El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » sab mar 07, 2015 9:28 pm

???
Questo Papa non ci piace

Le sue interviste e i suoi gesti sono un campionario di relativismo morale e religioso, l’attenzione del circuito mediatico-ecclesiale va alla persona di Bergoglio e non a Pietro. Il passato è rovesciato
di Redazione | 09 Ottobre 2013

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/94481 ... -piace.htm

Quanto sia costata l’imponente esibizione di povertà di cui Papa Francesco è stato protagonista il 4 ottobre ad Assisi non è dato sapere. Certo che, in tempi in cui va così di moda la semplificazione, viene da dire che la storica giornata abbia avuto ben poco di francescano. Una partitura ben scritta e ben interpretata, se si vuole, ma priva del quid che ha reso unico lo spirito di Francesco, il santo: la sorpresa che spiazza il mondo. Francesco, il Papa, che abbraccia i malati, che si stringe alla folla, che fa la battuta, che parla a braccio, che sale sulla Panda, che molla i cardinali a pranzo con le autorità per andare al desco dei poveri era quanto di più scontato ci si potesse attendere, ed è puntualmente avvenuto.

Naturalmente con gran concorso di stampa cattolica e paracattolica a esaltare l’umiltà del gesto tirando un sospirone di sollievo perché, questa volta, il Papa ha parlato dell’incontro con Cristo. E di quella laica a dire che, adesso sì, la chiesa si mette al passo con i tempi. Tutta roba buona per il titolista di medio calibro che vuole chiudere in fretta il giornale e domani si vedrà.

Non c’è stata neanche la sorpresa del gesto clamoroso. Ma, anche questa, sarebbe stata ben povera cosa, visto quanto Papa Bergoglio ha detto e fatto in solo mezzo anno di pontificato culminato negli ammiccamenti con Eugenio Scalfari e nell’intervista a Civiltà Cattolica.

Gli unici a trovarsi spiazzati, in questo caso, sarebbero stati i “normalisti”, quei cattolici intenti pateticamente a convincere il prossimo, e ancor più pateticamente a convincere se stessi, che nulla è cambiato. E’ tutto normale e, come al solito, è colpa dei giornali che travisano a bella posta il Papa, il quale direbbe solo in modo diverso le stesse verità insegnate dai predecessori.

Per quanto il giornalismo sia il mestiere più antico del mondo, riesce difficile dare credito a questa tesi. “Santità”, chiede per esempio Scalfari nella sua intervista, “esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?”. “Ciascuno di noi”, risponde il Papa, “ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. “Lei, Santità”, incalza gesuiticamente Eugenio, al quale non pare vero, “l’aveva già scritto nella lettera che mi indirizzò. La coscienza è autonoma, aveva detto, e ciascuno deve obbedire alla propria coscienza. Penso che quello sia uno dei passaggi più coraggiosi detti da un Papa”. “E qui lo ripeto”, ribadisce il Papa, al quale non pare vero neanche a lui. “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.

A Vaticano II già concluso e a postconcilio più che ben avviato, nel capitolo 32 della “Veritatis splendor”, Giovanni Paolo II scriveva, contestando “alcune correnti del pensiero moderno”, che “si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un’istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male (…) tanto che si è giunti a una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale”. Anche il “normalista” più estroso dovrebbe trovare difficile conciliare il Bergoglio 2013 con il Wojtyla 1993.

Al cospetto di tale inversione di rotta, i giornali fanno il loro onesto e scontato lavoro. Riprendono le frasi di Papa Francesco in evidente contrasto con ciò che i papi e la chiesa hanno sempre insegnato e le trasformano in titoli da prima pagina. E allora il “normalista”, che dice sempre e ovunque quello che pensa l’Osservatore Romano, tira in ballo il contesto. Le frasi estrapolate dal benedetto contesto non rispecchierebbero la mens di chi le ha pronunciate. Ma, ed è la storia della chiesa che lo insegna, certe frasi di senso compiuto hanno senso e vanno giudicate a prescindere. Se in una lunga intervista qualcuno sostiene che “Hitler è stato un benefattore dell’umanità”, difficilmente potrà cavarsela davanti al mondo invocando il contesto. Se un Papa dice in un’intervista “io credo in Dio, non in un Dio cattolico” la frittata è fatta a prescindere. Sono duemila anni che la chiesa giudica le affermazioni dottrinali isolandole dal contesto. Nel 1713, Clemente XI pubblica la costituzione “Unigenitus Dei Filius” in cui condanna 101 proposizioni del teologo Pasquier Quesnel. Nel 1864, Pio IX pubblica nel “Sillabo” un elenco di proposizioni erronee. Nel 1907, San Pio X allega alla “Pascendi dominici gregis” 65 frasi incompatibili con il cattolicesimo. E sono solo alcuni esempi per dire che l’errore, quando c’è, si riconosce a occhio nudo. Una ripassatina al “Denzinger” non farebbe male.

Per altro, nel caso delle interviste di Bergoglio, l’analisi del contesto può persino peggiorare le cose. Quando, per esempio, Papa Francesco dice a Scalfari che “il proselitismo è una solenne sciocchezza”, il “normalista” subito spiega che si sta parlando del proselitismo aggressivo delle sette sudamericane. Purtroppo, nell’intervista, Bergoglio dice a Scalfari: “Non voglio convertirla”. Ne scende che, nell’interpretazione autentica, quando si definisce “solenne sciocchezza” il proselitismo, si intende il lavoro fatto dalla chiesa per convertire le anime al cattolicesimo.

Sarebbe difficile interpretare il concetto altrimenti, alla luce delle nozze tra Vangelo e mondo, che Francesco ha benedetto nell’intervista alla Civiltà Cattolica. “Il Vaticano II”, spiega il Papa, “è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta. Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile”. Proprio così, non più il mondo messo in forma alla luce del Vangelo, ma il Vangelo deformato alla luce del mondo, della cultura contemporanea. E chissà quante volte dovrà avvenire, a ogni torno di mutamento culturale, ogni volta mettendo in mora la rilettura precedente: nient’altro che il concilio permanente teorizzato dal gesuita Carlo Maria Martini.

Su questa scia, si sta alzando sull’orizzonte l’idea di una nuova chiesa, “l’ospedale da campo” evocato nell’intervista a Civiltà Cattolica dove pare che i medici fino a ora non abbiano fatto bene il loro mestiere. “Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito”, dice sempre il Papa. “Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?”. Un discorso costruito sapientemente per essere concluso da una domanda dopo la quale si va capo e si cambia argomento, quasi a sottolineare l’inabilità della chiesa di rispondere. Un passaggio sconcertante se si pensa che la chiesa soddisfa da duemila anni tale quesito con una regola che permette l’assoluzione del peccatore, a patto che sia pentito e si impegni a non rimanere nel peccato. Eppure, soggiogate dalla straripante personalità di Papa Bergoglio, legioni di cattolici si sono bevute la favola di un problema che in realtà non è mai esistito. Tutti lì, con il senso di colpa per duemila anni di presunte soperchierie ai danni dei poveri peccatori, a ringraziare il vescovo venuto dalla fine del mondo, non per aver risolto un problema non c’era, ma per averlo inventato.

L’aspetto inquietante del pensiero sotteso a tali affermazioni è l’idea di un’alternativa insanabile fra rigore dottrinale e misericordia: se c’è uno, non può esservi l’altra. Ma la chiesa, da sempre, insegna e vive esattamente il contrario. Sono la percezione del peccato e il pentimento di averlo commesso, insieme al proposito di evitarlo in futuro, che rendono possibile il perdono di Dio. Gesù salva l’adultera dalla lapidazione, la assolve, ma la congeda dicendo: “Va, e non peccare più”. Non le dice: “Va, e sta tranquilla che la mia chiesa non eserciterà alcuna ingerenza spirituale nella tua vita personale”.

Visto il consenso praticamente unanime nel popolo cattolico e l’innamoramento del mondo, contro il quale però il Vangelo dovrebbe mettere in sospetto, verrebbe da dire che sei mesi di Papa Francesco hanno cambiato un’epoca. In realtà, si assiste al fenomeno di un leader che dice alla folla proprio quello che la folla vuole sentirsi dire. Ma è innegabile che questo viene fatto con grande talento e grande mestiere. La comunicazione con il popolo, che è diventato popolo di Dio dove di fatto non c’è più distinzione tra credenti e non credenti, è solo in piccolissima parte diretta e spontanea.

Persino i bagni di folla in piazza San Pietro, alla Giornata mondiale della gioventù, a Lampedusa o ad Assisi sono filtrati dai mezzi di comunicazione che si incaricano di fornire gli avvenimenti unitamente alla loro interpretazione.

Il fenomeno Francesco non si sottrae alla regola fondamentale del gioco mediatico, ma, anzi, se ne serve quasi a diventarne connaturale. Il meccanismo fu definito con grande efficacia all’inizio degli anni Ottanta da Mario Alighiero Manacorda in un godibile libretto dal godibilissimo titolo “Il linguaggio televisivo. O la folle anadiplosi”. L’anadiplosi è una figura retorica che, come avviene in questa riga, fa iniziare una frase con il termine principale contenuto nella frase precedente. Tale artificio retorico, secondo Manacorda, è divenuto l’essenza del linguaggio mediatico. “Questi modi puramente formali, superflui, inutili e incomprensibili quanto alla sostanza” diceva “inducono l’ascoltatore a seguire la parte formale, cioè la figura retorica, e a dimenticare la parte sostanziale”.

Con il tempo, la comunicazione di massa ha finito per sostituire definitivamente l’aspetto formale a quello sostanziale, l’apparenza alla verità. E lo ha fatto, in particolare, grazie alle figure retoriche della sineddoche e della metonimia, con le quali si rappresenta una parte per tutto. La velocità sempre più vertiginosa dell’informazione impone di trascurare l’insieme e porta a concentrarsi su alcuni particolari scelti con perizia per dare una lettura del fenomeno complessivo. Sempre più spesso, giornali, tv, siti internet, riassumono i grandi eventi in un dettaglio.

