Nazionalismi europei antisemiti, antisionisti antisraeliani

Nazionalismi europei antisemiti, antisionisti antisraeliani

Messaggioda Berto » sab gen 28, 2017 1:11 pm

Nazionalismi europei antisemiti, antisionisti antisraeliani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2468


Mi chiedo spesso:
perché questi nazionalisti odiano gli ebrei e Israele?
per quale arcana ragione o che bisogno abbiano molti movimenti e partiti nazionalisti europei di essere anche antisemiti e antisionisti ?
come può il naturale e buon sentimento nazionalista per la loro terra, il loro paese, la loro Heimat, la loro comunità, come può essere compatibile e di cosa può mai beneficiare mescolandolo con l'antisemitismo e l'antisionismo?

Io, per esempio, sono un nazionalista indipendentista veneto e non sento affatto il bisogno e non trovo proprio alcuna ragione per essere antisemita, antisionista e antisraeliano, anzi il mio nazionalismo veneto trae senso e vigore dall'umanissimo nazionalismo ebraico di Israele, dal popolo ebraico con la sua millenaria e incredibile storia e dal suo infinito amore per la sua terra di Sion o di Israele o Palestina; popolo civilissimo e terra ebraica che hanno dato agli europei e al mondo la fede e l'etica cristiana.


Il sano nazionalismo è un valore/diritto umano fondamentale
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2721
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Berto » sab gen 28, 2017 1:13 pm

Razismo e razzisti contro gli ebrei e Israele
viewtopic.php?f=25&t=1413

Le ensemense só e contro łi ebrei
viewtopic.php?f=197&t=2178

Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
viewtopic.php?f=197&t=2662
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Berto » sab gen 28, 2017 1:14 pm

Manifesti negazionisti a Milano nel Giorno della Memoria
27 gennaio 2017 Riccardo Ghezzi

http://www.linformale.eu/manifesti-nega ... la-memoria

A pochi giorni dalla vergognosa deturpazione delle pietre d’inciampo di Milano, i vandali hanno colpito ancora. Sempre a Milano, i seguaci del Nsab-Mlsn, il cosiddetto “Movimento nazionalsocialista dei lavoratori”, hanno rivendicato l’affissione di manifesti antisemiti e offensivi studiati appositamente per celebrare a modo loro la Giornata della Memoria.
Si tratta di fogli che sono stati appesi in alcune pensiline di Milano, da Pagano a piazza Piemonte. Nel primo volantino è raffigurato un Pinocchio che, secondo i militanti neofascisti, dovrebbe “rappresentare le bugie degli israeliani (o degli ebrei in senso lato) che sono così descritte: “Siamo sempre stati perseguitati senza dare fastidio a nessuno; diventavamo bottoni e saponette; i sei milioni di morti sono ufficialmente documentati, da testimoni oculari, tra caciotte e culatelli, in libri in vendita negli autogrill”.
Un elenco puerile e pseudosatirico che, nelle intenzioni dei neofascisti, avrebbe la pretesa di negare quelle che secondo i promotori dei volantini antisemiti sarebbero le falsità storiche rivendicate dagli ebrei.

Infine, la chiosa: “Credi ancora a quello che dice Pinocchio? Perché tutta questa paura degli studi revisionisti se non c’è nulla da nascondere?”.
Pinocchio, anche in questo caso, rappresenterebbe Israele, che i promotori del volantino identificano in ogni caso con gli ebrei di tutto il mondo, i quali addirittura avrebbero inventato “la menzogna dell’olocausto”.
In un altro volantino sono state elencate le cifre di tutti i morti dei conflitti mondiali “perpetrati da americani, russi, turchi, giapponesi” che risulterebbero “assai superiori a quelli dell’Olocausto”, secondo la tipica retorica antisemita e negazionista di cui si fa ampio abuso ogni 27 gennaio.
Sono stati alcuni pendolari e residenti del quartiere a segnalare i volantini alla Digos.
Un episodio che fa il paio con quello delle pietre d’inciampo deturpate e vandalizzate con vernice nera nei giorni scorsi. Segnale non solo di ignoranza ma anche e soprattutto di un clima preoccupante.


