??? Xeło mato - xełi mati ???
??? « La nuova primavera coranica, alla quale stiamo assistendo in questi anni, è una benedizione per il mondo: anche, e soprattutto, per le altre due fedi abramiche. La Modernità occidentale ha provocato un dilagare dell’agnosticismo e dell’ateismo che peraltro ha messo in crisi la fede in Dio, ma non ha affatto debellato forme di paganesimo che sono risorte (…) I credenti nel Dio di Abramo di tutto il mondo non possono che salutare nel rinascimento musulmano -al di là dei fenomeni politici che lo accompagnano ma che restano solo equivocamente collegati a esso- una riscossa della fede che solo alcuni lustri or sono era insperabile. (…) I fedeli non possono che guardare con speranza e fiducia a ogni luogo nel quale si adori e si preghi Iddio onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra, e si rinsaldi giorno per giorno il patto che Egli ha stipulato con Abramo e al quale è rimasto fedele. Il Dio di Abramo, di Mosè, di Gesù e di Muhammad. » ???
Franco Cardini: tornare al dialogo tra Islam e Occidente
http://www.gazzettadellaspezia.it/index ... emid=10004
Lo storico e saggista Franco Cardini ha affascinato, nella sua giornata spezzina organizzata dall'Associazione Culturale Mediterraneo, gli studenti del Liceo Scientifico, che ha incontrato al mattino al cinema Don Bosco, e la folta platea dell'Urban Center, dove, nel pomeriggio, ha presentato il suo libro "Istanbul".
Al mattino il tema dell'incontro era "L'Islam tra terrorismo e democrazia. La sfida del dialogo". Per Cardini il fenomeno del terrorismo si spiega così: "La politica è in crisi, qualcuno, in Occidente, ha scoperto l'Islam: ma sono poche decine di migliaia di persone, con cui non si fa un esercito". L'esercito, semmai, "si fa con quello iracheno, sopravvissuto al crollo di Saddam Hussein". Lo storico fiorentino ha messo in luce le grandi responsabilità dell'Occidente in quanto sta accadendo: "Le radici dell'oggi stanno nel passato, la prima guerra mondiale è all'origine di tutti i mali, ha portato alla seconda e alla crisi in Oriente, causata dalla cancellazione dell'Impero ottomano e dal sistema coloniale: il comportamento di Francia e Gran Bretagna ha portato a far sì che, da allora, il mondo arabo non si fidi più dell'Occidente".
Gli errori dell'Occidente sono proseguiti fino ai nostri giorni, dalla "nascita degli Emirati e dell'Arabia Saudita, creazioni della Gran Bretagna, che oggi finanziano i terroristi, fino alla guerra all'Iraq, "che non aveva armi di distruzione di massa, e la cui disintegrazione porta armi e uomini al qaedismo". Ma la responsabilità più importante, secondo Cardini, è "la concentrazione della ricchezza nelle multinazionali: alla domanda 'perché si scappa dall'Africa' si può rispondere solo spiegando il furto continuo che noi facciamo". Bisogna, ha concluso Cardini, "interrompere la concentrazione della ricchezza in poche mani: la religione non c'entra nulla, non ci sono guerre di religione ma guerre per il potere economico e politico, che hanno un'apparenza religiosa". Servirebbero, "per tornare al dialogo", "l'Onu, un governo mondiale e l'Europa politica", ma "non se ne vedono le condizioni".
Al pomeriggio Cardini ha parlato non solo di Istanbul, ma anche di Gerusalemme, oggetto di un suo libro precedente: "Gerusalemme è una città tragica, che ti sconvolge, Istanbul ti dà il senso dell'armonia... La cifra di Gerusalemme è la sopraffazione reciproca, quella di Istanbul è la convivenza reciproca, la connessione tra Europa, Asia e Africa: Istanbul poteva essere il luogo dell'Europasiafrica pacificata, ma il progetto saltò per responsabilità di francesi, britannici e russi". L'analogia tra le due città vale per l'oggi: "Israele sta ebraicizzando Gerusalemme, la sua parte storica è araba, ma è assediata dalla parte moderna... Così sta facendo Erdogan in Turchia, il centro storico bizantino e europeizzato, simbolo della convivenza, è assediato dai moderni grattacieli realizzati con capitali arabi sauditi, simbolo di un Paese a cui l'Europa non interessa più".
