Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » ven nov 12, 2021 9:53 pm

Quell’infame tentativo di disarmare Cupola di ferro
Alcuni politici sono così ossessionati dal loro odio per lo stato ebraico che vorrebbero i civili israeliani indifesi sotto i razzi dei terroristi (tanto non importa se anche i palestinesi ne pagherebbero le drammatiche conseguenze)
David Horovitz
Da: Times of Israel, 22.9.21
24 Settembre 2021

https://www.israele.net/quellinfame-ten ... a-di-ferro

Se non fosse stato per lo straordinario sistema di difesa anti-missilistica “Cupola di ferro”, il gruppo terroristico Hamas che controlla la striscia di Gaza avrebbe potuto ridurre in macerie intere aree abitate in Israele e rendere invivibile gran parte del paese. Avrebbe anche condannato Israele all’isolamento internazionale: nel 2014, bastò che un singolo razzo da Gaza sfuggito a “Cupola di ferro” si abbattesse vicino all’aeroporto internazionale Ben Gurion perché la maggior parte delle compagnie aeree straniere sospendesse i voli per Israele. Negli 11 giorni di conflitto dello scorso maggio, dei 4.350 razzi lanciati da Gaza circa 1.500 stavano per abbattersi direttamente su quartieri civili israeliani. Di questi, più di 1.400 sono stati intercettati in cielo dai missili intercettori di “Cupola di ferro”. In poco più di un decennio, da quando è entrato in servizio, il sistema ha impedito che migliaia di razzi lanciati dai gruppi terroristi in modo indiscriminato potessero uccidere o ferire/mutilare innumerevoli israeliani, grazie al suo tasso di intercettazione compreso tra l’85 e il 90% dei razzi pericolosi.

I terroristi di Hamas, mentre da una parte si lagnano davanti a un mondo boccalone per il blocco di sicurezza israeliano che impedisce loro di sviluppare in modo più rapido la capacità di seminare distruzione e morte dentro Israele, dall’altra si adoperano febbrilmente per cercare di raggirare “Cupola di ferro” variando la portata dei loro razzi, modificandone le testate, tentando di sopraffare il sistema con lanci multipli e, più di recente, utilizzando droni per portare i loro ordigni oltre il confine. Ben consapevoli del prezzo di vite umane in gioco, gli sviluppatori di “Cupola di ferro” aggiornano continuamente il sistema in una gara disperata per essere sempre un passo avanti rispetto agli attacchi dei terroristi.

14 maggio 2021: razzi palestinesi (a destra) lanciati da Beit Lahia, striscia di Gaza, verso Israele e (a sinistra) gli intercettori “Cupola di ferro” lanciati a difesa dei civili israeliani

Gli Stati Uniti sono stati un partner costante e fondamentale nello sviluppo e nel finanziamento di “Cupola di ferro”, che è un’impresa immensamente costosa: stando a quanto risulta, ogni singola batteria “Cupola di ferro”, della decina o poco più schierate da Israele, costa fino a 50 milioni di dollari, e ogni missile intercettore costa fra i 20mila e i 100mila dollari. Per contro, i razzi dei terroristi che vengono intercettati da questi costosissimi missili hanno un costo che va da poche centinaia a poche migliaia di dollari.

Ma martedì scorso, grazie al potere politico di interdizione che gli viene dal divario tra Democratici e Repubblicani statunitensi, un piccolo gruppo di congressisti Democratici “di sinistra” ha tenuto in ostaggio il proprio partito ottenendo la rimozione da un disegno di legge fondamentale per il finanziamento del governo degli Stati Uniti di una clausola volta a garantire un miliardo supplementare per “Cupola di ferro”. Anche nell’era di Barack Obama, un presidente pesantemente criticato da molti in Israele per le sue posizioni sul conflitto israelo-palestinese e sulla minaccia nucleare iraniana, l’amministrazione si adoperò per garantire che i finanziamenti a “Cupola di ferro” fossero approvati alacremente, anche quando era in difficoltà al Congresso. Solo il mese scorso, ricevendo alla Casa Bianca il primo ministro israeliano Naftali Bennett, il presidente Joe Biden si è preoccupato di sottolineare: “Sostengo totalmente, totalmente, totalmente (I fully, fully, fully support) il rifornimento del sistema israeliano Cupola di ferro”.

Il fatto che adesso dei membri Democratici del Congresso desiderino impedire – e poco importa se ci riescano o meno – una serena approvazione dei finanziamenti per “Cupola di ferro” non fa evidenziare tristemente la profonda immoralità che sta prendendo piede in alcuni settori di quel partito, limitati di numero ma oggi evidentemente assai influenti quando si tratta di Israele. Giacché cercare di negare i fondi a Israele per “Cupola di ferro” è davvero profondamente immorale.

Le congressiste Democratiche della cosiddetta “squadra”. Da sinistra: Rashida Tlaib, Ilhan Omar, Alexandria Ocasio-Cortez, Ayanna Pressley

Stiamo parlando di un sistema militare il cui unico scopo è puramente difensivo. Salva vite umane a dispetto dei continui tentativi dei terroristi di farne strage. Rappresenta la prima linea di difesa vitale contro quel vero e proprio crimine di guerra costituito dal lancio indiscriminato di razzi contro i civili. Quei congressisti americani che fanno di tutto per privare Israele della sua protezione vorrebbero vedere i civili israeliani esposti senza difese sotto quel fuoco micidiale. Si oppongono al diritto dei civili israeliani di avere uno scudo contro il terrorismo omicida.

Oltretutto, il principale luogo d’impiego di “Cupola di ferro” è di fronte a un territorio, la striscia di Gaza, dove Israele non ha alcuna presenza né militare né civile essendosene ritirato nel 2005 fra gli applausi (e le garanzie) di tutto il mondo, e dove da 14 anni impera un’organizzazione globalmente detestata e considerata terrorista. Ma “Cupola di ferro” sarebbe cruciale anche in qualsiasi guerra scatenata dai libanesi di Hezbollah, l’esercito terroristico sostenuto dall’Iran che è dotato di capacità missilistiche molto maggiori di Hamas, ma che di Hamas condivide lo stesso obiettivo dichiarato: distruggere Israele.

E vale la pena sottolineare che senza la protezione offerta da “Cupola di ferro”, le Forze di Difesa israeliane sarebbero molto probabilmente costrette a ricorrere a un uso molto più massiccio della loro potenza di fuoco, quando il fronte interno fosse sotto attacco missilistico, dovendo limitare il più possibile la durata del conflitto per ridurre al minimo le vittime civili israeliane. Il che verosimilmente significherebbe un maggior numero di vittime nel territorio da cui muovono i terroristi. In altre parole azzoppare “Cupola di ferro”, lungi dal proteggere i civili palestinesi, avrebbe proprio l’effetto opposto.

I leader Democratici americani si stanno adoperando per far sì che la capitolazione davanti al gruppetto degli estremisti si risolva in una battuta d’arresto a breve termine rapidamente superata. Qualsiasi altro esito sarebbe inconcepibile. Ma il fatto stesso che quel gruppetto fosse pronto a mettere in atto il cinico intento di prendere di mira, tra tutte le cose, proprio “Cupola di ferro” rimane vergognoso e imperdonabile. Dimostra che per alcuni politici, ossessionati dal loro odio verso il piccolo stato ebraico costretto a difendersi in una regione impregnata di veleni, non esiste veramente alcun limite né ritegno quando si tratta di colpire Israele e rendere la sua popolazione vulnerabile davanti ai potenziali assassini.


Il Congresso degli Stati Uniti approva il finanziamento di Iron Dome per un miliardo di dollari
23 settembre 2021

https://www.shalom.it/blog/news/il-cong ... i-b1101961

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato a stragrande maggioranza l'approvazione di una legge che fornirà a Israele 1 miliardo di dollari per il suo sistema di difesa missilistico Iron Dome.

Nei giorni scorsi questa votazione era stata messa in dubbio a seguito delle forti pressioni da parte del gruppo dei Democratici progressisti che sta assumendo un sempre maggior peso all'interno del Partito Democratico. Questo piccolo gruppo, soprannominato "The Squad" (La Squadra), ha posizioni molto più critiche nei confronti d'Israele rispetto al resto del Partito Democratico.

Anche alcuni membri del Partito Repubblicano avevano dichiarato che avrebbero votato contro.

Tuttavia, alla fine, il finanziamento, fondamentale per il sistema di difesa israeliano, è stato approvato con una schiacciante maggioranza: 420 favorevoli, 9 contrari e 2 astenuti.

Ora la legge dovrà passare al Senato prima di essere approvata.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » ven nov 12, 2021 9:54 pm

Capire il “come” dell’antisemitismo per individuarlo mentre è in atto, non con il tragico senno di poi.
L’uso degli ebrei come capro espiatorio fa sempre leva sulla maggiore “autorità morale” di ogni periodo: la religione nell’antichità, una perversione della scienza in epoca moderna. Oggi su diritti umani e cancel culture anti-razzista e anti-coloniale
Samuel Hyde
(Da: Jerusalem Post, 7.8.21)
20 Settembre 2021

https://www.israele.net/capire-il-come- ... nno-di-poi

Siamo tutti d’accordo che l’antisemitismo è un male. È difficile che la gente si faccia sedurre da questo genere di odio perché sappiamo tutti dove porta. L’anti-sionismo, invece, non è percepito come appartenente alla stessa categoria. Viene spacciato come un’asserzione di verità e giustizia in faccia al potere. Ma l’antisemitismo che tutti riconosciamo come malvagio non iniziò affatto nel punto in cui poi sarebbe arrivato. E infatti, confrontando gli inizi dell’antisemitismo con l’anti-sionismo, le somiglianze sono sorprendenti.

Nel laico XIX secolo gli ebrei venivano designati come “semiti”, un termine fuorviante che tuttavia non è mai servito ad indicare altro gli ebrei. Nell’Unione Sovietica, che sosteneva di non considerare per nulla le differenze fra popoli e religioni, gli ebrei erano designati come sionisti. Oggi in Occidente il concetto di sionismo viene rappresentato come necessariamente corredato di qualità abominevoli.