Alberto Pento
Non capisco proprio perché questi "nazionalisti dell'italianità" abbiano bisogno di essere ancora antisemiti e antisraeliani riprendendo il filone romano e cristiano antiebreo. Potrebbero liquidare la Shoah, senza entrare nel merito della sua totale o parziale verità, dicendo che sono errori del passato e che non vi sono più ragioni storiche o di altra natura per essere antisemiti e antisionisti/antisraeliani. Forse la loro mente è proprio invasa e posseduta da questo falso mito ossessionante dell'ebreo malvagio e disumano per costituzione razziale.
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Berto » sab gen 28, 2017 1:15 pm

Il virus mutante
L’attacco alla legittimità di Israele come stato del popolo ebraico è la manifestazione moderna dell’odio pregiudiziale anti-ebraico, cioè dell’antisemitismo
Di Arsen Ostrovsky
(Da: Israel HaYom, 26.1.17)

http://www.israele.net/il-virus-mutante

Oggi, venerdì 27 gennaio, è la Giornata Internazionale della Memoria, che cade nel giorno in cui il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau venne liberato. E’ anche interessante notare che la scorsa settimana ricorreva il 75esimo anniversario della famigerata conferenza di Wannsee, in Germania, dove i nazisti si riunirono per pianificare la “soluzione finale”.

Incredibilmente, solo un paio di settimane fa un tribunale tedesco ha stabilito che l’attacco con bombe molotov a una sinagoga appena fuori Dusseldorf non costituisce un atto di antisemitismo, ma una forma di legittima protesta politica contro Israele. La stessa sinagoga era già stata attaccata durante la “Notte dei Cristalli” del 1938.

Questa è la triste e pericolosa realtà che si trovano di fronte oggi le comunità ebraiche in Europa, molte delle quali sono costrette a vivere nell’ombra con la paura costante dell’antisemitismo. Questa settimana, il Ministero israeliano per gli affari della diaspora ha pubblicato un nuovo rapporto che documenta l’allarmante aumento globale dei casi di antisemitismo, in particolare in Germania, dove il numero di incidenti antisemiti è raddoppiato durante lo scorso anno, e nel Regno Unito, che ha visto un aumento del 62%. In realtà sappiamo tutti molto bene che la situazione volge al peggio. Nessuno ha bisogno di un ulteriore rapporto che lo dimostri più di quanto si abbia bisogno di un nuovo rapporto che dimostri che il fumo fa male alla salute.

Ciò che occorre, semmai, è intervenire: interventi reali, tangibili, concreti per combattere questo odio antico e immarcescibile che prende di mira il popolo ebraico e per estensione, oggi, lo stato ebraico. Lo stimato rabbino lord Jonathan Sacks, in un discorso lo scorso settembre al parlamento europeo ha definito l’antisemitismo “un virus mutante”. “Nel Medioevo – ha spiegato – gli ebrei erano odiati a causa della religione. Nei secoli XIX e XX furono odiati per la razza. Oggi sono odiati a causa del loro stato nazionale, lo stato di Israele”.

Siccome i concetti vengono troppo spesso e troppo facilmente intorbidati, è importante chiarire bene e ripetere più volte, fino a quando il punto non viene capito, che l’attacco alla legittimità di Israele come stato nazionale del popolo ebraico, che comprende il ricorso a false accuse e distorsioni malevole della verità mascherate da legittima critica del sionismo e di Israele, costituisce la manifestazione odierna dell’odio pregiudiziale anti-ebraico, cioè dell’antisemitismo.

A questo proposito, è stato molto positivo che il mese scorso il Regno Unito, diventato un focolaio di antisemitismo in particolare nelle università e nel discorso politico, abbia formalmente adottato per primo la definizione operativa di antisemitismo della Holocaust Remembrance Alliance: un fatto importante, perché questa definizione è molto esplicita nel ribadire che gli attacchi alla legittimità di Israele e al sionismo, e l’applicazione di una doppia morale a danno di Israele, costituiscono una forma di antisemitismo. Sarebbe bene che altri paesi seguissero l’esempio del Regno Unito nell’adottare questa definizione, mandando il segnale chiaro e inequivocabile che non sarà tollerato né l’odio contro il popolo ebraico, né l’odio contro lo stato ebraico.