http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Cardini
« La nuova primavera coranica, alla quale stiamo assistendo in questi anni, è una benedizione per il mondo: anche, e soprattutto, per le altre due fedi abramiche. La Modernità occidentale ha provocato un dilagare dell’agnosticismo e dell’ateismo che peraltro ha messo in crisi la fede in Dio, ma non ha affatto debellato forme di paganesimo che sono risorte (…) I credenti nel Dio di Abramo di tutto il mondo non possono che salutare nel rinascimento musulmano -al di là dei fenomeni politici che lo accompagnano ma che restano solo equivocamente collegati a esso- una riscossa della fede che solo alcuni lustri or sono era insperabile. (…) I fedeli non possono che guardare con speranza e fiducia a ogni luogo nel quale si adori e si preghi Iddio onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra, e si rinsaldi giorno per giorno il patto che Egli ha stipulato con Abramo e al quale è rimasto fedele. Il Dio di Abramo, di Mosè, di Gesù e di Muhammad. »
(dalla prefazione a Il Corano curato da Hamza Piccardo, Newton & Compton, 2003)
« So che il mio, in questa sede e in questo contesto, è un difficile compito. Cattolico, tradizionalista, uomo d'ordine e di forte senso dello Stato, potrei forse ancora dirmi “di destra”. Da anni non mi considero né mi autoqualifico più in tal modo: ma vedo che così continuano a etichettarmi; confesso che la cosa mi secca un po', tuttavia lascio correre. Ma la mia tensione verso la giustizia sociale e il mio convinto europeismo m'impediscono di provar la minima simpatia per una destra che ormai ha scelto quasi all'unanimità il liberismo e l'atlantismo più sfrenati e che sovente ostenta anche un filocattolicesimo peloso, strumentale, palesando di ritener la Chiesa cattolica solo un baluardo dell'ordine costituito (l'“ordine” di lorsignori) e del benpensantismo conformista. »
(dal sito ufficiale di Franco Cardini)
« La Cultura è la capacità di mettersi in discussione »
Cardini: siamo in guerra, ma contro chi?
09/01/2015 "Lo scontro di civiltà", spiega lo studioso, che insegna anche a Parigi, "non ci aiuta a capire questo conflitto senza fronti definiti come nelle Guerre Mondiali. Anche perché il mondo islamico non è un monolite, ma è estremamente diviso e frazionato"
http://www.famigliacristiana.it/articol ... o-chi.aspx
Dalla Parigi colpita al cuore, dove insegna, docente emerito all’Ecole des hautes études, di ritorno da Amman, in Giordania, lo storico Franco Cardini analizza lo sfondo culturale e sociale che c’è dietro la strage al Charlie Hebdo.
Professore, siamo in guerra, come dice Umberto Eco?
“Lo ha detto anche lui? Beh sì, c’è una guerra in corso, come dicono tutti, compreso papa Francesco. Il problema è capire tra chi e contro chi”.
Non è chiaro chi sono i nostri nemici in questo terzo conflitto mondiale non dichiarato? "Non è chiaro per nulla. Sono a Parigi e sto seguendo in diretta su un canale francese gli sviluppi della “traque”, della caccia ai due terroristi che hanno ammazzato barbaramente i redattori del settimanale Charlie Hebdo: sapevo per esperienza, ormai ho una certa età, che questa cosa non promette nulla di buono”.
Ci crede al cosiddetto “clash”, allo scontro di civiltà, come profetizzava Huntington?
“La cosa più semplice e inutile è impostare uno schema alla Fallaci, Occidente contro Islam, buoni contro cattivi. L’islam è un universo quanto mai frammentato in cui convivono gruppi, etnie, comunità, Stati nazione e Stati filoccidentali, espressioni antitetiche. Sciti contro sunniti, Paesi alleati degli Usa come la Giordania e l’Arabia Saudita, Stati terroristici come l’Isis, gruppi terroristici in aperto scontro come Al Qaeda e Isis, Paesi in cui si respira la democrazia, come il Marocco e la Tunisia (???) ed interessanti esperimenti di integrazione complessa con un ponte tra oriente e occidente, come nella Turchia di Erdogan (???). Non c’è più il nemico come al fronte. Contro chi siamo in guerra? Non lo sappiamo”.
