Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » gio apr 19, 2018 1:44 pm

Berlino, il video dell'aggressione antisemita ai danni di un giovane ebreo. Preso a cinghiate in pieno giorno
18 aprile 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... no/4300158

Solo perché indossava una kippah un giovane ebreo è stato aggredito a Berlino nel pomeriggio di martedì 17 aprile 2018. A denunciarlo è la pagina Facebook Jfda (acronimo del Forum degli ebrei per la democrazia e contro l’antisemitismo) che ha pubblicato un video dell’accaduto, registrato dalla vittima dell’aggressione. Uno dei presunti autori colpisce la vittima con la cintura apostrofando il giovane come “Yahudi ” (in arabo “ebreo”). La Polizia di Berlino ha confermato l’incidente di fronte al Jfda e ha avviato le indagini.

Secondo quanto riferito dalla polizia, prima della scena proposta nel filmato, l’aggressore avrebbe tentato di colpire la vittima brandendo una bottiglia di vetro. Le autorità spiegano che stanno vagliando le posizioni di tre persone, tutte accusate di insulto e aggressione.


SCOOP: L’ISRAELIANO PRESO A CINGHIATE DA UN MUSULMANO NON E’ EBREO
19/04/2018

https://www.facebook.com/IsraelAkshav/v ... 4523770658

Adam Armush, 21 anni, è il ragazzo israeliano che ha ripreso con il suo cellulare un ragazzo arabo che ieri a Berlino gli ha urlato «Ebreo! Ebreo!» mentre lo prendeva a cinghiate in pieno giorno. La polizia ha confermato si sia trattato di un episodio di antisemitismo ma la notizia è che Adam non è ebreo. Nato a Haifa da una famiglia araba, si è stabilito a Berlino per studiare medicina veterinaria. «Ho indossato la kippah – il copricapo ebraico – per dimostrare alla polizia, ai tedeschi e al mondo che gli ebrei non sono più sicuri per le strade di Berlino» ha detto Armush intervistato in un’emittente televisiva locale.
A Berlino vivono venticinquemila ebrei e quasi cinquemila israeliani.





Berlino, aggressione antisemita a due giovani ebrei. Il governo: "Intollerabile"
Una delle vittime ha filmato e postato l'attacco su Internet. Dal primo maggio in Germania entrerà in carica un delegato governativo contro l'antisemitismo
18 aprile 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/04 ... -194200604

ROMA - Ieri sera due giovani ebrei, di 21 e 24 anni, sono stati aggrediti da tre persone a Berlino, nel quartiere di Prenzlauer Berg. Entrambi indossavano la tradizionale kippah ebraica. Secondo la polizia, citata da Bild online, si tratta di un'aggressione di stampo antisemita.

Uno dei ragazzi aggrediti, colpito con la cintura, ha filmato l'accaduto con il suo smartphone, riprendendo l'aggressore che gli urlava in arabo "Jahudi!" e lo colpiva più volte. "Io ti sto filmando", lo ha anche avvertito. A questo punto uno dei compagni dell'aggressore lo ha trascinato via. Nel video si sente gridare una donna che annuncia, in inglese, di chiamare la polizia, "I call the police!". Poi il giovane aggredito esclama: "Ebreo o non ebreo, dovrai fare i conti con questo".

Non c'è stata alcuna lite prima che arrivassero i colpi e gli insulti ha spiegato alla tv israeliana il ventunenne. "Stavamo camminando tranquillamente, e non avevamo parlato con nessuno", procede la testimonianza, quando sono arrivati all'improvviso tre uomini che hanno iniziato a insultare. I due prima li hanno ignorati, poi il 24enne, tedesco, ha chiesto agli aggressori che smettessero. "A questo punto si sono arrabbiati e uno di loro è corso verso di me", afferma il 21enne colpito con la cintura. Una delle vittime ha raccontato che il principale assalitore parlava "un dialetto siriano".

Questa aggressione "è intollerabile", ha detto la portavoce del governo Merkel, Ulrike Demmer, in conferenza stampa, sottolineando che attacchi del genere minano la tenuta di una società democratica. Il governo ha sottolineato che dal primo maggio entrerà in carica un delegato governativo proprio contro l'antisemitismo. "Vogliamo che i cittadini di religione ebraica si sentano sicuri in Germania", ha aggiunto.

La ministra della Giustizia tedesca, Katarina Barley, ha twittato: "E' insostenibile che ebrei in Germania siano attaccati all'aperto in strada, nel centro di Berlino. È una vergogna per il nostro Paese. L'antisemitismo non deve mai più trovare posto in Germania. Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere la vita degli ebrei in Germania".

Anche il ministro agli Affari esteri, Heiko Maas, ha twittato: "È insostenibile che giovani uomini siano attaccati da noi solo perché indossano la kippah. Gli ebrei non dovrebbero mai sentirsi minacciati da noi. Siamo responsabili della protezione della vita degli ebrei".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab mag 19, 2018 8:32 am

???

La dottrina della “razza superiore”: il legame fra Israele ed il mondo del Sionismo
di James Petras

http://contropiano.org/documenti/2016/0 ... smo-078006

La sola e più grande conquista di Israele e delle sue missioni oltreoceano non è stata tanto il successo materiale, o la vittoria militare nei confronti di milioni di palestinesi disarmati, ma è stata ideologica: la diffusa accettazione negli USA di una dottrina che recita: “gli Ebrei sono una razza superiore”.

A parte piccole sette di estremisti di destra che esibiscono un anti-semitismo viscerale e denigrano qualsiasi cosa sia di origine ebraica, pochissimi accademici e politici, ha voglia di interrogarsi su questa dottrina Suprematista. Al contrario, esiste un’incurabile tendenza ad accrescerla, accettandola e valorizzandola.

Per esempio, nell’agosto del 2015, il vice presidente USA, Joseph Byden attribuì una “genialità speciale” agli Ebrei; fu questa una lusinga così servile che imbarazzò anche gli intellettuali liberali della New York ebrea.

Il ruolo predominante di Israele nell’impostazione della politica americana in Medio Oriente è in massima parte prodotto dal successo che essa ha nel reclutamento, nella socializzazione e nel motivare gli Ebrei d’oltreoceano; ciò gli dà il potere di comportarsi come forza organizzata e legittimata ad intervenire nella politica USA, e ad imporre così la propria agenda.

Che cosa motiva gli Ebrei americani, cresciuti e educati negli States, a servire Israele? Dopotutto sono individui che hanno prosperato, raggiunto elevato status sociale e occupato le posizioni più prestigiose e di maggior responsabilità nel paese. Perché dovrebbero ripetere a pappagallo le politiche di Israele e seguire i diktat dei leaders israeliani (un regime tutto sommato straniero), attenendosi alla loro agenda violenta, coloniale e razzista?

Che cosa lega una maggioranza composta di Ebrei privilegiati ed altamente formati al regime Israeliano più rabbiosamente di destra nella storia, – una relazione questa, che in realtà esaltano?

Che cosa trasforma dei fiorenti, agiati ebrei americani in bulli vendicativi, disposti e capaci di ricattare, intimidire e punire qualsiasi voce dissidente tra i loro compatrioti, siano essi Cristiani o Ebrei, che ha osato criticare Israele?

Che cosa impedisce a molti Ebrei intelligenti, progressisti e liberali, di farsi delle domande, in tutta franchezza, riguardo all’agenda di Israele, e nello specifico, affrontare il ruolo degli zeloti sionisti che fungono da quinta colonna di Tel Aviv contro l’interesse degli Stati Uniti?

Esistono numerosi fattori storici e personali che possono e devono essere presi in considerazione per meglio comprendere questo fenomeno.

In questo breve saggio voglio focalizzarmi su di uno: l’ideologia per la quale si afferma che “gli Ebrei sono una razza superiore”. Il concetto che gli Ebrei, sia per formazione genetica e biologica, che culturale, storica e/o familiare, hanno delle qualità speciali che gli permettono di assurgere ad un livello univocamente superiore a quello “inferiore” dei non-Ebrei.

Procederemo tratteggiando il profilo che determina l’ideologia Suprematista Ebrea, e quindi avanzeremo le nostre critiche.

Termineremo valutando le conseguenze negative di questa ideologia e proporremo un’alternativa democratica.

Suprematismo Ebraico

Esponenti del Suprematismo Ebraico (SE) citano di frequente prestigiosi premi, successi mondiali ed alti onori che, secondo loro esagerando, sono stati raggiunti da persone di razza Ebraica, in maniera spropositata.

Il ragionamento fila: sebbene gli Ebrei rappresentino meno dello 0.2% della popolazione mondiale, ben il 24% ha vinto il premio Nobel statunitense; più del 30% dei professori e degli studenti della Ivy League sono Ebrei; e hanno creato la maggioranza delle majors cinematografiche e teatrali americane, nonché di produttori televisivi.

Citano il “numero sproporzionato” di scienziati, medici specializzati, avvocati e miliardari.

Continuano citando geni del passato come Einstein, Freud e Marx.

Indicano in Mosè e Abramo i fondatori delle religioni monoteistiche più grandi nella storia del mondo.

Rivendicano con orgoglio, l’esistenza di un’ unica e sola tradizione nell’ istruzione, che affonda le proprie radici in secoli di insegnamento della dottrina del Talmud.

Gli Ebrei suprematisti non perdono mai l’ occasione per citare il “background Ebraico” di qualsiasi personaggio pubblico contemporaneo altamente professionalizzato, sia che egli abbia a che fare con lo spettacolo, l’editoria, il campo della finanza o qualsiasi altro settore della vita americana.

Sembra un gioco di parole, ma ”grandi talenti in sovrannumero, da una minoranza sproporzionata” è divenuto il mantra foriero di una sedicente “élite meritocratica” …e per giustificare un benessere dei privilegi e un potere sproporzionati…e un’altrettanta influenza…

Sfidando i miti degli Ebrei Suprematisti.

Esistono seri problemi ad affrontare le rivendicazioni dei Suprematisti Ebrei.

Per secoli la “saggezza” Ebraica è stata limitata a esegesi testuale di un dogma religioso; testi pieni di superstizione e controllo sociale, come di cieca intolleranza, che non produsse né argomentazioni ragionate né contribuirono a un progresso scientifico ed umano.

Note di formazione ebraica si ritrovano in pensatori come Spinoza, che si rivoltò contro i guardiani del ghetto e rigettò i dogmi della tradizione ebraica.

Scienziati degni di nota si sono distinti nell’ambito del lavoro e dello studio anche se non-Ebrei e in istituzioni non-Ebraiche, come le università o i centri d’insegnamento nell’Ovest del paese.

La maggior parte degli studiosi Ebrei di fama mondiale ha integrato e contribuito a rendere predominanti istituzioni non-Ebraiche (Musulmane e Cristiane) e secolari d’insegnamento professionale.

Storicamente, persone di gran talento e di origine ebraica, hanno avuto successo proprio rinunciando alle quotidiane costrizioni della vita in stile Ebraico, ai sorveglianti rabbinici e alle istituzioni Ebraiche stesse. La maggioranza dei notevoli scienziati contemporanei, inclusi i vincitori dei premi Nobel citati così di frequente, ha poco o quasi nulla a che fare con il Giudaismo! I loro contributi hanno a che fare invece con la cultura d’integrazione molto secolare nella quale hanno prosperato intellettualmente; nonostante le espressioni di crudo anti-semitismo in gran parte della società.

In secondo luogo, i Suprematisti Ebrei persistono nel rivendicare una sorta di “credito razziale” per i successi raggiunti da alcuni, che invece, pubblicamente, hanno rinunciato, denunciato e preso le distanze dal Giudaismo e hanno finito per rimuovere qualsiasi concetto di Israele come loro patria spirituale. Il loro prestigio universale gli ha evitato di essere etichettati come apostati o addirittura come “auto-lesionisti”. Albert Einstein, citato spesso dai Suprematisti come esempio più alto di “genio Ebraico”, denunciò i crimini di guerra di Israele e mostrò sempre sdegno per qualsiasi identità di origine tribale. Nella loro epoca, Marx e Trotskij, come la maggior parte degli Ebrei Europei emancipati, diedero il proprio apporto: s’impegnarono in organizzazioni universali, attaccando frontalmente l’intero concetto che gli Ebrei erano un “popolo speciale”, scelto da un’autorità divina (o dai Sionisti dell’ultima ora).

Terzo, i Suprematisti redigono una lista di Ebrei virtuosi molto selettiva, omettendo però settori della vita ed attività dove gli Ebrei hanno giocato un ruolo negativo o altamente distruttivo in modo sproporzionato.

Dopotutto, è il “genio” Ebraico che rende Israele paese leader nell’esportazione di armi, nella produzione dei più invasivi sistemi di spionaggio ad alta tecnologia, fino a essere fra i maggiori fornitori di consiglieri o torturatori militari o paramilitari, che da sempre collaborano con gli squadroni della morte dei regimi dittatoriali in Africa o America Latina?

Fra i vincitori del Premio Nobel per la pace ci sono tre Primi Ministri israeliani che a loro tempo intrapresero delle guerre di pulizia etnica contro milioni di Palestinesi, e contribuirono a espandere gli insediamenti razzisti, “per soli Ebrei”, in tutti i territori occupati della Palestina.

I nomi includono quello di Menachem Begin (noto terrorista e attentatore di carriera), Yitzhak Rabin (militarista, assassinato da un terrorista Ebreo ancora più militarista) e Shimon Peres.

Fra gli ebrei americani i Nobel “pacifisti” rispondono al nome di Henry Kissinger, il supervisore del brutale e illegale conflitto statunitense contro l’Indocina, che causò quattro milioni di morti vietnamiti; che elaborò il “modello per un cambio di regime”, attraverso il rovesciamento del governo democraticamente eletto del presidente cileno Allende e condannò il Cile a decenni di stato di polizia e di terrore; e che infine supportò la distruzione di Timor Est in Indonesia!

In altre parole, questi destinatari di premi Nobel, che i Suprematisti citano come “esempi di Supremazia Ebraica”, hanno seminato e reso prigionieri di terrore e ingiustizia innumerevoli popoli e nazioni nel mondo; donando al Nobel per la pace un segno distintivo di dubbio valore.

Fra i più grandi miliardari imbroglioni della recente storia degli Stati Uniti, troviamo una percentuale sproporzionata di Ebrei Americani; singolarmente nessun di loro è menzionato dai Suprematisti nella loro consueta litania: Bernard Madoff ha truffato più di 50 milioni di dollari ai suoi clienti; Ivan Boesky, Michael Milken e Marc Rich sono nomi molto noti che fanno aggiungere la caratteristica del “genio Ebraico”, all’elenco di mega criminali della finanza.

Fra i meno rispettabili degni di nota, i cui successi materiali sono stati macchiati da debolezze personali, abbiamo il miliardario pedofilo e pappone, Jeffry Epstein; il presidente del Fondo Monetario Internazionale, Dominic Strauss Kahn, stupratore e dissoluto, l’imprenditore “nudista” Dov Charney, e il suo “cliente seriale”, il Governatore di New York Elliot Spitzer, Anthony Weiner, membro del Congresso ed esibizionista ed infine l’ impresario dello sport, e amante del divertimento che affossò la FIFA, Chuck Blazer.

