena di eventi culminati con l’assassinio di Samuel Paty.
Questo professore, che insegna da cinque anni alla Scuola Media Statale di Bois d'Aulne, evoca la libertà di espressione davanti ai suoi studenti. È il 5 ottobre. Parla delle caricature di Maometto. Perché ? Ebbene, semplicemente perché cinque anni dopo gli attentati del 2015, finalmente si sta svolgendo il processo, in particolare quello relativo all’attentato contro dei giornalisti di Charlie Hebdo, colpevoli di “aver insultato il profeta” avendo ripreso delle vignette pubblicate su un quotidiano danese. Quegli studenti, che oggi hanno tra i 13 e i 14 anni, erano troppo giovani all’epoca per seguire il dramma. Ma c’è un motivo in più: l'attentato che ha appena fatto due feriti davanti agli ex locali del settimanale satirico.
Nella classe ci sono alcuni studenti di fede musulmana. Alcuni di loro raccontano a casa quel che hanno sentito o visto. Come l'avranno presentato? Comunque sia, dei genitori si sono indignati. Meno di due giorni dopo uno di loro, la cui figlia non era presente alla lezione, esprime la sua indignazione sulla nuova pubblica piazza, il network, esortando, secondo Le Figaro del 18 ottobre, i suoi lettori a scrivere al Collettivo contro l'islamofobia in Francia , all'ispettorato accademico, al Ministro dell'Istruzione nazionale o al Presidente della Repubblica. Il giorno successivo si presenta alla scuola accompagnato da un attivista islamista, Abdelhakim Sefrioui, già noto ai servizi di intelligence, per sporgere denuncia contro il professore che lui accusa di diffondere immagini pornografiche. Quella stessa sera carica sul web la foto dell'insegnante.
La scuola pubblica è rispettosa delle leggi e viene avviata un'indagine; il professore reagisce recandosi al commissariato di polizia il 12 ottobre, per sporgere denuncia per diffamazione. Quello stesso giorno, un nuovo video, ancora più virulento, viene pubblicato online: perché? Era successo che nel frattempo le parole del Presidente francese sulla necessaria lotta al separatismo e al terrorismo islamico, avevano scatenato l'ira delle istituzioni islamiche. Quale modo migliore allora, per infiammare ulteriormente i fedeli, se non quello di puntare il dito contro un nuovo insulto rivolto al profeta? Nel video Intitolato “L’ Islam e il profeta insultati in una Scuola Media statale”, si afferma che Emmanuel Macron abbia alimentato l’odio tra i musulmani.
Questa volta la polizia si sveglia; il padre viene convocato in commissariato per il giorno 14. Ma lui non ci va. Nel frattempo, il web impazzisce e i video girano all’infinito. Ciononostante, secondo le informazioni di Le Monde , una recente nota dell'intelligence riportava, dopo diversi giorni di tensione, un clima "sereno" alla Scuola Media di Bois-d 'Aulne ... Ma solo all’interno, non fuori.
Il 16 ottobre, un musulmano ceceno diciottenne, che gode dello status di rifugiato politico in Francia, senza alcun legame apparente con quella scuola media, ha assassinato selvaggiamente un uomo che conosceva solo attraverso i messaggi di odio sui social network; poi ha postato sul suo account di twitter un’esplicita rivendicazione accompagnata dalla foto della testa della sua vittima: “In nome di Allah, il più misericordioso, (...) dico a Macron, il capo degli infedeli, ho giustiziato uno dei tuoi cani dell’inferno che ha osato denigrare Maometto, che calmi i suoi simili prima che vi infliggiamo una dura punizione.” Undici persone sarebbero ancora in stato di fermo in questa inchiesta aperta per “omicidio in relazione ad un'organizzazione terroristica” e “associazione terroristica criminale”. Un po’ tardi comunque sia.


Ecco cosa ha scritto l'assassino nazi maomettano:
“In nome di Allah, il più misericordioso, (...) dico a Macron, il capo degli infedeli, ho giustiziato uno dei tuoi cani dell’inferno che ha osato denigrare Maometto, che calmi i suoi simili prima che vi infliggiamo una dura punizione.


Maometto è stato un tagliatore di teste


TAGLIARE LA TESTA AI CRISTIANI? LO ORDINA IL CORANO E COSÌ FECE MAOMETTO
29 agosto 2014

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3413

Non esiste un islam moderato (del resto chi se la sentirebbe di dire che esisteva un nazismo moderato?)

La speranza, dicono, è sempre l'ultima a morire, anche davanti al boia. E uno ci prova davvero a credere che l'islam e Allah non c'entrino niente con i sanguinari tagliagole dell'Isis, con quelli che filmano le decapitazioni e li mettono nella top ten di You Tube, accanto all'ultima versione del Gangnam style o del bimbo che morde il dito al fratellino. Sono davvero in tanti, anche in buonissima fede, a sperare che l'islam non sia quel jihadista mascherato e vestito di nero che offre ad Allah la testa mozzata dell'infedele, che tra i musulmani esista una differenza tra moderati e fondamentalisti, che ci possa e ci debba essere spazio per il dialogo interreligioso e la reciprocità tra fedi diverse.
Si può provare a ridimensionare quelle estreme forme di denuncia che arrivano dalle voci più provocatorie dell'Occidente: il politico olandese Geert Wilders che paragona il Corano a Mein Kampf, le profezie sull'Eurabia alle porte della Fallaci, gli avvertimenti della scrittrice ebraica Bat Ye'Or. O il leader del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, che considera le preghiere in pubblico dei musulmani alla stregua della occupazione nazista in Francia durante la Seconda Guerra mondiale. Ma a spazzar via ogni illusione e volonterose aperture al dialogo, è la testa mozzata del reporter James Foley e quelle degli ostaggi catturati in Siria e Iraq o i cristiani caduti nelle grinfie delle milizie di Boko Aran.
La decapitazione è la pena preferita negli Stati islamici, come prevede il Corano. Rispetto all'utilizzo della spada è prevista una forma di clemenza per le donne condannate a morte. Possono scegliere la fucilazione, ma non perché la decapitazione sia considerata troppo violenta. La donna giustiziata in pubblico, se venisse decapitata, dovrebbe scoprire il collo. E questo sarebbe sconveniente. Un'altra eccezione è l'eventualità che, per reati violenti e particolarmente gravi, ad alcuni condannati possa essere inflitta la morte attraverso la crocefissione. Infine, ultima variante, la lapidazione per casi di adulterio.

IL CORANO AUTORIZZA A CALARE LA SPADA SULLE TESTE DEGLI APOSTATI E DEGLI INFEDELI
La pena di morte viene inflitta per tutti i reati che portano la "corruzione sulla Terra". Una definizione che lascia aperte infinite possibilità e che permette, a totale discrezione dei giudici, di far rientrare in questa categoria praticamente tutti i reati che un essere umano possa commettere. In Arabia Saudita, ad esempio, la si commina in caso di omicidio, violenza carnale, traffico di droghe, rapina a mano armata, apostasia, relazioni sessuali illecite (omosessuali ad esempio). I condannati vengono portati dalla polizia in una pubblica piazza, vengono loro bendati gli occhi, messi a piedi nudi, manette alle mani e inginocchiati verso La Mecca. Poi c'è l'esecuzione della pena (Qisas) al grido "Allahu Akbar!". Prima, però di essere passati alla scimitarra, i poveretti vengono drogati con tranquillanti. Di certo, i tagliagole dell'Isis non hanno usato questa gentilezza con i loro ostaggi e le centinaia di cristiani, yazidi o soldati dell'esercito regolare iracheno: il rito che però accomuna queste bestiali esecuzioni con quelle "legali" degli Stati islamici è l'invocazione alla grandezza di Allah. La formula è la stessa, che la decapitazione avvenga nelle piazze di Riad o nei deserti del Nord Iraq occupati dal Califfato.
Non è certo una causalità: la spada contro assassini, ladri o pervertiti è la stessa che il Corano autorizza a calare sulle teste degli apostati e degli infedeli. Anche nella Sharia (le norme religiose, giuridiche e sociali direttamente fondate sulla dottrina coranica), è narrata la storia di Maometto che è stato personalmente protagonista di efferati crimini, come la strage e la decapitazione di circa 700 ebrei a Medina. Fatti che i musulmani non smentiscono. Una delle raccolte dei detti (hadith) del profeta si intitola proprio "ll libro delle razzie", in cui si elencano oltre 60 guerre ad opera di Maometto". Il Profeta dell'islam fu un uomo di guerra. Esortò i suoi seguaci a combattere per la nuova religione da lui fondata e disse che Allah, il loro dio, aveva ordinato ai fedeli di imbracciare le armi. E lui stesso, anziché limitarsi a predicare la guerra, combatté in numerose battaglie. Nel corso di questi scontri Maometto articolò numerosi principi, che da allora i musulmani non hanno mai smesso di seguire. Dunque, se l'esempio vien dall'alto...

COSA DICE IL CORANO
Meglio, allora, far tacere le interpretazioni e dare la parola al sacro testo dell'islam.
Corano 5:33 «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso».
Corano 8:12 «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: "Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! E ciò avvenne perché si erano separati da Allah e dal Suo Messaggero". Allah è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero».
Corano 47:4 «Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti, colpiteli tra capo e collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine».
Corano 9:123 «O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con i timorati».
Corano 2:191 «Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti».
192 «Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso».
193 «Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah».
Corano 9:29 «Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati».
30 «Dicono i giudei: "Esdra è figlio di Allah"; e i nazareni dicono: "Il Messia è figlio di Allah". Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! 31 Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all'infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico».
Corano 8:15 «O voi che credete, quando incontrerete i miscredenti in ordine di battaglia non volgete loro le spalle».
16 «Chi in quel giorno volgerà loro le spalle, eccetto il caso di stratagemma per [meglio] combattere o per raggiungere un altro gruppo, incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l'Inferno. Qual triste rifugio!».
17 «Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava , per provare i credenti con bella prova. In verità Allah tutto ascolta e conosce».
Corano 8, 55-60 «Di fronte ad Allah non ci sono bestie peggiori di coloro che sono miscredenti e che non crederanno mai... Se quindi li incontri in guerra, sbaragliali facendone un esempio per quelli che li seguono, affinché riflettano».?
Corano 47,35 «Non siate deboli! Non offrite pace al nemico mentre avete il sopravvento! Dio è con voi e non vi frusterà nell'opere vostre. Quando poi saranno trascorsi i mesi sacri, uccidete gli idolatri dovunque li troviate, prendeteli, circondateli, appostateli ovunque in imboscate».

