Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm

Re: Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm: cap.5,4

Messaggioda Sixara » lun mar 31, 2014 2:21 pm

Vedo ke l Shirashirìm el gà on certo seguito.. :D
bòn. Elora sto v.4? Il sogno del buco el lo ciama Ceronetti. Lasémolo spiegare a lu :
" Il mio amico toglie la mano dal buco. L'Autorizzata mette della porta in corsivo : the hole of the door. ( Così Diodati, mai privo di buona goffaggine : L'amico mio mise la mano per lo buco dell'uscio). Siamo subito trnquillizzati. Lutero, che dell'Eros biblico non aveva paura e lo lasciava anche ai ragazzini ... genialmente traduce Riegelloch ( Rigutini-Bulle : bocchetta della stanghetta ), buco del chiavistello ... Koehler-Baumgartner ( Lex. in Vet.Test.Libr. ) alla voce hor mettono un erotisch? citando il passo; in quest'uso sarebbe hapax. Tutti i buchi si chiamano hor, però non tutti i buchi sono uguali."
Vero anca cuelo.
" La lettera si compiace d'ingannare, e si può sbagliare porta, presi al suo gioco, perché sembra che qualcuno, poco prima, bussi effettivamente ad una porta."

Come jerele fate le porte a kei tenpi là?
" Le porte, in quegli Orienti, avevano sovente un grosso buco, dove la mano passava un uncino, di legno o di metallo, detto Apritore (mafteàh), a volte così grosso che si portava in spalla, e fatto per quell'uscio, che serviva a tirare dall'esterno il chiavistello; se l'interno era occupato, e l'uncino- chiave in mano dell'ospite, la mano estranea spenzolava dal buco nell'interno, senza riuscire ( se l'ospite non tirava dall'interno il chiavistello) ad aprire da sola. Il mirabile Fray Luis de Léon vede hor come il resquicio de las puertas, uno spiraglio abbastanza largo perché la mano passi e cerchi di togliere la spranga ( alzar la aldaba), ma aveva evidentemente in mente un altro tipo di porta. ... E' però possibile che le porte, dall'interno, venissero rese più sicure con spranghe. L'Amato non prova con l'ariete."

L Amato nol ghe prova co l ariete. :lol:

( continua pp.65-67 : Il Cantico dei Cantici, a cura di G.Ceronetti, Adelphi, 1975 )
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Re: Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm Cap.6

Messaggioda Sixara » mer apr 02, 2014 9:53 am

Chi è costei...?


1 Dov'è andato il tuo amato,
tu che sei bellissima tra le donne?
Dove ha diretto i suoi passi il tuo amato,
perché lo cerchiamo con te? ( lo cercheremo con te)

2 L'amato mio è sceso nel suo giardino ( al suo paradiso)
fra le aiuole di balsamo,
a pascolare nei giardini
e a cogliere gigli.

3 Io sono del mio amato
e il mio amato è mio;
egli pascola tra i gigli.

4 Tu sei bella, amica mia, come la città di Tirsa,
incantevole come Gerusalemme,
terribile come un vessillo di guerra. ( terrificante come insegne in campo)

5 Distogli da me i tuoi occhi,
perché mi sconvolgono. ( assalitori)
Le tue chiome sono come un gregge di capre
che scendono dal Gàlaad.

6 I tuoi denti come un gregge di pecore
che risalgono dal bagno;
tutte hanno gemelli,
nessuna di loro è senza figli.

7 Come spicchio di melagrana è la tua tempia, ( melagrana spaccata)
dietro il tuo velo.

8 Siano pure sessanta le mogli del re, ( le regine)
ottanta le concubine,
innumerevoli le ragazze! ( le vergini sacre senza fine)

9 Ma unica è la mia colomba, il mio tutto, ( la mia perfetta)
unica per sua madre,
la preferita di colei che l'ha generata. ( da chi l'ha partorita la più amata)
La vedono le giovani e la dicono beata. ( al vederla le figlie di Jerusalèm la dicono beata)
Le regine e le concubine la coprono di lodi:

10 "Chi è costei che sorge come l'aurora, (Chi è quella che appare come l'Aurora )
bella come la luna, fulgida come il sole, (Bella come la Luna come il Sole sicura)
terribile come un vessillo di guerra?". (Terrificante come insegne in campo? )

11 Nel giardino dei noci io sono sceso, ( scendo ai giardino dei Noci )
per vedere i germogli della valle ( per l'erba che si umetta)
e osservare se la vite metteva gemme ( Sentire)
e i melograni erano in fiore. ( Per vedere la vigna Fiorire i melograni Sbocciare)

12 Senza che me ne accorgessi, il desiderio mi ha posto ( come i carri di Amminadab )
sul cocchio del principe del mio popolo. ( un desiderio ignoto mi trasportava)


Note Capitolo 6.
6,1-3 Io sono del mio amato e il mio amato è mio
6,1-3 Questo canto della reciprocità fa da sfondo a tutto il Cantico. Nella storia dell’interpretazione, è stata colta qui un’eco della formula dell’alleanza biblica (“Il Signore è il nostro Dio e noi siamo il suo popolo”), evidenziando nel poema il legame che unisce Dio e Israele. Vi si è anche visto un rimando allo stupore estatico dell’uomo di fronte alla donna nel giardino di Eden, dove la solitudine di Adamo è vinta da Dio con il dono di Eva, la donna, (Gen 2,18-25).
QUINTO POEMA (6,4-8,4)
6,4-12 Il fascino dell’amata
6,4 Tirsa (“la graziosa”): capitale del regno d’Israele, prima di Samaria.

Ki xela..? ke la vièn co l Aurora, Bèla cofà la Luna, Splendida cofà el Sole ma Terificante cofà na bandiera de Guèra..
Ke la sia Wahrheit ke la riva col fragore del Tuono n mèxo al turbine delle Metafore..