Lei crede alla teoria del complotto, come ad esempio Grillo in Italia? La carta di identità lasciata sul cruscotto, la scarpa raccolta per strada, l’auto che sbaglia numerose volte strada e si imbatte nelle pattuglie della polizia…
"L’azione è stata compiuta da due persone che hanno avuto un addestramento militare. Ammazzare a sangue freddo una decina di persone, sparare a un poliziotto inerme, non è cosa di cui sono capaci tutti, serve anche una preparazione mentale; direi che ci sono elementi che fanno pensare all’azione di un gruppetto, di una cellula filoislamica, magari i soli due fratelli franco-algerini con l’ appoggio di qualche basista. La mia idea è che questo sia uno dei tanti gruppi che agiscono dentro la logica dello jihadismo che è un’ideologia che ha una lontana origine religiosa e che in realtà, è un’ideologia di tipo politico. Da questo punto di vista colpire Charlie Hebdo, significa colpire un bersaglio ‘eccellente’ per fare presa, sì ma su chi? Lei cosa risponde?
"Io sono sconvolto, come tutti gli occidentali e gran parte del mondo, e partecipo al cordoglio di quelle vittime, sono solidale con le famiglie dei vignettisti di Charlie Hebdo. Ma sul bavero della giacca scriverei Je ne suis pas Charlie Hebdo, io non sono Charlie Hebdo. La libertà è veramente libertà quando ha dei limiti, quelli del rispetto delle altre persone. Io non sono d’accordo con la grande maggioranza di chi dice che questi hanno sferrato un attacco all’Occidente, alla libertà di stampa: la libertà di stampa è un'alra cosa secondo me. C’è un attacco ai valori occidentali, ma mi domando: i valori occidentali erano quelli rappresentati da Charlie Hebdo? Il sottotitolo del Charlie era: journal (istes) irresponsable, giornale irresponsabile. Io non sono d’accordo, la libertà, concetto volteriano (di cui ho letto qualcosa anch'io) per me è responsabile, finisce quando iniziano i diritti altrui. Se certe vignette sono blasfeme e offendono chi non considera la libertà come una questione prioritaria, se me la prendo con tutte le religioni, sbeffeggio i santi, la Madonna, beh, questa non è libertà, mi devo firmare un passo prima. Ma questo naturalmente non toglie nulla alla sacralità della vita e all’efferatezza di una strage mostruosa”.
LA FASCIO-PAPOLATRIA DI FRANCO CARDINI, DA PERÓN ALLA GNOSI PEDOFILA
di Roberto Dal Bosco
18 luglio
http://www.riscossacristiana.it/la-fasc ... -dal-bosco
Franco Cardini è generalmente considerato un eroe della destra italiana. Nella solenne tripartizione dell’umanità culturale italica (giovane promessa – venerato maestro – solito stronzo) Cardini si dovrebbe ascrivere automaticamente alla categoria «venerato maestro», anche se a pensarci bene non si capisce di che: sedicente «tradizionalista», il docente universitario fiorentino non è nuovo a posizioni aberranti, delle quali però mai nessuno gli ha chiesto di rendere conto. Un privilegio di non poco conto, l’impunità. Di certo non lo garantisce l’inesistente mandarinato del regno culturale destro – che è parimenti inesistente; lo può garantire, di solito, solo il favore della NATO del politicamente corretto, Repubblica, Espresso, Feltrinelli, etc. Si prenda il caso di Saviano, ritenuto bugiardo persino dai giudici, considerato una sòla letteraria persino da Aldo Busi, eppure ancora svettante lassù nell’empireo degli Dei Saputi, dei venerati maestri di cartapesta che infestano le lettere del nostro disgraziato Paese. Dai media debenedettiani, ma anche da quelli agnelliani, bancointesi o vescovili, il nostro Cardini è leccato senza requie alcuna, al punto da poter scrivere un libro sui martiri suicidi islamici con Gad Lerner, nel cui frusto salotto di cazzeggio catodico de L’Infedele – ora finalmente chiuso – al dotto Franco piaceva pontificare, impettito e protetto tra i dentoni sorridenti e le erre mosce dell’amico Gad – quello che, Oriana Fallaci definiva come colui «che cambia ogni poco gabbana, ed ora lecca i piedi a Mao, ora li lecca a Pol Pot, ora a Khomeini. Sicché se capitasse in un convento di monache rischierebbe di uscirne vestito da suora»[1]. Su questa teoria dei leccamenti, l’Oriana ci aveva preso in pieno. Ecco, pur non essendo suoi sostenitori in tutto e per tutto, non possiamo non notare come la Fallaci – a cui il Creatore ha sottratto la visione del teatrino filomaomettano di Lampedusa – è stata un’anima vera di Firenze, una grande fiorentina destinata, a differenza di Cardini, a lasciare un segno perpetuo, nella città e nel mondo intero.
