Soros l'ex ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael

Re: Soros l'ex ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael

Messaggioda Berto » ven mar 31, 2017 11:10 am

Ungheria: Orban vuole chiudere l’università di Soros
EUROPA UE, NEWS venerdì, 31, marzo, 2017

http://www.imolaoggi.it/2017/03/31/ungh ... a-di-soros

Il governo ungherese ha proposto una nuova legge per regolare le attività delle università straniere nel paese. Nel mirino anche la famosa Central European University, un college di lingua inglese, di tendenza liberal, fondato a Budapest dal finanziare e filantropo George Soros. Ora l’università rischia di chiudere.

Il primo ministro Viktor Orbán ritiene che diversi atenei stranieri operino in modo illegale in Ungheria, aggiungendo che renderà più difficile per le istituzioni registrate fuori dall’Unione europea rilasciare diplomi e lauree nel paese. Orbán già ha in passato aveva criticato le organizzazioni finanziate da Soros, affermando che le Ong che ricevono fondi dall’estero si intromettono negli affari interni ungheresi.

Alcuni studenti, probabilmente manipolati, hanno già cominciato a protestare e diversi collettivi hanno deciso di scendere in piazza sabato nella capitale. “Stiamo molto preoccupati per la situazione in generale, non solo per la nostra scuola, ma per una decisione che è contro una società aperta e multiculturale nel Paese”, vaneggia uno studente vietnamita. (con fonte euronews)



Ungheria, il parlamento vara il nuovo ordinamento sull’Istruzione. Che chiude solo l’Università dell’odiato Soros

Protesta internazionale degli accademici contro la legge che impone agli atenei stranieri di avere campus nel Paese d'origine per lavorare in territorio ungherese. Salvo diversi accordi, La Ceu - i cui progetti sociali sono osteggiati dal partito ultranazionalista di Orban - dovrà chiudere i battenti alle matricole nel 2018 per arrivare allo stop completo nel 2021
di Gianni Rosini | 5 aprile 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... s/3502180/


Con 123 voti a favore, 38 contrari e 38 astenuti, il Parlamento ungherese ha approvato in meno di tre ore di discussone la nuova legge sul Nuovo ordinamento dell’Istruzione Superiore. Il testo prevede che tutte le università straniere in Ungheria debbano avere un campus anche nel loro Paese d’origine. Dei 28 atenei stranieri presenti nello Stato magiaro, solo una non rispetta questo nuovo requisito: la Central European University (Ceu) fondata nel 1991 dal magnate americano di origini ungheresi, George Soros. Per questo l’ateneo, salvo un accordo intergovernativo tra Ungheria e Stati Uniti che dovrebbe concludersi entro due mesi, dovrà bloccare tutte le immatricolazioni a partire dal 1 gennaio 2018 e chiudere definitivamente entro il 2021. La legge ha provocato le proteste di accademici, intellettuali e istituzioni a livello internazionale ed è stata subito ribattezzata “Legge Soros”. La Ceu “imbroglia”, ha dichiarato il Primo Ministro ungherese, Viktor Orbán, che per primo ha spinto per l’approvazione della proposta legislativa. Ma gli oppositori al voto parlamentare sostengono che questa decisione sia solo l’ultima di una serie di provvedimenti bavaglio contro organizzazioni e istituzioni legate all’imprenditore, oppositore del governo di Budapest.

I membri di Fidesz, il partito dell’attuale premier, sostengono che la legge sia stata proposta per rendere illegale la presunta concorrenza sleale nei confronti delle università ungheresi. La Ceu, ha dichiarato lo stesso Orbán, “imbroglia” millantando un riconoscimento dei propri diplomi anche negli Stati Uniti, nonostante non abbia un suo campus oltreoceano. In realtà, l’ateneo fondato dal miliardario di origini ungheresi, pur non possedendo un suo istituto negli States, è un’università riconosciuta dallo Stato di New York.

