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Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:35 am
da Berto
Bergoglio l'antisemita occulto che nega agli ebrei la loro capitale Gerusalemme
viewtopic.php?f=197&t=2848
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674


Nella sua visita ai pochi cristiani discriminati del Marocco e al sue Re maomettano, Bergoglio dichiara la sua "santa" alleanza con l'Islam contro gli ebrei e Israele, negando loro Gerusalemme come capitale.
La negazione non è esplicita ma indiretta contenuta nell'affermazione che Gerusalemme dovrebbe essere patrimonio comune dell’umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo; affermazione dove si omette appunto di sottolineare che la città oltre a ciò è anche luogo storico e capitale dell'etnia o popolo ebraico e del suo stato nazionale di Israele.

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:36 am
da Berto
Papa Francesco e il Re del Marocco “No Gerusalemme capitale d’Israele”
31 marzo 2019
Franca Giansoldati

http://www.italiaisraeletoday.it/papa-f ... EHimJfTSTE

Papa Francesco e il Re Mohammed VI, riconoscendo l’unicità e la sacralità di Gerusalemme e avendo a cuore il suo significato spirituale hanno firmato un documento congiunto per difendere la città dal tentativo di farne la capitale di Israele, tutelando lo status internazionalmente garantito. Il problema è sorto dopo che Trump ha deciso di spostare l’ambasciata americana.
«Noi riteniamo importante – si legge nel documento – preservare la Città santa di Gerusalemme / Al Qods Acharif come patrimonio comune dell’umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo.
A tale scopo devono essere conservati e promossi il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale.
Auspichiamo, di conseguenza, che nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto».


Papa Francesco in Marocco: "Preservare la città santa di Gerusalemme"
2019/03/30

https://www.huffingtonpost.it/2019/03/3 ... myDnCndPg8

In questo suo primo giorno in Marocco, accolto festosamente dalla popolazione locale malgrado l'arrivo sotto la pioggia, papa Francesco oltre a richiamare alla "solidarietà" tra le religioni per la costruzione di ponti e la messa all'angolo di ogni fanatismo e fondamentalismo, firma un importante appello comune con il re Mohammed VI per Gerusalemme "città santa e luogo di incontro". Un'iniziativa che chiama a considerare il particolare status della città, in senso "multi-religioso" per le tre fedi monoteiste, contro possibili nuove tensioni in seguito al trasferimento a Gerusalemme di ambasciate e l'implicito riconoscimento come capitale d'Israele.

Il Papa e il sovrano del Marocco, tra i più impegnati contro le derive estremistiche dell'Islam, "riconoscendo l'unicità e la sacralità di Gerusalemme e avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Città della Pace", chiedono nel loro appello firmato insieme a Palazzo reale di "preservare la Città santa di Gerusalemme come patrimonio comune dell'umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica". Vanno "conservati e promossi il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale di Gerusalemme", affermano i due leder, auspicando che "nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto".

Prima del faccia a faccia a Palazzo reale, il Papa parla al popolo marocchino, alle autorità e alla società civile sulla grande spianata della Tour Hassan, che domina Rabat, davanti a 12 mila persone, mentre 130 mila lo seguono sui maxischermi, ed esprime "gratitudine che si trasforma in importante opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni, mentre facciamo memoria - 800 anni dopo - dello storico incontro tra San Francesco d'Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil".

"Quell'evento profetico dimostra che il coraggio dell'incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l'umanità, là dove l'estremismo e l'odio sono fattori di divisione e di distruzione", aggiunge. "È indispensabile opporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, avendo come riferimenti inestimabili del nostro agire i valori che ci sono comuni", dice ancora Francesco. "Sono lieto di poter visitare tra poco l'Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, voluto da Vostra Maestà, allo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo, che portano spesso alla violenza e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un'offesa alla religione e a Dio stesso", sottolinea quindi da primo Papa in visita a una scuola per imam.

Per il Papa, "un dialogo autentico ci invita a non sottovalutare l'importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini": infatti, "nel rispetto delle nostre differenze, la fede in Dio ci porta a riconoscere l'eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili". E sul tema delle piccole comunità cristiane, Bergoglio si rallegra che la Conferenza internazionale sui diritti delle minoranze religiose nel mondo islamico (Marrakech, gennaio 2016) "abbia permesso di condannare qualsiasi uso strumentale di una religione per discriminare o aggredire le altre, sottolineando la necessità di andare oltre il concetto di minoranza religiosa in favore di quello di cittadinanza".

"Sono tutti percorsi che fermeranno la 'strumentalizzazione delle religioni per incitare all'odio, alla violenza, all'estremismo o al fanatismo cieco e porranno fine all'uso del nome di Dio per giustificare atti di omicidio, esilio, terrorismo e oppressionè", conclude, citando il Documento sulla fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso.


Firma. Appello di Francesco e del re del Marocco per Gerusalemme «patrimonio comune»
Stefania Falasca, inviata a Rabat sabato 30 marzo 2019

https://www.avvenire.it/papa/pagine/acc ... xXSVBT-TsI

«Noi riteniamo importante preservare la Città santa di Gerusalemme / Al Qods Acharif come... luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano rispetto reciproco e dialogo»

«Noi riteniamo importante preservare la Città santa di Gerusalemme / Al Qods Acharif come patrimonio comune dell’umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo».

Nel pomeriggio, al termine della visita di cortesia con il re Mohammed VI nel Dar el Makhzen, la residenza ufficiale e amministrativa dei sovrani del Marocco, prima di recarsi presso l’Istituto per la formazione degli Imam, papa Francesco e Mohammed VI hanno firmato un appello congiunto su Gerusalemme «riconoscendo entrambi l’unicità e la sacralità di Gerusalemme/Al Qods Acharif e avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Città della Pace».

«Auspichiamo, di conseguenza, che nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto – affermano il papa e il re del Marocco – così che a Gerusalemme/Al Qods Acharif si elevi, da parte dei loro fedeli, la preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità sulla terra».

«A tale scopo devono essere conservati e promossi il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale di Gerusalemme / Al Qods Acharif».




Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 02/04/2019, a pag.1 il testo dell'appello per Gerusalemme firmato da Papa Bergoglio e da Maometto VI re del Marocco, dal titolo "Gerusalemme città della pace".
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... aq6looH1EQ

Gerusalemme non è una "città aperta che appartiene a tutti i fedeli delle grandi religioni monoteiste", ma la capitale dello Stato di Israele, un Paese libero e democratico circondato da regimi illiberali e tirannici - garantisce l'accesso a tutti - pellegrini, turisti, interessati - a Gerusalemme, ma questo non significa che la capitale israeliana sia da considerare come "patrimonio comune delle fedi". OR riprende in evidenza in prima pagina l'appello, così come è stato firmato a Rabat

Ecco l'articolo con il testo leggibile:


Pubblichiamo il testo dell'appello per Gerusalemme che il Pontefice e il re del Marocco hanno firmato nel pomeriggio di sabato 30 marzo, nel Palazzo reale di Rabat.

APPELLO DI SUA MAESTÀ IL RE MOHAMMED VI E DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO SU GERUSALEMME / AL QODS CITTÀ SANTA E LUOGO DI INCONTRO

In occasione della visita al Regno del Marocco, Sua Santità Papa Francesco e Sua Maestà il Re Mohammed VI, riconoscendo l'unicità e la sacralità di Gerusalemme / Al Qods Acharif e avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Città della Pace, condividono il seguente appello: «Noi riteniamo importante preservare la Città santa di Gerusalemme / Al Qods Acharif come patrimonio comune dell'umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo. A tale scopo devono essere conservati e promossi il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale di Gerusalemme / Al Qods Acharif. Auspichiamo, di conseguenza, che nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto, così che a Gerusalemme / Al Qods Acharif si elevi, da parte dei loro fedeli, la preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità sulla terra».

Rabat, 30 marzo 2019

S.M. il Re Mohammed VI Amir al Mouminine
S.S. Papa Francesco

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:38 am
da Berto
Cosa succede quando si dimentica che Gesù era ebreo
Ieri a Rabat il Capo di Stato Vaticano Bergoglio con il Re del Marocco hanno sottoscritto un appello riguardante Gerusalemme.

VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza

Leggo quanto hanno dichiarato i due capi di stato e rimango sbigottito https://www.avvenire.it/papa/pagine/acc ... iv-marocco , prima di tutto non capisco l'ingerenza di due sovrani stranieri su una capitale di uno Stato estero (dato che Gerusalemme è la capitale storica ed indivisibile dello Stato d'Israele). Poi scorro quanto hanno firmato e mi sembra chiaramente di essere di fronte ad un documento che si fonda solo sulla mistificazione della realtà, o come si usa dire oggi sulle fake news.

Bergoglio firmando questo appello ha negato il nome stesso della città sdoganando quella che è la toponomastica araba Al Qods al fianco del nome usato nella cristianità ma cancellando il nome storico ovvero quello ebraico יְרוּשָׁלַיִם (Yerushaláyim), ciò dal punto di vista storico e religioso è un insulto oltre che ovviamente un atto di antisemitismo.

