I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » ven mar 24, 2023 9:48 pm

Netanyahu interviene per la prima volta sulla riforma per la giustizia
Ugo Volli
24-03-2023

https://www.shalom.it/blog/news/netanya ... a-b1129111

Una giornata importante e difficile
Ieri è stata un’altra giornata difficile nella politica interna israeliana, tutta assorbita dal confronto sulla riforma della giustizia proposta dalla maggioranza. Gli oppositori della riforma hanno continuato le manifestazioni in tutto il Paese, cercando di stabilire una “giornata della paralisi”: hanno bruciato pneumatici sulle strade di accesso al porto di Ashdod, manifestato in molte località, bloccato come al solito le principali arterie di scorrimento di Tel Aviv e si sono anche spinti nel vicino sobborgo di Bnei Berak, tutto abitato da charedim, cioè dalla popolazione religiosa che la stampa occidentale chiama “ultraortodossa”, uno dei bersagli della protesta. Con una mossa di grande effetto, gli charedim hanno accolto i dimostranti cantando e danzando e offrendo loro cibo e bevande.

Minacce di dimissioni
Per tutta la giornata si sono susseguite voci di minacce di dimissioni nel governo. Il ministro della difesa Gallant, che aveva chiesto di sospendere il percorso legislativo della riforma giudiziaria per la preoccupazione del rifiuto che un certo numero di riservisti delle forze armate ha opposto ai richiami per esercitazioni come adesione alle proteste, minacciando le dimissioni, ha annunciato una conferenza stampa per la sera, dove probabilmente aveva intenzione di annunciarle. Il ministro della giustizia Levin ha comunicato che in caso di blocco della riforma si sarebbe dimesso lui. Netanyahu ha prima incontrato Gallant convincendolo a rinunciare alle dimissioni e poi alla conferenza stampa; poi ha visto anche Levin e infine ha tenuto in serata un discorso alla nazione.

Il problema del conflitto di interessi
Finora Netanyahu si era astenuto dall’intervenire pubblicamente sulla riforma perché questo gli era stato proibito dal Procuratore Generale Gali Baharav-Miara sulla base di un accordo fatto col precedente procuratore generale Manderblit in cui Netanyahu, sotto processo da alcuni anni per alcuni controversi episodi di abuso di potere, si impegnava a non intervenire nell’amministrazione della giustizia, per esempio la nomina dei giudici. La Corte Suprema aveva decretato che Netanyahu, essendo imputato ma non condannato, aveva diritto a diventare primo ministro, se fosse stato nominato a questo ruolo. Gali Baharav-Miara aveva però interpretando estensivamente l’accordo, proibendogli anche di partecipare alla discussione molto generale e politica sulla riforma, con la minaccia implicita di dichiararlo “incapace” di svolgere il suo ruolo ed estrometterlo, interpretando in maniera molto estensiva una clausola di legge che regola le situazioni in cui il primo ministro per ragioni di salute non può svolgere il suo ruolo, come era accaduto ad Ariel Sharon dopo un ictus nel 2006. La Knesset (il parlamento unicamerale israeliano) ha però approvato l’altro ieri un emendamento alla legge che sposta il potere di dichiarare inabile il primo ministro dal procuratore generale e alla Knesset, svuotando la minaccia di Baharav-Miara, che comunque ha stamattina scritto una lettera a Netanyahu per contestargli la violazione del suo ordine.

Che cosa ha detto Netanyahu
In un discorso emozionato e molto deciso il primo ministro ha annunciato che da oggi si sarebbe personalmente occupato della questione e ha difeso la riforma come un’estensione della democrazia e non un suo rifiuto. Ha detto fra l’altro:

“Abbiamo un paese e dobbiamo fare di tutto per proteggerlo dalle minacce esterne, e da uno strappo irreparabile dall'interno. Non possiamo permettere che nessuna controversia, per quanto acuta, metta a repentaglio il nostro futuro comune. Non solo dobbiamo respingere la violenza e il bullismo, dobbiamo anche respingere e condannare l'istigazione. Gli oppositori della riforma non sono traditori, e i sostenitori della riforma non sono fascisti. Una stragrande maggioranza dei cittadini israeliani, in tutto l'arco politico, ama il nostro paese e vuole proteggere la nostra democrazia”.

Il dibattito
“Abbiamo opinioni divergenti - ha continuato Netanyahu -. I sostenitori della riforma pensano che qui non ci sia vera democrazia e che ciò che mette in pericolo la democrazia sia una Corte Suprema ‘onnipotente’ che entra in qualsiasi questione e gestisce effettivamente il paese. D'altra parte, chi si oppone alla riforma pensa che ciò che metterà in pericolo la democrazia siano la Knesset e un governo che potrà agire senza freni e senza vincoli, danneggiando i diritti individuali. Un normale regime democratico deve occuparsi di queste due questioni. Deve garantire il governo della maggioranza, e nel processo deve preservare i diritti dell'individuo. Per garantire questo, e per prevenire la divisione del popolo, la riforma giuridica della democrazia deve rispondere a queste due esigenze fondamentali. Al fine di evitare una scissione, ciascuna parte deve prendere sul serio le rivendicazioni e le preoccupazioni dell'altra parte - e chiedo di farlo ora”.

Il progetto
“Quindi alla luce di queste preoccupazioni stasera dico: credo che sia possibile introdurre una riforma che risponda a entrambe le parti. Una riforma che ristabilisca l'equilibrio adeguato tra i poteri dello stato - e invece mantenga, e di più, non solo mantenga, ma sviluppi - i diritti individuali di ogni cittadino del paese. Il modo migliore per ottenere una riforma del genere, è il dibattito in modo da raggiungere il più ampio consenso possibile. Purtroppo, finora i rappresentanti dell'opposizione si sono rifiutati di partecipare a questa discussione. Quasi tre mesi sono stati sprecati per questo rifiuto. Spero che questo cambi nei prossimi giorni. Sto lavorando per trovare una soluzione Sono attento alle preoccupazioni dell'opposizione. Notate che abbiamo già apportato modifiche alla legge relativa alla commissione per la selezione dei giudici, per rispondere alle preoccupazioni dell'opposizione. La legge che verrà portata la prossima settimana per l'approvazione della Knesset è una legge che non prende il controllo dei tribunali, ma lo bilancia e lo diversifica. Apre le porte della Corte Suprema al pubblico, a vasti settori, che fino ad oggi gli sono stati evitati da decenni. Ora voglio rispondere specificamente a una preoccupazione centrale sollevata dall'altra parte. So che c'è il timore di una organizzazione schiacciante e illimitata, che darebbe a qualsiasi piccola maggioranza della Knesset la possibilità di scavalcare qualsiasi decisione del tribunale. Voglio dirlo chiaramente. Questo non succederà. Al contrario, intendiamo e intendo tutelare i diritti dell'individuo. Garantiremo i diritti fondamentali di tutti i cittadini israeliani - ebrei e non ebrei, laici e religiosi, donne, LGBT. Tutti quanti - nessuna eccezione. Tutta la legislazione sarà vincolata da questi principi. Non lo dico astrattamente, intendiamo approvare una legislazione esplicita in questo senso. Amici miei, lo dichiaro: farò di tutto, di tutto, per calmare gli spiriti e per conciliare la spaccatura. Perché siamo fratelli”.