Per l’Europa cristiana, eravamo gli assassini di Cristo. Per i nazisti, eravamo una razza impura. Per i sovietici, eravamo capitalisti. Oggi, quando i peggiori peccati al mondo sono il razzismo e il colonialismo, il collettivo ebraico viene definito come l’ultimo baluardo della supremazia bianca, e Israele viene descritto come uno stato nato nel peccato coloniale. L’antisemitismo fa sempre leva sulla più grande “autorità morale” di un dato periodo. La religione nell’antichità, la scienza nell’era moderna e oggi i diritti umani.

“Non ucciderlo per la seconda volta”. Non per caso la retorica anti-sionista fa largo uso di classici cliché antisemiti: in questo caso, l’accusa di deicidio

È solo facendo appello alla dottrina religiosa che tutti gli ebrei del XII secolo potevano essere definiti assassini di Gesù mille anni dopo la sua morte. È solo facendo appello all’autorità di una forma perversa di scienza che gli ebrei potevano essere accusati di mettere in pericolo la purezza razziale. È solo facendo appello a una versione distorta dei diritti umani che Israele e il sionismo, il movimento di liberazione ebraico, possono essere considerati i peggiori violatori. È solo facendo appello a questa distorsione che la popolazione che ha sempre accettato di spartire la terra fra uno stato ebraico e uno stato arabo palestinese può essere accusata di essere quella che ostacola una soluzione a due stati.

Perché darsi tanto da fare per individuare un gruppo e distorcere la realtà? Perché gli esseri umani hanno un bisogno primario di capri espiatori, e per qualche ragione la mia gente è stata la scelta primaria, a questo scopo, così a lungo e per così tante persone. Per il cristianesimo medievale, eravamo l’ostacolo tra un mondo di bruti e la salvezza. Per la Germania e l’Europa, eravamo l’intralcio tra loro e la via della gloria. Per Stalin, bloccavamo la strada fra lui e l’utopia comunista. E dunque, perché dannarsi a combattere il colonialismo e le sue conseguenze? È più facile additare i sionisti come colonialisti e attribuire loro ogni colpa. Perché darsi da fare per combattere il razzismo e i suoi meccanismi? È più facile additare il sionismo come razzismo e incolparlo di tutto. Basta ignorare l’archeologia, manipolare la storia, e combattere l’ingiustizia battendosi per la liberazione soltanto di alcuni a spese di altri. E propinare alla gente l’idea che non esiste una verità generale ma solo ampie narrazioni. E dipingere il carattere autoctono delle storia ebraica in Terra d’Israele, e la nostra autodeterminazione, come pura propaganda sionista.

Ma il problema con i capri espiatori umani è che, a differenza di quelli animali di un tempo, quelli umani possono opporsi, e questo non lo si può permettere. Quindi, bisogna agire per ridurre questa resistenza: spogliarli delle loro difese, spingerli ai margini e usare il modus operandi della “cancel culture ” per soffocare la voce dell’ebreo nel suo stesso discorso: ma farlo gradualmente e senza mai usare la parola ebreo. Anche l’antisemitismo, proprio come l’anti-sionismo, induceva gli ebrei ad abbandonare le loro difese e la loro identità, dicendo loro che così facendo sarebbero stati accettati. In Germania, agli ebrei veniva detto che se fossero stati il tipo del bravo ebreo che ha combattuto per la Germania nella prima guerra mondiale, sarebbero stati risparmiati. Non lo furono. Oggi gli ebrei si sentono sempre più sgraditi e rifiutati in quella loro tradizionale patria che è la politica liberale e l’ideologia progressista, dove siamo sempre stati in prima linea nel promuovere il cambiamento, e non solo per la nostra comunità ma per gli altri: Harvey Milk e i diritti dei gay; Bella Abzug, Betty Friedan e Gloria Steinem a guidare il femminismo della seconda ondata; il rabbino Joachim Prinz con il movimento per i diritti civili. L’antisemitismo non iniziò spogliando gli ebrei dei loro diritti, confiscando la loro cittadinanza e spingendoli nei ghetti. Cominciò sospingendo gli ebrei fuori dagli spazi che riuscivano a raggiungere nell’ambito della massima “autorità morale” di quel tempo.

Bisogna parlare dei continui, accaniti sforzi del mondo non ebraico per separare il sionismo dall’ebraismo e cercare di ridurre il nostro popolo a mera religione. Bisogna parlare delle continue menzogne che prendono di mira i sionisti e che hanno le loro radici negli stessi cliché antisemiti usati per cacciare e uccidere il nostro popolo. E’ in atto uno sforzo intenzionale per spaccare la nostra comunità. Lasciando che accada, permettiamo che il ciclo infinito dell’odio anti-ebraico si diffonda ancora una volta. Bisogna rompere questo ciclo che ci spinge a cercare disperatamente di assimilarci e farsi accettare dal mondo non ebraico. Checché se ne dica, Israele è il cuore e l’anima del popolo ebraico, lo è stato per millenni e lo sarà sempre.

Il dovere di combattere l’antisemitismo è irrilevante se fatto solo con il senno di poi. Il vero compito è capire il modo in cui l’antisemitismo funziona nella società attuale, per individuare questa mutevole proteiforme visione del mondo indipendentemente da come si faccia chiamare, e capire come etichetti il collettivo ebraico proprio con ciò che una determinata società odia o teme di più. Il senno di poi non è una lente per capire l’odio anti-ebraico: è una tragica lente per ricordare e commemorare. Ma per prevenire davvero la tragedia bisogna individuare, riconoscere e combattere la retorica mentre si dispiega e consente di normalizzare l’odio verso gli ebrei in una società. Sapere “cosa” è successo è irrilevante se non c’è la volontà di impegnarsi sul “come” è successo. Solo una volta che le persone hanno capito il “come” dell’antisemitismo, lo slogan “mai più” può diventare qualcosa di reale.


L’antisemitismo implicito nelle relazioni internazionali (tacitamente legittimato anche da molte democrazie)
Perché l'unico stato al mondo a maggioranza ebraica è anche l'unico ostracizzato da certi governi e da troppi forum internazionali?
Seth J. Frantzman
(Da: Jerusalem Post, 9.9.21)
17 Settembre 2021

https://www.israele.net/lantisemitismo- ... democrazie

La scorsa settimana si è avuta notizia che i talebani sono pronti a voltare pagina nei rapporti con il mondo: sono disposti a collaborare con tutti, anche con gli Stati Uniti che hanno combattuto contro di loro una guerra di vent’anni in Afghanistan, e sono disposti ad avere relazioni con l’India e qualsiasi altro paese. C’è un solo paese al mondo con cui, a quanto pare, non prendono nemmeno in considerazione di avere rapporti: Israele.

Ci si aspetta che accettiamo questo fatto con un’alzata di spalle. E perché, poi, Israele dovrebbe voler intrattenere relazioni con i talebani? Ma non è questo il modo corretto di esaminare la notizia. Bisognerebbe chiedersi, piuttosto: perché l’unico stato al mondo a maggioranza ebraica è anche l’unico con cui determinati governi, come i talebani, il Pakistan e la Malaysia, si rifiutano di avere relazioni? Risposta: quello all’opera, fra i paesi che rifiutano relazioni con Israele e prendono di mira in questo modo il solo stato ebraico, non è altro che un antisemitismo implicito.

La maggior parte dei paesi che oggi rifiutano rapporti con Israele sono a maggioranza musulmana. La loro ostilità per Israele deriva da un mix tossico di odio religioso e antisemitismo, combinato con la convinzione che isolando Israele aiutano i “fratelli” palestinesi. La logica di questa ideologia potrebbe non essere considerata antisemita se venisse applicata anche altrove. Ma non è così. Gli stessi paesi e gruppi, come i talebani, non si fanno alcun problema a intrattenere rapporti con numerosi stati che sono accusati di abusi contro minoranze musulmane. Il punto, dunque, non è prendere le difese dei propri correligionari. Il punto è dare addosso a Israele ed ebrei. Paesi musulmani più tolleranti hanno normalizzato le relazioni con Israele, lasciando che a rifiutare tali rapporti fosse una manciata di stati reazionari e intolleranti.

L’implicito antisemitismo insito nella dichiarazione dei talebani circa l’avere relazioni con tutti i paesi tranne Israele fa parte di un codice nelle relazioni internazionali che risale al 1948 e che è stato ampiamente accettato non solo tra vari stati islamici, ma anche in generale nei forum internazionali. L’esclusione di Israele e il tentativo di isolarlo, sia alle Nazioni Unite sia all’Unesco e in altri forum come Durban, svelano un antisemitismo globale in cui l’odio per gli ebrei è stato sostituito dall’odio internazionale per Israele.

Manifestazione anti-israeliana a Kuala Lumpur (Malaysia)

Questo atteggiamento, leggermente diminuito negli ultimi anni, costituisce un’eccezione a tutte le altre forme di relazioni internazionali. In ogni altro caso – ad esempio, se gli Stati Uniti e l’Iran dovessero avviare colloqui – il tema dominante dei commenti sarebbe che l’engagement (il coinvolgimento, l’impegno) è di per sé un fatto positivo nei rapporti internazionali. Come dicono tutti, la diplomazia è preferibile allo scontro e alla guerra. Per gli altri stati, la questione delle relazioni non è quasi mai controversa. Quanto possano essere buone queste relazioni, è un’altra questione. Tuttavia, anche paesi che si sono combattuti in molte guerre, come India e Pakistan, o paesi che non vanno per nulla d’accordo, come Turchia e Grecia, per lo più hanno relazioni fra loro. Esistono rare eccezioni quando si tratta di paesi la cui creazione non è stata riconosciuta da tutti, come è il caso del Kosovo. Si tratta di eccezioni, non della regola. Ma l’eccezione di Israele è diversa. È un pregiudizio etnico-religioso che spinge certi paesi a non avere rapporti con lo stato ebraico. Durante l’era sovietica c’era il pretesto della Guerra Fredda, ma oggi la spiegazione del perché un paese come la Malaysia si rifiuti di avere relazioni con Israele sta esclusivamente nell’antisemitismo. Malaysia e Israele non hanno mai combattuto una guerra e sono molto distanti l’uno dall’altro. Molto probabilmente i due paesi potrebbero andare d’accordo sul piano economico e su parecchi altri temi. Ma la Malaysia ha una storia di feroce antisemitismo, incarnato nel suo ex leader Mahathir Mohammed: quello che sosteneva la negazione della Shoà e che in passato veniva spesso invitato a tenere discorsi nelle università occidentali come la Columbia, famose per invitare a parlare i campioni dell’odio globale antisemita. Mahathir definiva gli ebrei “nasi adunchi” e faceva largo uso di ogni possibile cliché antisemita. Qui non si tratta di sostegno ai palestinesi nelle relazioni internazionali della Malaysia. Qui si tratta dell’antisemitismo come elemento costitutivo delle relazioni internazionali. E non sorprende che la Malaysia abbia ospitato volentieri Hamas. L’antisemitismo del leader malese come ispiratore della sua politica estera non è una novità. Nel 2003, intervenendo al vertice dell’Organizzazione della Conferenza Islamica tenuto in Malaysia, affermò che gli ebrei governano il mondo per procura. E i 57 stati presenti alla Conferenza non presero nessuna distanza da quel discorso: perché era un concetto ampiamente accettato.

