Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » dom lug 13, 2014 9:13 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » dom lug 13, 2014 9:14 am

Canpisanti o çimiteri longobardi e xermani ente ła tera veneto-furlana
viewtopic.php?f=43&t=959

Cexete e canpisanto longobardi, xerman-venete e venete
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... JNMm8/edit

Immagine


http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del ... _a_Vicenza
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » dom lug 13, 2014 9:30 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » dom ago 10, 2014 1:42 pm

San Xorxo de łe Perteghe

http://www.comune.sangiorgiodellepertic ... esto=17&x=

Il territorio si estende per 18,80 kmq a nord di Padova ed è popolato da 7.400 abitanti. E’ attraversato da diversi corsi d’acqua: Tergola, Vandura, Tergolino, Muson dei Sassi e Piovego che rendevano un tempo i terreni acquitrinosi e inospitali e che i Romani provvidero a regolare e arginare. Questa infatti è terra di centuriazione romana, lungo l’antica via Aurelia, diretta da Padova ad Asolo, oggi Statale del Santo.
Dopo i Romani, tra le popolazioni che percorsero e si insediarono nel territorio, furono forse i Longobardi a lasciare una traccia più concreta, se è vero che il toponimo “San Giorgio” si riferisce Santo caro a questa popolazione (oltre a San Michele) e “Pertiche” alla particolare usanza funeraria, di cui parla Paolo Diacono nella “Historia Longobardorum”, riferibile alle lunghe aste sormontate da una colomba per venerare i loro cari morti in terre lontane.
Altri si rifanno al termine di misura terriera romana, la “pertica”.
Il termine San Giorgio si trova per la prima volta nelle disposizioni testamentarie di Milone di Giovanni Ponga, mentre poco dopo, nel 1155, appare in un atto di investitura nella forma completa di San Giorgio delle Pertiche. In quei tempi, il luogo era sotto la giurisdizione del Vescovo di Padova, che vi possedeva un castello con torri e palazzo dominicale e governava il territorio con “uomini di Comune” chiamati “marici” e con Statuti particolari, che furono tra i primi ad essere redatti nel Padovano.

Pertega
http://it.wikipedia.org/wiki/Pertica_(u ... _di_misura)
(nome kel se catà parlopì ente l’ara padan veneta e gnente entel Làsio, a Roma e al xo de ła penixla tałega)

Mixure de łi secołi xermani ente l’ara tałega
viewtopic.php?f=136&t=1055

Pertega
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... pxdkU/edit


San Xorxi en Bosco
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Giorgio_in_Bosco

San Xorxi en Brenta
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Giorgio_in_Brenta

San Xorxo de Perlena
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Giorgi ... centino%29
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » gio nov 06, 2014 11:34 pm

San Bertin
http://it.wikipedia.org/wiki/Bertino_di_Sithiu
http://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_San_Bertino

Bertino di Sithiu (Coutances, 615 circa – 698 circa) è stato un abate franco di Saint-Omer.
Dopo essere entrato nel monastero colombaniano di Luxeuil fondato da San Colombano, verso il 642, Bertino, con i monaci Mommolino ed Ebertanno, si trasferì nella diocesi di Thérouanne, retta dal vescovo Audomaro. Questi diede ai tre l'incarico di recarsi a Sithiu (l'odierna Saint-Omer) per costruirvi un monastero, alla cui guida fu scelto Mommolino.
Dopo il 660 gli succedette Bertino che, diventato abate, si prodigò per l'evangelizzazione delle terre limitrofe e per la bonifica della campagna circostante.
Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, la sua memoria viene celebrata il 5 settembre.



Bert, Berto, Bertha, Berton, Bertoldo, Berti, Bertin
viewtopic.php?f=41&t=1181
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » mer dic 10, 2014 12:51 pm

A Gravo ƚe do çexe sepeƚie soto al mar, co lè cresesto o co ‘l se ga alsà de liveƚo, dapò el I secoƚo de ƚi ani cristiani, ƚe xe dedegà a S. Gotardo e a S. Agata ke ƚi xe do santi de ƚi xermani:


San Gotardo
Gotardo
http://it.wikipedia.org/wiki/Gottardo_%28nome%29
Deriva da un nome germanico reso Godehardus in latino medioevale e, in tedesco, Godehard e poi Gotthard. È composto dalle radici gudha (o god, "dio", da cui anche Goffredo, Gottlieb e Traugott) e heard (hardhu, "forte", "coraggioso", presente in numerosissimi nomi di origine germanica), e si presta quindi a interpretazioni quali "forte mediante Dio", "forte come Dio", "Dio è forte", "guerriero di Dio" e via dicendo.
È proprio del Nord Italia, in particolare della Lombardia.

