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Gli USA repubblicani cacciano la liberals nera e nazi maomettana Ilhan Omar per indegnità antisemiteLa nuova Camera USA a guida repubblicana e a maggioranza trumpiana.La nuova Camera dei deputati USA a maggioranza e a guida repubblicana, a forte prevalenza trumpiana.
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... pC5kYtaTTl Capitolo 24)
Gioia grande per l'espulsione dalla Commissione Affari esteri della Camera USA, della democratica nazimaomettana Ilhan Omar per indegnità antisemite; provvedimento inappellabile votato all'unanimità dai repubblicani, contrari tutti i democratici e nel totale e vergognoso silenzio della Casa Bianca
La Camera ha votato per le rimozione della deputata Ilhan Omar dalla commissione Affari esteri(UpwardNews)
L'Osservatore Repubblicano
23 febbraio 2023
https://www.facebook.com/ossrepubblican ... UNKjFdwnNl La Camera dei Rappresentanti ha votato per la rimozione della deputata Ilhan Omar (Democratica del Minnesota) dalla commissione Affari esteri a causa dei suoi precedenti commenti antisemiti.
I dettagli: Il piano di estromissione della Omar è stato sostenuto dai Repubblicani del Congresso, tra cui il presidente della Camera Kevin McCarthy e da più di 2.000 rabbini che hanno firmato una lettera a sostegno della sua rimozione dalla commissione. Il rappresentante Max Miller (Repubblicano dell'Ohio) ha proposto la risoluzione alla Commissione per il Regolamento della Camera per approvare il voto in aula, affermando che i commenti della deputata Omar "hanno portato disonore alla Camera dei Rappresentanti". Il voto in aula è passato con 218 voti a favore e 211 contrari, con tutti i Democratici che hanno votato contro la risoluzione.
I commenti controversi: Ilhan Omar ha paragonato lo Stato di Israele a gruppi terroristici come i Talebani e Hamas ed ha sostenuto il movimento antisemita BDS (Boycott, Divestment, and Sanctions). La deputata ha anche perpetuato stereotipi antisemiti, come l'affermazione secondo cui la relazione tra Israele e l'America sia "tutta una questione di soldi" e che il Paese ebraico abbia "ipnotizzato" il mondo.
Perché è importante: I commenti di Ilhan Omar su Israele e sul popolo ebraico hanno sollevato preoccupazioni sul modo in cui i suoi pregiudizi possano influenzare le sue decisioni su scala globale qualora avesse mantenuto il suo posto nella Commissione per gli affari esteri, oltre al fatto che la Camera, controllata dai Repubblicani, volesse usare il suo potere per rimuovere uno degli esponenti Democratici più radicali.
Guardate come AOC si dispera difendendo l’antisemita Ilhan OmarTratto e tradotto da un articolo di John Nolte per Breitbart News
3 febbraio 2023
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... bart-news/ La deputata Alexandria Ocasio-Cortez (una fascista) si è arrabbiata giovedì in aula dopo che la collega deputata antisemita Ilhan Omar (odiatrice di ebrei) è stato negato un posto nella commissione Affari esteri della Camera.
L’odio di Ilhan Omar per Israele e per gli ebrei in particolare è stato più volte messo in mostra per tutto il tempo in cui è stata alla Camera. La Omar detesta anche l’America, quindi non ha molto senso avere una persona così piena di odio per la civiltà occidentale in generale tra i banchi di in una commissione di importanza vitale.
Dopo che il voto è stato deciso secondo le linee della maggioranza – 218 a 211 – per negare il seggio alla Omar, la sua collega della “Squad“, AOC, ha messo in scena una performance isterica piena di vocalità, ma con poca verità o sostanza:
[Qualcosa-qualcosa] 11 settembre. Razzismo contro i musulmani americani. Razzismo e incitamento alla violenza contro le donne di colore. [Qualcosa-qualcosa] ha minacciato la mia vita.
Poi, AOC ha messo su una vocina da finta predicatrice, che devo ammettere di non aver mai sentito…
Trascrizione parziale:
Non ditemi che si tratta di una condanna di [Qualcosa-qualcosa] antisemita. [Qualcosa-qualcosa] Laser spaziali ebraici. [Qualcosa-qualcosa] Che prendono di mira le donne di colore. [Qualcosa-qualcosa] La mia vita è stata minacciata.
Questo è ciò che si chiama esibirsi per la CNN e la MSNBC.
La cosa divertente è che gli ebrei che lavorano alla CNN e alla MSNBC si entusiasmano per AOC che difende un antisemita rabbiosa e poi inveiscono contro il “GOP malvagio e razzista” per aver negato ad un antisemita dichiarata di sedere in una commissione della Camera.