Questo fondamento antisemita della politica estera – apertamente promosso da paesi come la Malaysia come politica ufficiale alla base della mancanza di relazioni con Israele – non è un fatto contestato sulla scena mondiale. Al contrario, l’odio verso ebrei e Israele è spesso l’unica cosa che questi paesi possono liberamente promuovere senza essere criticati. Questo implicito antisemitismo è la ragione per cui i talebani rifiutano apertamente relazioni con Israele. Non è perché hanno una politica estera “islamica” volta a mettere al primo posto i musulmani rifiutandosi di avere rapporti con paesi che reprimono i musulmani: nient’affatto (basti pensare ai loro rapporti con la Cina). È solo perché, allo stesso modo di altri stati con cui i talebani hanno stretti come Qatar e Pakistan, considerano semplicemente normale rifiutare relazioni con Israele.

Mappa delle relazioni diplomatiche d’Israele. In arancione e in giallo i paesi che non hanno mai avuto o hanno interrotto i rapporti diplomatici con lo stato ebraico – questa mappa non è aggiornata agli Accordi di Abramo dell’anno scorso (clicca per ingrandire)

La mappa dei paesi che non hanno relazioni con Israele mette in evidenza un gruppo di stati falliti come Libia, Yemen, Somalia, ma include anche altri stati, come Venezuela e Bolivia, che sostengono d’aver tagliato i rapporti con Israele a causa delle tensioni con i palestinesi. Ma questi stati non tagliano affatto i rapporti con altri paesi per questioni analoghe o molto peggiori. Di nuovo, una manifestazione di antisemitismo in politica estera. È raro che i paesi subordinino la propria politica estera a pregiudizi etnici, razzisti e religiosi. In realtà, la maggior parte dei paesi che pure si trovano agli antipodi su vari temi religiosi, ideologici e politici, generalmente mantengono relazioni diplomatiche fra loro. E’ solo Israele che viene ostracizzato. Ecco perché la scelta dei talebani in questa materia non sorprende affatto.

L’idea che gli Accordi di Abramo – grazie ai quali Israele ha raggiunto la normalizzazione con Bahrain, Emirati Arabi Uniti e vari altri paesi – potessero aprire la strada verso posizioni un po’ più articolate circa lo stato ebraico in paesi come Pakistan, Malaysia, Qatar e persino fra i talebani, deve chiaramente fare ancora molta strada. Viceversa, viene ancora considerato del tutto normale il fatto che questi paesi non prendano nemmeno in considerazione relazioni con Israele, e solo con Israele.

Tutto questo va anche al di là delle relazioni diplomatiche. Quando si tratta di cose come incontri sportivi o eventi cultuali, nessuno si rifiuta di incontrarsi con i kossovari, benché il Kosovo non sia riconosciuto da altri stati. Quando invece si tratta di Israele, non c’è Olimpiade che non contempli l’imbarazzante esibizione di atleti di alcuni paesi, come Iran o Algeria, che si rifiutano di affrontare un atleta israeliano. Il che dimostra ancora una volta che non si tratta solo di una questione di politica estera. E’ molto di più: è qualcosa che permea certe società come nient’altro di simile. Ad esempio, ai giornalisti libanesi è vietato anche solo intervistare degli israeliani. Non c’è un altro paese al mondo di cui non possano intervistare i normali cittadini. I talebani si sono trovati di recente in grande imbarazzo nello scoprire di aver inavvertitamente concesso un’intervista a un giornalista israeliano. In questi stati sono problematici anche i prodotti “Made in Israel” e simboli ebraici come la stella di David o i caratteri della scrittura ebraica. Non succede in nessun altro caso. Tanti trovano disgustoso il regime iraniano, ma tutti concordano sul fatto che i cittadini iraniani in quanto tali non sono da ostracizzare per via del regime che è al potere a Teheran. Nessuno odia la lingua farsi solo perché il regime parla in farsi. Nessuno rifiuta i simboli sciiti solo perché sono usati dal regime iraniano. Qui si svela la realtà e il simbolismo della faccenda dei talebani che rifiutano relazioni con Israele. Non si tratta di Israele: si tratta di ebrei, ebraismo, simboli ebraici, lingua ebraica e tutto quanto ha a che fare con gli ebrei.

La tacita e docile accettazione dell’ostracismo di Israele nei forum e nelle agenzie internazionali – anche da parte di paesi occidentali dove ebbe luogo la Shoà – ha a che fare con la legittimazione dell’antisemitismo e dell’esclusione di ebrei e israeliani nella politica estera. … La decisione in politica estera di evitare rapporti con Israele è dettata unicamente dall’antisemitismo. Non c’è altro principio nelle relazioni internazionali che possa spiegarlo, poiché nessun altro concetto del genere viene applicato allo stesso modo a qualsiasi altro paese o comunità di minoranza. I discorsi antisemiti dell’ex leader della Malaysia non fanno che enunciare apertamente il principio di fondo che guida il Pakistan e altri paesi. I talebani non hanno alcun motivo reale per rifiutare relazioni con Israele, tranne l’antisemitismo implicito per cui tale rifiuto, nel loro ambiente, è considerato perfettamente normale.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » ven nov 12, 2021 9:56 pm

Mireille Knoll, assassino condannato con l'aggravante antisemitismo
11 Novembre 2021

https://www.progettodreyfus.com/mireill ... semitismo/

“Siamo sollevati, aspettavamo questa decisione”. È il commento di Daniel Knoll, uno dei figli di Mireille Knoll, l’anziana dona ebrea, sopravvissuta alla Shoah, uccisa a Parigi il 23 marzo 2018, alla sentenza che ha deciso l’ergastolo per Yacine Mihoub e 15 anni per Alex Carrimbacus.

Yacine Mihoub che viveva nel palazzo della signora Knoll, è stato condannato dalla Corte d’Assise di Parigi all’ergastolo per crimine “a carattere antisemita”.

L’altro imputato, Alex Carrimbacus, è stato prosciolto dall’accusa di omicidio, ma condannato per furto aggravato nella casa della vittima.

La Corte d’Assise, inoltre, ha condannato anche la madre di Mihoub alla pena detentiva di tre anni, uno dei quali sotto braccialetto elettronico, per aver aiutato il figlio a pulire l’arma del delitto.

La sentenza sul barbaro omicidio di Mireille Knoll era molto attesa in Francia e nel mondo ebraico, soprattutto dopo la decisione di Parigi dichiarare non processabile l’assassino di Sarah Halimi, altra ebrea vittima dell’odio antisemita.

Sentenza in cui è scritto che l’omicidio Knoll va inserito in un “contesto antisemita globale”, cui si somma un “odio a causa dell’appartenenza della vittima alla religione ebraica” e i “pregiudizi sulla convinzione che ci fossero ricchezze nascoste”.

I due condannati, infatti, hanno sempre negato la matrice antisemita delle loro gesta, sostenendolo di averlo fatto per soldi, nella convinzione che Mireille Knoll, come tutti gli ebrei, fosse ricca.

La signora Knoll, malata di Parkinson, era tutt’altro che benestante: viveva con una modesta pensione sociale in una casa popolare dell’undicesimo arrondissement.

Mihoub ha avuto il coraggio di presentare sé stesso come una vittima, provando a convincere la corte con il racconto delle violenze sessuali subite quando aveva 12 anni.

L’assassino, inoltre, ha definito la Knoll una “quasi nonna” che l’aveva visto crescere nel palazzo, accogliendolo spesso nella sua abitazione.

Quanto stabilito Corte d’Assise di Parigi fa tirare un sospiro si sollievo al mondo, sempre preoccupato dell’incapacità della giustizia francese di combattere l’antisemitismo.