E’ insolito, che nessuno di questi personaggi così straordinariamente di successo sia stato citato come esempio di Supremazia Ebraica.

Mentre riflettiamo sui milioni di rifugiati di guerra spinti verso di noi dal vicino Oriente o dal Nord Africa, dovremmo dare credito al ruolo di ideologi e politici statunitensi neo-conservatori o neo-liberali, una sproporzionata percentuale dei quali è Ebrea. Milioni di lavoratori cileni dovettero subire, come Milton Friedman ed i suoi Chicago Boys “avevano avvertito” il dittatore cileno Augusto Pinochet ed il suo smantellamento dello stato sociale (anche se dovette ricorrere all’assassinio di molti sindacalisti!). Ayn Rand (Alyssa Rosenbaum) e i suoi fanatici epigoni del libero mercato hanno fatto a pezzi ogni legislazione sociale progressista e trasformato le più retrograde forme di egoismo in una religione della “superiorità”.

Il disastroso conflitto statunitense contro l’Iraq fu in gran parte organizzato, promosso e giustificato da una sproporzionata percentuale di Ebrei americani (Sionisti), inclusi politici delle amministrazioni Bush e Obama come Paul Wolfowitz, Douglas Feith, Elliott Abrams, Dennis Ross, Martin Indyk, David Frum, Shulsky, Levey, Cohen, Rahm Emanuel ecc… Questi personaggi continuano a insistere per una guerra contro l’Iran, e dovrebbero essere visti come i “padrini” delle tragedie di Iraq, Siria e Libia, da dove sono fuggiti milioni di profughi.

La più grande e grave crisi finanziaria dalla Grande Depressione fu largamente dovuta alle politiche finanziarie del presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan. Il piano di salvataggio di Wall Street da tremila miliardi di dollari attuato da Ben Shalom Bernacke e Stanley Fischer, mentre, nel frattempo, Janet Yellen ignorava la piaga di milioni di americani che perdevano la casa a causa dell’esclusione dai mutui. In sintesi, i Suprematisti Ebrei dovrebbero orgogliosamente attribuirsi il merito anche per gli Ebrei Americani che si sono resi responsabili in modo sproporzionato della gran parte dei fallimenti della politica estera ed economica dei giorni nostri, incluse le orribili sofferenze che essi hanno comportato!

Tornando al normale mondo del crimine, i gangsters Ebreo/Russi, dominano e si dividono la loro supremazia con la Mafia italiana a New York, Los Angeles, Las Vegas, Miami ed in alcune zone di diverse città dell’area, fa mostra del loro “genio speciale” nell’estorsione e nell’omicidio, sapendo che possono sempre trovare un approdo sicuro nella “Terra Promessa”!

Sul fronte culturale, invece, grandi scrittori, artisti, musicisti e scienziati, non provengono da Israele. Pochissimi sono emigrati nello Stato di Israele, mentre molti altri intellettuali e artisti degni di nota hanno deciso di lasciare il paese, respinti da uno stato di apartheid razzista, intollerante e repressivo e da un sistema di società favorito dai Suprematisti Ebraici.

CONCLUSIONI

Il documento, quindi, non fornisce alcuna base storica per le affermazioni rese dai Suprematisti Ebraici: ciò che è stato citato come il “genio Ebraico” senza comparazione, si tramuta in una lama a doppio taglio: dimostra il bene come il male.

L’affermazione di un monopolio dell’insegnamento di alto valore accademico, deve necessariamente essere esteso fino ad includere anche gli autori ebrei dei peggiori disastri finanziari e di politica estera; anche loro sono dei “grandi uomini”.

Donazioni di uomini della finanza miliardari, tutti “geni”, hanno finanziato i crimini di guerra dello stato di Israele e reso possibile

l’espansione dei violenti coloni Ebrei in tutta la Palestina occupata; diffondendo solo miseria ed esodo coatto per milioni di persone.

In tutta onestà, i più noti imbroglioni Ebrei nell’America contemporanea sono stati imparziali: “Bernie” Madoff è riuscito a truffare Ebrei e Goys (dall’yiddish “popolo” i cosiddetti Gentili), magnati di Hollywood e filantropi di New York; non è stato schizzinoso su chi “pelare”.

L’ultima moda fra i Suprematisti Ebraici, i cosi detti “genetisti”, è stata di carpire ad altri la scoperta di “geni” speciali e unici che predisporrebbero gli Ebrei a “sentire l’olocausto” ed anche ad ereditare l’esperienza della sofferenza da antenati ormai defunti da lungo tempo. Alcuni “scienziati”, dovrebbero fare molta attenzione. Gilad Altzom, artista jazz e saggista, ironicamente nota: “Così facendo finirà col mettere gli anti-semiti fuori dal business”.

In ultima analisi, gli Ebrei che si fanno assorbire da un sistema di società diversa dalla loro, quelli che si uniscono in matrimoni interrazziali ma anche quelli che non seguono questi stili di vita, sono comunque tutti prodotti dello stato sociale nel quale loro stessi vivono e (come tutti) sono gli artefici delle funzioni che decidono di agire al suo interno.

Nel passato, in modo del tutto inequivocabile, una grandissima percentuale di Ebrei scelse di combattere per i valori umani universali, rifiutando la nozione di popolo eletto.

Oggi una fortissima percentuale di Ebrei colti, ha scelto di abbracciare il dogma Suprematista “etno-religioso”, che li lega a uno stato militarista e di apartheid pronto a trascinare il mondo in una guerra globale.

Mai dimenticare! Le dottrine Suprematiste razziali hanno condotto la Germania nel baratro di un cieco sodalizio fra guerra mondiale e totalitarismo, a causa del quale perirono milioni di persone.

Sono sempre di più gli Ebrei, specie i più giovani, che si sentono respinti dai crimini di Israele perpetrati nei confronti dell’umanità. Il prossimo passo per loro (e per noi) deve essere quello di affrancarsi e criticare, demistificare e sollevarsi contro la tossica ideologia Suprematista che collega la potente composizione nazionale del potere Sionista e dei suoi cloni politici, ad Israele.

Il problema alla radice, quindi, non è genetico, ma è pura idiozia politica collettiva: una folle ideologia, la quale pretende che una scelta élite possa per sempre dominare e strumentalizzare la maggioranza del popolo americano. Verrà il momento in cui i disastri accumulati costringeranno gli Americani ad arretrare, smascherando questa élite, rigettando le sue dottrine Suprematiste.

Speriamo che agiranno con passione, guidati dalla ragione.

17 aprile 2016 - © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: 17 aprile 2016, ore 14:41 stampa



Biografia di Menachem Begin
Tratto da “OP: settimanale di fatti e notizie” di Mino Pecorelli - 16 gennaio 1979

https://www.disinformazione.it/biografia_begin.htm

Nato a Brest Litovsk, Polonia, nel 1913. (Brest è in Bielorussia e non in Polonia)
Nel 1939, all'inizio della guerra, diserta dall'esercito polacco e si arruola in quello sovietico.
Alla fine della guerra, ottiene dall'Armata Rossa l'autorizzazione a recarsi in Palestina per compiere una missione speciale.
In Palestina, per meglio iniziare l'azione terroristica alla quale era stato assegnato dai sovietici, si arruola nell'esercito britannico.
Nel 1946 abbandona l'esercito britannico e aderisce alla Irgun Zvai Leumi, di cui diventa ben presto il capo. Organizza e dirige l'attività terroristica della Irgun, sia contro gli arabi che contro gli inglesi.

Il 25 aprile 1946 guida personalmente un commando che attacca un garage inglese uccidendone tutto il personale addetto.

Il 22 luglio 1946 è alla testa del gruppo di terroristi che fa esplodere l'hotel King David provocando la morte di 97 persone, in gran parte ammalati, feriti, medici e infermiere (l'hotel era adibito a ospedale militare).

Il 1 marzo 1947 uccide due ufficiali britannici in un circolo militare inglese.

Il 18 aprile uccide un passante con una bomba, in una azione intimidatoria terrorista. Due giorni dopo lancia un'altra bomba contro un ospedale della Croce Rossa Internazionale di Gerusalemme.

Il 12 luglio 1947 con alcuni compagni rapisce due sottufficiali inglesi appena ventenni, Mervyn Paice e Clifford Martin: li tortura a lungo e li impicca poi con fil di ferro. Ai due cadaveri lega una bomba che ferisce i soccorritori sopraggiunti.

Tre mesi dopo dirige una rapina ad una succursale della Barclay's Bank e, nel fuggire col bottino, uccide quattro agenti di servizio.

Nel febbraio 1948 dirige un gruppo di terroristi in un attacco contro un ospedale inglese di Gerusalemme: risultato, tre militari feriti vengono assassinati nei loro letti.

Il 10 aprile 1948, il più odioso e più noto dei crimini delle lotte in Palestina: Begin mette a punto e dirige personalmente l'azione di rappresaglia contro il villaggio arabo di Deir Yassin, con l'uccisione a sangue freddo di tutti e 254 i suoi abitanti, compresi i vecchi, gli infermi e i bambini in fasce.

Azioni analoghe saranno volute, da Begin capo del governo di Israele, contro villaggi arabi al di là della frontiera libanese: le vittime, migliaia.



MENACHEM BEGIN, ebreo e Premio Nobel: - La nostra Razza è divina, gli altri sono solo escrementi umani.

https://www.facebook.com/rothschildanti ... =1&theater
https://www.facebook.com/22217108115385 ... 8475802446

La citazione che segue è terribilmente spaventosa e macabra allo stesso tempo. Proviene da un Premio Nobel per la Pace. La cosa sorprendente è che il mondo politico occidentale è consapevole ed è cosciente di ciò. Vi lascio leggere e apprezzare questa citazione col suo giusto valore.

"La nostra razza è la Razza dei maestri. Siamo dei divini su questo pianeta. Noi siamo tanto diversi dagli esseri umani inferiori che restano degli insetti. Infatti, rispetto alla nostra razza, le altre razze sono bestie, animali, bovini al massimo. Le altre razze sono escrementi umani. Il nostro destino è quello di governare queste razze inferiori. Il nostro regno terreno sarà governato dal nostro leader con una verga di ferro. Le masse leccheranno i nostri piedi e ci serviranno come schiavi. "(Menachem Begin, Premio Nobel per la Pace 1978)

Avete letto bene???
Questa citazione è di Menachem Begin, Nobel per la pace 1978. Non credo che un uomo saggio e sensato possa esprimersi così. Queste sono le parole di un semplice psicopatico. E questo psicopatico ha ricevuto il premio Nobel. Ciò dimostra che i dadi sono truccati. Tutti i leaders occidentali sono stati molto orgogliosi e molto felici di stringere la mano a questo demente.
http://fr.gloria.tv/?media=444530

La citation ci-dessous est effarante et effrayante en même temps. Elle émane d’un prix Nobel de la paix. Le plus étonnant, c’est que le monde politique occidental, en a connaissance et en est conscient. Je vous laisse lire et apprécié cette citation à sa juste valeur.

« Notre race est la race des Maîtres. Nous sommes des dieux divins sur cette planète. Nous sommes aussi différents des races inférieures que les humains le sont des insectes. En fait, comparé à notre race, les autres races sont des bêtes et des animaux, un bétail au mieux. Les autres races sont comme l’excrément humain. Notre destin doit être de régner sur ces races inférieures. Notre royaume terrestre sera gouverné par notre chef avec une baguette de fer. Les masses lècheront nos pieds et nous servirons comme des esclaves. » (Menahem Begin, Prix Nobel de la PAIX 1978)

Vous avez bien lu. Cette citation est de Menahem Begin, Prix Nobel de la PAIX 1978 Je ne pense pas, qu’un être censé, normalement constitué, puisse s’exprimer ainsi. Ce sont là des paroles d’un psychopathe purement et simplement. Et ce psychopathe a reçu un prix nobel. Là çà vous montre que les dés sont pipés. Les dirigeant occidentaux sont tout fières et tout content de serrer la mains à ces psychopathe.
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab mag 19, 2018 8:34 am

Suscitare l’odio contro Israele per mezzo delle false citazioni

http://veromedioriente.altervista.org/f ... sraele.htm

Premessa: tratto da qui, qui e qui
https://bugiedallegambelunghe.wordpress ... -citazioni
https://bugiedallegambelunghe.wordpress ... -citazione
https://bugiedallegambelunghe.wordpress ... una-verita

Ovviamente attribuire false dichiarazioni a scopo diffamatorio è un metodo molto praticato e che continua ad avere un discreto successo. In una discussione con chi “odia non gli ebrei ma i sionisti” ve le sentirete ripetere più e più volte. Sono utili per avvalorare la tesi dei “sionisti assetati di terra e sangue”. Ci sono delle pagine che detengono il record delle false citazioni. Una è Miftah.
http://www.miftah.org


Le citazioni “storiche”


Tra le “frasi memorabili” disponibili sul sito Web del MIFTAH una è attribuita al Presidente Heilbrun:

“Dobbiamo uccidere tutti i palestinesi a meno che non si rassegnino a vivere qui come schiavi”.

Fonte : Heilbrun Presidente del Comitato per la rielezione del generale Shlomo Lahat, il sindaco di Tel Aviv, ottobre 1983

Indagine: La citazione si trova su numerosi siti anti-israeliani, oltre a MIFTAH, ma i fatti non hanno fondamento. Mentre Shlomo Lahat è stato effettivamente rieletto sindaco di Tel Aviv nel 1983, non c’ è mai stato un qualsiasi “Heilbrun presidente.” La citazione è stata fatta risalire a un libro del 1988, “La storia nascosta del sionismo”, del radicale marxista Ralph Schoenman (respinto dai più autorevoli storici come un teorico della cospirazione folle), ed è una delle tante citazioni fittizie che si trovano nel libro, attribuite a leader israeliani. Secondo Schoenman, la citazione di Heilbrun era stata ascoltata ed era arrivata a lui tramite “conversazioni privatee:

Citato da Fouzi El-Asmar e Salih Baransi durante le discussioni con l’autore, ottobre 1983

Inutile dire che le referenze di Schoenman, delle quali si nutrono molti siti web anti-israeliani, lasciano molto a desiderare. CAMERA ha contattato l’ex sindaco Lahat che attesta non esserci mai stato un impiegato, del quale abbia sentito parlare o che abbia conosciuto, denominato “Presidente Heilbrun,” e che quanto segnalato non ha mai avuto luogo. Lahat ha inoltre sottolineato che non avrebbe mai permesso a nessuno dei suoi dipendenti di fare tali dichiarazioni, in quanto contraddicono completamente i propri sentimenti verso i palestinesi.

