Ariel e Elio Toaff (figlio e padre)
Piercarlo Accornerohttps://www.facebook.com/profile.php?id ... 3M&fref=nfStatemi bene a sentire, amici delle pagine che trattano problematiche dell'ebraismo a 360°, amici israeliani ed ebrei. Saprete certamente che sono amico per tradizione famigliare e per sincerità personale con tutti gli esponenti della vostra fede e del vostro popolo. Alcuni di questi amici hanno ritenuto giusto troncare le relazioni fb che avevano con me per il fatto della mia amicizia con il prof. Ariel Toaff, da anni bersaglio di molte polemiche che ritengo ingiuste. Ora, è chiaro che non esiste un solo ebraismo, fin dai tempi biblici, e che esistono diversi modi di viverlo. Questa è cosa vostra, non mia,io che mi riconosco nella laicità occidentale. Qui non parteggio per nessuna scelta politica o partitica. Da studioso ho sempre apprezzato il rigore di Ariel Toaff, cui ribadisco la mia amicizia, anche solo fb. Si può convenire o no sulle sue conclusioni (mi riferisco in particolare alle Pasque di Sangue, di cui possiedo un esemplare della prima edizione, lestamente ritirato dalle librerie e sostituito con un'altra "epurata"), si può... Ma che si giunga a mettere in crisi (alla greca) una relazione personale per dibattiti accademici, non ci siamo! laicamente la penso così. Ribadisco ancora una volta la stima per il lavoro del prof. Ariel Toaff, confidando che si giunga a una chiarezza e maturità da parte ebraica e israeliana, affinché evidenziate i valori che vi uniscono e non le beghe che fanno solo mercato.Ariel Toaff, il super clownRiccardo Ghezzi
http://www.linformale.eu/3425-2Oggi per la prima volta dalla nascita de L’Informale scriverò in prima persona, come un blogger qualsiasi, perché è una data storica: sono costretto a fare satira.
Cosa che non avrei mai pensato al momento di aprire un sito che si occupa di Israele e Medio Oriente. Ma quando un autorevole accademico si occupa di un comune mortale, il richiamo della satira è più forte di quello di una Sirena. Non si può resistere.
Vi racconto quindi la storia del prode Ariel Toaff, uomo che ad un certo punto della sua vita si è trovato in un proverbiale “cul del sac” a causa di un libro che ha scritto. E da allora litiga con tutti via facebook.
Per quanto riguarda L’Informale, sembra proprio che nutra antipatia personale nei confronti di uno degli autori, Niram Ferretti.
Per quel che mi consta, Ariel Toaff ha scelto la strada della guerra on line, facendomi combattere in casa: egli scrive post livorosi nei confronti del sito, io gli rispondo prendendolo in giro. Fino a che il primo (non sarò io) non si stuferà. Contento lui, contento soprattutto io.
Ma cosa ha combinato questa volta il prode Ariel Toaff? Ha pubblicato un post su facebook che è tutto un programma.
“L’Informale” di Riccardo Ghezzi si e’ indispettito perche’ l’ho definito fiancheggiatore della politica dell’estrema destra israeliana. “Siamo pluralisti e obbiettivi”, ha risposto il Ghezzi e “non abbiamo mai giustificato Meir Kahane, Barukh Goldstein e Iygal Amir” (che grande sforzo di obbiettivita’ e moderazione ohibo’).
Ora il Ghezzi e i suoi collaboratori (Niram Ferretti, Deborah Fait, Michael Sfaradi, Anat Hila Levi etc).enumerano i loro “siti amici” (non ne abbiamo omesso neppure uno). Vanno dalla destra all’estrema destra tutti senza alcuna eccezione. Giudicate voi:
Progetto Dreyfus
Rights Reporter
Informazione Corretta
Il Blog di Barbara
Il Borghesino
Bugie dalle gambe lunghe
Israele.net
La questione ebraica
Il contadino della Galilea
Silicon Wadi
Il Juster
The Fielder
Sostenitori delle Forze dell’Ordine*
*questo e’ il sito che apparentemente con gli altri non c’entra niente.