Da questo punto di vista, sembra che Papa Francesco sia stato fatto per i mass media e che i mass media siano stati fatti per Papa Francesco. Basta citare il solo esempio dell’uomo vestito di bianco che scende la scaletta dell’aereo portando una sdrucita borsa di cuoio nera: perfetto uso di sineddoche e metonimia insieme. La figura del Papa viene assorbita da quella borsa nera che ne annulla l’immagine sacrale tramandata nei secoli per restituirne una completamente nuova e mondana: il Papa, il nuovo Papa, è tutto in quel particolare che ne esalta la povertà, l’umiltà, la dedizione, il lavoro, la contemporaneità, la quotidianità, la prossimità a quanto di più terreno si possa immaginare.
L’effetto finale di tale processo porta alla collocazione sullo sfondo del concetto impersonale di Papato e la contemporanea salita alla ribalta della persona che lo incarna. L’effetto è tanto più dirompente se si osserva che i destinatari del messaggio recepiscono il significato esattamente opposto: osannano la grande umiltà dell’uomo e pensano che questi porti lustro al Papato.

Per effetto di sineddoche e metonimia, il passo successivo consiste nell’identificare la persona del Papa con il Papato: una parte per il tutto, e Simone ha spodestato Pietro. Questo fenomeno fa sì che Bergoglio, pur esprimendosi formalmente come dottore privato, trasformi di fatto qualsiasi suo gesto e qualsiasi sua parola in un atto di magistero. Se poi si pensa che persino la maggior parte dei cattolici è convinta che quanto dice il Papa sia solo e sempre infallibile, il gioco è fatto. Per quanto si possa protestare che una lettera a Scalfari o un’intervista a chicchessia siano persino meno di un parere da dottore privato, nell’epoca massmediatica, l’effetto che produrranno sarà incommensurabilmente maggiore a qualsiasi pronunciamento solenne. Anzi, più il gesto o il discorso saranno formalmente piccoli e insignificanti, tanto più avranno effetto e saranno considerati come inattaccabili e incriticabili.

Non a caso la simbologia che sorregge questo fenomeno è fatta di povere cose quotidiane. La borsa nera portata in mano sull’aereo è un esempio di scuola. Ma anche quando si parla della croce pettorale, dell’anello, dell’altare, delle suppellettili sacre o dei paramenti, si parla del materiale con cui sono fatte e non più di ciò che rappresentano: la materia informe ha avuto il sopravvento sulla forma. Di fatto, Gesù non si trova più sulla croce che il Papa porta al collo perché la gente viene indotta a contemplare il ferro in cui l’oggetto è stato prodotto. Ancora una volta la parte si mangia il Tutto, che qui va scritto con la “T” maiuscola. E la “carne di Cristo” viene cercata altrove e ciascuno finisce per individuare dove vuole l’olocausto che più gli si confà. In questi giorni a Lampedusa, domani chissà.
E’ l’esito della saggezza del mondo, che san Paolo bandiva come stoltezza e che oggi viene usata per rileggere il Vangelo con gli occhi della tv. Ma già nel 1969, Marshall McLuhan scriveva a Jacques Maritain: “Gli ambienti dell’informazione elettronica, che sono stati completamente eterei, nutrono l’illusione del mondo come sostanza spirituale. Questo è un ragionevole fac simile del Corpo Mistico, un’assordante manifestazione dell’anticristo. Dopo tutto, il principe di questo mondo è un grandissimo ingegnere elettronico”.

Prima o poi ci si dovrà pur risvegliare dal grande sonno massmediatico e tornare a misurarsi con la realtà. E bisognerà anche imparare l’umiltà vera, che consiste nel sottomettersi a Qualcuno di più grande, che si manifesta attraverso leggi immutabili persino dal Vicario di Cristo. E bisognerà ritrovare il coraggio di dire che un cattolico può solo sentirsi smarrito davanti a un dialogo in cui ognuno, in omaggio alla pretesa autonomia della coscienza, venga incitato a proseguire verso una sua personale visione del bene e del male. Perché Cristo non può essere un’opzione tra le tante. Almeno per il suo vicario.

di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

(Giornalista e studioso di letteratura il primo, canonista e docente di Bioetica il secondo, gli autori sono espressione autorevole del mondo tradizionalista cattolico).
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun mar 16, 2015 4:50 pm

???
IL PRIMO GIUBILEO DELLA STORIA CHE NON CELEBRERA’ GESU’ (E AVRA’ AL CENTRO BERGOGLIO)
L’Anno Santo appena indetto sarà centrato su Gesù Cristo, come i precedenti, o su papa Bergoglio?

http://www.antoniosocci.com/il-primo-gi ... -bergoglio

Dovranno essere molto decisi, il papa e la Chiesa, nel chiarire l’equivoco perché ieri i titoli dei maggiori giornali, tutti laicisti, ma entusiasticamente bergogliani, erano unanimi.
Corriere della sera: “Il Giubileo di papa Francesco”. Repubblica: “L’Anno Santo di Francesco”. La Stampa: “E’ il Giubileo di Francesco”.
Concetto assurdo perché non si celebra col Giubileo un papa, ma il Signore. Il papa deve essere il “Servo dei servi di Dio” e non si può mettere al posto di Dio.

FRANCESCOMANIA
Si dirà che sono i media a fraintendere. In parte è vero, ma nessuno smentisce questi giornali che peraltro – caso curioso – fanno capo a potenti banche, a grandi finanzieri e multinazionali, e sono tutti sfegatati fan del cosiddetto “papa dei poveri” che lancia fulmini contro il capitalismo.
Inoltre – a parte i giornali laici – anche la corte pontificia, in senso lato, contribuisce nel mondo cattolico alla trasformazione del papa in un Divo.
Tanto è vero che lo stesso Bergoglio, in una intervista dei primi mesi, deprecò la “francescomania” dicendo: “Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco… Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo”.
Bergoglio dunque all’inizio ha capito che questa fanatica “divizzazione” della sua persona è per lui un pericolo.
Ma invece di “decentrare” la Chiesa rispetto a se stesso e centrarla su Cristo, presto ha mostrato una certa condiscendenza e infine molto compiacimento.
Di fatto oggi la sua corte è una fabbrica di trionfalismo adulatorio e i media cattolici, come quelli laici, solcano i mari di una fanatica “francescomania”.
Non solo. Nella Chiesa tale “francescomania” viene imposta (anche a vescovi e cardinali) come il pensiero unico a cui uniformarsi se non si vuole correre il rischio di prendere “randellate” ed essere messi all’Indice.
Qui nasce il problema dell’Anno Santo.
Si spera che non sia Bergoglio a voler fare “il Giubileo di papa Francesco”. Lui stesso una volta, agli inizi, invitò a gridare “Viva Gesù” invece di “Viva Francesco”. Però lo ha fatto una volta sola. In seguito ha lasciato che la “francescomania” dilagasse.
Oggi non sopporta diversità di vedute e di accenti, elargisce poltrone e riconoscimenti a chi lo applaude, punisce i dissidenti e lascia che la corte imponga nella Chiesa una plumbea papolatria.
I giornali di ieri sono stati indotti in errore anche perché Bergoglio ha scelto di annunciare il Giubileo proprio nel giorno del secondo anniversario della sua elezione, quando tutti i quotidiani avevano pagine celebrative per lui.
Inoltre è uscita nelle stesse ore una sua intervista in cui dice che il suo sarà un papato breve (per forza: ha 78 anni) mettendosi così al centro delle attenzioni dei media. E’ stato dunque naturale per i giornali fare quei titoli sul Giubileo centrandolo su di lui.
Si dirà che non era questa la volontà di Bergoglio. Me lo auguro. Ma chiediamoci: perché un Anno Santo straordinario nel 2016 ?

CRISTO CANCELLATO
Il Giubileo – fin dal primo, nel 1300 – è sempre stato indetto nelle date che rimandano agli anni della nascita o della morte di Gesù Cristo. Anche i giubilei straordinari (pochissimi).
Quello del 2016 è il primo Giubileo nella storia della Chiesa che non ha al centro l’avvenimento storico di Gesù Cristo, della sua vita terrena.
Siccome una qualche ragione per convocarlo nel 2016 si doveva trovare, Bergoglio ha deciso che è indetto per i 50 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II.
Ma che anniversario è? Non si è mai fatto un Giubileo per un Concilio. E poi il Vaticano II è finito nel 1965 quindi nel 2016 non si celebra il 50° ma il 51° dalla conclusione del 21° Concilio della Chiesa.
E’ dunque un pretesto, oltretutto ideologico e pure autoreferenziale perché centrato su un fatto ecclesiastico anziché su Cristo (se dovessimo considerare simili ricorrenze della storia della Chiesa, ogni anno si potrebbe indire un Anno Santo).
Il primo Giubileo della storia che non ha al centro l’avvenimento di Cristo, avrà, come protagonista mediatico indiscusso, papa Bergoglio, il papa che, del resto, non saluta i fedeli con la tradizionale espressione “Sia lodato Gesù Cristo”, ma con “Buongiorno” e “Buonasera”, venendo per questo elogiato dai media come “papa affabile”.
Sarà dunque un anno di trionfalismo bergogliano. Anche il richiamo alla “misericordia”, voluto dal papa, va in questa direzione. Scrive il “Corriere” in prima pagina: “Sarà dedicato alla misericordia”.
Ma è del tutto pleonastico perché tutti i Giubilei, per loro stessa natura, sono dedicati alla misericordia.
La cattedrale di Siena ha sul portale una lapide scolpita che riporta le parole con cui Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo della storia, nel 1300, e la parola chiave è proprio “misericordia”.
Allora perché si è voluto affermare che il Giubileo del 2016 sarà in modo particolare centrato sulla misericordia e si caratterizza per questo?
S’intende annunciare e donare – come in tutti gli altri Giubilei – la Misericordia di Dio o piuttosto si vuol celebrare la misericordia di papa Bergoglio, che è ritenuta dai media più grande?
La domanda è di scottante attualità visto che per tutto il 2014 Francesco ha provato a fare, tramite il cardinale Kasper, una rivoluzione sull’accesso alla comunione dei divorziati risposati proprio in nome della sua idea di “misericordia”.
Il papa argentino è stato sostanzialmente messo in minoranza sia al Concistoro del febbraio 2014 che al Sinodo successivo, perché la Chiesa gli ha ricordato che la Misericordia non può implicare la cancellazione della legge di Dio e delle parole di Cristo sul sacramento del matrimonio.
Tuttavia al nuovo Sinodo del prossimo ottobre avremo la partita di ritorno. C’è chi pensa che l’indizione del Giubileo “della misericordia” possa essere una forma di pressione per far passare al Sinodo le innovazioni bergogliane.
E c’è chi ritiene che serva invece, a Bergoglio, per porre in secondo piano un Sinodo in cui ormai sa di non riuscire a realizzare la rivoluzione prospettata.
Quindi un grande diversivo per eludere la delusione dei tifosi e dei media laicisti.
Le ipotesi sono le più diverse. Ma oggi il problema che s’impone, e che il Giubileo amplifica, è anzitutto questo: la Chiesa deve essere centrata su Gesù Cristo o sull’attuale pontefice?