A vedere la concorrenza sleale da parte della Ceu sembrano però essere solo i membri del partito di governo. Oltre a numerosi intellettuali, tra cui 14 Premi Nobel, prestigiose università di tutto il mondo come Harvard, politici, organizzazioni umanitarie e istituzioni internazionali che hanno bollato la legge come “assurda” e in piena “violazione della libertà accademica”, anche le organizzazioni delle università ungheresi, quelle che dovrebbero essere le vittime della concorrenza sleale della Ceu, hanno dichiarato il loro sostegno all’università americana: “La Ceu è un centro scolastico molto importante – ha dichiarato Laszlo Lovasz, Presidente dell’Accademia ungherese delle Scienze – ed è un bene che possa svolgere la sua attività a Budapest”. Valori, quelli sottolineati dalle alte personalità ungheresi e internazionali, che vengono riconosciuti anche dai cittadini: oltre diecimila persone sono scese in piazza nei giorni scorsi per protestare contro quella che allora era ancora una proposta di legge che porterà alla chiusura di un’università con circa 1.400 iscritti provenienti da 108 Paesi del mondo.

Nonostante gli studi del premier ungherese al Pembroke College di Oxford, nel 1989, siano stati pagati grazie a una borsa di studio finanziata proprio da Soros, lo scontro tra Viktor Orbán e il miliardario americano dura da tempo e va oltre il campo dell’istruzione. Tra le ultime minacce del governo nazionalista di Fidesz, che per bocca dello stesso premier si vanta di aver creato la prima “democrazia illiberale” in seno all’Unione Europea, c’è quella che vorrebbe “spazzare via” le organizzazione umanitarie legate alla Open Society Foundation (Osf) di Soros, una fondazione che si occupa di finanziare progetti sociali per lo sviluppo e il sostegno alle popolazioni in difficoltà. A dichiararlo è stato Szilard Nemeth, vicepresidente di Fidesz, che ha accusato le organizzazioni umanitarie legate al magnate naturalizzato statunitense di rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale e di tramare contro l’attuale governo in carica. Posizione, questa, che avvicina gli uomini di Orbán a quelli di Jobbik, il partito ultranazionalista e xenofobo che negli ultimi anni ha ricevuto grande sostegno in Ungheria. I militanti di estrema destra, primi a proporre la costruzione della recinzione anti-immigrati lungo tutto il confine serbo-ungherese, sostengono da anni che proprio le ong di Soros offrirebbero sostegno e aiuti ai migranti lungo la rotta balcanica, aiutandoli ad oltrepassare illegalmente il confine ungherese, rappresentando così una delle principali “minacce alla cristianità dell’Europa”.
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Re: Soros l'ex ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael

Messaggioda Berto » sab lug 15, 2017 9:33 pm

Gad Lerner mi ha diffamato – Gheula Canarutto Nemni

https://gheulacanaruttonemni.com/2017/0 ... -diffamato


Con i suoi programmi televisivi, con i suoi proclami mediatici in cui domanda la fine dell’occupazione israeliana, senza nemmeno spiegare chi attaccò per primo e chi agi’ per legittima difesa, lei ha leso il mio onore, ha offeso la mia reputazione, ha creato un’immagine falsa che di me, della mia nazione, si fanno chi la legge e la ascolta.

Lei parla da ebreo. E per questo, l’ignaro pubblico, le crede quando parla del popolo ebraico.

Quella terra ci appartiene per diritto. È stata promessa da sempre al popolo ebraico. Apra Bamidbar, Numeri, nella porzione che leggeranno tutti gli ebrei del mondo questo sabato. Cinque donne si avvicinarono a Mose’ per domandargli di rientrare anche loro nella spartizione della terra di Israele. 3300 anni fa gli ebrei erano già connessi alla loro terra. Sfogli la Bibbia nella porzione successiva, dove si racconta delle tribù che avrebbero ricevuto le terre al di là del Giordano.

La terra di Israele non è stata data al popolo ebraico in maniera provvisoria, come lei fa credere ai suoi ignari spettatori e lettori.

La definizione di Terra Promessa che dà l’ebraismo non è idolatria della terra, per poterne rivendicare la proprietà, come lei afferma. È promessa della terra. Promessa fatta da D-o ad Abramo di dare quella terra, la terra di Canaan, ai suoi discendenti, in più passi della Genesi. È la promessa fatta ad Isacco (Genesi 26-4), a Giacobbe (Genesi 28-13; Genesi 35-12 ecc ). È la spartizione della terra promessa agli avi di Israele tra le dodici tribù, scritta nella Bibbia . L’idolatria è aborrita dalla religione ebraica, lo vorrei ricordare io, al posto suo, a chi segue i suoi scritti.