Alberto Pento
Ma non si parla del nazismo maomettano o islam e del suo antisemitismo razzista, demenziale e criminale che sta alla base dell'antisemitismo di questo assassino.
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Messaggioda Berto » mer dic 22, 2021 4:15 am

Fino a quando l’ex terza personalità dello stato dovrà dare il meglio di sé? Non le bastano le brutte figure fatte con tanti suoi collaboratori? Non può ritirarsi a vita privata e godersi la “meritata pensione”?
Emanuel Segre Amar
21 dicembre 2021
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 8246497260


DURA CONDANNA DI ISRAELE ALL'ITALIA PER INVITO DI LAURA BOLDRINI A TERRORISTA PALESTINESE PER AUDIZIONE SUI DIRITTI UMANI (!!!)
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

“L’Ambasciata israeliana in Italia è scioccata dal fatto che un terrorista condannato e due organizzazioni terroristiche come Al-Haq e Addameer, entrambe parte dell’organizzazione terroristica Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), siano state formalmente invitate a parlare davanti alla sottocommissione per i diritti umani del Camera dei deputati presieduta dall’On. Laura Boldrini”.
Lo ha reso noto la stessa Ambasciata in un comunicato. Questo invito, prosegue la nota, “è un riconoscimento per il terrorismo e contrasta completamente con l’aspettativa dell’intera comunità internazionale di dissuadere e impedire alle organizzazioni terroristiche di operare dall’interno di strutture civili e di impedire che qualunque forma di finanziamento finisca nelle mani delle organizzazioni terroristiche”
“L’invitato a parlare, Shawan Jabarin, direttore generale di Al-Haq, è un terrorista condannato del Fplp. Di lui nel 2009 la Corte Suprema israeliana ha scritto che ‘agisce come dottor Jekyll e Mister Hyde, a volte come amministratore delegato di un’organizzazione per i diritti umani’, e altre volte come attivista in un’organizzazione terroristica che non ha evitato omicidi e tentati omicidi e che non ha nulla a che fare con i diritti”.
L’Ambasciata sottolinea poi che “Addameer ha rappresentato in tribunale Samer Arbid, un terrorista palestinese che lavorava in quell’organizzazione e che ha ucciso in modo crudele e disumano Rina Shnerb, una giovane donna israeliana innocente il cui unico ‘crimine’ era la sua identità ebraica. Arbid ha guidato il gruppo, ha preparato l’ordigno che ha ucciso Rina, ferito suo padre e suo fratello e ha attivato personalmente l’esplosivo quando ha visto arrivare la famiglia Shnerb. Fino a poco tempo fa, Arbid appariva sul sito web dell’organizzazione come suo contabile”.
“Invece di dare un palco alle organizzazioni terroristiche, la sottocommissione dovrebbe dare un chiaro messaggio che chieda all’Italia di dichiarare che le organizzazioni terroristiche non saranno finanziate dall’Italia e che l’Italia taglierà qualsiasi legame con le organizzazioni terroristiche designate come tali, anche se queste nascondono le loro azioni con una copertura umanitaria. I terroristi non possono dare lezioni alle democrazie sui diritti umani. Queste organizzazioni, infatti, utilizzano in modo improprio il termine di diritti umani, perché le loro attività escludono ebrei e israeliani da diritti fondamentali come il diritto a vivere senza essere uccisi”

Alberto Pento
Questa è una internazi comunista antisemita e filo nazi maomettana fa parte di quell'umanità demenziale che sta dalla parte del male assoluto.



Il demenziale pentastellato sinistrato Di Battista

Nell'era dell'ipocrisia e della strumentalizzazione facile basta esprimere solidarietà al popolo palestinese per essere accusati di antisemitismo.
Alessandro Di Battista
5 gennaio 2022

https://www.facebook.com/dibattista.ale ... 5875298775

Nell'era dell'ipocrisia e della strumentalizzazione facile basta esprimere solidarietà al popolo palestinese per essere accusati di antisemitismo. Tra l'altro anche i palestinesi sono un popolo di origine semita. Ma il punto qui è un altro. Oggi è sempre più difficile esporsi a favore dei diritti di un popolo martoriato, ghettizzato e sotto occupazione come quello palestinese. Si rischia il “linciaggio” a mezzo social. La solita disavventura mediatica è appena capitata ad Emma Watson, la popolare attrice britannica. Per aver pubblicato su instagram una foto di una manifestazione pro-Palestina con la frase "La solidarietà è un verbo" si è beccata la solita accusa di antisemitismo. Sono i consueti “manganelli” mediatici e servono a bastonare coloro che osano esprimere solidarietà ai palestinesi. In passato hanno colpito Roger Waters, Oliver Stone, Ken Loach e tutti coloro che hanno osato schierarsi. Colgo l'occasione per ripubblicare un reportage che ho scritto per TPI sui campi profughi palestinesi in Libano. Evviva Hermione Granger e abbasso la pavidità!


“GLI ULTIMI TRA GLI ULTIMI”
"Sul lungomare di Sidone, a pochi metri dal castello che i crociati costruirono su un isolotto che ospitava un tempio fenicio, decine di pescatori lanciano le lenze nel Mediterraneo orientale. Per molti la pesca non è più solo un hobby. E' il modo per rimediare un pasto in un Paese dilaniato dalla povertà. L'esplosione nel porto di Beirut del 2020 ha peggiorato le condizioni economiche del Paese già deficitarie per via della guerra civile del 1975, dei bombardamenti israeliani del 2006 e della crisi economica del 2019. Il Libano è uno dei paesi più piccoli al mondo. L'Abruzzo è più grande. Gli abitanti sono poco più di 6,5 milioni e tra questi, oltre 400.000, sono rifugiati palestinesi. A pochi km dal lungomare di Sidone c'è il campo profughi più grande del Libano. Si chiama Ein al-Hilweh ed è un mondo a parte. Qui i primi profughi palestinesi, costretti a lasciare le loro terre, arrivarono nel 1948. Da 73 anni sperano di tornare a casa. I primi arrivati sono ormai morti mentre la maggior parte degli attuali abitanti di Ein al-Hilweh non hanno visto altro che il campo. Prigionieri sebbene non abbiano commesso alcun reato. Oggi ai palestinesi si sono aggiunti i profughi siriani fuggiti dall'ennesima guerra per procura combattuta per ragioni che nulla hanno a che vedere con i diritti umani. Ein al-Hilweh è diviso per zone ed ognuna di esse è sotto il controllo delle organizzazioni politiche palestinesi e dei lori rispettivi bracci armati. Ci sono settori controllati da Al-Fatah, il partito di Abū Māzen per anni guidato da Arafat e altri governati da Hamas. Esercito e polizia libanese qui non entrano. In cambio, davanti alle moschee, uomini armati di kalashnikov sono responsabili della sicurezza del campo. Sebbene Ein al-Hilweh sia il campo più popoloso del Libano la povertà non è paragonabile a quella di Burj Albarajne, un campo che si trova tra l'aeroporto ed il centro storico di Beirut. E' difficile trovare al mondo un altro luogo con una carenza tale di diritti. La maggior parte degli abitanti di Burj Albarajne sono indigenti. Il sistema fognario è precario, l'acqua è salata a tal punto da essere imbevibile, il sovraffollamento è spaventoso e la rete elettrica, oltre ad essere deficitaria, uccide. Sì uccide. Ogni anno, mediamente, una dozzina di abitanti del campo muore fulminata da un filo della luce esposto che viene giù per via della pioggia o per l'assenza della minima manutenzione. Se nel Libano di oggi è sempre più complicato accedere alle cure o procurarsi una medicina, nei campi profughi risulta spesso impossibile. Tuttavia, oltre all'intollerabile mancanza di diritti economici e sociali, è l'assenza di diritti civili e politici a dare il voltastomaco. Nel mondo occidentale si parla spesso di profughi. Politici ed opinionisti si dividono su come gestire i flussi migratori, sul pagare o meno Erdogan che minaccia l'Europa con l'arma dei rifugiati, su come comportarsi con i migranti che vivono nei campi nella periferia di Atene o con quelli che tentano di attraversare il canale di Sicilia o lo stretto di Gibilterra. Ma sui profughi palestinesi non si divide nessuno perché, semplicemente, nessuno ne parla. I palestinesi sono gli spettri del mondo alla rovescia che è meglio non mostrare. Poveri, disoccupati, profughi e senza una patria dove un giorno far ritorno o, quantomeno, sognare di farlo. Ai profughi palestinesi manca addirittura la speranza, una delle poche cose che tiene in vita. Questo in virtù dell'ipocrisia che caratterizza la politica mondiale. “Sostengo l'idea di due popoli e due Stati” dicono i farisei moderni. Salvo poi dimenticare che esistono due popoli ma non esistono due Stati. Lo Stato di Palestina in pochi hanno il coraggio di riconoscerlo e soprattutto, di fatto, non esiste. La maggior parte delle terre lasciate dai profughi palestinesi sono oggi occupate dagli israeliani ma anche la Cisgiordania è sotto occupazione. Lo sanno i perbenisti di oggi che anche nelle enclave palestinesi della Palestina continuano a crescere illegalmente le colonie israeliane? Lo sanno gli ipocriti moderni che i soldati israeliani fanno il bello ed il cattivo tempo anche a Ramallah, Hebron o nei quartieri arabi di Gerusalemme? Lo sanno i sepolcri imbiancati della pseudo-sinistra che in Cisgiordania la moneta che si usa è lo shekel israeliano? Probabilmente no, ma anche se lo sapessero insisterebbero con la litania dei “due popoli e dei due Stati”, tanto per lavarsi le mani come tanti Ponzio Pilato moderni. Se ne lavano le mani delle tragedie che necessitano risposte politicamente scorrette. Oppure si voltano dall'altra parte. Quel che non possono fare gli abitanti di Burj Albarajne i quali, dovunque guardino, vedono miseria, mura pericolanti, infiltrazioni di acqua e di rabbia che l'ignavia dei potenti non fa altro che alimentare. La questione palestinese, che negli anni 80' era oggetto di dibattiti parlamentari, di consigli di ministri o dei discorsi alla nazione del Presidente della Repubblica, pare oggi non interessare più a nessuno. Non interessa l'angosciosa sopravvivenza dei profughi palestinesi perché interessa sempre meno schierarsi in un modo governato dal conformismo. Meglio dimenticarsi di Shatila, del suo massacro, dei suoi carnefici e delle migliaia di persone che oggi vivono in questo campo profughi tra immondizia ed indigenza. Meglio convincersi del fatto che i palestinesi siano solo fantasmi. Così se dovesse capitare di legger qualcosa sull'apartheid che vivono dentro e fuori la Palestina, si potrebbe sempre pensare ad una visione, una fantasticheria, un brutto sogno di cui scordarsi presto. Nulla a che vedere con l'incubo che vivono da 73 anni i palestinesi. Un incubo difficile da dimenticare perché non è mai finito".