CULTO DELLA PERSONALITA’
Giovanni Paolo I, nei suoi 33 giorni di pontificato, fu circondato da un grande affetto dei fedeli. Ma fu un fenomeno che non è nemmeno lontanamente paragonabile all’attuale “francescomania” planetaria (soprattutto laicista).
Cionondimeno quel calore del popolo cristiano bastò a papa Luciani per mettere in guardia tutti dal rischio della papolatria: “ho l’impressione” disse “che la figura del papa sia troppo lodata. C’è qualche rischio di cadere nel culto della personalità, che io non voglio assolutamente. Il centro di tutto è Cristo, è la Chiesa. La Chiesa non è del papa, è di Cristo… Il papa è un umile servitore di Cristo”.
Gesù stesso, nei Vangeli, mise in guardia gli apostoli dagli applausi del mondo ed elogiò chi sfida l’odio mondano e cerca piuttosto il consenso di Dio.
Anche ai papi di oggi, ai papi dell’era mediatica, s’impone la scelta più drammatica: fra la testimonianza (eroica) della Verità e la ricerca del consenso mondano. O Dio o Mammona.
Già il cardinale Ratzinger, alla morte di Papa Montini, nel 1978, disse: “Paolo VI ha resistito alla telecrazia e alla demoscopia, le due potenze dittatoriali del presente. Ha potuto farlo perché non prendeva come parametro il successo e l’approvazione, bensì la coscienza, che si misura sulla verità, sulla fede”.
Così hanno fatto, fino a sfiorare il linciaggio mediatico, anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Finora Francesco ha fatto l’opposto.

Antonio Socci - Da “Libero”, 15 marzo 2015
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun apr 06, 2015 12:59 pm

Caro Papa il genocidio dei cristiani non è "senza senso" per i terroristi islamici

http://www.ioamolitalia.it/editoriale/c ... amici.html

Buongiorno amici. Papa Francesco che anche quest’anno ha voluto nel Giovedì Santo fare la lavanda dei piedi a 12 detenuti nel carcere di Rebibbia, rigorosamente selezionati in 6 uomini e 6 donne, 6 stranieri e 6 italiani, ha dimostrato di essere quantomeno ingenuo nei confronti del terrorismo islamico quando, riferendosi alla strage degli studenti cristiani in Kenya, ha detto di condannare “questo atto di brutalità senza senso” e di pregare “per un cambiamento del cuore di chi lo ha perpetrato”.

Ieri, intervenendo nella Via Crucis, ha invece fatto un’ammissione di colpevolezza sostenendo: “La sete del tuo Padre misericordioso che in te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l’umanità ci fa pensare alla sete dei nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice”.

Mi domando come possa Papa Francesco affermare che le stragi di cristiani perpetrate dai terroristi islamici siano “senza senso”. “Senza senso” per chi? Non certamente per i terroristi islamici che, secondo un portavoce degli al-Shabab – autori della strage - loro mantengono “un alto livello morale uccidendo solo i cristiani” e “salvaguardando l’inviolabilità del sangue dei musulmani”. Come sempre, anche nella strage nel campus universitario di Garissa, la strage è stata propiziata dal grido “Allah è il più grande”, mentre le vittime sono state selezionate separando i musulmani facendo loro recitare la shahada, la professione di fede islamica, dai cristiani che hanno rifiutato di sottomettersi all’islam.

Come può Papa Francesco parlare di una “brutalità senza senso” quando si sta consumando un vero e proprio genocidio dei cristiani ovunque i terroristi islamici hanno preso il sopravvento, in Iraq, Siria, Libia, Nigeria, Pakistan, Mali, Niger e Somalia.

Possibile che Papa Francesco non sia consapevole che la condanna dei cristiani come miscredenti è presente nel “Padre Nostro” dei musulmani, la Sura L’Aprente del Corano, che recita: “Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né di coloro che vagano nell’errore». (1, 5-7). “Coloro che vagano nell’errore” sono proprio i cristiani, condannati di miscredenza per la fede nella Trinità ben 17 volte al giorno da tutti i musulmani che espletano le 5 preghiere quotidiane obbligatorie.

Possibile che nessun consigliere di Papa Francesco gli abbia fatto presente che è Allah stesso nel Corano che ordina di uccidere i cristiani:

“Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo e siano soggiogati”. (9, 29)

“Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di
Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non sceglietevi tra loro né amici né alleati”. (4, 89)


Infine, com’è possibile che di fronte al genocidio dei cristiani, Papa Francesco individui il suo compito nel pregare “per un cambiamento del cuore di chi lo ha perpetrato”. Papa Francesco dovrebbe sapere che le Conferenze episcopali, cioè il collegio dei vescovi cattolici, in Iraq, Siria e Nigeria, hanno affermato in modo inequivocabile che non è sufficiente pregare e che per porre fine al genocidio dei cristiani serve un intervento armato per sconfiggere i terroristi islamici dello “Stato islamico” e dei Boko Haram.

Cari amici, è ora di dire basta alla mistificazione della realtà dei terroristi islamici e dell’islam. È ora di dire basta alla paura di denunciare che la radice del male è insita in Allah, nel Corano, in Maometto, nell’islam. È ora di dire basta all’illusione che dobbiamo confidare nei sedicenti musulmani moderati per sconfiggere i terroristi islamici. È ora di dire basta alle tergiversazioni che favoriscono il dilagare del terrorismo e del radicalismo islamico dentro casa nostra. È ora di assumere la storica decisione di difenderci, combattendo i terroristi tagliagole ovunque nel mondo e i terroristi taglialingue che strumentalizzano la nostra democrazia per invaderci e sottometterci all’islam.
Ora basta! Andiamo avanti. Insieme ce la faremo!

di Magdi Cristiano Allam 04/04/2015 12:05:21
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun apr 27, 2015 9:32 am

Lo strappo di Francesco: "Ai poveri i posti d'onore del concerto in Vaticano"

Migranti e clochard nelle poltrone dei capi di Stato. "L'invito anche alle famiglie disagiate delle periferie" di PAOLO RODARI
26 aprile 2015


http://www.repubblica.it/esteri/2015/04 ... /?ref=fbpr

CITTÀ DEL VATICANO - Gli ultimi saranno i primi, disse Gesù. Parole che sono legge per Francesco che ha deciso di riservare i posti d'onore di un concerto che avrà luogo in Vaticano ai poveri, ai migranti, ai senzatetto. Per la prima volta, in quelle prime file per consuetudine occupate da capi di Stato, dignitari, rappresentanti di istituzioni, siederanno coloro che più di tutti sono presenti nel cuore di Bergoglio. Il concerto, intitolato "Con i poveri e per i poveri", avverrà giovedì 14 maggio nell'Aula Paolo VI. E cioè in quella stessa Aula dove il 22 giugno 2013 si consumò un piccolo giallo. A un concerto organizzato per l'anno della fede, Francesco all'ultimo diede forfait. Per "motivi improrogabili " la sua sedia rimase vuota.

Sotto la bacchetta del maestro Daniel Oren a esibirsi saranno l'Orchestra Filarmonica Salernitana "Giuseppe Verdi" e il coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina. Lo faranno per sostenere le opere di carità del Pontefice, con il patrocinio dell'elemosineria apostolica, del pontificio consiglio della Cultura, di quello per la Nuova evangelizzazione e della fondazione San Matteo del cardinale Van Thuan. I biglietti d'ingresso saranno gratuiti, ma a tutti i presenti, si legge nell'invito, "sarà data la possibilità di contribuire con offerte volontarie che saranno interamente devolute all'elemosineria".

I senzatetto sono gli ospiti illustri dell'evento. Saranno convocati attraverso associazioni di volontariato che operano sul territorio: la Caritas diocesana di Roma, il Gran Priorato di Roma, la delegazione di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta, il Circolo San Pietro, la Comunità di San'Egidio e il Centro Astalli. Spiegano gli organizzatori: "Occuperanno in Aula i posti d'onore e, accanto a loro, seguendo gli insegnamenti del Papa, saranno invitate famiglie, anziani e giovani di tutte le parrocchie romane, in particolare coloro che nelle periferie della città vivono situazioni di disagio materiale e spirituale con l'augurio che per loro, come per tutti quelli che parteciperanno, questa serata rappresenti un seme di fiducia e di speranza per il futuro".

Il Vaticano non è un castello riservato alle élite, turisti, fedeli, o curiali che siano. È la casa di tutti, il centro di una Chiesa sinodale nel governo ma anche nella sua essenza. Già poche settimane fa il Papa aveva aperto le porte dei musei e della cappella Sistina a una visita privata riservata ai senzatetto. E così egli fa il prossimo 14 maggio quando quell'Aula, dove fino a qualche tempo fa avvenivano concerti con posti riservati ai potenti e auto blu parcheggiate direttamente in piazza San Pietro, si apre ai bisognosi che vivono sotto il colonnato del Bernini, i portici di via della Conciliazione, le strade di Borgo Pio. Monsignor Konrad Krajewski, elemosiniere, tutti i giorni porta a queste persone la carità del Papa.