A me dal Libano Sposa
A me dal Libano vieni


el dixe Ceronetti :
" è un richiamo che non lascia dormire. Il veni de Libano sponsa ha flauteggiato nelle Tradizioni e tutta la santa Montagna di Purgatorio ne rimbombava :

e un di loro, quasi da ciel messo
Veni, sponsa, de Libano cantando
gridò tre volte, e tutti li altri appresso

La Sponsa de Libano ( Purg.XXX,11) è Hokhmàh chiamata dal suo luogo, quello che il libro di Giobbe dice che non si trova, l'Amata del Cantico e dei Fedeli d'Amore, la Beatrice la quale gloriosamente mira nella faccia di colui qui est per omnia secula benedictus ( Vita Nova LXII). La sua terribilità, quando appare è il terribile come stendardi schierati (nigdalòt) per cui Cecco l'ha chiamata acerba e Cino irata e disdegnosa spessamente. (...) L'arco Sirassirìm-Beatrice è perfetto : parte dal sesto della Vita Nuova e nel trentunesimo del Paradiso, nel terzo giro del sommo grado, è compiuto. Il nome di questa donna, che non soffre stare se non in su lo nove, Dante lo trova in Cant. 6, 9 tra le sessanta regine del serraglio salomonico. (...) Il riferimento dantesco è sicuramente ... al nono che proclama l'unicità della Perfetta (tammatì) tra le regine, tra le vergini, le concubine, esplicitamente invocate in quel punto della Vita Nuova. Perciò il nome segreto di Beatrice è Nove."

Na Spoxeta mìa da poco eh, sta cuà, ke la vien su silenzioxa cofà l Aurora, ke l è Bèla cofà la Luna MA la ga el Splendore del Sole e - dito par bèn 2 volte - l è Terrificante come insegne in campo. E no se pòe gnan vardarla te i òci ke i è assalitori. Anca cuei. Elora fa 2 atribuzion femene contra 4 mas.ce.
Po a vardare bèn le sarìa 5 cuée mas.ce, ke la dixe ke i càri i la porta via o la va via co i càri de Aminadàb..

A semo drio pensare, Ceronetti da na parte e mi da nantra, a na posibile identificazion co n Arcano de l Tarot. Lu el dixe : " ... il nono arcano, L'Eremita, rappresenta la Sapienza riflessa nella Materia, con la lanterna portatrice di amore e di luce nelle tenebre della vita. Nello Zodiaco all'Eremita corrisponde la Vergine, segno sapienziale e comunità di perfetti. ( Nella realtà terrena la Beatrice può essere anche una pluralità di persone illuminate.)"
Si pòe èsare. Ceronetti el fa sto raxonamento cuà :
la Spoxa ca vien dal Libano la vièn dita perfetta e beata al v.9 e lora el so Nome segreto l è el n.9 ke l corisponde a la carta de l Eremita ke sarìa la Verjne e Dante poldarsi sì ke l se lo gà lèto el Naib, el Taroco - siben ke
" ... la data d'introduzione ... in Italia, secondo gli archivi toscani e la cronica viterbese - tra il 1370 e il 1380 - è postdantesca, ma l'ipotesi che Dante conoscesse la rivelazione del Naib può fornire un buon pretesto per retrocederla."

Nò, no pòe èsare. Ke L'HERMITE l è on vèço bacùco, co la fronte piena de rughe e de esperienza; el la ga sì sta lanterna pa iluminare el scuro ma el varda indrio verso el pasà, la memoria. La conoscenza de l pasà, pì inteletuale ke organica. E freda : l è tuto coerto da strati de vestiti, uno sora kel altro. On inverno de la mente. Nò.
La Spoxa ca vien dal Libano no la pòe èsare cusì : la ga tuto el Splendore de la Jovineza.
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Re: Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm Cap. 7

Messaggioda Sixara » sab apr 05, 2014 7:45 pm

CAPITOLO 7 : Vòltati Shulamit


1
Vòltati, vòltati, Sulammita, ( ripeti il giro, ripassa o Shulamit)
vòltati, vòltati: vogliamo ammirarti. (fatti vedere)
Che cosa volete ammirare nella Sulammita
durante la danza a due cori? ( la danza di Mahanàim)

2 Come sono belli i tuoi piedi ( O Principessa come sono belli i tuoi piedi nei loro sandali)
nei sandali, figlia di principe!
Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, ( le giunture delle tue cosce)
opera di mani d'artista.

3 Il tuo ombelico è una coppa rotonda ( ... è un curvo alambicco)
che non manca mai di vino aromatico. ( di odoroso liquore non è mai secco)
Il tuo ventre è un covone di grano, ( una manata di grano in un roseto)
circondato da gigli. ( ti giace in mezzo agli inguini)

4 I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella.

5 Il tuo collo come una torre d'avorio, ( il tuo collo è una torre del Bashàn)
i tuoi occhi come le piscine di Chesbon
presso la porta di Bat-Rabbìm,
il tuo naso come la torre del Libano ( castello del Libano)
che guarda verso Damasco. ( sentinella in faccia a Damasco)

6 Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo ( porti la testa come un rosso manto)
e la chioma del tuo capo è come porpora;
un re è tutto preso dalle tue trecce. ( come un re inanellato che s'incatena)

7 Quanto sei bella e quanto sei graziosa, ( quanta grazia e quanto piacere)
o amore, piena di delizie! ( nelle tue movenze d'amore)

8 La tua statura è slanciata come una palma
e i tuoi seni sembrano grappoli.

9 Ho detto: "Salirò sulla palma,
coglierò i grappoli di datteri".
Siano per me i tuoi seni come grappoli d'uva
e il tuo respiro come profumo di mele.