Onestamente, siamo a un punto in cui i media corporativi sono così in crisi che se un Adam Schiff (Democratico-bugiardo) o una Ocasio-Cortez o una Ilhan Omar avessero fatto esplodere Israele, il copione sarebbe stato: “I Repubblicani si scagliano contro i Democratici per aver fatto esplodere un Paese guidato dall’estremista di destra Netanyahu”.
Ecco cosa ha detto Ilhan Omar dopo aver perso il posto:
C’è l’idea che si è sospettati se si è immigrati, se si proviene da certe parti del mondo, se si ha una certa carnagione o se si è musulmani. Non è un caso che alcuni membri del Partito Repubblicano abbiano accusato il primo presidente nero, Barack Obama, di essere segretamente un musulmano. Ebbene, io sono musulmana. Sono un immigrata e, cosa interessante, vengo dall’Africa. C’è qualcuno che si stupisce del fatto che io sia stata preso di mira? Qualcuno si sorprende che io sia in qualche modo ritenuta indegna di parlare di politica estera americana? O che mi vedano come una voce potente che deve essere messa a tacere?
Ha dimenticato di dire: sono un membro della Camera che odia gli Ebreeeeiiii!
È stata l’ex presidente della Camera Nancy Pelosi (Democratica–babbiona) ad inaugurare la tradizione di negare al Partito di minoranza il diritto di inserire nelle commissioni chiunque scelga.
Allora perché tutti questi piagnistei, bugie ed isterismi?
Sono le vostre regole, signore e signori.
Ecco due demenziali esempi della stampa italiana filodemocratici USA e antisemita-antisraelianaUsa: frasi anti-Israele, deputata dem espulsa da Commissione Nord America
Agenzia ANSA
2 febbraio 2023
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 52ea6.html I repubblicani della Camera Usa hanno votato in favore dell'espulsione della democratica Ilhan Omar dalla Commissione esteri a causa di una serie di frasi contro Israele pronunciate dalla deputata qualche anno fa.
Lo riporta il Washington Post.
Il voto, 218 contro 211, è arrivato al termine di un dibattito infuocato che ha visto i repubblicani attaccare molto duramente, al limite dell'aggressione, Omar e dall'altra parte lei che ha cercato di difendersi trovandosi più volte sul punto di piangere. "La mia voce diventerà sempre più forte e la mia leadership sarà celebrata in tutto il mondo", ha detto alla fine del suo discorso la deputata di origine somala, tra le prime musulmane ad essere eletta alla Camera americana. (ANSA).
Usa, la democratica e musulmana Omar cacciata dalla commissione Esteri della Cameradi Massimo Basile
2 febbraio 2023
https://www.repubblica.it/esteri/2023/0 ... 386239080/ La deputata, nata in Somalia, era finita nel mirino per una serie di dichiarazioni ritenute antisemite. A favore dell'esclusione il voto compatto dei Repubblicani, i democratici parlano di "vendetta politica"
New York - La battaglia delle commissioni al Congresso americano ha prodotto un'altra vittima: Ilhan Omar, 40 anni, prima cittadina di origine somala eletta a Capitol Hill, prima rappresentante nata in Africa, democratica e musulmana, è stata esclusa dalla commissione Affari Esteri. Per la risoluzione con cui la Camera ne ha sancito l'esclusione hanno votato a favore 218 repubblicani.
"Israele come i talebani". Scoppia la bufera sulla deputata dem Ilhan OmarGerry Freda
10 Giugno 2021
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/is ... 53476.htmlIlhan Omar, prima parlamentare americana "velata", ha finora fatto più volte discutere per le sue invettive contro Israele e pro-Palestina
"Israele come i talebani". Scoppia la bufera sulla deputata dem Ilhan Omar
La deputata americana democratica Ilhan Omar, di religione islamica nonché prima esponente del Congresso "velata", è finita ultimamente nella bufera per un suo tweet in cui "paragona Israele ai Talebani". Le parole in questione sono state pubblicate lunedì sul web dalla parlamentare di origini somale e da lei presentate come l'oggetto di un suo colloquio avuto in precedenza con Antony Blinken, il capo della diplomazia Usa.
Nel tweet in questione, la deputata del Minnesota, già nota per le sue invettive contro lo Stato ebraico e in difesa dei diritti dei palestinesi, aveva tuonato: "Dobbiamo avere lo stesso livello di responsabilità e giustizia per tutte le vittime di crimini contro l’umanità. Abbiamo visto atrocità impensabili commesse da Stati Uniti, Hamas, Israele, Afghanistan e Talebani. Ho chiesto al Segretario Blinken dove le persone dovrebbero andare per la giustizia".