Recentemente molti sono rimasti colpiti da un ultimo, controverso intervento del Cardini, che è parso più scatenato che mai: neanche una settimana fa, il medievista toscano è uscito con un lungo panegirico di Bergoglio e del suo discorso barcaiolo, condendolo con varie incredibili perle che ci danno la possibilità di iniziare a comprendere la putredine dell’humus da cui muove il barbuto barone accademico.
«Un Papa giustizialista, un vescovo socialista… dove andremo a finire?» è il titolo della ricca tirata in questione, uscita sul sito personale di Cardini e poi rimbalzata in altri angoli della rete. Si tratta, agli occhi dello scrivente, di una interessante summa della nuova idolatria papale, unita a cascami odorosamente ammuffiti dell’antico culturame neofascista: è una idolatria papal-fascista, una fasciolatria papista, una fascio-papolatria.
Vogliamo qui dedicarci a vederne vari passaggi per capire quali sono le radici culturali – tossiche, e talvolta non prive di risvolti pornografici e criminali – del Cardini-pensiero, convinti che questo possa essere di qualche utilità per capire la tragedia dell’ideologia neodestra, che è una malattia mostruosa che ammorba il Paese. Essa, di fatto, con le sue fumisterie neopagane o euro-statolatriche, ha bloccato per più di mezzo secolo la creazione di una vero movimento volto a riportare in Italia la legge del Dio vivente. Personalmente, prego perché la Nazione Italiana abbia a liberarsi dai dandy d’accademia, dalle loro indicibili attrazioni per la materia marxista o per la magia nera, dalla loro sterile inconcludenza, dal loro fallimento culturale, spirituale e generazionale. Ricordate, fuori dai testi scientifici, una sola opera degna di nota di Cardini? Un testo-manifesto che vi abbia elettrizzato davvero? Un programma che abbia dato forza al Cattolicesimo nazionale? Una campagna per i valori cristiani ideata da Cardini? Una qualche cosa per cui abbia lottato? Un qualche segno del suo passaggio per la direzione della RAI? Una battuta simpatica? Un’analisi approfondita? Un atto memorabile?
No, davvero, di intellettuali castrati – tutti abbondantemente nutriti al sereno riparo dal mercato dalla grande mammella dell’istruzione statale- ne abbiamo avuti già abbastanza.
Il futuro ha bisogno di ben altri personaggi, ognuno a suo modo con il dito pronto a tirare sul grilletto della Storia: servono sacerdoti consci di poter distribuire il miracolo dell’Eucarestia, servono ragazzi che offrano davvero il proprio cuore all’Intronazione di Cristo, servono operai che ridiano prosperità alle nostre genti, servono donne che facciano almeno 4 o 5 figli, servono organizzazioni che portino a marciare contro l’aborto almeno 40.000 persone, servono credenti di fede incrollabile – di ciascuno di questi cristiani, ora più che mai necessari, con mia fortuna conosco personalmente più di un esempio.
Non abbiamo bisogno di untuosi e vanesi baroni, ma di Cristiani che facciano quello che hanno fatto sin dal primo momento: si diano a Cristo usque ad effusionem sanguinis.
L’alba lampedusana del guénonismo abortista e mondialista
«Papa Francesco è arrivato a Lampedusa esattamente ventisei mesi dopo quell’8 maggio del 2011, la data del tragico naufragio di un barcone di disperati la maggior parte dei quali incontrò la morte appunto in vista delle coste dell’isola considerata la Porta d’Europa da tanti poveri migranti. In ricordo di quelle povere vittime della loro sfortuna e della violenza e dell’egoismo altrui (si parla ormai di circa 20.000 vittime), il primo gesto del pontefice giunto pellegrino e penitente a rendere omaggio agli “Ultimi della terra”» pare di leggere un qualche ciclostilato di una ONLUS di protezione degli immigrati, invece l’incipit dell’articolessa del sedicente cattolico serve a farci capire dove si andrà a parare: il nuovo fariseismo immigrazionista, un tempo appannaggio delle beghine sinistre e del loro rigido snobismo da maestrine mondialiste (chessò, ad esempio la Boldrinmeier, come con simpatia chiama la Presidente della Camera Dagospia ricordando la passione degli italiani per l’arcigna maestra francofortese di Heidi, che un po’ in effetti somiglierebbe anche al nostro Cardini) , ora invece in evidente tentativo di sdoganamento anche presso il mondo cattolico.