Leggendo la fila di fandonie firmate si vede l'auspicio che Gerusalemme sia preservata come patrimonio mondiale dell'umanità. Per ristabilire la verità storica in questa epoca di pressapochismo è bene affermare che Gerusalemme è patrimonio principalmente del Popolo Ebraico e solo in quanto tale diventa patrimonio dell'umanità. Non dichiarare la peculiarità ebraica di Gerusalemme è il preludio a negarne la sua stessa esistenza a favore di una riscrittura della storia serva solo del relativismo culturale. A Gerusalemme fu edificato il tempio che custodì l'arca dell'alleanza in cui erano contenute le tavole della legge consegnate a Moshe e al Popolo Ebraico, è città santa per i cristiani in quanto Gesù era ebreo, ma non si capisce cosa centri con l'islam dato che nel corano non viene mai nominata e l'unica citazione è il presunto viaggio notturno di Maometto (Isra e Miraj) in cui Allah lo trasportò dalla Moschea sacra della Mecca alla Moschea più lontana (Al-Aqsa). Ma è ormai ovvio che con la scusa di considerare genericamente tutto come patrimonio dell'umanità si tende a cancellare ogni specificità, fino a negare il legame dei Popoli con la propria storia e con la terra su cui da sempre hanno vissuto.

Continuando nella carrellata che si legge in questo assurdo appello ci soffermiamo nell'auspicio che a Gerusalemme sia garantita la piena libertà di accesso ai fedeli di ogni religione e la libertà di culto. Ma di cosa stiamo parlando? Israele è l'unico posto nel Medioriente in cui ognuno può praticare liberamente la propria religione, e queste libertà si sono estese anche a tutta Gerusalemme dopo la sua liberazione ed unificazione nel 1967 (la stessa libertà ad esempio non era garantita agli ebrei quando la città vecchia di Gerusalemme era sotto amministrazione giordana, dato che tutte le sinagoghe erano state profanate e vietata la preghiera al Kotel-muro del pianto).

Veramente non capisco il perché di questo appello....anzi purtroppo ne capisco le ragioni e le motivazioni. È chiaro l'odio di Bergoglio verso gli ebrei ed il loro Stato, è palese che è più preoccupato di legittimare l'odio dei terroristi verso Israele piuttosto che denunciare le vere persecuzioni dei cristiani nel mondo islamico. Ormai dopo il golpe che ha rovesciato il pontificato di Benedetto XVI ci troviamo di fronte allo sgretolamento e all'implosione del cattolicesimo, c'è un arretramento culturale cattolico nascosto da uno pseudo buonismo in cui vengono legittimate tutte le aberrazioni dell'islam come la sottomissione delle donne, l'uccisione degli infedeli e comunque di chi non la pensa come dettato dal corano, la negazione dei valori etici contenuti nella bibbia, fino ad arrivare alla legittimazione dell'invenzione del Gesù palestinese nella misura in cui Bergoglio celebra messe sotto un Gesù bambino avvolto dalla kefiah. Bergoglio non rappresenta i valori contenuti nei dieci comandamenti: oramai con i suoi atti si è messo al di fuori della stessa dottrina cristiana.

Venezia-Longarone, 31 marzo 2019

per il Veneto Serenissimo Governo
il Presidente Luca Peroni


Ci chiediamo se chi ha firmato questo appello non sappia che oggi vi è piena libertà religiosa nella capitale di Israele?

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 2145280503

"Preservare la Città santa di Gerusalemme come patrimonio comune dell'umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica". Lo ha chiesto il Papa insieme al re Mohammed VI in un appello comune: "Devono essere conservati e promossi il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale di Gerusalemme", auspicando quindi che "nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto".

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:39 am
da Berto
Bergoglio o è un po' confusionario o se consapevole è un feroce antisemita, perché Gerusalemme oltre che essere la città "santa" dell'ebraismo religioso (poi dell'eresia cristiana e secoli dopo anche della mostruosa religiosità maomettana dopo la Mecca e Medina) è anche da sempre, fin dalla sua fondazione storica, la città per antonomasia degli ebrei come popolo o etnia e la capitale millenaria del loro stato che un tempo si chiamava Giudea che i romani per disprezzo hanno chiamato Palestina e che oggi si chiama Israele.

Trattare Gerusalemme solo come città religiosa significa negare la sua umana ebraicità etnica con miliaia di anni di storia, è una specie di Shoà geografica, ideologica, politica, è un tagliare la testa allo stato israeliano degli ebrei, un negare loro il simbolo e il centro fisico della loro terra.
Quest'uomo è di una subdolenza orripilante.



Per fortuna che Gerusalemme non è amministrata dalle Nazioni Unite! Ma questo papa che molti considerano appartenere alla religione islamica non vorrà mai capirlo
Emanuel Segre Amar

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 9500307477

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:41 am
da Berto
Ecco dei punti salienti del discorso di Bergoglio in Marocco, dove toccaa le questioni delle discriminazione e della violenza religiosa:

https://www.huffingtonpost.it/2019/03/3 ... myDnCndPg8

... Prima del faccia a faccia a Palazzo reale, il Papa parla al popolo marocchino, alle autorità e alla società civile sulla grande spianata della Tour Hassan, che domina Rabat, davanti a 12 mila persone, mentre 130 mila lo seguono sui maxischermi, ed esprime "gratitudine che si trasforma in importante opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni, mentre facciamo memoria - 800 anni dopo - dello storico incontro tra San Francesco d'Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil".

"Quell'evento profetico dimostra che il coraggio dell'incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l'umanità, là dove l'estremismo e l'odio sono fattori di divisione e di distruzione", aggiunge. "È indispensabile opporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, avendo come riferimenti inestimabili del nostro agire i valori che ci sono comuni", dice ancora Francesco. "Sono lieto di poter visitare tra poco l'Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, voluto da Vostra Maestà, allo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo, che portano spesso alla violenza e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un'offesa alla religione e a Dio stesso", sottolinea quindi da primo Papa in visita a una scuola per imam.

Per il Papa, "un dialogo autentico ci invita a non sottovalutare l'importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini": infatti, "nel rispetto delle nostre differenze, la fede in Dio ci porta a riconoscere l'eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili". E sul tema delle piccole comunità cristiane, Bergoglio si rallegra che la Conferenza internazionale sui diritti delle minoranze religiose nel mondo islamico (Marrakech, gennaio 2016) "abbia permesso di condannare qualsiasi uso strumentale di una religione per discriminare o aggredire le altre, sottolineando la necessità di andare oltre il concetto di minoranza religiosa in favore di quello di cittadinanza".

"Sono tutti percorsi che fermeranno la 'strumentalizzazione delle religioni per incitare all'odio, alla violenza, all'estremismo o al fanatismo cieco e porranno fine all'uso del nome di Dio per giustificare atti di omicidio, esilio, terrorismo e oppressionè", conclude, citando il Documento sulla fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso. ...



Dice Bergoglio

800 anni dopo - dello storico incontro tra San Francesco d'Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil".
1) "Quell'evento profetico dimostra che il coraggio dell'incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l'umanità, là dove l'estremismo e l'odio sono fattori di divisione e di distruzione", aggiunge.

2) "È indispensabile opporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, avendo come riferimenti inestimabili del nostro agire i valori che ci sono comuni"

3) "Sono lieto di poter visitare tra poco l'Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, voluto da Vostra Maestà, allo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo, che portano spesso alla violenza e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un'offesa alla religione e a Dio stesso", sottolinea quindi da primo Papa in visita a una scuola per imam.

4) Per il Papa, "un dialogo autentico ci invita a non sottovalutare l'importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini": infatti, "nel rispetto delle nostre differenze, la fede in Dio ci porta a riconoscere l'eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili".

5) E sul tema delle piccole comunità cristiane, Bergoglio si rallegra che la Conferenza internazionale sui diritti delle minoranze religiose nel mondo islamico (Marrakech, gennaio 2016) "abbia permesso di condannare qualsiasi uso strumentale di una religione per discriminare o aggredire le altre, sottolineando la necessità di andare oltre il concetto di minoranza religiosa in favore di quello di cittadinanza".

6) "Sono tutti percorsi che fermeranno la 'strumentalizzazione delle religioni per incitare all'odio, alla violenza, all'estremismo o al fanatismo cieco e porranno fine all'uso del nome di Dio per giustificare atti di omicidio, esilio, terrorismo e oppressionè", conclude, citando il Documento sulla fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso.


Alberto Pento
Non so se Bergoglio si renda conto di quello che dice poiché le sue parole contengono una spietata critica all'Islam, al suo nazismo maomettano, alle azioni e alle parole di Maometto e a quanto prescritto nel Corano, laddove sostanziano, attuano, prescrivono la discriminazione e la violenza;
e un invito implicito o indiretto ai maomettani a prendere le distanze dal "profeta Maometto", dal suo idolo Allah e dalle sue prescrizioni contenute nel Corano che incarna la sua parola, dove la discriminazione e la violenza erano e sono pratiche quotidiane, dottrinali e dogmatiche.

Queste parole di Bergoglio contraddicono di fatto quelle sempre sue che santificano e promuovono l'Islam, Maometto e il Corano come fautori di pace, di amore e fratellanza universale, di elevazione umana e spirituale a Dio.



Dicci Bergoglio, perché neghi ai tuoi fratelli maggiori, gli ebrei, la loro città storica, la capitale del loro stato nazionale Israele?


L'affetto del Papa "per i miei amati e fedeli fratelli ebrei"
24/09/2016

http://www.farodiroma.it/laffetto-del-p ... elli-ebrei

Con il titolo El Concilio Vaticano II y los judios è uscito in Argentina nello scorso febbraio a cura dei rabbini Abraham Skorka e Ariel Stofenmacher un libro edito dal Seminario rabínico latinoamericano Marshall T. Meyer che fa il punto sui rapporti tra cattolici ed ebrei a mezzo secolo dalla dichiarazione conciliare Nostra aetate. A dodici contributi di autori cattolici ed ebrei (tra loro, il cardinale Jorge María Mejía, il pastore José Míguez Bonino, il rabbino Daniel Goldman) seguono dieci testimonianze (tra gli altri, dell’arcivescovo Víctor Manuel Fernández e del rabbino Marcelo Polakoff) e un’appendice di documenti. Dal libro riportiamo di seguito la prefazione scritta dal Papa e il contributo del cardinale Bergoglio pubblicati dall’Osservatore Romano.