Senza questa corretta definizione di antisemitismo, che purtroppo manca sia al livello istituzionale dell’Unione Europea che in molti singoli paesi europei, come possono gli stati anche solo cominciare ad affrontare questo odio che non riescono nemmeno a definire adeguatamente?

I paesi europei dovrebbero riconoscere che il movimento BDS che propugna il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele, costituisce una incarnazione di questo moderno antisemitismo, e seguire dovrebbero l’esempio della Francia che ha adottato una normativa che mette fuorilegge le campagne BDS in quanto discriminanti nei confronti di un gruppo di persone in base alla loro origine o appartenenza a un gruppo etnico, nazionale o religioso.

Oggi, i social network e il mondo on-line stanno rapidamente diventando il veicolo primario per amplificare e favorire questa forma di odio. Si stanno prendendo provvedimenti, ma può essere fatto di più, molto di più, in fatto di controlli più rigorosi e più rapida rimozione del materiale che diffonde odio e calunnie, con una maggiore cooperazione tra le imprese on-line, i provider, le autorità statali e le comunità ebraiche.

Alla fine della Shoà, il capitolo più buio della storia europea, la comunità internazionale e il popolo ebraico dissero coralmente “mai più”. Eppure oggi, settantadue anni dopo, siamo qui di nuovo a dover ripetere: mai più. Per qualcuno questo può essere solo uno slogan vuoto. Non per noi: non per il popolo ebraico, non per lo stato di Israele. E non per quelli che hanno una chiara bussola morale, e un senso di urgenza.



Bari, parroco chiede un referendum per abolire la Giornata della memoria. E il vescovo si scusa
2017/01/27
n quelle parole, si giustifica poi don Vincenzo Lopano, l'avversione contro le celebrazioni vuote. "Ho visto alunni dormire durante la visione dei film sullo Shoah e giocare al cellulare durante le testimonianze"
di SILVIA DIPINTO

http://bari.repubblica.it/cronaca/2017/ ... -157020306

Propone un "referendum per l'abolizione della Giornata della memoria" e finisce al centro di una polemica non soltanto virtuale. A scrivere la frase provocatoria sul suo profilo Facebook è un parroco di Altamura, don Vincenzo Lopano, che nella giornata dedicata alla Shoah lancia sui social network il suo suggerimento: "Propongo un referendum per l'abolizione della Giornata della memoria".

Don Lopano è molto conosciuto nella cittadina barese perché celebra messa nella parrocchia di Sant'Agostino ed è anche docente del liceo classico Cagnazzi. L'uscita del parroco scatena i social network e divide l'opinione pubblica. A schierarsi contro il religioso è la deputata pd Liliana Ventricelli. "Trovo inaccettabili tali parole, soprattutto se provengono da chi ha un ruolo di guida all'interno di una comunità - scrive la parlamentare commentando il post - La Giornata della memoria è ricordo, ma è anche dovere di informazione. La vera retorica è il qualunquismo riversato su Facebook". Della provocazione viene immediatamente allertata anche la Cei, la Conferenza episcopale italiana.

Prova subito a spegnere le polemiche lo stesso don Lopano attraverso un secondo post. "A chi mi accusa di essere fascista vorrei dire che ho letto e amato Hillesum, Stein , Weil, Bonhoeffer, Frankl e tanti altri - racconta - Sono stato al Museo della Shoah e ho pregato. Ho visto il campo profughi a Nablus, ho visto Ebron e l'unica cosa che riesco a dire è che l'attuale politica israeliana non ha imparato nulla dal suo passato. Non basta ricordare se non si impara". Nelle sue parole, l'avversione contro le celebrazioni vuote. "Ho visto alunni dormire durante la visione dei film sullo Shoah, ho visto alunni giocare al cellulare durante le testimonianze. Li potevo rimproverare e l'ho fatto: ma rimprovero me e il mondo degli adulti, che spesso addita un solo nemico per non affrontare il vero nemico della pace: ciò che ci abita dentro".