Luisa Morgantini
Grazie molto di fare informazione giusta, anche in Italia sono stati fatti attacchi vergognosi alla già Presidente della Camera Laura Boldrini per avere ospitato due Ong palestinesi come Al Haq e Addameer, accusati senza prove di terrorismo.Laura ha difeso la Costituzione e la sovranità del parlamento visto l'ingerenza dell' Ambasciata Israeliana
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Messaggioda Berto » mer gen 19, 2022 9:04 am

Quello che i media non dicono dell'attentato alla sinagoga in America
Giulio Meotti
16 gennaio 2022

https://meotti.substack.com/p/quello-ch ... lattentato

Manifestazioni a New York per la liberazione di Aafia Siddiqui

“La donna che l’Isis vuole indietro”. “Lady Al Qaeda”…Ha avuto tanti nomignoli Aafia Siddiqui, la neuroscienziata pachistana condannata a 86 anni di carcere per aver cercato di uccidere militari americani mentre era detenuta in Afghanistan. Figurava nella lista dei ricercati dell'Fbi legati ad Al Qaeda. Al momento dell'arresto, la donna portava con sè una serie di appunti su come fabbricare esplosivi, armi batteriologiche o altri armamenti e pieni per colpire New York. Lo zio del suo secondo marito è Khalid Sheikh Mohammed, il pianificatore degli attentati dell'11 settembre 2001, l’uomo che ha decapitato il giornalista Daniel Pearl. Ieri, uno dei fratelli di Aafia Siddiqui ha preso in ostaggio dei fedeli nella sinagoga di Colleyville, in Texas, chiedendo la liberazione della terrorista. Per fortuna l’attacco si è concluso soltanto con l’uccisione del terrorista.

In questa vicenda c’è una vasta zona d’ombra che i media si guardano bene dall’illuminare.

Per anni le organizzazioni islamiche "moderate" accolte anche alla Casa Bianca, spalleggiate dagli utili idioti dei diritti civili, hanno fatto campagna per liberare la terrorista, come l'assalitore di ieri. In manifestazioni e seminari durante l’ultimo anno, gruppi tra cui il Council on American-Islamic Relations (Cair, che ha sostenuto Joe Biden), hanno chiesto la liberazione di Siddiqui. In una manifestazione di ottobre a New York e sponsorizzata da più di una dozzina di gruppi, tra cui l’Aafia Foundation, il Cair e il Muslim American Society, i relatori hanno affermato che il suo arresto e la sua condanna erano in realtà una guerra contro l'Islam.

"Aafia è la nostra Statua della Libertà e l'hijab di Aafia è la nostra corona", ha detto Yousef Baig, che lavorava per l'ufficio del Cair di Houston. "Lei è nostra sorella. Allora perché siamo qui oggi? Siamo qui per Aafia. Il nostro Profeta è deluso perché non abbiamo fatto abbastanza per lei". L'ex direttore esecutivo del Cair in Florida, Hassan Shibly, ha detto: "La prigionia di nostra sorella Aafia Siddiqui è una prova per noi più che per lei, Allah ci sta mettendo alla prova", ha detto Shibly alla manifestazione di New York. Siddiqui è "una “prigioniera politica", ha detto l'attivista Linda Sarsour durante un webinar di novembre sponsorizzato dal CAIR-Texas.

Non importa che Saddiqui fosse, come ha scritto Foreign Policy, “la donna più ricercata del mondo”. Per le organizzazioni islamiche mainstream è una sorella, una martire e una vittima dell’Occidente. Il Gatestone Institute ha pubblicato un rapporto sui legami fra i Fratelli Musulmani (che Eric Zemmour vuole mettere al bando ad esempio in Francia), Aafia Siddiqui e la galassia jihadista.

L’Isis, i Talebani e Al Qaeda hanno fatto campagna per questa super terrorista con le bombe e i coltelli, come quello che ha tagliato la testa a James Foley in Siria, in cambio del quale lo Stato Islamico voleva la scarcerazione di Aafia Siddiqui. I cosiddetti “musulmani moderati” con manifestazioni, picchetti e conferenze. Siamo dentro la famosa “convergenza delle lotte” che l’Occidente non ha ancora capito.




Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sull’attacco alla sinagoga:
1) i 4 ostaggi non furono liberati dall’FBI, ma sono fuggiti dopo che il Rabbino Capo, dopo 12 ore di prigionia, scagliò una sedia contro il terrorista; nello scompiglio momentaneo i 4 ostaggi se la sono svignata
2) a questo punto era ancora necessario uccidere il terrorista?
3) come ha fatto il terrorista ad ottenere il visto di entrata negli USA nonostante i suoi precedenti?
4) come mai per la autorità americane non si tratta di un attacco antisemita?
Beh, come vedete c’è da fare qualche riflessione; le cose non ce le raccontano quasi mai giuste
Emanuel Segre Amar
20 gennaio 2022
https://www.israel365news.com/265460/th ... eally-bad/
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Messaggioda Berto » gio gen 20, 2022 8:03 pm

Denunciare la menzogna dell'apartheid israeliano
di Richard Kemp
19 gennaio 2022
Traduzioni di Angelita La Spada

https://it.gatestoneinstitute.org/18154 ... s.facebook

La rottura delle relazioni diplomatiche tra Israele e l'Unione Sovietica fu in seguito aggravata dalle vittorie difensive di Israele contro gli arabi nel 1967 e poi nel 1973. Nel corso di questo periodo, ogni speranza che Israele diventasse un cliente sovietico era progressivamente svanita. Gli eserciti arabi sponsorizzati, addestrati ed equipaggiati dall'URSS erano stati umiliati, così come Mosca. Pertanto, i sovietici cambiarono la loro politica e decisero di delegittimare Israele. Il loro obiettivo principale era quello di usare il Paese come arma nella Guerra Fredda contro gli Stati Uniti e l'Occidente.

"Dovevamo infondere in tutto il mondo islamico un odio verso gli ebrei simile a quello nutrito dai nazisti e trasformare quest'arma delle emozioni in un bagno di sangue terroristico contro Israele e il suo principale sostenitore, gli Stati Uniti". – Yuri Andropov, presidente del KGB sovietico, poi segretario generale del Partito Comunista sovietico, come riportato dal generale Ion Pacepa, ex capo dei servizi di intelligence rumeni.

Oltre a mobilitare gli arabi a favore della causa sovietica, Andropov e i suoi colleghi del KGB avevano bisogno di appellarsi al mondo democratico. Per fare ciò, il Cremlino decise di trasformare il conflitto finalizzato meramente a distruggere Israele in una lotta per i diritti umani e per la liberazione nazionale da un illegittimo occupante imperialista sponsorizzato dagli americani. Mosca iniziò a trasformare la narrazione del conflitto da jihad religioso, in cui la dottrina islamica esige che qualsiasi terra che sia mai stata sotto il controllo musulmano debba essere riconquistata per l'Islam, in nazionalismo laico e nel diritto all'autodeterminazione politica, qualcosa di molto più appetibile per le democrazie occidentali. Ciò avrebbe fornito una copertura per una feroce guerra terroristica, ottenendo persino un ampio sostegno a favore di essa.

Per raggiungere il loro obiettivo, i sovietici dovettero creare un'identità nazionale palestinese che fino a quel momento non esisteva e una narrazione secondo cui gli ebrei non avevano diritti sulla terra ed erano nudi aggressori. Secondo Pacepa, il KGB creò l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) all'inizio degli anni Sessanta, così come aveva anche orchestrato i cosiddetti eserciti di liberazione nazionale in diverse altre parti del mondo. Pacepa afferma che la Carta Nazionale palestinese del 1964 è stata redatta a Mosca. Questo documento è stato fondamentale per l'invenzione e la creazione di una pseudo-nazione palestinese.

I dettagli delle operazioni terroristiche sponsorizzate da Mosca in Medio Oriente e altrove sono riportati in 25 mila pagine di documenti del KGB copiati e poi fatti uscire clandestinamente dalla Russia all'inizio degli anni Novanta dall'archivista del KGB Vasili Mitrokhin e oggi depositati nel Regno Unito, al Churchill College, a Cambridge.

In origine, la Carta per la "Palestina" non rivendicava la Cisgiordania o la Striscia di Gaza. Di fatto, ripudiava esplicitamente ogni diritto su queste terre, riconoscendole a torto rispettivamente come territori sovrani giordani ed egiziani. Invece, la rivendicazione dell'OLP riguardava il resto di Israele. Ciò fu modificato dopo la guerra del 1967, quando Israele espulse gli occupanti illegali giordani ed egiziani e la Cisgiordania e Gaza per la prima volta vennero ribattezzate come territori palestinesi.

Nel 1965, Mosca intraprese per la prima volta alle Nazioni Unite la sua campagna finalizzata a bollare gli ebrei israeliani come gli oppressori del loro inventato "popolo palestinese". I loro tentativi di classificare il sionismo come razzismo allora fallirono, ma ebbero successo quasi un decennio dopo nella famigerata Risoluzione 3379 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Zuheir Mohsen, un alto leader dell'OLP, ammise nel 1977: "Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno Stato palestinese è solo uno strumento nella lotta contro lo Stato di Israele in vista del raggiungimento della nostra unità araba. (...) Solo per motivi politici e per ragioni tattiche parliamo oggi dell'esistenza di un popolo palestinese, dal momento che gli interessi nazionali arabi richiedono di postulare l'esistenza di un 'popolo palestinese' distinto che possa opporsi al sionismo Sì, l'esistenza di un'identità palestinese distinta esiste solo per ragioni tattiche".

Il dossier Mitrokhin mostra che sia Yasser Arafat sia il suo successore alla guida dell'OLP Mahmoud Abbas, ora presidente dell'Autorità Palestinese, erano agenti del KGB. Entrambi hanno avuto un ruolo determinante nelle operazioni di disinformazione del KGB e nelle sue campagne terroristiche.

Per quanto riguarda i suoi rapporti con Washington, Ceaușescu disse ad Arafat nel 1978: "Devi semplicemente continuare a fingere che romperai con il terrorismo e che riconoscerai Israele, ancora, e ancora, e ancora".

I consigli di Ceaușescu vennero rafforzati da quelli del generale comunista nordvietnamita Vo Nguyen Giap. In occasione di uno dei numerosi incontri avuti con Arafat, Giap dichiarò: "Smettila di dire che vuoi annientare Israele e trasforma invece la tua guerra terroristica in una lotta per i diritti umani. Allora il popolo americano crederà ad ogni tua parola".

Come per il suo predecessore Arafat, il coerente rifiuto di Abbas di ogni offerta di pace con Israele, parlando di pace pur appoggiando il terrorismo, mostra la continua influenza dei suoi padroni sovietici.