IL VERO ISLAM
Tutto questo è soltanto una deviazione dal vero islam? E il jihad è solo una guerra "spirituale e morale" tutta interiore? È la tesi di molti islamisti, intellettuali e capi di scuole che propongono una reinterpretazione del Corano in questa chiave, respingendo la versione maomettana intransigente e politica. Ma non sono certo in grado di condizionare lo strapotere che i gruppi più radicali e fondamentalisti hanno acquisito in questi anni, favorito anche dall'assenza di un'autorità unica legittimata a dare la corretta interpretazione delle scritture. In ogni modo, la riflessione teologica e politica non può certo chiudere gli occhi su un fatto difficilmente negabile: vero o no quello raffigurato dal Corano è l'islam esistente, reale e che si manifesta al mondo come ideologia il cui scopo è la sottomissione religiosa e politica del mondo. [...]
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » mer ott 21, 2020 8:14 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » mer ott 21, 2020 9:15 pm

Ecco i demenziali difensori dell'Islam, della religione mussulmana, del nazismo mamettano, del suo presunto diritto ad essere rispettata, non criticata e a uccidere chi la critica.
Demenziali difensori non solo nazi maomettani, come Marcello Veneziani, Bergoglio, ed altri



Ecco un demenziale mussulmano cosa scrive:
Mosbah Mednini
Giorgio Crisanti
L'uomo non è stato creato invano e non è stato lasciato trascurato, e la saggezza del Creatore, l'Onnipotente e la sua assoluta giustizia richiedono che una persona abbia un conto e una punizione per le azioni che viene e compie nei suoi obblighi, sia nell'ambito delle sue relazioni umane e sociali, sia nell'ambito della sua relazione con il suo Signore e Creatore, c'è una promessa. E una promessa in questo mondo e nell'aldilà. Pertanto era necessario che la vera religione stabilisse il principio dell'equità della ricompensa e della punizione, la ricompensa per coloro che obbedivano agli ordini del Creatore e poneva fine a ciò che egli proibiva e la punizione per coloro che disobbedivano a ciò e insistevano sul peccato. L'Islam è l'unica religione che è giusta, giusta, equilibrata e chiara nel principio di ricompensa e punizione. Il riassunto di ciò è venuto nelle parole del Creatore, l'Onnipotente: Chi fa il peso di un atomo di bene lo vedrà (7) e chi fa il peso di un atomo.
Con l'eccezione dell'Islam, le religioni, le credenze distorte e la noia umana sono tutte chiaramente disturbate e contraddittorie al principio di giustizia in materia di ricompensa e punizione. Ad esempio, il giudaismo ha negato al Dio di Dio l'Onnipotente l'attributo della giustizia, l'Onnipotente Dio su una tale altezza, e quindi mina il principio di giustizia in ricompensa e punizione dalle sue fondamenta. Piuttosto, gli ebrei credono di essere i figli di Dio e solo i suoi amati, e che Dio è solo il Dio dei figli di Israele, e che il Signore è solo il Signore dei figli di Israele senza il resto degli esseri umani, e che le varie nazioni e popoli diversi dalla loro razza ebraica non hanno speranza nell'Iddio del Signore, gloria a Lui. Che tutte le nazioni e i popoli siano rigettati da lui. E poiché il Dio degli ebrei non accetta gli altri e non accetta l'adorazione tranne che da loro, allora non c'è speranza per tutte le nazioni e i popoli di adorazione e vicinanza a quel Dio Signore che li ha creati e li ha creati dal nulla, e poi cercano un altro dio che gli piacciono e li accetta! Quindi Dio Onnipotente è esaltato in ciò che il giudaismo gli ha grandemente attribuito. Il giudaismo abbonda di altre cose, il che è impossibile per una persona sana di mente con un istinto puro e un'anima pura di accettarlo.
Per quanto riguarda i cristiani, credono che Cristo sia stato ucciso e crocifisso, e che attraverso la crocifissione di Cristo i peccati dell'umanità siano stati espiati, quindi dobbiamo santificare la croce, e dopo ciò facciamo quello che vogliamo, perché Cristo è morto per noi e ci ha tolto il nostro fardello, e viviamo una vita senza restrizioni, e facciamo ciò che desideriamo finché Cristo ha È stato torturato per toglierci i peccati. Secondo questo concetto cristiano, tutti entreranno in Paradiso, i giusti e i malfattori, e non importa quello che fai finché Cristo ti ha tolto i peccati. Dove sarebbe la misericordia e dove sarebbe la giustizia se una persona pura e innocente fosse crocifissa come espiazione per il peccato di un'altra persona che indulge nei peccati ?! Dio Onnipotente ha bisogno della croce per perdonare i peccati umani?! In che modo il Signore sacrifica il suo unico figlio per espiare i peccati delle persone?! Il Signore è incapace di perdonare i peccati umani senza questo misero gioco ?! Un dio incapace di proteggersi dai suoi nemici e un Signore che non può perdonare i peccati umani se non versando sangue e sacrificando suo figlio! Sfortunatamente, questo è ciò in cui credono i cristiani nel loro vangelo: “Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sull'albero, così che noi morissimo ai peccati e vivessimo per la giustizia, dal quale foste guariti”; Il Nuovo Testamento (1 Pietro, 24: 2).


Eccone un'altro, quello ...
Roma, 20 ott. 2020

http://www.askanews.it/cronaca/2020/10/ ... 020_00255/

Il “terrorista” che ha ucciso Samuel Paty, il professore decapitato vicino Parigi venerdì scorso, e “i suoi simili non rappresentano la religione di Maometto … proprio come il terrorista neozelandese che ha ucciso i musulmani nella moschea non rappresenta la religione di Gesù”. Così il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, Sheykh di Al-Azhar, in un messaggio letto dal suo rappresentante Mohamed Abdel Salam Abdellatif all’incontro interreligioso “Nessuno si salva da solo – Pace e Fraternità” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma alla presenza di Papa Francesco e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Lasciatemi commentare qui l’orrendo omicidio a Parigi”, scrive il grande imam della autorevole università sunnita del Cairo. “Nella mia veste di sheykh di al-Azhar dichiaro davanti a Dio onnipotente che io dissocio me stesso e i precetti della religione islamica e gli insegnamenti del profeta Maometto – su di lui la pace e la benedizione di Dio – da questo peccaminoso atto criminale e da tutti coloro che perseguono questa ideologia perversa e falsa. Allo stesso tempo confermo che insultare le religioni e abusare dei simboli sacri sotto lo slogan della libertà di espressione, rappresenta una forma di ambiguità intellettuale e un esplicito appello all’immoralità. Questo terrorista e i suoi simili – afferma ancora Al-Tayyeb – non rappresentano la religione di Maometto – su di lui la pace e la benedizione di Dio – proprio come il terrorista neozelandese che ha ucciso i musulmani nella moschea non rappresenta la religione di Gesù, la pace sia su di lui”.

Al rabbino capo di Francia, che auspicava il dialogo con l’islam in Francia e in occidente, il rappresentante musulmano ha detto: “Io ti dico come giovane musulmano rappresentante la mano dei musulmani è tesa per ogni bene verso di voi, benveuti in questo dialogo”.


Professore decapitato, Imam a Bergoglio: “Sbagliato insultare le fedi religiose”

https://stopcensura.net/professore-deca ... religiose/

Imam condanna omicidio, ma la fede è sacra. “Orrendo omicidio a Parigi”. È la condanna dell’Imam di Al-Azhar, Al-Tayyeb, la più importante autorità sunnita al mondo, della decapitazione del professore francese avvenuta giorni fa. L’Imam ha parlato all’evento sulla Pace a Roma: “Dissocio me stesso e i precetti della religione islamica” dal “peccaminoso atto criminale e da chi persegue ideologie perverse. Il terrorista non rappresenta Maometto”. Però “insultare le religioni, abusare dei simboli sacri sotto lo slogan della libertà di espressione, è una forma di ambiguità intellettuale”. Così Rai News.



Ecco il caso di Marcello Veneziani
https://twitter.com/venezianimar
Marcello Veneziani
@VenezianiMar
18 ott
La ferocia dei fanatici islamici va punita. Ma non è libertà di pensiero irridere Dio e la fede altrui. Liberi di non credere e di pensare diversamente, non di offendere ciò che rappresenta il Bene supremo per popoli e tradizioni. La fede si rispetta, a partire dalla “nostra”.


Come reagire al terrore
Marcello Veneziani
19 agosto 2017

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... l-terrore/


Ma come dovremmo reagire al terrorismo che riappare feroce appena finisce in secondo piano o tra parentesi? Far guerra al terrorismo molecolare, diffuso, è come voler cannoneggiare alle mosche.

Non riesci a prendere la mira, il bersaglio è troppo piccolo, mobile, imprevedibile, e si posa nei luoghi più diversi, per poter pensare di colpire nel segno senza distruggere tutto quello che c’è intorno.

Non ci si può barricare in casa, serrare porte e finestre per impedire che entri, anche perché è più probabile che quelle mosche sanguinarie siano già dentro.