Un'attenzione fatta di soldi offerti per le necessità, di un servizio di barberia ideato sotto il colonnato, con tanto di docce gratuite, di sacchi a pelo donati in occasione del compleanno papale. Ma è anche quando Francesco deve fare dei regali ai pellegrini che i senzatetto divengono i protagonisti: lo scorso marzo 50mila copie del Vangelo sono state distribuite durante un Angelus in piazza san Pietro da 300 clochard, nominati seduta stante "messaggeri" papali.
Francesco va oltre le discussioni che da sempre nella Chiesa si fanno a riguardo dei poveri e della loro necessaria "liberazione ". Per anni la comunità ecclesiale si è divisa fra coloro che tacciavano di ideologia marxista chi si impegnava per i poveri e coloro che, invece, limitavano l'impegno a mere analisi sociologiche.

Bergoglio al contrario dimostra di voler andare oltre i due estremi, schierandosi fattivamente in favore dei poveri, agendo con forza contro il disprezzo della dignità dei "reietti ". Per lui, infatti, i poveri sono il cuore della Chiesa, soggetti creativi da cui, come scrive in Evangelii Gaudium, sempre si può imparare: tutti, scrive, possono raccogliere "la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicare attraverso di loro".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » gio mag 21, 2015 7:24 pm

???

È un falso Papa se non ci ordina di pregare per i cristiani perseguitati

http://www.ioamolitalia.it/blogs/verita ... itati.html

Uno dei grandi privilegi di essere di lingua italiana, è poter leggere in lingua originale la Divina Commedia, il poema della bellezza e del divino. Lo scrittore argentino Borges e molti altri hanno imparato l’italiano solo per poter leggere la Divina Commedia, poema talmente profondamente religioso, che esiste il dubbio che quella raccontata sia in realtà una visione mistica.

Contrariamente alle sciocchezze che dice Benigni, la Commedia è cristianesimo in ognuna delle sue straordinarie sillabe, forse, appunto, addirittura la descrizione di una visione mistica, e in questa visione Dante, che ama profondamente la Chiesa, pone nell’inferno due Papi, Niccolò III, aspetta, Bonifacio VIII, e pone tra i vili un terzo Papa, colui che non ha impedito l’ascesa di un malvagio.

Questo per chiarire un equivoco: si può amare profondamente la Chiesa e provare un’infinita vergogna per le sue gerarchie. Tra i doveri di un cattolico c’è quello della verità.

Nessun danno può venire dall’affermazione della verità, solo danno dal celarla.

Ogni singolo giorno il numero dei cristiani assassinato per la loro fede è di circa cinquecento e la cifra continua a salire. Ogni giorno vengono assassinati, innocenti, un numero di cristiani il cui numero è pari a quello dei palestinesi che perdono la vita ogni anno in un conflitto scatenato dai palestinesi stessi.

La Nigeria, in una sola diocesi, Boko Haram ha ucciso 5 mila cattolici e distrutto oltre 350 chiese dal 2009. Continuano in Nigeria gli orrori dell’organizzazione terroristica Boko Haram (che significa “L’educazione occidentale è peccato”). Grazie ad un rapporto della diocesi di Maiduguri, nel nord del paese, e dell’associazione “Aid to the Church in Need” (Acn), è emerso che solo in questa zona, dal 2009 gli estremisti islamici hanno ucciso più di 5 mila cattolici, più di 100 mila sono fuggiti a causa degli attentati; ci sono 10 mila bambini orfani e circa 7 mila vedove ed oltre 350 chiese sono state distrutte, in molti casi più di una volta, dopo essere state ricostruite. Ancora, dei 40 centri parrocchiali della diocesi, più della metà sono stati abbandonati dai fedeli, altri sono stati occupati dai terroristi islamici. Quattro dei cinque conventi del posto hanno dovuto chiudere.

La paura della gente è tanta e chi ha potuto tornare alle proprie case, le ha trovate devastate. Se non altro a sorreggere la comunità rimane la fede e la consapevolezza che Dio è sempre vicino a loro, dalla loro parte. Il vescovo Oliver Dashe Doeme afferma di aver ricevuto un mandato divino per guidare altri nella recita del rosario fino alla scomparsa del gruppo terroristico islamico. “Verso la fine dello scorso anno, mi trovavo nella mia cappella davanti al Santissimo Sacramento. Stavo recitando il rosario, e all'improvviso è apparso il Signore”, ha riferito il presule alla CNA il 18 aprile. Nella visione, ha affermato, Gesù all'inizio non ha detto nulla, ma ha teso una spada verso di lui, che l’ha afferrata. “Non appena ho preso la spada, si è trasformata in un rosario”, ha confessato il vescovo, aggiungendo che Gesù gli ha detto tre volte: “Boko Haram è scomparso”.
“Non avevo bisogno di alcun profeta che mi spiegasse quel fatto”, ha detto. “Era chiaro che con il rosario saremmo stati capaci di espellere Boko Haram”.

Un papa che non ci ha ordinato, ordinato, non chiesto, di pregare ogni giorno per la Nigeria è un falso Papa. Mentre i bambini muoiono, le donne sono stuprate, le chiese bruciate, è un’affermazione opinabile che non si debbano prendere le armi in pugno per andare a salvarli, è discutibile che la pace sia un valore superiore all’obbligo di soccorso, ma è un’opinione comprensibile. Non è opinabile, se siamo credenti, se siamo una religione e non una succursale della corrotta ONU, l’obbligo di pregare. Un Papa che non abbia dato questo ordine è un indegno. Quindi il momento è venuto di ricordare che è Sacra la Chiesa, non i suoi capi che sono uomini, e più di una volta sono stati uomini ignobili. Ricordiamo che è diritto, anzi dovere di un credente , come già hanno fatto Dante e Savonarola, dichiarare la verità, e la verità è che in questo momento chi siede sul seggio di Pietro non è degno di quel luogo.

Cominciamo noi a fare le cose giuste, a definire “angelo della pace” i sacerdoti nigeriani che stanno vicini al loro popolo. Cominciamo noi a fare le cose che la Chiesa non può più fare perché sta sbandando nella tempesta senza timoniere, o peggio con un traditore simoniaco al timone, che ha venduto la Chiesa di Cristo per la benevolenza di un mondo folle e anticristiano. Cominciamo noi a fare le cose che fanno i credenti, pregare e ricordare i martiri, perché è assolutamente folle che una Chiesa indegna, giunta al punto più basso della sua storia, non ci chieda nemmeno di pronunciare il rosario per la Nigeria, la Siria, l’Iraq.

In Iraq le violenze sulle donne e bambine cristiane e di ogni altra minoranza, sono atroci. Ogni donna o bambina è stata venduta decine di volte, prima di finire nei bordelli, chi tenta di resistere è bruciata viva. Bambine sono morte di peritonite, stuprate a morte, con i fornici vaginali sfondati per le violenze subite: è una morte atroce, lo shock da gram-negativi e la peritonite sono una morte atroce. Noi non abbiamo pregato, noi non stiamo pregando, l’unico giorno di preghiera e digiuno è stato per salvare dalla guerra il regime di Assad, nessuna preghiera per bambine di 10 anni stuprate a morte dopo aver assistito alla decapitazione dei fratelli e dei padri.

Padre Douglas Al Bazi, sacerdote iracheno della diocesi di Erbil, nel Kurdistan, sa bene cosa significhi soffrire la persecuzione, la perdita della casa, la tortura. Dal 2 agosto, si prende cura di centinaia di famiglie scappate dall’Isis. Intervistato dalla BBC ha raccontato la sua storia, parlando anche del perdono dei nemici.
Il dovere sarebbe stato definire Padre Douglas Al Bazi “angelo della pace”, ma questo padre non è nemmeno stato ricevuto in Vaticano, come non sono stati ricevuti il marito e il figlio di Asia Bibi, non sono stati ritenuti degni di un’udienza.
Il dovere sarebbe stato definire Asia Bibi “angelo della pace”, la sua famiglia, il ragazzo pachistano diciassettenne bruciato vivo perché cristiano, il meraviglioso ministro pachistano ucciso dopo aver lasciato un testamento che è una delle più belle professioni di fede: “Il mio nome è Shahbaz Bhatti. .. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire.”

Shahbaz Bhatti doveva essere definito “angelo della pace”.
Invece “angelo della pace” è stato definito dal Papa il presidente di un’associazione il cui Statuto all’articolo numero 1 si impegna alla distruzione di un’intera nazione, Israele, presidente di una terra che ha fatto dono al mondo del terrorismo, ha fatto dono al mondo del concetto di terrorista suicida, dell’idea del bambino terrorista.

“Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro! Guai a quelli che si ritengono saggi e si credono intelligenti! Guai a quelli che …assolvono il malvagio per un regalo, e privano il giusto del suo diritto!” (Isaia, 5)

“La verità vi renderà liberi.
Lotta sino alla morte per la verità
e il Signore Dio combatterà per te”. (Siracide, 4:28-30)

La verità su chi siede sul trono di Pietro in questo momento è estremamente semplice.

di Silvana De Mari 21/05/2015 16:31:21


Comento:

Alberto Pento

La Divina Commedia non fa altro che raccontare, a suo modo, i viaggi mistici che gli sciamani facevano e raccontavano già 20/30/50/80 e più mila anni fa prima che l'Homo Sapiens migrasse dall'Africa (leggasi Mircea Eliade) e queste storie si possono raccontare, con mille variazioni, in tutte le lingue del mondo e non soltanto in italiano. Non credo che il Papa possa ordinare ... come un qualsiasi iman islamico o un qualsiasi dittatore o monarca assoluto. Io non sono cristiano e se lo fossi non sarei cattolico romano ma caso mai quacchero. L'ebreo Cristo non è proprietà della Chiesa Cattolica Romana che è soltanto una delle sette cristiane, anche se la più numerosa. Credo che il Papa non possa comportarsi come il Condottiero criminale e Profeta islamico Maometto, credo che non possa imbracciare una scimitarra o un mitra e ordinare la guerra a l'islam. Non spetta al Papa Cattolico Romano ergersi a promotore di una guerra universale dei cristiani all'islam. Eppoi mi pare che non abbia mai mancato di chiedere ai suoi cristiani di pregare per tutti i cristiani discriminati, perseguitati, sofferenti e uccisi della terra. Il Papa non è Dio in terra, anche se vicario di Cristo, il Papa come egli stesso ha detto è un uomo come tutti gli altri e un peccatore, "il capo o il padre santo" di una chiesa con una grande responsabilità e non può essere certo un dispensatore di morte. La civiltà europea non è soltanto di radice "giudaico-cristiana" ma anche "pagana" e non soltanto "greco-romana" ma italica, veneta, etrusca, celta, germana, baltica, slava, ugro-finnica, turco-altaica, semitica, ... e tanto altro ancora. Dio non è un cane addomesticato proprietà di qualcuno e la spiritualità umana è connaturata alla creazione e la civiltà è un portato dell'esperienza umana universale che ci viene con la creazione dalla più lontana preistoria.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » dom mag 24, 2015 9:29 pm

LAURA MALCHIODI - Lettera a Papa Francesco di una cattolica che si è allontanata dalla Chiesa per le sue posizioni ostili ad Israele

http://www.kolot.it/…/la-lettera-di-laura-malchiodi-al-papa

Sua Santità, Le scrivo, ancora, perché trovo sempre più difficile considerarmi Cattolica. Eppure sono sempre stata molto vicina alla Chiesa, grazie anche al fatto che provengo da una famiglia molto religiosa, con due pro-zii Vescovi (Umberto Malchiodi, Vescovo di Piacenza e Gaetano Malchiodi, Vescovo a Loreto, erano fratelli di mio nonno Aldo)… ma non solo per questo. La lettura dei Vangeli, che ho cominciato alle medie e quella della Bibbia, che ho iniziato ad affrontare nel 1972, a 15 anni (grazie al regalo di zio don Umberto), mi hanno sempre più coinvolta. Ho poi conosciuto Madre Speranza, che mi ha detto che sarei rimasta delusa dalla Chiesa, ma che avrei dovuto lottare contro le sue storture e non avrei dovuto abbandonarla… Lei mi sta rendendo estremamente difficile mantenere questa promessa. Oggi, per la prima volta nella mia vita, non me la sento di andare a Messa.

E pensare che ero così felice quando L’ho vista la prima volta!

La Sua scelta del nome Francesco (il mio Santo preferito) mi aveva fatto sperare che Lei volesse in qualche modo testimoniare il suo distacco dai capitoli bui della nostra storia, che hanno visto i Gesuiti come protagonisti di pogrom e persecuzioni orribili nei confronti degli Ebrei… ma evidentemente mi sbagliavo.

E non Le scrivo solo a mio nome. Miei amici, conoscenti e parenti ogni giorno mi confessano il loro imbarazzo profondo e la crisi che stanno attraversando, grazie a Lei.

Le sue gaffes imbarazzanti in occasione del suo viaggio in Israele e in Cisgiordania… il suo assordante silenzio in occasione del rapimento dei tre ragazzi israeliani e la sua sollecita preghiera in occasione della tragica vendetta su un ragazzo palestinese, … la Sua assenza al Convegno ecumenico di Salerno dello scorso novembre (ha preferito andare ad elogiare il fedele alleato di Hamas, in Turchia),… e adesso il suo riconoscimento dello Stato Palestinese e la sua elezione di un capo terrorista ad “angelo della pace”… mi hanno sconvolta e profondamente ferita.

In questi mesi mi sono domandata il perché.

Ho pensato che forse Lei non ha letto mai gli statuti di Olp e Hamas, che negano in assoluto la possibilità di esistere a Israele (se è questo il caso, La invito a farlo subito). Condivido l’opinione che la pace in Israele potrà essere raggiunta solo attraverso negoziati che prevedano due Stati, e credo che sia questo il punto che l’Occidente dovrebbe sottolineare e pretendere, anche e soprattutto dai Palestinesi. È infatti noto che è questo il punto dolente, perché per Statuto, sia Olp che Hamas non possono accettare l’esistenza dello Stato ebraico israeliano ed è su questo punto, su questa richiesta di RECIPROCITÀ, che si sono arenati tutti i negoziati di pace.

L’Occidente finge di sostenere Israele, ma accetta che Israele non possa scegliere la propria capitale storica, Gerusalemme, perché l’idea non piace ai Palestinesi. E ai Palestinesi l’idea non piace perché per negare il futuro al popolo israeliano, negano anche la loro storia e la loro presenza millenaria in quei territori. (Stanno negando anche la nostra storia, al punto da dichiarare che Abramo e Gesù non erano ebrei, ma palestinesi… e celebrando la Liturgia a Betlemme con alle spalle quel manifesto di propaganda palestinese, Lei ha avvalorato – spero inconsapevolmente – questa assurda tesi…). Una cosa analoga è avvenuta in Armenia circa cento anni fa, e anche allora l’Occidente ha assistito indifferente (quando non ha collaborato attivamente) al genocidio armeno che ne è seguito.

Mi sono detta che forse non ha saputo della sentenza emessa dalla corte francese di Versailles, del 2013 (ed è risaputo che la Francia con Ebrei e Israele non è affatto tenera!). In questa occasione, il tribunale di Versailles ha stabilito che – secondo il diritto internazionale – quella di Giudea e Samaria è un’occupazione legittima, che non viola nessuna norma internazionale, contrariamente a quanto sostiene la propaganda di Olp e Anp, propaganda che – come sottolineato nella sentenza di Versailles – non costituisce diritto internazionale.

O forse, mi sono detta, non ha saputo che recentemente Anp e Olp e Hamas sono stati accusati di terrorismo da un altro tribunale, a New York. Anche il Suo interlocutore preferito, “l’angelo della pace” Abu Mazen, è stato condannato per atti terrorismo in questa occasione…. E una banca giordana è stata multata per aver finanziato, con prestiti, il terrorismo di Hamas. (E questo dovrebbe mettere in serio imbarazzo anche l’Europa, che da anni offre generosi finanziamenti ai Palestinesi, senza preoccuparsi di come vengono utilizzati).

Ma mi sono anche detta che una persona che sta utilizzando il potere politico che ha Lei, non può non aver prima studiato con attenzione la situazione e la storia di quei territori… quindi Le chiedo: perché?

Perché non ha reagito neppure alla richiesta europea e dell’Italia dell’etichettatura obbligatoria per le aziende israeliane che operano in Samaria e Giudea?

È difficile capire questa scelta italiana, anche considerando le ripetute promesse del nostro Governo di sostenere Israele, in quanto unico Stato democratico in mezzo ad una polveriera impazzita e minacciato seriamente dall’Iran.

È evidente che lo scopo della richiesta dell’etichettatura è finalizzata ad un prossimo boicottaggio, già in uso presso le cooperative italiane – e non solo – e che tanto ricorda le prime leggi razziali del periodo fascista… Davvero non comprende che cosa significa boicottare le aziende israeliane, dove lavorano anche molti arabi palestinesi e israeliani? Significa boicottare la normalizzazione, l’integrazione, la dignità di quel popolo, dignità che si ottiene con il lavoro, come Lei stesso ultimamente ha spesso ripetuto in riferimento alla disoccupazione in Italia. E boicottare questo, boicottare la normalizzazione, significa boicottare la pace.

Gli oltre 800.000 ebrei che vivevano da secoli nei paesi arabi, che dalla fine degli anni ’40 sono stati espropriati di soldi, case e terreni (i terreni espropriati corrispondevano a circa 5 volte lo Stato di Israele), sono stati accolti dal piccolo neonato stato israeliano e hanno avuto la possibilità di ricostruirsi una vita. Possibilità negata ai profughi palestinesi, visto che i Paesi arabi hanno rifiutato anche la proposta di dare loro parte delle ricchezze e dei terreni espropriati agli ebrei. Possibilità negata perché solo costringendoli a vivere da profughi, in cattività, impediscono loro di sentirsi uomini liberi e quindi non desiderosi di recriminare diritti assurdi (perché solo ai discendenti dei palestinesi questo diritto? Perché non ai discendenti degli ebrei? O degli italiani (la me scuxa veneti e no taliani) cacciati dall’Istria?…)

Ha mai pensato a cosa può condurre la Sua politica per i figli e i nipoti di quegli ebrei, che con tanta fatica si sono ricostruiti una vita, in Israele? Davvero considera giusto e legittimo sostenere chi li vuole – ancora una volta – cacciare ed espropriare di tutto? Anche della loro vita?

Sono trascorsi solo 70 anni dalla nostra presunta liberazione dal nazismo, dalle leggi razziali, da un antisemitismo becero e vergognoso. Cinquant’anni fa, veniva firmato il documento Nostra Aetate che avrebbe dovuto modificare radicalmente anche i rapporti tra Chiesa e mondo ebraico, aprendoci ad un dialogo onesto e alla pari (e non si immagina quanto mi renda orgogliosa l’ultima firma di quel documento!)

Eppure oggi, come negli anni ’20, stiamo ripercorrendo la stessa strada, commettendo gli stessi errori. E questo fa molto male.
E fa ancora più male assistere, ancora, impotenti, a certi comportamenti antisemiti in seno alla Chiesa…. ai vertici della Chiesa.
Sembra che quello che Le interessa non sia la pace in quei territori martoriati, ma colpire gli Ebrei…
Devo pensare che lo faccia per salvaguardare la vita dei cristiani in Medio Oriente e in Occidente? La storia ci insegna a non fidarci di tali allenze! Oltre al fatto che noi Cristiani siamo chiamati a fare scelte coraggiose! E il Vescovo di Roma dovrebbe essere il primo a dare l’esempio…

Le ho già scritto altre volte… allora speravo in una Sua risposta, perché lo stato in cui mi trovo – soprattutto per questi motivi – è davvero grave. Anche stanotte non ho dormito e Le ho twittato… ma evidentemente non Le interessa l’avermi ferita, così profondamente. D’altra parte chi sono io, per destare il Suo interesse?