La Omar aveva poi diffuso un video in cui ricostruiva la sua conversazione con Blinken, dichiarando di avere chiesto allora a quest'ultimo "quali meccanismi sono in atto negli Stati Uniti per le vittime di presunti crimini contro l’umanità in Israele, Palestina e Afghanistan".
Dopo avere di fatto equiparato Israele, Hamas e Talebani, la parlamentare del Minnesota aveva denunciato: "Se i tribunali nazionali non possono o non vogliono perseguire la giustizia, e ci opponiamo alla Corte penale internazionale, dove pensiamo che le vittime di questi presunti crimini dovrebbero andare per ottenere giustizia?".
Il paragone tra lo Stato ebraico e i fondamentalisti islamici afghani ha subito infiammato il web, con forti critiche lanciate contro la deputata democratica. Più volte in passato, gli avversari politici repubblicani della Omar hanno tentato di farla dimettere da ogni incarico parlamentare proprio a causa delle sue posizioni estremiste e anti-Israeliane. Ad esempio, qualche settimana fa, durante il conflitto nella Striscia di Gaza, la dem aveva pubblicato su Internet il seguente messaggio: "Gli attacchi aerei israeliani, che uccidono civili a Gaza, sono un atto di terrorismo. Molti ti diranno che Israele ha il diritto di difendersi, alla sicurezza e alla protezione, ma tacciono sul fatto che anche i palestinesi abbiano quegli stessi diritti". Nel 2002, inoltre, la futura deputata aveva diffuso in rete un post ancora più incendiario: "Israele ha ipnotizzato il mondo. Allah risveglia la gente e aiutarli a vedere le cattive azioni di Israele".
Ecco le reazioni dei sinistrati USA al più che giusto e legittimo rifiuto di lasciare entrare in Israele queste due nazimaomettane antisemite e anti israeliane.
Israele nega l'accesso alle americane Ilhan Omar e Rashida Tlaib
Team JOI
16 Agosto 2019
https://www.joimag.it/prima-pagina-isra ... ida-tlaib/Israele blocca l’ingresso a due deputate americane, Ilhan Omar e Rashida Tlaib. Avevano in programma un viaggio congressuale tra Israele e West Bank in questa settimana.
Omar e Tlaib sono le prime due donne musulmane elette al congresso e le sole rappresentanti della campagna BDS, Boycott, divestment and sanctions contro Israele. Per la legge israeliana, il ministro degli interni può bloccare l’ingresso ai sostenitori del BDS, con l’eccezione dei casi in cui questa decisione potesse compromettere relazioni internazionali con lo stato. Ma il presidente Trump ha sostenuto le posizioni del governo israeliano: “Sarebbe stato un gesto di debolezza se Israele avesse accolto Omar e Tlaib” ha scritto su Twitter “Perché odiano Israele e tutti gli ebrei e non c’è nulla che possa cambiare la loro visione”.
Shoshanna Keats Jaskoll in un editoriale su The Forward commenta le scelte di Israele, il suo paese. “è una decisione folle”, scrive, “Benché io capisca il desiderio di chiudere le porte a chi è stato estremamente negativo verso Israele, a chi ha fatto commenti antisemiti e a chi promuove e difende il movimento di boicottaggio contro il mio Paese, penso che questa sia una mossa sbagliata. Non fa che nutrire la loro narrazione che prevede un Israele intollerante, che nasconde qualcosa e bigotto”. Quindi l’autrice riprende quanto ha twittato Trump per rispondere in maniera decisa: “Personalmente, penso dovrebbero entrare, con tutti i partecipanti al convegno e incontrare, come era previsto nei loro piani, gruppi palestinesi a West Bank e Guraselemme. E se volessero davvero capire il conflitto e cercare una soluzione di pace, potrebbero visitare il porto di Tel Aviv di sera, dove musulmani e ebrei condividono queste calde notti estive. Potrebbero conoscere le organizzazioni che a Gerusalemme Est lavorano con la popolazione araba locale, potrebbero recarsi a Haifa dove la popolazione studentesca è composta per il 41% da arabi e mi piacerebbe molto che prendessero parte a un incontro dei gruppii che lavorano per il dialogo interreligioso in appuntamenti bisettimanali con ebrei israeliani e l’autorità palestinese per i giovani. Ma tutto questo, grazie al mio ministro dell’interno, non accadrà mai”. Sulla stessa testata giornalistica Emma Golberg firma un altro articolo dal titolo Ecco come finisce la democrazia in Israele, in cui riporta una serie di fatti che culminano in quello attuale per mostrare un percorso verso la fine dell’idea democratica.