Lerner non metta in bocca al mio D-o parole che Egli non dice.

Il mio D-o non ha mai detto che gli ebrei sono stranieri nella terra promessa, come lei racconta.

Il mio D-o quella terra la promette e la fa conquistare ai miei avi.

Non attribuisca agli ebrei credi in cui la maggioranza assoluta di una nazione non si ritrova.

Non appiccichi addosso al mio popolo e a me, una etichetta che le fa comodo per poter farsi trasmettere e pubblicare da chi non vede l’ora di gettare fango addosso al popolo a cui appartengo.

Visto che lei si arroga il diritto di parlare a nome mio, mi permetta di dirle un’ultima cosa.

Ognuno di noi viene messo al mondo con uno scopo preciso. Questa meta D-o però non la rende facilmente raggiungibile. E costella il percorso di ostacoli e false promesse.

Lerner, a lei è stato fatto il dono di potersi fare ascoltare da molti italiani. Sfrutti la sua posizione mediatica per raccontare quante volte al giorno gli ebrei pronunciano la parola pace nelle proprie preghiere. Racconti i messaggi straripanti di amore e nessuna vendetta, delle madri davanti ai corpi assassinati e bruciati dei loro tre figli.

Si faccia portavoce di quei valori ebraici che ci hanno fatto cantare e pregare all’entrata dei forni crematori.

Scriva la verità, non sezioni la mia religione, la mia cultura, i principi che guidano il mio popolo, a suo piacimento.

Questa è diffamazione.

Gheula Canarutto Nemni
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Re: Soros l'ex ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael

Messaggioda Berto » mer lug 26, 2017 6:40 am

Israele, quando la libertà di stampa supera ogni comprensibile limite Le “verità” di Haaretz – Italia Israele Today
di Giuseppe Crimaldi · Pubblicato 25 luglio 2017
di Giuseppe Crimaldi

http://www.italiaisraeletoday.it/israel ... di-haaretz

Se almeno ogni tanto uno riuscisse a ragionare con la propria testa, evitando di fare il paladino dei luoghi comuni e di quelll’imperante buonismo che è causa delle metastasi che divorano un Occidente moribondo, forse il mondo girerebbe dalla parte giusta.
In Israele c’è libertà di parola e di pensiero. Al punto tale da trovare voci critiche e talvolta anche ipercritiche nei confronti delle politiche del governo, persino quando a morire sono i soldati e i poliziotti che – nel loro esercizio – difendono la libertà di uno come Gideon Levy. Chi è Gideon Levi? Uno dei giornalisti di punta di “Haaretz”, quotidiano progressista di sinistra che anche ieri ha fatto sentire la sua sulle presunte miopie del governo Netanyahu.

Quelli di “Haaretz” non sono nuovi a simili prese di posizione. Ma leggete insieme a me l’attacco dell’articolo firmato da Levy. Perché è tutto un programma. Scrive l’articolista: “Ogni israeliano con un po’ di coscienza dovrebbe leggere il testamento di Omar al Abed, il palestinese che il 21 luglio ha ucciso tre israeliani in Cisgiordania. Non leggere le sue parole è un tradimento. Pensare che metal detector e uccisioni mirate, un maggior numero di detenzioni e demolizioni di case, la tortura e l’oppressione possano evitare i molti attentati che ancora devono succedere è un tradimento. Girare la testa dall’altra parte è un tradimento”.
Ecco servita la polpetta avvelenata. Sarebbe fin troppo facile obiettare che chi attenta alla vita del prossimo suo, di qualunque razza o religione, è un crimine contro Dio e contro gli uomini. Gideon Levy, con il suo pensiero, ribalta i termini della verità e dei fatti. Perché parte dalla “pietà” che va riservata a tre criminali che si armano e raggiungono un luogo di culto per seminare morte e terrore.
Prosegue il giornalista di “Haaretz”: “Queste sono le mie ultime parole”, ha scritto il giovane uomo del villaggio di Kobar, in Cisgiordania, prima di accingersi a uccidere dei coloni nel vicino insediamento di Halamish. “Sono giovane, non ho ancora vent’anni. Ho molti sogni e aspirazioni, ma che vita è questa, con le nostre donne e i nostri bambini che vengono assassinati senza motivo?”. Cosa avremmo potuto dire ad Abed? Che le loro donne e i loro bambini non erano uccisi senza motivo? Abed viveva in un bel villaggio, ma immerso in una realtà che non poteva essere peggiore. Il suo vicino Nael Barghouti, per esempio, che era stato liberato da una prigione israeliana dopo aver scontato 33 anni di detenzione per aver accoltellato l’autista di un bus, è stato rispedito in carcere apparentemente per aver violato i termini della libertà vigilata. Un altro suo vicino è Marwan Barghouti, che in un mondo più giusto e meno stupido sarebbe da tempo libero di guidare il suo popolo”.

