Caro Papa Françesco (na bołetina)

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 4:31 am

On poro Papa dei diriti dexmentego dei doveri!

Papa: «Sogno un nuovo umanesimo europeo». Francesco riceve in Vaticano il Premio Carlo Magno
Carlo Marroni
2016-05-06

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... id=ADIy0zB

Europa senza muri, come patria dei diritti, che riscopre i grandi ideali che l'hanno generata.
Papa Francesco nella grande sala Regia del Palazzo Apostolico in Vaticano riceve il prestigioso internazionale Premio Carlo Magno – il massimo riconoscimento europeo - e pronuncia un discorso destinato a rimanere tra i capisaldi del pontificato, un vero “manifesto” per l'Europa pronunciato di fronte ai massivi livelli politici ed economici dell'Unione, da Angela Merkel ad re di Spagna Felipe, da Matteo Renzi a Jean Claude Junker, da Martin Schultz a Mario Draghi.
«Sogno un'Europa giovane – dice Bergoglio - capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita.
Sogno un'Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo.

Sogno un'Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto» dice il papa nella parte finale del lungo discorso.
«Sogno un'Europa, in cui essere migrante non sia delitto bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l'essere umano. Sogno un'Europa dove i giovani respirano l'aria pulita dell'onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile. Sogno un'Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull'aumento dei beni. Sogno un'Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un'Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata la sua ultima utopia».

Poi il Papa ricorda il suo intervento al Parlamento di Strasburgo nel 2014, quando parlò di una «Europa nonna. Dicevo agli eurodeputati che da diverse parti cresceva l'impressione generale di un'Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale, dove i grandi ideali che hanno ispirato l'Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un'Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice.
Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?».

Bergoglio poi cita un premio Nobel, lo scrittore ebreo Elie Wiesel, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, che diceva che oggi è capitale realizzare una trasfusione di memoria. È necessario «fare memoria», prendere un po' di distanza dal presente per ascoltare la voce dei nostri antenati. La memoria non solo ci permetterà di non commettere gli stessi errori del passato, ma ci darà accesso a quelle acquisizioni che hanno aiutato i nostri popoli ad attraversare positivamente gli incroci storici che andavano incontrando. La trasfusione della memoria ci libera da quella tendenza attuale spesso più attraente di fabbricare in fretta sulle sabbie mobili dei risultati immediati che potrebbero produrre «una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana». Ricorda le parole di Robert Schuman, che disse: «L'Europa non si farà in un colpo solo, né attraverso una costruzione d'insieme; essa si farà attraverso realizzazioni concrete, creanti anzitutto una solidarietà di fatto».

Proprio ora, in questo nostro mondo dilaniato e ferito, per il Papa «occorre ritornare a quella solidarietà di fatto, alla stessa generosità concreta che seguì il secondo conflitto mondiale, perché – proseguiva Schuman – la pace mondiale non potrà essere salvaguardata senza sforzi creatori che siano all'altezza dei pericoli che la minacciano». I progetti dei Padri fondatori, «araldi della pace e profeti dell'avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire ponti e abbattere muri.
Sembrano esprimere un accorato invito a non accontentarsi di ritocchi cosmetici o di compromessi tortuosi per correggere qualche trattato, ma a porre coraggiosamente basi nuove, fortemente radicate» dice Papa Francesco. Come affermava Alcide De Gasperi, «tutti egualmente animati dalla preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa», ricominciare, senza paura un «lavoro costruttivo che esige tutti i nostri sforzi di paziente e lunga cooperazione».

Insomma, per il Papa questa trasfusione della memoria ci permette di ispirarci al passato per affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni, accettando con determinazione la sfida di «aggiornare» l'idea di Europa.
«Un'Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare. Siamo invitati a promuovere un'integrazione che trova nella solidarietà il modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia.
Una solidarietà che non può mai essere confusa con l'elemosina, ma come generazione di opportunità perché tutti gli abitanti delle nostre città – e di tante altre città – possano sviluppare la loro vita con dignità. Il tempo ci sta insegnando che non basta il solo inserimento geografico delle persone, ma la sfida è una forte integrazione culturale. In questo modo la comunità dei popoli europei potrà vincere la tentazione di ripiegarsi su paradigmi unilaterali e di avventurarsi in «colonizzazioni ideologiche»; riscoprirà piuttosto l'ampiezza dell'anima europea, nata dall'incontro di civiltà e popoli, più vasta degli attuali confini dell'Unione e chiamata a diventare modello di nuove sintesi e di dialogo».

Coante ciacołe par gnente kel fa sto Papa, venditor de fumere e co poca creansa par i Diriti Omàni dei Nativi e de łi endexeni ouropei.

Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei
viewtopic.php?f=25&t=2186
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 6:35 pm

Vargognate Françesco a dir ła buxia granda kel Coran lè on livro de paxe, vargognate Françesco, vargognate!
http://video.repubblica.it/dossier/il-n ... 105/183968

L'Islam non è una religione di pace (ITALIANO)
https://www.youtube.com/watch?v=43GApzUQbWQ

Forte critica all'islam (ex musulmana)
https://www.youtube.com/watch?v=7a6lDbwWj8Y

Islam è religione di guerra e violenza non di pace
viewtopic.php?f=188&t=2024

Criminałi e iresponsabiłi defensori de l'Ixlam come fede o dotrina e ideołoja połedego rełijoxa
viewtopic.php?f=188&t=2263

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Arabia.jpg
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 7:47 pm

Papa Francesco: basta portare via 12 profughi per insegnare l'accoglienza?
di Leonardo Stiz
2016/05/07

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... za/2702902

Il Papa è sì la guida spirituale della religione monoteista con il maggior numero di fedeli al mondo, ma è anche il Sovrano di una “monarchia assoluta”, ovvero Città del Vaticano. Nello scacchiere geopolitico, il Pontefice gode di una notevole libertà, e gli effetti delle sue azioni hanno un’eco che spesso non ha pari con conseguenze a cui è necessario prestare attenzione.

Lo Stato di Città del Vaticano nacque con la firma dei Patti Lateranensi nel 1929 per restituire sovranità territoriale alla Santa Sede dopo la scomparsa del potere temporale della Chiesa e dello Stato Pontificio.

È riconosciuto pressoché da tutti i Paesi del mondo, intrattiene relazioni diplomatiche con 180 Stati, ed è presente come osservatore in tutte le maggiori organizzazioni internazionali. Jorge Mario Bergoglio è quindi a tutti gli effetti, un Capo di Stato, ma non un Capo di Stato qualunque.

Il suo ruolo di suprema autorità religiosa della Chiesa Cattolica e Vicario di Cristo, a capo della religione monoteista col maggior numero di fedeli al mondo, gli conferisce un’autorevolezza transnazionale che non ha pari rispetto a quella di qualsiasi altro leader mondiale.

Se ciò non reca fastidio alcuno sul piano politico interno – il potere temporale del Papa e la sovranità della Santa Sede oggi sono circoscritti ad un territorio di 0,44 km quadrati con meno di mille abitanti – sul piano internazionale tale fattore genera effetti non indifferenti, tali da renderlo un attore geopolitico molto influente. Ma se da un grande potere deriva una grande responsabilità, va da sé che questo vada gestito con estrema cautela.

La decisione del Papa di portare con sé in Vaticano 12 profughi dall’isola di Lesbo, dove era in visita assieme al Patriarca Bartolomeo (che non ne ha preso nessuno), ha fatto scalpore. È vero, il tema dei migranti e dell’accoglienza è particolarmente caro a Bergoglio, che per il suo primo viaggio istituzionale aveva scelto l’isola di Lampedusa. In quell’occasione però nessun messaggio d’accoglienza si era concretizzato in un’azione diretta di “prelevamento” di alcuni rifugiati sotto gli occhi del mondo intero.