10 Il tuo palato è come vino squisito, ( la tua bocca ha la dolcezza del vino)
che scorre morbidamente verso di me ( che sulle labbra degli assopiti)
e fluisce sulle labbra e sui denti! (dov'è colato muove parole)

11 Io sono del mio amato
e il suo desiderio è verso di me.

12 Vieni, amato mio, andiamo nei campi, ( Amico mio vieni usciamo per la campagna)
passiamo la notte nei villaggi. ( passeremo la notte in mezzo agli orti)

13 Di buon mattino andremo nelle vigne;
vedremo se germoglia la vite,
se le gemme si schiudono, ( se gli acini sono spuntati)
se fioriscono i melograni:
là ti darò il mio amore! ( là ti darò il mio latte)

14 Le mandragore mandano profumo;
alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti, ( tra i frutti acerbi e maturi)
freschi e secchi: ( dietro la porta per te ho nascosto)
amato mio, li ho conservati per te. ( quanto c'è di più ricco Amato mio)


Note Capitolo 7.
7,1-10 Nella sposa tutto è bellezza e armonia
7,1 L’amata è chiamata ora con il nome di Sulammita: il termine porta in sé un’assonanza con Salomone e illumina così la simbologia regale, che fa da sfondo al Cantico. L’assonanza con shalòm (“pace”) rimanda all’idea di benessere, perfezione, compiutezza.
la danza a due cori: probabilmente una particolare danza nuziale.
7,5 Chesbon: località della Transgiordania, corrisponde all’attuale Tell Hesban, circa 20 chilometri da Amman. La porta di Bat-Rabbìm (“la porta della figlia dei molti”) è da collocare probabilmente in questa stessa città.
7,6 Carmelo (“giardino”): monte sulla costa mediterranea; nel linguaggio poetico della Bibbia è simbolo di bellezza e di imponenza.
7,11-14 Canto d’amore
7,14 le mandragore: con i loro frutti gialli dolci e dall’intenso profumo, erano considerate un afrodisiaco.
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Re: Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm cap.8

Messaggioda Sixara » mer apr 09, 2014 1:04 pm

Cantico Dei Cantici
CAPITOLO 8
Perché l'Amore è duro
Come la Morte
Il Desiderio è spietato
Come il Sepolcro
Carboni roventi sono i suoi fuochi
Una scheggia di Dio infuocata
Le Grandi Acque non spengono l'Amore
I fiumi non lo travolgono
Chi lo compra coi suoi tesori
Ne ha disonore



1
Come vorrei che tu fossi mio fratello,
allattato al seno di mia madre!
Incontrandoti per strada ti potrei baciare
senza che altri mi disprezzi.

2 Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;
tu mi inizieresti all'arte dell'amore.
Ti farei bere vino aromatico
e succo del mio melograno.

3 La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.

4 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
non destate, non scuotete dal sonno l'amore,
finché non lo desideri.

5 Chi sta salendo dal deserto,
appoggiata al suo amato?
Sotto il melo ti ho svegliato;
là dove ti concepì tua madre,
là dove ti concepì colei che ti ha partorito.

6 Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come il regno dei morti è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma divina!

7 Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che disprezzo.

8 Una sorella piccola abbiamo,
e ancora non ha seni.
Che faremo per la nostra sorella
nel giorno in cui si parlerà di lei?

9 Se fosse un muro,
le costruiremmo sopra una merlatura d'argento;
se fosse una porta,
la rafforzeremmo con tavole di cedro.

10 Io sono un muro
e i miei seni sono come torri!
Così io sono ai suoi occhi
come colei che procura pace!

11 Salomone aveva una vigna a Baal-Amon;
egli affidò la vigna ai custodi.
Ciascuno gli doveva portare come suo frutto
mille pezzi d'argento.

12 La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti:
tieni pure, Salomone, i mille pezzi d'argento
e duecento per i custodi dei suoi frutti!

13 Tu che abiti nei giardini,
i compagni ascoltano la tua voce:
fammela sentire.

14 Fuggi, amato mio,
simile a gazzella
o a cerbiatto
sopra i monti dei balsami!


Note Capitolo 8.
8,1-4 Desiderio dell’unione
L’intenso desiderio della sposa di unirsi al suo amato (vv. 1-2) si va compiendo (vv. 3-4).
EPILOGO (8,5-7)
8,6 sigillo: veniva portato al collo o al braccio, appeso a una collana, o al dito come un anello. Nell’antichità serviva per indicare la proprietà e l’appartenenza, e per autenticare i documenti. Per la prima volta appare qui il nome di Dio: le vampe dell’amore sono una fiamma divina; letteralmente “una fiamma di Jah” (cioè di YHWH).
8,7 Le grandi acque: simbolo di tutto ciò che incute paura all’uomo.
APPENDICI (8,8-14)
8,8-14 Le ultime battute del Cantico sono composte da frammenti di poesia amorosa, posti sulle labbra ora del coro ora dell’amata e dell’amato. I vv. 8-10 e 11-12 sono canti nuziali espressi in forma di indovinelli scherzosi.
8,8-10 La sorella piccola
8,11-12 La vigna
8,11 Baal-Amon (“il signore della moltitudine” oppure “il signore della ricchezza”): località sconosciuta; forse indica simbolicamente un luogo fertile e ricco di frutti.
8,13-14 Ultimo reciproco invito
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Re: Il Cantico dei Cantici : La letera Shin

Messaggioda Sixara » ven giu 20, 2014 9:33 am

La Shin : la pì bela de tuto l Alef-Bet

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la pì Santa : la letera de Shaddài e Shalom e Shabbàt e del Shir, el cantare. Del Shir - ha - Shirìm, el Canto ca sta pardesora de tuti i Canti, el pì Santo de i Santi - el dixe Ràbi 'Aqivà. El Santìsimo :

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El Shirashirìm el ghe ricorda ai Ebrei - la vixilia del Sàbo - ke la fortsa del canto, na fortsa dolçe ma ferma, l è senpre pronta a verxarse na via anca te l ànema pì dura e trista. Riva el Sàbo e bixogna farghe festa cofà on moroxo co la so moroxa : col cuore ca spèta, trepidante, amoroxo.