Ecco. Io qui mettrerei il punto. Non c’è molto altro da aggiungere a un’analisi al limite del neurodelirio come quella di Levy, che è pure un giornalista di “punta” di “Haaretz”. Perché ci sono, a nostro avviso, solo due modi per vedere come stanno le cose in Medio Oriente e in Israele. Il primo è quello dei carnefici che continuano ad ammazzare ebrei, anziché ribellarsi a Hamas aspirando ad una libertà alla quale evidentemente nemmeno sono culturalmente abituati.

Il secondo – quello che ci piace di più, anche se ci lascia l’amaro in bocca per le cose scritte da “Haaretz” – si ispira invece alla riconoscenza e alla fierezza di vivere in un Paese in cui è garantita libertà di pensiero e libertà di stampa: la stessa che talvolta fa confondere, consentendo di scrivere castronerie. Quando si perde la bussola non è mai un buon segno.


Di seguito pubblichiamo l’articolo integrale firmato da Gideon Levy su “Haaretz” il 25 luglio:

“Ogni israeliano con un po’ di coscienza dovrebbe leggere il testamento di Omar al Abed, il palestinese che il 21 luglio ha ucciso tre israeliani in Cisgiordania. Non leggere le sue parole è un tradimento. Pensare che metal detector e uccisioni mirate, un maggior numero di detenzioni e demolizioni di case, la tortura e l’oppressione possano evitare i molti attentati che ancora devono succedere è un tradimento. Girare la testa dall’altra parte è un tradimento.
Senza negare l’orrore del suo terribile atto, ogni israeliano dovrebbe prestare attenzione alle parole di Abed e trarne le inevitabili conclusioni. Tutta la popolazione della Cisgiordania, oltre naturalmente a quella della Striscia di Gaza, si trasformerà in Omar al Abed, e non si può sapere quando succederà. Chiunque pensa che le cose potrebbero andare diversamente dovrebbe imparare dalla storia. È questa la forma che assumono l’occupazione e la resistenza a essa: un enorme, inutile massacro.

“Queste sono le mie ultime parole”, ha scritto il giovane uomo del villaggio di Kobar, in Cisgiordania, prima di accingersi a uccidere dei coloni nel vicino insediamento di Halamish. “Sono giovane, non ho ancora vent’anni. Ho molti sogni e aspirazioni, ma che vita è questa, con le nostre donne e i nostri bambini che vengono assassinati senza motivo?”. Abed ha deciso di uccidere i coloni poiché “profanano la mosche di Al Aqsa e noi dormiamo”, perché “è una vergogna che ce ne restiamo seduti tranquilli”. Mentre a Gerusalemme est erano in corsa gli scontri e le perquisizioni della polizia, Abed pianificava la sua sanguinosa azione. “Voi che avete armi che si stanno arrugginendo e che tirate fuori solo per i matrimoni e altre feste, non vi vergognate di voi stessi? Perché non dichiarate guerra in nome di dio? Hanno chiuso Al Aqsa e le vostre armi tacciono”.