Certo si è trattato di un gesto simbolico, che tuttavia lascia pericolosamente intendere che la gestione dell’accoglienza di persone in fuga dipenda in buona parte dalla bontà d’animo dei decisori. Peccato che ciò sia fuorviante, poiché rischia di generare con impropria approssimazione, un’indicazione su chi siano i buoni e chi i cattivi. E anche se al momento, gli Stati nazione, sembrano i cattivi (lontani anni luce dal capire che una gestione coordinata del fenomeno migratorio basterebbe a limitare il problema), la verità è che non lo sono, perché seppur con risultati opinabili, stanno cercando di far fronte a questa emergenza superando tutta una serie di ostacoli che Papa Francesco non ha. Difatti come sovrano di una “Monarchia assoluta”, non deve fare i conti né con l’opinione pubblica né con il travagliato percorso politico interno tipico degli Stati democratici. Il Pontefice gioca da battitore libero, lanciando messaggi “d’accoglienza” a cui non dovrà rispondere. Il gesto simbolico del papa, inoltre, potrebbe trasformarsi in un ulteriore problema proprio per l’Italia che potrebbe subire le ricadute del suo messaggio d’accoglienza, trovandosi a gestire numeri ancora maggiori di migranti che, sempre più attratti dal Bel Paese, potrebbero raggiungere le sue coste in risposta al gesto di Bergoglio.

Portare 12 profughi a Roma (dove sono ospitati dalla Comunità di Sant’Egidio a carico del Vaticano) facendoli salire a sorpresa sull’aereo del Papa, sebbene sia un gesto encomiabile dal punto di vista umano, risulta sconsiderato per l’impressione che può generare su di un tema cruciale e complesso come le migrazioni. Questo anche – in minima parte – nei confronti dei migranti stessi, che versano in una condizione di incertezza e disinformazione.

Ci si potrebbe chiedere quale sia stato il criterio di scelta adottato da Bergoglio: “Si tratta di persone già richiedenti asilo per motivi umanitari” spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, “perché fuggono dalla guerra in Siria e vivono in situazione di vulnerabilità. E questo il criterio di selezione, la vulnerabilità. Una famiglia, infatti, ha i genitori più avanti con gli anni, che avrebbero difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. Un’altra invece ha un bambino traumatizzato dalle conseguenze del conflitto che ha vissuto. Sono persone con nomi e storie, come dice papa Francesco, ed è un fatto importantissimo”. A ben pensarci, in realtà, la vulnerabilità dovuta ai traumi da conflitto e alle difficoltà di reinserimento è uno status che si addice a tutti i profughi per definizione, e non un criterio per selezionarne solo alcuni. Tale parametro andrebbe infatti spiegato anche a chi non è stato oggetto della grazia del Pontefice, cioè a chi in quel campo profughi ci è rimasto; sempre che non sia stato rispedito in Turchia (pochi giorni dopo la visita del Papa al campo di Moira, sull’isola di Lesbo, è difatti esplosa una rivolta).



Migranti, Calderoli (Lega): il Papa fa politica. Tolgo la sua foto dal mio ufficio
Venerdì, 6 maggio 2016

http://www.affaritaliani.it/politica/ca ... 20915.html

"Io non eleggo il Papa, esprimo però un mio gradimento. Ho nel mio ufficio, in Via Bellerio, la foto con papa Bergoglio e ho deciso che la toglierò perché l'ultima cosa che mi aspetto da un Pontefice è che faccia politica". Roberto Calderoli, vice-presidente del Senato ed esponente della Lega Nord, intervistato da Affaritaliani.it, commenta le parole di Papa Francesco durante il discorso in occasione della consegna del premio Carlo Magno. "Ero rimasto entusiasta all'inizo di questo Papa", afferma Calderoli, "lo avevo conosciuto e avevo messo la sua foto nel mio ufficio. Ricordo che quando mi ha stretto la mano lo fece in maniera non formale e istituzionale e percepii una persona molto vicina. Non credevo che bastasse poco perché anche lo Stato del Vaticano si mettesse a pensare non solo allo spirito ma anche agli spiriti", afferma ironicamente Calderoli.

"Migrare non è un delitto, però se uno migra deve avere il passaporto o, nel caso, un visto perché diversamente si torna a casa", spiega il vice-presidente del Senato commentando le affermazioni del Pontefice. "Ammesso che un migrante non sappia la procedura che serve per entrare in un Paese, o torna a casa spontaneamente o a qualunque frontiera di tutto il mondo viene respinto e rimandato da dove è venuto. Nel caso poi volesse proseguire comunque viene arrestato e mi auguro sconti la pena nel suo paese d'origine. Queste sono leggi che ciascuno stato ha e devono essere rispettate. Diversamente, se non vengono rispettate, una persona è destinata a rubare o ad ammazzare. Ricordo al Papa - afferma Calderoli - che non ha ancora modificato la regola per cui per entrare nello Stato del Vaticano o si hanno i documenti in regola o si viene respinti o arrestati. Prima di fare proclami al mondo, papa Bergoglio inizi a modificare le regole del suo stato".

Insomma, in questo modo Francesco alimenta l'immigrazione clandestina... "Non è questo il primo intervento del Pontefice in tal senso. E' una serie continua di messaggi lanciati da lui e da tanti premier europei che, con il principio della non punibilità e dell'accoglienza, invitano di fatto a far partire la gente", conclude il vice-presidente del Senato.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » lun giu 27, 2016 5:09 am

L'accoglienza obbligatoria e indiscriminata, come dovere assoluto, indipendente dalla propria volontà, dipendendo esclusivamente dalla volontà altrui, altro non è e corrisponde in tutto e per tutto alla schiavitù e perciò è una gravissima violazione dei Diritti Umani Universali e del loro ordine naturale, un vero crimine contro l'umanità. Non possono esistere diritti senza doveri, i diritti senza doveri altro non sono che privilegi che vengono pagati con la riduzione dei diritti reali degli aventi diritto che li hanno precedentemente sostenuti con il sacrificio dei loro doveri. Il Papa che promuove l'accoglienza indiscriminata come obbligo e dovere, è un'irresponsabile che viola i Diritti Umani Universali. Se questo è il cristianismo cattolico romano io sono felice di non essere più cristiano, tantomeno papista, papalatra, cattolico e romano.
Anche i governanti europei che inseguono il Papa sono altrettanto irresponsabili e criminali a cominciare dal I ministro italiano.

https://www.facebook.com/alberto.pento


Papa Francesco: basta portare via 12 profughi per insegnare l'accoglienza?
di Leonardo Stiz
2016/05/07

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... za/2702902

Il Papa è sì la guida spirituale della religione monoteista con il maggior numero di fedeli al mondo, ma è anche il Sovrano di una “monarchia assoluta”, ovvero Città del Vaticano. Nello scacchiere geopolitico, il Pontefice gode di una notevole libertà, e gli effetti delle sue azioni hanno un’eco che spesso non ha pari con conseguenze a cui è necessario prestare attenzione.

Lo Stato di Città del Vaticano nacque con la firma dei Patti Lateranensi nel 1929 per restituire sovranità territoriale alla Santa Sede dopo la scomparsa del potere temporale della Chiesa e dello Stato Pontificio.

È riconosciuto pressoché da tutti i Paesi del mondo, intrattiene relazioni diplomatiche con 180 Stati, ed è presente come osservatore in tutte le maggiori organizzazioni internazionali. Jorge Mario Bergoglio è quindi a tutti gli effetti, un Capo di Stato, ma non un Capo di Stato qualunque.

Il suo ruolo di suprema autorità religiosa della Chiesa Cattolica e Vicario di Cristo, a capo della religione monoteista col maggior numero di fedeli al mondo, gli conferisce un’autorevolezza transnazionale che non ha pari rispetto a quella di qualsiasi altro leader mondiale.

Se ciò non reca fastidio alcuno sul piano politico interno – il potere temporale del Papa e la sovranità della Santa Sede oggi sono circoscritti ad un territorio di 0,44 km quadrati con meno di mille abitanti – sul piano internazionale tale fattore genera effetti non indifferenti, tali da renderlo un attore geopolitico molto influente. Ma se da un grande potere deriva una grande responsabilità, va da sé che questo vada gestito con estrema cautela.