“L’Informale” ha soldi. Ogni due per tre i loro giornalisti, illustri e meno illustri, con nomi veri o fittizi, sono qui in Israele a scrivere reportage e a intervistare. Chi li paga e di chi sono i soldi che finanziano questa nuova testata “pluralista e obbiettiva”?
Ci sono cose che Ariel Toaff non sa. La prima è che non mi indispettisco. Mai. Al massimo mi incazzo.
Potete capire quante richieste di interviste abbia ricevuto in queste ore. Persone che vogliono essere spesate per intervistare estremisti israeliani, magari alle Maldive. Intanto paga la grande famiglia de L’Informale.
Mitico Ariel Toaff.
Sapete cosa è accaduto? Che l’ineffabile deve aver letto un post su facebook di Niram Ferretti, in cui annuncia l’intervista allo storico Benny Morris che verrà presto pubblicata in esclusiva mondiale (eh sì, ce la tiriamo) su L’Informale.
Ariel Toaff si deve essere indispettito tantissimo. Invece di intervistare lui, Niram va ad intervistare Benny Morris! Imperdonabile.
A chiunque chiediamo una intervista, ci viene concessa. Il sito piace. David Horowitz, Robert Spencer, Matthias Kuntzel, Mara Carfagna, Ruth Dureghello, Emanuele Fiano, Giulio Meotti e altri che verranno, ma non facciamo anticipazioni.
Quanto ai copiosi flussi di denaro che ci inondano, lasciamo a Toaff, in compagnia eventualmente di Giulietto Chiesa, l’onore e onere di individuare le fonti. Sarà il Gruppo Bilderberg? Saranno gli Illuminati di Baviera? O forse Sheldon Anderson? Oppure i Savi di Sion?
Ovviamente, ai lettori non sarà neppure sfuggito quanto siano di estrema destra le pagine da noi linkate. I “siti amici”, che sono semplicemente blog che parlano di Israele. Ma quanto è fascista SiliconWadi? E soprattutto “La questione ebraica”, un blog che parla di Shoah e persecuzione degli ebrei. Tutta roba estrema, da fare venire i brividi.
E poi Sostenitori delle forze dell’ordine, noto sito eversivo con ramificazioni tra i pericolosissimi “terroristi” ebrei che invocano il Regno del Messia. Roba che nemmeno Dan Brown…
Toaff ha un nuovo canovaccio sottomano dopo quello fantastorico di “Pasque di Sangue”. Lasciamo alla sua fantasia, che già ci deliziò con improbabili sette askenazite assetate di sangue cristiano, il compito di proporci qualcosa di altrettanto esilarante. Siamo sicuri che non ci deluderà.
La prima edizione di Pasque di sangue esce nel febbraio 2007.https://it.wikipedia.org/wiki/Ariel_ToaffIl libro analizza l'ambiente storico e culturale, quello ashkenazita medievale della diaspora, dove si è sviluppata l'accusa nei confronti degli ebrei di praticare omicidi di infanti cristiani nel periodo della Pasqua e di servirsi del loro sangue per compiere riti in funzione anticristiana. Contrariamente all'opinione comune della storiografia ufficiale che bolla la vicenda come una completa montatura delle autorità cristiane dominanti dell'epoca, Toaff, se da una parte ribadisce che gli omicidi rituali sono miti cristiani, dall'altra sostiene invece che se non vi sono prove che dimostrino l'uso magico e superstizioso del sangue a scopi rituali, non è dimostrabile neppure il contrario e quindi è possibile che vi siano stati singoli individui, magari anche appartenenti a frange estremiste di comunità ebraiche ashkenazite, che ne abbiano fatto tale uso. Toaff analizza anche brevemente alcuni dei momenti decisivi della separazione fra Ebrei cristianizzati ed Ebrei “tradizionalisti”, mostrando taluni fattori storici che ancora oggi influiscono sulle relazioni tra le due religioni.[senza fonte]
Il libro è ritirato per volontà dell'autore stesso pochi giorni dopo la sua uscita a causa delle forti polemiche e decise critiche ricevute. Il ritiro del libro non fece che accrescere l'interesse per il caso Toaff.