La forza della leadership di Netanyahu è ancora molto grande in Israele, ma raccoglie anche grandi opposizioni. Vedremo se questo intervento, che ha certamente intenzioni concilianti, riuscirà a far partire un dibattito costruttivo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » ven mar 24, 2023 10:16 pm

Benjamin Netanyahu - בנימין נתניהו
24 marzo 2023

https://www.facebook.com/Netanyahu/post ... EA6aQRD4bl

Cittadini di Israele,
Ho visitato l'ufficio di redazione a Tel Hashomer questa settimana. Ho incontrato giovani uomini e donne che si uniscono all'IDF per servire e proteggere tutti noi.
Nella storia del popolo ebraico, la cosa peggiore che ci è capitata è stata che abbiamo perso la capacità di difenderci. Perciò, generazioni di Giudei, per migliaia di anni, furono come foglie spazzate via dal vento. Non c'era niente che potessimo fare.
Quando siamo tornati indietro e abbiamo stabilito il paese d'Israele abbiamo stabilito la capacità di difenderci. La capacità di difenderci sono i soldati e i soldati di FDI. Questo è il grande cambiamento che si è generato.
Chi vuole distruggerci non è scomparso. La minaccia più grande è il tentativo dell'Iran di armarsi di un'arma nucleare pericolosa e mortale contro di noi.
Pertanto continuo il mio viaggio politico per migliorare le posizioni internazionali contro la corsa dell'Iran alle bombe atomiche contro di noi.
In questo contesto, ho incontrato oggi il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sonak. Abbiamo anche parlato di approfondimento della cooperazione strategica tra noi in campo della sicurezza, dell'intelligence ed economico.
Israele farà di tutto per impedire all'Iran di usare armi nucleari,
E farò di tutto per garantire l'unità e per calmare lo spirito della nazione israele
Le persone sono fratelli noi siamo.
Abbiamo un paese e dobbiamo fare di tutto per proteggerlo dalle minacce esterne, e da uno strappo irreparabile dall'interno. Non possiamo permettere che nessuna controversia, per quanto piccante possa essere, metta a repentaglio il futuro comune di tutti noi.
Proteggeremo il paese. Proteggeremo il popolo. Salveremo la democrazia. Conserveremo i valori importanti per tutti noi.
Non abbiamo un altro paese.
Shabbat Shalom a tutti voi.



Israele. Crisi costituzionale in atto o peggio?
Giorgio Gomel
24 marzo 2023

https://www.bethhillelroma.com/2023/03/ ... -o-peggio/

Come da tempo il mondo ebraico progressista in Israele e nella Diaspora sostiene, solo la fine di un’occupazione di 55 anni della Cisgiordania e la nascita ivi di uno stato palestinese in rapporti di buon vicinato con Israele può assicurarne l’esistenza come stato democratico con maggioranza ebraica. Altrimenti il futuro implica la scelta fra uno stato binazionale arabo-ebraico segnato da una perenne guerra civile fra le due etnie o uno stato esclusivamente ebraico con i palestinesi privati di ogni diritto.

Oggi dopo le elezioni del novembre scorso vinte con meno dell’uno per cento del voto popolare da una coalizione di partiti suprematisti, integralisti e autoritari, che hanno conseguito 64 seggi su 120 nel parlamento, anche in ragione di una clausola di sbarramento del 3,25 per cento del voto che ha escluso due partiti della sinistra giunti appena al di sotto, la democrazia del paese è in pericolo di vita.

Una democrazia non è definita solo dal potere di una maggioranza eletta in libere elezioni. È anche definita dall’esistenza di un sistema di contrappesi in cui il potere giudiziario esercita un’azione di controllo sui poteri legislativo ed esecutivo. In Israele, dove non vi è costituzione per ragioni complesse legate alla nascita del paese e al groviglio della sua storia di 75 anni, l’unico organo abilitato a valutare la conformità di atti di governo alle Leggi fondamentali è la Corte Suprema. I partiti al potere insistono per modificarne il potere consentendo ad una semplice maggioranza parlamentare di annullare eventuali sentenze della stessa Corte a loro sgradite. Inoltre, una democrazia è definita dal rispetto dei diritti delle minoranze, come insegnano anche la stessa vicenda storica degli ebrei nel mondo – minoranza esigua, discriminata e perseguitata – e la Bibbia che insiste nei suoi testi sull’importanza del rispetto dello straniero. La Dichiarazione di Indipendenza di Israele del 1948 impone di assicurare la “completa uguaglianza dei diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti indipendentemente dalla religione, dalla “razza” o dal sesso”. Da esponenti dei partiti al potere sono venuti atteggiamenti e atti razzisti contro gli arabi. Nella stessa Dichiarazione si afferma che il paese “sarà aperto all’immigrazione di ebrei dal mondo e al ritorno di essi dalla dispersione dell’esilio”, senza definire il “chi è ebreo”. La Legge del ritorno ha consentito ad ebrei di immigrare in Israele ottenendone la cittadinanza. Le intese di governo impedirebbero tale prassi, definendo in modo più restrittivo l’ebraicità, mettendo in discussione le fondamenta stesse del progetto sionista che ha immaginato Israele come lo stato del popolo ebraico e portando ad una frattura profonda fra esso e l’ebraismo della Diaspora. Inoltre, la coalizione al potere cerca di imporre rigidi standard ortodossi sulle espressioni dell’identità ebraica, come il divieto di preghiera delle donne al Muro del Pianto a Gerusalemme e di spazi egualitari non solo per uomini e donne ma anche per le molteplici correnti dell’ebraismo.

Sul piano dei rapporti con i palestinesi, gli accordi di governo limitano esplicitamente ai soli ebrei il diritto di autodeterminazione sulla terra compresa tra il fiume Giordano e il Mediterraneo. Sarà estesa la legge civile israeliana alla Cisgiordania, il che equivale all’annessione de jure o de facto della stessa. Se infatti in virtù di un regime militare di occupazione come quello in vigore dal 1967 al 1993 per l’intera Cisgiordania e dagli accordi di Oslo di quell’anno per la zona C – circa il 60 per cento della superficie della stessa – il diritto internazionale impone di proteggere la popolazione che vi abita, qualora vi sia un potere civile non vi è alcun quadro giuridico che vieti il sussistere di due leggi diverse e discriminanti nello stesso territorio, l’una per gli ebrei, l’altra per gli arabi. Ciò avviene in un contesto in cui la violenza di formazioni militanti del mondo palestinese e l’azione di repressione dell’esercito israeliano hanno prodotto sul terreno da mese di marzo 2022 vittime e lutti non più registrati dalla fine nel 2005 della seconda intifada.

Un profondo scisma attraversa e lacera dunque la società israeliana. Proteste massicce da settimane di vasti settori dell’opinione pubblica, forme di quasi “obiezione di coscienza” di reparti della riserva dell’esercito – nell’aviazione, nell’intelligence, nella sanità militare, azioni di disobbedienza civile dimostrano la gravità della crisi e il pericolo acuto di una disintegrazione del paese. Il mondo ebraico della Diaspora, dagli Stati Uniti all’Europa all’America latina, con appelli, petizioni e manifestazioni pubbliche (www.jlinknetwork.org, per una sintesi) denuncia il degrado antidemocratico del paese e sostiene cittadini e organizzazioni della società civile di Israele che si sono mobilitati in opposizione alle scelte politiche del governo.