Il Jerusalem Post riporta alcuni commenti di democratici americani postati su twitter tra cui quelli di Kamala Harris (“Non credo che nessuna nazione possa negare l’accesso a membri eletti del Congresso. È un affronto agli Stati Uniti”) e Alxandria Ocasio-Cortez (“La decisione discriminatoria di Netanyhau danneggia la diplomazia internazionale. Visitare Israele e la Palestina sono le esperienze chiave lungo un sentiero per la pace. E purtroppo non posso progettare acuna visita in Israele finché non verranno ammessi in quello stato tutti i membri del Congresso”).
Il New York Times commenta così: “Fa venire il mal di pancia pensare che il presidente americano faccia pressione a Israele affinché neghi l’accesso a due membri del Cogresso degli Stati Uniti. Ci sono poche manifestazioni del decoro che il presidente Trump non abbia ancora calpestato da quando è alla Casa Bianca. Ma mettere a rischio, in modo cinico, la relazione speciale dell’America con Israele solo per titillare i bigotti della sua base, appoggiarsi così bruscamente a un leader straniero per punire i suoi avversari politici, è un nuovo territorio anche per lui”. E qual è il motivo di un simile comportamento? La risposta si trova n una disamina di quelle sono le reali paure dei due presidenti, in risposta al titolo dell’articolo: Di cosa hanno paura Trump e Netanyahu?
Alberto PentoTra i peggiori antisemiti e anti israeliani USA vi è da annoverare il presidente democratico mulatto Barack Obama cresciuto con la famiglia cristiana della madre ma di orientamento liberals, perché il padre mussulmano se ne era andato.
Uno dei peggiori presidenti degli USA che ha incentivato la diffusione della criminale e razzista Teoria Critica della Razza contro i bianchi e il suprematismo nero e quello nazimaomettano dei Fratelli Mussulmani. Dopo questa orrida esperienza gli USA si guarderanno bene dall'avere un'altro presidente nero o mulatto.
Sulla scia di questo primo presidente mulatto razzista, antibianco, antisemita e filo nazimaomettano vi è il suo ex vice il demenziale democratico Biden sia pure un pò titubante e con qualche ripensamento.
Obama era un irresponsabile e malvagio filo nazimaomettano, stava con i fratelli Mussulmani promuovendogli ovunque, stava con i terrosti nazimaomettani palestinesi contro Israele e i suoi ebrei, ha promosso la criminale politica dell'Iran e la sua nuclearizzazione militare contro Israele e i suoi ebrei, ha promosso una ONU antisraeliana, veramente un uomo scriteriato e malvagio, antisemita e antibianco il peggio degli USA.
Obama nemico di IsraeleGiuseppe Giannotti - Esperto di Medio Oriente
1 Aprile 2016
https://www.progettodreyfus.com/obama-n ... i-israele/ Obama nemico di Israele. Ormai è un fatto accertato. Il presidente degli Stati Uniti, il peggiore di sempre dal punto di vista israeliano, ormai non tenta neppure più di nascondere la sua aperta ostilità verso lo Stato ebraico. E se i primi messaggi di chiusura erano in qualche modo ovattati, ora , senza più alcuna forma di prudenza, Barack Hussein Obama (questo il suo nome completo), padre musulmano, ha messo Israele decisamente nel mirino. L’ultima accusa, come ho già avuto modo di riferire, è paradossale. Sulla questione israelo-palestinese il presidente americano, nell’annunciare che sotto la sua amministrazione non si arriverà alla soluzione di due Stati, ha dato la colpa a Israele, a causa del suo benessere. “La società israeliana – ha detto – ha un così alto successo economico che, partendo da una posizione di forza, è meno disposta a fare concessioni ai palestinesi. E dall’altra parte i palestinesi a causa della loro debolezza, non hanno coesione politica e organizzazione per entrare in un negoziato che li porti ad avere quello di cui hanno bisogno. Così entrambe le parti restano in angoli separati”. “Quello che non è avvenuto in sessant’anni – ha concluso Obama – non potrà accadere nei prossimi nove mesi”.
Analisi curiosa che non tiene conto, ad esempio, della lotta interna tra Hamas e Autorità Nazionale palestinese, o dell’incitamento al terrorismo da parte della stessa Anp, che non solo non ha mai condannato gli attacchi con i coltelli portati dalla sua gente negli ultimi mesi, ma ha espresso solidarietà per gli attentatori uccisi, definiti, come consuetudine, dei martiri.