Dopo una prima stampa limitata a 3.000 copie, nel giro di pochi giorni il libro è andato quasi esaurito e su eBay le quotazioni hanno raggiunto centinaia di dollari. L'editore aveva già pronta una ristampa.[senza fonte]
La seconda edizioneNel febbraio del 2008 è uscita la seconda edizione di Pasque di sangue sempre edita da il Mulino. In questa l'autore ha apportato delle modifiche e aggiunte per chiarire e rendere più esplicito il suo "pensiero per non consentire equivoci di sorta". È presente anche una postfazione dove ribadisce le ipotesi di fondo avanzate nella prima edizione:
1) È errata la squalifica in toto dei documenti processuali. Vi è ad esempio un chiaro riscontro fra i testi delle confessioni del processo di Trento e le fonti ebraiche sull'uso magico e simbolico del sangue in riti e liturgie particolari nell'ambito della celebrazione della Pasqua ebraica, caratterizzante gruppi estremisti ashkenaziti, in funzione anticristiana (il cosiddetto "rituale della maledizione"). Questo a conferma che dalle confessioni sotto tortura è possibile ricavare elementi autentici della cultura perseguitata (paradigma indiziario). Inoltre, nelle confessioni del processo di Trento, compaiono frasi in ebraico ashkenazita (invettive anticristiane che trovano riscontro su altre fonti) trascritte in modo errato dai notai a prova del fatto che i giudici non erano a conoscenza né dell'ebraico, né dell'yiddish. Questo dimostra l'autenticità di quelle frasi.
2) La geografia dei riti di sangue corrisponde a quella del mondo ebraico ashkenazita. Ebrei sefarditi ed orientali non conoscevano tali pratiche. Alfonso de Espina, confessore di Enrico IV di Castiglia e autore del trattato polemico antiebraico "Fortalitium Fidei", cita come episodi di omicidi rituali di cui è venuto a conoscenza due casi avvenuti entrambi nel nord Italia (Pavia e Savona) e non in Spagna com'era lecito attendersi.
3) Cristiani (ossessionati da presenze diaboliche) ed ebrei (accusati di stregoneria ed infanticidio) sono partecipi dello stesso orizzonte mentale. Magia, Medicina popolare, superstizione e alchimia hanno influito in queste comunità fino al punto di disattendere le norme più severe della ritualistica ebraica (il divieto biblico di cibarsi del sangue è assoluto). In quest'ottica i rabbini erano costretti a scendere a patti con questa realtà che disapprovavano.
Toaff, sempre nella postfazione, risponde alle critiche metodologiche mossegli e ne avanza a sua volta ai suoi detrattori. Si chiede ad esempio in relazione ai processi inquisitoriali iberici nei confronti dei Conversos (ebrei o supposti tali convertiti al cristianesimo) perché si accettino le accuse giudicate nobilitanti (quella di continuare a seguire in segreto l'Ebraismo) e si rifiutino a priori quelle aberranti legate all'uso superstizioso del sangue nelle pratiche religiose.
In conclusione sebbene nel libro si affermi che l'omicidio rituale sia una creazione tutta cristiana, il ruolo svolto dagli ebrei non è sempre e comunque quello della vittima perennemente passiva (“anche gli ebrei avevano voce. E non era sempre una voce sommessa e soffocata dalle lagrime"). Inoltre Toaff risponde anche alle critiche dei rabbini, distinguendo il loro ruolo da quello dello storico: "I principi dell'Ebraismo non coincidono sempre con i comportamenti reali degli Ebrei in carne e ossa,...” “... scrivere di storia degli Ebrei non equivale a comporre una predica sinagogale con apparato di note, né a celebrare in ogni caso e comunque i santi e i martiri del nostro popolo. Per questo il lavoro degli storici è sempre difficile, talvolta doloroso e ingrato”.