IL CEDIMENTO
Niram Ferretti
25 marzo 2023

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Una riforma della giustizia necessaria e tardiva, che consentirebbe a Israele di mettersi sullo stesso piano delle altre democrazie occidentali, è stata presentata come un tentativo di sovvertimento democratico, come un colpo di Stato. Tutto questo perchè finalmente, dopo almeno vent'anni, un governo coeso ha deciso di riequilibrare il potere abnorme, imperiale, della Suprema Corte.
Quello a cui abbiamo assistito non ha precedenti. Un Segretario di Stato americano che a gennaio, subito dopo l'insediamento di un governo legittimamente eletto, trovandosi in Israele, dice al Primo Ministro israeliano che la riforma della giustizia, una questione di politica strettamente interna, deve essere concertata con il massimo consenso, a cui poi fanno seguito Joseph Borell, Emanuel Macron, Olaf Scholtz. Politici e capi di Stato stranieri che intervengono per dire la loro sulla riforma di uno Stato sovrano.
Si pensi se Netanyahu fosse intervenuto sulla decisione della Corte Suprema americana di abolire la entenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l'aborto negli Usa. Si pensi se fosse intervenuto in merito alla decisione di Macron di fare passare la riforma delle pensoni senza il concorso dell'Assemblea. Impensabile no? Eppure quello che vale per gli altri Stati non può valere per Israele.
Nel mentre, in Israele ONG di etrema sinistra si danno il passa parola, sostenute dalla maggioranza dei media, televisioni, giornali. Il passaparola è che la riforma attenti alla democrazia, che se dovesse passare, Israele diventerebbe una dittatura. L'isteria monta. Giungono allarmi da parte di agenzie di rating americane le quali ipotizzano senza specificare il nesso causale, che la riforma della giustizia potrebbe portare a gravi conseguenze economiche per il paese.
Di seguito la protesta si allarga all'esercito. Un gruppo di riservisti si rifiuta di presentarsi all'addestramento militare anche loro lamentando il rischio di deriva antidemocratica. Le piazze si riempono di decine di migliaia di persone, mostrando come ciò che scriveva Gustave Le Bon a fine Ottocento a proposito della psicologia delle folle sia sempre attuale.
“Annullamento della personalità cosciente, predominio della personalità inconscia, orientamento, determinato dalla suggestione e dal contagio, dei sentimenti e delle idee in un unico senso, tendenza a trasformare immediatamente in atti le idee suggerite, tali sono i principali caratteri dell’individuo in una folla. Egli non è più sé stesso, ma un automa diventato impotente a guidare la propria volontà.”
In questo contesto irrazionale ed esagitato, la moglie di Netanyahu è costretta a farsi scortare fuori da un centro estetico a causa di un cordone di manifestanti che ne blocca l'uscita, lo stesso premier, in partenza per l'Europa deve confrontarsi con il rifiuto dei piloti dell'El Al, la principale compagnia di bandiera israeliana di offrirgli il loro servizio. A Roma, dove si ferma per la prima tappa, la traduttrice italiana scelta per tradurre il suo discorso si rifiuta di farlo.
E ora siamo arrivati al cedimento. Il Ministro della difesa, Yoav Gallant, in un discorso alla tv, chiede che la riforma venga fermata e che si inizino subito le trattative con l'opposizione. Per il bene del paese. "La spaccatura nella società è entrata nell'esercito e rappresenta un pericolo immediato per la sicurezza del paese". Subito Yair Lapid palude al responsabile, alla voce del buonsenso. Altri tre parlamentari del Likud appoggiano Gallant.
Lo spettro del rischio della sicurezza del paese è quello di maggiore presa, anche se il numero dei riservisti che hanno manifestato il loro dissenso sono 450. Scrivono una lettera in cui dichiarono di non avere "Nessun contratto con un dittatore. Saremo contenti di dare il nostro apporto volontario quando la democrazia sarà salvaguardata".
I riservisti in Israele sono 408,000. Bastano 450 estremisti che chiamano Netanyahu "dittatore" per determinare il rischio per la sicurezza dello Stato?
Gallant pensa davvero che l'opposizione retta da veri galantuomini come Lapid e Gantz i quali nel passato più recente hanno presentato Netanyahu come un misto tra Luck Luciano e Al Capone, e che hanno costantemente soffiato sul fuoco della "guerra civile", vogliano giungere a un buon compromesso?
La loro intenzione è semplicemente quella di affossare la riforma, di farla sparire dalla scena, di preservare intatto lo strapotere della Corte Suprema, la creazione di Ahron Barak, massimalista giuridico, "despota" e "bucaniere" secondo Richard Posner, tra i maggiori giuristi americani, artefice della riforma radicale della giustizia che ha avuto luogo dai primi anni Novanta ad oggi, la quale ha sostanzialmente messo la mordacchia all'esecutivo e al legislativo.
"Il governo parallelo di Israele", come lo ha definito Ahmon Rubinstein, non può accettare in alcun modo che vengano posti limiti alla sua influenza ideologicamente progressista. Sono trent'anni che domina, trent'anni che interferisce sulle prerogative dell'esecutivo e del legislativo, che si sostituisce al corpo elettorale e ai partiti, soprattutto a quelli di destra che, negli ultimi vent'anni sono stati al governo del paese.
Il cedimento di Gallant, la paura, è il migliore regalo che si possa fare ai difensori dello status quo, ai preservatori dell'esistente e all'enorme potere di cui dispongono.




Inizia alla Knesset l'esame della riforma. Gallant e Dichter: va fermata. Migliaia ancora in piazza

Israele, i giorni del voto. Ma ora due ministri "sfiduciano" Netanyahu
Francesco De Palo
26 Marzo 2023

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 31034.html

Inizia oggi in Israele l'iter parlamentare per approvare definitivamente la legge sul sistema di elezione dei giudici, parte centrale della controversa riforma giudiziaria promossa dal governo di Benjamin Netanyahu. Dal pomeriggio di ieri, e fino alla serata inoltrata, per il dodicesimo sabato consecutivo, il paese è stato interessato da un'imponente manifestazione di protesta foraggiata dai movimenti pacifisti e dalla sinistra israeliana, che hanno srotolato slogan come «Nessuno è al di sopra della legge», brandendo una foto di Netanyahu, Putin e Trump nel centro di Tel Aviv, in Kaplan Street.

Nel mirino dei contestatori non solo il premier, ma anche il ministro della Giustizia, Yariv Levin, autore della radicale riforma che punta a depotenziare l'eccessivo potere della magistratura israeliana che, va ricordato, può addirittura cancellare le leggi fatte dal Parlamento che in seguito non possono essere ripristinate, se non con un sistema estremanente farragginoso.

Dal momento che Israele non possiede una costituzione scritta, ma solo un insieme di leggi fondamentali, la Corte Suprema è di fatto il player più potente del paese. Per cui se il testo di riforma passasse, la Knesset potrebbe influire sul modo in cui vengono selezionati i giudici e sulle leggi su cui la Corte Suprema può pronunciarsi, di fatto interrompendo un certo abuso che la magistratura ha fatto del cosiddetto principio 'della ragionevolezza'.