Certo, la prevenzione riduce di gran lunga i rischi: infiltrare, vigilare, colpire prima che accadano i massacri. E controllare luoghi di culto e d’incontro degli islamici, filtrare gli accessi, ridurre gli arrivi, scoraggiarli in vario modo; ma, diciamolo con franchezza, è un modo per ridurre le probabilità, non certo per debellare il terrorismo.

Il terrorismo classico, di matrice ideologica e politica, a noi ben noto, era circoscritto nel tempo, nel numero e nello spazio: il bacino era quello, mai afferrabile in tutti i suoi confini ma in fondo più prevedibile e non sconfinato.

Più complesso del primo ma meno arduo da delineare rispetto al terrorismo islamico, è il fenomeno mafioso: la criminalità organizzata ha terminali più difficili da identificare ma si può risalire, ha un potenziale bacino ampio ma comunque più delimitato.

Qui invece siamo su un piano magmatico perché islamici sono un miliardo di persone, viventi in Europa sono decine di milioni, in arrivo con gli sbarchi sono migliaia a settimana, per non dire dei paesi islamici a un tiro di schioppo.

Anche a voler fare una cernita puntando su una fascia d’età più ristretta, maschile, di religione islamica ma sunnita o salafita, meno integrata o male integrata nel tessuto civico e lavorativo, il discorso resta ancora vago, nell’ordine di milioni di potenziali terroristi; e più vago si fa se i nuovi ingressi clandestini sono fiumi quotidiani incontrollati e ci vuole tempo e sforzo immane per classificarli e setacciarli.

Senza dire che il principale campo di addestramento dei terroristi sono i disturbi psichici che hanno valenza individuale. Il gesto di prendere un mezzo e scagliarsi sulla folla diventa difficile da prevenire, perché non necessita di architettare piani, procacciarsi armi, disporre d’una rete, addestrarsi.

Nel panico generale, resta poi sospesa in Italia la domanda: perché da noi finora non è accaduto? Le risposte possono essere tante e tutte in vario modo credibili. Perché siamo il principale ponte di approdo e di smistamento, e dunque non conviene creare caos proprio qui dove magari avviene la prima formazione, il primo reclutamento.

Altra ipotesi, perché siamo particolarmente bravi coi servizi segreti e con la prevenzione; sarà pure vero ma pensare che noi siamo i più efficienti di tutti, di tedeschi, francesi, inglesi, spagnoli, statunitensi, mi pare un po’ esagerato.

Terza ipotesi, perché siamo più indulgenti, abbiamo il papa che dialoga con l’Islam e siamo il paese della trattativa, abbiamo quasi accordi di reciproca franchigia, come accadde già col terrorismo e la criminalità organizzata. Anche questo può essere vero fino a un certo punto, perché gran parte di questo terrorismo è faidate, molecolare e dunque non soggetto a negoziati.

O in subordine perché siamo un paese periferico: a parte il fatto che gli attentati hanno riguardato pure il Belgio, seppur come dependance della Francia, ma poi non è vero, almeno per la nostra posizione geografica, perché siamo la porta d’Europa e siamo la sede della cristianità.

Oppure siamo stati finora risparmiati semplicemente per caso, perché finora non è capitato, non si sono allineati i fattori… Ma lo sentiamo sul collo, a parte il fatto che molti obiettivi, da Parigi a Barcellona al Mar Rosso, ci hanno comunque coinvolto.

Ma come reagire al terrorismo?

Per prima cosa non facciamoci prendere dal panico e fissiamo bene i dati: se in tre-quattro anni il terrorismo dell’Isis o affine ha mietuto 400 vittime con una cinquantina d’attentati, diciamo che statisticamente si tratta per ogni europeo di una probabilità su un milione, pur variabile secondo i luoghi e le occasioni di maggior rischio.

Qualunque altra fonte di disgrazia – su strada, per eventi naturali, per malattie sociali, per violenze private e perfino domestiche – nell’arco di questi anni ha mietuto assai più vittime del terrorismo. Capire questo vuol dire già sentirsi meno prigionieri del terrorismo e far meno il loro gioco che si fonda sulla paura generalizzata, sul panico indotto.

In secondo luogo, si devono restringere le maglie in Europa: frenare l’accoglienza e bloccare le migrazioni islamiche, rimpatriare ogni islamico che non svolge attività continuativa; controlli speciali e periodici su chi resta, obbligo di integrarsi come cittadini, con la lingua, le leggi e la nostra formazione. Altrimenti che tornino a casa.

È una discriminazione anticostituzionale? No, perché non ha un fondamento ideologico, razziale, etnico, ma sorge da un pericolo effettivo, accertato e provato sulla nostra pelle, tra attentati e stragi. E auspica integrazione, non segregazione. Dovrebbero essere gli stessi islamici non in guerra con l’Occidente a richiederlo per dimostrare la loro contrarietà al terrorismo.

Il sottinteso è esigere che gli islamici che sono da noi diventino i primi nemici dei fanatici e dei terroristi e i primi alleati nell’opera di segnalazione ed emarginazione degli esaltati, perché capiscono che gli effetti della violenza ricadono anche su di loro.

In terzo luogo, bisogna agire sulle fonti: pensare ai marchiani errori della politica estera statunitense e francese nei confronti dei paesi islamici; la follia di prendersela con l’Iran che dovrebbe essere il nostro principale alleato contro il terrorismo e poi trafficare con gli Stati arabi e gli emirati che sostengono e foraggiano l’onda fanatica, i loro territori e le basi del terrorismo.

Infine, trarre lo spunto da questi eventi dolorosi per generare davvero l’unione europea sul piano militare e strategico, nei confronti di immigrazione, terrorismo, controllo dei confini e dei mari, rapporti internazionali. Ma qui, più che nei precedenti punti, siamo nel regno della fantasy.





Ecco il caso di Bergoglio


Bergoglio parla al cuore della Chiesa: le religioni non vanno offese
di Carlo Marroni
15 gennaio 2015

https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... _PRN.shtml

Per la prima volta il Papa parla dei fatti di Parigi e va a fondo suole questioni che sono al centro degli approfondimenti di questi giorni, delle ragioni che hanno prodotto una strage consumata in nome di una visione estrema e violenta della fede. Bergoglio ribadisce che è una aberrazione uccidere in nome di Dio, ma non solo: «Credo che tutti e due siano diritti umani fondamentali, la libertà religiosa e la libertà di espressione. Parliamo chiaro, andiamo a Parigi! Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente e così vogliamo fare tutti. Secondo: non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio».

Nella sua lunga conversazione con i giornalisti durate il volo da Colombo a Manila risponde alle domande e non si esime da esprimere qualche timore anche per i fedeli cattolici che partecipano alle celebrazioni, a partire da quelle in Vaticano. Ma la novità di oggi è la presa di posizione contro le offese alla religione. «Sulla libertà di espressione: ognuno ha non solo la libertà e il diritto ma anche l'obbligo di dire ciò che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella che pensa sia la vera strada da percorrere, non collabora al bene comune. Avere dunque questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico (l'organizzatore dei viaggi vaticani, sempre accanto al Papa durante il volo e gli impegni, ndr) dice una parolaccia contro mia mamma, gli spetta un pugno. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri. Papa Benedetto in un discorso (la lectio di Ratisbona, nel 2006, ndr) aveva parlato di questa mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava a credere che le religioni o le espressioni religiose sono un sorta di sottoculture, tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della cultura illuminista. E questa è un'eredità dell'illuminismo».

Quindi è chiaro: va bene la libertà di espressione ma bisogna mettere un freno a chi insulta la fede altrui. Queste parole hanno un valore verso l'opinione pubblica, ma anche verso l'interno del mondo della Chiesa, dove si sono sollevate critiche verso la condiscendenza manifestata nei confronti della satira anti-cattolica, sempre presente in ogni numero di Charlie Hebdo. In Francia per esempio qualche critica è stata avanzata per la decisione della rivista dei gesuiti transalpini di pubblicare le vignette della rivista, cosa che invece non è stata fatta per esempio dall'altra progressista New York Times. Insomma, Bergoglio non concede spazio alla “politically correctness”, ma al nocciolo del problema. «C'è un limite, ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana, io non posso prenderla in giro. Ho preso questo esempio del limite per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti, come (nell'esempio) della mia mamma».



Papa Francesco: 'Se uno mi offende la madre gli do un pugno' - Cronaca
di Tullio Giannotti
16 gennaio 2015

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... 29767.html
"Non si offende la religione degli altri", parola di Francesco. Il Papa si esprime nel giorno in cui il fronte unico "Je suis Charlie" mostra le prime crepe, e lo fa senza mezzi termini: sì alla libertà d'espressione ma senza "provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri". Diametralmente opposta a Papa Francesco, la Francia si inorgoglisce per essere il Paese "di Voltaire e dell'irriverenza" - come rivendica il ministro della Giustizia, Christiane Taubira - e non accetta confini alla libertà d'espressione: "possiamo disegnare tutto, incluso il Profeta". Francois Hollande, dopo le giornate terribili in cui ha reso onore alle salme di poliziotti, ha abbracciato i familiari di giornalisti trucidati in redazione, ha abbracciato i musulmani in un incontro all'Istituto del mondo arabo, diretto ora dall'ex ministro della Cultura, Jack Lang. Voi, ha detto ai musulmani, "siete le prime vittime del fanatismo, del fondamentalismo e dell'intolleranza".

Per Papa Bergoglio, "la libertà di religione e la libertà di espressione sono tutti e due diritti umani fondamentali". Durante il viaggio verso Manila, il pontefice ha risposto alle domande dei giornalisti, e con un inviato francese si è lungamente soffermato sui dolorosi fatti di questi giorni, sempre premettendo che "non si uccide in nome di Dio" e che "i kamikaze danno la propria vita ma non la danno bene". "Ognuno - ha detto - ha il diritto di praticare la propria religione, senza offendere, liberamente". "Non si può offendere o fare la guerra - ha proseguito - uccidere in nome della religione, cioè in nome di Dio". E qui il mea culpa, il ricordo "della nostra storia", delle "grandi guerre di religione" fino alla "notte di San Bartolomeo".