Mi scuso per la durezza della mia lettera… ma quando sto male mi è difficile nascondere il mio stato e la gravità dei suoi ultimi atti non mi ha dato scelta.

Continuerò a pregare per Lei e perché il Signore mi aiuti a perdonarLa.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » mar giu 09, 2015 10:19 pm

L’Italia è travolta dall’invasione di clandestini: possibile che il Papa si commuove solo per gli immigrati musulmani?

http://www.ioamolitalia.it/blogs/verita ... lmani.html

Anche oggi arriverà un migliaio circa di "migranti", nella quasi totalità islamici, quindi con un'impossibilità strutturale ad integrarsi. Molti di loro lasciano alle proprie spalle stati maggiorenni, che hanno un seggio all’Onu come noi, Ghana, Senegal, Algeria: non hanno né guerre né eruzioni vulcaniche, e che resteranno privi di forza lavoro giovane. Molti moriranno e della loro morte è corresponsabile la sottocultura dell’accoglienza che seleziona in maggioranza giovani e maschi che preferiscono l’avventura al lavoro quotidiano sul suolo natio: si rischia una traversata fortunosa, dopo di che il vitalizio assicurato: la signora Boldrini veglierà sul loro mantenimento a vita. Passeremo alla storia come l’unico popolo che ha finanziato la propria invasione.

Alfano ci assicura che non ci sono terroristi sui barconi. E se lo dice lui sarà sicuramente così, ma non ho bisogno che ci sia un terrorista perché mi annientino: mi basta continuare a mantenerli. Peraltro se anche non ci sono terroristi, lo diventeranno: rinchiusi in una religione violenta e aggressiva, da cui nessuno li aiuterà a uscire, in un continente dove il mantenuto o il disoccupato sono il destino più probabili. L’Italia è stata messa nelle stesse condizioni di Israele: o subiamo un torto, la distruzione, o facciamo un torto, difendersi, non soccorrere. I tutti questi casi il principio di giustizia deve prevalere su quello di misericordia, perché la misericordia senza giustizia è un concetto totalitario di sopraffazione.

I migranti, inevitabilmente, spesso anche incolpevolmente, mangeranno le poche risorse che non ci sono per le famiglie dove c’è un figlio malato, la neutra parola disabile che nasconde l’impossibilità di vivere. Nessuno assiste gli autistici dopo la maggiore età, se avete il cancro meglio che sia lento perché per avere una risonanza magnetica ci vogliono sette mesi e se dovete avere un infarto, meglio trovarsi in Francia.

Tra i poteri forti che hanno condannato a morte l’Italia c’è Bergoglio, che si commuove solo davanti agli immigrati musulmani. Sarebbe bellissimo e cristiano se li convertisse, allora sarebbe un grande e meraviglioso Papa, allora sarei con lui ogni istante, disposta a dare tutta la mia vita, ogni mio avere per portare la luce di Cristo a chi ne è nato privo. Visto che omaggia il Ramadan e dà i sagrati delle chiese perché il grido “Allah è grande” risuoni, il comportamento di Bergoglio è anticristiano, tragico, un nuovo e importante tassello per la distruzione dell’Europa e soprattutto dell’Italia. Sono 100.000 i cristiani che ogni anno sono uccisi dai musulmani, eppure durante il discorso di Serajevo Bergoglio non li ricordati, non li ha nominati, ha continuato a sorridere mentre diceva le solite idiozie. I bambini cristiani vengono sgozzati con banali coltelli da cucina. I venditori di armi non c’entrano. C’entra la ferocia dell'islam contenuta nel Corano. Chi non ne parla sta tradendo la verità e quindi la giustizia. L'ateo Pascal Brukner è rimasto sconvolto dalle violenze perpetrate in terra islamica sui cristiani. Bergoglio non le nomina.

Mentre i bambini cristiani vengono decapitati, crocifissi, bruciati vivi, Bergoglio e le gerarchie cattoliche si occupano di altro. Sempre attento alle istituzioni, la Carta dell’Onu ha sostituito il Vangelo, Bergoglio ci ha informato che c’è la “Giornata mondiale del fanciullo” sfruttato sul lavoro e afferma che sfruttare i bambini è sbagliato. Mio Dio che pensiero travolgente, meno male che ce l’ha detto lui: lo stavano già dicendo funzionari Onu, sindacalisti, uomini politici, un po’ di banalità in più, perché no? Tutte le volte che Bergoglio apre la bocca e parla, spandendo al mondo le perle del suo cristianesimo low cost, flessibile, porzionabile, opinabile, vegetariano, vegano e transfriendly, in una parola simpatico, mi faccio sempre la domanda: questa frase avrebbe potuto pronunciarla anche qualcun altro? Avrebbe potuto pronunciarla un protestante, un buddista, un ateo, la Camusso, qualcuno che si veste di bianco perché fa il gelataio e non il papa? La risposta è puntualmente sì: Bergoglio ha veramente portato il cristianesimo ai saldi di fine stagione. Parlare di Dio e di Gesù Cristo che è morto di un’agonia atroce e poi è risorto è poco “cool”: sia Scalfari che Pannella resterebbero perplessi di questo ritorno al Medioevo, e Bergoglio ne parla pochissimo, di striscio, chiaramente di malavoglia. Anche parlare delle bambine cristiane stuprate a Mosul dai musulmani felici di affondare il pene nei loro corpi impuberi dopo aver decapitato i loro fratelli e i loro padri è poco “cool”, quindi sua Simpatia Francesco Primo non ne accenna nemmeno.

I media adorano Bergoglio, perché i media appartengono a una civiltà filoislamica, relativista, antisemita, antisionista e soprattutto anticristiana, e Bergoglio è filoislamico, relativista, antisemita, antisionista e soprattutto anticristiano. La piaggeria dei media per Bergoglio è nauseante, soprattutto per chi ricordi il loro odio viscerale e continuo per l’ultimo Papa che ha occupato il posto di vicario di Cristo.

Al giornale radio di un paio di giorni fa una giornalista trionfante e giuliva, ci ha detto con voce commossa, che il papa pensa ai poveri: dopo le docce anche un ricovero: tutto questo dal cuore del papa. Signora, non so chi lei sia, ma la informo che sono 1700 anni che la Chiesa pensa ai poveri, essendone spesso l’unico soccorso possibile, che ogni giorno nascono ricoveri, lebbrosari, orfanotrofi, e ospedali. Quello che è indecente è un papa (la minuscola non è un errore) che strombazza e fa strombazzare ogni banalità che fa. Bergoglio ha fatto un ricovero per i senzatetto? Si ha la folle impressione che sia una cosa nuova, che la Chiesa non lo abbia mai fatto. Uno solo? Che spilorcio! Tutti i suoi predecessori hanno fatto molto di più: certo non mettevano le cose sotto il colonnato del Bernini perché si vedessero. Con tutte le migliaia di costruzioni, spesso magnifiche, spazi di proprietà della Chiesa, la docce per i poveri di Bergoglio sono nel porticato del Bernini, dove con la “scusa” dei poveri si profana la sacralità del luogo. La scelta avrebbe avuto un senso solo se il porticato fosse stato l’unico luogo disponibile: così come è stata fatta ricorda in tutto e per tutto Giuda il filantropo, che davanti al gesto della Maddalena che ha speso del denaro per riconoscere la Sacralità di Cristo, obbietta che con il denaro si potevano soccorrere i poveri e Cristo risponde che il primo compito è l’amore per Dio.

Bergoglio ha sostituito Dio con i poveri, non si inginocchia davanti all’ostia, nelle Filippine ha permesso che finisse nel fango, ci spiegherà che è una semplice metafora, ma ordina di inginocchiarsi davanti ai poveri. Io mi inginocchio davanti a Dio e ai santi. Esiste una ricchezza criminale di rapina, e una ricchezza santa che produce benessere per tutti, esiste una povertà santa, una povertà innocente e una povertà maligna degli ignavi. La povertà non è sinonimo di santità e solo un demagogo veterostalinista può affermarlo. È un’idea degna di Pol Pot. La carità di Bergoglio è poca, micragnosa, e follemente strombazzata, esattamente come quella degli attori di Hollywood.

Sarebbe anche grazioso se, mentre i bambini cristiani vengono crocifissi, che è più grave di essere sfruttati sul lavoro, ma forse questo è un concetto troppo difficile per Bergoglio, che colui che dovrebbe essere il capo del cattolicesimo, il vicario di Cristo in terra la piantasse di farsi fotografare con il suo sorriso stolido e il segno del pollice dell’OK, anzi occhei. Non è occhei vostra simpatia. C’è il suo faccione con sorriso annesso anche sui lecca lecca, 3 euro e 50, incluso di preghiera. Non è occhei che il faccione di Bergoglio col pollice alzato sia impresso sopra il crocifisso: il crocefisso appartiene a Cristo e solo a Lui. Non è occhei, Cristo è morto in croce dopo un’agonia atroce, ed è risorto dopo tre giorni e ora il posto del suo vicario è occupato da un sorridente mister simpatia, che ci informa che è sbagliato sfruttare i bambini sul lavoro, e non che è sbagliato crocifiggerli, che in un dialogo sui minimi sistemi tra due gnomi del pensiero, la conversazione con Scalfari, ha osato affermare che i problemi del mondo moderno sono la solitudine dei vecchi e la disoccupazione dei giovani: questa frase può pronunciarla solo un ateo, e di un tipo particolarmente ottuso: la tragedia del mondo moderno è la perdita di Dio, un tale dolore di vivere che le donne uccidono i figli nel loro ventre per non metterli al mondo, la tragedia del mondo moderno è l’islam che avanza su tutti i fronti annientando la libertà dell’uomo ovunque arrivi.