L’esaltazione per il fatto raggiunge vette bibliche: «La scena dell’8 luglio, in quest’angolo di onde e di roccia al centro del Mediterraneo, somigliava alla perfezione a quella di circa duemila anni fa, quando le folle sulle rive del Mare di Galilea videro scendere da una barca Uno venuto per sfamarli, per guarirli, per confortarli». Ma pennellata dopo pennellata, questo quadretto di meraviglia evangelica non tarda ad mostrare la sua vera natura: «Dinanzi all’altare, durante la celebrazione della messa, il Papa si è rivolto direttamente ai rifugiati, nella totalità o quasi musulmani: ha ricordato che appunto con l’8 luglio è cominciato il mese del Ramadan, ha salutato i fedeli del Corano e ha assicurato che la Chiesa segue la loro preghiera delle prossime settimane. Tra gli astanti, sotto il sole, moltissimi non avevano né mangiato né bevuto dall’alba: e non lo avrebbero fatto fino al tramonto». Il tono del Cardini è effettivamente vibrante, eccitato, gli sembra di essere stato lì tra i flutti e non aver mangiato nulla nemmeno lui per tutte le ore di luce (invece con probabilità è stato seduto sulla sua comoda poltrona con la pancia bella piena). Un grande spot papale per il ramadan, ha pensato qualcuno: e come dargli torto; di fatto nella mente del mondo secolare oramai il digiuno è una esclusiva estiva dei musulmani, e i poveri cristiani che come il sottoscritto tentano di osservare il digiuno del venerdì vengono apostrofati, dai non-credenti, come cripto-musulmani («non mangi oggi? sei ancora in ramadan?»): anche in questo, Bergoglio si è solo accodato umilmente al mondo che non sa neppure più riconoscere i tratti della religione di Cristo. Ma non è quel che dice il Papa che ci interessa qui, preme invece analizzare la sudata eccitazione del Cardini. È qui che si innesta la prima, triste nervatura del fallimento ideologico cardiniano. Perché, se non lo si è capito, Cardini dall’Islam è emozionato, infiammato, di default: «I musulmani interrogati dai giornalisti hanno tutti dichiarato di essere felici e commossi della visita del Santo Padre, anche se qualcuno ha aggiunto che – com’era del resto suo diritto – non avrebbe assistito alla messa. Ma quel che non sapremo mai, e sarebbe la cosa più interessante da sapere, è quanti di loro sono restati profondamente scossi dall’incontro con Papa Francesco: resteranno fedeli al Profeta (non è la conversione il pegno di tutto ciò), ma cominceranno a porsi dei problemi nuovi o a considerare sotto una luce nuova problemi che credevano vecchi». Sono pagine strappalacrime, queste dei bravi musulmani che ascoltano il Papa pur restando fedeli a Maometto: pensateci, un’utopia win-win di gioioso incontro di religioni, di oikuméne etnica, di «dialogo» e via aggiungendo paroloni e concetti ultra-sputtanati che farebbero felici le professoresse occhiute che leggono Repubblica. Ebbene, a loro, e a tutto il pubblico di sinceri democratici che vogliono spellarsi le mani con i loro applausi mondialisti, diamo questa notizia: Cardini non lo fa perché crede nel «dialogo» o in altre porcherie issate dalla neoreligione globalista del politicamente corretto. Lo fa perché vittima di una ideologia giovanile fallita che, nonostante l’età, non è riuscito a digerire, assimilare. Una ideologia, cari repubblicoidi, che può decisamente definirsi «neofascista».
È il guénonismo, la grande vulgata neodestra per la quale esiste una unità segreta di tutte le religioni, il vero motore della geremiade cardinesca. René Guénon, il pensatore della Tradizione (mi raccomando, T maiuscola) di fatto dopo averle provate tutte (cattolicesimo, vedantismo, massonerie varie, etc.) si convertì all’Islam, vedendovi una purezza «tradizionale» che altrove il mondo moderno non offriva: in questo universo corrotto, meglio musulmano che cristiano. Il capolavoro di Guénon fu di riuscire a far passare quello che un tempo si chiamava «apostasia» per un atto di invidiabile rigore cavalleresco, destinato a segnare l’ammirazione di generazioni di aspiranti cavalieri della neodestra.