Poi il tema del sangue di questi giorni, dell'irruzione terroristica in una redazione di vignettisti: "ognuno ha non solo la libertà o il diritto ma anche l'obbligo di dire quello che pensa se ritiene che aiuti il bene comune". Infine, il "pugno": quello che il suo "caro amico" "dottor Gasbarri", l'organizzatore dei viaggi papali che era al suo fianco, può "aspettarsi" da lui se "dice una parolaccia contro la mia mamma": "perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri". Il discorso del Papa è destinato a lasciare una traccia e a suscitare polemiche in Francia, dove di limiti alla libertà d'espressione, semmai, ci sono soltanto quelli in cui è caduto l'umorista Dieudonné: antisemitismo, apologia di terrorismo o negazionismo. La guardasigilli Taubira ha scandito bene le parole, era emozionata ma determinata nel suo intervento per l'estremo saluto a uno dei vignettisti uccisi dai fratelli Kouachi il 7 gennaio: "nel paese di Voltaire e dell'irriverenza abbiamo il diritto di ironizzare su tutte le religioni. Possiamo disegnare tutto, incluso il Profeta. Fra l'omaggio commosso a Tignous da parte della "superstite" Coco e un "Bella ciao" da brividi cantato dall'umorista Christophe Aleveque, la Taubira ha ricordato i principi del paese dei Lumi: "non ci sono tabù", i disegnatori uccisi "vegliavano sulla democrazia, per evitare che sonnecchiasse". Hollande ha teso la mano ai musulmani, contro i quali dal 7 gennaio si sono intensificate le azioni violente: "il fondamentalismo islamico - ha detto il presidente - si nutre di tutte le contraddizioni, delle povertà, dei conflitti non risolti da troppo tempo, e sono i musulmani ad esserne le prime vittime". Ribadendo l'imperativo di "evitare le confusioni" fra estremisti violenti e musulmani moderati, il presidente ha sottolineato il "dovere di solidarietà nei confronti del mondo arabo", a partire dal caso della Siria, dove "è la forza che ha avuto la meglio a furia di non affrontare quella questione". "Il mondo arabo è in piena mutazione, anche se non tutte le sue 'primavere' hanno prosperato - ha detto ancora il presidente - questi cambiamenti richiedono tempo".



Ecco il caso di Franco Matteo Mascolo
20 otobre 2020

https://www.facebook.com/francomatteo.m ... &ref=notif

Nel confronto religioso e culturale con le tradizioni musulmane, -come con tutte le altre tradizioni religiose e culturali del mondo,- bisogna usare sempre un linguaggio di dialogo civile, razionale, quindi non aggressivo, nonviolento, all'insegna del concreto rispetto reciproco, in base all'insegnamento biblico già proprio del Levitico, dell'"Ama il tuo simile come te stesso " ; ogni critica quindi che sia o diventi aprioristicamente umoristico-aggressiva e sarcastica, quindi violenta, e molto poco civile-dialogica, non contribuisce in alcun modo alla reale comunicazione reciproca, ma può suscitare soltanto reazioni aggressive di vario calibro e toni, con fisiologico effetto"boomerang"....Qui non c'entra il diritto alla libera (e responsabile) stampa, ma c'entra invece il diritto e il dovere ad agire con corresponsabilità in ogni rapporto di comunicazione, altrimenti la stampa può diventare arrogante ed egocentricamente autoincensantesi e"non-criticabile", quindi reazionaria e fascistoide ...




Regno Unito: lo scrittore musulmano condanna "il brutale insensato assassinio del musulmano che ha decapitato l'insegnante da parte della polizia francese"

https://www.islamnograzie.com/regno-uni ... -francese/

Ora dice che era “sarcastico”. Va bene. Immaginate, tuttavia, quale sarebbe la protesta se un nemico della violenza jihadista e dell’oppressione delle donne da parte della Sharia giustificasse l’uccisione di uno di quei terroristi in gran parte fittizi di “estrema destra”.

Il fatto di schierarsi con i jihadisti e persino con gli assassini della jihad, tuttavia, è sempre più accettabile tra l’intelligenza occidentale.

Dana Nawzar Jaf è improbabile che subisca conseguenze per questa approvazione della pena di morte della Sharia per blasfemia diversa da alcuni tweet arrabbiati.

La sua argomentazione si riduce essenzialmente a dire che gli studenti non dovrebbero essere esposti a materiale che trovano offensivo.

Questo è già abbastanza grave di per sé, in quanto tutti gli studenti dovrebbero essere sfidati a considerare le loro ipotesi e diventare in grado di difenderli, o permesso di cambiare le loro opinioni se scoprono che ciò che hanno ritenuto vero era falso.

Ma l’analogia di negazione dell’Olocausto si rompe sul fatto che la negazione dell’Olocausto è una menzogna mostruosa, mentre le vignette di Maometto non sono né vere né false, ma espressioni della libertà di espressione, che è il fondamento di qualsiasi società libera.

‘brutale omicidio da parte della polizia’ del terrorista islamista che ha decapitato l’insegnante fuori dalla scuola francese “, di Abul Taher, Mail Domenica18 ottobre 2020:

“Uno scrittore britannico ha scatenato l’indignazione ieri sera condannando la polizia francese per aver ucciso il terrorista islamista armato che ha decapitato l’insegnante Samuel Paty.

Dana Nawzar Jaf, un ex studente ceceno dell’Università di Durham, ha messo in dubbio la decisione della polizia di uccidere il fanatico ceceno Aboulakh Anzorov, temendo che il terrorista avrebbe attaccato loro o altri.

Jaf, che si descrive come un attivista curdo, aveva scritto su Twitter: “Condanno pienamente il brutale insensato assassinio del sospetto musulmano da parte della polizia francese avvenuto la scorsa notte.

“Macron e il suo apparato di sicurezza dovrebbero spiegare all’opinione pubblica qual è stata la necessità di usare la forza sproporzionata contro qualcuno sospettato di un crimine con coltello. La Francia è in crisi”.

Jaf – uno scrittore occasionale per la rivista new statesman di sinistra, non ha condannato la decapitazione stessa….

Ieri sera, jaf, che si ritiene sia arrivato in Gran Bretagna come studente di scambio dall’Iraq nel 2009, ha dichiarato: “Non si trattava di una dichiarazione di fatto sulla polizia. Dovrebbe essere un commento sarcastico nei confronti di Macron, che è il numero uno del terrorismo”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » mer ott 21, 2020 9:25 pm

A tutti costoro che insistono sulla necessità di non insultare la religione altrui va ricordato che:
esistono molte religioni che insultano, offendono, disprezzano, deridono, demonizzano, calunniano, discriminano gli altro religiosi e i non religiosi;
poi ve ne è una in particolare che oltre a insultare, disprezzare, deridere, demonizzare, calunniare, discriminare gli altro religiosi e i non religiosi, li minaccia, li intimidisce, li depreda, li uccide e li stermina e questa religione è l'Islam o il nazismo maomettano, da Maometto suo fondatore in poi, da sempre, ovunque e a tutt'oggi.




Tutti i mussulmani quando pregano il loro idolo Allah, 5 volte al giorno esprimono disprezzo e insultano i non mussulmani,in particolare gli ebrei e i cristiani.

Preghiere islamiche contro i non islamici
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2502


Preghiere che insultano, ingiuriano offendono tutti i non islamici diversamente religiosi;
chiare espressioni del razzismo proprio del nazismo maomettano o Islam con la sua "pura razza dell'umma mussulmana".



I musulmani che pregano tutti i giorni per 17 volte condannano ebrei e cristiani
https://www.youtube.com/watch?v=CvH-pmz ... ture=share





Ecco l'esempio della violenza criminale di Maometto contro i non maomettani:
in lavorazione



Ecco gli insulti, le offese, le minacce, le prescrizioni omicide contenute nel Corano.
...


Quel versetto del Corano e le bugie dei "buonisti"
L'Informale
“Chiunque uccida un uomo sarà come se avesse ucciso l’umanità intera”, quinta Sura del Corano, versetto 32.
Gian Giacomo William Faillace
16 Novembre 2015

http://www.linformale.eu/quel-versetto- ... -buonisti/

Appena qualche minuto dopo la strage di Parigi, molti musulmani e politicamente corretti hanno cominciato a citare quel verso coranico, approfittando dell’ignoranza del popolo occidentale in materia di religione. Persino il presidente americano Obama, nel suo discorso all’Università del Cairo, ha citato quel versetto, cercando di dimostrare che l’Islam è una religione di pace.
Come lui, tutti i leader musulmani invitati nei vari talk show televisivi italiani, in cui si presenta una realtà autentica come una banconota da 4 Euro.

In merito al versetto 32 della quinta Sura del Corano, la sua citazione è fuorviante. Corano 5:32 e seguenti dicono in realtà, integralmente: “Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità.
I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra.
La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso.” La traduzione, ci teniamo a sottolinearlo, è a cura di Hamza Piccardo, presidente dell’UCOII, quindi sicuramente fedele alle parole scritte nel Corano in lingua araba.

Nel versetto 33, ossia quello successivo, si legge: “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso.”

Robert Spencer, americano, studioso delle religioni e dell’Islam in particolare, spiega: “Quello che non viene mai menzionato da tutti quelli che citano questo versetto come se condannasse la violenza della jihad Islamica, sono molti fatti rilevanti: è inserito in un contesto di ammonimenti per gli Ebrei e non è presentato come un principio universale; contiene questa importante eccezione “a meno che non sia un assassino o un malfattore”, ed è seguito dal versetto 33, che specifica la pena per i malfattori: “Il castigo per chi muove guerra ad Allah e al suo Messaggero”, e lotta con forza e sparge misfatti e corruzione sulla terra è: esecuzione o crocifissione o amputazione di mani e piedi di lati opposti o l’esilio dal paese: questa è la loro ignominia in questo mondo e subiranno una terribile punizione nell’altro”.