Bergoglio da bravo ateo spiega che la moltiplicazione dei pani e dei pesci è una parabola, che Dio non è cattolico (La Madonna forse si?), che essere cristiani o musulmani o altro è lo stesso purché ognuno faccia il bene. Magnifico: i terroristi islamici quando ammazzano fanno il bene secondo la loro religione, anche le SS che massacravano i bambini ebrei e i repubblicani spagnoli che bruciavano vivi i seminaristi erano tutti convinti di fare una bella cosa, per l’ateo Bergoglio sono buoni. Tutte le vie portano a Dio?: Gesù Cristo aveva detto il contrario, con molta chiarezza. Oltretutto, se tanto è tutto è lo stesso, chi glielo ha fatto fare di subire un supplizio atroce, e risuscitare al terzo giorno? Lo stesso risultato si poteva raggiungere massacrando e stuprando come Maometto, oppure stando sotto un sicomoro o qualcosa del genere a guardarsi l’ombelico come Budda. Il Cristianesimo è l’unica strada verso l’unico vero Dio, o è veramente il concetto del minimo risultato col massimo sforzo.


di Silvana De Mari 09/06/2015 20:37:04

Comenti:

Alberto Pento
Se è per quello, anche Maometto e il suo dio Allah, producono martiri, uomini credenti che si fanno uccidere e che uccidono. Sai quanti sono stati i morti in croce, crocefissi dai romani? A migliaia e Gesu Cristo è stato semplicemente uno di questi e ha sofferto né più né meno degli altri. Mi dispiace ma io non sono cristiano e non credo assolutamente che Cristo fosse Dio. Non ho bisogno di essere un ossesso di Cristo per vivere appieno la mia umanità con tutto quello che comporta nel bene e nel male. Maometto e l'Islam sono l'orrore quanto i cristiani che hanno sterminato pagani, ebrei e eretici.

El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa, de ła raxon e del spirto ogniversal, dedegà a Ipasia, a Bruno Jordan, Jrołamo Savonaroła, Arnaldo da Brèsa, a Oriana Fallaci, a łi apostati e a tuti łi raxianti/ereteghi (tra cu Cristo, no dexmenteghemose ke anca Cristo el jera n'eretego, n'ebreo raxiante):
viewtopic.php?f=24&t=1383

Barbara Guerranti
Non sei credente e rispetto la tua posizione! Sulla morte di Gesù, questa era necessaria ma non vado oltre perchè entrerei in discorsi evangelici che non ti interesserebbero! Riguardo a cristiani e musulmani, c'è una differenza sostanziale! Il vero cristiano non uccide per imporre il proprio credo, per cui l'inquisizione o la morte di eretici e atei non sono assolutamente volontà di Cristo! Al contrario, i musulmani sono tenuti ad imporre la loro dottrina con la forza o con il lavaggio del cervello, ma comunque vorrebbero imporre a tutti l'islam, perchè questo fa parte del loro credo, così come il martirio! Non è una religione, ma un'ideologia dittatoriale alla pari del nazismo e per certi aspetti mi ricorda anche la mafia... vedi la tassa che i cristiani debbono pagare per continuare a rimanere cristiani! In pratica il buon musulmano è della stessa pasta di isis, anche se non imbraccia armi! I "moderati" in realtà o sono lupi travestiti da agnelli, oppure semplicemente non sono buoni musulmani secondo l'islam!

Alberto Pento
Questo lo so anch'io, però io posso combattere l'islam e i veri mussulmani che seguono i precetti coranici e le indicazioni orrende di Maometto, come posso combattere contro i falsi cristiani che non seguono il vangelo e che compiono atti infamanti e sacrilegi e orrori, e posso farlo per amore della dignità e della libertà universali e umane e non ho bisogno di credere in Cristo per poterlo fare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » ven giu 12, 2015 12:41 pm

Gesuitaly, il Papa pacioccone che veste “casual” ma si dimentica dei martiri cristiani

http://www.ioamolitalia.it/blogs/io-sec ... tiani.html

Ho l’attenuante di essere un uomo e che ho una sessantina d’anni sul groppone.
La mia compagna, essendo donna (e di questi tempi è meglio sottolinearlo, visto le Trans-mutazioni in atto), lo sa bene e usa un occhio di riguardo.
Facendo poi la badante per mestiere, ancora più riconosce i segni di “distrazione” senile.
«Hai la scarpa con la stringa slacciata… chiudi la patta dei pantaloni. Il calzino ha un buco e la camicia è lisa e sfilacciata: cambiala!»
Ricordati la pastiglia di Rimbambil la mattina e il Rincoglionil la sera.
Poco male se qualcosa poi dovesse sfuggirle: quelli come me si confondono con il paesaggio o la tappezzeria di casa.

Potessero farlo, i più mi passerebbero attraverso e il giorno in cui figurerò sugli avvisi mortuari, probabilmente mi copriranno con un manifesto elettorale e la multa per affissione abusiva arriverà ai miei eredi.

Ma Lui… possibile che lo lascino alla deriva, come usano gli scafisti per i loro (de)portati?

Lui è il Papa, il successore di Pietro: è un SS… Sua Santità!

Eppure…

Il bastone, il pastorale, incollato con nastro adesivo… le scarpe nere e consunte, che indossa da quando è stato eletto, con la speranza che non lo siano anche i calzini;
la croce semplice che pare di latta pressata, l’anello del pescatore trovato nell’uovo di Pasqua e un orologio da polso che fu clessidra, prima di finire sotto la “Papamobile”.

Ancora peggio: nel corso della visita alla parrocchia "Regina Pacis" di Ostia, ecco la talare con la manica sfilacciata.
Fortuna che ha la veste lunga: sospetto anche la cerniera abbassata o i bottoni in libertà.

I papi precedenti avevano le suore che li assistevano amorevolmente.
Questo no: deve essere un cultore del “fai-da te”, del bricolage.

Oppure no… non dimentichiamo che è nato Gesuita. È un Gesuitaly nostrano.
Il fondatore di quest’ordine fu uno spagnolo di nome Ignazio Loyola: un vero “generale”, dal come diede un’impronta militaresca alla sua creatura.
I Gesuiti sono un ordine all’interno della Chiesa Cattolica Romana chiamati anche Compagnia di Gesù, e il cui capo è soprannominato “Papa nero” per l’enorme potere che esercita in Vaticano: si mormora che sia la vera figura che controlla le gerarchie vaticane e la Chiesa Cattolica Romana.

Due gesuiti al vertice: uno nero e uno bianco.
Mischiati, fanno un bel gemellaggio… di Eminenze grigie!

E la prova dell’enorme potere è proprio nel risultato, dove il nostro bel pacioccone che veste e muove “casual”, in poco tempo ha spazzolato il potentato precedente e ripulito la IOR, l'Istituto per le Opere di Religione: un “setaccio” di grana, intesa come soldi, che ha riempito, oltre ai forzieri, anche le cronache nere degli ultimi decenni, visto che la trasparenza nei conti e nello spigolare nulla hanno avuto di pulito.

Basta ricordare due dei “frequentatori” e compagni di merende, che hanno avuto a che fare con il “pio” istituto: uno, il Roberto Calvi, allora presidente del Banco Ambrosiano, trovato impiccato a Londra, sotto il Ponte dei Frati Neri, sul Tamigi;
e il Michele Sindona, banchiere della mafia, eliminato con un caffè al cianuro, nel supercarcere di Voghera.
Come per i fili dell’alta tensione: chi toccava la IOR, moriva e non in odore di santità.

Al nostro “Papa bianco”, gli è riuscito di far pulizia, che al suo predecessore, il caro Luciani, il "Papa del Sorriso", il tentativo costò la pelle, dopo soli trentatré giorni che aveva scaldato la sedia pontificia.
Tornato alla casa del Padre… magari con una piccola spinta.

Il nostro White Pope è Intelligente, determinato, stratega e tattico eccelso… e furbo: un geniale Gesuitaly.

Maestro nell’attirare l’attenzione delle masse, Francesco è sì un pescatore, ma non solo di anime quanto di “captatio benevolentiae”, nell’ottenere la benevolenza dell’auditorio.
Roba vecchia, se vogliamo, ma efficace: il pane di ogni politico ben rodato, la recita del “sono come voi, tra voi, vi capisco”.
Austero, vuole rappresentare il poverello di Assisi, da cui prende il nome, in chiave moderna.
Viaggia in bus e metropolitana, usa scarpe consunte che paiono le ghette di Paperone;
celebra messa nella stazione ferroviaria per i più poveri, la manica della talare sdrucita, che ti vien voglia farne una canotta.

Un attore consumato!

È quel Francesco che, appena insediato, telefona direttamente al calzolaio per ordinare le scarpe; alla libraia per ringraziarla di un libro inviato, al suo vecchio edicolante per dirgli che non deve più recapitargli il giornale che era abituato a leggere. Gesti banali, ma di una quotidianità riconoscibile, una ben congegnata promozione pubblicitaria, tutt’altro che ingenua e spontanea.

Anche volendo riconoscergli la… buona fede, comunque così e questo è.

Poi però l’inconscio scivola sulla classica buccia di banana ed emerge dal profondo.

«Se dici una parolaccia su mia mamma ti devi aspettare un pugno!»
All’indomani della strage nella sede del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”, con la redazione falciata da fanatici assassini, ecco: brutta cosa… ma un poco se lo sono voluta.
Hanno offeso il “papà” dell’altro.

Le vignette di Charlie Hebdo erano feroci e dissacranti: usavano la satira in modo poco gradevole.

Come quando disegnarono Cristo e Dio uniti in un rapporto anale.

Ma, caro Papa, hai mai visto la satira dall’altra parte della barricata?
Come la vignetta che circola nei siti estremisti islamici: la figura del Papa, nelle sembianze di Dracula, con il sangue che scorre dalla bocca e una scritta in rosso: “Decapitatelo”;
un corollario di altre scritte: “Maiale servo della croce", “Adora una SCIMMIA inchiodata sulla croce”, “Odioso malvagio”, “Satana lapidato”, “Allah lo maledica”, “Vampiro che succhia sangue”.

«Se dici una parolaccia su mia mamma ti devi aspettare un pugno!»

E daglielo! La “Scimmia” sulla croce te ne sarà grato.

Per una vignetta provocatoria vanno bene i pugni, ma se ti ammazzano le pecorelle, migliaia di cristiani, proponi il dialogo?