Queste parole hanno quasi un sapore biblico. Parole simili sono state scritte nel corso di ogni lotta di liberazione, compresa naturalmente la nostra. Sono accompagnate da termini religiosi perché il loro autore crede in dio. Anche in altre lotte, come la nostra, la religione era utilizzata al servizio della nazione. Che cosa avreste detto ad Abed se lo aveste incontrato prima che si accingesse a seminare morte, se non “non uccidere”? Che avrebbe dovuto rinunciare e arrendersi? Che la giustizia non è dalla sua parte, ma da quella degli occupanti? Che ha una speranza di vivere una vita normale? Cosa potrebbe dire un israeliano a un giovane palestinese disperato che, effettivamente, non ha futuro, nessuna possibilità di un vero cambiamento, nessuna prospettiva ottimistica, un uomo la cui vita è solo una lunga umiliazione? Che cosa gli avreste detto?”
Cosa avremmo potuto dire ad Abed? Che le loro donne e i loro bambini non erano uccisi senza motivo? Abed viveva in un bel villaggio, ma immerso in una realtà che non poteva essere peggiore. Il suo vicino Nael Barghouti, per esempio, che era stato liberato da una prigione israeliana dopo aver scontato 33 anni di detenzione per aver accoltellato l’autista di un bus, è stato rispedito in carcere apparentemente per aver violato i termini della libertà vigilata. Un altro suo vicino è Marwan Barghouti, che in un mondo più giusto e meno stupido sarebbe da tempo libero di guidare il suo popolo”.

(Internazionale- Haaretz)
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Re: Soros l'ex ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael

Messaggioda Berto » mar ago 01, 2017 8:12 pm

GLI YEHOSHUA DI QUESTO MONDO

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 4575318063

A.B. Yehoshua, una delle tre persone della trimurti letteraria israeliana progrssista, le altre essendo Amos Oz e David Grossman, in una recente intervista alla radio ha fatto conoscere il suo pensiero relativamente al Monte del Tempio e alla preghiera ebraica con uno dei suoi scintillanti ragionamenti.

Ascoltiamolo.

"C'è il Muro Occidentale. E' necessario che gli ebrei vadano a pregare sul Monte del Tempio? Sareste contenti se i musulmani si genuflettessero al Muro Occidentale e pregassero lì? Quello (il Monte del Tempio) è il luogo di preghiera musulmano. Noi abbiamo sinagoghe sparse in giro per tutto il mondo e vogliamo che la gente le rispetti e le protegga. E noi dobbiamo rispettare i luoghi di preghiera degli altri".

Sì, è così, il Monte del Tempio o Nobile Santuario, o Spianata delle Moschee Yehoshua lo ritiene musulmano, non ha alcuna importanza che millenni prima che ospitasse le moschee che vi sorgono, vi fosse il Tempio di Salomone di cui, il muro sottostante, è solo un frammento. Ora ci sono le moschee e del tempio non vi è più alcuna traccia, dunque che sia interamente musulmano.

Anche Gerusalemme Est quando la Giordania la occupava illegalmente ospitava tante sinagoghe, un pò come quelle che "Noi abbiamo sparse in giro per tutto il mondo". Vennero rispettate e protette dai giordani che le rasero completamente al suolo. Ma noi, Yehoshua intende "noi ebrei illuminati progressisti" (mica quei bifolchi che risiedono nei territori oKKupati e che vorrebbero pregare sul Monte del Tempio), "dobbiamo rispettare i luoghi di preghiera degli altri". Sì, degli altri. Soprattutto dei musulmani che quando dominavano gli ebrei gli permettevano di erigere sinagoghe a patto che, come per le altre concessioni, pagassero il "pizzo" islamico, noto come "jizia", la tassa che i fedeli di Maometto imponevano ai dhimmi.

Gli Yehoshua di questo mondo sono quelli che credono che gli "altri" sono come noi vorremmo che fossero: liberali, tolleranti, dialogici, comprensivi. Alla fine, con "altri" sifatti come si fa a non intedersi? Perbacco, siamo uomini di mondo! Abbastanza sofisticati da sederci in un caffè di Dizengoff Street a Tel Aviv a disquisire di John Locke sorseggiando un buon vino.