Sulla vicenda è intervenuta anche la diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva. Da parte del vescovo Giovanni Ricchiuti è stato espresso "sconcerto" per parole che sono state "affidate, arbitrariamente e ingenuamente, a un post su Facebook". Il prelato ha chiarito che il sacerdote è "lontano da sentimenti antisemiti o negazionisti" e ha rivolto a tutti l'invito "a riconfermare il rispetto e la preghiera per i sei milioni di ebrei sterminati nei campi di concentramento e, infine, a distinguere questa memoria dalle questioni israelo-palestinese di oggi". L'arcivescovo si è scusato "per il disagio che le parole del sacerdote possono aver provocato in tanti".
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Berto » sab gen 28, 2017 1:20 pm

Io, per esempio, sono un nazionalista indipendentista veneto e non sento affatto il bisogno e non trovo proprio alcuna ragione per essere antisemita, antisionista e antisraeliano, anzi il mio nazionalismo veneto trae senso e vigore dall'umanissimo nazionalismo ebraico di Israele, dal popolo ebraico con la sua millenaria e incredibile storia e dal suo infinito amore per la sua terra di Sion o di Israele o Palestina; popolo civilissimo e terra ebraica che hanno dato agli europei e al mondo la fede e l'etica cristiana.


Non è un’Europa per noi
Il Vecchio continente rinuncia alla sua identità, abolisce le nazioni, entra nell’èra del post liberalismo multiculturale, lì dove tutto si equivale. Antisemiti e jihadisti ringraziano, la salvezza è a Gerusalemme.
di Natan Sharansky
http://www.ilfoglio.it/articoli/2015/01 ... -noi-79990

Potenti correnti ideologiche sono al lavoro in Europa, e gli ebrei vivono una situazione sempre più precaria su questo Vecchio continente dove non si sentono più a casa loro. Si possono distinguere tre fenomeni, all’origine del loro sentimento di insicurezza: lo scacco dell’integrazione dei musulmani, il risorgere dell’antisemitismo di destra e le mutazioni del liberalismo politico europeo. Navigando nel relativismo culturale, i paesi europei rigettano oggi i particolarismi nazionali, non esigono più dai nuovi arrivati che essi adottino le norme e i valori culturali della maggioranza e creano così un clima favorevole al terrorismo islamista. Avendo adottato una cultura “post identitaria”, l’Europa diventa sempre più ostile all’idea di uno stato ebraico. Questa situazione mette gli ebrei di fronte a un dilemma profondo: preservare il loro attaccamento a Israele o unirsi al coro della critica europea, a detrimento della loro stessa identità.

Sotto certi aspetti, questo dilemma non è certo nuovo. Già alla fine del XVIII secolo, nel momento dell’emancipazione civile del giudaismo dell’Europa occidentale, quando i ghetti scomparvero, gli ebrei affrontarono una scelta analoga: vivere tra di loro, coinvolgendosi meno nella vita della città, convertirsi al cristianesimo e fondersi nella maggioranza, o ancora rinunciare alla loro identità di popolo e relegare la loro pratica religiosa alla sfera privata, secondo il principio formulato da Clermont-Tonnerre: “Bisogna rifiutare tutto agli ebrei come nazione e accordare tutto come individui”.

Molti ebrei hanno scelto quest’ultima opzione. Rispettando scrupolosamente le condizioni di questo patto, si sono ambientati nella nuova realtà. Quale che sia il loro grado di fede o di pratica religiosa, sono rimasti cittadini devoti alle rispettive nazioni, anche nei momenti di tensione.

Nel tempo, la maggior parte degli ebrei europei ha fermamente difeso l’ideale liberale che fissava un’Europa dove i diritti dell’uomo erano al cuore della sua visione del progresso. Fu solo con l’affermazione del fascismo e del totalitarismo che questo mondo liberale è venuto giù come un castello di carte.