La decisione del Papa di portare con sé in Vaticano 12 profughi dall’isola di Lesbo, dove era in visita assieme al Patriarca Bartolomeo (che non ne ha preso nessuno), ha fatto scalpore. È vero, il tema dei migranti e dell’accoglienza è particolarmente caro a Bergoglio, che per il suo primo viaggio istituzionale aveva scelto l’isola di Lampedusa. In quell’occasione però nessun messaggio d’accoglienza si era concretizzato in un’azione diretta di “prelevamento” di alcuni rifugiati sotto gli occhi del mondo intero.

Certo si è trattato di un gesto simbolico, che tuttavia lascia pericolosamente intendere che la gestione dell’accoglienza di persone in fuga dipenda in buona parte dalla bontà d’animo dei decisori. Peccato che ciò sia fuorviante, poiché rischia di generare con impropria approssimazione, un’indicazione su chi siano i buoni e chi i cattivi. E anche se al momento, gli Stati nazione, sembrano i cattivi (lontani anni luce dal capire che una gestione coordinata del fenomeno migratorio basterebbe a limitare il problema), la verità è che non lo sono, perché seppur con risultati opinabili, stanno cercando di far fronte a questa emergenza superando tutta una serie di ostacoli che Papa Francesco non ha. Difatti come sovrano di una “Monarchia assoluta”, non deve fare i conti né con l’opinione pubblica né con il travagliato percorso politico interno tipico degli Stati democratici. Il Pontefice gioca da battitore libero, lanciando messaggi “d’accoglienza” a cui non dovrà rispondere. Il gesto simbolico del papa, inoltre, potrebbe trasformarsi in un ulteriore problema proprio per l’Italia che potrebbe subire le ricadute del suo messaggio d’accoglienza, trovandosi a gestire numeri ancora maggiori di migranti che, sempre più attratti dal Bel Paese, potrebbero raggiungere le sue coste in risposta al gesto di Bergoglio.

Portare 12 profughi a Roma (dove sono ospitati dalla Comunità di Sant’Egidio a carico del Vaticano) facendoli salire a sorpresa sull’aereo del Papa, sebbene sia un gesto encomiabile dal punto di vista umano, risulta sconsiderato per l’impressione che può generare su di un tema cruciale e complesso come le migrazioni. Questo anche – in minima parte – nei confronti dei migranti stessi, che versano in una condizione di incertezza e disinformazione.

Ci si potrebbe chiedere quale sia stato il criterio di scelta adottato da Bergoglio: “Si tratta di persone già richiedenti asilo per motivi umanitari” spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, “perché fuggono dalla guerra in Siria e vivono in situazione di vulnerabilità. E questo il criterio di selezione, la vulnerabilità. Una famiglia, infatti, ha i genitori più avanti con gli anni, che avrebbero difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. Un’altra invece ha un bambino traumatizzato dalle conseguenze del conflitto che ha vissuto. Sono persone con nomi e storie, come dice papa Francesco, ed è un fatto importantissimo”. A ben pensarci, in realtà, la vulnerabilità dovuta ai traumi da conflitto e alle difficoltà di reinserimento è uno status che si addice a tutti i profughi per definizione, e non un criterio per selezionarne solo alcuni. Tale parametro andrebbe infatti spiegato anche a chi non è stato oggetto della grazia del Pontefice, cioè a chi in quel campo profughi ci è rimasto; sempre che non sia stato rispedito in Turchia (pochi giorni dopo la visita del Papa al campo di Moira, sull’isola di Lesbo, è difatti esplosa una rivolta).



Bergoglio impari da San Tommaso: possiamo accogliere solo gli stranieri compatibili con la nostra civiltà
verità e rivoluzione
di Silvana De Mari 26/06/2016

http://www.magdicristianoallam.it/blogs ... vilta.html


“Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni. Noi cattolici ne abbiamo alcuni che si credono con la verità assoluta... anche noi, tutti! E si deve combattere”
Papa Bergoglio (1.12.2015)

Quindi chi crede alla verità assoluta che la Madonna ci ha chiesto di dire il rosario ogni giorno e lo dice è sullo stesso piano di chi esegue l'ordine della sua religione: uccidete gli infedeli ovunque si trovino.
Se io eseguo credendola verità assoluta l'ordine del Vangelo di amare il prossimo come me stessa, sono sullo stesso livello di chi esegue il comando "a chi si oppone all'islam dovrai tagliare gambe e braccia?".
Se non vado a messa la domenica, violando così la legge del Vangelo non ritenendo più che il Vangelo sia verità assoluta, divento un cattolico moderato, quindi migliore?

L'unico ordine che il cattolico deve seguire, fanaticamente, follemente, fino alla propria morte e a quella dei propri figli, fino alla distruzione della propria nazione, e l'ordine di accogliere e finanziare la presenza di popolazioni estranee, quasi sempre maschi giovani, molto forti e senza alcun segno di patimenti, in maggioranza provenienti da paesi senza conflitti e con il pil in ascesa, sulla propria terra, senza però mai azzardarsi a tentare una conversione.

Questa verità assoluta è un'assoluta menzogna. Il Vangelo vieta di accogliere nelle nostre case coloro che negano Cristo. È possibile farlo solo nell'ipotesi di volerli convertire. Il Cristianesimo, come sottolineato da San Tommaso,,sancisce il dovere dell'uomo prudente di difendere la sua casa e la nazione che la ospita.
S. Tommaso: “Con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporti: l’uno di pace, l’altro di guerra. E rispetto all’uno e all’altro la legge contiene giusti precetti”.

S. Tommaso afferma, dunque, che non tutti gli immigranti sono uguali, perché i rapporti con gli stranieri non sono tutti uguagli: alcuni sono pacifici, altri conflittuali. Ogni nazione ha il diritto di decidere quale tipo di immigrazione può essere ritenuta pacifica, quindi benefica per il bene comune; e quale invece ostile, e quindi nociva. Come misura di legittima difesa, uno Stato può rigettare elementi che ritenga nocivi al bene comune della nazione.

Un secondo punto è il riferimento alla legge, sia divina sia umana. Uno Stato ha il diritto di applicare le proprie leggi giuste.

L’Angelico passa poi all’analisi dell’immigrazione “pacifica”.

S. Tommaso: “Infatti gli ebrei avevano tre occasioni per comunicare in modo pacifico con gli stranieri. Primo, quando gli stranieri passavano per il loro territorio come viandanti. Secondo, quando venivano ad abitare nella loro terra come forestieri. E sia nell’un caso come nell’altro la legge imponeva precetti di misericordia; infatti nell’Esodo si dice: ‘Non affliggere lo straniero’; e ancora: ‘Non darai molestia al forestiero’”.

Qui S. Tommaso riconosce che ci possano essere stranieri che, in modo pacifico e quindi benefico, vogliano visitare un altro paese, oppure soggiornarvi per un certo periodo. Tali stranieri devono essere trattati con carità, rispetto e cortesia, cosa richiesta ad ogni uomo di buona volontà. In tali casi, la legge deve proteggere questi stranieri da qualsiasi sopraffazione.

S. Tommaso: “Terzo, quando degli stranieri volevano passare totalmente nella loro collettività e nel loro rito. In tal caso si procedeva con un certo ordine. Infatti non si riceveva subito come compatrioti: del resto anche presso alcuni gentili era stabilito, come riferisce il Filosofo, che non venissero considerati cittadini, se non quelli che lo fossero stati a cominciare dal nonno, o dal bisnonno”.

In terzo luogo, S. Tommaso menziona coloro che vogliono stabilirsi nel paese. E qui il Dottor Angelico mette una prima condizione per accettarli: il desiderio di integrarsi perfettamente nella vita e nella cultura della nazione ospitante.