Ma questa è solo l’ultima uscita di un presidente che, avviandosi mestamente a concludere il suo secondo mandato, si rende conto di aver fallito totalmente la sua politica internazionale. Obama è stato ridicolizzato da Putin nella lotta all’Isis: in poche settimane gli aerei russi hanno fatto quello che gli Stati Uniti non sono riusciti o non hanno voluto fare in due anni. E la recente riconquista di Palmira da parte delle forze di Assad, sostenute dall’aviazione russa, e salutata con soddisfazione in tutto il mondo, con funzionari dell’Unesco che pensano già a come restaurare il sito archeologico, ha trovato invece il mutismo del britannico Cameron e la reazione stizzita degli Stati Uniti. “Non intendiamo dare il benvenuto ad attacchi dell’esercito siriano per riconquistare Palmira – ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Mark Toner – Sostituire la barbarie dell’Isis con la tirannia del regime di Assad non è una buona soluzione”. Ma Obama si è dimostrato incerto e balbettante non solo sulla posizione da tenere nei confronti della crisi siriana, ma anche sull’Egitto, sull’Iraq e sulla Libia, mettendo tutte le sue energie contro Israele.
Islamic Society of North AmericaDel resto, che Obama non avrebbe seguito le orme dei sui predecessori nei forti legami con Israele, lo si doveva capire da subito. Nel gennaio 2009 Obama scelse Ingrid Mattson, presidente dell’Islamic Society of North America, gruppo affiliato ai Fratelli Musulmani, per recitare una preghiera alla cerimonia del suo insediamento alla Casa Bianca. Due giorni dopo, Obama la sua prima telefonata a un leader straniero la riservò al presidente dell’Anp, Abu Mazen. E rilasciò la prima intervista televisiva da presidente degli Stati Uniti all’emittente Al Arabiya. Prima uscita all’estero in un Paese arabo, al Cairo, per indirizzare il suo messaggio al mondo musulmano. In quell’occasione disse dei palestinesi: “Sopportano l’umiliazione giornaliera che deriva dall’occupazione. Una situazione intollerabile. L’America non volterà le spalle alle legittime aspirazioni dei palestinesi di avere un loro proprio Stato”. E naturalmente condannò fermamente la politica israeliana degli insediamenti in Cisgiordania.
Emblematica, nel 2010 la differenza tra i messaggi inviati agli ebrei per la festa di Rosh haShanà (il Capodanno ebraico) e ai musulmani per il Ramadan. Nel messaggio per il Ramadan, molto caloroso, il presidente citò ripetutamente i musulmani e l’Islam, sottolineando ”lo straordinario contributo dato dai musulmani americani al Paese”, ed elogiando “il ruolo dell’Islam nell’avanzamento della giustizia, nel progresso nella tolleranza e nella dignità di tutti gli esseri umani”. Nel messaggio per Rosh haShanà, Obama rilasciò una breve e generica nota, auspicando la creazione di uno Stato palestinese, senza menzionare mai quanto hanno dato gli ebrei per lo sviluppo degli Stati Uniti. Superfluo ogni commento.
Altri segnali dell’ostilità di Obama verso Israele: nel settembre 2011, in un discorso di commemorazione dieci anni dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, citò le vittime del terrorismo che siano “a New York o Nairobi, Bali o Belfast, Mumbai o Manila, o Lahore o Londra” senza fare alcuna menzione a Tel Aviv, Gerusalemme o Sderot, colpite a ripetizione dagli attacchi terroristici dei palestinesi.
Nel 2014, secondo voci mai smentite, il presidente Obama minacciò l’abbattimento di caccia israeliani se avessero tentato di bombardare infrastrutture nucleari iraniane. E in contrapposizione agli Stati Uniti, secondo un’autorevole fonte europea, l’Arabia Saudita si sarebbe detta disposta a concedere il suo spazio aereo agli aerei israeliani in caso di attacco all’Iran.
obama-iran-L’accordo sul nucleare raggiunto nel luglio scorso tra Teheran e i 5+1, ovvero i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu con potere di veto (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina, più la Germania) ha ulteriormente peggiorato i rapporti Usa-Israele. A gennaio sono state revocate le sanzioni contro l’Iran tra le proteste, inascoltate, di Israele, che chiedeva di includere nell’accordo l’obbligo all’Iran di riconoscere lo Stato ebraico. “L’accordo con l’Iran – precisò Obama in persona – non includerà questa richiesta”.