Gli Yehoshua di questo mondo, come gli Oz e i Grosman non hanno ancora capito una cosa fondamentale, che ci sono "altri" che non sono come noi, ma esattamente il nostro opposto, che per loro le nostre categorie mentali, i nostri illuminati pensieri liberali, sono solo spazzatura.

Gli Yehoshua di questo mondo sono e sono sempre stati i battistrada dei carnefici scambiati per altri come noi quando in realtà erano e sono sempre stati dei completamente altri, come loro, appunto.
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Re: Soros l'ex ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael

Messaggioda Berto » dom ago 13, 2017 10:10 am

Ariel e Elio Toaff (figlio e padre)

Piercarlo Accornero
https://www.facebook.com/profile.php?id ... 3M&fref=nf

Statemi bene a sentire, amici delle pagine che trattano problematiche dell'ebraismo a 360°, amici israeliani ed ebrei. Saprete certamente che sono amico per tradizione famigliare e per sincerità personale con tutti gli esponenti della vostra fede e del vostro popolo. Alcuni di questi amici hanno ritenuto giusto troncare le relazioni fb che avevano con me per il fatto della mia amicizia con il prof. Ariel Toaff, da anni bersaglio di molte polemiche che ritengo ingiuste. Ora, è chiaro che non esiste un solo ebraismo, fin dai tempi biblici, e che esistono diversi modi di viverlo. Questa è cosa vostra, non mia,io che mi riconosco nella laicità occidentale. Qui non parteggio per nessuna scelta politica o partitica. Da studioso ho sempre apprezzato il rigore di Ariel Toaff, cui ribadisco la mia amicizia, anche solo fb. Si può convenire o no sulle sue conclusioni (mi riferisco in particolare alle Pasque di Sangue, di cui possiedo un esemplare della prima edizione, lestamente ritirato dalle librerie e sostituito con un'altra "epurata"), si può... Ma che si giunga a mettere in crisi (alla greca) una relazione personale per dibattiti accademici, non ci siamo! laicamente la penso così. Ribadisco ancora una volta la stima per il lavoro del prof. Ariel Toaff, confidando che si giunga a una chiarezza e maturità da parte ebraica e israeliana, affinché evidenziate i valori che vi uniscono e non le beghe che fanno solo mercato.



Ariel Toaff, il super clown
Riccardo Ghezzi

http://www.linformale.eu/3425-2

Oggi per la prima volta dalla nascita de L’Informale scriverò in prima persona, come un blogger qualsiasi, perché è una data storica: sono costretto a fare satira.
Cosa che non avrei mai pensato al momento di aprire un sito che si occupa di Israele e Medio Oriente. Ma quando un autorevole accademico si occupa di un comune mortale, il richiamo della satira è più forte di quello di una Sirena. Non si può resistere.
Vi racconto quindi la storia del prode Ariel Toaff, uomo che ad un certo punto della sua vita si è trovato in un proverbiale “cul del sac” a causa di un libro che ha scritto. E da allora litiga con tutti via facebook.
Per quanto riguarda L’Informale, sembra proprio che nutra antipatia personale nei confronti di uno degli autori, Niram Ferretti.
Per quel che mi consta, Ariel Toaff ha scelto la strada della guerra on line, facendomi combattere in casa: egli scrive post livorosi nei confronti del sito, io gli rispondo prendendolo in giro. Fino a che il primo (non sarò io) non si stuferà. Contento lui, contento soprattutto io.

Ma cosa ha combinato questa volta il prode Ariel Toaff? Ha pubblicato un post su facebook che è tutto un programma.