Lo storico americano David Meir-Levi afferma che il movimento palestinese creato da Mosca è "l'unico movimento nazionale per l'autodeterminazione politica nel mondo intero, e in tutta la storia dell'umanità, ad avere come sua unica ragion d'essere la distruzione di uno Stato sovrano e il genocidio di un popolo".

La campagna di Mosca è stata significativamente minata nel 2020 dal riavvicinamento tra Israele e gli Stati arabi. La lezione qui consiste nell'importanza della volontà politica americana contro la propaganda autoritaria, che ha portato ai rivoluzionari Accordi di Abramo.
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Messaggioda Berto » gio gen 20, 2022 9:17 pm

IL DELIRIO DI UN GENERALE IRANIANO: “I SAUDITI IN REALTÀ SONO EBREI E HANNO COMBATTUTO CONTRO MAOMETTO”
18 gennaio 2022

https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 1902565327

Il generale e comandante navale delle Guardie per la Rivoluzione, Alireza Tangsiri, è andato in onda in una tv iraniana affermando che i Sauditi non sono veramente musulmani ma ebrei, “gli stessi ebrei” che si opposero al profeta Maometto. “Non possiamo sopportare di vedere l’ingiustizia in un paese musulmano che è stato perpetrato dai sionisti e dal seme degli ebrei. Non possiamo vedere che i musulmani siano massacrati da gente che dice di essere cristiana ma che non lo è. I sauditi sono veramente musulmani? Loro sono gli stessi ebrei che allora erano in Arabia Saudita”.

Alberto Pento
Allora forse anche il beduino arabo Maometto aveva qualche vena di sangue ebreo.
Ma non lo credo possibile perché nessun ebreo o soltanto un poco ebreo avrebbe mai potuto partorire una mostruosità come Allah e una demenzialità criminale come il Corano.
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Messaggioda Berto » mer feb 02, 2022 9:33 pm

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Messaggioda Berto » mer feb 02, 2022 9:34 pm

Il libello del sangue di Amnesty International
Niram Ferretti
1 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/il-libello-del ... rnational/

La demonizzazione di Israele, a cui lo scrivente ha dedicato un libro uscito nel 2017, è un processo lungo, che si può sostanzialmente datare dalla fine della Guerra dei Sei Giorni ad oggi anche se aveva cominciato ad attivarsi già prima in virtù dell’attivismo sovietico indispensabile nel fornire agli arabi tutta la strumentazione propagandistica in vigore fino ai nostri giorni.

Le accuse rivolte a Israele di essere uno Stato razzista, dove vigerebbe l’apartheid, in cui i palestinesi verrebbero sterminati, nonché il paragone invalso tra nazisti e israeliani è frutto dell’opera indefessa del Cremlino. Come ha ricordato Robert Spencer in un articolo pubblicato su questo sito http://www.linformale.eu/come-furono-in ... lestinesi/ :

“Ion Mihai Pacepa, già vicedirettore del servizio di spionaggio della Romania comunista durante la Guerra Fredda, in seguito rivelò che ‘l’OLP era stata una invenzione del KGB, che aveva un debole per le organizzazioni di ‘liberazione’. C’era l’Esercito di liberazione nazionale della Bolivia, creato dal KGB nel 1964 con l’aiuto di Ernesto ‘Che’ Guevara (…) inoltre, il KGB creò il Fronte democratico per la liberazione della Palestina, che perpetrò numerosi attacchi dinamitardi. (…) Nel 1964, il primo Consiglio dell’OLP, composto da 422 rappresentanti palestinesi scelti con cura dal KGB, approvò la Carta nazionale palestinese – un documento che era stato redatto a Mosca. Anche il Patto nazionale palestinese e la Costituzione palestinese nacquero a Mosca, con l’aiuto di Ahmed Shuqairy, un influente agente del KGB che divenne il primo presidente dell’OLP'”.

Fu a Mosca che venne consigliato a Yaser Arafat come muoversi, e soprattutto venne dotato dell’armamentario lessicale da utilizzare contro Israele. Non c’è da meravigliarsi particolarmente. Con la caduta del Terzo Reich nel 1945, il più pervasivo laboratorio di propaganda anti-occidentale in esercizio rimase e rimane quello russo.

Il recente rapporto di Amnesty International di cui sono state date delle anticipazioni, si iscrive perfettamente in questa continuità propagandistica, presentando Israele come uno Stato criminale nel quale il razzismo sarebbe istituzionalizzato e l’apartheid una realtà di fatto. Ma non si parte dal 1967, no, Israele manterrebbe un “sistema di oppressione e dominazione sui palestinesi” addirittura dal 1948, anno della sua fondazione. Nemmeno l’ex Unione Sovietica si era spinta così avanti ma i tempi sono oggi maturi per affermarlo.

Così come gli Stati Uniti sarebbero nati sullo schiavismo e non dai Padri fondatori e dall’indipendenza, come ha affermato il New York Times, lanciando l’inchiesta 1619 Project, Israele si sarebbe fondato sull’oppressione dei palestinesi, o meglio degli arabi, perché fino al 1964 lo specifico “popolo palestinese” non era ancora in essere. La storia viene così frantumata, ridotta in polvere. Nulla contano nè possono contare in un dispositivo propagandistico i numerosi tentativi fatti prima del 1948 da parte ebraica di giungere a un accordo con gli arabi, fino all’accettazione della Risoluzione 181 del 1947 delle Nazioni Unite, ulteriormente penalizzante per gli ebrei, che gli arabi rigettarono come hanno sempre programmaticamente rigettato la presenza di uno Stato ebraico in Medio Oriente. Al posto della realtà, dei fatti, c’è solo una torva fiction in cui gli israeliani sono rappresentati come dei delinquenti.

Il rapporto parla esplicitamente di politiche di dispossessamento, segregazionismo e suprematismo razzista esercitate da Israele nei confronti dei palestinesi “negrizzati”, come se lo Stato ebraico fosse il sud degli Stati Uniti all’epoca delle Leggi Jim Crow, o il Sud Africa di de Klerk. Non viene fornito alcun dato oggettivo, alcuna specificità circostanziata per queste accuse grottesche, in compenso viene chiesto alla comunità internazionale di non fornire più armi a Israele e di boicottare i suoi prodotti.

Questo Israele inesistente, questo mostro del Medio Oriente, è interamente frutto della propaganda, come lo erano gli ebrei raffigurati dal pornografo Julius Streicher sul settimanale nazista Der Stürmer, rappresentati come vampiri e creature delle tenebre, intente a prosciugare la linfa del popolo tedesco.

Il rapporto di Amnesty International, è, sotto questo aspetto, niente più che un libello del sangue aggiornato, dove, al posto degli ebrei omicidi di bambini cristiani, ci sono i rapaci razzisti israeliani che vittimizzano i palestinesi. Esso prosegue lungo la scia di un altro rapporto quello di Human Right Watch, di cui abbiamo dato conto in aprile http://www.linformale.eu/human-rights-w ... sraeliano/ e che sostanzialmente è un florilegio composto delle stesse false accuse.

Il rapporto ha la funzione primaria e programmatica di presentare Israele agli occhi dell’opinione pubblica come uno Stato criminale, nato nel crimine e dunque geneticamente predisposto a perpetuarlo. Non importa che in Israele la popolazione araba sia integrata nel tessuto del paese contribuendo al suo funzionamento, che alla Knesset, nella coalizione di maggioranza, vi sia un partito arabo, che arabi siedano nella Commissione israeliana per la nomina dei giudici, che nei territori della Giudea e Samaria l’unica vera forma di apartheid, se si vuole usare questo termine, è quella che non consente ai cittadini israeliani di potere entrare nella zona A interamente sotto la giurisdizione dell’Autorità Palestinese, o che sul Monte del Tempio-Spianata delle Moschee, a un ebreo in visita non è nemmeno concesso formulare una preghiera. Tutto questo scompare dalla vista, ovviamente, bisogna che resti solo il ritratto in nero del reo Israele, colpevole fin dalla nascita, come lo erano gi ebrei per Adolf Hitler.



BENVENUTI NEL PIU' STRANO STATO DI "APARTHEID" NEL MONDO: ISRAELE
Amnesty accusa Israele di apartheid per negare il diritto ad esistere dello stato ebraico
1 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8272898197

La manovra è trasparente: proprio quando buona parte del mondo arabo si muove verso la pace con Israele, si moltiplicano a copia/incolla accuse faziose e infondate
La maggior parte degli arabi israeliani sono così traumatizzati dalla nostra apartheid che non possono immaginare di vivere altrove.
Nei nostri ospedali dell'apartheid, pazienti ebrei e arabi, tra cui terroristi arabi feriti , sono curati da medici e infermieri arabi ed ebrei.
Nel nostro stato di apartheid, gli arabi e le altre minoranze lavorano come giudici nella Corte Suprema , come ministri, sindaci, generali dell'esercito e avvocati.
Il nostro sistema politico è talmente opprimente che i membri arabi del parlamento israeliano possono liberamente demonizzare e diffamare il paese, che li protegge e li nutre.
Nel frattempo, i nostri vicini, dove non vivono ebrei, stanno portando la civiltà umana a livelli senza precedenti ....lodando il Mein Kampf, lapidando donne, condannando a morte gli omosessuali e opprimendo i cristiani.
Il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid ha personalmente commentato: “Un tempo Amnesty era un’organizzazione stimata che tutti rispettavamo. Oggi è l’esatto contrario. Non è un’organizzazione per i diritti umani, ma solo un’ennesima organizzazione estremista che riecheggia la propaganda senza un’analisi seria. Invece di controllare i fatti, Amnesty ripete bugie diffuse da organizzazioni terroristiche. Cinque minuti di seria verifica dei fatti bastano per constatare che i fatti riportati nel rapporto sono un’illusione avulsa dalla realtà. Israele non è perfetto, ma è una democrazia impegnata verso il diritto internazionale e aperta alle critiche, con una stampa libera e una forte Corte Suprema. Amnesty non definisce ‘stato dell’apartheid’ la Siria, un paese il cui governo ha ammazzato mezzo milione di propri cittadini, né l’Iran o qualsiasi altro regime corrotto e omicida in giro per il mondo. Detesto dover usare l’argomento che se Israele non fosse uno stato ebraico, nessuno in Amnesty oserebbe attaccarlo in questo modo, ma in questo caso non si può fare altrimenti”.
ISRAELE UNO STATO DI APARTHEID? MEDITATE GENTE...
Grazie a chi condividera' questo post.