Una seconda condizione è che l’accoglienza non sia immediata. L’integrazione è un processo che richiede tempo. Le persone devono adattarsi alla nuova cultura. L’Angelico cita anche Aristotele, il quale afferma che tale processo può richiedere due o tre generazioni. S. Tommaso non stabilisce un tempo ideale, affermando soltanto che esso può essere lungo.

S. Tommaso: “E questo perché, ammettendo degli stranieri a trattare i negozi della nazione, potevano sorgere molti pericoli; poiché gli stranieri, non avendo ancora un amore ben consolidato al bene pubblico, e quindi lo avrebbero danneggiato".
Tutto questo è perfettamente logico. San Tommaso evidenzia che vivere in un’altra nazione è cosa molto complessa. Ci vuole tempo per conoscere gli usi e la mentalità del Paese e, quindi, per capire i suoi problemi. Solo quelli che vi abitano da molto tempo, facendo ormai parte della cultura del Paese, a stretto contatto con la sua storia, sono in grado di giudicare meglio le decisioni a lungo termine che convengano al bene comune. È dannoso e ingiusto mettere il futuro del Paese nelle mani di chi è appena arrivato. Anche senza colpa, costui spesso non è in grado di capire fino in fondo cosa stia succedendo, o cosa sia successo, nel Paese che ha scelto come nuova Patria. E questo può avere conseguenze nefaste.

Nella Bibbia gli ebrei distinguevano tra nazioni più vicine e, quindi, più facilmente assimilabili. Altre, invece, erano più lontane o addirittura ostili. I popoli ostili non potevano essere accettati in Israele. Quindi lo stesso per noi: il principio di carità nel Cristianesimo vero non deve e non può superare il principio di Giustizia, altrimenti diventa arbitrio.

S. Tommaso: “Ecco perché la legge stabiliva che si potessero ricevere nella convivenza del popolo alla terza generazione alcuni dei gentili che avevano una certa affinità con gli ebrei: cioè gli egiziani, presso i quali gli ebrei erano nati e cresciuti, e gli idumei, figli di Esaù fratello di Giacobbe. Invece alcuni, come gli ammoniti e i moabiti, non potevano essere mai accolti, perché li avevano trattati in maniera ostile. Gli amaleciti, poi, che più li avevano avversati, e con i quali non avevano nessun contatto di parentela, erano considerati come nemici perpetui”.

San Tommaso era un uomo logico. All'inizio delle sue lezioni mostrava una mela ai suoi studenti. Questa è una mela, coloro che non sono d'accordo possono andarsene subito.
Esiste una realtà.
Chi nega la realtà non è buono, è folle. Chi pretende di essere più buono di Cristo facendo sovrastare il principio di carità a quello di giustizia, in realtà sta negando il Cristianesimo.
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom set 25, 2016 7:45 am

Con viva preoccupazione: Noi accusiamo Papa Francesco
Riprendiamo nella nostra traduzione il Libellus di accusa formulato nei confronti del papa in una Dichiarazione congiunta di due testate cattoliche U.S.A. [qui]: The Remnant e Catholic Family News

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/ ... siamo.html

“L’evento cruciale che ci ha indotti a fare questo passo è stata la rivelazione della Sua lettera ‘confidenziale’ ai vescovi di Buenos Aires, che li autorizza – unicamente in base al Suo punto di vista individuale espresso nell’Amoris Laetitia

– ad ammettere determinati pubblici adùlteri che si sono uniti in ‘seconde nozze’ ai sacramenti della Confessione e della Santa Comunione, senza che essi abbiano alcun serio proposito di riformare le loro vite, ponendo fine alle loro relazioni sessuali adultere”.

Di Michael Matt, Christopher Ferrara e John Vennari
Dichiarazione congiunta da parte di The Remnant e di Catholic Family News

(Pubblicata in tre parti: quella che segue è la prima parte.)

19 settembre 2016

Festività di San Gennaro nel mese della Madonna Addolorata
Santità,

Il seguente discorso, ispirato dalla nostra viva preoccupazione di semplici membri del laicato, potrebbe essere definito un’accusa contro il Suo pontificato, che è stato una calamità per la Chiesa e la delizia dei poteri di questo mondo. L’evento cruciale che ci ha indotti a fare questo passo è stata la rivelazione della Sua lettera ‘confidenziale’ ai vescovi di Buenos Aires [vedi qui, nel blog], che li autorizza – unicamente in base al Suo punto di vista individuale espresso nell’Amoris Laetitia

– ad ammettere determinati pubblici adùlteri che si sono uniti in ‘seconde nozze’ ai sacramenti della Confessione e della Santa Comunione, senza che essi abbiano alcun serio proposito di riformare le loro vite, ponendo fine alle loro relazioni sessuali adultere.

Lei si è spinto fino al punto di sfidare nientemeno che le parole di Nostro Signore – che condannano il divorzio e il “risposarsi” in quanto adulterio per se e senza eccezioni –; l’ammonizione di San Paolo sui castighi divini per la ricezione indegna del Santo Sacramento; l’insegnamento dei Suoi due predecessori immediati, che è in linea con la dottrina bimillenaria e con la disciplina eucaristica della Chiesa, la quale è radicata nella rivelazione divina; il Codice di Diritto Canonico e tutta la Tradizione.

In questo modo Lei ha già provocato una frattura all’interno della disciplina universale della Chiesa: infatti, alcuni vescovi continuano a mantenerla nonostante l’Amoris Laetitia, mentre altri – ivi compresi quelli di Buenos Aires – annunciano un cambiamento basato meramente sull’autorità della Sua scandalosa “esortazione apostolica”. Nella storia della Chiesa non era mai successo niente di simile.

Eppure, i membri conservatori della gerarchia seguono quasi senza eccezioni una politica di silenzio, mentre i progressisti esultano pubblicamente per il trionfo che a Lei devono. Quasi nessun membro della gerarchia si schiera contro la Sua impudente profanazione della sana dottrina e della sana pratica, anche se molti di loro mormorano in privato contro i Suoi abusi. Così, come era successo durante la crisi ariana, tocca ai laici difendere la Fede di fronte a una defezione quasi universale dal proprio dovere da parte delle gerarchie.

Ovviamente noi siamo ben poca cosa, eppure come membri battezzati laici del Corpo Mistico siamo dotati del diritto conferito da Dio e del corrispondente dovere prescritto dalle norme ecclesiastiche (cfr. CIC can. 212) di affrontare con Lei e coi nostri confratelli cattolici l’argomento della crisi acuta che il Suo governo della Chiesa ha provocato all’interno di uno stato già cronico di crisi ecclesiastica che perdura dal Concilio Vaticano Secondo.

Dato che i colloqui privati si sono dimostrati del tutto inutili – come facciamo notare più in basso –, abbiamo pubblicato questo documento per liberarci dal fardello che grava sulla nostra coscienza di fronte al grave danno che Lei ha inflitto, e che minaccia di infliggere, alle anime e al bene della Chiesa, e per esortare i nostri confratelli cattolici a schierarsi in opposizione di principio al Suo continuo abuso dell’officio papale, in particolare per quanto riguarda l’insegnamento infallibile della Chiesa contro l’adulterio e contro la profanazione della Santa Eucarestia.

La decisione di pubblicare questo documento è stata accompagnata dall’insegnamento del Dottore Angelico in materia di giustizia naturale all’interno della Chiesa:

“Va tuttavia notato che, nel caso in cui possa essere pregiudicata la fede, un soggetto può ammonire il suo prelato anche pubblicamente. Per questo Paolo, che era soggetto a Pietro, lo ha rimproverato pubblicamente per via del pericolo immediato di uno scandalo che avrebbe potuto pregiudicare la fede, e, come afferma la glossa di Agostino a Galati 2, 11: ‘Pietro diede un esempio ai superiori di tutti i tempi, vale a dire che se dovesse mai succedere loro di allontanarsi dalla retta via, essi non dovranno disdegnare di essere rimproverati da quanti sono loro soggetti’” [Summa Theologiae, II-II, Q. 33, Art. 4].