Tra gli speaker scesi in piazza ieri nomi come l'ex ministro Tzipi Livni, il professor Yuval Noah Harari e Sophia Cohen, la figlia di Eli Cohen. Centinaia di manifestanti hanno bloccato lo svincolo di Karkur sull'autostrada Route 65 nel nord di Israele, quattro sono state le persone arrestate dalla polizia per aver lanciato dei razzi. Un gruppo che rappresenta i riservisti ha manifestato nella città natale del ministro della difesa, accusandolo di «prestare mano alla dittatura», portando barelle che rappresentavano i «primi corpi della guerra civile in arrivo», hanno gridato. Secondo il gruppo «il colpo di stato che sta dilaniando il popolo deve essere fermato ora prima che scoppi una guerra fratricida. Qui andiamo sotto la barella come facciamo nel nostro servizio militare e chiediamo di fermare il regime dittatoriale legislazione ora».

Il ministro dell'Agricoltura Avi Dichter, del Likud, ha chiesto al governo di sospendere i progetti di revisione giudiziaria fino a dopo il Giorno dell'Indipendenza, che cadrà il prossimo 26 aprile: «Non ci sarà modo di tornare indietro», ha dichiarato al notiziario di Channel 12. Dichter, ex direttore dell'agenzia di sicurezza Shin Bet, si unisce alle critiche mosse dal ministro della Difesa Yoav Gallant, che ha chiesto il congelamento della riforma per via della «spaccatura nella società penetra nell'esercito e questo è un pericolo immediato e tangibile per la sicurezza dello Stato», sollecitando colloqui multilaterali sulla riforma.

Oltre alle proteste già svolte in 150 città, che hanno fatto segnare ieri la partecipazione record nella storia di Israele, gli organizzatori hanno annunciato da oggi l'inizio della cosiddetta settimana dello sciopero, con picchetti permanenti contro ministri e parlamentari della coalizione davanti alle loro abitazioni e davanti alla Knesset.


Chi non rispetta gli impegni?
David Elber
26 Marzo 2023

http://www.linformale.eu/chi-non-rispetta-gli-impegni/

Alcuni giorni fa la Knesset ha approvato, in via definitiva, una legge che annulla di fatto una parte di una legge (the Disengagement Law) voluta dall’allora premier Ariel Sharon con la quale il governo si impegnava a smantellare tutti gli insediamenti presenti nella Striscia di Gaza e in 4 località nel nord della Samaria. Questa nuova legge appena approvata permette il reinsediamento nelle quattro località della Samaria che furono evacuate nel 2005.

Immediatamente si sono levate le critiche internazionali per questa decisione, giudicata inaccettabile, che allontanerebbe la pace e la soluzione di due Stati che conviverebbero fianco a fianco. In particolar modo hanno destato sorpresa le durissime parole e le azioni del Dipartimento di Stato USA, che ha convocato l’ambasciatore israeliano a Washington, Mike Herzog, per manifestargli tutta la disapprovazione dell’Amministrazione Biden. Inoltre, in precedenza, il vice portavoce del Dipartimento di Stato, Vedant Patel, aveva definito l’approvazione di questa legge come “un grave atto con il quale Israele non rispetta gli impegni presi con gli Stati Uniti”.

Entreremo nel merito soltanto di questo ultimo aspetto: l’accusa nei confronti di Israele formulata dal Dipartimento di Stato di non “rispettare gli impegni presi con gli USA”. Questa frase, per chi conosce anche solo superficialmente le relazioni tra USA e Israele, suona risibile. Sono cinquanta anni che gli USA non rispettano gli impegni presi nei riguardi di Israele. Tra i tanti che se ne possono citare ne forniremo tre esempi.

Memorandum tra i governi di Israele e degli Stati Uniti d’America

Questo memorandum fu firmato nel 1975 dall’allora presidente Gerald Ford alla vigilia delle trattative tra Israele e l’Egitto che si sarebbero tenute di lì a poco a Ginevra per formalizzare il cessate il fuoco dopo la guerra di Yom Kippur del 1973.

Tra i vari “impegni” che gli USA assicuravano ad Israele c’era quello di rispettare in toto le disposizioni sancite dalle Risoluzioni 242 e 338, di garantire il veto americano alle risoluzioni del Consiglio dell’ONU giudicate palesemente anti-israeliane e di non riconoscere l’OLP fintanto che non avesse formalmente e nei fatti riconosciuto il diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Infine di garantire la sicurezza di Israele se minacciato da potenze straniere. Tutti impegni disattesi nel corso dei decenni successivi ad iniziare dall’Amministrazione Carter insediata alla fine dell’anno successivo.

Accordi di Oslo

Gli USA sono – in teoria – dei garanti degli accordi e come tali dovrebbero comportarsi, cioè mantenere una posizione super partes e non come hanno iniziato a fare fin da subito premendo politicamente e in modo incessante solo ed esclusivamente su Israele. Tale situazione si è aggravata con l’amministrazione Bush per raggiungere un livello drammatico con le richieste dell’amministrazione Obama. Comportamento ora ripreso dall’amministrazione Biden. Tra queste si possono ricordare: richiesta di congelamento delle costruzioni nell’Area C, cosa non prevista in nessun punto degli Accordi di Oslo; liberazione di terroristi per riprendere i colloqui di pace interrotti dai palestinesi; utilizzare come base di partenza delle nuove trattative gli inesistenti “confini del ‘67” come futuri confini. A questo di può aggiungere la definizione dei centri abitati dagli ebrei in Giudea e Samaria come “insediamenti illegali per il diritto internazionale” anche se nulla di tutto ciò trasgredisce il diritto internazionale.

Questo ci conduce al terzo e ultimo esempio, quello che ha a che fare con la stretta attualità.

Scambio di lettere tra Sharon e George W. Bush

Nella lettera di Sharon (2004) al presidente G. W. Bush si motivava “l’impegno” di un ritiro unilaterale di Israele dalla Striscia di Gaza e da alcune aree del nord della Samaria con la finalità di «stimolare dei cambiamenti positivi nell’Autorità Palestinese che possono creare le necessarie condizioni per riprendere dei negoziati diretti». A Distanza di 19 anni quali “cambiamenti positivi” si sono verificati nell’Autorità Palestinese dopo il ritiro israeliano? Nessuno. Infatti, continua a pagare lautamente i terroristi, incita l’odio antisemita con i libri di testo scolastici finanziati da USA, UE e ONU. Infine, l’AP non ha mai voluto riprendere dei negoziati diretti e senza precondizioni. A questo, poi, si deve aggiungere che ha perso il controllo della Striscia di Gaza (2007) che è diventata una piattaforma di Hamas per il lancio di missili verso Israele e non certo, la prevista area di sviluppo economico, e di convivenza pacifica come modello per i due Stati per due popoli che vivono in pace fianco a fianco. Alla luce di tutto questo si può parlare ora, con l’approvazione di questa legge, del fatto che Israele non “rispetti gli impegni verso gli USA”? Non proprio.

Su cosa, invece, si “impegnava” il presidente Bush con la sua lettera a Sharon?