La Seconda guerra mondiale e la Shoah hanno cambiato per sempre il destino della comunità ebraica mondiale. Il sionismo, all’inizio rifiutato da una gran parte dell’intellighenzia ebraica, è stato percepito come la sola risposta alle temibili sfide della storia. Numerosi sopravvissuti al genocidio sono emigrati verso lo stato ebraico nuovamente creato, e Israele è diventato una parte essenziale dell’identità degli ebrei che scelsero di rimanere nella diaspora.

Dopo un trauma come la perdita brutale di tutta la propria famiglia e del solo mondo che si è conosciuto, è normale cercare la prova che millenni di preghiere non sono stati fatica sprecata; che esiste ancora un filo che lega il passato alla speranza di un futuro; che non è né futile né folle continuare a sognare la possibilità di un mondo migliore. Israele è divenuto questa prova.
Così come il mondo ebraico, l’Europa liberale è stata profondamente sconvolta dall’orrore della Shoah.

Dopo secoli di conflitti religiosi e nazionali, sfociati in due terribili guerre mondiali, gli europei liberali hanno deciso di rigettare le loro identità nazionali per allontanare le fosche ombre del passato. Hanno quindi cominciato a sostituire l’ideale moderno di stato-nazione con un post nazionalismo che ha per orizzonte una società globalizzata, e con un post modernismo che considera tutte le culture e le tradizioni moralmente equivalenti.

Ora, ed è la cosa che più colpisce, l’Europa multiculturale che è il risultato di questa concezione post nazionale è anche, sotto molti aspetti, una Europa post liberale. In una democrazia liberale, si è chiamati a rispettare l’identità dei propri concittadini e quella delle minoranze del paese quanto la propria identità. Nella democrazia post liberale, non si è incoraggiati ad amare la propria identità – forti identità conducono alle guerre, e la guerra è il male assoluto. In una società liberale, i diritti individuali sono un valore supremo, per il quale si è pronti a lottare, perfino a morire. Ma nell’Europa multiculturale, dovendo considerare tutte le culture sullo stesso piano, è proibito considerare che una cultura che rispetta i diritti individuali sia superiore alle identità illiberali. In breve, l’Europa post liberale potrebbe adottare come motto le parole di John Lennon: “Immagina che non ci siano nazioni… Nessuna ragione per cui uccidere o morire, e nessuna religione”.

Dove si colloca Israele, lo stato ebraico e democratico, in rapporto a questa concezione del mondo?
Israele ha visto la luce nel momento in cui l’idea di stato-nazione non era più di moda in Europa. Se, dopo la Shoah, nessun liberale al mondo poteva opporsi all’idea di uno stato ebraico, gli europei post liberali di oggi vedono sempre più Israele come le ultime vestigia dei loro errori passati, colonialisti e nazionalisti. Nel momento in cui l’Europa cominciava a rifiutare le aspirazioni identitarie, si è vista la creazione di uno stato ancorato senza vergogna a una identità etno-religiosa, dopo duemila anni di esilio. Nel momento in cui l’Europa decideva che la guerra era il più grande dei mali, Israele era – ed è tuttora – pronto a lottare, se serve con le armi, per garantire la propria esistenza come nazione.

Questo spiega almeno in parte perché, a dispetto di pericoli innumerevoli, l’Europa considera Israele come una delle più grandi minacce alla stabilità mondiale. L’integrazione degli ebrei era stata una delle colonne della concezione europea del progresso. Insistendo per ottenere il loro proprio stato nazionale, gli ebrei hanno scelto il lato sbagliato della storia. Anche se Israele arrivava a dimostrare di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per arrivare alla pace e per minimizzare il numero di vittime civili palestinesi in combattimento, questo non bastava a coloro che considerano la sua stessa esistenza come un problema.
Tutto questo l’ho compreso dodici anni fa, durante la Seconda Intifada, discutendo con un gruppo di intellettuali francesi.