Anche qui

Il Rev. Alex Awad ha accettato di rimuovere una falsa citazione, attribuita al primo ministro israeliano, David Ben Gurion, da un DVD intitolato “Una prospettiva palestinese del conflitto arabo-israeliano.”

Questo DVD, che era disponibile a $ 10 al negozio di souvenir del Bethlehem Bible Collage nel corso dell’incontro ” Cristo al Checkpoint” nel marzo 2012, faceva parte degli “articoli in promozione” del Rev. Awad, come il racconto della storia di sua madre, Huda Awad, che allevo’ da sola sette figli, dopo che suo marito fu tragicamente ucciso in un fuoco incrociato, durante la guerra del 1948. Awad forniva anche una cronologia malamente distorta del conflitto arabo-israeliano. Uno dei momenti più eclatanti della sua presentazione fu il suo uso di una citazione falsamente attribuita al primo ministro israeliano, David Ben Gurion. Durante il suo discorso, il Rev. Alex cita Ben Gurion che avrebbe detto

“Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre, e il taglio di tutti i servizi sociali per liberare la Galilea della sua popolazione araba”.

La citazione è attribuita a Ben-Gurion in ”A Biography”, di Michael Ben-Zohard (Delactore, New York 1978). La citazione non compare in questo testo, né sembra essere nell’altro documento regolarmente citato come fonte – il memorandum Koenig, su come trattare con i cittadini arabi di Israele, pubblicato nel 1976. La citazione, come altre falsamente attribuite a Ben Gurion, appare regolarmente su siti web anti-israeliani.

CAMERA ha informato il Rev. Awad che la citazione è falsa. In risposta, il Rev. Awad ha ringraziato per averlo avvisato e ha assicurato che sarà rimossa dalle edizioni future del DVD.

Il Rev. Awad è decano a tempo pieno e istruttore al Betlemme Bible College di Betlemme, ed è un partner della Commissioned Mission dei ministeri globali della Chiesa Metodista Unita. E’ stato un sostenitore di spicco della risoluzione che chiede all’UMC di cedere tre società in affari con Israele. La risoluzione non è stata accettata.

“Ogni volta che facciamo qualcosa tu mi dici: l’America farà questo e farà quello. . . Voglio dirti una cosa molto chiara: Non preoccuparti della pressione americana su Israele. Noi, il popolo ebraico, abbiamo il controllo America, e gli americani lo sanno.”

Fonte, attribuiti nelle versioni internet: Il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, 3 ottobre 2001, a Shimon Peres, riportata dalla Radio Kol Israel. La dichiarazione appare anche come: “controlliamo l’America.”

Si tratta di una bufala. Né Sharon ha mai fatto questa dichiarazione, né Kol Yisrael l’ha mai riportata. Eppure il columnist Georgie Anne Geyer, ha scritto il 10 MAGGIO 2002, nel Chicago Tribune, San Diego Tribune e altri giornali:

“In realtà, [il sostegno americano alle azioni di Israele ] ha portato il Primo Ministro Sharon a raccontare di recente, “Io controllo l’America.”

Dove ha origine questa citazione e come si è inserita nei media mainstream?

E’ iniziata a girare il 3 ottobre 2001, in comunicato stampa del gruppo pro-Hamas, IAP – Associazione Islamica per la Palestina, che attribuiva la citazione in una relazione sul tema “la radio israeliana ebraica, Kol [sic] Yisrael.” In realtà, Kol Yisrael, attraverso il suo corrispondente politico, Yoni Ben-Menachem, che riferisce delle riunioni del Gabinetto, ha confermato di non aver mai fatto una tale trasmissione e che Sharon non ha mai fatto una tale dichiarazione. Né è stata riportato da qualsiasi servizio di altre notizie.

Messo a confronto, Geyer ha detto che si era basata su due fonti anonime israeliane. Secondo Geyer, una seconda citazione proveniva da un presunto articolo presunto di Ha’aretz, mai trovato. Un altro editor del United Press Syndicate ha confermato che la falsa citazione era stata ampiamente riportata dalla stampa palestinese (cioè da IAP, che cita la falsa fonte Kol Yisrael ), ma non poteva essere confermata da fonti indipendenti. QUI

“Dobbiamo espellere gli arabi e prendere il loro posto.“

Fonte, attribuita nelle versioni internet: David Ben Gurion, futuro primo ministro di Israele, 1937, “Ben Gurion e gli arabi della Palestina”, Oxford University Press, 1985.

Ben Gurion ha scritto il contrario:

“Non dobbiamo espellere gli arabi”.

Il documento originale negli archivi israeliani si è scoperto essere stato manomesso. Benny Morris, lo storico che ha avuto la responsabilità di aver fatto conoscere la versione falsificata, ha ritrattato la sua relazione. Ecco un buon resoconto dell’incidente, scritto per un pubblico di livello accademico: (vedi a: Tentativo di falsificazione degli archivi da parte di coloro che hanno accesso ai documenti)

“La mappa della Palestina è stata elaborata dal mandato britannico. Il popolo ebraico ha un’altra mappa che i nostri giovani e gli adulti dovrebbero cercare di soddisfare – Dal Nilo all’Eufrate”.

Fonte, attribuita nelle versioni internet: Ben Gurion

Il “Dal Nilo all’Eufrate” delirio paranoico a volte divertente (vedi le “rivelazioni” di Arafat circa un messaggio segreto sul conflitto, inciso su una moneta da 10 agorot). Nessun “taglia e incollatore” internauta è riuscito ancora a trovare o ad inventare un contesto in cui collocare questa frase di David Ben Gurion, il primo ministro israeliano, che vorrebbe indicare un disegno “occulto” degli Ebrei per impossessarsi delle terre “dal Nilo all’Eufrate”, appunto. QUI e QUI In realtà, e questa volta ben documentata, è la campagna mediatica araba e sprattutto palestinese a invocare la scomparsa di Israele, affinché tutto il territorio sia Palestina. QUI e QUI e QUI

“E’ il popolo che deve prepararsi per la guerra, ma al momento è all’esercito israeliano il compito di portare avanti la lotta contro l’ ultimo ostacolo, prima di erigere l’impero israeliano.”

Fonte, attribuita nelle versioni internet: Moshe Dayan (Ministro della Difesa e ministro degli Esteri), il 12 febbraio 1952. Radio “Israele”.

Primo indizio: la cosiddetta Radio ”Israele”. Dayan non è diventato ministro della Difesa fino al 1967. Non è stato nemmeno Capo di Stato Maggiore fino al 1953. Descriverlo vantarsi di erigere “l’impero israeliano” è solo stupido, ma pretendere che lo abbia esternato alla radio nazionale, nel momento in cui era un giovane ufficiale, è particolarmente goffo.

“Villaggi ebraici sono stati costruiti al posto dei villaggi arabi. Non sapete nemmeno i nomi di questi villaggi arabi, e non vi biasimo perché i libri di geografia non esistono più. Non solo i libri non esistono, i villaggi arabi non ci sono neanche più. Nahlal è sorto nel luogo di Mahlul; il Kibbutz Gvat al posto di Jibta; il Kibbutz Sarid al posto di Huneifis e Kefar Yehushua al posto di Tal al-Shuman. Non c’è un solo posto costruito in questo paese che non ha avuto una popolazione araba.”

Fonte, attribuita nelle versioni internet: ancora a Moshe Dayan, al Technion, Haifa, riportato su Haaretz, 4 aprile 1969.

Chiunque abbia scelto questa citazione per propaganda, ha tagliato le parole di Dayan :

“abbiamo acquistato la terra dagli arabi e eretto villaggi ebraici dove un tempo erano villaggi arabi”. Dayan sollecitava la coesistenza come soluzione a lungo termine al conflitto della zona. QUI

“C’è un enorme divario tra noi (ebrei) e i nostri nemici. Non solo nella capacità, ma nella morale, la cultura, la santità della vita, e della coscienza. Sono i nostri vicini di casa qui, ma sebbene siano a una distanza di poche centinaia di metri da noi, sono persone che non appartengono al nostro continente, al nostro mondo, in realtà appartengono a un’altra galassia.”

Fonte, attribuiti nelle versioni internet: Presidente israeliano Moshe Katsav. Jerusalem Post, 10 MAGGIO 2001

Katsav parlava di terroristi della Jihad islamica e di una banda che si fa chiamare “Hezbullah-Palestina” che si era vantata dell’omicidio di due tredicenni . I ragazzi avevano giocato a hooky a scuola e stavano facendo trekking in un wadi vicino. I terroristi li misero con le spalle al muro, in una grotta, e fracassarono loro la testa con delle rocce. I mistificatori cercarono di far credere che Katsav parlasse di tutti i palestinesi nel loro complesso. QUI

Questa citazione è utilizzata più volte come prova che i sionisti sono razzisti e che ritengono i palestinesi esseri inferiori. Il testo vero che è apparso l'11 maggio 2001 nel Jerusalem Post:

“Il presidente Moshe Katsav ha detto ieri che Israele non si sarebbe mai abbassato alla brutalità che ha portato dei palestinesi a lapidare a morte due adolescenti a Tekoa, questa settimana.

C’è un enorme divario tra noi e i nostri nemici – non solo in capacità ma in moralità, cultura, sacralità della vita, e la coscienza “,ha detto Katsav ai giornalisti, a Beit Hanassi.

Non ci abbasseremmo mai alle brutalità inflitte alle vittime di Tekoa e Ofra “, ha aggiunto.” Sono i nostri vicini di casa qui, ma sembra come se a una distanza di poche centinaia di metri , ci fossero persone che non appartengono al nostro continente, al nostro mondo, ma ad un’altra galassia. “

“[I Palestinesi sono] bestie che camminano su due gambe”.

Fonte, attribuiti nelle versioni internet: Menachem Begin, discorso alla Knesset, citato in Amnon Kapeliouk, “Begin e le bestie”. New Statesman, 25 giugno 1982. Begin parla di terroristi che prendono di mira i bambini israeliani, chiamandoli “bestie”. La propaganda mistificatoria ha preso la frase e l’ha fatta apparire come se Begin si riferisse a tutti i palestinesi. QUI

Dallo stesso discorso appare inventata anche un'altra falsa citazione sempre di Menachem Begin, che appare in italiano così tradotta:

“La nostra razza è quella dei padroni. Noi siamo esseri divini su questo pianeta. Siamo diversi dalle razze inferiori tanto quanto queste lo sono rispetto agli insetti… Le altre razze sono come escrementi umani. Il nostro destino deve essere di regnare su queste razze inferiori.”

Si tratta di une frase completamente inventata, come spiegato qui e qui, attribuita sempre allo stesso articolo di Amnon Kapeliouk "Begin and the Beasts" (New Statesman, June 25, 1982) noto per aver manipolato le dichiarazioni di Begin, ma si tratta di una manipolazione della frase originariamente inventata e non è presente in nessun altra fonte contemporanea e nè nelle registrazioni audio del discorso.

Ci sono poi le false citazioni “complottiste”, quelle che si trovano sui siti che “trattano” del New World Order e che tendono tutte a illustrare gli ebrei come banchieri che si girano il mondo sulla punta delle dita.

“Avremo un governo mondiale, che vi piaccia o no. L’unica domanda è se questo governo sarà raggiunto con la conquista o il consenso.” (Ebreo banchiere Paul Warburg, 17 febbraio 1950, testimoniando davanti al Senato degli Stati Uniti).

Warburg stava testimoniando come cittadino americano e sostenitore della pace, non come un sionista, un Ebreo o un banchiere. Ha testimoniato a sostegno di una risoluzione del Congresso che avrebbe ampliato i poteri delle Nazioni Unite – una visione ingenua e utopistica forse, piuttosto che un sinistro complotto della congiura di banchieri ebrei, dicendo questo:

“Gli ultimi 15 anni della mia vita sono stati dedicati quasi esclusivamente allo studio del problema della pace nel mondo e, in particolare, al rapporto degli Stati Uniti con questo problema. Questi studi mi hanno portato, 10 anni fa, alla conclusione che la grande questione del nostro tempo non è se un mondo può essere o non essere realizzato, ma se possa essere realizzato con mezzi pacifici.” La testimonianza completa qui.

Questa citazione è apparsa in molti siti web antisemiti:

“In tutto, siamo distruttori – anche negli strumenti di distruzione dei quali ci serviamo … Noi ebrei, noi, i distruttori, rimarranno i distruttori per sempre. Niente di ciò che farete soddisferà le nostre esigenze e richieste. . noi distruggeremo, perché abbiamo bisogno di un mondo tutto nostro. “- Maurice Samuels, Voi Gentili, pagina 155.

Samuels era un eccentrico autore ebreo radicale. La citazione utilizza le sue idee fuori contesto:

“In tutto siamo distruttori – anche negli strumenti di distruzione dei quali ci serviamo. Il socialismo e l’internazionalismo attraverso i quali il nostro spirito strozzato cerca espressione, che sembrano minacciare il vostro modo di vivere, sono estranei alle richieste del nostro spirito e delle sue esigenze. . i vostri socialisti e internazionalisti non sono seri. Il fascino di questi movimenti, l’attrazione che esercitano, è solo nella loro lotta:. che è la lotta che disegnano i vostri radicali gentili “. – Pg 152-3

Ecco la citazione reale. Il testo in grassetto è sempre omesso:

“Noi ebrei, noi i distruttori, rimarremo distruttori per sempre. Nulla di ciò che si fa soddisferà le nostre esigenze e le richieste. Noi distruggeremo, perché abbiamo bisogno di un mondo tutto nostro, un Dio-mondo, che non è nella vostra natura di costruire. Oltre tutte le alleanze temporanee con questa o quella azione è la divisione massimo in termini di natura e destino, l’inimicizia tra il Gioco e Dio “. – Pg 155

Ovviamente Samuels parlava per sé e non per i sionisti.

“Lettera” di Baruch Levy a Marx:

“Il popolo ebraico nel suo complesso sarà il suo stesso Messia. Si otterrà il dominio mondiale dalla dissoluzione di altre razze, con l’abolizione delle frontiere, l’annientamento della monarchia, e con l’istituzione di una repubblica mondiale, in cui gli ebrei ovunque eserciteranno il privilegio della cittadinanza. In questo “nuovo ordine mondiale” i figli di Israele forniranno tutti i leader senza incontrare opposizione. I governi dei diversi popoli che formano la repubblica mondiale cadranno senza difficoltà nelle mani degli ebrei. Sarà quindi possibile per i dirigenti ebrei di abolire la proprietà privata, e in tutto il mondo sfruttare le risorse dello Stato. Così la promessa del Talmud sarà soddisfatta: quando il tempo messianico arriverà, gli ebrei avranno tutte le proprietà del mondo nelle loro mani “(da` La Revue de Paris ‘, pag. 574, 1 giugno 1928)

Questa citazione, mascherata da ”anti-sionista” in numerosi siti web, è in realtà ordinario anti-semitismo, un’invenzione che non aveva attinenza con il sionismo. Israele non esisteva nel 1928 quando è stata inventata, quindi non è “legittima critica” alla politica israeliana. Su questo falso, ricercatori hanno scritto:

“I professionisti antisemiti continuamente scoprono i “complotti segreti ebraici”, con i quali infiammare le passioni dei loro seguaci ignoranti. Le menti semplici avidamente accettano semplici spiegazioni per tutti i problemi del mondo: sono causati dagli ebrei. C’è una attività regolare di produzione di documenti falsificati ebrei, ovvia per qualsiasi studioso serio che abbia in odio quei rivenduglioli che setacciano la terra in cerca di “documenti”, ponendoli in fila per utilizzarli al momento opportuno.