Ma forse è profetica la figura della basilica di San Pietro, con issata la bandiera dell'Islam e la scritta “Non vi è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta”; e l'insegna: “Allah è grande”.

Occhio Cesco: se ti acchiappano con la tua pelle ci fanno il tappeto di preghiera!

E tu non sei un eroe.

«In generale non ho paura. Sono temerario […] Per quanto riguarda gli attentati, io sono nelle mani di Dio e nella preghiera ho parlato al Signore e gli ho detto: “Guarda, quello che deve accadere, accada; soltanto ti chiedo una grazia: di non provare dolore. Perché io sono un codardo di fronte al dolore fisico. Il dolore morale lo sopporto, ma quello fisico, no”.»

I martiri cristiani - che non hanno offeso la mamma di nessuno! - che ogni giorno soffrono e muoiono a causa di estremismi fondamentalisti irriducibili, ne sanno qualcosa, caro Cecco, di quanto fa male quelli. Loro, che sono uccisi, torturati, le loro donne stuprate e vendute schiave.

«Siamo vicini a loro con la preghiera e con ammirazione, sono fratelli e sorelle nella fede. Prego per loro, preghiamo tutti per loro.»

Tutto qui?

C'è il sospetto che tu ci chieda di convivere con l'orrore, con tolleranza alle pratiche violente del jihad è la brama di conquista: chiedi a noi di offrire l’altra guancia, quando tu tiri invece cazzotti.

A noi, beninteso. Che gli altri ti gonfiano, se solo ci provi.

La piazza araba militante e gli imam che aizzano nelle moschee, neppure si sognano di condannare la mattanza e molti di noi si sentono isolati, se non ignorati o peggio, abbandonati, da un pastore che pare più propenso a pensare che sia quella del vicino, l’erba più verde!

«Tornando a casa, troverete dei cristiani. Tirate loro uno sganassone e dite: “Questa è la carezza del nostro imam!”.»

Mi pare di vederlo, dall’alto del minareto.

«La mia è una sola, ma riassume tutte le voci dell’Islam, che qui, di fatto, è rappresentato. Si direbbe che persino la… mezzaluna si è affrettata stasera!»

Ehi Cecchino: non è che aspetti l'occasione, che qualcuno finalmente ti faccia le scarpe nuove?


di Giuseppe Fontana 11/06/2015
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun giu 22, 2015 11:06 am

Papa Francesco ai valdesi: “Perdonateci per le violenze commesse contro di voi”

Per la prima volta nella storia un Pontefice ha varcato il tempio della comunità cristiana. Bergoglio ha auspicato che "le differenze su importanti questioni antropologiche ed etiche, che continuano a esistere tra cattolici e valdesi, non ci impediscano di trovare forme di collaborazione in questi e altri campi"
di Francesco Antonio Grana | 22 giugno 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... tro-di-voi

“Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!”. È la richiesta di perdono che Francesco ha pronunciato nella Chiesa valdese di Torino, primo Papa in assoluto a varcare il tempio di questa comunità cristiana in oltre ottocento anni. Una visita storica, quella compiuta da Bergoglio, che ha accettato subito l’invito dei valdesi piemontesi destando non poco stupore tra i fedeli di questo credo religioso, come essi stessi hanno raccontato.

“Fratello Francesco”, lo ha chiamato il pastore valdese di Torino, Paolo Ribet, abbracciandolo. Bergoglio ha sottolineato subito che “riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri. È per iniziativa di Dio, il quale non si rassegna mai di fronte al peccato dell’uomo, che si aprono nuove strade per vivere la nostra fraternità, e a questo non possiamo sottrarci”. La storia tra i valdesi e i cattolici, infatti, è segnata da un profondo conflitto. Perseguitati, uccisi e accusati di eresia dalla Chiesa di Roma, soprattutto negli anni delle crociate e della Controriforma, i valdesi sono stati costretti a un temporaneo esilio.
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Per questo Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese, non esita a definire “storica” la visita di Francesco al Tempio di Torino, il primo che i valdesi poterono costruire, nel 1853. Negli anni in cui si costruiva l’Unità d’Italia, infatti, la Chiesa valdese è stata la prima confessione non cattolica a ottenere i diritti civili per i suoi membri. Oggi, come ha ricordato Bergoglio, “le relazioni tra cattolici e valdesi sono sempre più fondate sul mutuo rispetto e sulla carità fraterna“. Numerose, infatti, sono state le occasioni che hanno contribuito a rendere più saldi i rapporti. Importanti sono state le intese pastorali per la celebrazione del matrimonio e la redazione di un appello congiunto contro la violenza sulle donne. Per Francesco un ambito in cui cattolici e valdesi possono “lavorare sempre di più uniti è quello del servizio all’umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti“. Per il Papa, infatti, “la scelta dei poveri, degli ultimi, di coloro che la società esclude, ci avvicina al cuore stesso di Dio, che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, e, di conseguenza, ci avvicina di più gli uni agli altri”. Bergoglio ha auspicato, infine, che “le differenze su importanti questioni antropologiche ed etiche, che continuano a esistere tra cattolici e valdesi, non ci impediscano di trovare forme di collaborazione in questi e altri campi”. Al termine del suo discorso, Francesco ha recitato la preghiera del Padre nostro insieme a tutti i fedeli presenti.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » ven lug 03, 2015 9:02 pm

Laudato sia il mercato

Siamo tutti figli tuoi, Signore, e non ci siamo vergognati di perseguire l'interesse privato. Così, abbiamo fatto quello di tutti: abbiamo ridotto la povertà, aumentato l'aspettativa di vita, creato e scambiato ricchezza. Tu, però, fa che i successori di Pietro non siano mai succubi dei luoghi comuni. Ogni accenno a Papa Francesco...
di Corrado Ocone

http://www.lintraprendente.it/2015/06/l ... il-mercato

Lodato tu sia, mio signore, per non averci abbandonato su questa terra, dopo che siamo stati cacciati dal paradiso terrestre: dopo che, mangiando all’albero della conoscenza, abbiamo conosciuto le fonti del male oltre a quelle del bene. D’altronde, come potevamo esserlo se, pur nella perdizione, ci hai detto che avremmo conservato la tua impronta, che siamo fatti a tua “immagine e somiglianza“. E non ci hai abbandonato perché, senza che lo sapessimo, senza che subito lo capissimo, inseguendo il nostro bene, e solo il nostro, grazie al tuo intervento provvidenziale, abbiamo fatto anche il bene di tutti. Il tuo figlio ci ha detto: “Andate e moltiplicatevi!”. Lo abbiamo fatto così tanto che oggi siamo sette miliardi di anime su questo globo. E, nonostante questo numero abnorme, siamo riusciti persino a trovare risorse a sufficienza per far vivere dignitosamente la maggior parte di noi. Col tempo, ci siamo così perfezionati da ridurre a percentuali basse la povertà nel mondo, come ci dicono gli indici ufficiali che tutti ignorano, o fingono di ignorare, e non si sa perché. Siamo in tanti e siamo sempre meno poveri, è un miracolo! Ed è altrettanto miracoloso che non moriamo più quasi sempre alla nascita come avveniva un tempo, che abbiamo un’aspettativa di vita in altri tempi nemmeno immaginabile, che ci siamo così bene organizzati da aver migliorato dappertutto la nostra salute.

Abbiamo fatto tutto questo a discapito della “casa comune“? Il contrario: mai come oggi l’inquinamento è così ridotto e controllato. Solo due secoli fa le nostre più belle città, a cominciare da Parigi, erano, non solo piene di mendicanti, ma maleodoranti, senza fogne, cloache a cielo aperto, con bacilli e virus che ci aggredivano e che non sapevamo nemmeno combattere. Eravamo più sobri e più felici, un tempo? Neanche per sogno: vivevamo, quelli che fra noi riuscivano a sopravvivere, nel rimorso di non poter aiutare chi non ce la faceva. Non c’era in giro tanta ricchezza come oggi. Il progresso ha agito come una “mano invisibile” ai nostri occhi, ma non certo ai tuoi onnipotenti. Noi facevamo i nostri interessi, ma insieme facevamo quelli di tutti.

D’altronde, se siamo tutti tuoi figli, unici e irripetibili nella nostra singolarità, perché avremmo dovuto vergognarci o castrare una parte di noi e non perseguire l’interesse privato? Ama te stesso e così potrai poi amare in concreto anche gli altri: è questo che ci hai fatto capire. Certo, ci abbiamo messo un po’ di tempo: per secoli e secoli ci siamo inflitti tante punizioni e abbiamo assegnato all’autorità pubblica, che a un certo momento abbiamo chiamato Stato, il compito di educarci, castrarci, controllarci e indirizzarci. Ma non era quello che tu volevi: ci avevi dato il dono del libero arbitrio, e quindi ci avevi reso tutti responsabili in prima persona. Poi, da quando abbiamo cominciato a fare da noi, da quando ci siamo ispirati a una dottrina che recepiva tanti tuoi insegnamenti e che abbiamo chiamato liberalismo, le cose son di colpo cambiate. E oggi siamo quel che siamo.

Ma tu ci insegni a essere sempre umili, a non dimenticare che siamo esseri fallibili. Vediamo il progresso, certo, ma i più accorti fra noi sanno che nessun processo è ineluttabile, che il male dei tempi passati può sempre ritornare. C’è ancora tanto da fare per migliorare noi stessi e la nostra “casa comune”, ma liberaci dalla tentazione delle facili soluzioni, non farci ripercorrere vie sbagliate. Non farci ammaliare dalle sirene di una presunta “decrescita felice“, che ci renderebbe tutti infelici. Non farci cercare una “diversa economia” e una “diversa via allo sviluppo“: chimere che, se realizzate, ci porterebbero solo miseria e ci affiderebbero nelle mani di tiranni. Soprattutto fa che i successori di Pietro sappiano stare nel mondo senza essere succubi dei miti e dei luoghi comuni del proprio tempo, che insegnino a farci vedere le cose con più spirito critico e più concretezza morale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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