La prefazione del Papa

Il concilio Vaticano II è stato una pietra miliare nella storia della Chiesa, i cui frutti cominciarono già allora a essere raccolti e inseriti pienamente al suo interno. Perciò accolgo con grande gioia questo contributo di ebrei e cristiani alla riflessione su questo avvenimento, in occasione della ricorrenza del suo primo giubileo. Da quel concilio emerse la dichiarazione Nostra aetate, che segnò una svolta definitiva nella storia dei rapporti tra i fratelli maggiori e minori nella fede.

Io stesso ho contribuito con le mie umili riflessioni a quel testo quando ero arcivescovo di Buenos Aires. Oggi, come vescovo di Roma, aggiungo queste poche righe per testimoniare nuovamente il mio impegno e affetto per i miei amati e fedeli fratelli ebrei in Argentina e per l’approfondimento del nostro dialogo per onorare con esso il nostro creatore, come dice il profeta: «allora parlarono i timorati di Dio ognuno al suo compagno. E l’Eterno ascoltò e udì» (Malachia 3, 16).

Spalla a spalla
di Jorge Mario Bergoglio

«La Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell’apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe “ai quali appartiene l’adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne” (Romani 9, 4-5), figlio di Maria Vergine. Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo (…) Gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento (…) Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo» (Nostra aetate).

Il 28 ottobre 1965 fu promulgata la dichiarazione Nostra aetate, nel quadro del concilio Vaticano ii. Sebbene tutti i suoi documenti siano di somma importanza per la Chiesa, la Nostra aetate — affrontando in modo tanto radicale il rapporto con il popolo di Nostro Signore Gesù Cristo — possiede un valore speciale.

Con questa dichiarazione viene esplicitato e promulgato che non c’è posto nella Chiesa per espressioni come «popolo deicida» o «perfidi giudei». Le manifestazioni e le concezioni che avevano eretto barriere — molte volte di zizzania e di odio tra cattolici ed ebrei — dovevano essere sradicate per sempre. Al loro posto si dovevano erigere ponti di mutua comprensione e di dialogo che portassero a un sentimento fraterno. Nacque poi un nuovo appellativo per indicare il popolo ebraico: «fratelli maggiori». A partire dal clamore generato da questo documento, intuito da Giovanni xxiii e firmato da Paolo vi, l’affermazione che «antisemitismo è anticristianesimo e anticristianesimo è antisemitismo» è divenuta una norma e una base per la catechesi della Chiesa.

Il movimento generato da questa dichiarazione ha propiziato le famose visite di Giovanni Paolo ii e Benedetto xvi a diverse sinagoghe e, sul piano politico, l’instaurazione di relazioni diplomatiche tra il Vaticano e Israele. Il dialogo che permette di approfondire la conoscenza reciproca, lo studio condiviso e la realizzazione di progetti per il bene comune hanno ricreato in numerosi ambiti il primigenio sentimento di fratellanza che non si sarebbe mai dovuto perdere.

La costituzione apostolica con la quale Giovanni xxiii convocò il concilio Vaticano ii dice: «In questo nostro tempo la Chiesa vede la comunità umana gravemente turbata aspirare ad un totale rinnovamento. E mentre l’umanità si avvia verso un nuovo ordine di cose, compiti vastissimi sovrastano la Chiesa, come sappiamo avvenuto in ogni più tragica situazione». Pur essendo trascorso più di mezzo secolo da quando questi concetti furono espressi, essi continuano a essere validi, e in modo ancora più drammatico oggi. I progressi tecnologici e scientifici in tutti i campi dell’esistenza, i rapidi cambiamenti suscitati dalla modernità e dalla postmodernità richiedono risposte agli studiosi e a quanti si sono impegnati con la fede, interrogandosi sul senso dell’esistenza stessa.

Il cristianesimo è stato uno degli assi culturali su cui si è costruita la cultura dell’occidente. Le sue radici primigenie sono le sacre Scritture ebraiche, le quali, a loro volta, sono base e fondamento dello sviluppo religioso e culturale ebraico. Nei momenti di crisi tutti dobbiamo rivolgere uno sguardo retrospettivo all’essenza del nostro essere, alle radici della nostra esistenza. L’essere cristiani è intimamente legato all’essere ebrei. I tempi presenti richiedono un approfondimento nel dialogo che permetta, agli uni e agli altri, di trovare risposte sempre più significative alla crescente complessità che caratterizza la vita presente.

I profeti intuirono un tempo in cui si sarebbe servito Dio «spalla a spalla» (Sofonia 3, 9), in cui «Dio sarà uno e uno il suo nome» (Zaccaria 14, 9), perché sicuramente «un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Isaia 2, 4; Michea 4, 3). Il dialogo al quale la Nostra aetate allude possiede queste visioni come sfida ultima a cui devono tendere d’ora in poi gli sforzi congiunti dei cattolici che sanno trovare la dimensione che li unisce ai loro fratelli maggiori. Per lo stesso motivo le dichiarazioni come Nostra aetate sono feconde solo nella misura in cui generano azioni, perché lo spirito della lettera che si trasforma in fatti cessa di essere una mera intenzione per divenire azione viva ed efficace.

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:42 am
da Berto
Gerusalemme capitale storica sacra e santa di Israele, terra degli ebrei da almeno 3 mila anni.
viewtopic.php?f=197&t=2472

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:42 am
da Berto
L'antisemitismo cristiano è il più subdolo di tutti, è il più antico e sta alla base di quello nazista-ariano-hitleriano


L'antisemitismo di Corbyn minaccia tutti
L'odio per gli ebrei segnala una crisi profonda in occidente
Scrive il Jerusalem Post (2/3)

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8819070401

Fatalmente il governo britannico ha riconosciuto Hezbollah come organizzazione terroristica", ha scritto l'editorialista del Times Melanie Phillips sul Jerusalem Post. "In passato, i ministri ne avevano censurato soltanto l'ala militare, facendo finta che Hezbollah avesse anche una legittima funzione politica nel governo libanese. La scorsa settimana, tuttavia, il ministro degli Interni (britannico, ndt) Sajid Javid ha detto che non è più possibile distinguere, all'interno di Hezbollah, `tra il partito politico e la già censurata fazione militare'. Era ora. Hezbollah è la longa manus omicida del regime iraniano, attraverso cui destabilizza e, di fatto, controlla il governo libanese.
La censura in questione ha puntato i riflettori sul leader di estrema sinistra del Partito laburista britannico, Jeremy Corbyn, e sulla sua famigerata uscita secondo cui i membri di Hezbollah sarebbero stati suoi `amici' (in seguito se ne sarebbe pentito) e l'altra secondo cui, correva l'anno 2015, in medio oriente non si sarebbe potuto avviare alcun processo di pace senza coinvolgere Israele, Hezbollah e Hamas. Il suo rifiuto di prendere una posizione ostile a uno dei gruppi anti ebrei più vili e violenti al mondo si è esplicitato, tra l'altro, in parallelo a una crescente crisi di partito dovuta alla riluttanza dello stesso Corbyn di gestire gli imbarazzanti casi di antisemitismo tra i laburisti.
Nel Partito democratico americano si stanno verificando fenomeni simili. Anche in Francia e in altri paesi europei gli ebrei vengono regolarmente intimiditi e attaccati. Dunque qual è la causa di questa eruzione globale del più antico degli odi? Le fonti principali sono tre: la sinistra, i neonazisti e il mondo islamico.
Di questi, il mondo islamico è la più violenta e omicida, mentre la sinistra è la più significativa. Questo perché è di gran lunga la forza dominante della cultura occidentale e, sopratutto, perché facilita e incoraggia l'antisemitismo. Lo fa in particolare attraverso tre elementi chiave della sua agenda ideologica: il suo presunto 'antirazzismo', la soppressione della islamofobia' e il suo sostegno al `palestinianesimo'.
Il palestinianesimo si fonda sull'eradicazione del popolo ebraico dalla sua stessa storia nella terra di Israele. Il discorso pubblico palestinese demonizza non solo Israele ma anche il popolo ebraico, come fonte di cospirazioni cosmiche e intenzioni malvagie. Ci sono ovviamente molteplici altre ragioni dietro l'epidemia dell'antisemitismo: la frammentazione e la morte di alcune culture, la perdita di fiducia dell'occidente nella modernità e nella ragione e un'Europa che non riesce a sopportare il senso di colpa per l'Olocausto. Alla fine, però, l'utilizzo degli ebrei come capro espiatorio segnala una fondamentale perdita della bussola morale umana. Che questo stia avvenendo in tutto il mondo dovrebbe terrorizzare non solo gli ebrei, ma tutti noi".


Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e nazi cristiano)
viewtopic.php?f=197&t=2804

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:44 am
da Berto
Gerusalemme e Roma


Gerusalemme ha due valenze:
una etnica e politica come città ebraica e capitale di Israele lo stato nazionale degli ebrei o popolo ebraico, stato di cui fanno parte anche delle minoranze etnche e religiose non ebree;
una religiosa in primo luogo della religiosità ebraica, poi della religiosità cristiana (eresia ebraica cristiana) e infine della religiosità maomettana (con il suo imperialismo politico e la sua discriminazione di ogni diversità religiosa);
è solo per la religiosità ebraica che Gerusalemme è l'unica città santa, mentre per i cristiani esistono anche altre città come per esempio Roma per i cattolici romani, e per i maomettani prima di Gerusalemme vi sono la Mecca e Medina che sono le loro città sacre per eccellenza.


https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063






La “scomunica” di Gerusalemme
5 aprile 2019
Niram Ferretti

http://www.italiaisraeletoday.it/la-sco ... f2svk0xvYw

Durante il viaggio di papa Francesco in Marocco, dove ha firmato un documento in cui Gerusalemme è indicata come “patrimonio di tutta l’umanità”, interviene padre Ibrahim Faltas, direttore delle scuole francescane nella città santa e responsabile per la custodia della Terra Santa dei rapporti tra Israele e i palestinesi. Cosa dice padre Faltas a proposito del documento firmato dal papa insieme a Re Mohammed VI del Marocco? «È chiaramente un messaggio a coloro che, come gli Stati Uniti, minacciano la pace con decisioni senza senso riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele e trasferendo l’ambasciata Usa da Tel Aviv».

Sarebbe “senza senso” per padre Faltas che l’amministrazione Trump abbia riconosciuto dopo settanta anni che Gerusalemme è la capitale politica dello Stato di Israele. Se ne desume che Israele, che esiste dal 1948 come Stato degli ebrei, non dovrebbe avere una capitale. Che Gerusalemme sia “patrimonio di tutta l’umanità” è un truismo lampante.

Anche Roma lo è, ma nessuno sosterebbe che essa non sia al contempo anche la capitale dell’Italia. Certo su Roma non ci sono pretese arabe, mentre su Gerusalemme sì, ma il punto è che mentre Israele è uno Stato sovrano dal 1948 non esiste alcuno Stato palestinese non per colpa di Israele ma a causa della perseverante intransigenza araba. Dunque Trump ha certificato una realtà, l’esistenza dello Stato ebraico con una sua capitale, contro una irrealtà, l’inesistenza di uno Stato palestinese, che, in quanto inesistente, non può avere una capitale.

Il Vaticano ha fatto un enorme fatica ad accettare, per motivi storici e religiosi, che Israele nascesse. Ufficialmente, la Santa Sede, riconobbe Israele solo nel 1993. Essa avrebbe voluto una Gerusalemme a tutela internazionale come era previsto dalla Risoluzione 181 del 1947 di cui gli arabi fecero carta straccia attaccando il nascituro Stato ebraico nel 1948. La tutela di cui gode Gerusalemme è la migliore che ci possa essere, quella israeliana, la quale garantisce a ebrei, cristiani e musulmani libero accesso ai luoghi di preghiera.


La guerra dei sei giorni

Certamente padre Faltas sa che i Luoghi Santi cristiani furono sequestrati dai giordani dal 1948 al 1967 insieme al Muro occidentale, come sa che solo in virtù della cattura di Gerusalemme Est da parte israeliana durante la Guerra dei Sei Giorni, a questi luoghi si può ora accedere liberamente, mentre prima era impossibile.

Malgrado ciò, l’idea che i Luoghi Santi cristiani siano stati sottoposti al controllo ebraico e lo siano ancora, non è mai stata una situazione accettata serenamente dal Vaticano. A maggior ragione non può essere accettato serenamente il fatto che Gerusalemme sia stata riconosciuta come capitale ebraica dagli Stati Uniti.

Tutto ciò si inscrive nell’apertura sempre più accentuata della Chiesa nei confronti dell’Islam, mossa dovuta alla considerazione pragmatica che i musulmani sono un miliardo e cinquecento milioni mentre gli ebrei sono solo circa quindici milioni, e che il dialogo, o meglio l’arrendevolezza all’Islam, sia molto più utile e importante di quello con il mondo ebraico.

La realpolitik vaticana è molto diversa da quella dell’attuale Casa Bianca, per la quale, ciò che conta è ripristinare in Medio Oriente la realtà dei fatti, unica condizione per sedersi a un tavolo e negoziare. Per il Vaticano il realismo di Trump minaccia il suo irrealismo, basato sull’idea totalmente astratta che in Medio Oriente vi possa essere convivenza pacifica e concordia tra Israele e i suoi nemici giurati.

Non è affermando un truismo che si può giungere alla pace, come dimostra la recente storia di Gerusalemme, quella che appunto va dal 1948 ai giorni nostri, ma chiamando le cose con il loro nome, definendole senza ambiguità, in modo netto e chiaro. Il contrario esatto di come agisce il Vaticano


Alberto Pento
Certamente Roma è la capitale dell'Impero romano, la capitale dello stato italiano e il centro religioso dei cattolici romani di tutto il mondo;
così è per Gerusalemme capitale storica della nazione ebraica, dello stato israeliano, centro religioso della religione ebraica, com in subordine della minoranza degli ebrei cristiani e dei cristiani non ebrei e non israeliani che però non possono avanzare alcun diritto etnico e politico su Gerusalemme.
Tralascio la questione della relazione di Gerusalemme con i maomettani che sono invasori e che non meritano alcunché per il loro disprezzo, per la loro assoluta mancanza di rispetto, per la loro disumanità, per il loro razzismo e per il fatto che hanno già le loro città religiose Mecca e Medina che hanno preso con la prepotenza alle genti zoroastriane, ebree, cristiane, politeiste che vi abitavano da millenni e da secoli cacciandole, sterminandole costringendole a farsi maomettane pena la perdita di tutti i beni e della vita e la riduzione in schiavitù.




L'ULTIMO DISCORSO DI RABIN ALLA KNESSET
Niram Ferretti
5 aprile 2019

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 2283253946

Yitzhak Rabin, si sa, è un santino della sinistra che ne ha fatto l'icona del progressista illuminato ucciso dal torvo estremista di destra ebreo.

In questa favoletta buona per i gonzi, Rabin è uomo di pace e virtù, tuttavia, malgrado il disastro di Oslo, da lui appoggiato, si dimentica ciò che disse nel suo ultimo discorso pronunciato alla Knesset il 5 ottobre del 1995 quando dichiarò:

"Nel quadro della soluzione permanente, ciò che aspiriamo a raggiungere è, in primo luogo, lo Stato di Israele come stato ebraico, di cui almeno l'80% dei cittadini saranno ebrei...Abbiamo optato per uno Stato ebraico perchè siamo convinti che uno stato binazionale con milioni di arabi palestinesi non sarebbe in grado di adempiere al ruolo ebraico dello Stato di Israele, che è lo stato degli ebrei".

Insomma, per Rabin in uno Stato ebraico, la maggioranza dei cittadini doveva essere ebrea. Un idea originalissima e sconcertante, che la Legge Base varata nell'estate dell'anno scorso dalla Knesset, ha ratificato suscitando reazioni indignate per il suo presunto etnonazionalismo, il suo razzismo, ecc. Naturalmente, il problema vero è che questa legge è stata varata dal governo Netanyahu.

Ma torniamo sempre a Rabin e al suo ultimo discorso in parlamento.

"I confini dello Stato di Israele, nel contesto della soluzione permanente, saranno oltre le linee che esistevano prima della Guerra dei Sei Giorni. Non torneremo alle linee del 4 giugno 1967...Ciò che prospettiamo e vogliamo nel contesto della soluzione permanente è, in primo luogo, una Gerusalemme unita, che includerà sia Ma'ale Adumim che Givat Ze'ev - come capitale di Israele, sotto la sovranità israeliana, pur preservando i diritti dei membri delle altre fedi, cristianesimo e islam, alla libertà di accesso e alla libertà di culto nei loro luoghi santi, secondo le usanze delle loro fedi".

Un attimo, un attimo, un attimo. Gerusalemme unita, sotto la sovranità israeliana? Ma, Donald Trump ha forse voluto rendere omaggio alla volontà di Rabin, dichiarando il 6 dicembre del 2017, Gerusalemme capitale dello Stato ebraico? Con una riserva, Rabin andò oltre Trump, parlò infatti di Gerusalemme unita, dunque nessuna concessione a una divisione della città con i palestinesi, mentre Trump, nella sua dichiarazione non ha fatto cenno a ciò. Ma è Trump l'oltranzista e insieme a lui Netanyahu.

Proseguiamo.

"Il confine di sicurezza dello Stato di Israele sarà situato nella Valle del Giordano, nel senso più ampio del termine". Non contento, la colomba, il Ghandi ebreo, dichiarò che nella cornice della soluzione permanente dovessero essere costruiti "Blocchi di insediamenti in Giudea e Samaria, come quello di Gush Katif" (Gush Katif, che si trovava a Gaza, venne smobilitato nel 2005).

Insomma, Naftali Bennett, l'annessionista Bennett, sarebbe anche lui un discepolo di Rabin?

Ma no. Trump, Netanyahu, Bennett, sono dei fondamentalisti, remano contro la pace, anche se nelle loro dichiarazioni e azioni ricalcano esattamente ciò che Rabin disse in quel suo ultimo discorso pronunciato in parlamento, che si preferisce dimenticare, occultare.

Pensate a quali sarebbero le reazioni se oggi fosse Netanyahu ad affermare risolutamente questi punti, in sequenza, uno dopo l'altro.