I punti principali che si leggono sono: «… Gli Stati Uniti ribadiscono il loro fermo impegno alla sicurezza di Israele, inclusi sicuri e difendibili confini…» In pratica Bush ribadisce quanto sancito dalle Risoluzioni 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza. Più avanti, nella lettera si legge: «…Alla luce della nuova realtà sul terreno, inclusi i già esistenti principali centri di popolazione israeliana, è irrealistico aspettarsi che l’esito delle trattative sullo status definitivo sarà un pieno e completo ritorno alle linee armistiziali del 1949…». Come si può ben leggere la lettera di Bush dell’aprile 2004 parla di “centri di popolazione israeliana” e di “linee armistiziali del 1949”. Oggi l’amministrazione Bidien – come quella di Obama – parla di “insediamenti illegali secondo il diritto internazionale” e di “confini del ‘67”. Alla luce di quanto riportato, chi tra Israele e USA non ha rispettato gli “impegni” presi?




Il Babau
Davide Cavaliere
12 Aprile 2023

http://www.linformale.eu/il-babau/

Benjamin Netanyahu è uno degli uomini più odiati, non solo dalla stampa progressista di Israele, ma dai mass media di tutto il mondo. Fin dalla sua prima elezione, nel lontano 1996, è stato oggetto di continui attacchi politici e giudiziari, che non sono però riusciti a disarcionarlo in modo definitivo dalla carica di primo ministro. L’ondata di proteste sollevate dalla sinistra israeliana contro il progetto di riforma di un sistema giudiziario che, nel corso dei decenni, gli è stato pervicacemente ostile, sia sotto il profilo politico che sotto quello personale, sono solo l’ultimo atto di una sistematica campagna denigratoria che prosegue da oltre un ventennio.

Anche la moglie di Netanyahu, Sara Ben-Artzi, è stata vittima di una copertura negativa da parte della stampa mondiale, ed è anche finita al centro di una pretestuosa indagine volta a colpire lo scomodo consorte. Nel 2017, infatti, il procuratore generale Avichai Mandelblit, accusò Sara Netanyahu di aver ordinato dei pasti a spese dello stato senza autorizzazione. Il caso si è poi risolto in un nulla di fatto per mancanza di prove credibili.

Lo stesso premier, nella sua autobiografia, scrive: «nel periodo compreso tra giugno 2016 e dicembre 2019, ci sono state 561 notizie in prima serata televisive che coprivano le indagini contro di me, il 98% delle quali negative. Questo significa una notizia negativa a giorni alterni per tre anni e mezzo».

Benjamin Netanyahu è stato accusato di vari reati, la cui formulazione è apparsa fin da subito piuttosto fumosa: si va da sigari costosissimi, omaggio di un amico produttore cinematografico, fino al cosiddetto «caso 2000», riguardante un presunto accordo illecito stipulato tra lui e Arnon Mozes, editore di Yedioth Ahronoth, finalizzato a danneggiare Israel Hayom, il giornale finanziato dal proprietario di casinò Sheldon Anderson. Il 2016, invece, fu l’anno del «Submarine affair», ovvero quando gli venne imputato di aver acquistato sottomarini e navi non necessari da una società tedesca, al fine di avvantaggiare una seconda società della quale suo cugino Nathan deteneva quote minori.

Le azioni legali contro Netanyahu assomigliano a meri pettegolezzi, voci di corridoio trasformate in veri e propri «casi» da zelanti pubblici ministeri. Un canovaccio già visto negli Stati Uniti contro Donald Trump e in Italia contro Silvio Berlusconi. Nel frattempo, però, l’odio fomentato dai mass media contro il premier ha dato i suoi frutti avvelenati. Uno dei giovani figli del presidente, Avner Netanyahu, che, diversamente dal fratello Yair, non si occupa in alcun modo di politica, ha dovuto chiedere un ordine restrittivo nei confronti di un estremista di sinistra, chiamato Barak Cohen, che lo perseguitava accusandolo di «essere un ladro». In tempi più recenti, Sara Netanyahu è stata «sequestrata» in un salone di bellezza di Tel Aviv da parte di alcuni manifestanti anti-riforma. Per farle lasciare in sicurezza il beauty center è stato necessario l’intervento della polizia.

Gli assalti mediatici e giudiziari contro Netanyahu, come ricordato in un precedente articolo, discendono dal fatto che la sinistra non lo percepisce come un avversario politico, ma come un ostacolo sulla marcia per un Israele «denazionalizzato» e post-sionista. Se la sinistra israeliana analizzasse la sua storia recente, a cominciare, almeno, dai disastrosi e fallimentari Accordi di Oslo del 1993, capirebbe che il successo politico del Likud non è dovuto all’improvviso scatenarsi di oscure forze «reazionarie», bensì a una lunga serie di errori targati «laburista».

Le forze della sinistra socialista non solo non hanno garantito la pace, ma hanno gravemente minato la sicurezza di Israele. Fu Shimon Peres, allora Ministro degli Esteri di Rabin, a sostenere i negoziati segreti con l’OLP a Oslo. Dopo la firma degli accordi, nel 1994, Arafat scatenò il «Jihad per liberare Gerusalemme», che significò un’ondata di attentati suicidi nelle principali città israeliane. Non a caso, due anni dopo, a vincere le elezioni sarà proprio Netanyahu. L’illusione della «terra in cambio di pace» annebbierà anche Ehud Barak, Ariel Sharon e Ehud Olmert, che contribuiranno ulteriormente a indebolire Israele attraverso generose concessioni territoriali e politiche ai palestinesi.
La maggioranza degli israeliani ha però capito la lezione, ossia che è inutile discutere e negoziare con chi ti vuole annientare, per questo votano il Likud o partiti ancora più a destra come quelli di Ben Gvir e Smotrich. I cittadini israeliani, attraversono le elezioni, hanno premiato non una destra «estremista», ma una destra «realista», decisa a fronteggiare risolutamente il terrorismo e a non scendere a patti con organizzazioni antisioniste e antisemite.
Finora Netanyahu ha resistito bene ai diversi attacchi giudiziari, riuscendo sempre a incassare la maggioranza dei voti di una popolazione più interessata ai temi della sicurezza nazionale, che al prezzo dei sigari fumati dal capo del governo. Netanyahu è stato, ed è tuttora, con tutte le sue inevitabili pecche, una forza benefica per Israele. Lo stesso non si può dire per i suoi acerrimi nemici, la cui bile nera ha superato i livelli di tollerabilità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2023 7:27 am

La foto che ritrae EB in mano alla FBI che si nasconde durante l'arresto per Pedofilia di Jeffrey Epstein! La complessa situazione di Ehud Barak
Carolyn Glick Swissa
La scorsa settimana sono state rivelate due scoperte che gettano nuova luce sulle rivolte di sinistra contro il governo Netanyahu.
Maddalena Matarazzo
11 giugno 2023