Pertanto potremmo definire questo famoso versetto un vero e proprio monito nei confronti degli ebrei, un modo “religioso” per dire “O ti comporti come dico io oppure saranno “affari” tuoi“.

Ben lontani dal condannare la violenza, questi versetti evidenziano aggressivamente che chiunque si opporrà al Profeta sarà ucciso, crocifisso, mutilato o esiliato.
In altre parole, mentre distruggere una vita può essere equivalente a uccidere tutta l’umanità, se si sta spargendo “la corruzione sulla terra”, allora si dovrebbe veramente essere “uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra”.

Ed è con queste scuse che gli jihadisti spesso giustificano le loro azioni: ogni loro vittima ha “ucciso a sua volta” o “sparso la corruzione sulla terra”, che ovviamente è un concetto abbastanza elastico da poter significare qualsiasi cosa.
Ma ciò che è più interessante e che tutti dovrebbero sapere è che il detto del Corano 5:32 trova origine nel Talmud, che è il testo classico dell’Ebraismo, che ha una storia molto più antica dell’Islam. Il Talmud è secondo solo alla Torah (la Bibbia) e come disse Norman Solomon, Rabbino nonché filosofo e docente britannico, accademico e professore di studi ebraici ed ebraismo, attivo inoltre nei rapporti tra Ebraismo e Cristianesimo: “Se la Torah è il Sole il Talmud è la sua Luna che ne riflette la luce”.

Il Talmud cita testualmente: “Quindi, un uomo soltanto è stato creato all’inizio del mondo, per insegnare che se qualcuno fa sì che una sola anima perisce, le Scritture lo ritengono colpevole come se avesse fatto perire un mondo intero; e se qualcuno salva una sola anima, le Scritture gli riconosceranno il merito di aver salvato un mondo intero” (Mishnah, Sanhedrin 4:5).

Si tratta di un commento rabbinico sulla storia di Caino e Abele e il testo non contiene alcuna giustificazione al recar danno al prossimo.
Il trentaduesimo versetto della quinta Sura del Corano deriva quindi dal Talmud e addirittura il Corano riconosce che il provvedimento fu prima dato agli ebrei (i figli di Israele). Ma il Corano aggiunge una clausola, e la segue con un verso, che cambia radicalmente il significato talmudico. Tutto questo è palesemente ignorato da coloro che citano quel versetto coranico per dimostrare che l’Islam è una religione di pace, quando piuttosto indica il contrario.

Sappiamo perfettamente che qualcuno potrebbe sollevare l’obiezione su quanto sia “una questione di interpretazione”. Invece in questo caso non ci può essere nessuna interpretazione poiché, come ogni scuola coranica insegna, il Corano non è interpretabile, il Corano è, oggi, come nel 630 D.C. statico, non interpretabile, poiché è stato scritto dall’Arcangelo Gabriele e dettato da Allah, quindi non c’è interpretazione, non c’è errore. Quello che è scritto è.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » sab ott 24, 2020 7:34 pm

La mostruosa e criminale fede politico religiosa islamica o mussulmana o nazi maomettana
è fondata sulla violenza, sulla minaccia e sulla intimidazione, sul conformismo coercitivo assoluto, sulla paura e sul ricatto, sull'orrore e sul terrore, sull'omicidio e lo sterminio, sulla menzogna e sulla calunnia, sul disprezzo e la discriminazione di ogni diversamente religioso, areligioso, apostata, critico dell'Islam, ateo, agnostico, aidolo.
Senza violenza Maometto non si sarebbe imposto ai suoi primi seguaci e non avrebbe conquistato Medina e la Mecca, senza violenza l'Islam non si sarebbe diffuso nel mondo, senza violenza l'Islam non sarebbe la religione dominante nei paesi oggi mussulmani, senza violenza l'Islam crollerebbe come una baracca di cartoni al vento.
Senza violenza Maometto, Allah e il Corano non esisterebbero nemmeno più nella memoria dell'umanità,
la loro esistenza come religione e politica è alimentata unicamente dalla paura e dal sangue umano, da conflitti e guerre, da predazioni e stermini, dalle teste tagliate.


La critica anche satirica delle religioni è la prima forma di difesa e di autodifesa dalla loro pretesa di essere la verità sia relativa che assoluta in tutto e di dominare la vita degli uomini in ogni sua articolazione anche con la minaccia e la violenza; ed è la forma naturale primaria e istintiva nonviolenta che precedele quella necessariamente violenta quando la molestia e la prepotenza religiosa passano dalla minaccia verbale alla violenza.
La critica anche satirica è un comportamento umano naturale, elementare e universale che l'uomo adotta nei confronti di tutto ciò che è ostile, malevolo, molesto, presuntuoso e assurdo.




ESTREMISMO ISLAMICO: IN FRANCIA LA DECAPITAZIONE DEL PROFESSORE FRANCESE È SOLO L'ULTIMO DEGLI ATTENTATI SANGUINARI CONTRO LA CIVILTÀ EUROPEA -
INTERVISTA A FATIHA AGAG-BOUDJAHLAT (saggista franco-algerina)
“No alla pace codarda. Quanta altra barbarie come la decapitazione di Samuel servirà per risvegliare le coscienze assopite? ... Gli islamisti stanno vincendo. Trecento morti in Francia, ma è l’‘islamofobia’ a mobilitare i media ... Basta vigliaccheria mascherata da generosità".
Di Giulio Meotti