Il dibattito su Pasque di Sangue
Il padre di Ariel ToaffIl rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff, ha dichiarato: "La cultura ebraica è basata sulla pace e sul perdono. Si tratta di leggende che non hanno nessun fondamento."
Il quotidiano cattolico Avvenire ha condiviso le posizioni espresse dalla comunità ebraica italiana. Anche Massimo Introvigne, autore di "Cattolici, antisemitismo e sangue" che Toaff definisce "una voce enciclopedica sull'argomento" nel suo libro, prende le distanze dal testo di Toaff.
Per contro, l'Università Bar-Ilan ha difeso le ricerche del proprio professore oltre che la sua libertà accademica, pur esprimendo riserve sulla delicatezza del tema.
Ariel Toaffhttps://www.facebook.com/toaffa?hc_ref= ... Kk&fref=nfRingrazio gli amici che si sono presi la briga di difendermi dagli appassionati e dai cultori del pensiero unico, dai beceri nazionalisti che di ebraico conoscono solo quella che credono sia la loro bandiera, dai tifosi dei soldati, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei mitra e dei cannoni, dai pavidi travestiti da impavidi in maschera, ignoranti che non sanno e non vogliono nè leggere nè imparare, ebrei che hanno dimenticato (ma non hanno colpa: si dimentica solo quello che si sa) che il Talmud ci insegna che "è nella libera, aperta e rispettosa discussione che ci si avvicina alla verita'", che la Torah va accompagnata dalle buone maniere, che nell'ebraismo in passato c'era chi era pronto a facilitare come Hillel e chi era più severo come Shammai, ed entrambi si stimavano ed evitavano l'offesa e la calunnia, che vorrebbero avere tra le mani un'altra volta Uriel Acosta e Spinoza per far capire loro cosa si debba intendere per libero pensiero, che credono che l'oltraggio e la menzogna siano i modi di servire Dio al meglio, che interpretano la religione come superstizione, come vittoria sul malocchio e soprattutto come utile strumento di combattimento, che sono vuoti di fuori e vuoti di dentro, che urlano e agitano le mani per sembrare forti ogni volta che hanno paura, anche di se stessi, che sanno essere adulatori e vigliacchi a seconda delle situazioni e della loro convenienza, che sono bugiardi e inaffidabili e lo sanno perfettamente.
Difendersi da loro è impossibile perchè si moltiplicano come i conigli ogni giorno di più. Bisogna solo ignorarli, riducendoli alle loro vere proporzioni. Il nulla.
Elio Toaff: "Mio figlio sbagliava, ha capito"il rabbino emerito sul libro dello scandalo
di ORAZIO LA ROCCA
(15 febbraio 2007)
http://www.repubblica.it/2007/02/sezion ... padre.htmlROMA - "Un gesto opportuno, necessario. Vuol dire che mio figlio Ariel ha capito. Ma significa anche che le critiche che sono state fatte nei confronti del suo libro sono state giuste, al punto che lui ha deciso di chiedere all'editore di sospendere la pubblicazione. È bene che questa storia sia finita così". È leggermente sollevato il rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff, quando apprende, al telefono, che suo figlio Ariel ha ritirato il controverso libro "Pasque di sangue" (Il Mulino), che rilancia vecchie leggende secondo le quali alcune sette ebraiche avrebbero mangiato, in occasione della Pasqua, pane azzimo con sangue di bambini cristiani. La notizia del ritiro del libro, il rabbino l'apprende mentre risponde alle nostre domande nella sua casa romana, al Ghetto, di fronte alla Sinagoga Maggiore.