A gennaio 2015, nel commentare gli attacchi terroristici di Parigi, al supermercato kosher, lo stesso giorno dell’attacco a Charlie Hebdo, Obama ha negato che fosse terrorismo islamico o che fosse un atto antisemita, parlando di un attentatore che “ha sparato a caso su un gruppo di persone in un negozio”. Frase che ha indignatole comunità ebraiche e creato imbarazzo anche alla Casa Bianca e che ha costretto il suo portavoce a spiegare che “il presidente voleva dire che in quel negozio c’erano anche altre persone non della comunità ebraica”. Spiegazione, naturalmente, assolutamente non convincente.
A peggiorare la situazione tra Stati Uniti e Israele anche i difficili rapporti tra Obama e Netanyahu. La Casa Bianca, ad esempio, non ha fatto le congratulazioni a Netanyahu per la sua rielezione, nel marzo 2015, indirizzando un messaggio generico, quanto ridicolo, agli israeliani: “Ci vogliamo congratulare con il popolo israeliano per il processo democratico per l’elezione nella quale sono stati impegnati tutti i partiti che vi hanno preso parte”. In Israele, se lui non lo sa, si vota democraticamente dal 1948, anno di fondazione dello Stato ebraico. Ben diverso, invece, l’anno prima, il comportamento in occasione della rielezione di Erdogan in Turchia, con una calorosa telefonata di congratulazioni di Obama al leader turco durata 45 minuti.
Infine, a febbraio di quest’anno, sull’esempio di quanto fatto dall’Unione europea, Obama ha emesso una direttiva che impone l’etichettatura dei prodotti provenienti da aziende israeliane presenti in Cisgiordania. Su questo tema c’era già un’ordinanza del 1995, ma che di fatto negli Stati Uniti non era mai stata applicata. E c’è da chiedersi ora che altro possa fare Obama contro Israele di qui a novembre, fine del suo mandato.
L’ultimo boomerang dell’amministrazione ObamaLa risoluzione del Consiglio di Sicurezza rafforza i nemici di Israele, del negoziato e del compromesso per la pace
Editoriale del Jerusalem Post e altri
27 Dicembre 2016
https://www.israele.net/lultimo-boomera ... ione-obamaLa rappresentante Usa al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Samantha Power, si astiene alla votazione di venerdì scorso sulla risoluzione 2334, permettendone l’approvazione
Nel difendere la decisione degli Stati Uniti di astenersi sul voto del Consiglio di Sicurezza che condanna Israele per gli insediamenti, l’ambasciatrice americana all’Onu Samantha Power ha detto che il voto è in linea con la tradizionale posizione politica degli Usa. Tecnicamente, è vero. Ma perché ora? E perché al Consiglio di Sicurezza? Dopo aver sperimentato per otto anni l’intransigenza palestinese (che ha sistematicamente rifiutato ogni realistica soluzione di compromesso e si rifiuta di sedere al tavolo dei negoziati), il presidente americano uscente e i suoi consiglieri dovrebbero essere ben consapevoli che la risoluzione 2334 di venerdì scorso non farà che rafforzare il rifiuto dei palestinesi a negoziare. È esattamente lo stesso errore che fece Barack Obama all’inizio della sua carriera presidenziale, quando chiese a Israele di attuare il blocco totale di tutte le attività edilizie al di là della ex-linea armistiziale del ’49-’67, comprese Gerusalemme e alture del Golan. Una richiesta che servì solo a indurire la posizione palestinese: la dirigenza palestinese, infatti, come poteva pretendere qualcosa di meno del blocco totale delle attività edilizie israeliane negli insediamenti come precondizione per negoziare, dopo che lo aveva chiesto lo stesso Obama?
Anche la risoluzione di venerdì scorso, lungi dall’incoraggiare i palestinesi a negoziare con Israele, non farà che rafforzare in loro la convinzione che i colloqui diretti con Israele sono inutili e che la cosa migliore da fare, dal loro punto di vista, è internazionalizzare il conflitto portando il mondo a fare pressione su Israele. (Come ha scritto Fred Guttman su Times of Israel, la risoluzione premia i capi palestinesi per non essersi impegnati in negoziati diretti.)
Obama ha deciso di prendere questa posizione proprio alle Nazioni Unite, un ente noto per la sua ossessiva fissazione contro Israele (recentemente ammessa dallo stesso Segretario Generale). Il presidente degli Stati Uniti avrebbe potuto fare un importante discorso politico su Israele dal prato della Casa Bianca, oppure davanti al Congresso. Invece ha scelto l’Onu. Nel solo 2016 l’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato 18 risoluzioni contro Israele, e il Consiglio di Sicurezza ha adottato 12 delibere specificamente dedicate a Israele: “più di quelle centrate su Siria, Corea del Nord, Iran e Sud Sudan messe insieme”, come ha osservato la stessa Power nel discorso in cui tentava di spiegare l’inspiegabile l’astensione degli Stati Uniti.