Così troviamo che una rivista reazionaria, Revue De Paris, nel suo numero del 1 ° giugno 1928, pubblicava un lungo articolo in francese, il cui titolo tradotto è “Le origini segrete del bolscevismo:. Enrico Heine e Karl Marx” Un vizioso articolo antisemita , che racconta la “cospirazione” di un ebreo per conquistare il mondo e lega poi questa cospirazione immaginaria al comunismo. Come parte della ”prova”, cita una presunta lettera scritta da Baruch Levy a Karl Marx, il co-fondatore del . moderno movimento comunista.

In nessuna parte in questo articolo c’è qualche vaga idea di chi Baruch Levy potrebbe essere, se non che è indicato come un neo -. messianico (qualunque cosa volesse indicare) La “lettera” di Baruch Levy delinea un progetto ebraico per conquistare il mondo. In nessuna parte degli scritti di Karl Marx vi è alcuna menzione di Baruch Levy e / o della sua presunta lettera. In realtà, si può essere ragionevolmente certi che Marx l’avrebbe consegnata all’ inceneritore, se mai l’avesse ricevuta. Revue De Paris non dice come ha ottenuto la presunta lettera.

L’ovvia ragione che si tratta di una frode, si può facilmente dedurre da evidenze del testo. Il suo filo conduttore è quasi identico al tema centrale del falso su Rabbi Rabinovich fabbricazione ( di cui abbiamo già discusso) e dei falsi Protocolli dei Savi di Sion (che presto potremo esaminare). In altre parole, qualsiasi persona sana di mente, che abbia una conoscenza della storia, puo’ facilmente riconoscere la lettera di Baruch Levy come una frode palpabile.

Trentasette anni dopo, Hal Hunt ha citato la lettera di Baruch Levy sulla prima pagina del suo foglio di odio, Cronaca Nazionale, del 11 marzo 1965, insieme con la burla Kol Nidre e altri falsi. Come ha fatto il direttore di un piccolo foglio ad ottenere un articolo da una rivista parigina e come ha fatto a ottenere una traduzione in inglese di questo saggio? Le risposte sono ovvie per chi fa ricerca sulle tecniche di propaganda delle pubblicazioni di odio: si tratta di un articolo di riserva, che viaggia da una pubblicazione d’odio a un’ altra, perché i membri di questa fratellanza leggano e si rimbecilliscano reciprocamente.

La bufala Baruch Levy è apparsa periodicamente, e probabilmente continuerà ad essere utilizzata fino a quando non ci sarà più un mercato per questo tipo di merce. Abbiamo chiesto al Dr. Herbert Aptheker, direttore dell’Istituto americano per gli studi marxisti, di fare alcune ulteriori ricerche sulla presunta lettera di Baruch Levy a Karl Marx. In una lettera, datata 5 settembre 1967, il dottor Aptheker ha dichiarato:

Ho esaminato cinque delle biografie di Marx. . . comprese quelle di Mehring, Ruhle, Postgate, Eastman, Lewis. . . e non ho trovato alcuna menzione di qualsiasi cosa in qualsiasi modo somigli al materiale che cita Baruch Levy. In tutta la mia lettura del marxismo … considerevole, 33 anni. . . Non ho mai visto nulla di lontanamente simile. Lasciatemi aggiungere che ho esaminato gli indici di tutti i 6 volumi. . . Volumi da 27 a 32. . . dell’Istituto Marx-Engels Werke (Dietz Verlag, Berlin, 1963-1965) e non ho trovare alcuna menzione di un Baruch Levy o di qualsiasi indicazione di una lettera in alcun modo simile a quella della quale si parla. Questi sono i volumi che contengono le lettere di Marx e di Engels, dall’inizio del 1842 e fino all’ 1870 (tutti finora pubblicati). Credo che si possa dire quindi con sicurezza che la lettera è una bufala, come si potrebbe dedurre, in ogni caso dal suo contenuto. ” Fonte citata: ”The Hoaxers – Plain Liars, Fancy Liars and Damned Liars ” di Morris Kominsky, Branden Press, Boston, 1970.

Più Informazioni QUI e QUI


Citazione falsa attribuita a Theodor Hertzl

“E’ essenziale che le sofferenze degli ebrei .. . peggiorino. . . questo aiuterà nella realizzazione dei nostri progetti. . . Ho un’idea eccellente. . . indurre gli antisemiti a liquidare la ricchezza ebraica. . . L’anti-semitismo ci aiuterà in tal modo, in quanto rafforzerà la persecuzione e l’oppressione degli ebrei. Gli antisemiti saranno i nostri migliori amici “. (Dal suo Diario, parte I, pp 16)

Questa citazione si è diffusa come un incendio su internet, tra antisemiti e acritici odiatori di Israele, ma è un falso. Si tratta di una falsificazione. Il problema è che questa citazione è stata usata da “rispettabili” studiosi , ad esempio in Svezia dall’ex diplomatico Ingmar Karlsson.

Vediamo il testo originale.

L’incompleta edizione, del 1922, dei diari in tedesco si può trovare su internet. Se la si guarda ci si accorge che la citazione è stata modificato pesantemente , rispetto al testo tedesco. Ma gli antisemiti di solito affermano che il tedesco nell’edizione del 1922 è stato modificato ed è una falsificazione; questo lascia spazio per l’edizione inglese.

Edizione del 1960 dei diari. (I diari completi di Theodor Hertzl Vol. 1 / a cura di Raffael Patai,.. Tradotto da Harry Zohn). A pagina 83-84 si trova la citazione. Inizia con le visioni e le fantasie che Herzl ha avuto sulla lotta per il diritto degli ebrei.

“Uno dei miei sogni nel corso del periodo di incertezza è stato quello di costringere Alois Lichtenstein, Schönerer o Lueger a duello. Se avessi sparato, una lettera lasciata da me avrebbe detto al mondo che caddi vittima di questo movimento ingiusto. Così la mia morte avrebbe almeno potuto migliorare le teste e i cuori degli uomini. Ma se avessi ucciso il mio avversario, avrei voluto fare un discorso magnifico davanti la Corte d’Assise, in primo luogo per esprimere il mio rammarico per “la morte di un uomo d’onore”, come Mores che aveva accoltellato il capitano Mayer a morte.

Poi sarei passato alla questione ebraica, facendo un potente discorso, come un Lassalle- , che avrebbe scosso e commosso la giuria e ispirato il rispetto della corte, che avrebbe portato alla mia assoluzione. Allora gli ebrei si sarebbero offerti di fare di me un membro del parlamento. Ma avrei dovuto rifiutare, perché non avrei voluto diventare un rappresentante del popolo sopra il cadavere di un essere umano. – E ora scopro che gli antisemiti ne sono pienamente in diritto. Sarebbe un’ottima idea chiamare rispettabili, accreditati antisemiti come liquidatori di proprietà.

Essi garantirebbero che non desideriamo portare l’impoverimento nei paesi che lasciamo. In un primo momento non sarebbero pagati molto per questo, altrimenti rovineremmo le nostre armi e li renderemmo simili a spregevoli ”fantocci degli ebrei. Più tardi i loro compensi aumenterebbero, e alla fine avremmo solo funzionari Gentili nei paesi da cui siamo emigrati. Gli antisemiti diventeranno i nostri amici più affidabili, i paesi antisemiti sono i nostri alleati.“

La frase, così come citata sopra è chiaramente un falso. Ecco le foto dei documenti: qui e qui. Via google si può verificare l’autenticità delle foto.

La falsificazione sopra, circola in tutto il mondo come prova del “male” dei primi sionisti. E’ usata come “prova” che gli ebrei sono dietro il movimento antisemita. E’ spesso accompagnata da un’ altra falsificazione, i “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. La prima fonte di questa citazione che sono stato in grado di rintracciare è dell’antisemita Andrew Carrington Hitchcock. che ha fatto esattamente questo. Un esempio di utilizzo della citazione da uno dei antisemiti: (qui )


Citazione falsa attribuita a Nelson Mandela

Che Israele sarebbe uno stato di apartheid lo sentiamo dire da un bel po’, almeno da quel 10 novembre 1975 quando l’Onu adotto’ la risoluzione 3379 con la quale asseriva che “il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale”. Quando capita di discutere con chi afferma con forza questa idiozia, inutile mostrare le prove lampanti dell’inesistenza di un immaginario apartheid.

Gli effetti della campagna mediatica che disperatamente ha cercato di equiparare la situazione della popolazione araba in Israele a quella dei neri sud africani ha ottenuto quanto si prefiggeva, supportata da decine di “intellettuali” alla Noam Chomski, pronti a giurare e stragiurare che si’, certo, Israele è come il Sud Africa dell’apartheid.

Ma chi più del simbolo stesso della lotta all’apartheid poteva dire la parola finale sulla questione? Chi più di quel Nelson Mandela che ha passato la maggior parte della sua vita in carcere per lottare contro il regime di apartheid sudafricano?

“L’apartheid è un crimine contro l’umanità. Israele ha privato milioni di Palestinesi della loro libertà e delle loro proprietà. Ha perpetuato un sistema di grande discriminazione razziale e iniquità. Ha torturato e incarcerato migliaia di palestinesi, contrariamente alle regole del diritto internazionale. E in particolare conducendo una guerra contro una popolazione civile, in particolare bambini.”

Ed è stato il sigillo apposto, la conferma. Ma…. c’è un piccolo ma che pesa come un macigno: Mandela NON ha mai pronunciato la frase che ormai universalmente gli è attribuita. Possibile? Si’, nel mondo della lotta “sporca”, delle guerre combattute a suon di foto false e false citazioni, questa spicca come uno dei capolavori di frode più riuscita. Com’è andata?


La frase attribuita a Mandela fu opera di Arjan El Fassed, un giornalista arabo, attivista pro-palestienese, co-fondatore di Electronic Intifada , un gruppo on line, “specializzato” nella propaganda di odio contro Israele. Possibile? Sentiamo in proposito cosa racconta lo stesso El Fassed nel suo blog:

“Il 27 marzo 2001, Thomas Friedman scrisse una “falsa nota” a nome del presidente George Bush, come fosse indirizzata a Yasser Arafat….questo mi dette l’idea di rispondergli con una nota simile a nome di Mandela…. Dal momento che Nelson Mandela è diventato la personificazione della lotta contro l’apartheid, ho pensato che una ‘nota falsa’ a suo nome fosse la cosa più logica da fare. Avrei potuto anche usare Steven Biko, che ha detto che “l’arma più potenziale nelle mani dell’oppressore è la mente degli oppressi” o Oliver Tambo o altri attivisti anti-apartheid….

Il 27 marzo 2001, dopo aver letto la falsa nota di Friedman, ho scritto un articolo al New York Times, nello spazio di Friedman, sperando che lo leggesse e il NYT lo pubblicasse. Tuttavia, dopo due giorni, sono arrivato alla conclusione che il New York Times non avrebbe osato pubblicare questo pezzo e l’ho inviato in data 30 marzo 2001 al Monitor Media, uno spazio on line quotidiano….Ben presto mi sono accorto che era stata pubblicato senza specificare che era stato scritto da me…ha cominciato a girare in molte mailing list con il titolo “Mandela a Friedman” e sotto il mio nome, ma dopo un po’ il mio nome è scomparso…Intanto leggevo vari post nei quali il titolo era stato cambiato…”Mandela sostiene”, “Da leggere” ecc. Ma se fosse stata una vera lettera di Mandela, il NYT non l’avrebbe pubblicata?…

Il 24 aprile 2001, Akiva Eldar, capo politico e giornalista editorialista per il quotidiano nazionale israeliano Ha’aretz, scrisse nel suo spazio ”Citazioni Famose di Mandela ” che il quotidiano palestinese Al Quds aveva pubblicato una lettera di Nelson Mandela a Thomas Friedman del New York Times, in risposta a un articolo del 27 marzo di Frideman, chiamato “Memo al presidente Bush.” Immediatamente, scrissi una lettera a Ha’aretz per spiegare quello che era successo.

Molto probabilmente, qualcuno ha tradotto la nota (senza firma), in arabo e la stessa è stata ripresa dal quotidiano palestinese e stampata il 16 aprile 2001, senza verificarne la fonte. Il direttore di Al Quds, Marwan Abu Zalaf, ha detto che non aveva idea che fosse un falso, e che uno dei suoi reporter l’aveva trovata in Internet.

Venerdì scorso, 18 aprile, il quotidiano libanese As-Safir ha ripubblicato la ‘nota falsa’ in arabo, sulla base di questo articolo pubblicato dal quotidiano palestinese Al-Quds. Lunedi 21 aprile The Daily Star aveva un editoriale dal titolo “Sharon: Perché il mondo mi ignora?” e nella parte superiore della ‘nota’, figurava la seguente introduzione: ”Thomas L. Friedman del New York Times ha di recente reso popolare l’idea di scrivere articoli di opinione, trattati come” promemoria” da parte dei leader mondiali a diversi destinatari, incoraggiando altri scrittori ad imitare la pratica.

Per il sottotitolo, “The Star” aveva scritto in corsivo: Arjan El Fassed ha scritto questo commento per MediaMonitors, un sito web dedicato a fornire una piattaforma per tutte le opinioni politiche (NB: L’archivio del Daily Star al momento non era funzionante). Il Dagsavisen, giornale norvegese, pubblicò un commento in cui citava il Jerusalem Times che aveva pubblicato la ‘nota finta’, il 6 aprile 2001, ancora una volta senza fonte, sottotitolo, o autore….”


Citazione falsa attribuita a Theodor Herzl (e tra l'altro tradotta male in italiano):

"Tenteremo di sospingere la popolazione palestinese in miseria oltre le frontiere, procurandole impieghi nelle zone di transito, mentre gli negheremo qualsiasi lavoro sulla nostra terra. Sia il processo di espropriazione che di espulsione dei poveri devono essere condotti con attenzione e discrezione"


Fa parte di una serie di falsi storici inventati dal noto Ilan Pappè, i cui lavori sono già stati sbugiardati ripetutamente in passato:

http://www.librariansforfairness.org/ne ... sp?NPI=192

http://spme.org/spme-news/keeping-track ... ote/10489/

http://www.cifwatch.com/2011/11/12/the- ... nt-page-1/


La falsa frase, che risulta ulteriormente manipolata nella versione italiana, è stata inventata partendo da questa dichiarazione del 1895, come ben indicato anche qui e dimostrato da altri:

When we occupy the land, we shall bring immediate benefits to the state that receives us. We must expropriate gently the private property on the estates assigned to us. We shall TRY TO spirit the penniless population across the border BY PROCURING EMPLOYMENT FOR IT in the transit countries, while denying it any employment in our country. The property owners will come over to our side. Both the process of expropriation and the removal of the poor must be carried out discretely and circumspectly … It goes without saying that we shall respectfully tolerate persons of other faiths and protect their property, their honor, and their freedom with the harshest means of coercion. This is another area in which we shall set the entire world a wonderful example … Should there be many such immovable owners in individual areas [who would not sell their property to us], we shall simply leave them there and develop our commerce in the direction of other areas which belong to us.