"Non lo sapevo - confessa - ma è vero? Mi risulta che stava pensando di fermare momentaneamente la seconda edizione per fare degli approfondimenti. Ma che abbia poi pensato di bloccare definitivamente il volume, mi sorprende e in fondo mi fa anche piacere per lui e per la verità storica". La novità arrivata da Gerusalemme, però, non impedisce al professor Toaff di entrare nel merito delle controverse tesi sollevate dal libro di Ariel. "Mangiare il pane azzimo mischiato al sangue di bambini cristiani uccisi? Aberrante! Un insulto all'intelligenza, alla tradizione, alla storia in generale e al vero senso della religiosità ebraica - commenta con forza il rabbino - e dispiace che a sollevare sciocchezze simili sia stato mio figlio".
"Ma forse lo ha fatto senza rendersi conto della gravità di certe affermazioni e che queste tematiche, da secoli già condannate dalla storia e dalla tradizione, e non solo di quella ebraica, possono diventare subito argomenti per rilanciare pericolosi sentimenti di antisemitismo e voglie di negazionismo dell'Olocausto. E' un errore. Ma nella vita tutti possono sbagliare".
Maestro Toaff, come rabbino e come padre cosa si sentirebbe di dire in questo momento a suo figlio Ariel per il suo libro appena ritirato?
"Gli direi che ha fatto bene a prendere questa decisione, mostrandogli anche tutto il mio dolore, il mio dispiacere e la mia delusione. Mai mi sarei aspettato da lui, da sempre attento studioso, un lavoro così discutibile e pericoloso. Sottolineo pericoloso perché con leggende simili il mostro dell'antisemitismo può tornare ancora a spadroneggiare nel mondo, specialmente ora che gli ultimi testimoni dell'Olocausto per ragioni anagrafiche stanno scomparendo. Non è parlando di sciocchezze come queste che si salvaguarda la vera essenza dell'ebraismo".
E qual è la vera essenza della cultura ebraica?
"La vera cultura ebraica non è la blasfemìa del sangue, ma è il perdono, la pace, la voglia di vivere a contatto con le altre culture, con le altre tradizioni, con rispetto reciproco e con desiderio di stare insieme, con condivisione, anche di fronte alle tragedie più grandi. Vuole una prova? Basta leggere le poche righe della grande lapide del 1964 che si trova affissa al Portico d'Ottavia, al Ghetto di Roma, dove si ricorda la deportazione nazifascista dei 2991 ebrei romani del 16 ottobre 1943. In quella lastra di marmo alla fine c'è un rigo che sintetizza in modo magistrale l'essenza vera della cultura socio-religiosa dell'ebraismo: sono le parole con cui i sopravvissuti invocano a Dio "amore, pace, perdono e speranza". Perdono per tutti, anche per i carnefici nazisti".
Maestro Toaff, questa frase di perdono può essere, quindi, la risposta a chi, cavalcando anche polemiche come quelle esplose intorno al libro, alimenta sentimenti di antisemitismo e di conseguenza fa dell'ebreo una persona, tra l'altro, quasi sempre piena di odio e di voglia di vendetta?
"Sì, perché gli stereotipi antiebraici sono ancora duri a morire. Basti pensare alla falsa accusa di avarizia o a quanti insinuano che l'alta finanza sarebbe controllata dalle lobby ebraiche. Stranamente nessuno parla del perdono di Dio invocato dai sopravvissuti della Comunità ebraica di Roma da quasi 30 anni. Tanto che leggere quella lapide al Portico d'Ottavia oggi sembra una novità. Quando invece non è per niente una novità che gli ebrei, malgrado l'Olocausto, la Shoah, le secolari persecuzioni, mentre chiedono fermamente che la giustizia terrena faccia il suo corso, si sono sempre fedelmente abbandonati alla misericordia di Dio al quale invocano il perdono per tutti, anche per i loro aguzzi. Altro che sangue di bimbi cristiani nel pane azzimo!".