“L’Informale” di Riccardo Ghezzi si e’ indispettito perche’ l’ho definito fiancheggiatore della politica dell’estrema destra israeliana. “Siamo pluralisti e obbiettivi”, ha risposto il Ghezzi e “non abbiamo mai giustificato Meir Kahane, Barukh Goldstein e Iygal Amir” (che grande sforzo di obbiettivita’ e moderazione ohibo’).
Ora il Ghezzi e i suoi collaboratori (Niram Ferretti, Deborah Fait, Michael Sfaradi, Anat Hila Levi etc).enumerano i loro “siti amici” (non ne abbiamo omesso neppure uno). Vanno dalla destra all’estrema destra tutti senza alcuna eccezione. Giudicate voi:
Progetto Dreyfus
Rights Reporter
Informazione Corretta
Il Blog di Barbara
Il Borghesino
Bugie dalle gambe lunghe
Israele.net
La questione ebraica
Il contadino della Galilea
Silicon Wadi
Il Juster
The Fielder
Sostenitori delle Forze dell’Ordine*
*questo e’ il sito che apparentemente con gli altri non c’entra niente.
“L’Informale” ha soldi. Ogni due per tre i loro giornalisti, illustri e meno illustri, con nomi veri o fittizi, sono qui in Israele a scrivere reportage e a intervistare. Chi li paga e di chi sono i soldi che finanziano questa nuova testata “pluralista e obbiettiva”?


Ci sono cose che Ariel Toaff non sa. La prima è che non mi indispettisco. Mai. Al massimo mi incazzo.
Potete capire quante richieste di interviste abbia ricevuto in queste ore. Persone che vogliono essere spesate per intervistare estremisti israeliani, magari alle Maldive. Intanto paga la grande famiglia de L’Informale.
Mitico Ariel Toaff.
Sapete cosa è accaduto? Che l’ineffabile deve aver letto un post su facebook di Niram Ferretti, in cui annuncia l’intervista allo storico Benny Morris che verrà presto pubblicata in esclusiva mondiale (eh sì, ce la tiriamo) su L’Informale.
Ariel Toaff si deve essere indispettito tantissimo. Invece di intervistare lui, Niram va ad intervistare Benny Morris! Imperdonabile.

A chiunque chiediamo una intervista, ci viene concessa. Il sito piace. David Horowitz, Robert Spencer, Matthias Kuntzel, Mara Carfagna, Ruth Dureghello, Emanuele Fiano, Giulio Meotti e altri che verranno, ma non facciamo anticipazioni.

Quanto ai copiosi flussi di denaro che ci inondano, lasciamo a Toaff, in compagnia eventualmente di Giulietto Chiesa, l’onore e onere di individuare le fonti. Sarà il Gruppo Bilderberg? Saranno gli Illuminati di Baviera? O forse Sheldon Anderson? Oppure i Savi di Sion?

Ovviamente, ai lettori non sarà neppure sfuggito quanto siano di estrema destra le pagine da noi linkate. I “siti amici”, che sono semplicemente blog che parlano di Israele. Ma quanto è fascista SiliconWadi? E soprattutto “La questione ebraica”, un blog che parla di Shoah e persecuzione degli ebrei. Tutta roba estrema, da fare venire i brividi.

E poi Sostenitori delle forze dell’ordine, noto sito eversivo con ramificazioni tra i pericolosissimi “terroristi” ebrei che invocano il Regno del Messia. Roba che nemmeno Dan Brown…
Toaff ha un nuovo canovaccio sottomano dopo quello fantastorico di “Pasque di Sangue”. Lasciamo alla sua fantasia, che già ci deliziò con improbabili sette askenazite assetate di sangue cristiano, il compito di proporci qualcosa di altrettanto esilarante. Siamo sicuri che non ci deluderà.




La prima edizione di Pasque di sangue esce nel febbraio 2007.


https://it.wikipedia.org/wiki/Ariel_Toaff

Il libro analizza l'ambiente storico e culturale, quello ashkenazita medievale della diaspora, dove si è sviluppata l'accusa nei confronti degli ebrei di praticare omicidi di infanti cristiani nel periodo della Pasqua e di servirsi del loro sangue per compiere riti in funzione anticristiana. Contrariamente all'opinione comune della storiografia ufficiale che bolla la vicenda come una completa montatura delle autorità cristiane dominanti dell'epoca, Toaff, se da una parte ribadisce che gli omicidi rituali sono miti cristiani, dall'altra sostiene invece che se non vi sono prove che dimostrino l'uso magico e superstizioso del sangue a scopi rituali, non è dimostrabile neppure il contrario e quindi è possibile che vi siano stati singoli individui, magari anche appartenenti a frange estremiste di comunità ebraiche ashkenazite, che ne abbiano fatto tale uso. Toaff analizza anche brevemente alcuni dei momenti decisivi della separazione fra Ebrei cristianizzati ed Ebrei “tradizionalisti”, mostrando taluni fattori storici che ancora oggi influiscono sulle relazioni tra le due religioni.[senza fonte]

Il libro è ritirato per volontà dell'autore stesso pochi giorni dopo la sua uscita a causa delle forti polemiche e decise critiche ricevute. Il ritiro del libro non fece che accrescere l'interesse per il caso Toaff.