" Ora, come notano i saggi, il Cantico dei Cantici inizia, nella Bibbia ebraica, con una lettera shin ingrandita, che corrisponde alla bet grande che costituisce l'iniziale della creazione."
La dixe Catherine Chalier in Le lettere della creazione . L'alfabeto ebraico,Giuntina, 2011, ke ste letere grande - la Bet e la Shin - no le raprexenta on dogma de sicuro, ma i è lì, calcòsa le vorà dire o sujerire " allo spirito, di cercare quale affinità segreta, precaria ma indefettibile, ricolleghi l'inizio di ogni cosa a questo canto."

Cosè ca liga la Bet del Be-reshit ( In Principio...) co la Shin del Shir-ha-shirìm?

Sicome ke la Bet la ga savesto - mèjo de tute kelaltre letare de l alèf-bèt - prexentarse a Dio co gràsia e intelijentsa, dixendo ke éla - la Bet - la scumìsia la prima letara de la parola barùkh,( ke ogni creatura In-Alto e In-Bàso la Lo benedìse..) elora Dio el la gà sielta " per vegliare sull'inizio della creazione".

http://www.nostreradici.it/alefbet_creazione.htm

Già duemila anni prima della creazione del mondo le lettere erano nascoste, e il Santo, Benedetto Egli sia, le contemplava e ne faceva le sue delizie. Quando volle creare il mondo, tutte le lettere, ma nell’ ordine inverso, vennero a presentarsi davanti a lui.
(...)

Entrò la lettera Beth dicendo: “ Creatore dell’universo, ti piaccia servirti di me per creare il mondo, perché sono l’iniziale della parola di cui ci si serve per benedirti (Baruch, sia benedetto) in alto e in basso”. Il Santo, sia Egli benedetto, le rispose: “È in effetti di te che mi servirò per creare il mondo e tu sarai anche la base dell’opera della creazione. “ La lettera Alef restò al suo posto senza presentarsi. Il Santo, sia Egli benedetto, le disse: “ Alef, Alef, perché non ti sei presentata davanti a me, come tutte le altre lettere?” Essa rispose: “Signore dell’Universo, vedendo tutte le lettere presentarsi davanti a te inutilmente, perché avrei dovuto presentarmi anch’io? Poi, appena ho visto che hai già accordato alla lettera Beth questo dono prezioso, ho compreso che non si addice al Re celeste riprendere il dono che ha fatto ad uno dei suoi servitori, per donarlo ad un altro”. Il Santo, sia Egli benedetto, le rispose: “O Alef, Alef, benché sia la Beth la lettera di cui mi servirò per creare il mondo, tu sarai la prima di tutte le lettere, e non avrò unità che in te; tu sarai la base di tutti i calcoli e di tutti gli atti compiuti nel mondo, e non si potrà trovare in nessun luogo unità, se non nella lettera Alef”.

Bereshìt barà Elohìm la dixe difati la Torà : In Principio Dio creò ( Gn 1, 1).

Al Scumitsio Dio El ga fato.
La dixe la Chalier : " Ora questo favore pone fin dall'inizio la creazione sotto il sigillo della dualità e della separazione fra gli esseri, poiché la bet è la seconda lettera dell'alfabeto. Malgrado i sogni così spesso mortali di fusione o di comunione, malgrado il desiderio tirannico di trasparenza o di possesso del segreto di cui vive l'altro, l'uno non sarà mai dunque l'altro."

Al Scumìsio de tuto Dio el ne ga fato : a Imajne soa, mas-cio e femena e benedeti cofà mas-cio e femena.
" Nessuna vita umana può veramente nascere e crescere senza acconsentire alla dualità e alla separazione. Gli animali, dice la Genesi, appartengono tutti a un genere, l'uomo e la donna non appartengono ad alcun genere, essi dipendono unicamente dalla benedizione pronunciata sulla loro irriducibile dualità."
In Angeli e uomini, la dixe la Chalier ke l raconto de la Jènexi el conta sì de " la moltitudine ... degli animali di ogni specie ... creati tutti secondo la loro specie.Si arresta invece alla venuta dell'uomo, creato unico, a immagine e somiglianza di Dio maschio e femmina, e benedetto da Lui con la missione di crescere e moltiplicarsi, di sottomettere la terra e di comandare a tutte le creature viventi."

Dio el fa Adamo, co la polvare tòlta su da intèra po' el ghe sùpia pa animarlo e farlo devegnere " quel vivente privilegiato del Giardino di Eden al quale fu affidato il compito di dare il nome agli altri viventi, in particolare alla donna ( ishà), tratta da lui."
La lo varda ishà dormire te la so solitudine : " Quella donna che ... lo sorprende al suo risveglio per finalmente rallegrarlo. Questa parte della sua carne lo guarda, in effetti ignara, sembra, del destino di solitudine che all'inizio fu il suo, quando, appena formato dalla polvere di Dio, non trovava accanto a sé nessuna creatura a cui parlare e con cui unirsi per far espandere la vita."
La lo varda ishà e la spèta ke l se sveja : Elle est la première épreuve de l'homme.

"Come accogliere allora la lettera bet in ogni vita affinché sia fonte di benedizione? O anche, come ricevere l'alterità di ciascuna creatura umana come una gioia che, lungi dal colmare un'attesa precedente, non cessi di sorprendere e di ravvivare infinitamente il desiderio della sua vicinanza? la benedizione dipende da questa meraviglia, da questo potere che ha l'altro, colui dal quale io sono separato/a, di rivelarmi le mie proprie capacità d'amare. (...) Solo l'amore nella separazione consente di ricevere la benedizione. Esso chiama altrove, più lontano, là dove, talvolta per paura, spesso per isolamento, sembra che non si abbia più la forza di andare."