https://www.facebook.com/alessio.tramat ... 5200626426
“La barbarie è alle porte”, dichiarava ieri il Guardasigilli francese Eric Dupond-Moretti, mentre l’Express ripubblicava le vignette su Maometto e l’antiterrorismo annunciava che la moschea di Pantin aveva lanciato la fatwa contro il professore. “Per il suo lavoro, Samuel Paty è stato decapitato”, scrive l’Express. “Una intimidazione agli insegnanti: ‘Arrenditi’. La paura è ovunque. Non possiamo lasciarla prevalere”. A Place de la République, la voce più forte contro la paura e per Paty è stata di Fatiha Boudjahlat, che insegna a Tolosa ed è autrice di saggi contro l’islamismo: “Questa atrocità è frutto di una serie di vigliaccherie”.
Fondatrice del movimento Viv(r)e la République, Fatiha Agag-Boudjahlat ha scritto il libro “Combattre le voilement” (Editions du Cerf, prefazione di Elisabeth Badinter). Il Figaro l’ha appena inserita in uno speciale sulle sei donne di origini mediorientali, giornaliste e scrittrici, che in Francia combattono l’islamismo. “Samuel Paty è l’ultimo episodio di una lunga serie”, dice Fatiha al Foglio. “In Francia, un anziano prete è stato massacrato in chiesa durante la messa. Un dirigente d’azienda è stato decapitato. I media preferiscono parlare di ‘attacchi col coltello’, piuttosto che usare il termine ‘sgozzato’. Un paio di poliziotti sono stati assassinati davanti ai figli. E ora un insegnante è pugnalato a morte e decapitato. E’ la decapitazione che sconvolge. Ci vuole un atto barbaro di un altro tempo per risvegliare le coscienze assopite per la pace, per la viltà”. Fatiha Boudjahlat conosce bene i “territori perduti della Repubblica”, come si chiamano in Francia i quartieri della disintegrazione. “Ci sono territori ghettizzati, senza mix sociale, etnico o religioso. Quando ci sono studenti musulmani al 99 per cento, sì, possiamo dire che c’è separatismo”. E’ quello che vuole combattere Emmanuel Macron. “Inizia con un’ossessione per il paese di origine”, prosegue Boudjahlat. “I bambini originari dell’Algeria o del Marocco, ma nati in Francia da genitori a loro volta nati in Francia si definiscono ancora algerini, marocchini. E’ necessario estorcere loro, come fosse una concessione, il fatto che sono anche francesi. La Francia non è un semplice erogatore di servizi. Invece ricreiamo artificialmente gli stranieri. Per la vita. La Repubblica e i suoi servizi scompaiono. I funzionari eletti spargono intanto denaro sulle associazioni di comunità che forniscono servizi di utilità generale, come l’aiuto per i compiti. Sono pessimista, ma rimango combattiva”.
La Repubblica francese è in pericolo. “Come istituzione e come forma politica, sì. Il nostro modello di stato-nazione non si difende dal soft power islamico. La Repubblica è fatta di valori incarnati in simboli, come la bandiera, la moneta, l’inno. Ci asteniamo dal fare amare la Francia e i suoi simboli. Come possiamo sperare che questi bambini mettano radici e si sentano cittadini coinvolti e che compiano i propri doveri senza reclamare soltanto diritti? Il multiculturalismo prevale ovunque”.
Fatiha combatte il nuovo antirazzismo. “L’antirazzismo dovrebbe essere emancipatore, universalista. Questo nuovo antirazzismo alla moda afferma di essere inclusivo, ma in realtà blocca le persone nella loro comunità di nascita. Parla di purezza, di autenticità. Devi essere un buon arabo. E il buon arabo è un musulmano. E il buon musulmano è un musulmano ortodosso. Questo falso antirazzismo, con questo nebuloso concetto di ‘intersezionalità’, stabilisce diversi standard di dignità e libertà. Ai bianchi tale dignità, agli arabi un’altra, basata sulla religione. E questo antirazzismo è adornato con gli stracci del femminismo, poiché mette i diritti degli uomini non bianchi davanti a quelli delle donne non bianche. Uno dei cantori delle Indigènes de la République, che lavora all’Institut du Monde Arabe, Houria Bouteldja, ha scritto: ‘Apparteniamo alla nostra comunità e le assicuriamo la nostra lealtà’, che la porta a scrivere, lei e un altro ‘pensatore’ adorato dai sociologi francesi, Sadri Khiari: ‘Dobbiamo combattere la nostra integrazione’”.
Gli islamisti stanno vincendo in Francia, continua Boudjahlat. “Sì. Ne sono convinta. Hanno imposto il loro tema, il loro ritmo. Lo stato, spaventato, cerca interlocutori e consegna tutti i musulmani a estremisti autoproclamatisi leader. Non appena si verifica un attacco, un minuto viene dedicato alla vittima e delle ore agli islamisti e alla loro invenzione dell’‘islamofobia’. Trecento morti in Francia, ma è l’‘islamofobia’ a mobilitare i media”. Gli islamisti stanno usando il senso di colpa postcoloniale per imporre la loro agenda. “Ovviamente. Vivono in occidente, denigrandolo. Così come fanno la sinistra e la destra, che l’accusano perché glorificherebbe l’individualismo e distruggerebbe solidarietà e trascendenze. Un professore universitario in Inghilterra, Parekh Bhikhu, fa un elenco: ‘Individuo isolato, autoaffermazione aggressiva, ragione scientifica, mancanza di rispetto per la religione e parità di genere’. L’occidente è ridotto a questo. I diritti umani sarebbero una sua creazione, come la democrazia. Anche l’universalismo, cioè l’idea che i diritti e la dignità non appartengano a un colore della pelle. L’occidente è attaccato sul colonialismo: la tratta degli schiavi nell’Atlantico è di undici milioni di neri deportati, quella degli schiavi guidata dagli arabi è di quattordici milioni. Gli uomini di colore venivano castrati. Il senso di colpa è un motore politico efficace. Ma non corrisponde alla complessità della storia”.
Le basi culturali della società collassano sotto un relativismo suicida. “Un relativismo pieno di condiscendenza che pretende di essere generoso. Pensaci: nel 1989 i ricercatori di sinistra hanno chiesto la depenalizzazione della circoncisione femminile in Francia. L’antropologa Martine Lefeuvre ha scritto in quell’appello che ‘l’opposizione all’escissione, anche sul suolo francese, rientrerebbe in una visione fondamentalmente etnocentrica che opera nel disprezzo delle culture africane’. Due settimane fa, il quotidiano Libération ha pubblicato un articolo di medici che difendevano… i certificati di verginità! Sempre in nome della tutela delle donne. Il patriarcato bianco è combattuto. Il patriarcato arabo-musulmano beneficia della protezione. Assa Traoré ha potuto raccontare su diversi media come la poligamia del padre fosse stata ‘una grande esperienza’. Non avrei mai pensato di vedere difendere queste pratiche arcaiche in Francia. Come ha scritto Philippe-Joseph Salazar in ‘Words are weapons’, ‘la nostra passione sociale per il rispetto degli altri ci rende infantili nell’esprimere giudizi’. Possiamo e dobbiamo giudicare e vietare pratiche culturali incompatibili con i nostri valori. Valori che non sono legati al nostro colore, non sono innati, ma che sono il frutto di dibattiti, conquiste, una storia”.
L’odio di sé prolifera fra i più nel ceto intellettuale. “E’ una vigliaccheria che mascherano da generosità. Sono élite che hanno mantenuto privilegi di classe mentre mostrano il conforto morale di essere al fianco dei ‘deboli’. Deboli che non conoscono, che non frequentano. E’ solo disprezzo e condiscendenza. Un borghese come il sociologo Geoffroy de Lagasnerie ha appena chiesto la censura per le idee di destra, lui che vive nei migliori quartieri e lavora per lo stato. Non corrono rischi. Sono arrivata a credere che questi borghesi penitenti cerchino di eliminare la concorrenza scolastica dei figli degli immigrati, incoraggiandoli a concentrarsi sul folklore o sulla religione, piuttosto che sulle abilità che consentono il successo sociale. Difendono una cultura rigida e arcaica per i non bianchi, ma deridono il principio stesso di una cultura europea o occidentale. Sono nata in Francia. Se volessi vivere nel Maghreb, andrei nel Maghreb. Se volessi vivere in Russia, andrei in Russia. Vivo in Francia, combattendo lotte politiche per la dignità”.
Nel suo libro, Fatiha ha criticato il velo come strumento dell’islam politico. “Najma Kousri, un’attivista intersezionale tunisina, ha detto che ci sono tanti femminismi quante erano le donne”, continua Boudjahlat al Foglio. “Un utero è un organo che non garantisce nulla in termini di consapevolezza politica. Il femminismo è politico, ecco perché un uomo può essere femminista e una donna no. Ci sono tanti femminismi quante sono le femministe. Ci sono femministe bianche, che nascondono i loro privilegi di classe, mentre pretendono di difendere l’inclusione. Devi vedere il loro reddito! Come i Glorieuses creati da Rebecca Amsellem. E ci sono femministe che osano difendere il femminismo islamico. ‘Le donne sono libere, purché si attengano agli standard patriarcali di verginità, modestia, discrezione’. Il guinzaglio è lungo, ma è comunque un guinzaglio. Fanno credere alle persone che l’islam che difendono sia rispettoso delle donne, degli omosessuali. Questo è sbagliato, è lo stato di diritto europeo che obbliga l’islam a rispettarlo”.
Teme per l’Europa occidentale. “Il futuro è tetro. Nei paesi di tradizione anglosassone, il separatismo è compiuto. I tribunali coranici esistono già in Inghilterra, l’alto funzionario Louise Casey aveva fornito al primo ministro David Cameron un rapporto allarmante. Ha notato che i quartieri di quattro città, Blackburn, Birmingham, Burnley e Bradford, avevano tra il 70 e l’85 per cento della popolazione musulmana. In una città dell’Inghilterra settentrionale tutti i consiglieri comunali dell’Asia meridionale, tranne uno, erano andati a cercare una sposa nel loro paese d’origine, il Pakistan. La Danimarca è stata recentemente scioccata da un decreto di divorzio emesso ai sensi della sharia, quindi sfavorevole alle donne. Alcuni direbbero che nulla obbliga queste donne a rivolgersi alla giustizia comunitaria. Ma negli spazi ghettizzati, preferire la giustizia civile significa bandirsi dalla propria comunità. In Germania, afgani e siriani traggono vantaggio dalle circostanze culturali attenuanti dopo stupri e omicidi. Perché non avrebbero capito gli standard europei. E’ scandaloso. Torniamo a una giustizia medievale, basata sull’appartenenza a una comunità e non sul diritto territoriale. Non ho affatto paura di una guerra civile. Credo piuttosto che ci sarà una pace codarda, consentita dal multiculturalismo. Un giornalista di estrema destra ha scritto che alcuni territori sono stati persi in modo permanente, che i musulmani dovrebbero essere autorizzati ad applicarvi la sharia e gestirsi da soli. A ogni comunità le proprie regole”.
Fatiha è stata aggredita nel metrò di Parigi, ma il fatto di non avere figli è un vantaggio coi rischi che si assume. “Antepongo la felicità dei miei studenti a ogni altra cosa e questo passa attraverso il radicamento, la libertà, l’equilibrio. Sono insultata come ‘cameriera araba’, ‘collaborazionista’, ‘domestica nera’, ‘harkiette’, e sono minacciata. Sono sempre più esclusa dalla mia famiglia e questo è doloroso. Finché i musulmani saranno più veloci nell’escludere i musulmani laici rispetto agli estremisti, non andremo avanti. E ti dirò che, anche senza questi atroci omicidi, gli islamisti hanno già vinto”.
Nel 1965 il filosofo e combattente della Resistenza Julien Freund ebbe un dialogo con il filosofo socialista Jean Hyppolite. “Sulla questione della categoria amico-nemico, se hai davvero ragione, non mi resta che andare a coltivare il mio giardino”, gli disse Hyppolite. Freund, che rifiutava la rispettabilità ideologica, gli rispose che la guerra era un fatto insormontabile e che accettarlo non significava desiderarlo: “Pensi di essere quello che designa il nemico, come tutti i pacifisti. ‘Finché non vogliamo nemici, non li avremo’, pensi. Ma è il nemico che ti designa. E se vuole che tu sia suo nemico, puoi fargli le migliori proposte di amicizia. Se vuole che tu sia suo nemico ti impedirà anche di coltivare il tuo giardino”. Il pacifista Hyppolite si alzò in piedi ed esclamò: “In quel caso, non mi resta che suicidarmi”. La Francia sta ancora coltivando il proprio giardino.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » sab ott 24, 2020 7:35 pm

Bisogna avere la coscienza e il coraggio di chiamare le cose con il loro nome.
Il problema non è l'islamismo ma l'Islam, il primo terrorista islamico fu Maometto, modello per tutti gli altri da sempre.
Non esiste distinzione tra islamico e islamista, ma tra "islamico" non praticante e quindi di fatto non islamico e un islamico praticante quindi islamico e islamista che imita Maometto e segue il suo Corano.
Non esiste un Islam buono e un Islam cattivo, esiste solo l'Islam che è il nazismo dell'Umma islamica elaborata e praticata in primis da Maometto e tale ideologia e pratica politico-religiosa è il male assoluto.



I RACCONTI DELL'ERA ATOMICA
Giovanni Giacalone
23 ottobre 2020

https://it.insideover.com/terrorismo/co ... berta.html

Era necessario arrivare a una decapitazione per rendersi conto di come l’islamismo sia diventato un problema molto serio che necessita misure di contrasto forti ed immediate. Eppure di segnali ce n’erano in abbondanza e da tempo oramai: basti pensare che da inizio 2012 ad oggi sono ben 22 gli attentati jihadisti in suolo francese per un totale di 267 morti. La decapitazione di Samuel Paty, con tanto di grido “Allahu akbar” e foto della testa pubblicata dal killer sul proprio profilo Twitter assieme a un commento delirante è l’ennesima follia omicida di un’ideologia malata che purtroppo in Francia, ma anche in Europa, si sta diffondendo a macchia d’olio.