Nell’intraprendere questa azione siamo stati guidati anche dall’insegnamento di San Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa, sulla resistenza lecita a un Romano Pontefice sviato:

“Pertanto, com’è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così pure è lecito resistere a quello che aggredisce le anime o perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tenta di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina ed impedendo la esecuzione della sua volontà...” [De Controversiis sul Romano Pontefice, Libro 2, Cap. 29].

Cattolici di tutto il mondo – e non solamente i cosiddetti “tradizionalisti” – sono convinti del fatto che la situazione che Bellarmino ha descritto in via ipotetica sia oggi una realtà. Questo è quanto ci ha indotto a redigere questo documento.

Che Dio sia giudice della rettitudine delle nostre intenzioni.

Michael J. Matt

Direttore di The Remnant

Christopher A. Ferrara

Editorialista di The Remnant

e di Catholic Family News

John Vennari

Direttore di Catholic Family News

LIBELLO DI ACCUSA

Per grazia di Dio e in conformità con le norme della Chiesa, presentiamo la nostra rimostranza contro Francesco, Romano Pontefice, a causa dei danni da lui arrecati alla Fede, alle anime dei fedeli e al bene comune della Santa Chiesa Cattolica.

Che razza di umiltà è questa?

La sera in cui Lei fu eletto, parlando dalla balconata della Basilica di San Pietro, Lei dichiarò: “il compito del conclave è quello di dare un vescovo a Roma”. Anche se le folle che si trovavano di fronte a Lei erano costituite da persone provenienti da tutte le parti del mondo, membri della Chiesa universale, Lei ha espresso la Sua gratitudine solamente “per l’accoglienza ricevuta dalla comunità diocesana di Roma”, e ha inoltre manifestato la speranza che “questo viaggio della Chiesa che cominciamo oggi” fosse “fruttuoso per l’evangelizzazione di questa bella città”. Lei chiese ai fedeli che si trovavano in Piazza San Pietro di pregare, non per il Papa, ma “per i loro vescovi”, e disse che il giorno successivo sarebbe andato “a pregare la Madonna, affinché protegga Roma”.

Le Sue strane affermazioni in quell’occasione storica cominciarono con la banale esclamazione: “Fratelli e sorelle, buonasera” e terminarono con un’intenzione altrettanto banale: “Buonanotte e dormite bene!”. In nessun momento, durante il Suo primo discorso, Lei si è mai riferito a se stesso definendosi Papa, né ha fatto alcun riferimento alla dignità dell’officio a cui era stato eletto: quello di Vicario di Cristo, il cui divino mandato è quello di educare, governare e santificare la Chiesa universale e guidare la sua missione di fare discepoli in tutte le nazioni.

Quasi sin dal primo momento della Sua elezione è cominciata una sorta di interminabile campagna di pubbliche relazioni il cui tema di fondo era la Sua singolare umiltà rispetto agli altri Papi, un semplice “Vescovo di Roma”, in contrapposizione con le presunte pretese monarchiche dei Suoi predecessori e dei loro elaborati paramenti e delle loro scarpe rosse, che Lei ha disdegnato. Lei ha manifestato molto presto la Sua volontà di decentrare radicalmente l’autorità papale in favore di una “Chiesa sinodale” che prendesse esempio dalla visione della Chiesa ortodossa del “significato della collegialità episcopale e dalla sua esperienza della sinodalità”. I mass media esultanti hanno immediatamente salutato con entusiasmo “la rivoluzione di Francesco”.

Eppure questa ostentazione di umiltà è stata accompagnata da un abuso del potere legato all’officio papale che non ha precedenti nella storia della Chiesa. Negli ultimi tre anni e mezzo Lei ha promosso incessantemente le Sue opinioni e i Suoi desideri privati senza il benché minimo riguardo nei confronti degli insegnamenti dei Suoi predecessori, della bimillenaria tradizione della Chiesa e senza preoccuparsi affatto degli immensi scandali che Lei ha provocato. In numerosissime occasioni Lei ha turbato e confuso i fedeli e deliziato i nemici della Chiesa pronunciando affermazioni contraddittorie o addirittura eterodosse, accumulando insulto su insulto contro i cattolici osservanti, che Lei deride costantemente definendoli farisei dell’ultima ora e “rigoristi”. Il Suo comportamento personale si è poi spesso abbassato ad atti di buffoneria miranti a compiacere le folle.

Lei ha costantemente ignorato le ammonizioni salutari del Suo predecessore immediato, che si è dimesso dal papato in circostanze misteriose otto anni dopo aver chiesto ai vescovi riuniti di fronte a lui, all’inizio del suo pontificato: “Pregate per me, affinché io non fugga per paura dei lupi”. Per citare la prima omelia in qualità di Papa del Suo predecessore:

“Il Papa non è un monarca assoluto i cui pensieri e i cui desideri sono legge. Al contrario: il ministero pontificale è una garanzia di obbedienza a Cristo e alla Sua Parola. Il Papa non deve proclamare le proprie idee, bensì attenersi ed educare la Chiesa sempre all’obbedienza alla Parola di Dio, contro ogni tentativo di adattarla o di annacquarla e contro ogni forma di opportunismo”.


Un’intromissione selettiva negli affari della politica, ma sempre in modo politicamente corretto

Durante il Suo mandato come “Vescovo di Roma” Lei ha mostrato un riguardo molto scarso alle limitazioni all’autorità e alle competenze papali. Lei si è immischiato in argomenti di politica come per esempio l’immigrazione, il codice penale, l’ambiente, il riallacciamento di relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e Cuba (ignorando le suppliche dei cattolici che si trovano sotto la dittatura di Castro) e persino opponendosi al movimento indipendentista scozzese. Eppure Lei si è rifiutato di opporsi a governi secolari che sfidano la legge divina e la legge naturale adottando misure come la legalizzazione delle “unioni omosessuali”, un tema di legge divina e naturale sul quale un Papa può e deve intervenire.

In realtà, le Sue varie condanne dei mali sociali – prendendo di mira bersagli politicamente inoffensivi – sono tradite ripetutamente dalle Sue azioni, che compromettono la testimonianza della Chiesa contro i multiformi errori della modernità:

Contrariamente all’insegnamento perenne della Chiesa basato sulla Rivelazione, Lei ha chiesto l’abolizione totale, in tutto il mondo, della pena di morte, indipendentemente dalla gravità del crimine, e persino l’abolizione dell’ergastolo; eppure Lei non ha mai chiesto l’abolizione dell’aborto, che la Chiesa ha sempre condannato in quanto sterminio di massa di vite innocenti.
Lei ha dichiarato che i fedeli peccano gravemente se non riciclano i loro rifiuti e non limitano il consumo innecessario di energia, eppure non esita a spendere milioni di dollari in volgari riunioni di massa che si concentrano sulla Sua persona in varie nazioni del mondo, in cui si reca con un vasto entourage su jet privati che immettono nell’atmosfera vaste quantità di emissioni di anidride carbonica.
Lei chiede che l’Europa apra le frontiere ai “rifugiati” musulmani in Europa, che sono in maggioranza uomini in età militare, mentre vive tranquillo dietro le mura dello Stato della Città del Vaticano, che preclude rigidamente l’accesso a chi non vi è residente – mura peraltro erette da Leone IV per prevenire un secondo sacco islamico di Roma.
Lei parla incessantemente dei poveri e delle “periferie” della società ma si allea con la ricca e corrotta gerarchia tedesca e con le celebrità e i potentati del globalismo pro-abortista, pro-contraccezione e pro-omosessuale.
Lei deride il corporativismo avido che cerca solo il profitto e “l’economia che uccide” ma concede udienze private ai più ricchi tecnocrati e ai dirigenti delle corporazioni – da cui riceve sostanziose donazioni – permettendo persino alla Porsche di prendere in affitto la Cappella Sistina per un “grandioso concerto... preparato esclusivamente per partecipanti” che hanno pagato circa 6.000 dollari a testa per un tour romano: si è trattato della prima volta che un Papa ha permesso che questo spazio sacro venisse utilizzato per un evento corporativo.
Lei chiede la fine della “disuguaglianza” e abbraccia dittatori comunisti e socialisti che vivono nel lusso mentre le masse soffrono sotto il loro giogo.
Lei condanna un candidato alla presidenza degli Stati Uniti definendolo “non cristiano” solamente perché vuole prevenire l’immigrazione illegale, ma non dice nulla contro i dittatori atei che Lei abbraccia e che hanno commesso stermini di massa, che hanno perseguitato la Chiesa e che hanno imprigionato cristiani all’interno dei loro regimi polizieschi.