Càpita de le volte " che questo desiderio sia esaudito e che questa preghiera sia ascoltata. Questi istanti fanno la grazia dei giorni : un volto ha scompigliato la solitudine della creatura separata, quello di chi l'ama, del figlio o della figlia o, semplicemente, quello del primo venuto, l'ha liberata dal suo isolamento."
La ghe ga verto la porta, basta poco, pena n xbàcio, so l Infinito; no ghe pareva vero, no la volea credarghe de poder donare cueo ke " non si sapeva capace di dare".
In questo dono consiste ... l'eccellenza stessa della benedizione trasmessa agli uomini dall'Eterno, affinché Gli costruiscano una casa (bet), come dicono i chassidìm, sulla terra."
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Re: Il Cantico dei Cantici : La letera Bet

Messaggioda Sixara » lun ago 25, 2014 12:44 pm

Anca la BET la xe bèla

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col puntìn n mèxo la se lèze : V

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Be-reshit : In Principio

L Albore de le Sefiròt:

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(...)
Le sefiròt (letteralmente “numeri”) sono una serie di emanazioni originarie degli stadi in cui l'Io divino esce dal mistero assoluto di En Sof e ne emerge come il Dio complesso, personale, maschio e femmina, che a Sua volta crea tutti i mondi inferiori. Questi dieci livelli nel fluire della divinità verso i mondi inferiori sono esistiti prima della Creazione ed hanno continuato ad esistere per tutta la storia. Essi sono i sentieri formati dall'emanazione originale che precedette la Creazione, e per tutto il procedere della storia, ma anche ora essi continuano ad essere i canali dell'energia divina, attiva in ogni momento. Contemporaneamente queste sefiròt fungono da stadi dell'ascesa del mistico e dell'elevarsi dei mondi e degli stessi livelli, mentre essi cercano di essere nuovamente racchiusi all'interno della Deità indifferenziata. Il flusso dell'energia attraverso i livelli delle sefiròt è pertanto infinito e bidirezionale.

Considerate da un punto di vista funzionale piuttosto che come “entità” divine, ciascuna di queste dieci sefiròt costituisce in realtà un gruppo di termini o immagini verbali create dagli stessi qabbalisti (si tratta in effetti della più smagliante “iconografia” dell'ebraismo medievale). I simboli frutto dell'immaginazione dei qabbalisti sono organizzati in dieci gruppi di descrizioni vivide. Ciascun elemento di un gruppo di sefiròt s'identifica con tutti gli altri, e quando un qabbalista menziona qualunque di essi, anche tutti gli altri vengono richiamati alla mente. Perciò il qabbalista può parlare della “mano destra” di Dio o dell'argento, del latte, del mattino, del sud, del ramo di mirto, dell'amore o di Abramo. Chi conosce la tecnica qabbalistica sa che tutti questi sono termini simbolici del quarto gruppo all'interno delle sefiròt, che viene di solito indicato come chésed o sentimento di amore. Nel corso di questo tipo di insegnamento, in particolare se esso si presenta (come spesso accade) sotto forma di commento alle fonti bibliche o alle antiche fonti rabbiniche, il qabbalista si sposterà da uno di questi simboli a un altro senza incertezze, dando maggior forza al gruppo di associazioni nella mente del lettore. Mentre parla della stessa sefiràh o di una coppia di sefiròt unite, lo scrittore può, con grande leggiadria nell'uso dei simboli, lasciare scorrere il suo pensiero da immagini d'acqua a immagini di luce, dalle metafore sessuali a quelle relative all'uno o all'altro dei comandamenti, e poi passare ad immagini di animali e uccelli o a Gerusalemme e alla storia degli ebrei. Ogni gruppo racchiude, in modo significativo, sia i termini relativi alla natura (sole e luna, cielo e terra, alberi, pozzi, sorgenti e oceani) sia le figure della tradizione ebraica. All'interno di un dato gruppo, tutti i termini hanno la stessa importanza.

Le dieci sefiròt, insieme con alcune delle loro molte associazioni simboliche, sono le seguenti:

1. Kéter
La Suprema Corona. Il Nulla. L'Inesistenza del Pensiero. L'Intelletto.

2. Chokhmàh
La Saggezza. Il Padre Originario. Il Vino. La Toràh Primordiale. Il Pozzo Profondo. Il Punto Primario. La Mente.

3. Binàh
La Comprensione. La Madre. L'Utero. Lea. Il Pentimento. Il Giubileo. La Cinquantesima Porta. La Primavera. Il Palazzo. Il Cranio.

4. Chésed
L'Amore. Abramo. Il Sud. Il Bianco. Il Mattino. L'Argento. Il Latte. La Mano Destra.

5. Din;
Ghevuràh
Il Giudizio. Il Timore. Isacco. Il Nord. Il Rosso. Il Crepuscolo. L'Oro. Il Sangue. La Mano Sinistra.

6. Tiféret
La Gloria. Giacobbe. L'Uno Santo e Benedetto. Re Salomone. L'Uomo. La Verità. L'Est. La Sposa. Il Sole. Il Cielo. La Toràh Scritta. L'Albero della Vita. La Palma.

7. Nétzach
L'Eternità. La Vittoria. Mosè. Il Cherubino. Il Pilastro Destro. La Fonte della Profezia.

8. Hod
La Bellezza. La Lode. Il Ringraziamento. Aronne. Il Cherubino. Il Pilastro Sinistro. La Fonte della Profezia.

9. Yesòd
La Base. Giuseppe. Il Fallo. Il Patto. Il Bastone. Il Giusto. La Pace. Il Sabato.

10. Malkhùt;
Shekhinàh
Il Regno. La Presenza Immanente. Gerusalemme. La Vigilia del Sabato. L'Occidente. Re David. Rachele. La Donna. La Sposa. Il Tempio. La Tenda della Radunanza. La Luna. L'Oceano. Il Mikvéh. La Terra. La Vagina. La Toràh Orale. L'Albero della Conoscenza. Il Cedro.