Non basta. La risoluzione 2334 è ancora più assurda in quanto non fa alcuna distinzione tra luoghi di Gerusalemme come la Città Vecchia, il Kotel (Muro del pianto), i quartieri ebraici della città come Ramat Eshkol (ovviamente destinati a restare israeliani in qualunque accordo futuro), e gli insediamenti isolati con poche decine di residenti creati nel cuore di Giudea e Samaria (Cisgiordania). Una distinzione indispensabile per qualunque concreto negoziato, che anche per questo risulterà danneggiato dalla risoluzione.
Messaggio ricevuto. Fatah, il movimento che fa capo ad Abu Mazen, ha postato su Facebook l’immagine di un coltello con la forma e i colori della “Palestina” che pugnala gli “insediamenti”. Il testo ringrazia i paesi che hanno votato a favore della risoluzione del Consiglio di Sicurezza (Russia, Angola, Ucraina, Giappone, Spagna, Egitto, Malaysia, Venezuela, Nuova Zelanda, Senegal, Uruguay, Francia, Cina e Gran Bretagna). Naturalmente la mappa della “Palestina” comprende tutto Israele, considerato dai palestinesi un unico insediamento da cancellare dalla carta geografica
Ancora più deleterie, per il negoziato, saranno le conseguenze della risoluzione 2334. Essa infatti darà nuova linfa al movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele): in particolare, la clausola 5 della risoluzione che invita le nazioni del mondo “a distinguere tra i territori dello stato di Israele e i territori occupati nel 1967”. Solo un passo separa la delegittimazione di quartieri, città e istituzioni ebraiche al di là della ex-linea armistiziale del ’67, dalla delegittimazione di tutto Israele in quanto tale.
Persino gli attentati terroristici contro ebrei residenti dei “territori” potranno in qualche modo appellarsi ai principi giuridici e morali espressi in questa risoluzione delle Nazioni Unite, dal momento che ogni ebreo – anche un bambino – che vive in quelle aree potrà essere descritto, stando al Consiglio di Sicurezza, come un fuorilegge e un “ostacolo alla pace”.
Non si può che deplorare questa decisione presa da Obama al crepuscolo del suo mandato: essa danneggia gravemente le possibilità di riavviare negoziati diretti fra le parti, rafforza le campagne BDS che sono contro il negoziato e la pace, e insolentisce Israele (altra mossa non esattamente favorevole al dialogo e al compromesso). Nonostante tutto l’aiuto che la sua amministrazione ha garantito al rafforzamento della difesa israeliana, questo è il lascito con cui Obama verrà ricordato in Israele.
(Da: Jerusalem Post, 26.12.16)
Gil Hoffman
Scrive Gil Hoffman, sul Jerusalem Post: «Forse non essendo stato informato che l’opinione pubblica moderata israeliana sostiene i blocchi di insediamenti a ridosso della ex linea armistiziale, e che persino gran parte della sinistra israeliana appoggia le costruzioni nei quartieri ebraici di Gerusalemme, Barack Obama si è scagliato indistintamente contro tutte le attività edilizie israeliane al di là della “linea verde” dall’inizio della sua presidenza fino alla fine, culminando con la risoluzione di venerdì scorso al Consiglio di Sicurezza. Durante questi otto anni ci sono stati in tutto solo nove mesi di negoziati diretti tra Israele e palestinesi, e non è un caso se quei negoziati si sono tenuti proprio nei nove mesi in cui l’amministrazione Obama ha evitato di pronunciarsi contro le costruzioni israeliane nei blocchi di insediamenti e nei quartieri ebraici di Gerusalemme. E non è un caso se quei colloqui non sono andati al di là di nove mesi, perché Obama interferì nel processo diplomatico riportando tutta l’attenzione sugli insediamenti. Il giorno seguente, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) convocò una conferenza stampa a Ramallah in cui dichiarò che la condizione per andare avanti con i negoziati era il congelamento totale degli insediamenti. Dopo otto anni di presidenza Obama, il campo dei favorevoli al negoziato e alla pace è a pezzi. Grazie alle sue politiche e dichiarazioni ad effetto boomerang, l’amministrazione Obama ha ottenuto il risultato esattamente opposto a quello dichiarato di perseguire una pace negoziata da israeliani e palestinesi.» (Da: Jerusalem Post, 25.12.16)
Dennis Ross
«Se c’è una parte della risoluzione che può essere potenzialmente molto problematica per il futuro – ha spiegato l’ex diplomatico Usa Dennis Ross (citato da Times of Israel) – è il suo riferimento agli insediamenti come “illegali”. Questo può creare grossi problemi alla possibile formula per risolvere prima o poi la questione dei confini. Come è noto, infatti, un modo per assorbire un numero significativo di coloni israeliani sarebbe quello di permettere a Israele di trattenere i blocchi di insediamenti che sorgono su una piccola parte della Cisgiordania; in cambio gli israeliani cederebbero territorio ai palestinesi a titolo di risarcimento. Ma questo non sarà reso molto più difficile dal momento che tutti gli insediamenti vengono dichiarati “illegali”? Rendere il concetto di scambi territoriali molto più difficile da attuare (e dunque rendere molto più difficile una soluzione di pace negoziata) non è probabilmente l’eredità che il presidente Obama desiderava lasciare, e tuttavia potrebbe essere proprio quella che ha appena reso più probabile.»
Boaz Bismuth
Scrive Boaz Bismuth, su Israel HaYom: «Il mondo è a posto, ora può festeggiare il Natale e il Capodanno con la coscienza pulita. Perché, mentre il vecchio ordine mondiale crolla – Aleppo è solo il sintomo dell’epoca in cui Barack Obama ha preso il Nobel per la pace – gli “anziani” del villaggio globale hanno deciso che la colpa del conflitto israelo-palestinese è degli ebrei che vivono al di là della ex linea armistiziale ’49-’67. Come avevamo fatto a non capirlo? Per la verità, il conflitto israelo-palestinese esisteva già decenni prima che nascesse il primo insediamento, ma da quando contano i fatti? Tanto il mondo sa come trarre vantaggio dall’amicizia con Israele, quando gli occorre, in una serie di campi: dalla tecnologia, all’high-tech, alla medicina, all’agricoltura, alla guerra al terrorismo. Ma quando si tratta dei forum internazionali, c’è l’intoppo di quella grande macchina, ipocrita e corrotta, nota come Onu, che adotta risoluzioni che non fanno che rafforzare il pregiudizio antiebraico nel mondo e favorire il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele. Improvvisamente paesi come il Senegal, la Malesia, la Nuova Zelanda e – udite – il Venezuela sanno meglio dell’Egitto cosa è più opportuno e urgente in questo momento per il turbolento Medio Oriente, e sono pronti a proporre una risoluzione contro Israele. Perché deludere i palestinesi? Perché deludere il mondo? Perché deludere Obama? Quest’ultimo decennio non ha forse dimostrato che il conflitto israelo-palestinese è la fonte di tutti i problemi del mondo? Qualcuno ricorda che solo pochi mesi fa l’Unesco, l’agenzia “culturale” dell’Onu, ha deciso con un voto che gli ebrei non hanno alcun legame con Gerusalemme? Come meravigliarsi, dunque, se suo fratello maggiore, il Consiglio di Sicurezza, ha votato venerdì scorso che il quartiere ebraico della Città Vecchia di Gerusalemme non è Israele? Certo, Washington e Parigi ci diranno che hanno chiesto che la versione finale della risoluzione includesse una condanna degli atti violenti contro i civili. Ma è solo fuffa. Quello che spicca è l’accusa, e l’accusa indica le costruzioni negli insediamenti come il motivo per cui il conflitto continua. Il rifiuto dei palestinesi di riconoscere lo stato ebraico, il terrorismo, l’istigazione all’odio contro Israele nelle moschee, nelle scuole e dappertutto, l’incapacità dei palestinesi di governare il loro territorio, il violento conflitto tra i palestinesi di Fatah in Cisgiordania e quelli di Hamas nella striscia di Gaza, le alleanze di Hamas con i più violenti estremisti del Medio Oriente: tutto questo non è altro che un dettaglio secondario. Hamas? Terrorismo? Il rifiuto di riconoscere persino il centro di Tel Aviv come legittimo territorio israeliano? Nulla di tutto questo è un ostacolo alla pace. Lo sono gli ebrei che vivono a Gerusalemme nei quartieri di Gilo, Itamar, Neveh Yaakov, Pisgat Zeev e French Hill. Ecco di chi è la colpa. Ora il mondo può dormire sonni tranquilli. Gli suggeriamo solo di tenere d’occhio i camion sospetti che corrono nel mezzo delle sue città: un voto come quello di venerdì, statene certi, non riporterà affatto la calma e la sicurezza. Al contrario, darà un forte incentivo a tutti coloro che esercitano il terrorismo come fonte di potere e di ricatto.» (Da: Israel HaYom, 25.12.16)