DEDICATO AD AMNESTY INTERNATIONAL
1 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8286169529

"Evidentemente ci sono persone che non hanno limiti. Come osano dire che io – un arabo israeliano che ha servito insieme a soldati ebrei nelle Forze di Difesa israeliane e che ha gestito centinaia di dipendenti ebrei – vivo sotto un regime di apartheid? Come si può affermare che la nostra società vive sotto un regime di apartheid quando tra di noi trovate dottori, giudici e anche parlamentari? Come si può sostenere che Samer Haj-Yehia vive sotto un regime di apartheid quando è a capo della più grande banca in Israele?
Equiparare Israele a un regime di apartheid con le sue leggi razziali non è solo una stralunata menzogna: è innanzitutto un insulto a tutti quei sudafricani che hanno effettivamente subìto l’apartheid. È disprezzo per il concetto e sfruttamento cinico del termine.
Guardo i nostri vicini nella regione e, grazie a D-O, sono nato nello stato d’Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente. È vero, la minoranza araba in Israele deve affrontare delle sfide, proprio come fanno altre minoranze nazionali in altri paesi. Eppure, mentre le minoranze di tutti i tipi in tutto il Medio Oriente – musulmani sciiti, musulmani sunniti, yazidi, curdi e, naturalmente, cristiani – sono perseguitate, lo stato d’Israele è l’unico paese mediorientale che garantisce alle minoranze uguali diritti e la possibilità di determinare il proprio futuro.
Con mia grande gioia Israele sarà probabilmente il primo paese a uscire dalla crisi del coronavirus e forse fra non molti mesi persone da tutto il mondo potranno di nuovo venire qui e vedere coi loro occhi come appare l’apartheid in Israele. Potranno sentire l’ebraico e l’arabo che si mescolano nel mercato di Nazareth, vedere moschee, chiese e sinagoghe l’una accanto all’altra a Giaffa, e la coesistenza del mosaico israeliano che si ritrova in tutto il paese. E forse, solo forse, la loro visita qui gli farà venir voglia di vivere sotto un “regime di apartheid”.
Yoseph Haddad, arabo israeliano ( Israele. Net)

Alberto Pento
Certo ma non è tutto oro quello che luccica.
Sotto sotto, sia tra i cristiani e molto di più tra i maomettani, il disprezzo e l'odio per gli ebrei e tra i maomettani l'odio anche per i cristiani cova e di tanto in tanto esplode e si manifesta in tutta la sua cruda verità.


Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2558



Amnesty International vuole la fine dello Stato ebraico
Richard Kemp
2 Febbraio 2022
Traduzione di Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/amnesty-intern ... o-ebraico/

L’ultima esibizione grottesca del vetriolo anti-israeliano in corso tra le ONG è la pubblicazione questa settimana di un rapporto di Amnesty International che ricicla stanchi tropi antisemiti, smentiti ripetutamente ma deliberatamente provocatori e accuse di razzismo. Da un’organizzazione che l’anno scorso è stata bollata come “sistematicamente razzista”.

Il titolo del rapporto, “L’apartheid israeliano contro i palestinesi: un sistema crudele di dominio e crimine contro l’umanità”, non solo è una menzogna palese e infondata, ma anche un insulto ai neri sudafricani che hanno sofferto così orribilmente sotto un regime di autentico apartheid. Pochi leggeranno questa diatriba di oltre 200 pagine di falsità, distorsioni e mezze verità, ma molti vedranno e assorbiranno il suo titolo, che è già stato avidamente appiccicato sui giornali di sinistra e diffuso a milioni sui social media. La BBC, ad esempio, ha strombazzato “le politiche israeliane contro i palestinesi equivalgono all’apartheid” in un articolo online, dando pieno peso alle affermazioni di Amnesty, citando diverse persone che le supportano, ma alla fine concedendo solo brevemente il punto di vista opposto al governo israeliano.

Cosa suscita una ONG come Amnesty e Human Rights Watch, che lo scorso anno ha pubblicato un rapporto screditato analogo, eccessi sempre maggiori di propaganda anti-israeliana? Perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha appena approvato una commissione d’inchiesta permanente senza precedenti su Israele da parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite? Il problema di queste lobby anti-israeliane è che le cose non stanno andando per il verso giusto. Tatticamente, il loro intento generale di trascinare gli israeliani sul banco degli imputati all’Aia sembra vacillare, con un procuratore capo presso la Corte penale internazionale apparentemente meno entusiasta. Strategicamente, lontano dall’auspicato ridimensionamento e dalla sua eventuale cessazione lo Stato ebraico sta diventando sempre più forte con una crescente portata diplomatica ed economica a livello globale; c’è stato inoltre un totale fallimento da parte del movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni nel determinare un impatto sull’economia israeliana nonostante anni di sforzi velenosi.

Soprattutto, gli storici Accordi di Abramo, sono stati l’equivalente di un panno rosso davanti a un toro per tutti queste organizzazioni – agitato in faccia nuovamente la scorsa settimana dall’Hatikva che veniva suonata mentre il presidente israeliano veniva ricevuto al Palazzo Reale di Abu Dhabi dallo sceicco Mohammed bin Zayed. Questo non era nel copione, il quale richiedeva continue concessioni non corrisposte ai palestinesi da parte di Israele, conducenti all’imposizione di uno Stato islamico sul territorio israeliano, prima che potesse essere raggiunta una pace più ampia con il mondo arabo. Sfortunatamente per gli inveterati propugnatori di pace e per i loro seguaci, il mondo arabo è andato oltre la loro opposizione a Israele. Vedono il Paese per quello che è: una fonte di stabilità e prosperità nella regione. Capiscono i pericoli della continua intransigenza e animosità palestinese e hanno negato loro un veto sull’avanzamento del progresso, veto che Amnesty e i suoi compagni che rifiutano Israele vogliono vedere ripristinato.

La precedente bozza del rapporto, ottenuta da ONG Monitor e frettolosamente modificata, ha inavvertitamente rivelato il vero motivo dietro la campagna anti-israeliana di Amnesty. Includeva le parole: “Il sistema dell’apartheid ha avuto origine con la creazione di Israele nel 1948”. Come afferma l’Anti Defamation League, le accuse del rapporto secondo cui “i crimini di Israele risalgono al peccato della sua creazione nel 1948, servono a presentare lo stato ebraico e democratico come illegittimo nelle sue stesse fondamenta”.

Secondo ONG Monitor:, lo scopo del rapporto è “caratterizzare il diritto degli ebrei all’uguaglianza sovrana nella loro patria storica come una violazione dell’ordine legale [internazionale]”.

Non ci siano dubbi in proposito, questo rapporto non è una critica allo Stato di Israele. È un manifesto di una chiarezza agghiacciante il quale dichiara Israele è un’entità illegale che non ha diritto di esistere. Pagina dopo pagina, mostra un’ossessione profondamente preoccupante nel volere raddrizzare il presunto torto del 1948. Chiede che Israele sia inondato generazione dopo generazione di discendenti di arabi che se ne andarono nel 1948 e che si aspettavano di tornare dopo che cinque eserciti invasori avrebbero dovuto spazzare via Israele dalla mappa. Un tale afflusso di cosiddetti rifugiati sarebbe senza precedenti in qualsiasi parte del mondo. Significherebbe la fine dello Stato di Israele, una condizione di conflitto perpetuo tra arabi ed ebrei sotto un unico Stato palestinese, e la fine del diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione.

Presentare Israele come un’impresa razzista, come cercano di fare anche altre ONG di sinistra e istituzioni internazionali, ci porta al punto di partenza. La stridente e feroce opposizione agli ebrei nel paese, opposizione che in epoca moderna risale agli anni ’20, era basata sul puro razzismo. Era la conseguenza della dottrina islamica secondo la quale nessun altro popolo poteva essere sovrano in una terra dominata dai musulmani. Pertanto gli ebrei autoctoni non avrebbero mai potuto avere un proprio Stato e dovevano essere combattuti fino alla sottomissione o alla morte.

Come ho spiegato nell’articolo “Smascherare la menzogna dell’apartheid israeliano”, la natura religioso-razzista del conflitto è stata trasformata dall’Unione Sovietica in una lotta nazionalista-imperialista, per ottenere maggiore accettazione e sostegno nel mondo democratico. E ora siamo tornati a un’inversione inventata del conflitto razzista originario.

Come capirono i sovietici, le accuse di razzismo sono giustamente oggetto di orrore tra le persone civilizzate. Da qui l’attrazione di Amnesty e dei loro compagni di viaggio nel ritrarre Israele come uno Stato dove vige l’apartheid. Come ha spiegato questa settimana l’avvocato esperto di diritto internazionale Eugene Kontorovich, Israele = Apartheid non è altro che una versione leggermente aggiornata del mantra Sionismo = Razzismo indotto dall’Unione Sovietica e adottato in modo immorale dalle Nazioni Unite nel 1975 prima di essere abrogato.

Ancora una volta, come i sovietici, l’obiettivo principale di Amnesty non è il mondo arabo, è l’Occidente. Alla pari della propaganda dell’Autorità Palestinese e di Hamas, l’intenzione è quella di provocare indignazione in tutto l’Occidente, isolare e diffamare Israele tra i governi mondiali, gli organismi internazionali, le università e le imprese.

Questo rapporto provocherà anche un aumento della violenza, abusi e boicottaggi contro gli ebrei in Israele e gli ebrei che sostengono Israele nella diaspora, in un’era in cui gli attacchi antisemiti sono già al culmine e in aumento. Questo potrebbe non essere l’obiettivo di Amnesty nel produrre questo documento deformato, ma non possono essere così ciechi da non vederne le sanguinose conseguenze, che si sono verificate nel corso di decenni a seguito di rapporti, dibattiti, risoluzioni e fabbricazioni dei media analogamente deformati.