A Parigi stavolta sembrano aver recepito il messaggio e il governo Macron è passato all’attacco: ben 231 stranieri radicalizzati sono in procinto di essere espulsi; 51 associazioni islamiche sono a rischio di messa al bando, tra cui il controverso “Collectif contre l’islamophobie en France (CCIF)”, il Collettivo Sheikh Yasin e la “BarakaCity”. Le autorità francesi si sono inoltre attivate per rintracciare e prendere provvedimenti contro una novantina di utenti che sui social hanno pubblicato commenti di odio e di sostegno al killer.

Secondo molti, decisamente troppi, il 18enne ceceno Abdoullakh Anzorov ha fatto bene a giustiziare Paty, colpevole di aver mostrato alla classe quelle vignette satiriche su Maometto tanto detestate dagli islamici. Qualcuno sul web ha farneticato che le autorità dovrebbero proibire di fare ironia sulla religione, come tale Farrukh Shaikh, utente della zona di Manchester che scrive: “Le autorità dovrebbero capire ed emanare una legge chiara che vieta di fare commenti sulle religioni”. In poche parole, o le autorità vietano la libertà di satira e di commento nei confronti delle “religioni” (Islam), oppure la gente muore. Una decapitazione in pubblica via di un docente di educazione civica per rimediare all'”affronto” di una vignetta. È evdiente che si ha a che fare con un’ideologia folle e malata ed ha ragione Macron a dichiarargli guerra, perché in una società civile non può esserci spazio per tale abominio terroristico.

Il professor Marco Lombardi dell’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies dell’Università Cattolica di Milano lo ha espresso chiaramente: “Ogni attacco diretto a modificare con violenza e terrore i valori fondanti della nostra cultura e società (quelli in cui comunemente ci riconosciamo), ma anche i comportamenti che si fondano su quei valori, è un atto di terrorismo”.

Il terrorismo va combattuto in casa propria e all’estero, dunque ben vengano le misure di Macron, ma forse si è un po’ in ritardo coi tempi. Come già detto inizialmente, ci sono voluti ben 267 morti in 8 anni per rendersi conto del problema in Francia mentre altri Paesi come Gran Bretagna, Germania e anche l’Italia sembrano non aver ancora colto la dimensione del fenomeno e nemmeno di quella cospicua parte silente che senza esporsi troppo lascia intendere di non disdegnare una punizione per chi “osa infangare l’onore” di una figura che se per alcuni è un grande profeta, per altri può legittimamente essere un signor nessuno o un semplice un personaggio storico e neanche tanto ben visto.
Gli attori e le dinamiche della follia islamista

Un aspetto che emerge con chiarezza esaminando le dinamiche immediatamente precedenti all’omicidio è il fatto che vi siano una molteplicità di attori che hanno contribuito a montare ciò che ha poi portato all’uccisione di Samuel Paty.

In primis c’è il padre di una studentessa presente alla lezione sulla libertà di espressione tenuta da Paty che ha lamentato al padre l’esposizione da parte del docente di una delle caricature di Maometto, nudo e con i genitali esposti, pubblicate da Charlie Hebdo. Questo personaggio, identificato come Brahim C. e con tanto di parente che si è unita all’Isis in Siria, ha così provveduto a montare un caso contro il docente, presentandosi alla scuola assieme al noto predicatore islamista radicale di origine marocchina, Abdelhakim Sefrioui, per chiedere il licenziamento di Paty e che prima dell’omicidio aveva postato sul web un video in cui denunciava il professore, praticamente additandolo ed esponendole alla vendetta. Il padre dell’allieva avrebbe invece pubblicato il nome, la scuola e persino il numero di telefono del docente.

Fin qui si è ancora nella fase di incitamento all’azione violenta, pericolosa tanto quanto l’atto omicida in sè. E’ a questo punto che subentra un altro attore, quello che trasformerà la propaganda d’odio in omicidio, il 18enne ceceno Abdullakh Anzorov, nato a Mosca da genitori originari di un villaggio a una trentina di km a sud-ovest di Grozny, ma trasferitosi in Francia da piccolissimo in seguito a una richiesta di asilo politico della famiglia. Secondo quanto reso noto dalla Bbc, l’attentatore avrebbe scambiato messaggi con il padre della studentessa prima dell’attentato, usufruendo delle informazioni ricevute dalla fase di divulgazione d’odio e si è presentato fuori della scuola chiedendo agli allievi (e forse addirittura offrendo denaro) di indicargli quale fosse Samuel Paty. Il resto è purtroppo noto alla cronaca. Sembra dunque scartata l’ipotesi iniziale secondo cui attentatore e istigatori non si conoscevano.

Subito dopo il cruento omicidio, Anzorov ha provveduto ad immortalare la testa mozzata del docente e a pubblicarla sul proprio account Twitter assieme a una delirante rivendicazione “nel nome di Allah”. Anzorov ha poi deciso di terminare il tutto con un’azione volta al martirio, facendosi ammazzare dagli agenti che lo inseguivano dopo avergli sparato contro utilizzando un’arma ad aria compressa e aggredendoli con un coltello.

E’ evidente che il 18enne non può essersi radicalizzato in Cecenia visto che è arrivato in Francia a 6 anni, ma potrebbe non essere un caso che nonni, genitori e fratello di Anzorov siano stati immediatamente tratti in arresto dall’anti-terrorismo francese. Il sospetto è infatti che altri membri della medesima famiglia possano essersi radicalizzati, forse già ai tempi della guerra di Cecenia.

Andrey Pajusov, un ufficiale in pensione degli Spetsnaz già attivo in Caucaso settentrionale che ora gestisce il canale Telegram Operline e contattato da Insideover non esclude tale possibilità e aggiunge: “Questo tipo di azione non è la prima e temo non sia nemmeno l’ultima. La causa di ciò è una visione miope per quanto riguarda le politiche migratorie dell’Unione Europea che considera come utile il flusso immigrazionale senza effettuare un’adeguata selezione”.

L’ufficiale faceva poi notare come su Instagram l’account islamista daghestano “dyx_daghestanca” abbia celebrato Anzorov con tanto di foto, alias “Abdoullakh al-Shishani” e la frase “Il nostro fratello che non ha tollerato l’abuso nei confronti del nostro profeta Maometto, la pace e la benedizione di Allah siano con lui”.

Vi è ovviamente anche il ruolo svolto dalla propaganda online utilizzata da Anzorov quanto meno per raccogliere le informazioni necessarie a rintracciare la scuola e le dinamiche. Il fatto che il ceceno non fosse noto all’anti-terrorismo francese (a differenza di Sefrioui ch era invece classificato con “Fiche S”) fa presumere che non fosse frequentatore di ambienti radicali, ma è solo una supposizione. Non si può nemmeno escludere che vi fosse una specie di rete informale, generatasi spontaneamente, che ha portato il ceceno, il padre della studentessa e il predicatore all’azione, seppur con ruoli differenti. In ogni caso soltanto le indagini, ancora in corso, potranno fornire un quadro chiaro sulla radicalizzazione di Anzorov e le sorprese potrebbero non essere finite.
Immagini, social e improvvisazione: il nuovo jihadismo “fai da te”

Un ruolo fondamentale nell’omicidio di Samuel Paty è stato svolto dalle immagini e dai social, presenti in tutte e tre le fasi, quella iniziale, quella dell’atto e quella post-attacco; se infatti inizialmente sono stati i video del predicatore Sefrioui e i post del padre dell’allieva a “vomitare” odio contro il docente, l’esito della conseguente azione violenta (la testa mozzata) è stata pubblicata su Twitter dallo stesso killer. Non solo, perchè vi è poi la terza fase, quella del “consenso” e avente luogo sempre sul web, dove molti utenti islamisti mostrano sostegno o quanto meno comprensione per l’atto di Anzorov che “ha punito un sopruso fatto a Maometto”.

Emerge poi per l’ennesima volta il fenomeno del jhadismo “fai da te”, con il terrorista (in questo caso Anzorov) che si attiva spontaneamente, senza esser parte integrante di alcuna organizzazione jihadista strutturata, raccoglie informazioni sul target tramite il web e agisce utilizzando quel che trova, un coltello. Oramai è questa la normalità in una nuova era del terrorismo islamista dove attacchi come quelli perpetrati da al-Qaeda nei primi anni 2000 appaiono oramai come storia vecchia e dove persino quelli perpetrati da quelle reti organizzate che nel 2015 e 2016 colpirono Parigi e Bruxelles possono sembrare “vecchio stampo”.

Nessuna fatwa emessa, come invece sostenuto dal Ministro degli Interni francese, Gerald Darmanin, per il semplice fatto che una fatwa può essere emessa soltanto da un imam accreditato, con importante curriculum di studi presso istituzioni islamiche internazionalmente riconosciute. Trattasi in questo caso di istigazione all’odio perpetrata da predicatori radicali, soggetti privi di qualsiasi titolo per parlare in nome dell’Islam, ma ai quali troppo spesso viene lasciata libertà di parola.

Il terrorismo si adatta alle circostanze, è fluido, mutevole, adattabile, ma non per questo meno letale in quanto bisogna sempre valutarne gli effetti; se da una parte si è ben lontani dall’elevato numero di morti del 2015, dall’altro ci sono degli effetti che sono comunque devastanti. Il killer ha voluto lanciare un messaggio chiaro, forte, ha voluto terrorizzare la cittadinanza con un atto estremo, la decapitazione, mostrata sui social prima di venire oscurata. Il concetto? “Attenzione ad andare contro di noi ed insultare Maometto perchè farete questa fine”. Una sfida alla libertà di espressione e di satira in nome di un’ideologia patologica e violenta. Questa volta si è attivato un 18enne ceceno non noto all’anti-terrorismo, per conto proprio e senza alcun preavviso, problema di non poco conto per chi si occupa di screening preventivo con lo scopo di scongiurare atti come questo. Il nuovo terrorismo islamista è imprevedibile e servono nuove strategie di prevenzione e contrasto, ma ci si è mossi con notevole ritardo.