Complete Diaries of Theodor Herzl, 12 June 1895, R. Patai ed., tr Harry Zohn, pp. 88-89

Nell'originale Herzl parla di tentare di spostare gli abitanti poveri, trovando lavoro in altri paesi, e parlava dei benefici che credeva avrebbe ricevuto la gente del posto. Egli ha inoltre indicato che coloro che non potevano essere convinti a vendere la loro terra potevano semplicemente rimanere.


Citazione falsa attribuita a David Eder:

"Ci sarà solo una nazione in Palestina e sarà quella ebraica. Non ci sarà eguaglianza fra ebrei e arabi, ma vi sarà la predominanza ebraica appena la popolazione e le proporzioni demografiche ce lo permetteranno"

Si tratta di una frase ricavata da una del 1921. Il libro dal quale proviene la frase è di Sahar Huneidi, sull’amministrazione Samuel (un libro molto simpatico alla causa palestinese, per usare un eufemismo). A pagina 135 c’è la testimonianza di Eder. Come notato da funzionari britannici, la sua testimonianza in merito al controllo sionista smentiva le posizioni ideologiche di importanti leader sionisti, come Weitzman, dalla SUA STESSA ORGANIZZAZIONE. La Commissione Haycraft, fu istituita per cercare di capire le rivolte del 1921,a Jaffa, contro gli ebrei. Ecco parte della piattaforma Poalei Zion, fin dal 1917:

“E ‘chiaro che questa colonizzazione non ha nulla in comune con la politica di conquista coloniale, l’espansione e lo sfruttamento. Il popolo ebraico non ha alcun potere di governare né di cercare mercati né monopoli di materie prime per la produzione in favore di una “madre patria”, non si può pensare di lanciare una politica di politica coloniale in Palestina o di molestare la popolazione del paese. Il popolo ebraico mira a creare un luogo sicuro di occupazione per i declassati, per le masse vaganti: si cerca di aumentare le forze produttive del paese in una cooperazione pacifica con la popolazione araba. La colonizzazione ebraica è già un fattore di notevole sviluppo economico della Palestina. L’immigrazione ebraica porta metodi progressivi di lavoro, uno standard di vita più alto, e una scala maggiore dei salari. Si può quindi solo aiutare la popolazione araba a superare i loro standard primitivi di civiltà e di economia “.


La falsa citazione di Tziphora Menache

Questa citazione è clamorosa perché anche i nazisti ammettono sia un falso. Potete trovarla sul sito Web di Stormfront, dove è stata smascherata.

Ovviamente non esiste nessuna “Tziporah Menache” portavoce israeliana.

“Sai molto bene, e gli americani stupidi sanno altrettanto bene, che controlliamo il loro governo, a prescindere da chi siede alla Casa Bianca. Vedi, io lo so e tu lo sai che nessun presidente americano può essere in grado di sfidarci anche se facesse l’impensabile. Che cosa possono farci (gli americani) ? Controlliamo il Congresso, controlliamo i media, controlliamo lo spettacolo, controlliamo tutto in America. In America si può criticare Dio, ma non si puo criticare Israele. Portavoce israeliano, Tzipora Menache 2009″

La prima diffusione di questa falsa citazione è apparsa presumibilmente in un sito Web pakistano, ma non compare più. Non è stata smentita dai sionisti, ma da antisemiti e siti web anti israeliani, perché a quanto pare la pagina Web conteneva un virus.

Su Above Top Secret leggiamo:

“Dopo attenta ricerca da parte di molti membri della comunità ATS, si è concluso senza ombra di dubbio che questo thread è una bufala. La stessa citazione proviene da una singola fonte che ha dimostrato di essere fittizia. Inoltre, un’attenta ricerca ha dimostrato che la sola menzione del nome del portavoce, sempre, è in articoli relativi a questa dichiarazione presunta. In breve, non siamo nemmeno in grado di stabilire se la donna esiste affatto.”

Ecco come si costruisce una menzogna, come si fa strada in questo mondo incredibile del web, nel quale una non-notizia, una bufala, un falso dopo una brevissima gestazione comincia a vivere di vita propria, a girare viralmente, a essere riportata senza fonti, accorciata o allungata a piacimento finché diventa verità.

E Goebbels l’aveva già capito quando disse “ Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”.

Sono solo alcuni tra le migliaia di esempi delle false citazioni, le frase tagliate e estrapolate dal loro contesto, le falsificazioni di documenti usati per demonizzare Israele e gli Ebrei e formare un’opinione pubblica ostile. L’assalto contro Israele è gestito da esperti che sono spesso i migliori nel loro genere. Bisogna esserne consapevoli. E’ la tecnica utilizzata da Hitler, Stalin e Goebbels: riversare sull’opinione pubblica una quantità di falsi e ripeterli finché non ci sia la certezza che sono penetrati come “verità”.

Alcune di queste costruzioni sono fantasiose e anche occulte: un Magen David che appare un attimo in un trailer sul “Nuovo Ordine Mondiale”, un accenno alle presunte origini ebraiche di un banchiere, una vignetta caricaturale. Altri sono veri e propri falsi, spesso rozzamente concepiti, ma che colpiscono comunque nel segno. Nell’epoca della “cultura” appresa su internet, mentire è diventato davvero semplice.

Le verità sul medio oriente oltre la propaganda antisemita
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » mar mag 22, 2018 1:33 am

Il nuovo antisemitismo nato con la “causa palestinese”
21 maggio 2018
Pierre-André Taguieff

http://www.italiaisraeletoday.it/il-nuo ... alestinese

“L’equazione, ‘Sionismo = razzismo”, oppure ‘Sionismo = Nazismo”, rappresenta uno dei più significativi cimeli della propaganda sovietica i cui temi principali vennero inizialmente adottati dal mondo arabo-musulmano e poi, con alcune aggiunte, dal mondo musulmano transnazionale. Va tenuto in mente che questa orchestrazione polemica rese possibile l’adozione da parte delle Nazioni Unite il 10 novembre del 1975 della Risoluzione 3379 la quale condannava il sionismo definendolo “Una forma di razzismo e di discriminazione razziale”.

Questa risoluzione, conosciuta come “antirazzista” fu una grande vittoria ideologica da parte del campo sovietico e dell’OLP: il nazionalismo ebraico, il sionismo, diventò l’unico nazionalismo al mondo a essere definito “una forma di razzismo,” dunque condannato dalla Convenzione Internazionale per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. Venne abrogata solo nel dicembre del 1991.

Oggi ci troviamo in un contesto parossistico segnato da due configurazioni anti ebraiche, le quali, dall’autunno del 2000, attraverso una violenza intollerabile nei confronti di istituzioni ebraiche ed ebrei ha alimentato l’ondata di giudeofobia in Francia e in altri paesi europei. Ho specificato, due configurazioni. Una è persistente e ben nota, il vecchio antisemitismo, intrinseco all’estrema destra, o nazionalismo xenofobico. L’altra è emergente e in espansione, e i suoi principali vettori sono la propaganda delle reti radicali islamiste e la demagogia della nuova sinistra. Neo comunisti e neoprogressisti, antiglobalisti, trotzkisti e anarchici, i quali sfruttano massicciamente “la causa palestinese”, celebrata come una “causa universale” da parte dell’estrema sinistra.

Si può vedere in questo senso un nuovo sostegno nei confronti del terzo mondo e dell’ideologia rivoluzionaria. Il martire palestinese ha rimpiazzato la lotta proletaria per l’avvento della società comunista”.
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » gio mag 31, 2018 6:29 pm

LETTURA RISERVATA ALLE PERSONE DI RELIGIONE EBRAICA
Se non sei ebreo sei pregato di non andare avanti a leggere.

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 9466096442

Se non sei ebreo non leggere queste righe.
Difficilmente ti riguardano.

Se non sei ebreo non ti sei mai sentito braccato.
Non ti sei mai trovato di fronte a un mondo che valuta le tue azioni con standard altissimi mentre chiude gli occhi sulle azioni degli altri, a iniziare da quelle dei tuoi nemici, giustificandone ingiustizie e immoralità assoluti.

Se non sei ebreo non leggere queste righe. Non ti immedesimeresti mai in questo sentimento di rabbia, di impotenza, nei confronti dell’umanità che continua imperterrita da migliaia di anni a mentire sul tuo conto e a inventare false accuse contro di te basate sul nulla.
Se non sei ebreo non puoi capire come ci si senta a fare uscire i propri figli con la kipà in testa come se indossassero la divisa dell’esercito nemico, a camminare per la strada e sentirsi urlare ‘assassino di bambini!’ quando tu non faresti del male nemmeno ad un insetto.

Non puoi immaginare lo stato d’animo di un ebreo che apre le notizie e trova una serie infinita di righe faziose, basate su due o tre agenzie di stampa che raccontano la realtà attraverso filtri distorti dalla mancanza di obiettività.

Intere pagine false che accendono l’immaginario collettivo facendoci ritornare con il naso aquilino e le dita ad artiglio.

Notizie che ci trasformano in bevitori di sangue, in assetati di potere e di terra. In persone insensibili al dolore e alla sofferenza degli altri. Questi ebrei, da vittime disperate a carnefici senza cuore…

Se non sei ebreo non ti soffermare a cercare di capire. Non c’è logica nell’odio contro gli ebrei, nell’antisemitismo, non c’è nulla che possa giustificare il giudizio di persone che, senza nemmeno conoscerci, ci dipinge come i peggiori esseri umani nella propria immaginazione

Solo un ebreo può percepire sulla propria pelle i commenti perfidi di persone buone con tutti, anche con i cani randagi, ma con gli ebrei no perché loro si sa, hanno sempre torto.

Siamo soli, cari ebrei, siamo soli tra settanta lupi affamati.
Siamo soli, ma lo siamo sempre stati.
Gli amici vanno e vengono. I nemici? La storia non ce li ha mai fatti mancare. Mai.
Ma forse siamo soli anche perché le nostre manie danno fastidio.
La mania di portare luce, anche se fuori regna il buio profondo, l’abitudine tutta ebraica di non illuminare mai solo le proprie stanze, ma indirizzare le fiamme delle proprie candele anche verso le stanze degli altri. Perché, così ci insegnano da quando siamo piccoli, l’ebreo non può mai pensare solo a se stesso.

Quel sentimento connaturato che ci fa piangere per Ronen Lubarsky, soldato ucciso da una ‘innocua lastra di marmo’ come se l’avessimo conosciuto da quando è nato, che ci fa percepire profondo nel cuore il grido di dolore della madre che ha appena perso il figlio soldato.

Quella paura che ci attanaglia l’anima quando vengono sparati missili a 3600 chilometri da casa nostra e sentiamo che la nostra vera casa è più lì in mezzo al deserto e alla nostra storia dove possiamo essere chi siamo, che qui, nelle quattro mura dove viviamo ogni giorno sotto agli sguardi accusatori di chi non sa nemmeno chi siamo.

Se non sei ebreo non potrai mai capire a fondo le parole di Golda Meir quando diceva che la punizione peggiore per un soldato di Israele è essere costretto ad uccidere il proprio nemico.

Se non sei ebreo e sei arrivato fino in fondo a queste righe, prendi un minuto del tuo tempo prezioso per interrogare la tua obiettività morale e cercare di capire come hai permesso alle notizie faziose di farti dimenticare le tragedie che avvengono a poche migliaia di chilometri da dove vivi e farti focalizzare solo sulla necessità del popolo ebraico di difendersi da chi li vorrebbe di nuovo nelle camere a gas.

E se sei ebreo ricordati.

Se D-o ti ha fatto arrivare fino ad oggi, facendoti sopravvivere tra chi ti avrebbe voluto spazzare via dalla faccia terra, è perché hai ancora una missione da portare a termine.
Continuare a essere la voce fuori dal coro, la fede dove non c’è più speranza, la coscienza che ostacola l’assuefazione alla normalità del male.

Gheula Canarutto Nemni
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » dom giu 03, 2018 8:45 pm

Stampa e Israele: disinformazione “corretta”. Calunnia, calunnia... ... qualcosa resterà
Nathan Greppi

http://www.mosaico-cem.it/attualita-e-n ... sa-restera

Perché i media italiani “odiano” Israele? Ecco voci e testimonianze di un fenomeno diffuso. È dopo la Guerra dei Sei giorni che lo Stato ebraico perde la simpatia occidentale. Poiché ha osato vincere. E vivere

È ormai un dato di fatto: i maggiori media italiani hanno sempre provato un certo astio verso Israele, soprattutto quelli di sinistra. O meglio, una data di nascita per questo sentimento c’è: giugno 1967, all’indomani della vittoriosa Guerra dei Sei Giorni. Israele osa vincere e vivere, umilia gli eserciti arabi (e la loro alleata, la Russia).

E così, da un giorno all’altro, la musica cambia: l’Unità, organo del Partito Comunista Italiano, rinnega le simpatie sino ad allora manifestate verso il piccolo Stato degli ebrei e inizia la sua campagna antisionista, come ben documenta il saggio di Luciano Tas Cartina rossa del Medioriente.

Ma oggi, come si manifesta questo sentimento di ostilità, che dovrebbe essere incompatibile con una informazione oggettiva e corretta? E quali sono le sue cause? Lo abbiamo chiesto ai testimoni diretti dal fronte della stampa, giornalisti italiani che hanno respirato per anni l’aria delle Redazioni Esteri di casa nostra.

Vi ricordate il caso Al Dura, quello del video in cui compariva un dodicenne palestinese presumibilmente ucciso dai soldati dell’IDF a Gaza? Dopo che il canale televisivo France 2, nel 2000, aveva messo in onda il video, questo fece subito il giro del mondo, facendo del piccolo Muhammad Al Dura un simbolo, tanto che in molti Paesi islamici gli dedicarono strade e francobolli. Se non che, quattro anni dopo, il giornalista francese Philippe Karsenty dimostrò che il video era un falso, ma dovette prima affrontare un processo per diffamazione conclusosi solo nel 2008. E chi si ricorda di quando a Ramallah, il 12 ottobre 2000, due miluim, soldati israeliani della riserva, con l’unica colpa di aver sbagliato strada, vennero linciati da una folla inferocita? In quell’occasione una troupe di Mediaset filmò tutto, e il cameraman palestinese, minacciato di morte, fu espatriato in Giordania la notte stessa. Mentre il corrispondente della RAI, Riccardo Cristiano, si era precipitato a scrivere all’ANP che “lui non aveva filmato il linciaggio”, fedele alle regole d’ingaggio palestinesi.