Come spiega che un tema come il sangue cristiano usato per il pane azzimo, leggenda ormai abbandonata negli scantinati della storia, sia tornato alla ribalta?
"Non so spiegarlo. Dico solo che si è trattato di un errore sollevare queste tematiche. Come dice lei, si tratta di vecchie leggende che non hanno mai avuto anche il pur minimo supporto storico-scientifico. Mio figlio Ariel ha voluto farne oggetto di un nuovo studio. Altri studiosi approfondiranno la materia. Ma di sicuro e di nuovo non c'è niente".
Seppure nei secoli passati ci fosse stato qualche caso: sarebbe stato ammissibile per la religione ebraica prevedere l'uso del sangue dei bambini per la preparazione del pane azzimo?
"Assolutamente no, per il semplice fatto che è la Torah a smentire questo principio così aberrante, affermando che "qualunque forma di grasso e di sangue non deve essere mai mangiato". Da qui nasce il profondo e radicale rispetto degli ebrei verso il sangue, da sempre visto come dono di Dio e segno della vita. Non è quindi un caso che nella Bibbia sia scritto chiaramente che "nel sangue c'è la vita". Per cui è fuori dalla nostra tradizione e dalla nostra cultura, sia sociale che religiosa, mangiare cibi che siano stati sfiorati dal sangue, sia umano che animale. Perché la vita che il Signore ha creato riguarda tutte le specie viventi, sia uomini che animali".
Questo antico rispetto per il sangue ha quindi contribuito anche alla formazione delle pietanze ebraiche?
"Sì. Tutta la quotidianità ebraica ruota intorno a questo principio. Specialmente nella preparazione dei cibi, per i quali vige una ferrea disciplina codificata nel "Kasheruth", dove specialmente per la preparazione delle carni si raccomanda con chiarezza che prima della cottura occorre sottoporre i capi macellati ad una attentissima purificazione da ogni residua traccia di sangue".
Una pratica di macellazione prevista anche nell'Islam. Vero?
"Nell'Islam c'è grande attenzione alla preparazione delle carni, che vengono purificate dal sangue con tecniche più o meno simili a quelle ebraiche. E' una tradizione che in fondo unisce i fedeli delle due religioni. Peccato che con i musulmani non si possa parlare di analoga unione per altri temi. Ma è un segno antico che è bello ricordare ogni tanto".
Con i cristiani l'approccio col sangue non è uguale.
"Non è la stessa cosa. E' vero che Cristo nell'Ultima Cena spezzò il pane azzimo come tutti gli ebrei. Poi, come è nella tradizione cristiana, versò il vino dicendo "bevete questo è il mio sangue". E, quindi, i cristiani da duemila anni rivivono nell'Eucarestia quel momento, sublimandolo di volta in volta con l'ostia consacrata dove la Chiesa insegna che c'è il sangue di Cristo. Come è evidente, è una tradizione religiosa del tutto diversa dall'ebraismo e che nel corso dei secoli ha prodotto anche usi e costumi differenti".
Leggende come il pane azzimo intriso di sangue cristiano sono state usate nel corso dei secoli per alimentare l'antisemitismo tra la popolazione?
"Purtroppo è stato così. Anche queste sciocchezze hanno dato luogo a sentimenti antiebraici. Spiace dirlo, ma anche a causa dell'ignoranza, non si è mai voluto far capire con chiarezza che per l'ebreo il pane azzimo se non è puro, cioè senza aggiunte, senza lieviti e - manco a dirlo - senza tracce di sostanze estranee anche lontanamente simili al sangue - non è in linea con la tradizione. Cioè non è il pane con cui si può celebrare la Pasqua Ebraica. Chi pensa il contrario, sbaglia e non conosce la storia degli ebrei".
Quando iniziarono a circolare leggende sul pane azzimo inquinato dal sangue?