La definizione di antisemitismo da parte dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) include: “Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio, affermando che l’esistenza dello Stato di Israele è una impresa razzista”. Il governo britannico ha aderito alla definizione IHRA. Amnesty ha sede nel Regno Unito e la polizia britannica dovrebbe aprire un’inchiesta per avere diffuso queste gravi bugie antisemite.


ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grazie!) - e Facebook ?
Mito e organizzazioni parassitarie e criminali che non promuovono affatto i diritti umani, le libertà, il rispetto e la fraternità tra gli uomini, le genti, i popoli, le etnie, le nazioni, gli stati.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2404



"ISRAELE PRATICA L'APARTHEID VERSO I PALESTINESI". ECCO PERCHE' L'ACCUSA DI AMNESTY E' UNA VERGOGNA
Fiamma Nirenstein
2 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Quando Salman Rushdie, con quei 600mila dollari di taglia che gli pendevano sul capo, condannato a morte con una fatwa, affermò nel 2016 che Amnesty International era stata travolta da «un'autentica bancarotta morale», si riferiva alla sua resa all'Islam violento, ai suoi regimi e gang, alla paura, al suo sentimento antioccidentale, antiamericano, antisraeliano.
Questo viene oggi una volta di più sancito dal rapporto con cui questa organizzazione criminalizza lo Stato di Israele, e non solo la sua politica, ma l'esistenza stessa. Amnesty dichiara lo Stato Ebraico illegittimo in quanto coloniale e razzista. Non fondato per una scelta di autodeterminazione di una popolazione che torna a casa, non una decisione indispensabile alla sopravvivenza, non una scelta difesa con le unghie e con i denti contro un terrorismo sanguinario ed eserciti in movimento.
Il rapporto stilato dalla sezione inglese è una vergogna per l'organizzazione di cui invece si ricordano le battaglia per i dissidenti comunisti o contro l'apartheid (quello vero, del Sud Africa). Poi l'organizzazione è stata travolta dalla politica: lacune sistematiche nel denunciare abusi di diritti umani in Siria, in Iran, in Turchia, per avventarsi sugli Usa o sui Paesi europei; uno sguardo ideologico che confonde l'aggredito con l'aggressore; il terrorismo di Hamas giustificato; sguardo sull'immigrazione che criminalizza solo i Paesi di approdo. E un tripudio di odio contro lo Stato ebraico.
Il rapporto è un viaggio, come ha scritto Dan Diker, in 211 pagine di «realtà alternativa», il remake di un film del 1975 quando l'Onu votò «sionismo uguale razzismo», e poi ha cancellato il voto; o la conferenza di Durban nel 2001; o quando il giudice Richard Goldstone stilò nel 2009 un suo rapporto che disegnava Israele come un criminale di guerra, e poi nel 2011 pentito lo ritirò. Amnesty si avventura nella folle accusa di apartheid, mentre gli arabi sono al governo e nella Corte Suprema, negli ospedali, alla Knesset, all'università. Ovunque ti imbatti nella incredibile varietà di culture, religioni e razze di questo Paese che non si è mai arreso moralmente di fronte all'aggressione di eserciti e terroristi arabi. Amnesty usa il termine apartheid perché è il peggiore, indegno, destinato a scomparire, appunto come il Sud Africa. Con un'assoluzione collettiva urbi et orbi al terrorismo e alle guerre, simile a quello (Alan Dershowitz disse «Crimine di Guerra per Israele è tutto ciò che fa per difendere i propri cittadini»), della violazione sistematica dei diritti umani da parte palestinese.
Intorno a questa delegittimazione si costruisce un castello che Amnesty pretende costruito su prove (proprio come fece Goldstone). Ma la delegittimazione invece appare vecchia e rifritta, e suggerisce che il popolo ebraico non sia originario di Israele, che gli ebrei segreghino i palestinesi in nome di ideali suprematisti, che i check point siano un gesto di arroganza razzista, e non una necessità senza la quale gli assassini, come è avvenuto, colpiscono a migliaia; il contesto è cancellato, Israele impone la sua morsa a un mondo innocente. In realtà, appena si apre uno spiraglio col mondo arabo, si può osservare il caleidoscopio dei mille ruoli degli arabi israeliani mescolati con la società di Tel Aviv e di Haifa; e della passione con cui ci si precipita a fraternizzare con i Paesi del patto di Abramo. Le balle di Amnesty fanno uso di un linguaggio sovversivo sotto la copertura del tema dei diritti umani e il mondo intero dovrebbe chiedere all'organizzazione di chiedere scusa per questo.
La delegittimazione di Israele è il vero sfondo su cui si basa l'incitamento antisemita e lo scopo terrorista di distruggere Israele: se Israele è un Paese ignobile, gli ebrei sono degni di quelle manifestazioni che ormai sconvolgono il mondo in cui si urla «Hitler aveva ragione» e «Fuck the jews». Così funziona la logica pubblica, e, nello stesso paradigma, l'Iran ha ragione quando dichiara di voler distruggere Israele. Amnesty quindi ha agito in maniera irresponsabile fregiandosi di un bene morale, i diritti umani, che appartiene a tutti: mostra con prosopopea quella medaglia, ma in realtà la fa a pezzi. Denuncia i torti che gli arabi secondo lei ricevono da Israele, e non le centinaia di migliaia di morti per mano di Bashar Assad, né la tortura quotidiana di essere un cittadino del regime autoritario di Gaza.



Menzogne e calunnie demenziali per demonizzare, criminalizzare e disumanizzare, per istigare alla paura, al disprezzo e all'odio etnico-ideologico-politico-religioso, al fine di depredare, schiavizzare e impedire il libero esercizio dei diritti umani, civili, economici e politici del prossimo.
viewtopic.php?f=196&t=2942
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8357587395



ISRAELE: "RESPINGIAMO TUTE LE FALSE ACCUSE CONTENUTE NEL RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL"
2 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

“Lo stato di Israele respinge senza mezzi termini tutte le false accuse che compaiono nel rapporto che Amnesty ha in programma di pubblicare domani – afferma una nota diffusa lunedì dal Ministero degli esteri israeliano – Il rapporto ricicla e rafforza bugie, incongruenze e affermazioni infondate che provengono da note organizzazioni di odio anti-israeliano, il tutto con l’obiettivo di spacciare merce avariata in una nuova confezione. Ripetere più e più volte le stesse menzogne non trasforma le menzogne in realtà: piuttosto scredita Amnesty”.
Il falso rapporto di Amnesty, prosegue la nota, “fa ricorso a doppi standard e demonizzazione per delegittimare Israele: sono esattamente gli elementi di cui si compone l’antisemitismo moderno. Il rapporto nega il diritto d’Israele ad esistere come stato nazionale del popolo ebraico. Il linguaggio estremista e la distorsione del contesto storico sono pensati per demonizzare Israele e gettare benzina sul fuoco dell’antisemitismo. Pochi giorni dopo la Giornata Internazionale della memoria della Shoah, ancora una volta scopriamo che l’antisemitismo non è solo un fatto della storia, ma purtroppo fa anche parte della realtà odierna. Proprio lo scorso fine settimana, degli ebrei sono stati aggrediti a Londra per il solo fatto di essere ebrei. Il rapporto di Amnesty funziona di fatto come un via libera a questi e altri aggressori per colpire non solo Israele, ma gli ebrei di tutto il mondo”.
“Lo stato di Israele – ricorda il comunicato del Ministero degli esteri – è una democrazia forte e vivace che garantisce a tutti i suoi cittadini eguali diritti, indipendentemente da etnia e religione. Lo stato d’Israele è stato istituito come la sede nazionale del popolo ebraico, con un ampio sostegno internazionale, alla luce dell’insegnamento della Shoà”: as the national home of the Jewish people dice la nota di Gerusalemme, citando testualmente la Dichiarazione Balfour adottata dalla Società delle Nazioni come testo di diritto internazionale, poi sfociata nella risoluzione 181 del 1947 che prevedeva esplicitamente la nascita di uno “stato ebraico”.
Invece Amnesty, denuncia il Ministero israeliano, “critica l’esistenza stessa dello stato d’Israele come stato nazionale del popolo ebraico e nega di fatto il suo diritto di esistere”. E rincara: “Non sorprende che questo rapporto venga pubblicato dalla filiale britannica di Amnesty International e sotto gli auspici del Segretariato Generale dell’organizzazione. Quella filiale è nota per essere contaminata da razzismo e xenofobia e in passato il Segretariato Generale dell’organizzazione ha accusato Israele, senza alcuna prova o base fattuale, di aver ucciso Yasser Arafat. Non sorprende che Amnesty abbia impiegato otto anni per fare marcia indietro da quella accusa grave e infondata”. Il Ministero chiede ad Amnesty di fare subito marcia indietro rispetto al rapporto che ha in programma di pubblicare, confidando che questa volta l’organizzazione non ci metta così tanto tempo. E conclude: “Lo Stato d’Israele continuerà a promuovere i valori di democrazia e inclusione, alla cui luce è stato istituito e continua ad esistere”.
Il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid ha personalmente commentato: “Un tempo Amnesty era un’organizzazione stimata che tutti rispettavamo. Oggi è l’esatto contrario. Non è un’organizzazione per i diritti umani, ma solo un’ennesima organizzazione estremista che riecheggia la propaganda senza un’analisi seria. Invece di controllare i fatti, Amnesty ripete bugie diffuse da organizzazioni terroristiche. Cinque minuti di seria verifica dei fatti bastano per constatare che i fatti riportati nel rapporto sono un’illusione avulsa dalla realtà. Israele non è perfetto, ma è una democrazia impegnata verso il diritto internazionale e aperta alle critiche, con una stampa libera e una forte Corte Suprema. Amnesty non definisce ‘stato dell’apartheid’ la Siria, un paese il cui governo ha ammazzato mezzo milione di propri cittadini, né l’Iran o qualsiasi altro regime corrotto e omicida in giro per il mondo. Detesto dover usare l’argomento che se Israele non fosse uno stato ebraico, nessuno in Amnesty oserebbe attaccarlo in questo modo, ma in questo caso non si può fare altrimenti”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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