https://www.facebook.com/maddalena.mata ... 5TmxvM7oyl

In primo luogo, in un podcast con il reporter di Haaretz Amir Oren, Gilad Sher, uno dei leader dell'"opposizione" al governo Netanyahu, ha spiegato che la campagna è nata ancor prima della formazione del governo. Sher ha affermato che lui ei suoi colleghi hanno stabilito la struttura organizzativa e finanziaria delle rivolte di massa che stiamo vivendo da gennaio, tre settimane prima della costituzione del governo. In altre parole, le rivolte, le manifestazioni, gli atti di violenza politica e le intimidazioni che hanno inondato Israele da gennaio non sono state reazioni spontanee alle proposte del governo per una riforma giuridica. Sono stati pianificati e preventivati in anticipo molto prima che il ministro della Giustizia Yariv Levin presentasse i suoi piani per riformare il sistema giudiziario.
L'avvocato Sher è un ex corazzato da trasporto truppe. Sher è stato capo dello staff di Ehud Barak durante il suo breve mandato come primo ministro nel 1999-2001. Barak nominò Sher a capo della squadra negoziale con i palestinesi alla fallita conferenza di Camp David nel luglio 2000. Da allora fino ad oggi, i due sono rimasti molto legati.
Nella sua conversazione con Oren, Sher ha rivelato che il piano per incendiare lo Stato di Israele con disordini è nato in un incontro nell'ufficio di Yossi Kuchik, che è stato amministratore delegato dell'ufficio del primo ministro di BarakSher e Kuchik hanno incontrato l'ex capo dello staff Dan Halutz e il miliardario high-tech e l'attivista di sinistra Orni Petrushka e hanno concluso la mossa a metà dello scorso dicembre.
Secondo Sher, "Noi quattro ci siamo incontrati e molto rapidamente, forse entro una o due settimane, altre persone si sono unite a noi".
Tra le altre cose, Sher ha menzionato il nome dell'ex vice del procuratore generale, e l'attuale moderatore dell'ondata dell'IDF Dina Zilber e Shakma Bresler.
Nel 2020, Bressler è esploso nella coscienza pubblica come leader delle "bandiere nere" che hanno condotto violente manifestazioni contro il primo ministro Benjamin Netanyahu. Channel 13 ha poi riferito che Ehud Barak ha finanziato le loro attività.
Berla Cromley, l'uomo della pubblicità che ha organizzato la manifestazione del milione di sostenitori della riforma legale il mese scorso, ha affermato poche settimane fa che Barak continua a finanziare le rivolte anche oggi. In un'intervista al canale TOV, Cromley ha dichiarato: "Ehud Barak finanzia le proteste con milioni se non decine di milioni di shekel".
Dopo la pubblicazione delle parole di Sher, l'ex anziano di sinistra Eldad Yaniv ha ampliato le sue affermazioni. Yaniv è stato consigliere senior di Barak nella sua campagna elettorale contro Netanyahu nel 1999 e ha mantenuto stretti legami con Barak nel corso degli anni. Ha organizzato le manifestazioni davanti alla casa del procuratore generale Avichai Mandelblit nel 2017. In queste manifestazioni, Yaniv ei suoi amici hanno chiesto a Mandelblit di aprire un'indagine penale e presentare un'accusa contro Netanyahu.
In seguito alla pubblicazione delle parole di Sher, Yaniv ha appreso che le stesse persone citate da Sher nella conversazione con Oren avevano chiesto a Miniv di organizzare la campagna di protesta ancor prima che si svolgessero le elezioni di novembre. Quegli stessi funzionari, ha spiegato Yaniv, erano convinti da sondaggi approfonditi che il Likud e i partiti di destra avrebbero vinto le elezioni. Hanno chiesto a Miniv di iniziare a pianificare la stessa campagna che Sher ha affermato di aver avviato lo scorso dicembre.
La prima cosa che apprendiamo da queste rivelazioni è che l'impulso per le manifestazioni e l'attività diretta contro Netanyahu, il suo governo e la maggioranza delle persone che hanno votato per il suo governo non è stato il piano che Levin ha presentato per riformare il sistema giudiziario o qualsiasi altro iniziativa avviata dal governo. Le manifestazioni sono state pianificate in anticipo come un piano per paralizzare e destabilizzare il governo con l'intenzione di provocarne la caduta, anche prima che si svolgessero le elezioni e anche prima che il governo fosse formato, qualunque fosse la sua politica. Alle manifestazioni è stata affissa la bandiera dell'opposizione alla riforma legislativa perché la riforma è stata la prima significativa iniziativa del governo.
La seconda cosa che colpisce dalle rivelazioni di Sher è la centralità di Ehud Barak in tutto ciò che è accaduto. Barak è uno dei critici più estremi di Netanyahu e del suo governo. Si esprime in maniera violenta e incendiaria contro il presidente del Consiglio, i suoi ministri e i suoi sostenitori. E ora scopriamo che è vero che probabilmente Barak non era presente a quell'incontro nell'ufficio di Kuchik descritto da Sher. Ma Sher e Kuchik e molte delle dozzine di alti ufficiali e i magnati dell'alta tecnologia che gestiscono le rivolte sono molto vicini a Barak. Le stesse persone sono quelle che hanno avviato e finanziato le rivolte del popolo dell'alta tecnologia, le rivolte dei riservisti e dei piloti e le rivolte dei capi delle banche e dell'economia.
La seconda grande storia che è uscita questa settimana è stata un'esposizione da parte del quotidiano "Financial Times" su una società israeliana di attacchi informatici chiamata Paragon. Barak è il fondatore dell'azienda e fa parte del suo consiglio di amministrazione. Il CEO di Paragon è l'ex comandante dell'Unità 8200 Ehud Schneerson.
Israele è tra i primi paesi ad abbracciare la centralità della sicurezza informatica per l'attività di intelligence nel 21° secolo. Negli ultimi decenni, soldati e ufficiali congedati dall'Unità 8200 hanno fondato società private che hanno sviluppato gli strumenti cibernetici utilizzati dai nostri sistemi di intelligence.
Sotto la supervisione del Ministero della Difesa, queste società israeliane esporteranno anche tutto ciò verso politiche estere. È vero che negli ultimi anni è stato smascherato il cattivo uso di questi strumenti contro cittadini innocenti da parte della polizia israeliana. Tuttavia, non dobbiamo ignorare il fatto che gli strumenti informatici sono essenziali nelle odierne operazioni antiterrorismo. Le vite di innumerevoli cittadini sono state salvate in Israele e in tutto il mondo grazie alle capacità delle forze di sicurezza di penetrare nelle comunicazioni elettroniche dei terroristi.
A partire dal 2018, un'organizzazione non governativa chiamata Citizen Lab che opera fuori dall'Università di Toronto ha iniziato a pubblicare una serie di accuse contro una società israeliana, chiamata NSO Group. Secondo le affermazioni, il ruolo di NSO - Pegasus - è stato utilizzato da regimi autoritari per danneggiare giornalisti e attivisti per i diritti umani. Sebbene la maggior parte delle affermazioni di Citizen Lab siano state smentite, le sue affermazioni sono state alla base della decisione del novembre 2021 dell'amministrazione Biden di inserire nella lista nera il gruppo NSO insieme a un'altra società informatica israeliana chiamata Kendiro.
Vale la pena notare in questo contesto che pochi giorni dopo l'annuncio che l'amministrazione aveva inserito nella lista nera il gruppo NSO, l'amministrazione ha firmato un accordo con la società per l'acquisto di Pegasus.
Lo scorso luglio, due settimane dopo la caduta del governo Bennett-Lapid e la fissazione della data delle elezioni, il commentatore militare di Channel 13 Alon Ben David ha riferito che l'amministrazione Biden e le agenzie di intelligence americane avevano deciso di distruggere l'industria della sicurezza informatica di Israele e trasferirne la proprietà , operazioni - e lealtà - verso i paesi Stati Uniti.
Anche prima di essere istituito, il governo Bennett-Lapid-Ganz ha lavorato per subordinare le sue politiche ai desideri del governo americano come nessun governo prima aveva mai fatto. Le dichiarazioni di Naftali Bennett, Yair Lapid e Benny Gantz secondo cui "non sorprenderanno" gli americani con azioni contro gli impianti nucleari iraniani sono particolarmente memorabili. Ben David ha riferito che per quanto riguarda l'industria informatica offensiva, il governo precedente "taglia consapevolmente questo settore", provocandone così il collasso.