Ma sto San Gotardo el vien tanto pì tardi:

Gottardo di Hildesheim
http://it.wikipedia.org/wiki/Gottardo_di_Hildesheim
Gottardo di Hildesheim, in tedesco Godehard o Gotthard (Reichersdorf, 960 – Hildesheim, 4 maggio 1038), fu un vescovo benedettino della diocesi di Hildesheim. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, oggetto di culto soprattutto nella regione alpina, dove si è dato il suo nome ad uno dei valichi più importanti dell'arco alpino.

Forse a ghe jera on santo ancora pì vecio o ƚa dedega a sto santo ƚa xe riva dapò ke ƚa cexa ƚa xe sta negà dal mar.

Sant’Agata
http://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Agata



Lagouna veneta (pristoria e storia)
viewtopic.php?f=177&t=1249


Sta carta de ƚi ani veneto-romani ƚa te enbroja su parké ƚa mostra na situasion jeomorfoƚojega ke forse ƚa ghe jera a scuminsiar da el II secoƚo d.C. prima nò ƚa jera difarente, co el stado roman el ga istituio ƚa X Rejo ƚa ƚagouna veneta no ƚa jera cusì:

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... istria.jpg



El somexo de Gravo/Grado/Grau


Gravo, Grado, Grau/Grao (etimołoja e storia)

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... ZPak0/edit
viewtopic.php?f=151&t=111

S.Gotardo e S.Agata
S.Gotardo poxidonia riprexe TurSub Grado
http://www.youtube.com/watch?v=X6FstaLgpb8
http://www.youtube.com/watch?v=hKCfuhVZ ... re=related

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Gravo.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... otardo.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Felix.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » sab mag 16, 2015 6:58 pm

Sant'Agata de' Goti
http://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Agata_de%27_Goti

http://www.santagatadeigoti.net
Sant'Agata de' Goti è un comune italiano di 11 453 abitanti in Campania, nella provincia di Benevento.
Ufficialmente si trova notizia per la prima volta del toponimo Sant'Agata nel 568 d.C. quando viene fondato dai longobardi l'omonimo gastaldato.

La cittadella storica si erge su una propaggine tufacea tra il Martorano e il Riello, due affluenti del fiume Isclero, che formano uno spettacolare incrocio di profondissimi valloni, in era geologica epicentro di un violentissimo sisma; l'intera città si sviluppa alle falde del monte Taburno (1394 m), oltre il torrente Martorano.

http://it.wikipedia.org/wiki/Isclero

Rana, Reno, Rindola, Rieƚo, Rill, Inn, ...
viewtopic.php?f=45&t=1194

Marso, Marzio, Marsan, Marexane, Marta
viewtopic.php?f=45&t=118
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » dom giu 21, 2015 12:48 pm

La fabbrica dei santi immaginari.

http://viaggiatoricheignorano.blogspot. ... inari.html

Anno 776. Un messaggero trafelato sfreccia lungo i ciottolati di Novaria fino alla sede vescovile. Smonta dal cavallo schiumante e corre, strabuzzando gli occhi per lo sforzo, su per le scale. Carica a testa bassa come un toro infuriato tutte le porte che gli ostacolano il cammino, finché raggiunge la stanza del vescovo. Stremato si getta ai suoi piedi, bacia l'anello con le labbra secche e ansimando gli consegna una pergamena che tiene con pugno incerto.

Sicardo veglia sulle anime di quelle terre da diversi anni. Ha faticato tanto per mantenere la sua posizione e il suo status, ha trattato con potenti e sovrani, ha accettato ogni sorta di compromessi. Ma questo no! Mentre legge i suoi occhi si fanno piccoli, le mani tremano. Chiude di scatto la pergamena e la getta di lato con tutta la violenza che ha in corpo. Il messaggero è ancora ai suoi piedi. Attende.

Il re dei Franchi, quel Carlo di Aquisgrana, dopo che il fratello e co-reggente era morto, si era messo in testa di diventare imperatore di mezz'Europa. A quanto pare ci stava anche riuscendo. Da una manciata di mesi aveva sottomesso le terre dei Longobardi e si era nominato loro re. Poco male: nobili, possessores ed ecclesiastici erano stati lasciati al loro posto.

Ma l'anno precedente quell'infame traditore senza cervello di un Tassilone, dopo aver lasciato che il nuovo re spodestasse suo suocero Desiderio, aveva cercato di riprendersi il regno appoggiando Rotgaudo e gli altri duchi ribelli. E aveva scoperto troppo tardi di essersi sbagliato di grosso. Il “franco” era un osso duro.
La rivolta era stata definitivamente sedata, questo si sapeva. Ma l'infausta missiva che Sicardo aveva scagliato in un angolo conteneva la peggiore delle notizie.