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:45 am
da Berto
Migranti, l'appello di Papa Francesco: "Mettiamo ponti ai porti" e Gerusalemme è di tutti.
Il pontefice sul volo di ritorno dal Marocco: "Non entra nella mia testa veder affogare la gente nel Mediterraneo". Duro attacco sui populismi: "Sono l'inizio delle dittature"
dal nostro inviato PAOLO RODARI
31 marzo 2019

https://www.repubblica.it/esteri/2019/0 ... BPEvKhcS5c

SUL VOLO PAPALE - Dice che “coloro che costruiscono i muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito”. E sempre a proposito dei migranti spiega che ha visto un filmato dove si mostrano “i muri con i coltelli messi lì per ferire: nel mio cuore ho visto tanta crudeltà”. E dice che “non entra” nella sua testa e nel suo cuore il “vedere affogare nel Mediterraneo”. “Mettiamo ponti a porti”, chiede. Quindi parla dei populismi: “La paura è la predica usuale dei populismi, è l’inizio delle dittature”. E della libertà di coscienza che certi “cattolici non ammettono da dopo il Concilio Vaticano II”: “Abbiamo questo problema”, dice. E ancora fa un affondo pesante sull’Europa: “Se l’Europa così generosa vende le armi allo Yemen per ammazzare dei bambini come fa l’Europa a essere coerente?”. Mentre a una domanda sul Congresso della Famiglia di Verona spiega che di “politica italiana” non capisce. E ancora: “Non so cosa sia davvero. Ho letto la lettera del cardinale Pietro Parolin e sono d’accordo, è una lettera pastorale, di buona educazione”.

Così papa Francesco sul volo di ritorno da Rabat, capitale del Marocco, secondo viaggio apostolico in un Paese a maggioranza musulmana.

Ci sono stati momenti molto forti, questa visita è stata un avvenimento eccezionale, storico per il popolo marocchino. Quali le conseguenze di questa visita per il futuro, per la pace nel mondo, per la coesistenza nel dialogo tra culture?
“Adesso ci sono i fiori, i frutti verranno dopo. Ma i fiori sono promettenti. Sono contento, perché in questi due viaggi ho potuto parlare di questo che mi tocca tanto nel cuore, tanto: la pace, l’unità, la fraternità. Con i fratelli musulmani e musulmane abbiamo sigillato questa fraternità nel documento di Abu Dhabi e qui in Marocco tutti abbiamo visto una libertà, una fraternità, un’accoglienza di tutti i fratelli con un rispetto tanto grande. Questo è un bel fiore di coesistenza che promette di dare frutti. Non dobbiamo mollare! È vero che ci saranno ancora difficoltà, tante difficoltà perché purtroppo ci sono gruppi intransigenti. Ma questo vorrei dirlo chiaramente: in ogni religione c’è sempre un gruppo integralista che non vuole andare avanti e vive dei ricordi amari, delle lotte del passato, cerca di più la guerra e anche semina la paura. Noi abbiamo visto che è più bello seminare la speranza, andare per mano sempre avanti. Abbiamo visto, anche nel dialogo con voi qui in Marocco, che ci vogliono dei ponti e sentiamo dolore quando vediamo le persone che preferiscono costruire dei muri. Perché abbiamo dolore? Perché coloro che costruiscono i muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito. Invece quelli che costruiscono ponti, andranno tanto avanti. Costruire ponti per me è una cosa che va quasi oltre l’umano, ci vuole uno sforzo molto grande. Mi ha sempre toccato tanto una frase del romanzo di Ivo Andrich, ‘Il ponte sulla Drina’: lui dice che il ponte è fatto da Dio con le ali degli angeli perché gli uomini comunichino… perché gli uomini possano comunicare. Il ponte è per la comunicazione umana. E questo è bellissimo e l’ho visto qui in Marocco. Invece i muri sono contro la comunicazione, sono per l’isolamento e quelli che li costruiscono diventeranno prigionieri. I frutti non si vedono ma si vedono tanti fiori che daranno dei frutti”.

Avete firmato un patto per Gerusalemme, cosa pensa?
“Sempre quando c’è un dialogo fraterno c’è un rapporto a vari livelli. Permettetemi un’immagine: il dialogo non può essere di laboratorio, deve esser umano, e se è umano è con la mente, il cuore e le mani e così si firmano dei patti. Per esempio il comune appello su Gerusalemme è stato un passo avanti fatto non da un’autorità del Marrocco e da un’autorità del Vaticano, ma da fratelli credenti che soffrono vedendo questa città della speranza ancora non essere così universale come tutti vogliamo: ebrei, musulmani e cristiani. Tutti vogliamo questo. E per questo abbiamo firmato questo desiderio: è un desiderio, una chiamata alla fraternità religiosa che è simbolizzata in questa città che è tutta nostra. Tutti siamo cittadini di Gerusalemme, tutti credenti”.

Ieri il re del Marocco ha detto che proteggerà gli ebrei marocchini e i cristiani di altri Paesi che vivono in Marocco. Cosa pensa dei musulmani che si convertono al cristianesimo? È preoccupato per questi uomini e donne che rischiano la prigione?
“Posso dire che in Marocco c’è libertà di culto, c’è libertà religiosa, c’è libertà di appartenenza religiosa. La libertà sempre si sviluppa, cresce: basta pensare a noi cristiani, a 300 anni fa: c’era questa libertà che abbiamo oggi? La fede cresce nella consapevolezza, nella capacità di capire sé stessa. Un monaco francese, Vincenzo De Lerine, ha coniato un’espressione bellissima per spiegare come si può crescere nella fede: crescere nella morale ma sempre restando fedeli alle radici. Ha detto tre parole che marcano proprio la strada: crescere nella esplicitazione e nella coscienza della fede e della morale dev’essere una cosa consolidata negli anni e allargata nel tempo, ma è la stessa fede sublimata negli anni. Così si capisce per esempio il fatto che oggi abbiamo tolto dal Catechismo della Chiesa cattolica la pena di morte: 300 anni fa bruciavano vivi gli eretici, la Chiesa è cresciuta nella coscienza morale. Il rispetto della persona e la libertà di culto crescono pure e anche noi dobbiamo continuare a crescere. Ci sono cattolici che non accettano quello che il Vaticano II ha detto sulla libertà di culto, la libertà di coscienza. Abbiamo questo problema, ma anche i fratelli musulmani crescono nella coscienza e alcuni Paesi non capiscono bene o non crescono così come altri. In questa inquadratura c’è il problema della conversione. Alcuni Paesi ancora non la vedono, la pratica è vietata. Altri Paesi come il Marocco non fanno problema, sono più aperti, più rispettosi, cercano un certo modo di procedere con discrezione. Altri Paesi con i quali ho parlato ancora dicono che preferiscono che il battesimo lo facciano fuori dal Paese. A me preoccupa un'altra cosa: la retrocessione di noi cristiani quando togliamo la libertà di coscienza. Pensa ai medici e alle istituzioni ospedaliere cristiane che non hanno il diritto della obiezione di coscienza per esempio per l’eutanasia. Come? La Chiesa è andata avanti e voi Paesi cristiani andate indietro? Pensate a questa cosa perché è una verità. Oggi noi cristiani abbiamo il pericolo che alcuni governi ci tolgano la libertà di coscienza che è il primo passo per la libertà di culto. Non è facile la risposta, ma non accusiamo i musulmani, accusiamo questi Paesi dove succede questo. C’è da vergognarsi”.

Il cardinale Barbarin – accusato di coperture sugli abusi di un prete della sua diocesi, ndr – è nato a Rabat. Questa settimana il consiglio della diocesi di Lione ha votato quasi all’unanimità affinché sia trovata soluzione durevole al suo ritiro. È possibile che lei ascolti questo appello?
“Barbarin è un uomo di Chiesa, ha dato le dimissioni, ma io non posso moralmente accettarle perché giuridicamente, ma anche nella giurisprudenza mondiale classica, c’è la presunzione di innocenza durante il tempo nel quale la causa è aperta. Ha fatto ricorso e la causa è aperta. Quando il secondo tribunale dà la sentenza vediamo cosa succede. Ma sempre occorre avere la presunzione di innocenza. Questo è importante perché va contro la superficiale condanna mediatica. Cosa dice la giurisprudenza mondiale? Che se una causa è aperta c’è la presunzione di innocenza. Forse non è innocente, ma c’è la presunzione. Una volta ho parlato di un caso in Spagna e di come la condanna mediatica abbia rovinato la vita di sacerdoti che poi sono stati riconosciuti innocenti. Prima di fare la condanna mediatica, pensarci due volte. E lui ha preferito onestamente dire: io mi ritiro, prendo un congedo volontario e lascio al vicario generale gestire l’arcidiocesi finché il tribunale dia la sentenza finale”.