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Ki xela elora - fra ste cuà - l Amata del Cantico, la Spoxa ca vièn dal Libano?

L Inperatrice
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Olinpia
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La Papésa
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El Mondo
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L Anxolo co siè àe
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( ghe entra gnente, ma lè de goardia a le porte de le sefiròth, ca ne pensèi ca sia cusì fàsie de ndarghe drento)

La Bet la gà el colore BLU. A so sicura ke la gà el colore blè ma podarìa èsare ke la gà drento anca el xluxegare de l òro, de on oriente, na luminoxità- or- ca la lìga a la Shin.

Stè tenti però a l splendore orbante de la Shin : ke la Shin la scumizhia sì le parole -sante de Sh-addài e Sh-alom ma anca sh-eqer, la menzogna.
Sheqer : shin-qof-resh, la buxia.
Eco parké no la podea èsare sielta da Dio cofà la prima letera de la Creazhion :
" la menzogna, infatti, quale essa sia, quando si situa all'origine di un'esistenza, non provoca forse in essa, danni, drammatici e dolorosi, in proporzione alla violenza che le è stata fatta e, quasi sempre, un'ossessione sotterraneamente distruttrice?". ( Chalier,p.99)

Elora parké Dio el fa scumizhiare el raporto òmo-dòna co na menzogna? El ghe manda el serpente infra Eva-Adamo a tentarli, pa farghe perdare kel stato de inocenzha, de purezha, pa cavarghe via la so tònega de luxe ke prima a li vestiva ( or alef-waw-resh) e condanarli a portare tòneghe de carne, de pèle (' or ayn-waw-resh) ke

" per il loro spessore li acceca ( ' ayn, waw, resh), facendo pesare su di essi, principalmente sulle parole che si scambiano, la grande ombra di una realtà percepita attraverso il prisma della loro paura.
Di una realtà da cui la luce si allontana, sempre più, sotto l'effetto delle illusioni, spesso crudeli, che l'erranza suscita : vale a dire la perdita di ogni oriente".

La perdita de ogni or-iente... e difati ke la Shekinàh la se volta a ponente

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Re: Il Cantico dei Cantici : Ezechiele, 16