Il nuovo re stava sostituendo con vassalli propri, scelti nelle élites d'oltralpe, franche, bavare, alemanne, burgunde, tutti i precedenti dignitari longobardi rivoltosi. Adesso giungeva voce che aveva cominciato a rimuovere anche quelli delle terre adiacenti e c'era chi giurava che avrebbe proceduto così in tutto il regno longobardo.

Presto sarebbe toccato anche a Novara. Maledizione! Che Iddio lo perdoni per quell'imprecazione, ma non c'è tempo da perdere!
Solo chi aveva dimostrato fedeltà al nuovo re e dimostrato l'utilità strategica di essere lasciato al proprio posto, era stato risparmiato.
Secondo l'informatore di Sicardo, gli ecclesiastici che avevano conservato il loro status erano quelli che avevano potuto contare sull'appartenenza ad una lunga tradizione facente capo ad un qualche antico “santo” portatore della Religione.
Ecco! Il vescovo fa chiamare con urgenza lo scrivano e finalmente congeda il povero messaggero.

Dev'essere andata più o meno così, in quel periodo incerto per la conoscenza, durante il quale nacque ufficialmente il culto di molti “santi” cristianizzatori. I vescovi e i vassalli locali terrorizzati dall'ondata “riformatrice” di Carlo Magno che intendeva sostituirli con suoi fedeli rappresentanti, si salvarono ritrovando le origini quasi mitiche del loro potere, a suon di “vite” confezionate su misura e santificazioni forzate.

Com'era giunta infatti la Religione nelle valli più remote? Come si era diffusa fin nel Novarese, tra i laghi e in Ossola? Dopo la promulgazione dell'Editto di Milano del 313 il Cristianesimo era diventato religione “di stato”. Il processo per la verità richiese molto tempo, ma fu il santo imperatore “vescovo dei vescovi” a gettarne le basi.

Senza dubbio tra i motivi che avevano immediatamente destato l'interesse di nobili e potenti per la nuova Religione, c'erano le disposizioni che lo stesso Costantino aveva stabilito e in particolare quella per cui i chierici cattolici dovevano essere esonerati da tutti i munera civilia (oneri fiscali, tasse, servizio militare, obblighi statali, ecc...). La loro esistenza, infatti, doveva essere necessariamente dedicata a officiare il culto a Dio, affinché potesse procurare tutti i possibili benefici divini alle genti.

Accattivarsi Costantino e accedere ai benefici fiscali connessi all'adesione al Cristianesimo, fu dunque una buona motivazione che subito avvicinò i possessores di tutto l'impero e soprattutto di quelle zone che non erano sotto il controllo diretto di uno dei pochi vescovi fino ad allora esistenti.
I nobili possessori dei terreni non esitarono, per motivi “politici” a radunare intorno a sé le prime comunità di nuovi credenti, affidandole poi a predicatori appositamente reclutati.

I primi edifici di culto altro non furono che le cappelle fatte costruire dai “possessores” accanto delle loro abitazioni.
Accade proprio così nel Novarese e in Ossola. A Sizzano (Sitianum o anche Siccianum, forse da Sitius, nome del probabile possessor del luogo ???) gli scavi archeologici hanno portato alla luce un'antica villa o domus romana del I secolo d.C. Annesso alla struttura principale è stato rinvenuto un oratorio di 12 metri per 12 metri, risalente proprio al IV secolo.

Ma Costantino, non si era fermato al riconoscimento di certi benefici. Li aveva vincolati: solo i chierici che amministravano correttamente i riti e diffondevano i culti della nuova Religione potevano vederli riconosciuti. Per gli altri, per gli immeritevoli immeritevoli, aveva invece coniato uno specifico termine giuridico apposito: “haereticus”, attraverso il quale riconoscerne la mancanza di virtù e addirittura spodestarli al bisogno come era accaduto per la faccenda dei “donatisti” irretiti dal vescovo di Numidia.

Perciò fu premura di ogni possessor assegnare la propria cappella nel pagus a un preposto, itinerante, con l'incarico non solo di celebrare e battezzare ma anche di recarsi nei villaggi a predicare e diffondere la “lieta novella”. Il legame tra ogni nuovo battezzato e il suo battezzatore fu, all'inizio, l'elemento su cui si strutturarono le chiese proto-pievane.