"Il Ministero della Difesa ha già congelato la maggior parte delle licenze di esportazione del settore e gli americani hanno semplicemente deciso di chiudere l'offensiva informatica e spostarla e questo salta alle teste della nostra comunità di intelligence che le capacità informatiche israeliane consentono loro di fermare i terroristi, di smettere di ticchettare bombe", ha avvertito Ben David.
Ha aggiunto: "Il crollo dell'industria si tradurrà nella perdita di una componente fondamentale della capacità di Israele di difendersi".
Non tutte le compagnie israeliane hanno pianto per quanto stava accadendo. Come ha suggerito Ben David all'epoca, "Sfortunatamente, c'erano aziende israeliane la cui avidità di vendite ha fornito la scusa agli americani".
Ben David non ha fornito dettagli su quali società israeliane abbiano beneficiato dell'attacco americano progettato per eliminare le capacità informatiche indipendenti di Israele. Ma la settimana scorsa, il Financial Times li ha pubblicati. Secondo la rivelazione del Financial Times, mentre Citizen Lab conduceva una campagna contro NSO Group, il concorrente di NSO con il proprio spin-off chiamato Graphite ha deciso di approfittare della situazione. Nome del concorrente: Paragon.
Secondo il rapporto, "Nel 2019, anche prima che il lavoro di sviluppo della grafite fosse completato ... Paragon ha assunto una società di consulenza con sede a Washington chiamata WestExec Advisors che era composta da consiglieri della Casa Bianca dell'era Obama tra cui Michel Flournoy, Avril Haynes e Anthony Blinken Anche l'ex ambasciatore in Israele Dan Shapiro ha fornito consulenza.
Con l'elezione di Joe Biden alla presidenza nel novembre 2020, Lincoln è stato nominato segretario di stato, Haynes è stato nominato capo del National Intelligence Service. Flournoy era uno dei principali candidati alla carica di ministro della Difesa, ma alla fine è stato escluso dall'amministrazione. È considerata molto influente sulla politica del governo.
I dettagli del rapporto del Financial Times affermano che "WestExec afferma di aver "consigliato Paragon sul suo approccio strategico ai mercati americani ed europei, oltre ad aver contribuito a redigere i suoi impegni etici leader del settore che hanno garantito un uso appropriato della sua tecnologia".
Il rapporto spiegava: "L'approvazione americana, anche se indiretta, era al centro della strategia di Paragon. La società ha richiesto un elenco di paesi alleati a cui gli Stati Uniti non si opporrebbero se utilizzassero la grafite".
L'anno scorso, Paragon si è aggiudicata un contratto per fornire strumenti informatici alla US Drug Enforcement Agency. Come chiarisce l'articolo del Financial Times, mentre Paragon ha costruito la sua strategia di marketing sottoponendo le attività dell'azienda all'approvazione americana, il gruppo NSO ha lavorato con il governo israeliano. Il governo israeliano gli ha fornito licenze di esportazione verso paesi che Israele aveva interesse ad aiutare. Le capacità informatiche di Israele sono uno dei fondamenti dei suoi legami strategici con l'Arabia Saudita e altri paesi arabi. Nel suo articolo, Ben David ha lasciato intendere che una delle basi su cui sono stati costruiti gli Accordi di Arahem è stata la cooperazione nel campo informatico che Israele ha dato alla politica degli arabi nello stabilire relazioni pacifiche con Israele.
La posizione di Ehud Barak negli Stati Uniti è sì forte ma anche molto fragile: da un lato, Barak mantiene stretti rapporti con alti funzionari e con parecchi partiti politiciD'altra parte, il nome di Barak è venuto fuori come uno dei soci del molestatore sessuale Jeffrey Afshein. Epstein è stato trovato morto nella sua cella di detenzione di Manhattan nell'agosto 2019, poco prima dell'inizio del processo per gravi reati sessuali tra cui pedofilia e sfruttamento di minori.
Il mese scorso, il Wall Street Journal ha riferito che, secondo il registro delle riunioni di Epstein, Epstein ha incontrato Barak in trenta diverse occasioni tra il 2013 e il 2017. Barak ha anche volato con Epstein molte volte sul jet privato di Epstein negli Stati Uniti.
Nella sua risposta al Wall Street Journal, Barak ha affermato che sua moglie e la sua guardia di sicurezza hanno volato con lui su tutti i voli.
Nel 2020, tra i documenti presentati al tribunale in un contesto indiretto a Epstein, è stato rivelato che in una testimonianza sotto giuramento, una vittima di Epstein di nome Virginia Jofra ha affermato che Epstein l'ha costretta ad avere rapporti sessuali con Barak mentre era minorenne. Barak, da parte sua, ha negato l'affermazione. Altri hanno anche accusato Jofra di spergiuro contro di loro.
Nel luglio 2019, dopo l'arresto di Epstein a Manhattan prima del processo, il quotidiano britannico Daily Mail ha pubblicato una fotografia di Barak del gennaio 2016. Nella foto, Barak era in piedi fuori dalla casa di Epstein con il viso mezzo nascosto da uno scaldacollo. Nelle quattro ore successive allo scatto della foto, quattro giovani donne sono state fotografate mentre entravano nella casa di Epstein.
In una conversazione con il sito web di Daily Beast all'epoca, Barak ammise che era davvero la sua foto. Ma Barak ha insistito sul fatto che il suo incontro con Epstein quel giorno è stato un incontro innocente. "Ero lì per pranzo o per una conversazione. E allora? Non ho mai partecipato a una festa con lui. Non ho mai incontrato Epstein in compagnia di donne o ragazze." Barak ha anche ammesso di aver volato sull'aereo di Epstein fino alla villa del molestatore sessuale nei Caraibi. In quella villa, secondo l'affermazione, Epstein ha organizzato feste sessuali con minorenni.
Nel 2019, il quotidiano Haaretz ha riferito che nel 2015 Epstein ha investito milioni di dollari in una società di proprietà di Barak chiamata Carbine che ha sviluppato un software di geolocalizzazione destinato ai servizi di emergenza.
Negli ultimi anni, una serie di personaggi di alto rango tra cui il principe Andrew in Gran Bretagna e Jess Staley, dirigente della banca d'affari Morgan Stanley, sono stati costretti a dimettersi dal lavoro e a ritirarsi dalla vita pubblica dopo che i loro legami con Epstein sono stati rivelati. . Al contrario, gli ampi legami di Barak con Epstein sono stati minimizzati dai media in Israele e negli Stati Uniti, mentre l'accusa in Israele li ignora completamenteÈ assolutamente chiaro che questa situazione sarebbe cambiata immediatamente se il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti avesse deciso di indagare su questi collegamenti.
In un'intervista su Channel 12 sabato sera, Barak è capitato a "Mary Tziri". E in generale, il suo feed Twitter consiste quasi esclusivamente di post rabbiosi e violenti contro Netanyahu e i suoi partner della coalizione. Nelle ultime settimane, Barak ha concentrato la sua attenzione sui leader dell'opposizione Yair Lapid e Benny Gantz. Barak ei suoi amici stanno lavorando per spaventare i due al fine di impedire loro di raggiungere accordi con il governo su un piano concordato per riformare il sistema giudiziario.
È impossibile sapere se i collegamenti di Barak con alti funzionari americani siano legati ai suoi molti anni di tentativi di rimuovere Netanyahu dalla guida del paese. Ma dalle rivelazioni delle ultime settimane apprendiamo che la gente di Barak ha organizzato l'attuale campagna per minare con l'intenzione di rovesciare il governo Netanyahu e che hanno iniziato la campagna ancor prima che il governo fosse formato. Abbiamo anche appreso che Barak è stato il principale beneficiario in Israele delle mosse ostili del governo che hanno portato al crollo dell'industria informatica offensiva indipendente di Israele.
Oltre a ciò, è noto che Netanyahu è il leader israeliano che ha determinato la trasformazione della posizione di Israele da un fastidio per l'eccesso degli Stati Uniti nella regione a una potenza regionale che si erge a sé stante. Sappiamo anche che i successi di Netanyahu sono stati raggiunti contro la volontà dei membri più anziani dell'amministrazione Biden.