La manipolazione, Un automatismo

Non sono, questi, casi isolati: nei maggiori media italiani, specialmente quelli di sinistra, è molto comune imbattersi in manifestazioni di astio, manipolazioni della realtà più o meno sottili e subdole, omissioni e veleni nei confronti dello Stato ebraico.
Chi lo ha sperimentato in prima persona, ed è disposta a raccontarlo, è Lucia Ferrari, ex-vicecaporedattore di Tg3 RAI, oggi free lance, la quale ha avuto una carriera lunga e intensa. Giornalista dal 1986, negli anni ha visitato molti Paesi: dall’Iraq della guerra del Golfo, alla guerra dei Balcani, in Bosnia; dall’Etiopia alla Costa d’Avorio, portando avanti i suoi ultimi reportage in Sierra Leone. Ma nel corso di questa carriera, che ha concluso nel 2016 quando è andata in pensione, ha assistito a numerosi atti di disinformazione sistematica, attuata nei modi peggiori e a scopi ideologici, sul conflitto israelo-palestinese.
«Nelle redazioni dove ho lavorato ho constatato di persona un atteggiamento prevalentemente anti-israeliano – dichiara Lucia Ferrari a Bet Magazine-Bollettino. – Nella maggioranza dei casi i colleghi si definivano ‘di sinistra’, e io non ho mai colto posizioni obiettive verso Israele. Ad esempio, in occasione della Seconda Intifada, ho cominciato ad accorgermi di pregiudizi antisraeliani che coincidevano con l’antisemitismo: quando scrivevo il breve testo di lancio di un servizio che il conduttore doveva leggere, e indicavo il numero delle vittime sia israeliane sia palestinesi fornito dalle agenzie di stampa, il numero delle vittime palestinesi veniva aumentato, in diretta, durante la messa in onda del telegiornale. E quando eravamo in onda non potevo più intervenire. Alla fine del Tg chiedevo al conduttore o alla conduttrice perché avessero cambiato la cifra e rispondevano: ‘eh, perché quello che ci dai, anche se lo prendi dalle agenzie, è tutto di parte’. Per loro, agenzie come ANSA o Reuters, per esempio, erano di parte filo-occidentale, filo-israeliana, filo-americana. Da quel momento, – racconta Ferrari – con il passare degli anni, da così grossolana la propaganda si è fatta sempre più subdola, fino ad arrivare a capovolgere la regola delle “cinque W”, alla base del giornalismo occidentale. Dopo la Seconda Intifada mi sono accorta che la disinformazione è diventata un modo di fare costante. Si negano le cause e viene modificata la storia. Anche durante l’Operazione Piombo Fuso si è sempre preferita l’espressione “attacco militare” piuttosto che “risposta militare”».

Lucia Ferrari aggiunge che «in tanti anni di riunioni di redazione riguardo a Israele e alla questione palestinese, ho sempre detto le mie opinioni, ma sono sempre stata in minoranza. E il taglio dei pezzi veniva realizzato così come la direzione desiderava. La battuta che mi è stata rivolta spesso negli ultimi anni è stata “meglio il velo delle divise”; mi hanno dato della fascista, della conservatrice, a me che vengo da tradizioni culturali di sinistra; a me che non appartengo a nessuna congrega, a nessuna confessione religiosa, a nessun partito politico», conclude Ferrari.


Tuttavia, oltre ai casi di disinformazione più o meno velata da lei descritti, ne esistono anche di più espliciti: la rivista Internazionale, ad esempio, nel maggio 2017 ha pubblicato un articolo del filosofo sloveno Slavoj Zizek, il quale insinuava che l’antisemitismo di oggi fosse causato dal Sionismo e dall’esistenza di Israele. La stessa rivista, alla fine del 2017, ha dedicato un intero numero a storie sulla Palestina. Un caso analogo è quello di Radio Popolare, che nel febbraio 2016 accusò Israele di essere un regime di apartheid che “ruba l’acqua ai palestinesi”. Ma come ha avuto origine tutto questo? Se guardiamo a come la stampa parlava di Israele pochi decenni fa, ci accorgiamo che sono cambiate molte cose. Oggi pochi potrebbero credere che, nel febbraio 1948, L’Unità accusò il Gran Muftì di Gerusalemme di voler massacrare gli ebrei. All’epoca la sinistra sosteneva Israele perché era ciò che voleva l’URSS. Una posizione che ha cominciato a vacillare dopo la Guerra dei Sei Giorni, in seguito alla quale Israele venne sempre più dipinto come “un’entità colonialista”.


La Sindrome dell’American Colony

Ferrari non è l’unica persona ad aver assistito a una tale avversione e a manifestazioni di pregiudizio anti-israeliano da parte di giornalisti italiani: lo sa bene anche Daniele Moro, per anni inviato di guerra del TG 5, caporedattore della testata e collaboratore di Terra!, oggi docente alla Johns Hopkins University, il quale racconta a Bet Magazine le radici del fenomeno, e in particolare quella che lui chiama “Sindrome dell’American Colony”: «L’American Colony, – spiega – è un albergo, ma anche un’istituzione. È a Gerusalemme Est, ed è da sempre il luogo dove i media internazionali fanno base quando “coprono” il Medio Oriente. Idem per il personale delle Agenzie dell’ONU che hanno gli uffici nelle vicinanze. È in “territorio occupato”, e tu dormi dalla parte dei palestinesi. È considerato un luogo neutro, ma tradizionalmente tutto il personale è palestinese. Il condizionamento ambientale è una cosa di cui gli israeliani non hanno mai capito l’importanza, e all’American Colony questo condizionamento è clamoroso, perché se tu vuoi sapere qualcosa devi andare lì, perché lì ci stanno tutti i giornalisti, lì arrivano tutte le notizie. È un luogo molto protettivo, ti trattano bene, ma è chiaro che se tu fai un servizio giornalistico scrivendo dalla terrazza dell’American Colony non lo fai “contro” i palestinesi, perché altrimenti corri dei rischi».

Parlando delle sue esperienze personali, Moro ha raccontato un fatto avvenuto dieci anni fa, legato al programma televisivo Terra!: «C’era una puntata su Israele, per cui mi mandarono a fare un servizio, ma poi durante il montaggio ho scoperto che mi usavano per giustificare altri quattro servizi filopalestinesi; divenni la foglia di fico della redazione. Loro pensavano che io fossi “il filoisraeliano”, mentre io cercavo solo di essere obiettivo, di fare un lavoro professionale e serio».
Un altro caso, più recente, di disinformazione legato a Mediaset riguarda il programma Le Iene che, il 4 aprile di quest’anno, mostrava le reazioni dell’esercito israeliano alle manifestazioni a Gaza, senza spiegarne minimamente il contesto, e tacendo sulla violenza di Hamas. Altro esempio legato al mondo della televisione riguarda il programma La Gabbia su La7, dove, nel giugno 2016, il giornalista Giulietto Chiesa accusò Israele di finanziare l’Isis, oltre a definirlo, assieme a Turchia e Arabia Saudita, «tre Stati canaglia a cui bisogna tagliare le unghie». Una dichiarazione, la sua, alla quale non aveva ribattuto né il conduttore Gianluigi Paragone né il pubblico in sala.
Tuttavia, secondo Moro, negli ultimi anni ci sono stati anche esempi di buona informazione, dovuti a una presenza massiccia di italiani nello Stato ebraico: «La comunità italiana in Israele si è distinta per aver fatto sentire la propria voce. Sui social network, attraverso lettere ai giornali o interventi nei blog degli opinionisti, migliaia di ebrei italiani che oggi vivono in Israele hanno espresso la loro opinione e raccontato la realtà dei fatti, il che ha scombussolato i filopalestinesi». «Noi italiani siamo “razzisti alla rovescia” – conclude Moro – per cui, dato che gli israeliani sono “occidentali” e gli arabi ‘poveretti’, allora simpatizziamo per i palestinesi. Nella sinistra si pensa che se sostieni Israele sei automaticamente “di destra”, ed è un pregiudizio difficile da scalfire».


La Shirley Temple Palestinese

Un chiaro esempio di buona informazione proviene proprio da La7, e riguarda il caporedattore Silvia Brasca, la quale si è occupata della storia di Ahed Tamimi, la “Shirley Temple palestinese”, protagonista di tante provocazioni e sceneggiate davanti ai soldati israeliani. «Nel suo caso,- spiega – sono andata a cercare, e ho visto che compariva più volte in altri video, sin da quando era bambina. Ora ha 17 anni, è stata processata da un tribunale israeliano; si può discutere se la sentenza sia giusta o meno, ma per capire vanno approfondite la sua storia e quella della sua famiglia.

Lei è figlia di un clan, il più importante nel suo villaggio, ed è una famiglia di persone con atteggiamenti violenti nei confronti di Israele, di filo-terrorismo, che i suoi genitori non hanno mai sconfessato. Inoltre, noi siamo abituati a immaginarci il ragazzo palestinese con la keffiyah; lei invece è una ragazza di pelle chiara con i capelli biondi, che cattura l’attenzione, un’immagine che si presta bene per la pubblicità, con una forza di comunicazione molto accesa. Ovviamente Amnesty e Human Rights Watch la dipingono come un’eroina, emblema di una protesta pacifica. Ma questa storia va raccontata bene, non c’è niente di pacifico nelle loro proteste. Uno dei suoi parenti ha postato, sul suo profilo Facebook, calunnie contro Israele, come quella di asportare organi di palestinesi, derivante dall’accusa medievale del sangue».

Ma ci sono casi dove l’astio non proviene solo dai giornalisti, ma anche dal pubblico; a testimoniarlo è l’avvocato Barbara Pontecorvo, che dal luglio 2017 al febbraio 2018 ha curato un blog sul sito de Il Fatto Quotidiano. Una collaborazione nata «in seguito a un articolo di Gianluca Ferrara, oggi senatore del Movimento 5 Stelle, che parlava di ‘Shoah dei palestinesi’. Dato che avevo recentemente partecipato al programma Matrix con Peter Gomez e gli avevo detto che ero indignata per quell’articolo, dopo esserci scontrati lui mi propose di avere un mio blog. Ci riflettei a lungo, e dopo un po’ accettai. Sul primo articolo ricevetti 480 commenti, quasi tutti di odio, all’ultimo 270. Ma poi mi sono arrivate minacce dirette, pesanti. Alla fine ho chiuso il blog, anche se sono rimasta in buoni rapporti con la redazione, che mi ha detto che potrei tornare se lo volessi».
Barbara Pontecorvo ha aggiunto che, prima del diverbio con Gomez, ne aveva avuti altri con giornalisti del Fatto: nel gennaio 2017 aveva partecipato a una conferenza al Teatro Farnese di Roma, dove «mi scontrai con un giornalista del Fatto, Stefano Citati. Avevo chiesto di partecipare perché il panel era troppo squilibrato, ma nonostante fossi tra i quattro relatori, non mi hanno mai interpellata».

Ma allora, quali sono i media che non sono prevenuti, vittime di pregiudizi antisionisti o altro? Secondo Ugo Volli, oltre a significative eccezioni come Il Foglio e Il Giornale, nei maggiori media italiani esistono anche singoli opinionisti che esprimono idee diverse (come Pierluigi Battista sul Corriere della Sera e Maurizio Molinari su La Stampa). Come abbiamo visto, dunque, è dopo il ’67 che è cambiato radicalmente il modo in cui una parte della sinistra racconta Israele, al quale non viene perdonato il fatto di esser riuscito a sopravvivere. In questo contesto, assumono valore le parole del giornalista israeliano Ben-Dror Yemini, pubblicate su Yediot Ahronoth in occasione dei 50 anni della Guerra dei Sei Giorni: «Dobbiamo ricordare una cosa: l’alternativa alla vittoria era l’annientamento. Perciò, scusateci se abbiamo vinto. Poiché un’occupazione senza annientamento è preferibile a un annientamento senza occupazione».
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » dom giu 03, 2018 8:46 pm

Stampa e Israele: disinformazione “corretta”. Calunnia, calunnia... ... qualcosa resterà
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http://www.mosaico-cem.it/attualita-e-n ... sa-restera

Perché i media italiani “odiano” Israele? Ecco voci e testimonianze di un fenomeno diffuso. È dopo la Guerra dei Sei giorni che lo Stato ebraico perde la simpatia occidentale. Poiché ha osato vincere. E vivere

È ormai un dato di fatto: i maggiori media italiani hanno sempre provato un certo astio verso Israele, soprattutto quelli di sinistra. O meglio, una data di nascita per questo sentimento c’è: giugno 1967, all’indomani della vittoriosa Guerra dei Sei Giorni. Israele osa vincere e vivere, umilia gli eserciti arabi (e la loro alleata, la Russia).

E così, da un giorno all’altro, la musica cambia: l’Unità, organo del Partito Comunista Italiano, rinnega le simpatie sino ad allora manifestate verso il piccolo Stato degli ebrei e inizia la sua campagna antisionista, come ben documenta il saggio di Luciano Tas Cartina rossa del Medioriente.

Ma oggi, come si manifesta questo sentimento di ostilità, che dovrebbe essere incompatibile con una informazione oggettiva e corretta? E quali sono le sue cause? Lo abbiamo chiesto ai testimoni diretti dal fronte della stampa, giornalisti italiani che hanno respirato per anni l’aria delle Redazioni Esteri di casa nostra.

Vi ricordate il caso Al Dura, quello del video in cui compariva un dodicenne palestinese presumibilmente ucciso dai soldati dell’IDF a Gaza? Dopo che il canale televisivo France 2, nel 2000, aveva messo in onda il video, questo fece subito il giro del mondo, facendo del piccolo Muhammad Al Dura un simbolo, tanto che in molti Paesi islamici gli dedicarono strade e francobolli. Se non che, quattro anni dopo, il giornalista francese Philippe Karsenty dimostrò che il video era un falso, ma dovette prima affrontare un processo per diffamazione conclusosi solo nel 2008. E chi si ricorda di quando a Ramallah, il 12 ottobre 2000, due miluim, soldati israeliani della riserva, con l’unica colpa di aver sbagliato strada, vennero linciati da una folla inferocita? In quell’occasione una troupe di Mediaset filmò tutto, e il cameraman palestinese, minacciato di morte, fu espatriato in Giordania la notte stessa. Mentre il corrispondente della RAI, Riccardo Cristiano, si era precipitato a scrivere all’ANP che “lui non aveva filmato il linciaggio”, fedele alle regole d’ingaggio palestinesi.