Messaggioda Sixara » mer feb 17, 2016 8:11 pm

Ezechiele 16

1 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Figlio dell'uomo, fa' conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini. 3 Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era Amorreo e tua madre Hittita. 4 Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico e non fosti lavata con l'acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce. 5 Occhio pietoso non si volse su di te per farti una sola di queste cose e usarti compassione, ma come oggetto ripugnante fosti gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita.
6 Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue 7 e cresci come l'erba del campo. Crescesti e ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza: il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà; ma eri nuda e scoperta.
8 Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia. 9 Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio; 10 ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di seta; 11 ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo: 12 misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. 13 Così fosti adorna d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino ad esser regina. 14 La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posta in te, parola del Signore Dio.
15 Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante. 16 Prendesti i tuoi abiti per adornare a vari colori le alture su cui ti prostituivi. 17 Con i tuoi splendidi gioielli d'oro e d'argento, che io ti avevo dati, facesti immagini umane e te ne servisti per peccare; 18 poi tu le adornasti con le tue vesti ricamate e davanti a quelle immagini presentasti il mio olio e i miei profumi. 19 Il pane che io ti avevo dato, il fior di farina, l'olio e il miele di cui ti nutrivo ponesti davanti ad esse come offerta di soave odore. Oracolo del Signore Dio.
20 Prendesti i figli e le figlie che mi avevi generati e li sacrificasti loro in cibo. Erano forse poca cosa le tue infedeltà? 21 Immolasti i miei figli e li offristi a loro, facendoli passare per il fuoco. 22 Fra tutte le tue nefandezze e infedeltà non ti ricordasti del tempo della tua giovinezza, quando eri nuda e ti dibattevi nel sangue! 23 Ora, dopo tutta la tua perversione, guai, guai a te! Oracolo del Signore Dio. 24 In ogni piazza ti sei fabbricata un tempietto e costruita una altura; 25 ad ogni crocicchio ti sei fatta un altare, disonorando la tua bellezza, offrendo il tuo corpo a ogni passante, moltiplicando le tue prostituzioni. 26 Hai concesso i tuoi favori ai figli d'Egitto, tuoi corpulenti vicini, e hai moltiplicato le tue infedeltà per irritarmi. 27 Ed ecco io ho steso la mano su di te; ho ridotto il tuo cibo e ti ho abbandonato in potere delle tue nemiche, le figlie dei Filistei, che erano disgustate della tua condotta sfrontata.
28 Non ancora sazia, hai concesso i tuoi favori agli Assiri; ma non soddisfatta 29 hai moltiplicato le tue infedeltà nel paese di Canaan, fino nella Caldea: e neppure allora ti sei saziata. 30 Come è stato abbietto il tuo cuore - dice il Signore Dio - facendo tutte queste azioni degne di una spudorata sgualdrina! 31 Quando ti costruivi un postribolo ad ogni crocevia e ti facevi un'altura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno, 32 ma come un'adultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri! 33 Ad ogni prostituta si dà un compenso, ma tu hai dato il compenso a tutti i tuoi amanti e hai distribuito loro doni perché da ogni parte venissero da te per le tue prostituzioni. 34 Tu hai fatto il contrario delle altre donne, quando ti prostituivi: nessuno è corso dietro a te, mentre tu hai distribuito doni e non ne hai ricevuti, tanto eri pervertita.
35 Perciò, o prostituta, ascolta la parola del Signore. 36 Così dice il Signore Dio: Per le tue ricchezze sperperate, per la tua nudità scoperta nelle prostituzioni con i tuoi amanti e con tutti i tuoi idoli abominevoli, per il sangue dei tuoi figli che hai offerto a loro, 37 ecco, io adunerò da ogni parte tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente, coloro che hai amati insieme con coloro che hai odiati, e scoprirò di fronte a loro la tua nudità perché essi la vedano tutta.
38 Ti infliggerò la condanna delle adultere e delle sanguinarie e riverserò su di te furore e gelosia.
39 Ti abbandonerò nelle loro mani e distruggeranno i tuoi postriboli, demoliranno le tue alture; ti spoglieranno delle tue vesti e ti toglieranno i tuoi splendidi ornamenti: ti lasceranno scoperta e nuda. 40 Poi ecciteranno contro di te la folla, ti lapideranno e ti trafiggeranno con la spada. 41 Incendieranno le tue case e sarà fatta giustizia di te sotto gli occhi di numerose donne: ti farò smettere di prostituirti e non distribuirai più doni. 42 Quando avrò saziato il mio sdegno su di te, la mia gelosia si allontanerà da te; mi calmerò e non mi adirerò più. 43 Per il fatto che tu non ti sei ricordata del tempo della tua giovinezza e mi hai provocato all'ira con tutte queste cose, ecco anch'io farò ricadere sul tuo capo le tue azioni, parola del Signore Dio; non accumulerai altre scelleratezze oltre tutti gli altri tuoi abomini.
44 Ecco, ogni esperto di proverbi dovrà dire questo proverbio a tuo riguardo: Quale la madre, tale la figlia. 45 Tu sei la degna figlia di tua madre, che ha abbandonato il marito e i suoi figli: tu sei sorella delle tue sorelle, che hanno abbandonato il marito e i loro figli. Vostra madre era una Hittita e vostro padre un Amorreo. 46 Tua sorella maggiore è Samaria, che con le sue figlie abita alla tua sinistra; tua sorella più piccola è Sòdoma, che con le sue figlie abita alla tua destra. 47 Tu non soltanto hai seguito la loro condotta e agito secondo i loro costumi abominevoli, ma come se ciò fosse stato troppo poco, ti sei comportata peggio di loro in tutta la tua condotta. 48 Per la mia vita - dice il Signore Dio - tua sorella Sòdoma e le sue figlie non fecero quanto hai fatto tu e le tue figlie! 49 Ecco, questa fu l'iniquità di tua sorella Sòdoma: essa e le sue figlie avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, ma non stesero la mano al povero e all'indigente: 50 insuperbirono e commisero ciò che è abominevole dinanzi a me: io le vidi e le eliminai. 51 Samaria non ha peccato la metà di quanto hai peccato tu. Tu hai moltiplicato le tue nefandezze più di loro, le tue sorelle, tanto da farle apparire giuste, con tutte le nefandezze che hai commesse.
52 Devi portare anche tu la tua umiliazione, tu che hai giustificato le tue sorelle. Per i tuoi peccati che superano i loro esse sono più giuste di te: anche tu dunque devi essere svergognata e portare la tua umiliazione, perché hai giustificato le tue sorelle. 53 Ma io cambierò le loro sorti: cambierò le sorti di Sòdoma e delle città dipendenti, cambierò le sorti di Samaria e delle città dipendenti; anche le tue sorti muterò in mezzo a loro, 54 perché tu porti la tua umiliazione e tu senta vergogna di quanto hai fatto per consolarle. 55 Tua sorella Sòdoma e le città dipendenti torneranno al loro stato di prima; Samaria e le città dipendenti torneranno al loro stato di prima e anche tu e le città dipendenti tornerete allo stato di prima. 56 Eppure tua sorella Sòdoma non era forse sulla tua bocca al tempo del tuo orgoglio, 57 prima che fosse scoperta la tua malvagità? Perché ora tu sei disprezzata dalle figlie di Aram e da tutte le figlie dei Filistei che sono intorno a te, le quali ti dileggiano da ogni parte? 58 Tu stai scontando la tua scelleratezza e i tuoi abomini. Parola del Signore. 59 Poiché, dice il Signore Dio: Io ho ricambiato a te quello che hai fatto tu, che hai disprezzato il giuramento e violato l'alleanza. 60 Anch'io mi ricorderò dell'alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un'alleanza eterna. 61 Allora ti ricorderai della tua condotta e ne sarai confusa, quando riceverai le tue sorelle maggiori insieme a quelle più piccole e io le darò a te per figlie, ma non in forza della tua alleanza; 62 io ratificherò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore, 63 perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto. Parola del Signore Dio»
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Re: Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm

Messaggioda Sixara » dom feb 26, 2017 11:08 am

No la ghè na cura pa l amore :(

La Canta de le Cante : Primo Tènpo

Dàme di Baxi
ca vòjo inbriagarme de l to Amor
a te sento da l odore
anca el to Nome l è on bàlsamo enparfumà
(par cueo ke le toxe le ghe core drìo)

Cori, vièn tòrme!
El Rè ... l è drìo portarme
te la so càmara:
dixemoghelo ke l to Amor
el te stordìse
mèjo de l vin
(ke tute le ghe core drio.)

A so scura, mi
ma su bèla
care le me fìe de Jeruxalèm;
a so' cofà le tende di Nòmadi de Kedàr
cofà el baldakìn de Salomon, a so'
mi.

No stè farghe caxo
ca so' moreta:
el sole me ga fata scura;
no ghe piaxea i fiòi de me mare
i me ga mandà tèndarghe le vegne
a xe cusì ke no go podesto co
la mia.

Dìme, la me Anema
indoè ca te le porti le to piègore?
Indoè ke le se ponsa a mezodì?
Dalbòn ca no te lo sè, la me Bèla?
Vièn, vàghe drio le pèke de le piègore e
pòrtaghe anca le to cavréte
rènte de la caxa di pastori.


Bèla ca te sì
a te me pari na cavalìna de ràza
de cuée de l Faraon;
cusì me pare mi - la me ànema.

Bèle ke i è le to masèle
infra i recìni e
la to gola
drento le colàne.

A tìn femo de nòvi - de pendenti -
tuti de òro e
de granìn d arzènto.