Nel discorso di ieri alle autorità ha detto che il fenomeno migratorio non si risolve con le barriere fisiche, ma qui qua in Marocco la Spagna ha costruito due barriere con lame per ferire quelli che le vogliono superarle. Trump in questi giorni ha detto che vuole chiudere completamente le frontiere e in più sospendere gli aiuti a tre Paesi centro americani. Cosa vuole dire a questi governanti, a questi politici che difendono ancora queste decisioni?
“Prima di tutto quello che ho detto un momento fa: i costruttori di muri, siano di lame tagliate con coltelli o di mattoni, diventeranno prigionieri dei muri che fanno. La storia dirà. Secondo: Jordi Évole quando mi ha fatto l’intervista mi ha fatto vedere un pezzo di quel filo spinato con i coltelli. Io ti dico sinceramente che sono rimasto commosso e poi quando se n’è’ andato ho pianto. Ho pianto perché non entra nella mia testa e nel mio cuore tanta crudeltà. Non entra nella mia testa e nel mio cuore vedere affogare nel Mediterraneo: mettiamo ponti a porti. Questo non è il modo di risolvere il grave problema dell’immigrazione. Un governo con questo problema ha la patata bollente nelle mani, ma deve risolverlo altrimenti, umanamente. Quando ho visto quel filo con i coltelli, non potevo credere. Poi una volta ho avuto la possibilità di vedere un filmato del carcere dei rifugiati che tornano indietro, carceri non ufficiali, carceri di trafficanti. Fanno soffrire, fanno soffrire. Le donne e i bambini li vendono, rimangono gli uomini. Deve parlare l’Unione Europea. Dicono: non lascio entrare, o li lascio affogare lì, o li mando via sapendo che tanti di loro cadranno nelle mani di questi trafficanti che venderanno le donne e i bambini, uccideranno o tortureranno per fare schiavi gli uomini. Una volta ho parlato con un governante, un uomo che io rispetto, Alexis Tsipras. Mi ha spiegato le difficoltà, ma alla fine mi ha detto questa frase: ‘I diritti umani sono prima degli accordi’. Questa frase merita il premio Nobel”.

Lei combatte da molti anni per proteggere e aiutare i migranti, come ha fatto negli ultimi giorni in Marocco. La politica europea va esattamente nella direzione opposta. L’Europa diventa come un bastione contro i migranti. Questa politica rispecchia l’opinione degli elettori. La maggioranza di questi elettori sono cristiani cattolici. Lei come si sente con questa triste situazione?
“Vedo che tanta gente di buona volontà, non solo cattolici, ma gente buona, di buona volontà, è un po’ presa dalla paura che è la predica usuale dei populismi, la paura. Si semina paura e poi si prendono delle decisioni. La paura è l’inizio delle dittature. Andiamo al secolo scorso, alla caduta dell’impero di Weimer, questo lo ripeto tanto. La Germania aveva necessità di una uscita e, con promesse e paure è andato avanti Hitler, conosciamo il risultato. Impariamo dalla storia, questo non è nuovo: seminare paura è fare una raccolta di crudeltà, di chiusure e anche di sterilità. Pensate all’inverno demografico dell’Europa. Anche noi che abitiamo in Italia siamo sotto zero. Pensate alla mancanza di memoria storica: l’Europa è stata fatta da migrazioni e questa è la sua ricchezza. Pesiamo alla generosità di tanti Paesi, con i migranti europei che nei due Dopoguerra, in massa, sono andati in America del nord, America centrale, America del sud. Mio papà è andato lì nel dopoguerra. Occorre un po’ di gratitudine… È vero, per essere comprensivi, che il primo lavoro che dobbiamo fare è cercare che le persone che migrano per la guerra o per la fame non abbiano questa necessità. Se l’Europa così generosa vende le armi allo Yemen per ammazzare dei bambini come fa l’Europa a essere coerente? E dico questo è un esempio, ma l’Europa vende delle armi. Poi c’è il problema della fame, della sete. L’Europa, se vuole essere la madre Europa e non la nonna Europa deve investire, deve cercare intelligentemente di aiutare ad alzare con l’educazione, con gli investimenti e questo non è mio, lo ha detto il cancelliere Merkel. È una cosa che lei porta avanti abbastanza: impedire l’emigrazione non con la forza ma con la generosità, gli investimenti educativi, economici, ecc. E questo è molto importante. Secondo, su come agire: è vero che un Paese non può ricevere tutti, ma c’è tutta l’Europa per distribuire i migranti, c’è tutta l’Europa. Perché l’accoglienza deve essere con il cuore aperto, poi accompagnare, promuovere e integrare. Se un Paese non può integrare deve pensare subito a parlare con altri Paesi: tu quanto puoi integrare, per dare una vita degna alla gente. Un altro esempio che io ho vissuto sulla mia carne nel tempo delle dittature, l’Operazione Condor a Buenos Aires, in latinoamerica, Argentina, Cile e Uruguay. È stata la Svezia a ricevere con una generosità impressionante. Imparavano subito l’idioma a carico dello Stato, trovavano lavoro, casa. Adesso la Svezia si sente un po’ di difficoltà nell’integrare, ma lo dice e chiede aiuto. Quando io sono stato là l’anno scorso mi ha accolto il primo ministro, ma nella cerimonia di congedo c’era una ministra, una giovane ministra credo dell’educazione, era un po’ brunina perché era figlia di una svedese e di un migrante africano: così integra un Paese che io metto come esempio come la Svezia. Ma per questo ci vuole generosità, ci vuole andare avanti, ma con la paura non andremo avanti, con i muri rimarremo chiusi in questi muri”.

Lei denuncia spesso l’azione del diavolo, lo ha fatto anche nel recente summit. Ultimamente si è dato molto da fare. Cosa fare per contrastarlo, soprattutto in merito agli scandali della pedofilia?
“Un giornale, dopo il mio discorso alla fine del summit dei presidenti, ha scritto: il Papa è stato furbo, prima ha detto che la pedofilia è problema mondiale, poi ha detto qualcosa sulla Chiesa, alla fine se ne è lavato le mani e ha dato la colpa al diavolo. Un po’ ‘semplistico’ no? Un filosofo francese, negli anni Settanta, aveva fatto una distinzione che a me ha dato molta luce. Mi ha dato una luce ermeneutica. Lui diceva: per capire una situazione bisogna dare tutte le spiegazioni e poi cercare i significati. Cosa significa socialmente? Cosa significa personalmente o religiosamente? Io cerco di dare le misure delle spiegazioni. Ma c’è un punto che non si capisce senza il mistero del male. Pensate alla pedopornografia virtuale. Ci sono stati due incontri, pesanti, a Roma e ad Abu Dhabi. Mi domando come mai è diventata una cosa nel quotidiano? Come mai? Se vuoi vedere un abuso sessuale su minori dal vivo puoi collegarti con la pedopornografia virtuale, te lo fanno vedere. Non dico bugie. Io mi domando: i responsabili non possono fare nulla? Noi nella Chiesa faremo di tutto per finirla con questa piaga, faremo di tutto. Io in quel discorso ho dato misure concrete. I responsabili di queste sporcizie sono innocenti? Quelli che guadagnano con questo? A Buenos Aires, con due responsabili della città, abbiamo fatto una ordinanza, una disposizione non vincolante per gli alberghi lussuosi, dove si diceva “mettete alla reception nel vostro albergo che non si permettono rapporti con i minori”. Nessuno ha voluto metterlo. No, ma sai, non si può, sembra che siamo sporchi, si sa che non lo facciamo, ma senza il cartello. Un governo non può individuare dove si fanno questi filmati con i bambini? Tutti filmati dal vivo. Per dire che la piaga mondiale è grande ma anche che non si capisce senza lo spirito del male: è un problema concreto. Per risolvere questo ci sono due pubblicazioni che raccomando: un articolo di Gianni Valente su Vatican Insider dove parla dei donatisti. Il pericolo della Chiesa oggi di diventare donatista facendo prescrizioni umane, dimenticando le altre dimensioni. La preghiera, la penitenza, che non siamo abituati a fare. Ambedue! Perché per vincere lo spirito del male non serve è ‘lavarsi le mani’, dire ‘il diavolo lo fa’, no. Anche noi dobbiamo lottare col diavolo, con le cose umane. L’altra pubblicazione l’ha fatta la Civiltà Cattolica. Io avevo scritto un libro, nell’87, le Lettere della tribolazione, erano le lettere del padre generale dei gesuiti quando stava per essere sciolta la compagnia. Ho fatto un prologo, questi hanno studiato e hanno fatto uno studio sulle lettere che ho fatto all’episcopato cileno e al popolo cileno. come agire con questo, le due parti, la parte scientifica contro la parte spirituale. Lo stesso fatto con i vescovi degli Stati Uniti, le proposte erano troppo metodologiche, senza volontà, era trascurata la dimensione spirituale. Vorrei dirvi: La Chiesa non è congregazionalista, è cattolica, dove il vescovo deve prendere in mano e anche il Papa deve prendere in mano come pastore. Ma come? Con le misure disciplinari e anche con la penitenza, con la preghiera. Sarei grato se studiate le due cose: la parte umana e spirituale. Io vi sarei grato se studiate ambedue le cose: la parte umana e la parte spirituale”.






“Se Gerusalemme è di tutti allora anche il Vaticano deve essere di tutti…”
6 aprile 2019
Paolo Rodari

http://www.italiaisraeletoday.it/se-ger ... cueRPlZqgE

Gli ebrei e Francesco. Un rapporto che rischia di incrinarsi dopo l’appello firmato dal Papa in Marocco assieme al re Mohammed VI su Gerusalemme, città «delle tre religioni monoteiste » nella quale tutte abbiano «piena libertà di accesso» e il «diritto di esercitarvi il proprio culto». In queste ore, infatti, è una parte del mondo ebraico italiano a reagire sul notiziario di Pagine Ebraiche: « Visto che Gerusalemme è di tutti, allora anche il Vaticano sia di tutti. Aspettiamo quindi con impazienza l’apertura di una sinagoga e di una moschea all’interno del suo territorio, così da assicurare libertà di culto a tutti i fedeli delle religioni abramitiche » , scrive Sergio Della Pergola, illustre demografo e figura di riferimento degli Italkim, la comunità degli italiani residenti in Israele. Della Pergola bolla l’iniziativa come «sconcertante e al tempo stesso demagogica, che rimanda a un’epoca in cui il dialogo tra ebrei e cristiani era a un livello assai meno sviluppato».