Promovendo le Sue opinioni personali sulla politica in generale e sulle politiche pubbliche in particolare, spacciandole per dottrina cattolica, Lei non ha esitato ad abusare persino della dignità di un’enciclica papale per utilizzarla difendendo teorie scientifiche discutibili e persino dimostrabilmente fraudolente sui “cambiamenti climatici”, sul “ciclo del carbonio”, sull’“inquinamento provocato dall’anidride carbonica” e sull’“acidificazione degli oceani”. Nello stesso documento Lei chiede ai fedeli di reagire a una presunta “crisi ecologica” supportando programmi ambientalisti secolari come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che Lei ha elogiato anche se rivendicano l’“accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva”, ossia alla contraccezione e all’aborto.
Un’indifferenza rampante

Pur non essendo affatto un pioniere nell’ambito delle distruttive innovazioni post-conciliari relative all’“ecumenismo” e al “dialogo interreligioso”, Lei ha promosso fino a un grado mai visto, nemmeno durante i peggiori anni della crisi post-conciliare, un’indifferenza nei confronti delle specificità delle religioni che praticamente spazza via la missione della Chiesa come arca della salvezza.

Per quanto riguarda i protestanti, Lei dichiara che sono tutti membri della stessa “Chiesa di Cristo” cui appartengono i cattolici, indipendentemente da quello in cui credono, e che quella delle differenze dottrinali tra cattolici e protestanti è una questione piuttosto banale che può essere risolta tramite un accordo tra i teologi.

Basandosi su questa Sua opinione, Lei ha scoraggiato attivamente le conversioni di protestanti, compresa quella del “Vescovo” Tony Palmer, il quale apparteneva a una setta scismatica anglicana che si propone di ordinare al sacerdozio delle donne.

Come ha raccontato Palmer, quando egli Le ha menzionato il “tornare a casa all’interno della Chiesa cattolica”, Lei le ha dato questa terrificante risposta: “Nessuno torna a casa. Voi venite verso di noi e noi veniamo a voi: alla fine ci incontreremo a metà strada”. Ma a metà che cosa? Palmer morì poco dopo in un incidente di motocicletta. Dietro la Sua insistenza, tuttavia, l’uomo la cui conversione Lei ha materialmente impedito è stato sepolto come un vescovo cattolico: si tratta di un’autentico affronto, contrario all’insegnamento infallibile del Suo predecessore, secondo il quale “le ordinazioni celebrate secondo il rito anglicano sono state e sono assolutamente nulle e completamente non valide” [Leone XIII, Apostolicae curae (1896), DZ 3315].

Per quanto riguarda le religioni in generale, Lei ha adottato come programma virtuale lo stesso errore condannato da Papa Pio XI appena 34 anni prima del Vaticano II: “quella falsa opinione che considera tutte le religioni essere più o meno buone e degne di elogio, dato che manifesterebbero ed esprimerebbero tutte in diversi modi quel senso religioso che è innato in tutti noi e tramite il quale noi saremmo condotti a Dio e al riconoscimento obbediente delle Sue leggi”. Lei ha ignorato completamente l’ammonizione secondo la quale “chiunque difenda quanti sostengono queste teorie e cerchi di metterle in pratica sta abbandonando del tutto la religione divinamente rivelata”. A questo proposito, Lei ha insinuato che persino gli atei possono salvarsi semplicemente facendo il bene, mietendo così gli elogi estasiati dei media.

Sembra che dal Suo punto di vista le tesi eretiche di Rahner sul “cristiano anonimo” che comprenderebbe virtualmente l’intera umanità implicando la salvezza universale abbiano alla fine rimpiazzato l’insegnamento di Nostro Signore, Che afferma il contrario: “Chi crede ed è battezzato sarà salvato, chi non crede sarà condannato” (Mc 16, 16).

(Seguiranno la II e III Parte)

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » mer set 28, 2016 8:15 pm

"Dio non è cattolico, ma forse neppure Papa Francesco lo è"
Il j'accuse del filosofo: "Bergoglio non ha aggiornato la dottrina, l'ha demolita"
Camillo Langone - Mar, 27/09/2016

http://www.ilgiornale.it/news/spettacol ... 11339.html

Se Costanza Miriano è la mia madrina spirituale, Flavio Cuniberto è il filosofo che non sono, lo studioso coi quattro quarti di dottorale nobiltà, il professore universitario che scrive di cattolicesimo contemporaneo così come di romanticismo tedesco, l'autore di saggi su Friedrich Schlegel, di cui se mi concentro riesco a ricordare l'esistenza, e su Jacob Böhme, per il quale devo ricorrere obbligatoriamente a Wikipedia.

Non me ne vergogno: solo Dio è onnisciente. Ma sono consapevole di essere un cattolico di strada e la seconda intervista di un Cattolico Perplesso, ossia di un semplice cristiano turbato dalle contraddittorie novità che diuturnamente giungono da Roma, e perciò assetato di certezze, la faccio a un cattolico accademico.

La prima domanda è uguale per tutti. Da quando un imam ha parlato nel duomo di Parma, raccontando dal pulpito la fola di Maometto uomo di pace (col prete a fianco assentente e zittente l'unico fedele che ha osato obiettare), io non vado più a messa nel duomo di Parma: faccio bene o faccio male?

«Trovo inammissibile la presenza in cattedra di un imam, o di qualunque altro dignitario religioso non cristiano, nel corso di una liturgia cattolica. Ciò non ha a che fare col rispetto, che nel mio caso è massimo, per le religioni non cristiane, ma col rischio enorme della confusione tra le fedi religiose (chiamalo sincretismo o come vuoi). Perché allora non concelebrare la messa insieme a un rabbino, a un imam, a un pastore luterano?».

Ad Assisi, durante gli incontri ecumenici, ci sono arrivati vicino.

«Ne siano o meno consapevoli, le autorità cattoliche che promuovono queste iniziative si muovono sulla scia del famigerato Parlamento delle religioni, celebrato a Chicago nel 1893 su iniziativa della Teosophical Society. Così il culto religioso diventa una commedia dell'arte, con le varie maschere sul palcoscenico. Sulla domanda circa il duomo di Parma sono in difficoltà. Alla fine direi: la messa cattolica è la somma convergente delle due liturgie, la parola e l'eucarestia. Fino a quando non toccheranno i due capisaldi non importano né il luogo né l'omelia né il celebrante».

Tu sei corresponsabile del mio sbigottimento. In Madonna povertà. Papa Francesco e la rifondazione del cristianesimo scrivi che la Evangelii gaudium e la Laudato si' sembrano «un programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un dittico post-cristiano». Con la Amoris laetitia abbiamo un trittico?

«Certo, con la Amoris laetitia abbiamo un trittico giacobino che sovverte il vecchio ordine per aprire una nuova era. Si potrebbe introdurre un nuovo calendario: siamo nell'anno quarto dell'Era Bergoglio».

Papa Francesco ha detto che Dio non è cattolico. Questa affermazione ispira una domanda antipatica: Papa Francesco lo è?

«Ha ragione Bergoglio a dire che Dio non è cattolico (Dio non va a messa): ma neanche Bergoglio è cattolico. Naturalmente si comporta come se lo fosse, ma non lo è. Per ragioni che non è possibile riassumere in una breve intervista (i colpi di maglio che ha inferto ad alcuni punti-chiave della dottrina cattolica sono tali che non ha senso parlare di aggiornamento: si tratta di una vera e propria demolizione)».