El me Bèn
l è cofà on saketìn de mìra -
ca me lo porto n sen;
on grapo de hennè -
el me amore -
cresù tel vegneto de En Gadi.

Co bèla ca te sì -
el me Amor -
co bèla! cofà tortorìne
i to òci.

Co bèlo ca te sì -
el me Amor -
e tènaro, asè.
Erba fresca e
verde
a ghemo pa colegarse e
rame de cedro sora la testa e
muri de àlbori tornovia.

I me dixe el Zìlio de Sharon
la Roxa de la Vàle su mi;
l è cofà na roxa n mèzo i spinàri -
la me moroxa -
a confronti de le altre.

L è cofà na vegna n mèzo el bosco -
el me moroxo -
a paragon di altri.
A me so' sentà l onbrìa e
la go magnà, l ùa :
la jèra bòna, e dol'za.

El me ga portà te la caxa de l vin
el me ga tuta inbandierà
d amore;
preparème on lèto de uéte ca
me destìra sora - ca so' stremìa ...
parké
me so' malà de amore -
mi.

El me ga pasà on brà'zo
torno-còlo e
co kelaltro
el me tièn.

Sh ... faxì pian -
care sorèle de Jeruxalèm -
tel nome de le cerve di prà;
asèlo dormire
no stè dexdissiare l amore
prima de l dexiderio.

Tel là, el me Amore
ke l vièn zo saltando da i munti
cofà el fiòlo de la cerva
tel là! El se sconde dadrìo i muri
el spiona da le finestre
el me parla el me Amore e
l me dixe:

Lèvate la me ànema, bèla mia e
mòvite!
Ca no piòve pì, vàrda:
l è pasà l inverno.
Vàrda: i primi bùti
scolta: el cuco e
la tortorina ke i canta
pa le vie de l nostro paexe.

El figàro se ga vestìo de fiuri e
cusì la vegna;
lèvate e
và – l Amor mio – la me Bèla
mòvite!

Colonbina mia, ke la se sconde infra
le pière – là so i monti
fàme vedare, dài, el to bel vixo e
fàme sentire la to voxe -
soave - e
l to vixo depì.

Le volpi! Tendìghe vàltri kele volpi ke
le fà malàni tel vegneto!
E la vegna nostra l è fioria!

L è mio de mi el me Amato e
mi a so' soa de lu;
ke l vaga pascolare fra i roxàri pa l scuro
fin ke no nàsa el dì
ke l faga scapàre la nòte ...

Métate n volta e
camìna xvèlto – el me Amore -
cofà el fiòlo de la cerva
su pa i munti e
le vàe.

(el moroxo: pomàro - persegàro - vegna? cuàlo xelo el so frùto? pomo - pèrsego - ùa? mi a go sièlto l ùa ke tuto jra torno le vegne, però me piaxarìa anca el pomingranà)

Gnente cure... e provare co Un colpo di pistola :D
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Re: Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm

Messaggioda Sixara » mer mar 29, 2017 5:54 pm

Secondo Tènpo

A me raméno tuta - nòte
'zercandolo pa l lèto:
a lo 'zerco, ma no lo cato.

Tanto vale ca me lèva e
ghe vaga n 'zerca pa
i marcà e le vie de la cità:
a lo 'zerco, ma no lo cato.

I Goardiàn! Ca faxì la ronda – de nòte
dal caxo: Gavìo visto l amor mio?
I scorla la testa, i ghe taxe-su ma
a lo go catà mi, el me amor;
a lo go strucà, a ne lo mòlo più
a me lo porto caxa mia, là
te la càmara de me mama.

E vàltre, Fìe de Jeruxalèm -
faxì el pia'zer -
tel nome de le cerve di prà
de no dexdissiare el me amor
se nol ghe n à vòja.

Ki xela? Ke la vièn-su da i prài ko
fà na colona de fumo o
na nùola odoroxa de mìra e
incensi e
de tute le polvarìne di profumieri?

Vardè: el lèto de Salomon!
Ghe fà la goardia
i mèjo goerièri d Ixraèl
tuto-tornovia de
el lèto de Salomon!
On baldakìn el se ga fato -
el Rè Salomon -
co i legni de l Libano.

Le colone d arzento e
de òro ( imbottite) e
de porpora el lèto – e
par drento ...
tuto tesùo da le man de
le fìe de Jeruxalèm.

Vegnì – Fiòle de Sion -
vegnì vedare el Rè Salomon!
El porta la corona ca
ghe la ga mésa so Màre
tel jorno ke l se marìda,
tel dì de la so felicità.

Co bèla -Amìga mia -
co bèla.
I to òci i è cofà colonbini ke
i spiona da le dre'ze;
i to cavej i è cofà le cavréte ke
le xbrìsa zo a vàle
da el monte Gil'ad.

I to denti i pare piegorine toxà
ca vièn-su da l bagno
tuti n fila, ona drio kelaltra.
I to làvari i pare on filo
de rubini
el to parlar l è
pre'zioxo -

la to fronte – fra n mèzo i cavej -
l è cofà el
pomo-ingranà:
el to còlo – cusì longo e
superbo -
cofà la tore de David:
mile scudi i ga tacà -
le insegne di prodi.

I to seni -
cofà do gazèle -
ke le pascola te on canpo de roxe.
Prima ca faga dì ...
ghe rivarò mai a
el monte de la mìra,
la colìna de l incenso.

superbo? nobile/sublime... e le colòne de l Rè imbottite? inpenìe? de òro e de arzènto...
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Re: Il Cantico dei Cantici : Shir-ha-Shirìm

Messaggioda Berto » mer mar 29, 2017 7:17 pm

Ke brava k'a te si devegnesta, ke gusto k'a xe lexarte!

Sì, gra'zie, a lo sò ca te ghè sènpre vù fiducia de mi :D
sì, trì àni a go méso e dèso, pare ca sia rivà el momento... a so' staxonale, mi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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