Non contava dove si chiedeva il battesimo, ma a chi lo si chiedeva.
I primi predicatori venivano “assunti” da lontano, forse convincendoli ad abbandonare gruppi cristiani già precostituiti in cui al preposto già si affiancava una sorta di “collegio” simile a quelli sacerdotali romani. Il “possessor” di Novaria, fondata la cappella presso la sua grande casa l'aveva affidata a un certo Lorenzo. Ma affinché la Religione si diffondesse e i privilegi si consolidassero, serviva un predicatore vero. Così, consigliato forse dal vescovo di Vercelli Eusebio per tramite del milanese Ambrogio, aveva convinto a scendere nelle sue terre un celta di nome Gaudenzio, che si prodigava da tempo a far accettare il Vangelo ai popolani delle campagne di Eporedia.

Intanto, in quegli stessi tempi, tra il IV e il VI secolo, il senatore romano Audenzio, possessor delle terre intorno al Lago di Orta destinato alla santificazione, aveva assoldato, con identici fini, un predicatore errante fatto venire da oriente e precisamente da un isola del Golfo Sarnico, tra l'Attica e l'Argolide. Nato su un'isola, sarebbe stato sepolto, su un'altra, quella del lago, alimentando innumerevoli speculazioni su di sé e sui suoi seguaci.

Due colpi secchi alla porta. Un grugnito di assenso. Lo scrivano entra in tutta fretta, gli occhi ben a terra e si prostra davanti al vescovo assorto nei suoi pensieri. Ha portato con sé un rotolo sgualcito, come Sicardo gli aveva chiesto di fare. Ad un cenno, con voce tremula, comincia a leggere.

“... beati Gaudentii novariensis civitatis, quae gaudet eum plebs universa patronum. His gestis beati viri ut si indignis quibuscumque explicata sunt dictis, nunc tempore congruo terminus dare disponimus, ori manum imponimus, introrsus ad coscientiam redire festinamus.Et quidem indigni famuli dum imitari non possumus, patroum nobis fieri precibus postulemus, ut eius meritis adiuvemur...”

Non basta. I pochi versi redatti tempo prima dal suo predecessore Leone sono quasi inutili. I ministri dell'imperatore non accetterebbero mai di mantenerlo vescovo solo per quelle poche parole. Ci vuole ben altro.

Lo scrivano attende a membra contratte, temendo l'ennesimo violento scatto d'ira del presbitero. La rabbia che cova dentro non si fa - come sempre - aspettare, concentrandosi tutta nel terribile pugno che Sicardo abbatte sul tavolo. Il colpo è talmente forte che la brocca colma d'acqua prende a tentennare pericolosamente, fino a rovesciarsi, spargendo ovunque il liquido che contiene.
E mentre le gocce stillano sui piedi del malcapitato scrivano, il vescovo ha un'improvvisa illuminazione.

La mancanza di notizie sul primo vescovo di Novaria può giocare a suo favore. Quel che manca verrà fabbricato! E poiché non è mai esistito prima, nessuno potrà mai dire che è falso. Ma, affinché sia più vero del vero, dovrà essere ispirato alle leggende di altri vescovi ben più illustri. Anzi, sarà vescovo pure Gaudenzio, il primo di tutti. Meglio ancora, sarà santo!

Al tramonto lo scrivano è di nuovo ai suoi piedi. Sul tavolo, ripulito dal piccolo disastro ha appena srotolato le pergamene che contengono le “legendae” di San Martino, Sant'Eusebio Sant'Ambrogio e Sant'Agabio, Gli acta di San Dionigi e il Passio di San Lorenzo, da cui trarre tutti i necessari spunti.
E mentre il sole si fa rosso come il sangue prodigioso dei santi, Sicardo comincia a dettare.

NOTA: Se si esclude un accenno al vescovo Leone, che ne retrodaterebbe la stesura (almeno in parte) al principio del VIII secolo, la vita di San Gaudenzio viene per lo più ascritta la periodo in cui era vescovo di Novara Sicardo. Nulla si sa di questo ecclesiastico. È invece certo che il suo successore Tito Levita abbia ordinato la trascrizione della raccolta di canoni conciliari della diocesi di Novara meglio nota con il titolo di Collectio Novariensis.

A quell'epoca di riscoperta della storia di Novara risale l'invenzione dei santi novaresi che, più o meno, furono fabbricati così.