Mi piacerebbe si riparlasse di cattocomunismo, parola che nessuno usa più proprio ora che la cosa dilaga. Tu hai scritto che la Evangelii gaudium torce il Nuovo Testamento per fargli dire ciò che si vuole dica: beati i poveri nel senso sociopolitico del termine. Se non è cattocomunismo questo...

«L'idea stravolta di povertà che esce dai documenti papali (facendo strage della Scrittura) eleva alla sfera dogmatica il vecchio pauperismo cattolico. Che si possa parlare di cattocomunismo ho qualche dubbio, il discorso di Bergoglio sull'appianamento delle disuguaglianze somiglia piuttosto alla strategia della sinistra tardo-capitalista, i cui magnati, da Bill Gates a Soros, finanziano ONG a tutto spiano. L'elemento rivoluzionario non è tanto l'ideologia marxista ma la sovversione dei vincoli tradizionali (la famiglia naturale ad esempio), la sparizione del concetto di peccato e un materialismo di fondo, corretto in senso panteistico».

Un dettaglio della Laudato si' che mi ha gettato nello sconforto è stato l'elogio della raccolta differenziata. Manca solo la maledizione contro gli inceneritori ed ecco il programma dei Cinque Stelle. Perché la Chiesa spreca le proprie energie in questioni così tecniche, così opinabili e così lontane dal cuore della fede?

«La pagina dell'enciclica ha dell'incredibile: le virtù del buon consumatore tardomoderno diventano le nuove virtù evangeliche. Temo che la Chiesa, non solo Bergoglio, si aggrappi a questi temi perché ha la sensazione di affondare e crede di trovare lì un punto d'appoggio, un surrogato identitario. In effetti sta affondando perché ha perso di vista (nei documenti papali è evidente) la propria dimensione spirituale. Non esiste più una spiritualità cristiana, se non in poche oasi marginali. L'esperienza del divino è totalmente ignorata nei documenti papali (non basta citare di qua e di là le fonti canoniche: questa è routine protocollare). Vedo, per dirla tutta, un ateismo strisciante, che arriva al vertice della gerarchia. Il discorso del papa a Cracovia è stato, in questo senso, esemplare. Non esiterei a definirlo il discorso di un papa ateo».

Tu che vivi a Perugia e insegni Estetica in quell'università, come te la spieghi la chiesa di Fuksas a Foligno, quella specie di centrale nucleare conficcata nel cuore dell'Umbria che sta facendo scappare i fedeli? Non dal punto di vista di Fuksas, che fa il suo mestiere di architetto nichilista, ma da quello dei vescovi della Cei che l'hanno approvata...

«Il problema, come giustamente sottolinei, sono i vescovi. Occupandomi di Estetica aggiungerei che lo scadimento pauroso della cosiddetta arte sacra è lo specchio di una crisi spirituale. Perché la bellezza appartiene alla dimensione spirituale. Una vecchia formula dice: Ars orandi, ars credendi (Dimmi come preghi e ti dirò quale è la tua fede). Ne propongo una parafrasi: Ars aedificandi, ars credendi (Dimmi come costruisci le tue chiese e ti dirò qual è la tua fede). Il cemento di Fuksas è una prova dell'esistenza del Maligno».
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » lun ott 31, 2016 9:31 pm

MISSIONARIO IN TIBET AL PAPA. PROSELITISMO? MI HAI MANDATO QUI A CONVERTIRE PAGANI, ERETICI, SCISMATICI.

adelante

Marco Tosatti

http://www.marcotosatti.com/2016/10/31/ ... scismatici

Il sito Adelante la Fe pubblica una lettera che un missionario in Oriente avrebbe spedito al Pontefice dalla sua missione sull’Himalaya, il 5 ottobre 2016. È una lettera piuttosto lunga, che vi consigliamo di leggere nell’originale spagnolo, ma di cui ci sembra comunque riportare alcuni brani perché toccano temi caldi, anche oggi, nel giorno della visita in Svezia: conversione, missione, e “proselitismo”, che sembra essere in questo periodo all’attenzione del Pontefice regnante.

“Essendo in missione per grazia di Dio nella cordigliera dell’Himalaya e sul punto di celebrare quattro anni della mia Ordinazione Sacerdotale, mi appresto a scriverLe questa lettera, che rendo pubblica perché il suo contenuto riveste il medesimo carattere”, scrive padre Federico Juan, S.E..

Essendo stato inviato missionario in Estremo Oriente, scrive il religioso (“un’enorme grazia celeste per me con la mia anima di peccatore”) da tempo però “il mio spirito soffre di una desolazione estrema nel leggere le ripetute invettive di Sua Santità contro quello che in modo peggiorativo e senza distinguo chiama proselitismo. E particolare dolore mi ha causato aver letto che il Vicario di Cristo, senza chiarire il senso, abbia detto che ‘il proselitismo è una solenne sciocchezza’, e che ‘non ha senso’. Si potrebbe dire che sia frutto, questa frase, di una trascrizione infedele da parte di un giornalista ateo, ma la sua pubblicazione sulla pagina ufficiale della Santa Sede rende nulla questa difesa ipotetica”.

Continua così, la lettera del missionario. “È cresciuta la mia angoscia quando Sua Santità ha chiesto retoricamente: ‘Vado a convincere qualcuno perché si faccia cattolico?’, per rispondere dopo: ‘No, no, no’. (Videomessaggio per la festa di San Gaetano). Questa tripla negazione del Papa attuale mi ha riportato alla memoria quella del primo”.

Padre Fernando ricorda che la Santa Madre Chiesa, per mezzo dei superiori religiosi, e “anche per mezzo di Sua Santità – che, di persona, mi ha comandato di andare missionario in Estremo Oriente”, lo ha inviato in terre lontane per evangelizzarle.

“Non ho ricevuto nessun mandato come assistente sociale, come soccorritore di emergenze, alfabetizzatore, distributore di polenta o dialogatore seriale; ma fui inviato dal Padre celeste e dalla Santa Chiesa come banditore della Santa Fede cattolica, per cercare di guadagnare a Cristo il maggior numero di anime, predicando opportune e inopportune”.

Il missionario dice di essere felice di “impegnarsi sino alla morte per conquistare alla Chiesa cattolica il maggior numero possibile di anime”, sicuro che così giungano al Paradiso, e convinto che questo lavoro “diffondere la Chiesa di Dio nelle terre del paganesimo, dell’eresia e dell’idolatria è una santissima opera di misericordia”, superiore a tutti i benefici corporali o temporali prodigabili. L’esempio che lo ispira è quello di San Francesco Saverio, gesuita come il Pontefice.

“In spagnolo si può ben dire che è proprio il dio incarnato che, di persona, ci ha mandati a proselitizzare tutte le genti….e se qualcuno simpliciter pensa che il proselitismo sia una sciocchezza, solennemente replicheremmo che la sapienza di Dio e follia per il mondo”.

Il missionario si sente spinto a “manifestare il profondo malessere che invade la mia anima nel constatare le sue reiterate condanne di quell’operare che Sua Santità definisce con il termine socialmente odioso di proselitismo”. Il termine in spagnolo è estremamente ambiguo, e può essere impiegato per definire manovre vili e nello stesso tempo il sacrificio apostolico dei missionari “che si consumano e muoiono per convertire pagani, eretici e scismatici all’unica vera Chiesa”. Il religioso ricorda alcuni testi famosi delle missioni, in cui il termine viene usato in senso positivo. Ma soffre quando vede che il Pontefice “omette di segnalare” il senso buono: “questa omissione è dolorosissima per il mio spirito, perché se non si chiarisce il valore ulteriore, è quasi obbligatorio interpretare queste condanne papali come rimproveri fulminanti al lavoro di ogni missionario, incluso il sottoscritto, che osi fare quello per cui è stato inviato dalla Chiesa stessa, e cioè la conversione degli infedeli”.