La manipolazione, Un automatismo

Non sono, questi, casi isolati: nei maggiori media italiani, specialmente quelli di sinistra, è molto comune imbattersi in manifestazioni di astio, manipolazioni della realtà più o meno sottili e subdole, omissioni e veleni nei confronti dello Stato ebraico.
Chi lo ha sperimentato in prima persona, ed è disposta a raccontarlo, è Lucia Ferrari, ex-vicecaporedattore di Tg3 RAI, oggi free lance, la quale ha avuto una carriera lunga e intensa. Giornalista dal 1986, negli anni ha visitato molti Paesi: dall’Iraq della guerra del Golfo, alla guerra dei Balcani, in Bosnia; dall’Etiopia alla Costa d’Avorio, portando avanti i suoi ultimi reportage in Sierra Leone. Ma nel corso di questa carriera, che ha concluso nel 2016 quando è andata in pensione, ha assistito a numerosi atti di disinformazione sistematica, attuata nei modi peggiori e a scopi ideologici, sul conflitto israelo-palestinese.
«Nelle redazioni dove ho lavorato ho constatato di persona un atteggiamento prevalentemente anti-israeliano – dichiara Lucia Ferrari a Bet Magazine-Bollettino. – Nella maggioranza dei casi i colleghi si definivano ‘di sinistra’, e io non ho mai colto posizioni obiettive verso Israele. Ad esempio, in occasione della Seconda Intifada, ho cominciato ad accorgermi di pregiudizi antisraeliani che coincidevano con l’antisemitismo: quando scrivevo il breve testo di lancio di un servizio che il conduttore doveva leggere, e indicavo il numero delle vittime sia israeliane sia palestinesi fornito dalle agenzie di stampa, il numero delle vittime palestinesi veniva aumentato, in diretta, durante la messa in onda del telegiornale. E quando eravamo in onda non potevo più intervenire. Alla fine del Tg chiedevo al conduttore o alla conduttrice perché avessero cambiato la cifra e rispondevano: ‘eh, perché quello che ci dai, anche se lo prendi dalle agenzie, è tutto di parte’. Per loro, agenzie come ANSA o Reuters, per esempio, erano di parte filo-occidentale, filo-israeliana, filo-americana. Da quel momento, – racconta Ferrari – con il passare degli anni, da così grossolana la propaganda si è fatta sempre più subdola, fino ad arrivare a capovolgere la regola delle “cinque W”, alla base del giornalismo occidentale. Dopo la Seconda Intifada mi sono accorta che la disinformazione è diventata un modo di fare costante. Si negano le cause e viene modificata la storia. Anche durante l’Operazione Piombo Fuso si è sempre preferita l’espressione “attacco militare” piuttosto che “risposta militare”».

Lucia Ferrari aggiunge che «in tanti anni di riunioni di redazione riguardo a Israele e alla questione palestinese, ho sempre detto le mie opinioni, ma sono sempre stata in minoranza. E il taglio dei pezzi veniva realizzato così come la direzione desiderava. La battuta che mi è stata rivolta spesso negli ultimi anni è stata “meglio il velo delle divise”; mi hanno dato della fascista, della conservatrice, a me che vengo da tradizioni culturali di sinistra; a me che non appartengo a nessuna congrega, a nessuna confessione religiosa, a nessun partito politico», conclude Ferrari.


Tuttavia, oltre ai casi di disinformazione più o meno velata da lei descritti, ne esistono anche di più espliciti: la rivista Internazionale, ad esempio, nel maggio 2017 ha pubblicato un articolo del filosofo sloveno Slavoj Zizek, il quale insinuava che l’antisemitismo di oggi fosse causato dal Sionismo e dall’esistenza di Israele. La stessa rivista, alla fine del 2017, ha dedicato un intero numero a storie sulla Palestina. Un caso analogo è quello di Radio Popolare, che nel febbraio 2016 accusò Israele di essere un regime di apartheid che “ruba l’acqua ai palestinesi”. Ma come ha avuto origine tutto questo? Se guardiamo a come la stampa parlava di Israele pochi decenni fa, ci accorgiamo che sono cambiate molte cose. Oggi pochi potrebbero credere che, nel febbraio 1948, L’Unità accusò il Gran Muftì di Gerusalemme di voler massacrare gli ebrei. All’epoca la sinistra sosteneva Israele perché era ciò che voleva l’URSS. Una posizione che ha cominciato a vacillare dopo la Guerra dei Sei Giorni, in seguito alla quale Israele venne sempre più dipinto come “un’entità colonialista”.


La Sindrome dell’American Colony

Ferrari non è l’unica persona ad aver assistito a una tale avversione e a manifestazioni di pregiudizio anti-israeliano da parte di giornalisti italiani: lo sa bene anche Daniele Moro, per anni inviato di guerra del TG 5, caporedattore della testata e collaboratore di Terra!, oggi docente alla Johns Hopkins University, il quale racconta a Bet Magazine le radici del fenomeno, e in particolare quella che lui chiama “Sindrome dell’American Colony”: «L’American Colony, – spiega – è un albergo, ma anche un’istituzione. È a Gerusalemme Est, ed è da sempre il luogo dove i media internazionali fanno base quando “coprono” il Medio Oriente. Idem per il personale delle Agenzie dell’ONU che hanno gli uffici nelle vicinanze. È in “territorio occupato”, e tu dormi dalla parte dei palestinesi. È considerato un luogo neutro, ma tradizionalmente tutto il personale è palestinese. Il condizionamento ambientale è una cosa di cui gli israeliani non hanno mai capito l’importanza, e all’American Colony questo condizionamento è clamoroso, perché se tu vuoi sapere qualcosa devi andare lì, perché lì ci stanno tutti i giornalisti, lì arrivano tutte le notizie. È un luogo molto protettivo, ti trattano bene, ma è chiaro che se tu fai un servizio giornalistico scrivendo dalla terrazza dell’American Colony non lo fai “contro” i palestinesi, perché altrimenti corri dei rischi».

Parlando delle sue esperienze personali, Moro ha raccontato un fatto avvenuto dieci anni fa, legato al programma televisivo Terra!: «C’era una puntata su Israele, per cui mi mandarono a fare un servizio, ma poi durante il montaggio ho scoperto che mi usavano per giustificare altri quattro servizi filopalestinesi; divenni la foglia di fico della redazione. Loro pensavano che io fossi “il filoisraeliano”, mentre io cercavo solo di essere obiettivo, di fare un lavoro professionale e serio».
Un altro caso, più recente, di disinformazione legato a Mediaset riguarda il programma Le Iene che, il 4 aprile di quest’anno, mostrava le reazioni dell’esercito israeliano alle manifestazioni a Gaza, senza spiegarne minimamente il contesto, e tacendo sulla violenza di Hamas. Altro esempio legato al mondo della televisione riguarda il programma La Gabbia su La7, dove, nel giugno 2016, il giornalista Giulietto Chiesa accusò Israele di finanziare l’Isis, oltre a definirlo, assieme a Turchia e Arabia Saudita, «tre Stati canaglia a cui bisogna tagliare le unghie». Una dichiarazione, la sua, alla quale non aveva ribattuto né il conduttore Gianluigi Paragone né il pubblico in sala.
Tuttavia, secondo Moro, negli ultimi anni ci sono stati anche esempi di buona informazione, dovuti a una presenza massiccia di italiani nello Stato ebraico: «La comunità italiana in Israele si è distinta per aver fatto sentire la propria voce. Sui social network, attraverso lettere ai giornali o interventi nei blog degli opinionisti, migliaia di ebrei italiani che oggi vivono in Israele hanno espresso la loro opinione e raccontato la realtà dei fatti, il che ha scombussolato i filopalestinesi». «Noi italiani siamo “razzisti alla rovescia” – conclude Moro – per cui, dato che gli israeliani sono “occidentali” e gli arabi ‘poveretti’, allora simpatizziamo per i palestinesi. Nella sinistra si pensa che se sostieni Israele sei automaticamente “di destra”, ed è un pregiudizio difficile da scalfire».


La Shirley Temple Palestinese

Un chiaro esempio di buona informazione proviene proprio da La7, e riguarda il caporedattore Silvia Brasca, la quale si è occupata della storia di Ahed Tamimi, la “Shirley Temple palestinese”, protagonista di tante provocazioni e sceneggiate davanti ai soldati israeliani. «Nel suo caso,- spiega – sono andata a cercare, e ho visto che compariva più volte in altri video, sin da quando era bambina. Ora ha 17 anni, è stata processata da un tribunale israeliano; si può discutere se la sentenza sia giusta o meno, ma per capire vanno approfondite la sua storia e quella della sua famiglia.

Lei è figlia di un clan, il più importante nel suo villaggio, ed è una famiglia di persone con atteggiamenti violenti nei confronti di Israele, di filo-terrorismo, che i suoi genitori non hanno mai sconfessato. Inoltre, noi siamo abituati a immaginarci il ragazzo palestinese con la keffiyah; lei invece è una ragazza di pelle chiara con i capelli biondi, che cattura l’attenzione, un’immagine che si presta bene per la pubblicità, con una forza di comunicazione molto accesa. Ovviamente Amnesty e Human Rights Watch la dipingono come un’eroina, emblema di una protesta pacifica. Ma questa storia va raccontata bene, non c’è niente di pacifico nelle loro proteste. Uno dei suoi parenti ha postato, sul suo profilo Facebook, calunnie contro Israele, come quella di asportare organi di palestinesi, derivante dall’accusa medievale del sangue».

Ma ci sono casi dove l’astio non proviene solo dai giornalisti, ma anche dal pubblico; a testimoniarlo è l’avvocato Barbara Pontecorvo, che dal luglio 2017 al febbraio 2018 ha curato un blog sul sito de Il Fatto Quotidiano. Una collaborazione nata «in seguito a un articolo di Gianluca Ferrara, oggi senatore del Movimento 5 Stelle, che parlava di ‘Shoah dei palestinesi’. Dato che avevo recentemente partecipato al programma Matrix con Peter Gomez e gli avevo detto che ero indignata per quell’articolo, dopo esserci scontrati lui mi propose di avere un mio blog. Ci riflettei a lungo, e dopo un po’ accettai. Sul primo articolo ricevetti 480 commenti, quasi tutti di odio, all’ultimo 270. Ma poi mi sono arrivate minacce dirette, pesanti. Alla fine ho chiuso il blog, anche se sono rimasta in buoni rapporti con la redazione, che mi ha detto che potrei tornare se lo volessi».
Barbara Pontecorvo ha aggiunto che, prima del diverbio con Gomez, ne aveva avuti altri con giornalisti del Fatto: nel gennaio 2017 aveva partecipato a una conferenza al Teatro Farnese di Roma, dove «mi scontrai con un giornalista del Fatto, Stefano Citati. Avevo chiesto di partecipare perché il panel era troppo squilibrato, ma nonostante fossi tra i quattro relatori, non mi hanno mai interpellata».

Ma allora, quali sono i media che non sono prevenuti, vittime di pregiudizi antisionisti o altro? Secondo Ugo Volli, oltre a significative eccezioni come Il Foglio e Il Giornale, nei maggiori media italiani esistono anche singoli opinionisti che esprimono idee diverse (come Pierluigi Battista sul Corriere della Sera e Maurizio Molinari su La Stampa). Come abbiamo visto, dunque, è dopo il ’67 che è cambiato radicalmente il modo in cui una parte della sinistra racconta Israele, al quale non viene perdonato il fatto di esser riuscito a sopravvivere. In questo contesto, assumono valore le parole del giornalista israeliano Ben-Dror Yemini, pubblicate su Yediot Ahronoth in occasione dei 50 anni della Guerra dei Sei Giorni: «Dobbiamo ricordare una cosa: l’alternativa alla vittoria era l’annientamento. Perciò, scusateci se abbiamo vinto. Poiché un’occupazione senza annientamento è preferibile a un annientamento senza occupazione».
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » ven giu 08, 2018 6:54 am

Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 12, con il titolo "Niente antisemitismo in Svizzera",
il commento di Roberto Giardina.
Informazione Corretta
07 giugno 2018

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=70907

In Germania e in Francia aumentano gli atti di antisemitismo a causa degli immigrati arabi. A Berlino si consiglia agli ebrei di non farsi riconoscere per strada. La Svizzera ha risolto il problema, almeno statisticamente: le violenze antisemite non vengono registrate come tali, denuncia la Neue Zürcher Zeitung (Nzz), benché siano aumentate in modo drammatico specialmente nei cantoni tedeschi. Anche in Germania, il numero reale è di molto superiore ai dati ufficiali. La polizia spesso preferisce trascurare l'aspetto razzistico e registra l' «incidente» come un normale atto di violenza, oppure si parla vagamente di «mobbing religioso». Un paradosso: nel timore di venire accusati di razzismo, se si denunciano gli immigrati musulmani, si finisce per non proteggere gli ebrei tedeschi. Ma in Svizzera, scrive il quotidiano di Zurigo, semplicemente «nessuno sa quante violenze antisemite siano state compiute l'anno scorso... gli ebrei svizzeri dovranno un domani come in Germania riflettere se esibire la kippa in pubblico?» La Nzz si è rivolta direttamente all'Ufficio federale della polizia: sapete quanti atti di antisemitismo sono avvenuti l'anno scorso? La risposta è stata un secco e sincero: nein. La Fedpol, la polizia federale, si è dichiarata «non competente al riguardo». Se ne dovrebbe occupare la polizia dei diversi cantoni. Il quotidiano quindi ha cercato informazioni presso il BfS, il Bundesamt für Statistik, l'ufficio federale di statistica, che registra tutti i dati della vita sociale nella Confederazione. Ma i funzionari del BfS hanno ammesso: come possiamo registrare quel che non ci viene comunicato? I poliziotti svizzeri non sono obbligati a comunicare se un atto criminoso abbia motivi razzistici o religiosi. Se un immigrato islamico (sono il 5% della popolazione, quasi come in Germania, in Italia ufficialmente il 3,7) ha aggredito e ferito un ebreo, nella pratica si scrive solo: «lesioni fisiche», gravi o meno. Nel Pks, il registro di statistica criminale, si evita di parlare dei motivi di un reato. Tuttavia nel codice penale svizzero, l'articolo 261bis, parla esplicitamente di atti razzistici. Il legislatore si è preoccupato di evitare ogni forma di discriminazione contro minoranze e stranieri. Due anni fa, è stata presentata un'interpellanza in parlamento per chiedere come mai in Svizzera non vengono registrate le violenze motivate da «odio contro omosessuali... o contro minoranze religiose». Ma in un gioco a scarica barile, i parlamentari hanno rimandato la palla all'ufficio di statistica della polizia. «La situazione non è accettabile, ha dichiarato alla Nzz la deputata Rosmarie Quadranti, «abbiamo bisogno di dati completi sui motivi di atti criminali Come possiamo svolgere un'attivitá preventiva se ignoriamo il problema, e quanto sia grave». E la collega Nadien Masshardt ha aggiunto: «Perché la Svizzera non può agire come la Francia o la Germania?» Gli unici dati, ovviamente parziali, vengono forniti dalla Comunità israelitica svizzera: in Romandia sono avvenute 39 aggressioni a cittadini ebrei, nella Svizzera Occidentale, sono state 150. Ma queste cifre servono a poco. La Romandia non è più antisemita del resto della Confederazione, semplicemente la Comunità può tenere conto solo dei fatti che le vengono ufficialmente comunicati, a volte dalle stesse vittime. Non ci sono confronti con altri paesi, o con altre regioni svizzere. Meglio continuare a non sapere.
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » dom giu 10, 2018 5:50 am

Antisemitismo americano fine ottocento

Divulgo : Commento di Mark Twain sul popolo ebraico.
Questo articolo è stato scritto nel 1899, quando l'antisemitismo era molto diffuso negli Stati Uniti.