“L’esperienza sionista è fallita – mi dicevano con sollecitudine – l’oriente è l’oriente e l’occidente è l’occidente. Che cosa hanno a che fare gli ebrei con il medio oriente? Alla fine, Israele cesserà di esistere e gli ebrei dovranno tornare in Europa”. Detto in altri termini, gli ebrei sono autorizzati a conservare la propria identità ebraica fin tanto che il suo mantenimento non semina disordine. Per gli europei post liberali di oggi, nessun ideale può giustificare il fatto di combattere. Che cosa hanno da fare i “colonialisti” ebrei in medio oriente? Quanti bambini palestinesi e israeliani saranno uccisi per mantenere in vita questo progetto nazionalista?

Ogni volta che Israele è costretto a difendersi, questo porta non solo a mettere in questione la sua legittimità, ma anche ad accrescere la pressione sui suoi sostenitori. E la pressione funziona. Consideriamo un esempio recente. Quello largamente raccontato dai media di Henk Zanoli, un olandese che aveva ricevuto una medaglia del governo israeliano per aver coraggiosamente salvato un ragazzo ebreo durante la Shoah. La scorsa estate, durante la guerra di legittima difesa di Israele nella Striscia di Gaza, Zanoli ha deciso di restituire la medaglia. La sua sconfessione colpisce. All’inizio, ha scritto, aveva sostenuto la creazione di un focolare nazionale ebraico, ma poi è arrivato alla conclusione che il sionismo contenga “un elemento razzista nell’aspirazione a costruire uno stato solo per gli ebrei”. In effetti, ha aggiunto, “il solo modo di uscire dal pantano nel quale il popolo d’Israele si è ficcato sarebbe rinunciare totalmente al carattere ebraico di Israele”. Solo se accadesse, egli potrebbe considerare l’idea di riprendersi la medaglia.

Se l’idea stessa di uno stato-nazione ebraico è in grado di provocare questa repulsione in un non ebreo compassionevole, può incitare anche gli ebrei a prendere pubblicamente le distanze dallo stato ebraico. Questi ebrei critici sottolineano spesso che il loro problema non è tanto l’esistenza di Israele in quanto tale, ma piuttosto la politica del governo israeliano: il modo di trattare i palestinesi, i suoi metodi di guerra e così via. A loro, risponderò che finché i nostri nemici continueranno a cercare la nostra distruzione, quale che sia la composizione del governo israeliano non ci sarà altra scelta che difendere i suoi cittadini militarmente. E finché i nostri nemici, nel loro culto confessato della morte, dispiegheranno le loro stesse popolazioni come scudi umani, si vedranno le foto delle vittime civili diffuse dai media internazionali. Quale che sia il partito israeliano al potere e quali che siano le sue politiche specifiche, gli ebrei saranno costretti a scegliere tra il loro impegno verso il sionismo e la loro fedeltà all’Europa post liberale.

Perché allora gli ebrei d’Europa, o chiunque altro, si aggrapperebbero fermamente alla loro identità di fronte alle pressioni che subiscono per abbandonarla? Perché l’identità, ebraica o d’altro tipo, dà un senso e uno scopo alla vita, per via del suo semplice aspetto materiale. Essa risponde a un bisogno umano basilare che consiste nel voler far parte di un insieme più grande di sé, di una comunità intergenerazionale che condivide un insieme di valori e di aspirazioni collettive.

Certo, esiste un altro bisogno umano fondamentale: quello di essere liberi, di pensare con la propria testa e di scegliersi la propria strada. Ma queste due aspirazioni – appartenenza e libertà – possono rafforzarsi vicendevolmente invece di opporsi l’una all’altra. La libertà offre la possibilità di coltivare pienamente la propria identità; ma la libertà deve essere difesa, ed è l’identità che dà la forza di realizzare questo compito. È un errore pericoloso quello di sacrificare la libertà in nome dell’identità ma, viceversa, è un errore non meno disastroso desistere dall’identità in nome della libertà, come hanno fatto gli europei del nostro tempo.