Fra gli scontenti ci sono anche il rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e membro di Giunta Ucei e il rav Elia Richetti, già presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana. Per il primo «Israele è l’unico Paese che, in Medio Oriente, tutela i suoi cittadini cristiani. E in questi anni, nei confronti di ogni comunità religiosa, ha assicurato la massima disponibilità e collaborazione. Eppure tutto questo nella dichiarazione non traspare » .

Mentre per il secondo Bergoglio negherebbe l’origine stessa del cristianesimo: « Ponendo l’identità ebraica di Gerusalemme in una posizione non preminente rispetto a quella delle altre tradizioni religiose e negando di conseguenza il diritto che Gerusalemme sia riconosciuta come capitale di uno Stato ebraico il Papa sembra dimenticare chi era Gesù e in quali luoghi ha agito».

Certo, non mancano le posizioni più morbide, segno di come anche nel mondo ebraico i giudizi siano diversificati. Fra queste la lettura di altro tenore che fa Ruben Della Rocca, vicepresidente della Comunità ebraica di Roma. Dice: « Bergoglio, con questo appello, sta riconoscendo che Israele è l’unico Paese ad avere la capacità di tutelare i luoghi sacri di Gerusalemme. Una politica che attua costantemente dal 1967, da quando cioè ne ha avuto la possibilità » . A suo dire, insomma, altre interpretazioni non sono possibili. Le reazioni cadono in un momento particolare.

Il Vaticano, infatti, sta lavorando tramite il Centro Cardinal Bea della Gregoriana assieme al Global Jewish Advocacy a uno studio di riabilitazione del termine “ fariseo” che, soprattutto nel cristianesimo, è sinonimo di “ ipocrita”, “ doppiopesista”. Anche nel magistero dei Papi non manca un uso del termine negativo e così nei Vangeli. «Ci dovrebbe essere un ebreo ad ogni messa per sincerarsi che le omelie sui farisei non propaghino l’antisemitismo, ma presentino correttamente il Vangelo della pace», dice la professoressa ebrea Amy Jill Levine. Ma intanto lo studio è già un passo in avanti nei rapporti fra le due religioni nonostante Gerusalemme e le polemiche di queste ore.



Un Papa e un re imbarazzanti, l'onore di un soldato che torna
A destra: Gerusalemme, capitale dello Stato di Israele
Informazione Corretta
Deborah Fait
6 aprile 2019

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 4Bh4yr5RH4

È arcinoto che il Vaticano non ha mai accettato con grande gioia l'idea di Gerusalemme capitale di Israele, a stento ha riconosciuto lo stesso stato ebraico, dopo 45 anni dalla sua fondazione. Tirato per i capelli, lo ha fatto grazie agli accadimenti dell'epoca, cioè alla "pace" firmata tra Rabin e Arafat, il mafioso assassino tanto amato dall'Europa. La firma fu poi soffocata nel sangue delle intifade. Bene o male i rapporti tra i due paesi sono andati avanti, tra un'offesa e l'altra da parte di alcuni papi, tipo abbracciare Arafat in divisa da pistolero, mentre i suoi scagnozzi feddayin insanguinavano l'Italia e l'Europa (papa Giovanni Paolo), oppure recitare messa sotto un Gesù bambino inkefiato, dichiarare angelo della pace un terrorista o pregare davanti a un muro che impedisce agli israeliani di essere ammazzati. Giorni fa papa Bergoglio, per sancire la fratellanza tra cristianesimo e islam, è andato in visita ufficiale in Marocco dove, insieme a re Mohammed VI, ha firmato un documento in cui Gerusalemme è stata dichiarata "patrimonio dell'umanità, città aperta che appartiene a tutti i fedeli….". Incominciamo col dire che Gerusalemme è la capitale di Israele e appartiene al popolo ebraico, come Roma appartiene agli italiani, e, solo dopo questo riconoscimento, il papa avrebbe potuto parlare dell'importanza spirituale di Gerusalemme per il mondo cristiano. Ma se taceva del tutto avrebbe fatto più bella figura. Lasciamo perdere il mondo islamico che ha già due città sante e si è inventato la terza, Gerusalemme, solo per rompere le scatole a Israele. Non riesco a capire la necessità di questo documento dal momento che Bergoglio non può non sapere che " i fedeli, di tutte le religioni" godono di una totale libertà di culto in Israele e né può ignorare che questa realtà esiste solo dal 1967, cioè quando Gerusalemme fu liberata dall'occupazione giordana.

Dal 1948 al 1967, durante i vent'anni di occupazione da parte del regno hascemita, Gerusalemme era una città trascurata, povera, derelitta come l'islam l'aveva ridotta, prima con l'occupazione ottomana e poi giordana. In quel ventennio furono rase al suolo 53 sinagoghe, i cimiteri furono dissacrati e le lapidi usate per lastricare le strade, il Kotel era impraticabile e circondato da gabinetti pubblici, la popolazione ebraica cacciata. Dal 1967, con la sovranità di Israele, Gerusalemme è rifiorita, è stata praticamente ricostruita, il Kotel fu riaperto e ripulito dalle immondizie in cui era sommerso. Alla fine della guerra dei sei giorni ogni luogo sacro cristiano e musulmano a Gerusalemme fu libero e rispettato. Purtroppo, per un accordo disgraziato tra Moshè Dayan e la Giordania, agli ebrei fu precluso il Monte del Tempio, il luogo più sacro dell'ebraismo, quindi possiamo dire che, ad oggi, l'unica religione discriminata è proprio quella ebraica. Come reagirebbero i cattolici se fosse loro impedito di recarsi a pregare a San Pietro? Gli ebrei cui è permesso di visitare il loro sito più sacro, il Monte del Tempio, devono stare a labbra chiuse, senza accennare a una preghiera, non possono avere simboli religiosi, pena ricevere qualche pietra in piena faccia , oltre alle aggressioni con calci e sputi di donne e ragazzini pagati apposta per questo . L'unico luogo sacro di Gerusalemme dove comanda il Waqf, cioè le guardie religiose islamiche, è precluso a chi non è musulmano. Questo dovrebbe far capire agli illusi, patiti della fratellanza, che nell'islam la libertà è solo un sogno proibito. Glielo avranno detto al papa che dove comandano i musulmani non esiste libertà? E allora con quale diritto il papa e il re hanno firmato un documento così ipocrita e lontano dalla verità su "Gerusalemme libera per tutti i fedeli". Lo è da più di 40 anni, lo è perché appartiene a Israele, tutta quella sceneggiata inutile è servita solo a mandare l'ennesima offesa a Israele. Detto tra noi, Maometto VI è più rispettoso verso Israele di quanto lo sia papa Bergoglio e questo mi fa supporre che l'idea sia partita da quest'ultimo nella sua smania di ingraziarsi il mondo arabo e islamico. Lasciamo queste note dolenti per parlare dell'ultima vittoria diplomatica di Benjamin Netanyahu. Una vittoria velata di tanta tristezza, il ritorno a casa del corpo di Zachary Baumel, il soldato disperso in Libano nel 1982 durante la battaglia di Sultan Yacoub. Aveva solo 21 anni. Giovedì sera, 4 aprile, al tramonto, un picchetto d'onore ha portato la bara, avvolta nella bandiera di Israele, al cimitero militare sul Monte Herzl a Gerusalemme. Il presidente Rivlin lo ha salutato:" Sono passati trentasette anni ma oggi sei a casa, sei nel tuo paese, sei a Gerusalemme. Oggi possiamo dire che noi facciamo di tutto, anche l'inconcepibile e l'incredibile, per portare a casa i nostri soldati caduti in battaglia. E' difficile ma non avremo pace fino a quando non riavremo a casa tutti i nostri ragazzi". L'11 giugno 1982 furono uccisi 20 soldati israeliani in un combattimento contro le forze siriane in Libano, non tutti i corpi furono recuperati e da allora Israele si batte per riaverli. Molti anni fa ho avuto l'onore di conoscere Yona Baumel. Il papà di Zachary, al kibbutz Ramat Rachel vicino a Gerusalemme. Era un uomo alto, sorridente, mai rassegnato, stava girando mezzo mondo per chiedere di aiutare Israele a ritrovare suo figlio che, illudendosi, credeva, fosse ancora vivo e prigioniero. Era la sua missione, riportarlo a casa, e ogni anno, il 17 novembre, lui e Miriam, la moglie festeggiavano il compleanno di Zachary. Purtroppo Yona è morto nel 2009 con quel dolore nel cuore ma la sua missione è stata portata a termine. Netanyahu, andato al funerale, non appena sceso dall'aereo di ritorno da Mosca, ha detto alla famiglia Baumel che il paese ha onorato il suo debito morale per il loro dolore infinito. Osna, la sorella di Zachary ha detto le parole più toccanti, parole che strappano il cuore:" Non posso nemmeno abbracciarti Zachary ma io chiedo alla terra di abbracciarti e mi consolo perchè questo è l'amore assoluto tra un ragazzo che ha dato la vita per il suo paese e la sua terra. Adesso siete in perfetta unione, tu, Zachary e la terra di Israele". Rivolta ai presenti:"Sono venuti in tanti a renderti onore perché tu hai dato tutto quello che avevi, la tua vita." Tutta Israele si è stretta intorno alla famiglia Baumel nel ricordo di Zachary e di tutti i ragazzi morti per difendere il proprio paese da chi lo voleva annientare. Israele è quel paese speciale che sa dimenticare i tanti torti subiti ma non dimentica mai i suoi soldati, vivi o morti li riporta sempre a casa.


Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 06/04/2019, con il titolo "I rabbini contro Francesco: 'Errore sconcertante dire che Gerusalemme è di tutti' ", il commento di Paolo Rodari.
Informazione Corretta

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Gli ebrei e Francesco. Un rapporto che rischia di incrinarsi dopo l’appello firmato dal Papa in Marocco assieme al re Mohammed VI su Gerusalemme, città «delle tre religioni monoteiste » nella quale tutte abbiano «piena libertà di accesso» e il «diritto di esercitarvi il proprio culto». In queste ore, infatti, è una parte del mondo ebraico italiano a reagire sul notiziario di Pagine Ebraiche: « Visto che Gerusalemme è di tutti, allora anche il Vaticano sia di tutti. Aspettiamo quindi con impazienza l’apertura di una sinagoga e di una moschea all’interno del suo territorio, così da assicurare libertà di culto a tutti i fedeli delle religioni abramitiche » , scrive Sergio Della Pergola, illustre demografo e figura di riferimento degli Italkim, la comunità degli italiani residenti in Israele. Della Pergola bolla l’iniziativa come «sconcertante e al tempo stesso demagogica, che rimanda a un’epoca in cui il dialogo tra ebrei e cristiani era a un livello assai meno sviluppato».

Fra gli scontenti ci sono anche il rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e membro di Giunta Ucei e il rav Elia Richetti, già presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana. Per il primo «Israele è l’unico Paese che, in Medio Oriente, tutela i suoi cittadini cristiani. E in questi anni, nei confronti di ogni comunità religiosa, ha assicurato la massima disponibilità e collaborazione. Eppure tutto questo nella dichiarazione non traspare » . Mentre per il secondo Bergoglio negherebbe l’origine stessa del cristianesimo: « Ponendo l’identità ebraica di Gerusalemme in una posizione non preminente rispetto a quella delle altre tradizioni religiose e negando di conseguenza il diritto che Gerusalemme sia riconosciuta come capitale di uno Stato ebraico il Papa sembra dimenticare chi era Gesù e in quali luoghi ha agito». Certo, non mancano le posizioni più morbide, segno di come anche nel mondo ebraico i giudizi siano diversificati. Fra queste la lettura di altro tenore che fa Ruben Della Rocca, vicepresidente della Comunità ebraica di Roma. Dice: « Bergoglio, con questo appello, sta riconoscendo che Israele è l’unico Paese ad avere la capacità di tutelare i luoghi sacri di Gerusalemme. Una politica che attua costantemente dal 1967, da quando cioè ne ha avuto la possibilità » . A suo dire, insomma, altre interpretazioni non sono possibili. Le reazioni cadono in un momento particolare.

Il Vaticano, infatti, sta lavorando tramite il Centro Cardinal Bea della Gregoriana assieme al Global Jewish Advocacy a uno studio di riabilitazione del termine “ fariseo” che, soprattutto nel cristianesimo, è sinonimo di “ ipocrita”, “ doppiopesista”. Anche nel magistero dei Papi non manca un uso del termine negativo e così nei Vangeli. «Ci dovrebbe essere un ebreo ad ogni messa per sincerarsi che le omelie sui farisei non propaghino l’antisemitismo, ma presentino correttamente il Vangelo della pace», dice la professoressa ebrea Amy Jill Levine. Ma intanto lo studio è già un passo in avanti nei rapporti fra le due religioni nonostante Gerusalemme e le polemiche di queste ore.

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

MessaggioInviato: gio apr 11, 2019 10:46 am
da Berto
Quanto sa di ipocrisia lo sforzo di preservare ad ogni costo la “narrazione” palestinese
Come mai le dichiarazioni atroci e vergognose degli esponenti palestinesi non suscitano altro che una scrollata di spalle da parte degli occidentali?
Di Judith Bergman

https://www.israele.net/quanto-sa-di-ip ... l5m7ou7Glw

Il quotidiano palestinese Al-Hayat Al-Jadida ha recentemente pubblicato un editoriale in cui si sostiene che “chiunque segua le chiacchiere di Jason Greenblatt, l’inviato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in merito all’accordo del secolo, vede che la sua condizione è molto simile alla sindrome di Down; chiunque guardi l’inviato americano vede che ha caratteristiche interne ed esterne simili a quelle di chi è affetto da sindrome di Down: è basso, ha gli occhi da mongoloide, si agita in modo sfrenato ed è politicamente ritardato”. L’editorialista Omar Hilmi Al-Ghoul, un commentatore fisso del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese, già consigliere del suo ex primo ministro Salam Fayyad, proseguiva aggiungendo: “L’infermo Greenblatt non è l’unico affetto dalla sindrome di Down, giacché essa colpisce tutti i componenti dell’amministrazione americana. Chiunque esamini i geni generali dei componenti dell’amministrazione Trump vede che si tratta di una creatura politicamente handicappata”.

L’Autorità Palestinese fa e pubblica molte cose vergognose, ma raramente suscita all’estero molta, o poca, indignazione. Una settimana prima dell’editoriale di al-Ghoul, il movimento Fatah, di cui Abu Mazaen è presidente dal 2009, pubblicava sulla sua pagina ufficiale di Facebook una dichiarazione secondo cui gli ebrei “meritavano di essere uccisi” nella Shoà “a causa di ciò che sono”. La dichiarazione non ha suscitato nessuna reazione, da nessuna parte.

In un sermone trasmesso qualche mese fa dalla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, lo sceicco Osama Al-Tibi ha predicato: “Gli ebrei mostrano le loro zanne ogni volta che ne hanno l’occasione. Sono sempre in lotta corrompendo, tramando e complottando contro l’umanità: non solo contro i musulmani, ma contro tutta l’umanità. In essi perdurano questi geni maligni e queste caratteristiche maledette. Li passano di generazione in generazione. L’umanità non potrà mai vivere con loro. Ecco perché Europa, America e altri li hanno sputati fuori fino all’ultimo”. E ha aggiunto: “Il nostro Profeta ce l’ha detto: alla fine dei tempi, i musulmani combatteranno gli ebrei finché gli ebrei non si nasconderanno dietro una pietra o un albero e la pietra e l’albero dirà: ‘oh musulmano, servo di Allah, c’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo’. Allah colpisci i tuoi nemici, i nemici della religione, contali e uccidili uno per uno e non lasciarne neanche uno”.

Alla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese: “Questi sono gli ebrei, che mostrano le loro zanne ogni volta che ne hanno l’occasione”

Queste aberrazioni non provocarono nessuna reazione da nessuna parte, nonostante il puro odio e l’aperta istigazione all’assassino che le contraddistinguono.

C’è una ragione per questa generale mancanza di indignazione. Nulla eccita la sensibilità politica ed emotiva di politici, mass-media e ceti culturali in Occidente quanto quella mitica Isola-che-non-c’è della “Palestina araba indipendente”, un’entità politica che non è mai esistita su nessuna mappa. Nessun’altra causa ha mai beneficiato di così tanto capitale politico e finanziario. L’Autorità Palestinese si stima che abbia ricevuto un totale di 25 miliardi di dollari in aiuti esteri a partire dalla metà degli anni ’90, facendone uno dei maggiori destinatari al mondo di aiuti internazionali pro capite. Nessun’altra causa è stata omaggiata di tanta e tanto tenace attenzione da parte dei leader politici di tutto il mondo, e nessun’altra causa accende così tanto l’immaginazione emotiva dei giovani che vogliono “fare del bene” nel mondo.

Con tutto questo capitale finanziario, politico ed emotivo già investito nella causa della “Palestina”, diventa vitale preservare una “narrazione” che corrisponda al miraggio di un popolo emarginato, puro e senza colpe, defraudato del sacro diritto alla sua mitica patria: una narrazione che non ci si può permettere che venga contraddetta dai fatti. Questa narrazione viene preservata in due modi: non pubblicizzando mai sui grandi mass-media fatti sconvenienti, sia storici sia attuali, che la smentiscono; e pubblicizzando invece sistematicamente risoluzioni, dichiarazioni politiche e sedicenti “rapporti” che la rafforzano, come il recentemente rapporto compilato dal Consiglio Onu per i diritti umani sugli scontri al confine fra Gaza e Israele.

Sia l’Autorità Palestinese che Hamas commettono regolarmente atrocità, non solo contro gli ebrei ma contro la loro stessa popolazione, che per la maggior parte vengono completamente ignorate dai loro paladini occidentali perché farle conoscere equivarrebbe ad ammettere che, quando si tratta di Autorità Palestinese e striscia di Gaza, essi sostengono entità terroristiche che vanno ben oltre i limiti accettabili di una società civile. Ecco il motivo per cui, ad esempio, gli attacchi terroristici contro israeliani da parte di arabi provenienti dall’Autorità Palestinese raramente ricevono più di poche righe nei grandi mass-media internazionali, quando non vengono taciuti del tutto. Sono attacchi letali che vengono ufficialmente incoraggiati e premiati dal regime di Abu Mazen, che retribuisce gli assassini pagando vitalizi mensili ai terroristi o alle loro famiglie, finanziati coi soldi dei contribuenti occidentali: un altro fatto sconveniente che demolirebbe la “narrazione” palestinese.

Questo è il motivo per cui comportamenti come invocare l’assassinio di ebrei, come ha fatto lo sceicco Osama Al-Tibi sulla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, o incolpare gli ebrei della Shoà, non saranno mai accolti da niente di più che uno sbadiglio e una scrollata di spalle da parte delle élite occidentali che hanno fatto della “Palestina” la loro causa prediletta.

(Da: jns.org, 18.3.19)