Allo stesso modo, la vena di apostasia di Cardini è rivendicata – certo con il supporto delle mirabolanti avventure nautiche di Bergoglio – come un grande esempio di Fede: «oh Signore, come sono buono, io che penso agli immigrati!» – voilà servito il nuovo fariseismo. Il pensiero che vi sia un disegno globale fatto con i miliardi sauditi (ed ora anche qatarioti) dietro la guerra immigratoria condotta tramite i gommoni islamici (tocca citare ancora la controversa scrittrice fiorentina scomparsa, del resto un suo trafiletto vale l’opera omnia cardinica) non sfiora minimamente l’augusta mente del colto barone, altrove incline a vedere i loschi traffici geopolitici religiosi degli sgherri della CIA, che peraltro – ricordiamolo per inciso – sono da tantissimi anni i grandi soci dei wahabiti di Riyadh, della famiglia Al Thani di Doha e ora, di nuovo, anche di Al Qaeda in Siria e in Libia. Niente di tutto questo, macché. I nostri fratelli musulmani sono l’emergenza umanitaria – cristiana! – vera, ci dice Cardini: guardateli sbarcare belli pronti e sodi, cresciuti e vivaci; sono belli, fieri, retti – immaginiamo la fantasia dello storico che si perde compiaciuto dentro a visioni salgariane di feroci Saladini sandokaniani, di Sinbad il marinaio in versione barcone di extracomunitari, delle Mille e una notte che si producono nelle corti dello spaccio della suburbia milanese. Chiaramente separato dalla realtà nella sua fantasia di missino fallito e dal ruolo di satrapo d’Accademia con lauto emolumento incorporato, il Cardini di altre emergenze della nostra povera umanità non si cura per niente – che si ricordi, non mi sembra abbia partecipato alla Marcia per la Vita. I 6 milioni di innocenti frullati nel ventre materno sono meno importanti degli immigrati annegati, certo: i bambini morti sarebbero potuti divenire al massimo dei flaccidi cristiani, mentre ogni barcone musulmano che sgancia il suo carico umano in mare è una bella spruzzata di sangue maomettanamente Tradizionale (T maiuscola) iniettato nel nostro paese decadente.
No, l’aborto, per Cardini, non è una priorità, in nessun modo, anzi, al contrario, sarebbe un diritto da estendere chimicamente: in un articolo del 2010 attacca l’«ondata di prevedibile e comprensibile entusiasmo presso molti cattolici ed alcuni esponenti dell’autorità ecclesiale» nei confronti dei governatori di Veneto e Piemonte Luca Zaia e Roberto Cota per aver bloccato nelle loro regioni la pillola RU486[2]. Le lotte per il crocifisso nei luoghi pubblici portate avanti dalla Lega Nord «che ha bisogno di valori forti da spendere demagogicamente è il “conflitto di civiltà”», ci informa il saggio fiorentino, non vanno per niente bene: «Si semina cattolicesimo antiabortista perché si vuol raccogliere pseudocattolicesimo xenofobo (…) i cattolici non debbono lasciarsi ingannare. La lotta contro l’aborto si vince convincendo le donne a non abortire e creando istituzioni e strutture sociali che consentano a tutte loro di mettere al mondo e di crescere in pace un figlio: non inventandosi “rimedi” illegali». Spero che ogni lettore si possa rendere conto della gravità oscena, criminale, di questa contorta teoria assassina, degna del più abbietto dei pensatori stragisti. Sì all’aborto per dire sì all’immigrazione, magari musulmana. Proprio così, avete capito bene: sì al pesticida umano RU486, altrimenti non ci mandano più stranieri sui barconi – specialmente i maomettani! – che ci servono per ricostruire una società Tradizionale (maiuscola). Ci chiediamo se mai qualcuno al divo Cardini di queste frasi oscene ha mai chiesto conto. Probabilmente no, di fatto è ancora lassù issato sulla sua cattedra, gonfio ed impunito, che pontifica sul tramonto dell’Occidente.
II parte