Nell’Europa liberale del passato, si poteva essere cittadino per strada ed ebreo praticante a casa; nell’Europa post liberale di oggi, è estremamente difficile restare europeo convinto per strada ed ebreo fiero di esserlo e legato a Israele, a casa.
Tuttavia, la vera questione non è il futuro degli ebrei, ma quello dell’Europa. Nel tentativo di liberarsi della propria storia e delle sue istituzioni tradizionali, l’Europa è divenuta decadente e vulnerabile. Ora che il fondamentalismo islamico è penetrato nelle sue società tolleranti e multiculturali, la questione è di sapere se una società che è rifuggita alla propria identità per approfittare della sua libertà può ancora trovare la volontà di battersi, prima di perdere entrambe.

Avendo sempre attinto alla grande tradizione liberale europea la forza di lottare contro l’oppressione, non posso che sperare che le nazioni democratiche europee sappiano battersi per la loro libertà. Ma il mio compito in quanto cittadino israeliano è più semplice. Devo assicurarmi che tutti gli ebrei nel mondo che si sentono senza riparo siano in grado di trovare una casa qui, su questo piccolo isolotto di libertà nel cuore di un grande oceano di tirannia, in questa piccola oasi di identità in un deserto di anomia post identitaria. A questi ebrei dico: benvenuti nello stato ebraico e democratico.
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Sixara » mar gen 31, 2017 11:47 am

Berto ha scritto:Mi chiedo spesso:

'na (posibile) risposta de Georges Bensoussan:

Nel mondo occidentale il sionismo non gode dunque di una maggiore legittimità.

Decisamente no. In Occidente il sionismo è sempre più delegittimato e in particolare per gli Europei. Io credo per una ragione in particolare e cioè che il sionismo, nella sua ambizione di costruire il proprio Stato nazionale, va contro l’attuale tendenza europea che consiste invece nel superamento dello Stato nazionale come è stato inteso sino a poco tempo fa. Queste due opposte tendenze fanno sì che per gli europei il sionismo sia attualmente incomprensibile, appunto perché viene considerato anacronistico. Da una parte c’è l’Europa che va verso una federazione di stati, verso un’integrazione, e dall’altra c’è il sionismo che invece va esattamente all’opposto, collocandosi quindi a controcorrente di un’evoluzione, per apparire agli occhi degli europei come un movimento retrogrado, simbolo di un modello arcaico di apartheid e di conseguenza come una forma di razzismo. Questa è una delle ragioni di fondo che secondo me tendono a delegittimare il sionismo. Ma ve sono anche delle altre. Una di queste è il senso di colpa per la Shoah, poiché sono state la Germania, l’Austria e i vari collaborazionisti europei ad aver commesso questo crimine, quindi si tratta di un crimine europeo. Che gli ebrei possano, oggi, commettere delle violenze in Palestina, contro un popolo che per il momento stanno sottomettendo e dominando - che è un fatto innegabile -, che si comportino da oppressori contro un popolo oppresso, è qualcosa che serve a rassicurare gli europei in quanto li aiuta a liberarsi dal proprio senso di colpa. Paragonando gli ebrei ai nazisti, ci si vuole liberare di un senso di colpa; si tratta però di un paragone aberrante, perché se gli ebrei stessero veramente usando i metodi dei nazisti, oggigiorno non ci sarebbero più palestinesi. Pensare che gli ebrei si stiano comportando come dei nazisti aiuta a liberarsi dal proprio senso di colpa e sentirsi in perfetta parità da un punto di vista di morale: seguendo questo ragionamento gli europei non hanno più nulla da rimproverarsi poiché in questo momento gli ebrei si stanno macchiando dello stesso crimine commesso 60 anni fa contro di loro, e quindi le colpe a questo punto sono equamente ridistribuite.