BIBLIOGRAFIA

Battista Beccaria, Le Culture Preromane e Romane del Territorio Novarese, in Novarien 22, 1992

Giambattista Beccaria, Sulle origini cristiane novaresi. In margine a quattro conferenze del gruppo di studio sulle culture preromane, romane e barbariche del Novarese, Novarien 25, 1995

Giambattista Beccaria, Sulle Origini cristiane novaresi. Nuove acquisizioni. In margine alle conferenze del Gruppo di studio sulle Culture preromane, romane e barbariche del Novarese negli anni 1996 e 1997, in Novarien 27, 1997

Giambattista Beccaria, Note in margine al convegno e agli atti su Il cristianesimo a Novara e sul territorio: le origini, Novarien 28, 1998

Gianni Colombo, San Gaudenzio - Edizione critica della “Vita Sancti Gaudentii”, Novara, 1983
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » dom ago 09, 2015 9:35 pm

Santa Gertrude o Geltrude
http://www.santiebeati.it/dettaglio/30050

https://it.wikipedia.org/wiki/Geltrude
Deriva dal nome germanico Geretrudis; è formato da ger (o gaira, "lancia") e þruþ ("forza") oppure trut (o druda, "amico", "caro", "amato"). Può quindi significaro tanto "amica della lancia", o "lancia amica", quanto "lancia di forza" o "forza della lancia". Il primo elemento è comune a molti altri nomi di origine germanica, quali Gary, Gerardo, Giraldo e Gervasio, mentre il secondo si ritrova anche in Astrid, Iltrude ed Ermentrude.
Esistono comunque altre interpretazioni: ad esempio viene indicato come un composto dei termini sassoni all, "tutto", e truth, "verità", quindi "tutta la verità"; oppure, mantenendo come primo elemento gar ("lancia"), è proposto per secondo thrude ("vergine"), quindi "vergine della lancia". Infine un'ulteriore ipotesi lo fa composto da agil ("punta", "spada") e trut ("fedele").

In italiano, la forma originaria Gertrude si è adattata per motivi fonetici nella forma Geltrude, ed è distribuita in tutta l'Italia continentale. In Inghilterra venne invece probabilmente portato da coloni dei Paesi Bassi attorno al XV secolo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:

Messaggioda Berto » dom mag 15, 2016 11:14 am

On Santo co on nome de orexene xermana lè San Roco

https://it.wikipedia.org/wiki/San_Rocco

Rocco di Montpellier, universalmente noto come san Rocco (Montpellier, anno imprecisato tra il 1346 e il 1350 – Voghera, notte tra il 15 e il 16 agosto di un anno imprecisato tra il 1376 e il 1379), fu un pellegrino e taumaturgo francese; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica ed è patrono di numerose città e paesi.
È il santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste, e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa. Il suo patronato si è progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime; in senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volontariato. Con il passare dei secoli è divenuto uno dei santi più conosciuti nel continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più misteriosi.


https://it.wikipedia.org/wiki/Rocco

Maschili
Alterati: Rocchino[1], Rocchetto[1]
Femminili: Rocca[1]
Alterati: Rocchina[1], Rocchetta[1]

Varianti in altre lingue

Albanese: Rroku
Basco: Erroke[5]
Catalano: Roc[2][5]
Croato: Rok, Roko[2]
Francese: Roch[1][2]
Frisone: Rokus[2]
Greco moderno: Ρόκκος (Rokkos)
Germanico: Rochus[2], Rocco[2]
Inglese: Rocky[2]
Latino: Rochus[4]
Lettone: Rohs
Lituano: Rokas
Olandese: Rochus[2]
Polacco: Roch[2]
Portoghese: Roque[2]
Russo: Рох (Roch)
Sloveno: Rok[2]
Spagnolo: Roque[1][2][5]
Tedesco: Rochus[2]
Ungherese: Rókus

Orexene e sparsion

Si tratta di un nome di origine germanica, che probabilmente in origine costituiva un ipocoristico di altri nomi, comincianti con gli elementi hraban ("corvo", animale sacro nelle tribù germaniche) o hroth ("gloria"). Altre fonti propongono una connessione a hrok ("riposo"), a hroc (dal significato incerto, forse "gracchiare", "ruggire", "gridare"), nonché a termini non germanici come il latino rocca ("rocca", "fortezza").

Deve la sua diffusione alla devozione verso san Rocco, un pellegrino del 1300 di origine francese che morì di peste a Voghera. Storicamente, il nome è documentato in Italia sin dall'Alto Medioevo nelle forme Rochus, Rocchus, Rocho e Roccho. Usato in tutta la penisola, è maggiormente diffuso al Sud, specie in Sicilia; al di fuori dell'italiano è invece poco usato. Ulteriore spinta alla sua diffusione è stata data, di recente, dal film di Luchino Visconti Rocco e i suoi fratelli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Cristianismo o cristianesimo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 7 ospiti

cron