"Durante il primo millennio dopo Cristo non c'è stata traccia. Qualcosa si incominciò a dire dopo l'anno mille, quasi in coincidenza con la prima crociata. Forse per giustificare, da parte di qualcuno, gli eccidi in Terra Santa o per addossare le colpe agli ebrei. Ed infatti fin da allora iniziarono le prime persecuzioni".
La Chiesa ha quindi le sue responsabilità anche nei confronti di queste leggende?
"E' la storia che è andata così. Ma mi piace ricordare che ci fu un papa, Sisto IV, che nel 1475 circa, inviò un suo delegato, un inquisitore domenicano, per verificare l'autenticità delle accuse che i cristiani di Trento avevano fatto alla locale comunità ebraica accusata di aver ucciso un bambino di nome Simonino per togliergli il sangue. Quel bambino fu subito venerato come un martire elevato agli onori degli altari come S. Simonino. Ma, alla fine dell'inchiesta quel domenicano disse al Papa che solo gli ignoranti e le persone in malafede potevano credere ad una storia simile. E S. Simonino fu cancellato dai calendari. E' un episodio che dimostra chiaramente che non sempre le gerarchie ecclesiali cristiane hanno seguito queste leggende. Ma sarebbe grave ed imperdonabile oggi ridare a queste leggende una pur minima di patente storica".
Toaff ritira il libro "Pasque di sangue" "Le mie tesi storiche distorte dai media" L'editore "Il Mulino" smette di stampare, su richiesta dell'autore, il volume
Era stato accusato dalle comunità ebraiche di fomentare l'antisemitismo
(14 febbraio 2007)
http://www.repubblica.it/2007/02/sezion ... libro.htmlIl libro dello scandalo è stato ritirato. Ariel Toaff - figlio dell'ex rabbino capo di Roma Elio - professore di storia all'università Bar Ilan, ha telefonato al suo editore Il Mulino per chiedere di sospendere la pubblicazione di "Quelle Pasque di Sangue", il libro che suscitato le ire della comunità ebraica. Nel libro viene proposta una tesi sconvolgente: che fra il 1100 e il 1500 circa, in Europa, gli ebrei ashkenaziti fondamentalisti compirono sacrifici umani. Il cui sangue veniva poi utilizzato nei rituali della Pasqua. La tesi, difesa dall'autore come frutto di una seria ricerca storica, ha sollevato molte polemiche. Fino a una presa di posizione di riprovazione dello stesso padre, Elio Toaff.
I rabbini italiani lo hanno subito accusato di fomentare l'antisemitismo. E anche Moni Ovadia, che lo difende come storico, invita alla prudenza. Toaff solleva "un argomento delicato - dice l'artista di origini ebraiche - perché sulla base di false accuse di rituali vennero fatte delle terribili persecuzioni". L'università Bar Ilan di Tel Aviv, dove Toaff lavora, ha espresso "collera e grande dispiacere nei confronti del professore, per la sua mancanza di sensibilità nel pubblicare il suo libro sulle istigazioni di sangue in Italia".
"Il professor Toaff avrebbe dovuto dimostrare maggior sensibilità e prudenza - hanno detto alla sua università - nel gestire il libro e la sua pubblicazione, in modo da prevenire le recensioni e le interpretazioni distorte e offensive". Al suo rientro dal'Italia, Ariel Toaff ha avuto ieri un lungo colloquio con il presidente dell'università Bar Ilan, Moshe Kaveh. Dopo il colloquio, lo storico si è scusato con "tutti coloro che sono stati offesi dagli articoli e dai fatti distorti attribuiti a me e al mio libro".
"Ho chiesto alla casa editrice Il Mulino la sospensione immediata di ogni ulteriore distribuzione del libro - ha fatto sapere Toaff - in modo da poter rielaborare quei passaggi che sono stati alla base di distorsioni e false interpretazioni nei media". "Non consentirò mai - ha aggiutno - a chi odia gli ebrei di usarmi, o di usare la mia ricerca, quale strumento per alimentare la fiamma, ancora una volta, dell'odio che ha portato all'assassinio di milioni di ebrei".