Però, a queste due ragioni appena evocate ne aggiungerei una terza, più sfumata. Io credo che gran parte dell’economia psichica dell’occidente cristiano si sia costruita intorno al rifiuto dell’ebreo. Questo rifiuto ha una matrice religiosa anche se successivamente ha assunto una forma nazionale e razziale. In ogni caso tutta l’economia psichica occidentale è avvelenata da questo rifiuto dell’ebreo. Il sionismo è un’ideologia nazionale che mette un termine a questa oppressione e denigrazione dell’ebreo, nello stesso modo in cui l’anticolonialismo mette fine alla dominazione del colonizzato. Per l’economia psichica occidentale l’ebreo era stato la vittima designata che fino adesso garantiva il funzionamento di tale economia, dal momento che per farla funzionare abbiamo sempre bisogno di rifiutare e respingere qualcuno o un gruppo; essere privati della propria vittima preferita mette in pericolo l’economia psichica occidentale. Mi spiego: l’ebreo che si ama in Europa è l’ebreo vittima, è ciò emerge, in particolare, negli ambienti della sinistra e dell’estrema sinistra occidentale, dove le stesse persone, da una parte commemorano la Shoah, con grande contrizione e sincerità, e dall’altra detestano il sionismo e lo Stato d’Israele. L’ebreo forte, sicuro, vittorioso, alla testa del suo esercito non corrisponde più all’immagine dell’ebreo vittima e di conseguenza non è più amato. Si è disposti a piangere per l’ebreo ma non si sopporta di vederlo in veste di colonnello al comando dei suoi carri armati. E’ per questa ragione che il sionismo disturba l’economia psichica dell’Europa.

Attualmente Bensoussan l è a procéso n Francia pa ste robe ke l dixe so l mondo arabo: istigazione all'odio razziale.
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Berto » mar gen 31, 2017 1:51 pm

Bràva Sixara, su çerte robe semo bastansa en sintonia (no su tuto come su Trump! :) ), sì sì me par ke sto articoło el meta ben en ciàro łe robe però en Ouropa a ghe semo anca ti e mi, k'a no se sentimo par gnente en colpa e ke defendemo łi ebrei e Israel e i nostri Diriti Omani de çitadini łebari e sorani e nadivi o endexeni.
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Sixara » mer feb 01, 2017 2:38 pm

informazionecorretta a lo conosémo e savemo de còsa ke l se ocupa Ugo Volli e conpagnia: i motivi de l parké Celebrare la memoria oggi è stare con Georges Bensoussan a se pòe ben capirli ke l soo l è on parere autorevole so la Giornata della Memoria;
altri on fià manco - secondo mi - come sto cuà so l sòito Trump ...
dògnimodo, mejo sì el Cari amici de le Cartoline de Volli (ke de persona el pare gnan cusì tegnì'zo) a confronti de stàltri/e (soradetuto stàltra) ke i dixe on mùcio de ... boh, a ne savarìa come definirli - casi di studio, forse.

La domanda ca te te fè so l parké i nazionalisti europei i è anca anti-semiti a me la fago anca mi, e no basta le 3 raxon - par cuanto autorevoli - ca porta Bensoussan...
no lo sò el parké, ma zà pensarghe sora l è calcòsa, sa se podése, però, farlo sen'za le etikete de tuti i -ismi de l pasà e de l futuro.
A Trevixo a go visto el disco de Montebeluna :D e l custode de la sala el se ga maravejà porasè ca savése còsa e come... parké, da come ca pare parfòra, no dovarìa mi intaresarme ste robe :D
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Berto » mer feb 01, 2017 7:57 pm

A mi Volli nol me xe antepatego e gnanca la De Mari ke la dixe la sua e tante robe vere. Trump par mi lè mile volte mejo de la Clinton, de ke la bronsa coerta de Obama el mexo moro, de Bergojo, de la Merkel e no parlemo de Maometo po'; anca se no lè on stinco de santo e par varie robe nol me piaxe, però almanco no lè on pajàso e on buxiaro.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti

Messaggioda Sixara » gio feb 02, 2017 5:14 pm

Berto ha scritto:A mi Volli nol me xe antepatego

bè el dovarìa starte sinpatico asè ke l dixe scoaxi le stése robe so Trump, la Clinton, Obama, Bergoglio, la Merkel... LA MERKEL?? ma ne la te piaxea na olta la Merkel?
guai tocarghe l àngela, na olta... dèso el se ga imagà de la silvana... :D
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