“Baciando i Suoi degnissimi piedi” padre Federico chiede al Pontefice una benedizione, e che questa lettera lo spinga a “chiarire il senso delle Sue dichiarazioni, e perciò a rivendicare l’importanza e l’urgenza di lavorare senza sosta per la conversione alla Fede cattolica di tutti i pagani, eretici e scismatici”.


Alberto Pento
Papa Francesco è aidolo come me, di fatto ha maturato una spiritualità naturale non ideologica, non dogmatica, non idolatra poiché è l'unica in grado di essere veramente universale e di non condurre a guerre di religione. Però dovrebbe avere il coraggio di essere più esplicito, coerente e di prendere posizione contro le ideologie politico religiose del terrore e dell'orrore.
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » lun ott 31, 2016 9:34 pm

Il Papa in Svezia: «Separazione con luterani profonda sofferenza»
Il Pontefice in visita a Lund,la «Cambridge» svedese. «Dobbiamo guardare con onestà il passato, riconoscere gli errori e chiedere perdono. La Riforma di Lutero ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa»
di Gian Guido Vecchi

http://www.corriere.it/esteri/16_ottobr ... fa41.shtml

LUND (Svezia) «Dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono», scandisce Papa Francesco, accanto a sé il reverendo Martin Junge. «Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito, ed è stata storicamente perpetrata da uomini di potere di questo mondo più che per volontà del popolo fedele». Si fa la storia, nella cattedrale romanica di Lund, la processione e il coro dei bimbi con le vesti bordeaux e blu, l’ «Avem Verum Corpus» di Mozart, la preghiera comune di protestanti e cattolici e la Federazione luterana mondiale (Lwf) che dà il via alle celebrazioni per il cinquecentesimo della Riforma alla presenza del Pontefice romano. Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le 95 tesi sul portale della chiesa di Wittenberg ed è la prima volta che i vertici protestanti e cattolici «commemorano» insieme l’evento che avrebbe diviso e insanguinato l’Europa tra persecuzioni e guerre di religione. Alla fine il Papa e il vescovo Munib Yunan, presidente della Lwf, firmano la Dichiarazione comune che tra l’altro dice: «Mentre siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati. Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto».
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » lun nov 14, 2016 11:25 pm

Il fallimento del Giubileo è il fallimento di Francesco
di Gianluca Veneziani

http://www.lintraprendente.it/2016/11/f ... -francesco

Probabilmente verrà ricordato come il Giubileo più fallimentare della storia del cristianesimo. L’Anno Santo che chiuderà formalmente il prossimo 20 novembre – ma sostanzialmente già finito con la chiusura ieri delle porte sante in tutte le diocesi del mondo – è stato un flop in termini di presenze di pellegrini e di benefici economici. Il numero dei fedeli si è addirittura dimezzato rispetto al 2000, il Giubileo di Papa Woytjla: se allora le presenze nelle strutture ricettive della Capitale erano state 30 milioni, quest’anno – come attestano i dati di Federalberghi – gli ospiti sono stati appena 14 milioni (in linea con le cifre dello scorso anno). E questo pur considerando la maggiore facilità, rispetto a 16 anni, di prenotare e muoversi, con offerte low cost e la disponibilità di molti più strumenti informatici.

Anche rispetto alle previsioni i risultati sono deludenti: si aspettavano a Roma almeno 25 milioni di pellegrini, e invece dalle quattro porte sante presenti in città ne sono transitati solo 20 milioni. Per non parlare delle ricadute economiche: oltre agli scarsi affari degli albergatori, ci sono le proteste veementi delle imprese di costruzioni. Dei 146 cantieri previsti ben 102 sono rimasti bloccati, con lo sperpero di 25 milioni messi a disposizione e destinati a restare inutilizzati.

Ma, al di là dei numeri, la debâcle del Giubileo segna soprattutto la sconfitta di Papa Francesco, in un triplice senso. Innanzitutto nel suo tentativo di personalizzare l’evento, di inventarsi un Giubileo ad hoc, straordinario, tagliato su misura e creato a sua immagine e somiglianza. Il Giubileo di Francesco, non previsto dal calendario liturgico (il prossimo Giubileo sarebbe dovuto cadere nel 2025), ha dimostrato che la figura ingombrante del pontefice non guadagna nuovi fedeli né nuovi pellegrini alla Chiesa; l’onnipresenza mediatica di Bergoglio non si traduce in una più forte azione missionaria di Santa Romana Chiesa, né in un maggiore proselitismo o nella crescita di conversioni. È un Egolatria sterile, che si esaurisce nel rendere Pop la figura del Papa, senza rendere più affascinante Cristo e il suo Vangelo. Conta l’Io del Papa, non Dio…

In secondo luogo, il flop-Giubileo indica l’insuccesso del suo slogan principale, che è anche la cifra essenziale del pontificato di Francesco: la Misericordia. Il messaggio di misericordia non avvicina nuovi cristiani, anzi allontana quelli che già c’erano; le reiterate omelie favorevoli all’accoglienza, all’integrazione, al perdono, il terzomondismo d’accatto, il buonismo a-metafisico, l’orizzontalità della Parola “francescana” privata della sua dimensione trascendente, il predicare la Carità senza però darle il puntello della Verità, rendono sterile e vuoto il Verbo, lo destituiscono di senso e finalità, e quindi lo fanno risultare meno credibile.

Da ultimo, l’autogol-Giubileo è la dimostrazione di quanto funzioni poco la delocalizzazione della fede, il federalismo religioso, il tentativo di de-centralizzare il cristianesimo, portando la Chiesa nelle periferie del mondo e privandola del suo perno romano. Il livellamento verso il basso di una struttura fortemente gerarchica come la Chiesa romana – per cui il Papa si ritiene un semplice “vescovo di Roma” e le porte sante vengono aperte un po’ dappertutto, e non più solo nella Basilica di San Pietro (ma, se tutto è santo, nulla più è santo) – depaupera la forza della fede, rende la sua presenza più estensiva ma molto meno intensiva, la trasforma in un manto superficiale che copre tutto, senza arrivare però mai a fondo.

È la migliore smentita di ciò che Francesco vorrebbe diventassero il Papa e la Chiesa, questo Giubileo. Doveva essere la sua consacrazione, la sua definitiva salita agli altari, si è dimostrato il suo fallimento più grande.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » lun dic 12, 2016 10:59 pm

Ki el me xe senpatego!

Papa Francesco: "Normale che Wojtyla avesse amicizie femminili"
Bergoglio commenta la notizia, rivelata dalla Bbc, che Wojtyla ebbe un rapporto stretto di amicizia con una filosofa americana di origini polacche
Raffaello Binelli - Gio, 18/02/2016
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26713.html

Qualche giorno fa la Bbc ha svelato lo stretto rapporto tra papa Giovanni Paolo II e una filosofa americana di origini polacche, Anna Teresa Tymieniecka.

Oggi a Bergoglio hanno posto questa domanda: "Un Papa può avere un’amicizia così intima con una donna come quella che emerge dalle lettere che si sono scambiati per 40 anni Wojtyla e la sua amica Teresa?". Il pontefice ha risposto così: "Anche il Papa ha bisogno di un’amicizia con una donna, il punto di vista femminile arricchisce quello dell’uomo. Non c’è da spaventarsi. Un'amicizia con donna non è peccato. Un rapporto amoroso che non sia con tua moglie è peccato".

Dell’episodio venuto alla luce grazie al servizio della Bbc Bergoglio era a conoscenza da anni, da quando, racconta, "ero a Buenos Aires. Libri di lei sono conosciuti. Era un uomo inquieto. Ma un uomo che non sa avere buon rapporto di amicizia gli manca qualcosa. I misogini sono malati".

Anche a me, prosegue il Papa, "piace sentire il parere di una donna. Ti danno tanta ricchezza. Mi piace dire che la donna ha questo carisma di capire tante cose per costruire. Non siamo ancora noi ben consapevoli di ciò. Non abbiamo capito il bene che l’amicizia con una donna può fare al prete".
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