Sulla situazione francese il direttore del think-tank britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-Itct, Noor Dahri, ha le idee ben chiare: “La decapitazione messa in atto dal lupo solitario islamista mostra ancora una volta come la Francia non sia un Paese sicuro per quanto riguarda la libertà di parola. L’omicidio non è frutto dell’Islam, ma dell’Islam politico, dell’islamismo e i musulmani dovrebbero condannare l’atto a livello mondiale; in particolare quelli che vivono in Francia e possono godere dei frutti della democrazia e della libertà. Il silenzio dei musulmani fornisce linfa vitale agli estremisti islamici”.

Per quanto riguarda le contromisure prese da Parigi, Dahri prosegue: “Il governo francese fa bene ad espellere i 231 islamisti, ma mostra anche una chiara difficoltà da parte delle istituzioni nel controllare l’estremismo domestico. Lo Stato francese è in difficoltà nel contrastare le narrative estremiste che sono oramai radicate anche all’interno di istituzioni islamiche locali in quanto non hanno individuato le corrette metodologie per fermarle e purtroppo sono narrative che fanno sempre più presa tra i musulmani. Negli ultimi cinque anni sono stati circa 250 i cittadini francesi che hanno perso la vita a causa del terrorismo di stampo islamista e la Francia non ha ancora fatto nulla di produttivo per sradicare l’ideologia islamista”.

La Francia, ma anche il resto d’Europa seppur con minor intensità, sono pieni di “mine radicalizzate” in procinto di attivarsi, manca solo l’input che in questo caso è arrivato dal semplice atto di un docente di scuola media che voleva promuovere la libertà di espressione e satira. L’Europa dovrebbe essere il cuore della libertà e della democrazia, ma vi sono ideologie malate che non sono d’accordo, corpi estranei al contesto occidentale che utilizzano la violenza per imporre la dottrina dell’odio; costoro vanno combattuti senza compromessi e come già detto da Lombardi, bisogna negargli qualsiasi attenuante o comprensione, perché il loro obiettivo è tornare a colpire.



Islam e islamici dove sta il problema?
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2709
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... nref=story

Il maomettismo o nazismo maomettano e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2667
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5512703312
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io credo in Dio o spirito universale in modo areligioso

Messaggioda Berto » sab ott 24, 2020 7:35 pm

Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 201&t=2827

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 6418241981
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater




Ecco ancora Marcello Veneziani contro quelli di Hebdo e la libertà di critica e di satira sulle religioni

Fanatici islamici e nichilisti nostrani
21 ottobre 2020

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... -nostrani/

È terribile l’immagine del professore decapitato dalla ferocia dei fanatici islamisti. E fu terribile la strage sempre a Parigi nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo dopo le vignette che irridevano Maometto e la religione islamica. È la barbarie del fanatismo, l’orrenda dismisura tra le parole e le immagini degli uni e le scimitarre e i massacri degli altri. Nessuno in Occidente si è inginocchiato, come ha fatto notare Francesco Borgonovo, perché stavolta la vittima era un occidentale e non un nero, e l’uccisore era un islamista fanatico e non un poliziotto americano.

Sottolineata la crudeltà diabolica dei fanatici terroristi e il vile autolesionismo di tanti occidentali, resta però una questione che non possiamo rimuovere e che riguarda l’Islam ma finisce per riguardare noi, la nostra civiltà, la nostra religione e tradizione. Ma è davvero libertà di pensiero e di espressione irridere Dio e la fede, altrui o nostrana? Siamo liberi di non credere e di pensare diversamente su Dio e la fede, siamo liberi di criticare la religione e i suoi fondamenti teologici, ma siamo liberi anche di ridicolizzare, offendere ciò che rappresenta il bene supremo per popoli, tradizioni, credenti? Possiamo deridere pubblicamente ciò che per altri è la cosa più seria della vita e del mondo ed è costata guerre, martiri, sacrifici? Se siamo tra amici, in ambito privato, possiamo pure concederci qualche ironia ma non possiamo pubblicamente mettere alla gogna umoristica, coglionare una fede che per tanti rappresenta una ragione assoluta di vita.

Un vecchio proverbio di buon senso popolare diceva: scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Siamo abituati a prendere in giro i simboli e le figure della religione cristiana, senza mai curarci di offendere la sensibilità di molti ma anche la storia di tutti, la tradizione da cui deriviamo, la civiltà in cui viviamo. Tante volte l’arte, la musica pop e la satira hanno preso in giro il Padreterno, Cristo, la Madonna e tutti i santi. Sapendo che è molto più facile farlo in occidente; provate a farlo con gli islamici, scrivemmo una volta a proposito di un concerto blasfemo di Madonna Ciccone o dell’opera di qualche artista “trasgressivo”: purtroppo abbiamo avuto la prova tragica che con loro non si può scherzare. Condanniamo senza se e senza ma, la reazione feroce, sanguinaria, degli assassini in nome di Dio, e la sproporzione tra una vignetta, una battuta, una gag blasfeme e una strage, un assassinio.

Però resta un punto: la libertà deve avere una misura, un limite, deve fermarsi davanti al rispetto di tradizioni e temi che non riguardano singole persone, singoli aspetti della vita, ma il rapporto tra la vita e la morte, l’aldilà e l’eternità, la religione e l’anima. Quando ci dicono che la libertà d’espressione viene prima di tutto è facile obbiettare che nella libertà d’espressione non viene inclusa la libertà di diffamazione e disprezzo. Dunque ha dei limiti. E sappiamo pure che sono vigenti, anzi sono aumentati, i divieti anche legali oltre che culturali verso chi esprime opinioni ritenute scandalose o negazioniste su temi storici sensibili e verso chi infrange il codice del politically correct. Non possiamo offendere omosessuali, donne, neri, rom, ebrei, migranti, disabili ecc. Invece, quando si parla di Dio e di fede, possiamo tranquillamente prendere in giro, ridicolizzare, la fede nostra e quella altrui.

Quando ho sollevato sui social il tema del rispetto religioso, taluni sono arrivati a dire: allora per te hanno fatto bene a uccidere il professore, i redattori di Charlie Hebdo se la sono cercata? Per carità, non trascinatemi sul vostro rozzo livello di demenza, tra grossolane semplificazioni, attribuendomi il contrario di quel che penso.

Come avrete capito non sto giustificando la reazione feroce e nemmeno riconoscendo una sia pur lieve attenuante. Sono due temi diversi: uno è la condanna senza appello di questi atti e la loro sacrosanta punizione. L’altro è il mancato rispetto delle religioni. E ho aggiunto: le identità si rispettano, ma a partire dalla propria. Da noi infatti più volte si finisce col rispettare i riti e i costumi altrui, anche incompatibili coi nostri codici nel nome della tolleranza; ma poi si calpesta facilmente la religione cristiana che ha permeato per millenni l’occidente. Un tema è il fanatismo islamico, un altro è il nichilismo occidentale.

Il problema è a monte e investe più di tutti la Francia. E non solo la sinistra francese. È l’eredità dell’illuminismo e della rivoluzione francese che pone la libertà di pensiero al di sopra di ogni cosa, e ricaccia le religioni nell’ambito di superstizioni private. Non dimenticate che quelle norme teofobe adottate in Francia e poi in Europa, non colpirono tanto i chador e i riti musulmani ma investirono il crocifisso nelle aule, la spoliazione del Natale e del presepe, la messa al bando di ogni simbolo o richiamo religioso (operazione peraltro impossibile perché le nostre città, piazze, palazzi, ospedali e cimiteri sono nati così, con quei simboli e quei nomi e da quelle fedi).

Per condannare la decapitazione del professore, Charlie Hebdo del 16 ottobre scorso non ha trovato di meglio che attribuirla “all’ideologia fascista”. Il fascismo non c’entra, sono fanatici islamici. E se proprio vogliamo tirare in ballo un paragone con le crudeltà occidentali, ne avete uno in casa, a Parigi: a tagliare le teste con la ghigliottina furono i giacobini della Rivoluzione francese. Quelli stessi che reclamavano la libertà di pensiero e la libertà di calpestare Dio e la religione.


Alberto Pento
Insegnamo, chiariamo o ricordiamo a Marcello Veneziani che sembra non saperlo, capirlo o confonderlo o averlo dimenticato, sperando che non abbia un debole per questa demenzialità idolatra:
1) Allah non è Dio ma l'idolo mostruoso e terrificante di Maometto;
2) Maometto fu un assassino razzista e nazista, sterminatore di ogni diversamente religioso e pensante che non si convertisse e che si opponesse all'Islam;
3) L'Islam è si "una religione" ma è una religione idolatra, una ideologia e una pratica giuridica, politica e militare razzista, nazista, violenta e criminale che non ha alcun rispetto per i non islamici, per i diversamente religiosi, areligiosi e pensanti, che disprezza, discrimina, induce all'odio, all'omicidio e allo sterminio.
4) Maometto e il suo Allah del Corano non sono diversi da Hitler e dal suo Mein Kampf e che come costoro
sono anch'essi il male demenziale assoluto e che pertanto non vanno assolutamente rispettati ma denunciati e criticati anche con la satira, sopratutto con la satira prima dei provvedimenti collettivi/pubblici di polizia, politici, militari di contrasto, di repressione, espulsione, condanna e altro di più grave e prima delle azioni individuali di autodifesa e di legittima difesa se necessario in caso di aggressioni diffuse.




Demenziali pseudo intellettuali di destra e di sinistra antisemiti, antiamericani e filo nazi maomettani
viewtopic.php?f=197&t=2944
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Idoli, idolatria, aidoli e atei

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti