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Gli ebrei etnici (di Israele e dell'Occidente) non religiosi e atei, sinistrati e politicamente corretti, sono antisraeliani e filo nazi maomettani, sono peggio dei kapò, quelli dei lagher nazisti.Sono contro la democrazia nazionale ebraica di Israele, vorrebbero una democrazia israeliana non nazionalmente ebraica e quindi in un'area di nazi maomettani che non rispettano assolutamente gli ebrei, né nessun'altro religioso, areligioso e pensante, sarebbero costretti alla dhimmitudine, o cacciati con violenza (come dal Monte del Tempio e dai quartieri palestinesi) o uccisi e sterminati come vorrebbero fare l'Iran e i sui protetti palestinesi.
Allora guardando queste foto ci viene da pensare che sia stato l'ennesimo attentato terroristico da parte dei palestinesi? Invece è molto peggio! Queste ferite sono state inferte ad una coppia di Ortodossi, marito e moglie che in macchina sono rimasti bloccati dalla Solita "Pacifica" Manifestazione di Anarchici Terroristi Ebrei della Sinistra Israeliana!!! Se fosse successo questo in un altro Stato che non fosse Israele si sarebbe pensato ad un Attacco Antisemita! Invece no, è stato una violenza, verso una inerme coppia che viaggiava tranquillamente nella loro auto! Il perché? Je Accuse tutta la Sinistra di aver istigato l'Odio più feroce verso i propri fratelli, solo perché Ortodossi! È la cosa più schifosa, lurida ed insensata che abbia mai visto e sentito! Il povero Ben Gurion si starà rivoltando nella tomba! Assurdo che degli Ebrei siano diventati Antisemiti! Mi fa orrore solo a scriverlo!! Che cosa vogliamo fare in un Paese che si era sempre vantato di non avere nessuna forma di Apartheid? Gridano tanto lo Slogan Democrazia! Democrazia!!! Che Bibi è un Fascista!!! E loro fino a che punto vogliono arrivare? Vogliamo "gasare" tutti gli Ortodossi? I Nazisti sono loro!!! VERGOGNA! D.o vi maledirà per questo, che ci crediate o meno, anche se siete Atei, D.o esiste!
Maddalena Matarazzo
30 marzo 2023
https://www.facebook.com/maddalena.mata ... &ref=notif I media non te lo mostreranno.
Questo è l'aspetto di Chabadnik quando lui e sua moglie sono rimasti accidentalmente bloccati in una manifestazione di sinistra a Tel Aviv e sono stati gravemente linciati.
Ciao l'ombra,
Domenica io e mio marito eravamo a Tel Aviv a trovare nostro figlio. Abbiamo guidato verso la casa. Siamo passati da Even Gvirol a Kaplan. Non sapevamo che ci fosse una manifestazione. La manifestazione è stata spontanea, il che significa che non c'era la polizia. La macchina davanti a noi fortunatamente guidava dritta, quando abbiamo girato a sinistra non si tornava indietro, tutti ci sono corsi incontro, ci hanno maledetto e hanno bussato alla macchina, poi è iniziato il linciaggio, mio marito è andato via e poi ha iniziato a correrci dietro. Mio marito si è fermato perché ha visto che c'era gente che non voleva liberare la strada e poi tutti con le maledizioni hanno cercato di spaccare le finestre, io ho urlato tanto
Tutti quelli che ci guardavano hanno capito che eravamo lì per sbaglio.
Nessuno pensava che fossimo una coppia pericolosa. Siamo due ultra ortodossi. Un uomo e una donna. Mio marito con una patata che indossa una patata si veste di bianco e nero e barba. Indosso una parrucca e urlo nel panico.
Ma non si sono fermati hanno cercato di rompere le finestre mio marito è uscito a spiegare gli hanno solo dato un pugno in faccia uno gli ha messo la bandiera in faccia strappato la guancia, ha dovuto passare dei punti sanguinando da ogni parte possibile poi mi ha detto che sto per passare fuori e non riesco a vedere negli occhi sanguinando portatemi in ospedale, ho pianto a tutti quelli lì e ho implorato fatemi portarlo in ospedale in più hanno aperto la nostra macchina dietro e sono entrati anche perché i sedili erano giù da tutte le direzioni e tutto il resto e tutti là intorno continuavano a filmare tutti toglievano i telefoni da ogni direzione, sentiva l'odore della macchina come se fossimo nemici davvero avrebbero pensato che non stavamo bene, avrebbero chiamato la polizia, ma non la fotografia che è arrivata online, questa è la macchina che si muove, no picchiate, niente imprecazioni, niente linciaggio, niente. E hanno ancora registrato la coppia è uscita illesa. Ci hanno rovinato la vita. Ho un bimbo a casa e una diciannovenne che da quel giorno ha solo tremori. Anche mio marito è a casa soffre ancora di dolori fisici e mentali Ci hanno rovinato la vita. Nel video si vede che qualcuno sta urlando "Tira fuori il motore" voleva solo che morisse dissanguato lì. Di cosa si tratta e perché? Ce ne siamo andati dopo che un ragazzo della manifestazione ci ha parlato e ha guidato per calmarsi sarebbe andato tutto bene e gli ho chiesto che non potevo guidare così ci è saltato addosso e solo allora sono riuscito a chiamare la polizia per venire a salvarci lì e hanno detto che non avevano poliziotti da mandare e hanno detto che sarebbero venuti in ospedale per prendere una testimonianza e non ci sono arrivati. Mi hanno chiamato e mi hanno detto. Che non c'è manodopera e verremo autonomamente a sporgere denuncia. Voglio tanto che la polizia dimostri a tutti che non c'è illegalità e tutti saranno puniti mi aspetto che la polizia faccia il lavoro che sa fare e arrivi a chi ne ha bisogno
Spero che non ci trattino come cittadini di seconda classe, questo potrebbe facilmente finire con la morte proibita.
Mio marito sanguinava dalle orecchie, dagli occhi e dalla testa e poteva finire con la morte
Chiedo giustizia e trattamento giusto come ogni cittadino del paese merita.
I sinistri israeliani raccolgono soldi per i terroristi islamici di Hawarrah, e manifestano contro il governo israeliano con le bandiere dei terroristi.28 marzo 2023
https://www.facebook.com/maddalena.mata ... zvyjk16BNlSono quelli che sostengono Biden e le sue politiche antisraeliane e filo nazi palestinesi.
In Italia si chiamano Gad Lerner, Moni Ovadia, Massimo Fini (di madre ebraica), Ariel Toaff, ...Ebrei e non più ebrei che odiano gli ebrei e/o Israelehttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2469 Gli ebrei non ebrei nemici di Israele2 febbraio 2017 Niram Ferretti
http://www.linformale.eu/gli-ebrei-non- ... ci-israeleIl radicalismo antiebraico che viene dagli ebrei è una di quelle patologie con cui è necessario fare i conti, e per le quali, purtroppo, non esiste alcuna cura. Chi, come Karl Marx ritrae nella “Questione ebraica” del 1844, l’ebraismo sotto il sembiante della religione del denaro la cui dissoluzione potrà servire solo la buona causa della società disalienata, è un celebre esempio di quell’odio per la storia e la tradizione che anima nel profondo i fautori progressisti del Nuovo Mondo.
Nipote di due rabbini ortodossi, Marx getta alle ortiche insieme all’”oppio” religioso i panni obsoleti della sua stessa genealogia. Il passato, con tutto il proprio ingombrante peso di cultura e appartenenza a una comunità, a un popolo e a una religione, è orrendo. Splendido è solo il futuro, il domani in cui l’uomo sarà solo e pienamente Uomo e niente più di quello. È la linea di pensiero che ritroveremo nel lavoro di un altro pensatore ebreo marxista, Isaac Deutscher, il quale, in un suo saggio del 1954 dal titolo emblematico, “L’ebreo non ebreo”, spiegherà la necessità di liberarsi di questo ingombrante carapace.
“La religione? Sono un ateo. Il nazionalismo ebraico? Sono un internazionalista. In nessuno di questi due sensi sono un ebreo. Sono tuttavia un ebreo per la forza della mia incondizionata solidarietà nei confronti dei perseguitati e degli sterminati”.
Il nuovo dogma chiede adesione piena all’incondizionato. Se Dio non c’è, può esserci solo l’umanità, soprattutto quella oppressa, questo surrogato mistico a cui votarsi con ardore liberatorio.
Il Mondo Nuovo è quello in cui ogni identità specifica sarà dissolta nell’unità solidale, disalienata. Come non pensare a Lev Bronstein, più noto come Leon Trotzky, l’araldo della rivoluzione permanente? Fu a lui, quando era a capo dell’Armata Rossa, che il rabbino capo di Mosca, Jacob Mazeh, chiese di proteggere gli ebrei dai pogrom. La risposta di Trotzky fu esemplare, “Perché lo dici a me? Non sono ebreo”.
Non si è ebrei quando alla nascita dai genitori si è anteposta la nuova natalità rivoluzionaria che cancella ogni anagrafe e biografia e riplasma in nome dell’Idea.
L’estremismo di Noam Chomsky, il più ossessivo demonizzatore ebreo del paese che non ha mai abbandonato, gli Stati Uniti, e uno dei maggiori oppositori di Israele, è nutrito dalle stesse allucinate proiezioni che abbagliavano Marx, Trotzky e Deutscher. Anche per lui, la società perfetta, la Città del Sole è senza barriere e muri, ma soprattutto è senza America e Israele. Là, in quegli approdi, la felicità sarà perfetta. Essere ebrei è solo un refuso della storia, il prodotto guasto di un mondo vecchio che si ostina a resistere all’incalzare del progresso.
La società giusta e pienamente umana è anche quella di un altro ebreo non ebreo, George Soros, il tentacolare finanziere paladino della “società aperta” definizione desunta da Karl Popper e riadattata all’agenda mondialista, di questo filantropo autoproclamato.
“Mia madre era piuttosto antisemita e si vergognava di essere ebrea”, disse Soros in una intervista al New Yorker. Sicuramente lui di vergogna non ne ha alcuna nel reputarsi un grande riformatore economico “come Keynes, o anche meglio, uno scienziato, come Einstein”. La sua scienza, non ebraica e risolutamente antisionista, l’ha messa al servizio del futuro e, inevitabilmente, del progresso. Pur non essendo marxista, Soros non ama gli stati nazione, le tradizioni consolidate, la ricchezza depositata del passato che conferisce ai popoli la loro cultura e identità specifica. Tutto questo deve essere rimosso e sostituito da un nuovo scenario sovranazionale dentro il quale prospererà una umanità prodotta da uno straordinario esperimento di ingegneria politico sociale.
Per gli aedi del futuro, siano essi Marx, Deutscher, Chomsky o Soros, le forme consolidate e tramandate sono solo impacci, relitti da togliere di mezzo in nome di idee, astrazioni, allucinazioni.
Israele, lo stato degli ebrei, è un insopportabile anacronismo per gli ebrei non ebrei (così come per Marx lo era il sionismo) che, al posto di uomini e nazioni, vedono solo l’Uomo affrancato secondo i loro protocolli.
L’utopico radicalismo demonizzante che li anima, (chi si oppone alla benefica agenda che propongono può emergere solo dalla tenebra profonda), è la conseguenza di avere reciso le proprie radici, con la comunità, con l’identità, con il passato e avere messo al loro posto creature artificiali generate dalla mente.
Ecco dove vogliono andare a parare i sinistrati di Israele: negare gli ebrei e la loro IsraeleI dhimmi che negano se stessi, gli ebrei che negano la loro ebraicità e la loro nazione, una mostruosità umana, civile e politica.
Al servizio dei nazi maomettani che vogliono la distruzione di Israele e la cacciata o lo sterminio degli ebrei come ovunque nel mondo quello dei cristiani, degli indù, degli zoroastriani, di ogni diversamente religioso, areligioso e pensante.
Questi ebrei atei e non ebrei, vittine della Sindrome di Stoccolma, hanno interiorizzato la dhimmitudine e ambiscono al suicidio politico dell'intero Popolo ebraico e del loro Stato di Israele.
Né stato degli ebrei né stato degli israelianiGiorgio Gomel
3 Marzo 2023
https://www.affarinternazionali.it/lo-s ... netanyahu/ “Avremo dunque una teocrazia? No: la fede ci rende uniti, la scienza ci rende liberi. Non permetteremo affatto che le velleità teocratiche di alcuni nostri rabbini prendano piede: sapremo tenerle ben chiuse nei loro templi, come rinchiuderemo nelle caserme il nostro esercito di professione. Esercito e clero devono venire così altamente onorati come esigono e meritano le loro belle funzioni; nello Stato, che li tratta con particolare riguardo, non hanno da metter bocca, ché altrimenti provocherebbero difficoltà esterne e interne “ (Theodor Herzl, Lo Stato degli Ebrei, Treves editore, 2012, pagg. 129-130).
Lo “Stato ebraico”
Già nel 2018 la Knesset – il Parlamento israeliano – aveva approvato la controversa “legge della nazione“, una legge fondamentale con uno status quasi costituzionale, che sanciva nei fatti la transizione di Israele da “stato ebraico e democratico” – un ossimoro secondo alcuni; un tentativo in parte riuscito secondo altri di conciliare lo “stato degli ebrei” concepito da Herzl e dagli altri padri fondatori del sionismo, uno stato cioè dove gli ebrei potessero autodeterminarsi in una nazione, con il principio di una democrazia per tutti i suoi cittadini – ad uno “stato ebraico”.
La legge violava lo stesso spirito della Dichiarazione di indipendenza del ’48 che prescrive “completa eguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso”. Con Israele definito dalla legge “stato-nazione del popolo ebraico” il diritto all’autodeterminazione è limitato agli ebrei. Ciò significa disconoscere il fatto che vi è in Israele un’altra nazione o etnia che nulla può dire circa il carattere dello stato di cui i suoi membri – gli arabi – sono cittadini con pari diritti. Pari diritti individuali sì, ma non i diritti collettivi di una minoranza nazionale, che dovrebbe potere conseguire attraverso strumenti legislativi e atti concreti uno status non inferiore a quello degli ebrei israeliani.
Radicalismo e discriminazioni
La legge rifletteva l’offensiva del radicalismo di destra, con norme volte a limitare la libertà di espressione – soprattutto nel mondo delle ong e dei movimenti dediti alla difesa dei diritti umani – l’indipendenza del potere giudiziario, in particolare i poteri della Corte suprema, il pluralismo delle opinioni, in una società in cui larghi strati dell’opinione pubblica appaiono indifferenti o anche ostili ai vincoli dello stato di diritto e intolleranti del dissenso.
Il dualismo fra “ebraico” e “democratico” esiste fin dalla nascita dello Stato di Israele; basti pensare alla Legge del ritorno che consente agli ebrei del mondo di diventare cittadini di Israele immigrando nel paese. Che Israele sia uno stato “ebraico”, non solo perché luogo di rifugio dalle persecuzioni di un popolo disperso, ma perché l’identità collettiva del paese è impregnata di cultura ebraica (la lingua, le feste, il calendario, i simboli pubblici) è certamente legittimo. Ma non è accettabile che lo stato favorisca il gruppo ebraico rispetto ad altre etnie. Israele è lo Stato degli ebrei, ma rispettoso dei diritti di tutti i suoi cittadini. La legge ha però codificato una discriminazione. Inoltre, uno Stato che non ha confini certi e riconosciuti come può definirsi? Se i territori palestinesi fossero annessi, come si configurerebbe Israele? Come lo stato-nazione del popolo ebraico ? Si giungerebbe così anche formalmente ad uno Stato binazionale, ma non egualitario, non democratico, con diritti pieni solo per ebrei.
L’identità dello Stato per il governo Netanyahu
Con il nuovo governo formatosi dopo le elezioni del novembre scorso, nel quale è decisivo il peso dei due partiti ultraortodossi e dei fondamentalisti del “Sionismo religioso”, con forti pulsioni verso il tribalismo, l’intolleranza, Israele non sarà piu’ neppure sul piano normativo lo “Stato degli ebrei”, nel senso del sionismo liberale di Herzl o di quello di matrice socialista, né tanto meno lo “Stato degli israeliani”, una democrazia piena ed egualitaria per tutti suoi cittadini. Diventerà uno “stato ebraico”, per mano di una bellicosa minoranza del paese.
Quali i passi più significativi se gli accordi di coalizione pattuiti fra il Likud e gli altri partiti saranno pienamente attuati? In essi si insiste compulsivamente sull’identità “ebraica” del Paese. Si inventano agenzie parti di ministeri dedicate a tal fine, in particolare una Autorità per l’identità ebraica e un incarico concernente i rapporti fra le scuole e la società civile affidati ambedue a Maoz, leader di Noam, partito omofobo e integralista, peraltro dimissionario accusando il resto del governo di “tradire” le intese.
La legge ribadisce il divieto di spazi egualitari di preghiera al Muro del Pianto, per uomini e donne, nonché per le molteplici e spesso confliggenti correnti dell’ebraismo, nonostante accordi negoziati in tal senso, nel tempo disattesi. Si statuisce persino una modifica della Legge del ritorno mirante ad abolire la clausola per cui dagli anni Settanta un nonno ebreo è sufficiente per il diritto all’aliya e alla cittadinanza israeliana. Si rifiutano di riconoscere atti di conversione celebrati da rabbini non ortodossi in Israele o comunque da rabbini ortodossi non soggetti al controllo del rabbinato centrale come viatico alla cittadinanza, atti che la Corte suprema aveva consentito con una sentenza nel 2021.
In sintesi, Israele, Paese nato sull’anelito del costruire una nazione nuova e vecchia al tempo stesso, multiculturale e unita, è scosso oggi dal pericolo di uno scisma profondo al suo interno che potrebbe disgregare la società.
Ecco i sinistrati non ebrei che danno voce ai nazimaomettani detti palestinesi e iinsieme contro tutti gli ebrei di destra e di sinistra, indistintamenteLa democrazia non vale per i palestinesi
Catherine Cornet
30 marzo 2023
https://www.internazionale.it/notizie/c ... alestinesiPer settimane in Israele ci sono stati immensi raduni di manifestanti contro alcune riforme (in particolare quella della giustizia) messe in cantiere dal governo più di destra e xenofobo nella storia del paese. I palestinesi con cittadinanza israeliana, che non partecipano a queste proteste, non condividono il quadro di analisi: secondo loro, non sono manifestazioni per la democrazia.
I palestinesi rappresentano il 20 per cento della popolazione israeliana e, secondo il quotidiano Al Araby al Jadid, sono rimasti fuori dalle manifestazioni antigovernative perché, ed è il punto di vista più condiviso tra i palestinesi, “i manifestanti non chiedono democrazia per tutti i cittadini del paese, ma solo per quelli ebrei, perpetuando così la disuguaglianza e l’occupazione”.
Nei fatti, scrive ancora in una sua dichiarazione il partito Balad, fondato nel 1995 da Azmi Bishara insieme a un gruppo di giovani intellettuali palestinesi d’Israele, “prima ancora dell’attuale governo di Benjamin Netanyahu, Israele era una democrazia fasulla, riprovevole e del tutto anomala”.
Il paradosso odierno, aggiunge Marwan Barghouthi – figura di punta dell’opposizione palestinese, tuttora in carcere – in un testo pubblicato dal sito palestinese 180post, è che lo slogan di Israele “uno stato ebraico e democratico”, “non esclude solo gli arabi palestinesi, ma mette al bando tutte le posizioni politiche che si oppongono all’attuale sistema di governo fascista. Alcuni esponenti del sionismo religioso hanno perfino chiesto l’arresto dei leader dell’opposizione”.
Ideologie non democratiche
L’attivista palestinese Mohammed el Kurd, figura della resistenza agli sgomberi forzati del quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, ha aggiunto l’emoji dei popcorn al suo post su Twitter in cui, con parole molto forti, paragona le manifestazioni a un teatrino: “Le proteste israeliane non riguardano le ‘riforme giudiziarie’. Piuttosto stiamo assistendo al culmine di una lunga lotta tra sionisti liberali e sionisti religiosi per il volto pubblico del regime. Israele è un paese coloniale, razzista ed espansionista travestito da democrazia? O è semplicemente quello?”.
Inoltre, la mancata attenzione da parte dei manifestanti israeliani nei confronti dei palestinesi d’Israele e di quelli che vivono nei territori occupati nasconde, scrive Arabi21, “un insieme più profondo di forze in gioco. Ai milioni di palestinesi che vivono de facto sotto il controllo militare israeliano sono negati molti degli stessi diritti accordati ai loro vicini israeliani. La loro stessa esistenza invalida qualsiasi dibattito sostanziale sulla democrazia israeliana”.
Il ricercatore Ali Mawasy interviene sul sito Arab48 rifiutando anche la definizione “democrazia per soli ebrei”: “Se la democrazia è quando ogni cittadino, indipendentemente dalla sua religione, setta, razza o genere, gode del diritto di partecipare agli affari pubblici, allora questo non vale per Israele fino a quando lo stato applicherà un sistema di apartheid etnico-religioso”. Di conseguenza, conclude Mawasy, “il colonialismo non è né dittatura né democrazia. È un potere violento basato nella sua essenza sulla sottomissione, l’esclusione e lo sfruttamento; quindi, tutto ciò che accade nell’orbita del colonialismo non può essere democratico”.
Una storia di violenza
Se i palestinesi nel loro insieme non condividono il quadro di lettura democratico, permane la loro preoccupazione di fronte alle ultime decisioni del governo di estrema destra.
Su Al Quds al Arabi il giornalista Wadiya Awwada rileva soprattutto l’accordo tra Netanyahu e il suo ministro per la sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir: in cambio del suo appoggio alla temporanea sospensione della riforma giudiziaria, Netanyahu ha offerto all’estremista di destra la “formazione di una guardia nazionale sotto il suo comando, in pratica delle milizie armate, un esercito privato”. Queste milizie rappresentano, anche per il partito Balad, un terribile pericolo per i palestinesi che vivono nelle città miste o nei territori occupati e che saranno alla mercé di “una banda armata legale che obbedirà a un ministro già condannato per terrorismo”.
Davanti al pericolo rappresentato da questo governo di estrema destra “è davvero raro purtroppo trovare una voce israeliana che colleghi l’attuale crisi alle politiche di occupazione, di insediamenti illegali e di estrema violenza contro i palestinesi in Cisgiordania, a Gerusalemme o nella Striscia di Gaza”, scrive un altro editoriale di Al Quds al Arabi. “Né il destituito ministro della difesa del Likud né il leader dell’opposizione Yair Lapid sono davvero in disaccordo con Benjamin Netanyahu sull’occupazione”.
Il rapporto annuale di Amnesty international è uscito questa settimana. Per l’anno 2023 sottolinea come i doppi standard e le risposte inadeguate alle violazioni dei diritti umani nel mondo abbiano alimentato impunità e instabilità e cita, in primis, il rifiuto di contrastare il “sistema di apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi’”.
Per i palestinesi della Cisgiordania occupata, sottolinea Amnesty, il 2022 è stato uno degli anni più mortali da quando, nel 2006, le Nazioni Unite hanno cominciato a registrare i numeri delle vittime: lo scorso anno sono stati 151 i palestinesi uccisi, tra cui decine di bambini.
ATTIVISTA PALESTINESE AMMETTE: “ACCUSO ISRAELE DI APARTHEID SOLO PER AIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA CONTRO LO STATO EBRAICO”Progetto Dreyfus
23 marzo 2023
https://www.facebook.com/progettodreyfu ... 215638766/Mohammed El-Kurd è un attivista palestinese molto amato dai mass-media. È un aperto sostenitore del terrorismo palestinese e propinatore della propaganda antisemita. Secondo il TIME è nella lista delle 100 persone più influenti del mondo e recentemente al festival della letteratura australiana ha fatto un intervento video nel quale ha ammesso che quando accusa Israele di “apartheid” lo fa unicamente per aizzare l’opinione pubblica contro lo stato ebraico senza dare la minima importanza alla veridicità della sua insinuazione perché strumentale alla causa palestinese.
Calunnie e falsità dei criminali terroristi antisemiti nazi-palestinesi contro Israele e gli ebreihttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2824Gino QuareloMi dispiace tanto per Dario ma il pericolo non viene da costoro ma dai sinistri che negano lo Stato democratico nazionale ebraico di Israele e che vorrebbero consegnarlo in mano ai nazi maomettani palestinesi e ai loro amici iraniani.
Israele deve essere un paese libero, ebraico e democratico 31/03/2023
Cronache israeliane di Deborah Fait
https://www.informazionecorretta.com/ma ... 0&id=89691 Ho letto oggi una lettera scritta da un mio caro amico italo-israeliano, come me, sionista nel cuore e nell’anima, come me. Le sue parole che faccio mie, mi hanno commossa e toccata nel profondo. Riporto alcuni passi della sua lettera perché devono far pensare. Scrive Dario: “ Non sono nato in Israele, ho scelto di viverci. Il fatto è, che qualora questo Paese dovesse prendere la direzione voluta da Ben-Gvir, Smotrich e Rothman, non sarà più il Paese in cui ho fatto alyah nel 2014, e non sarà più il Paese che ho giurato di servire quando ho fatto il servizio militare: non sarà uno Stato Ebraico e Democratico. Il fatto è semplice: io non sono disposto a tollerare la presenza di queste persone, di questi perfetti estranei, di questa umanità variopinta e impresentabile… In tal caso, se ciò dovesse davvero accadere, ciao Israele, ci siamo tanto amati, ma non ti vedrò finire in manicomio.” Sono sicura che Dario non se ne andrà perché è troppo legato a questo paese, come non me ne andrò mai io, perché adesso è arrivato il momento di lottare contro queste presenze al governo. Ben Gvir, Smotrich e Rothman non potranno avere la meglio, le loro proposte di legge sono vergognose: la divisione dei sessi, la negazione della libertà delle donne, degli omosessuali, di essere religiosi o atei, non passeranno. Israele deve essere un paese libero, ebraico e democratico, come è sempre stato, come anche Netanyahu proclamava un tempo, quando era ancora uno statista che il mondo ci invidiava.
Sono contro la democrazia nazionale ebraica di Israele, vorrebbero una democrazia israeliana non nazionalmente ebraica.Israele: un progetto fallito.
I valori dell’Ebraismo traditi da uno Stato che o sarà bi-nazionale o è senza speranza
https://mariomoncadadimonforte.it/wp-co ... allito.pdf a Susanna Nirenstein
Questo saggio è stato ispirato da Susanna Nirenstein, alla quale è dedicato. Il 10 aprile 2007
la Nirenstein ha scritto su la Repubblica un articolo con una visione ottimistica d’Israele. L’articolo
ha stimolato la lettera che segue, ma il giornale, pur non contestandone i contenuti, non ha ritenuto
di pubblicarla.
La lettera diceva: “Egregio dottor Mauro, ricordando l'equilibrio di scrittori come Yehoshua o
come Grossman, quando leggo articoli come quello di Susanna Nirenstein apparso ieri su Repubblica, provo
rabbia. E' una rabbia che nasce dalla convinzione che gli argomenti e i ricordi storici parziali usati dalla
Nirenstein non siano favorevoli agli interessi ebraici perché suscitano tre tipi di reazione non utili:
- la reazione negativa di chi ricorda che tutte le visioni esaltate di un popolo, di una cultura e,
peggio, di una "razza", sono state sempre nefaste nella storia degli uomini;
- la reazione ostile di chi rileva la descrizione incompleta dell'epopea sionista con la manifesta
rimozione dei crimini storicamente incontestabili dell'Irgun e della "banda Stern" che hanno fatto scrivere
all'ebreo Benny Morris "sono stati i crimini e il terrorismo ebraico degli anni trenta e quaranta ad
insegnare ai palestinesi quanto sia utile il terrorismo" (Vittime, BUR);
- l’ulteriore esaltazione di quei fanatici che inseguono i sogni di un Grande Israele che vada almeno
dal Giordano al mare e dal Golan ad Eilat, con i Palestinesi possibilmente cacciati in Giordania.
Lavorando ad Ivrea, nell'irripetibile atmosfera culturale creata dall'umanesimo di Adriano Olivetti,
scoprendo studiosi come Elia Benamozegh e Leo Baeck ho imparato che la cultura occidentale deve alla
cultura ebraica concetti come "umanità", "futuro", "speranza" che erano ignoti alla cultura greca
condizionata dal "fato". Questi concetti, penetrati anche attraverso il Cristianesimo, hanno fatto reimpostare
in Occidente la visione del mondo e della prospettiva umana donando un patrimonio di valori ideali di cui ai
più non sono note le radici ebraiche.
Credo, quindi, che chi voglia spendersi per la causa ebraica debba fare un'opera di divulgazione
pacata dei valori dell'Ebraismo e non un'esaltazione della "nazione ebraica" e del suo "popolo".
Vogliamo ricordare quanti danni ha fatto negli ultimi due secoli in Occidente l'esaltazione delle
"nazioni" europee? Vogliamo ricordare che i più illustri biologi del mondo hanno dimostrato che non esiste
un "popolo" ebraico in senso etnico perché non c'è alcuna affinità genetica fra gli ebrei slavi del nord
europeo e gli ebrei neri falascià etiopici? Vogliamo ricordare qual è la realtà dello spezzatino etnico,
linguistico e religioso-settario degli Ebrei d’Israele dilaniati da invidie, disprezzi, ingiustizie, risentimenti e
sopraffazioni fra gli stessi Ebrei, tenuti assieme oggi solo dalla paura e dalla necessità di difendersi?
Se si ha il coraggio di guardare in faccia la realtà, non servono gli articoli di esaltazione. Serve una
sobria e pacata informazione sull'Ebraismo, sulle sue attese ideali, sui bisogni di ogni giorno, sulle speranze
di pace di sempre. Cordiali saluti”.
Mi rispondeva Paolo Mauri, responsabile del Settore Cultura de la Repubblica:“Gentile
Moncada, Ezio Mauro mi gira la sua lettera sull'articolo di Susanna Nirenstein. Il dibattito sul sionismo,
l'ebraismo, Israele etc. è aperto da sempre sulle colonne di Repubblica, con accenti diversi e talvolta persino
contrastanti. E' nella natura di argomenti di vastissima portata, come del resto la sua lettera riassume
benissimo. Con i più cordiali saluti,Paolo Mauri”.
Riscontravo Mauri con questa mia: “Gentile Mauri, la ringrazio per aver voluto cortesemente
riscontrare la mia lettera. Ma le mie considerazioni non troveranno spazio su la Repubblica.
So bene che, in Occidente, l'establishment ebraico non gradisce e cerca sempre di impedire
che spunti come quelli della mia lettera appaiano sulla stampa. Lo so da quarantacinque anni perché gli
ebrei come Adriano Olivetti, che sono la maggioranza, non sono “il potere forte” del "popolo" ebraico.
E l'informazione inadeguata dell'opinione pubblica mondiale assiste impotente all'ormai secolare
incancrenirsi del nodo israelo-palestinese e non si rende conto dei molti perché.
Non saremo certamente né lei né io a modificare la situazione. Cordiali saluti”
La volontà di opporre una qualche iniziativa al dilagare della disinformazione alimentata dai
giornalisti come Susanna Nirenstein e da quel sionismo che non accetta la lezione della storia che
viene dalla Palestina, mi ha suggerito di scrivere questo saggio, dedicandolo alla sua ispiratrice.
Mario Moncada
Adriano Olivettihttps://morasha.it/adriano-olivetti-un- ... lo-bricco/L’ebraismo veniva dal padre, ebreo laico e fervido sostenitore dell’industria e del socialismo, che leggeva la Bibbia tutte le sere, il cristianesimo dalla madre, di confessione valdese.
«Adriano e il cristianesimo che lui sceglie. Adriano e l’ebraismo nella cui assenza lui è immerso. Adriano e la spiritualità che si genera dal rifiuto – nel pensiero e nell’esperienza – della violenza della modernità, così forte da sfigurare il volto e da ledere la dignità dell’uomo. La vita di Adriano ha appunto tre fuochi: la famiglia e l’educazione, il passaggio dall’agnosticismo al cristianesimo e una naturale pulsione sincretista e combinatoria in grado di connettere elementi diversi, di unificare spinte interiori al limite del misticismo con progettualità insieme messianiche e ultrarazionaliste che, appunto, si incubano, si generano e allo stesso tempo si oppongono alla modernità del suo tempo». Queste le coordinate spirituali di Adriano Olivetti descritte da Bricco (p. 275). L’ebraismo veniva dal padre, ebreo laico e fervido sostenitore dell’industria e del socialismo, che leggeva la Bibbia tutte le sere, il cristianesimo dalla madre, di confessione valdese. Lungo questa coordinate si è sviluppata la vita di Adriano, industriale di successo, riformatore sociale, politico fallito.
Ebrei antisionisti vergogne umane
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2240 Ebrei e non più ebrei che odiano gli ebrei e/o Israelehttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2469 Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2802 Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane, razziste, antisraeliane e antisemite, antidemocratiche e castuali, che violano e calpestano i diritti umani naturali universali e civili dei nativi e cittadini europei ed italiani.
L'orrore degli ebrei di sinistra che sostengono e promuovono il nazismo maomettano.
PERCHÉ LA STAMPA ITALIANA NON USA LA PAROLA GIUSTA "TERRORISTI", INVECE DEL TERMINE NEUTRO "MILITANTI"? Angelo Pezzana, per Bet Magazine Mosaico - Comunità ebraica di Milano
5 aprile 2023
https://www.facebook.com/progettodreyfu ... 9967722981 Il terrorismo arabo e palestinese contro Israele è sempre stato una costante ben prima della creazione dello Stato di Israele nel maggio 1948. Un passato che i media si guardano bene dal ricordare, come dimostra l’alleanza del capo spirituale palestinese Amin al Husseini con Hitler dal 1934 al 1945. Soltanto la vittoria inglese sulle forze dell’Asse impedì lo sterminio degli ebrei.
C’è qualche media che lo ricorda?
Altra dimenticanza è il riconoscimento di Israele da parte del Vaticano che avvenne ufficialmente soltanto 49 anni dopo, quando nel caso della richiesta palestinese la qualifica di Stato venne concessa immediatamente a Arafat. Mai una citazione!
Aggiungiamo i finanziamenti a sostegno delle famiglie dei terroristi nelle prigioni israeliane colpevoli di stragi, soprattutto civili, per renderci conto che c’è qualcosa che non funziona nelle parole che dovrebbero informarci. Cominciamo dalla parola ‘terrorismo’, che, oltre a tutto, non è più soltanto un problema israeliano.
Considerando che sette delle 21 organizzazioni figuranti nell'elenco dei soggetti terroristici stabilito dalla UE sono palestinesi; che Hamas e altre organizzazioni terroristiche palestinesi inserite nell'elenco della UE utilizzano tattiche terroristiche ibride, compresi attacchi con coltelli e bombe contro civili israeliani, nonché il lancio di razzi da Gaza verso Israele, cercando deliberatamente di colpire zone civili, non viene mai ricordato.
Ma allora perché due importanti testate nazionali hanno titolato lo scorso marzo “ Battaglia a Jenin, sei palestinesi uccisi” “ Nuovo raid a Jenin, uccisi sei militanti palestinesi”, quando i sei palestinesi uccisi erano chiaramente terroristi, 1 di Hamas, tale Abdel-Fattah Kharusha, ricercato per aver ucciso due civili israeliani e 5 appartenevano alle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa ?
Se la parola giusta era “terroristi” perché sostituirla con “militanti”?
Torniamo alla UE con la definizione di terrorista. “ I reati di terrorismo sono atti commessi allo scopo di esercitare gravi intimidazioni sulla popolazione e costringere indebitamente i poteri pubblici”. Non è il caso di Israele?
Nel 2001 la UE ha definito gli atti terroristici come atti intenzionali, previsti dalle legislazioni nazionali come reato, che data la loro natura o il contesto possono seriamente danneggiare uno Stato o un'organizzazione internazionale. Bene, ma lo mette in pratica?
Riassumendo, il compito del terrorismo è, ovunque, destabilire gravemente o distruggere le strutture politiche, costituzionali, economiche o sociali di un Paese. Israele ha sempre combattuto per difendersi, eppure è sotto tiro dalle accuse di apartheid, i fanatici del BDS possono danneggiarne l’economia sicuri che non uscirà contro di loro nessuna inchiesta. E se ai media cominciassimo a ricordargliero noi?
Alberto PentoPerché vi sono molti ebrei (non più ebrei e mezzi ebrei) italiani, europei, americani e israeliani che sono contro gli "ebrei ebrei", contro Israele, contro il sionismo e contro l'ebraismo religioso nazionalista e considerano i palestinesi degli oppressi e delle vittime del "supposto razzismo nazista ebraico israeliano" e che demenzialmente ritengono questi nazimaomettani palestinesi (sterminatori di ebrei non solo israeliani) dei partigiani combattenti questa presunta oppressione.
Se non vi fossero costoro, probabilmente il mondo li chiamerebbe terroristi qual sono.
La responsabilità maggiore che sostiene questa diffusa menzogna è degli ebrei di sinistra (corto circuitati o in tilt), atei e areligiosi che odiano a morte gli ebrei religiosi e nazionalisti e Israele stesso come stato nazionale degli ebrei, sia pur democratico.
Alberto Pento
Eccone un'esempio:
Quante demenzialità e falsità che scrive il sinistrato Gideon Levy
La legge che dice la verità su IsraeleGideon Levy, Haaretz, Israele
19 luglio 2018
(Traduzione di Federico Ferrone)
https://www.internazionale.it/opinione/ ... ge-nazione Il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà. La legge sullo stato-nazione (che definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei, declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale) mette fine al generico nazionalismo di Israele e presenta il sionismo per quello che è. La legge mette fine anche alla farsa di uno stato israeliano “ebraico e democratico”, una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l’intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l’inganno.
Se lo stato è ebraico non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell’origine etnica. Quindi la Knesset ha deciso: Israele è ebraica. Israele dichiara di essere lo stato nazione del popolo ebraico, non uno stato formato dai suoi cittadini, non uno stato di due popoli che convivono al suo interno, e ha quindi smesso di essere una democrazia egualitaria, non soltanto in pratica ma anche in teoria. È per questo che questa legge è così importante. È una legge sincera.
Le proteste contro la proposta di legge erano nate soprattutto come un tentativo di conservare la politica di ambiguità nazionale.
Il presidente della repubblica, Reuven Rivlin, e il procuratore generale di stato, i difensori pubblici della moralità, avevano protestato, ottenendo le lodi del campo progressista. Il presidente aveva gridato che la legge sarebbe stata “un’arma nelle mani dei nemici di Israele”, mentre il procuratore generale aveva messo in guardia contro le sue “conseguenze internazionali”. La prospettiva che la verità su Israele si riveli agli occhi del mondo li ha spinti ad agire. Rivlin, va detto, si è scagliato con grande vigore e coraggio contro la clausola che permette ai comitati di comunità di escludere alcuni residenti e contro le sue implicazioni per il governo, ma la verità è che a scioccare la maggior parte dei progressisti non è stato altro che vedere la realtà codificata in legge.
Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica
Anche il giurista Mordechai Kremnitzer ha denunciato invano il fatto che la proposta di legge avrebbe “scatenato una rivoluzione, né più né meno. Sancirà la fine di Israele come stato ebraico e democratico”. Ha poi aggiunto che la legge avrebbe reso Israele un paese guida “per stati nazionalisti come Polonia e Ungheria”, come se non fosse già così da molto tempo. In Polonia e Ungheria non esiste un popolo che esercita la tirannia su un altro popolo privo di diritti, un fatto che è diventato una realtà permanente e un elemento inscindibile del modo in cui agiscono Israele e il suo governo, senza che se ne intraveda la fine.
Tutti questi anni d’ipocrisia sono stati piacevoli. Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica, perché lì tutto il sistema si basava su leggi razziali, mentre noi non avevamo alcuna legge simile. Dire che quello che succede a Hebron non è apartheid, che quello che succede in Cisgiordania non è apartheid e che l’occupazione in realtà non faceva parte del regime. Dire che eravamo l’unica democrazia della regione, nonostante i territori occupati. Era piacevole sostenere che, poiché gli arabi israeliani possono votare, la nostra è una democrazia egualitaria. O fare notare che esiste un partito arabo, anche se non ha alcuna influenza. O dire che gli arabi possono essere ammessi negli ospedali ebraici, che possono studiare nelle università ebraiche e vivere dove meglio credono (sì, come no).
Ma quanto siamo illuminati. La nostra corte suprema ha stabilito, nel caso dei Kaadan, che una famiglia araba poteva comprare una casa a Katzir, una comunità ebraica, solo dopo anni di dispute. Quanto siamo tolleranti nel consentire agli arabi di parlare arabo, una delle lingue ufficiali. Quest’ultima è chiaramente una menzogna. L’arabo non è mai stato neanche remotamente trattato come una lingua ufficiale, come succede invece per lo svedese in Finlandia, la cui minoranza è nettamente più piccola di quella araba in Israele.
Era comodo ignorare che i terreni di proprietà del Fondo nazionale ebraico, che includono buona parte delle terre dello stato, erano riservati ai soli ebrei, una posizione sostenuta dalla corte suprema, e affermare che fossimo una democrazia. Era molto più piacevole considerarci egualitari.
Adesso ci sarà uno stato che dice la verità. Israele è solo per gli ebrei, anche sulla carta. Lo stato nazione del popolo ebraico, non dei suoi abitanti. I suoi arabi sono cittadini di seconda classe e i suoi abitanti palestinesi non hanno statuto, non esistono. Il loro destino è determinato da Gerusalemme, ma non sono parte dello stato. È più facile per tutti così.
Rimane un piccolo problema con il resto del mondo, e con l’immagine d’Israele che questa legge in parte macchia. Ma non è un grave problema. I nuovi amici d’Israele saranno fieri di questa legge. Per loro sarà una luce che illumina le nazioni. Tanto le persone dotate di coscienza di tutto il mondo conoscono già la verità, e da tempo devono farci i conti. Sarà un’arma nelle mani del movimento Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele)? Sicuramente. Israele se l’è guadagnata, e ora ne ha fatto una legge.
Quante demenzialità e falsità che scrive il sinistrato Gideon Levy.Certo che Israele è una democrazia, una delle più democratiche che esistano, specialmente nell'area mediorientale. Ed è una democrazia nazionale ebraica (o prevalentemente ebraica) dove i non ebrei godono degli stessi diritti civili e politici degli ebrei solo se rispettano gli ebrei come gli ebrei rispettano i non ebrei. Chi odia gli ebrei e vuole sterminarli e chi vuole distruggere Israele e cacciare o ridurre in dhimmitudine gli ebrei non ha diritto ad alcun rispetto e va trattato come merita.
Chi rispetta merita rispetto chi non rispetta non merita rispetto, la regola è semplice e universale!
Prima di Israele non esisteva alcun Stato arabo palestinese, e quella terra era parte, come provincia, dell'Impero ottomano e poi del Mandato britannico di Palestina, terra che ridivenne Israele lo stato degli ebrei come lo era duemila anni fa prima dell'invasione imperiale romana che ha distrutto lo Stato di Israele e il suo Tempio a Gerusalemme e sterminato e cacciato i suoi ebrei, a cui è seguita la successiva invasione imperiale arabo nazimaomettana che ha costretto gli ebrei, ivi rimasti, alla dhimmitudine e che ha limitato e impedito per secoli il ritorno degli ebrei dalla diaspora e il riformarsi dello Stato d'Israele che ha potuto riprendere vita soltanto dopo la fine dell'Impero ottomano durante il Mandato britannico della Palestina e le mutate condizioni tecnico-economiche, ideologiche, religiose e politiche del Mondo e alle organizzazioni sionistiche che si erano formate a partire dall'Ottocento per far tornare alla loro casa-terra gli ebrei della diaspora.
La Polonia e l'Ungheria non sono affatto delle dittature personali e/o delle dittature della maggioranza che violano i diritti delle monoranze. Definite dittature dalla vugata/propaganda sinistrata o progressista o liberal o dem:
a) perché difendono giustamente la loro nazione europea e cristiana dall'invasione di stranieri clandestini e senza rispetto, in particolare dagli stranieri nazi maomettani che potrebbero distruggerla e fare del male alla loro gente;
b) perché difendono la tradizione cristiana del loro paese e gli altri valori umani, culturali e sociali della loro gente, dalla devastazione dei disvalori del Politicamente Corretto sinistrato divenuto dominante in Europa, come l'aborto indiscriminato e scriteriato, l'accoglienza indiscriminata e scriteriata, il gender fluid e la diffusione dell'omosessualità come alternativa alla normale e naturale eterosessualità e il transgender con la la sua assurda e impossibile transizione di genere imposta come fatto possibile e naturale;
c) perché rifiutano la mostruosità ademocratica ed eversiva di una magistratura indipendente e intoccabile, politicamente corretta, fattasi questa sì dittatura, e imposta da organismi internazionali come la UE, l'ONU, il Consiglio d'Europa che per portato storico sono in mano ai paesi atei a egemonia social-comunista o social-democratica e a paesi a egemonia religiosa nazi maomettana; tutti organismi internazionali che violano i nostri diritti umani, naturali e universali, sociali, civili e politici, nazionali, giudaico-cristiani o laici e areligiosi, la loro sessualità normale e la loro famiglia tradizionale.
Gli ebrei antisionistiSono una minoranza demenziale, di fanatici antisraeliani. Sono il frutto bacato dell'esaltazione religiosa e della dhimmititudine.
Capitolo 38)
Gli ebrei etnici (di Israele e dell'Occidente) atei, sinistrati e politicamente corretti, sono antisraeliani e filo nazi maomettani, sono peggio dei kapò, quelli dei lagher nazisti.
Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra da migliaia di anni
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