A proposito di ciò che succede intorno alla Corte Suprema in Israele:
"I giudici hanno promosso solo quelli che volevano": l'ex deputata Nurit Koren torna dietro le quinte del comitato. Koren afferma che nella sua esperienza i membri del comitato per la selezione dei giudici non hanno quasi alcuna influenza • "Le opinioni erano contaminate - e hanno principalmente promosso gli assistenti dei giudici"

Shirit Avitan Cohen
6/12/2023
Emanuel Segre Amar
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... iR8M2JUvql

Oggi, un giorno prima delle elezioni alla Knesset per i rappresentanti del comitato per la selezione dei giudici, l'ex membro del comitato, l'ex parlamentare Norit Koren, afferma che nella sua esperienza i membri del comitato non hanno quasi alcuna influenza. "Ho visto come le opinioni che sono state presentate erano contaminate", spiega a "Israel Today". Solo quelli che i giudici volevano promuovere sono stati promossi".
Koren (Likud) ha fatto parte del comitato tra il 2015 e il 2019. Nonostante il tempo che è passato da allora, ancora oggi ha lo stomaco pieno per il procedimento. Secondo lei, dopo una sola seduta ha capito dove tirava il vento.
"Quando sono entrata in commissione per la prima volta, c'era una grande carenza di giudici", ricorda. "Ho studiato in anticipo il materiale su ogni singolo giudice. Poi il Presidente della Corte Suprema, la defunta Miriam Naòr, è venuta e mi ha detto: 'È impossibile promuovere questo e quel giudice, perché il Comitato dei Due (il comitato consultivo commissione al Presidente Supremo sulla questione; la Corte Suprema) ha deciso che non è appropriato'. Le ho detto: non esiste un comitato del genere nella legge e questo comitato non mi vincola. Ho visto come le opinioni sono state contaminate e soprattutto ha promosso gli assistenti giudici".
Secondo lei, è stata eletta nel comitato per promuovere un'agenda per un'adeguata rappresentanza in tribunale per tutti i settori. «Volevo giudici morali anche e soprattutto nei ranghi inferiori, dove quotidianamente incontri il cittadino», spiega.
E c'è un altro metodo di filtraggio descritto da Koren. "Ho scoperto che l'"Istituto per la formazione dei giudici" esclude i candidati. Non sapevo affatto che esistesse una cosa del genere. Si è scoperto che quando un candidato si presenta a una sottocommissione in cui un giudice, un rappresentante dell'ordine degli avvocati, un'associazione e un politico siedono e discutono della sua candidatura - tengono conto della raccomandazione dell'istituto, indipendentemente dal fatto che sia adatto o meno.
"Ho detto loro: 'Non sono disposta ad accettare questo', e poi hanno portato il rappresentante dell'ordine come osservatore. I giudici che sono passati per questo istituto mi hanno detto che sono stati interrogati su cognomi e origini. Hanno chiesto a una giudice religiosa del nastro che aveva in testa e del motivo per cui viveva in un insediamento. Ai candidati orientali che avevano cambiato cognome è stato chiesto in merito. Solo dopo che ho chiesto di sapere perché i candidati sono stati squalificati, è iniziata una registrazione ordinata della procedura ".
E anche allora pensavi che ci fosse bisogno di una riforma?
"Si parla di riforma oggi? In pratica l'ho fatta. Ho chiesto che un cancelliere debba stare in carica tre anni prima di essere eletto giudice. Qualcuno ha detto di noi che i politici non fanno i compiti prima il comitato. Io ho fatto i compiti e ho votato a favore solo quando ero consapevole che stavo votando per un buon giudice. Di giudici come Elron, dicevano che non aveva i caratteri per essere ammesso alla corte suprema. Scusa? Di chi parli? Oggi è un ottimo giudice".
Secondo lei, era anche contraria all'elezione del presidente supremo da parte del sistema di anzianità. "Ho detto ad Ayelet Shaked (Ministro della Giustizia in quegli anni) 'Non eleggo un presidente secondo il sistema dell'anzianità' e infatti non ho votato allora per la Hayut. Mi sono congratulata con lei dopo l'elezione, ma mi sono rifiutato di venire a l'assemblea in cui è stata eletta".
Ringrazio l’amico per l’utile informazione
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2023 7:27 am

“I giudici del processo #Netanyahu, hanno detto ai rappresentanti dell’accusa che avrebbero avuto difficoltà a provare un reato di corruzione nel caso 4000”
Secondo i giudici non si può condannare, secondo gli Hippy de Merda si.

23 giugno 2023
https://www.facebook.com/marcolinodicap ... 2614803002
https://www.ynet.co.il/home/0,7340,L-8,00.html


Il più grande esposto alla corruzione di tutti i tempi!!!!
1 agosto 2023

https://www.facebook.com/irotshes/posts ... v2YCUUeLKl

Pensaci un attimo... Quanto fa bene il premier al suo popolo, anche quando viene attaccato da tutte le direzioni.
Presumibilmente, la cucitura dei casi aveva lo scopo di neutralizzare Netanyahu e fargli evacuare la scena, ma ciò che realmente è cresciuto da tutta la guerra contro di lui è il fatto che grazie al processo legale, sono state smascherate tante corruzioni e torti del sistema delle forze dell'ordine.
I giudici (e procuratori) sono corrotti (specialmente quelli della Corte Suprema)
Gli agenti di polizia sono corrotti
Avvocati corrotti
Giornalisti corrotti
Politici corrotti (e pedofili)
Se non fosse stato per Netanyahu non saremmo esposti (a conoscenza dell'esistenza di) a tutta questa corruzione, per la corruzione che esiste in queste istituzioni anziché nello stato (queste istituzioni sono parte dello stato e una parte di loro è corrotta), questi sono i corrotti che pensano di essere cresciuti dal popolo (pensano di essere lì, elite eletta e nel giusto e a servizio del popolo), a loro è permesso mentire, nascondersi, truccare, ricucire, calpestare sul popolo (in generale) e sui loro eletti (loro avversari).
Morale della favola, comunque la si guardi, Netanyahu sta rivelando la più grande corruzione dall'instaurazione del paese contro le persone più potenti e corrotte del paese.
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