Le grandi aziende non assumevano ebrei; le università non ammettevano ebrei o limitavano il loro numero con quote ristrette; persone "rispettabili" come Ford o Edison esprimevano apertamente la loro inclinazione anti-ebraica. Mark Twain ebbe una parola pronta per loro.

"Se le statistiche sono corrette, gli ebrei costituiscono meno dell'un per cento della razza umana. Un piccolo ammasso di stelle minute perso nello splendore della Via Lattea.
In realtà sarebbe difficile sentire parlare dell'Ebreo, ma invece se ne parla e se ne sente sempre parlare.
La sua fama sul pianeta supera quella degli altri popoli, e la sua importanza nel commercio è sorprendentemente smisurata rispetto alla scarsità del suo numero.
Il suo contributo alla lista dei grandi nomi del mondo, in letteratura, scienze, arte, musica, finanza, medicina e altre forme di istruzione ottuse è di gran lunga sproporzionata rispetto alla pochezza del suo numero.
Egli ha svolto una meravigliosa campagna in questo mondo in tutte le epoche, e l'ha fatto con le mani legate dietro la schiena.
Potrebbe essere vanitoso dei suoi successi, ed essere scusato per questo.
Gli Egiziani, i Babilonesi e i Persiani sorsero, riempirono il pianeta di suoni e splendore, e si dissolsero come un sogno e svanirono.
Poi vennero i Greci e i Romani, fecero un gran rumore, e se ne sono andati.
Altri popoli sono sorti e hanno tenuto alta la loro torcia per un certo periodo. Ma poi la torcia si è consumata, e adesso siedono nella penombra, o sono scomparsi.
L'Ebreo li vide. Li combatté e adesso è quello che è sempre stato, senza alcuna decadenza, senza gli acciacchi dell'età, senza debolezze, senza diminuzione delle energie, senza che sia fiaccata la sua mente vigile e aitante.
Tutte le cose sono mortali, tranne l'Ebreo.
Tutte le altre forze passano, egli resta.
Amen."
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Re: Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » dom giu 10, 2018 5:51 am

Assemblea tedesca antisemita - AFD difende gli ebrei
Yosef Tiles
https://www.facebook.com/yosef.tiles/po ... 6841654967

Germania post(?) nazista: antisemitismo al rovescio. Mentre Thomas Zeitz, il deputato del partito di destra, AFD, accusato spesso di antisemitismo ha rinunciato al suo discorso davanti all' assemblea chiedendo di alzarsi e dedicare un minuto di silenzio alla memoria della ragazzina ebrea-tedesca, stuprata e aSSaSSinata da un richiedente asilo islamico, L'assemblea ha rifiutato il gesto, e la vice presidente della Bundestag, la verde Claudia Roth gli ha tolto la parola, ricevendo gli applausi dell' aSSemblea tedesca, come potete vedere in questo video:

https://www.facebook.com/yosef.tiles/vi ... 6531654998


Riprendiamo oggi 09/06/2018, a pag.14 dal GIORNALE e dalla REPUBBLICA a pag.14, due servizi sulla 14enne Susanna Feldmann, stuprata e uccisa dal 20enne migrante islamico iracheno.
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=70934

Il confronto fra i due pezzi è istruttivo. Mentre Mosseri riporta nome e cognome della ragazzina, Mastrobuoni scrive Susanna F. Non scrivere per intero il cognome ebraico fa sì che il crimine venga rubricato fra quelli privi di qualsiasi particolarità. Susanna Feldmann, molto probabilmente era una di quei giovani che si dedicava da volontaria a portare aiuto umanitario ai migranti, forse avrà chiacchierato con chi l'ha poi stuprata e uccisa. Nasconderlo è una azione vergognosa.

Il Giornale-Daniel Mosseri: " Preso il profugo 20enne che ha stuprato e ucciso. Era già rientrato in Irak "
Daniel Mosseri: informazione corretta
E durata poco la fuga di Ali Basar, il 20enne iracheno sospettato di avere stuprato e ucciso una 14enne tedesca di Mainz. Il giovane è stato fermato in Irak nella notte fra giovedì e venerdì dalle autorità locali «su richiesta di quelle tedesche», ha reso noto il ministro federale degli Interni Horst Seehofer. Ali, i suoi genitori e i suoi cinque fratelli avevano lasciato la Germania di propria iniziativa lo scorso fine settimana, imbarcandosi a Düsseldorf su un volo per Istanbul e proseguendo per Erbil, nel Kurdistan iracheno. Per lo stupro e l'omicidio di Susanna Feldmann e per l'occultamento del suo cadavere poche ore prima la polizia tedesca aveva fermato a Wiesbaden un richiedente asilo di 35 anni con passaporto turco, accusandolo di aver partecipato con Ali all'omicidio della giovane. È stato il medico legale a stabilire che la ragazzina aveva subito violenza sessuale prima di essere stata uccisa «per violenza al collo». Susanna mancava da casa dal 22 maggio: il suo corpo è stato ritrovato a Wiesbaden, nei pressi del centro per migranti in cui era ospitato il giovane iracheno. E stato un coetaneo della vittima, un profugo 13enne, ad aiutare la polizia a ritrovare le spoglie di Susanna. L'arresto dei due sospetti non chiude il caso, ma evidenzia le contraddizioni del sistema tedesco di accoglienza. Tanto per cominciare la famiglia Basar ha lasciato il Paese con generalità che non cordspondevano a quelle stampate sui biglietti aerei: sostanzialmente agli otto iracheni sono state controllate solo le fotografie. Con l'aggravante che, a dispetto della giovane età, Ali era già una vecchia conoscenza della polizia e secondo fonti stampa era stato accusato in passato dello stupro di una undicenne. Gli investigatori sono poi sotto accusa per la lentezza delle indagini: già il 29 maggio la famiglia era stata raggiunta dalla voce che Susanna fosse stata uccisa e malamente seppellita nei pressi della ferrovia di Wiesbaden, ma nonostante le ricerche con elicotteri e cani è stata l'iniziativa del 13enne a mettere la polizia sulla pista giusta. Resta poi da capire come una ragazzina di 14 anni sia finita nelle mani di un ventenne e di un 35enne, ma si sospetta che sia stata avvicinata da uno dei fratellini di Ali. Domande che la famiglia Feldmann e la comunità ebraica tedesca, a cui la giovane apparteneva, hanno girato alle istituzioni. La domanda di asilo dei Basar era stata presentata nel 2016: le autorità l'avevano respinta permettendo però agli otto iracheni di restare nel Paese in attesa dell'appello. Il caso di Susanna, indicata sui media come «vittima della tolleranza», ha avuto ripercussioni al Bundestag dove gli xenofobi di Alternative für Deutschland hanno chiesto un minuto di silenzio. «State sfruttando una tragedia umana», hanno risposto gli altri partiti. Intanto i socialdemocratici hanno chiesto a Seehofer di far applicare le leggi esistenti, mentre il ministro ha rimesso in discussione le procedure per l'asilo: «Due anni fra domanda e appello sono troppi - ha detto - io sono per lo stato di diritto ma le istituzioni devono poter agire».

La Repubblica-Tonia Mastrobuoni: "Arrestato in Irak il migrante accusato di stupro e omicidio "
Tonia Mastrobuoni: informazione super scorretta
BERLINO- Un caso di cronaca orribile sta scuotendo la Germania. Una quattordicenne, Susanna F., sparisce due settimane fa senza lasciare traccia a Magonza, in Renania Palatinato. Mercoledì scorso la polizia ritrova il suo cadavere sotterrato nei pressi di Wiesbaden: Susanna è stata violentata e uccisa. Il sospetto cade su due richiedenti asilo, l’iracheno ventenne Ali B. e un turco di 35 anni che viene arrestato e rilasciato quasi subito perché ha un alibi di ferro. Ali, invece, sparisce. Sul caso si scatena una bufera: a dicembre 2016 la sua richiesta di asilo era stata respinta, mentre il processo contro di lui sarebbe ancora in corso. Le autorità tedesche avrebbero potuto rimpatriarlo da un anno e mezzo. Anche perché si era fatto notare per reati minori e era sospettato di aver violentato un altro bambino. Nei giorni successivi si viene a sapere che Ali è fuggito con la famiglia in Iraq. Altro scandalo: è partito da Duesseldorf in direzione Turchia per poi proseguire la fuga in direzione Erbil. E tutto ciò senza un biglietto a suo nome. La polizia di frontiera tedesca cerca di difendersi sostenendo che non era obbligatorio confrontare il passaporto con il biglietto. Ma la bufera diventa un uragano. Ieri le forze di sicurezza curde hanno arrestato Ali nel nord dell’Iraq. Lo annuncia il ministro dell’Interno, Horst Seehofer (Csu), precisando che «l’estradizione funziona secondo regole internazionali». Ma il problema, per la Germania, è che non ha un accordo d’estradizione con Baghdad. E dunque non è chiaro se potrà essere consegnato alla giustizia.


Riprendiamo dopo i due servizi citati, un interessante commento di Roberto Giardina sulla Germania, uscito oggi su ITALIA OGGI a pag.12
Italia Oggi-Roberto Giardina: " Tedeschi antipatici: ma perchè?
Roberto Giardina
Perché ce l'hanno con noi? si chiede su tutta la prima pagina Die Zeit. Was haben die gegen uns? Il settimanale di Amburgo, diretto da Giovanni Di Lorenzo, con doppio passaporto italiano e tedesco, pubblica un'immagine violenta: su sfondo rosso, una muta di cani dai collari con i colori nazionali, italiani, americani e britannici, minaccia il cane lupo tedesco che li guarda interdetto. Nel sommario si spiega: per gli americani o per gli italiani, i tedeschi, a causa della loro forza economica e del vizio di impartire lezioni, sono diventati il nemico preferito. Ma non sono solo vittime. Una sintesi perfetta, non del tutto. Difficile da tradurre, come spesso accade con il tedesco, il termine usato Besserwisserei, come dire »so meglio tutto io», la sindrome del primo della classe, pronto a fare la ramanzina a chi sbaglia. E una vecchia tendenza nazionale. E creò tensione anche al momento della riunificazione tra gli stessi tedeschi, tra i ricchi Wessis, quelli dell'Ovest, e gli Ossis, quelli dell'Est, i fratelli ritrovati della scomparsa Ddr, l'ex Germania comunista. Colpevoli di tutto, anche se vittime della dittatura comunista. I nuovi Länder furono invasi dai funzionari statali e dai manager occidentali con il compito di insegnare agli «indigeni» come si lavora e come si sta al mondo. Guadagnavano un extra, definito Buschzuschlag, come dire un premio per essere emigrati nella giungla. Ci sarà qualche se, a quasi trent'anni dalla caduta del Muro, c'è ancora tensione tra Wessis e Ossia Ieri la Germania Est, oggi la Gran Bretagna, la Francia, la Grecia e, naturalmente, l'Italia. Non abbiamo gradito le copertine e gli articoli dello Spiegel e dell'Handelsblatt, e gli articoli della stampa in genere. Die Zeit intervista anche tendono a dare lezioni a tutti il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, da sempre un estimatore del nostro paese, che ribadisce: «Certo possiamo continuare ad amare l'Italia». Non lo dice lui, ma è sottinteso: se vogliamo bene a qualcuno abbiamo il dovere di correggerlo per il suo bene. In due disegni all'interno si vede Angela che corre con un mazzo di stelle (quelle europee) strette al petto, poi lei, delusa, mentre un cane ai suoi piedi sgranocchia una stella. Noi? «La Germania» ha scritto il settimanale «giudica volentieri gli errori degli altri, e ciò fa arrabbiare molti vicini. Con ragione?». Lo speciale dossier è intitolato Germany First. Il mondo compra volentieri televisori, auto, frigoriferi, i prodotti tedeschi: «Questo ci ha reso ricchi e gli altri pagano un caro prezzo. Donald Trump forse non si sbaglia se vuol cambiare la situazione?». E siamo giunti alla risposta: non ci amano perché siamo meglio, la stessa che si danno da sempre gli americani quando con sorpresa si rendono conto che il mondo li odia, dal Sud America all'Asia, nonostante loro credano di esportare libertà e democrazia. Lo spread sale? Ma a chi dareste mille euro da investire, a Frau Angela o Di Maio? Leghisti e populisti a Roma girano su auto Made in Germany, rivelano i corrispondenti tedeschi. Uscire dall'euro e svalutare la lira servirà a poco per esportare i nostri prodotti. E quali? La Germania è sotto accusa perché esporta al di là di quanto consentito, ha un plus record di quasi 300 miliardi di euro, uno al giorno senza contare le domeniche, il 9% del pil invece del 6% consentito. Ma se contiamo solo l'Italia del centro-nord anche noi esporteremmo troppo. E non solo prosecco e maglioni. La domanda è: come contenere le esportazioni se non in un paese dirigistico? È un'osservazione superficiale, ma come potrebbe fare la Merkel a obbligare la VW a vendere di meno? O ordinare ai suoi connazionali a comprare prodotti non nazionali, troppo cari e non abbastanza buoni? E, si ricorda a Berlino, il Made in Germany crea posti di lavoro in tutta Europa, 300 mila solo nel settore auto in Italia. Il 6% non è un parametro di Maastricht, come si crede, ma un consiglio. Noi potremmo ribattere che non tutti i debiti sono uguali: se compro una casa con un'ipoteca creo lavoro, al limite anche se acquisto una Ferrari. Se mi ubriaco ogni giorno con champagne millesimé, faccio gudagnare Macron, vado in rosso e mi becco la cirrosi. Anche la stampa, nostra e loro, ha le sue colpe. I tedeschi non sono gli eterni nazisti, l'euro non è una diabolica invenzione di Hitler (lo suggerisce perfino Savona), e gli italiani non sono fannulloni. A parte le parole dei suoi commentatori, nella versione online dello Spiegel si vede un video girato a Roma, dove si vedono solo italiani sbevazzanti e pigri seduti al bar. In questo caso non è una critica, ma un insulto. Inñne, la Germania prima della classe dovrebbe avere il dovere di dare impulso all'Europa, di assumersi la sua responsabilità di leader. Ed è vero. Ma appena lo tenta, magari sbagliando o cambiando troppo spesso linea (la Merkel ondeggia tra Putin e Trump), tutti a gridare: ecco i soliti tedeschi che vogliono comandare il mondo. Loro saprebbero come fare, ripetono, però al dunque si tirano indietro.
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