Dopo una prima stampa limitata a 3.000 copie, nel giro di pochi giorni il libro è andato quasi esaurito e su eBay le quotazioni hanno raggiunto centinaia di dollari. L'editore aveva già pronta una ristampa.[senza fonte]


La seconda edizione

Nel febbraio del 2008 è uscita la seconda edizione di Pasque di sangue sempre edita da il Mulino. In questa l'autore ha apportato delle modifiche e aggiunte per chiarire e rendere più esplicito il suo "pensiero per non consentire equivoci di sorta". È presente anche una postfazione dove ribadisce le ipotesi di fondo avanzate nella prima edizione:

1) È errata la squalifica in toto dei documenti processuali. Vi è ad esempio un chiaro riscontro fra i testi delle confessioni del processo di Trento e le fonti ebraiche sull'uso magico e simbolico del sangue in riti e liturgie particolari nell'ambito della celebrazione della Pasqua ebraica, caratterizzante gruppi estremisti ashkenaziti, in funzione anticristiana (il cosiddetto "rituale della maledizione"). Questo a conferma che dalle confessioni sotto tortura è possibile ricavare elementi autentici della cultura perseguitata (paradigma indiziario). Inoltre, nelle confessioni del processo di Trento, compaiono frasi in ebraico ashkenazita (invettive anticristiane che trovano riscontro su altre fonti) trascritte in modo errato dai notai a prova del fatto che i giudici non erano a conoscenza né dell'ebraico, né dell'yiddish. Questo dimostra l'autenticità di quelle frasi.

2) La geografia dei riti di sangue corrisponde a quella del mondo ebraico ashkenazita. Ebrei sefarditi ed orientali non conoscevano tali pratiche. Alfonso de Espina, confessore di Enrico IV di Castiglia e autore del trattato polemico antiebraico "Fortalitium Fidei", cita come episodi di omicidi rituali di cui è venuto a conoscenza due casi avvenuti entrambi nel nord Italia (Pavia e Savona) e non in Spagna com'era lecito attendersi.

3) Cristiani (ossessionati da presenze diaboliche) ed ebrei (accusati di stregoneria ed infanticidio) sono partecipi dello stesso orizzonte mentale. Magia, Medicina popolare, superstizione e alchimia hanno influito in queste comunità fino al punto di disattendere le norme più severe della ritualistica ebraica (il divieto biblico di cibarsi del sangue è assoluto). In quest'ottica i rabbini erano costretti a scendere a patti con questa realtà che disapprovavano.

Toaff, sempre nella postfazione, risponde alle critiche metodologiche mossegli e ne avanza a sua volta ai suoi detrattori. Si chiede ad esempio in relazione ai processi inquisitoriali iberici nei confronti dei Conversos (ebrei o supposti tali convertiti al cristianesimo) perché si accettino le accuse giudicate nobilitanti (quella di continuare a seguire in segreto l'Ebraismo) e si rifiutino a priori quelle aberranti legate all'uso superstizioso del sangue nelle pratiche religiose.

In conclusione sebbene nel libro si affermi che l'omicidio rituale sia una creazione tutta cristiana, il ruolo svolto dagli ebrei non è sempre e comunque quello della vittima perennemente passiva (“anche gli ebrei avevano voce. E non era sempre una voce sommessa e soffocata dalle lagrime"). Inoltre Toaff risponde anche alle critiche dei rabbini, distinguendo il loro ruolo da quello dello storico: "I principi dell'Ebraismo non coincidono sempre con i comportamenti reali degli Ebrei in carne e ossa,...” “... scrivere di storia degli Ebrei non equivale a comporre una predica sinagogale con apparato di note, né a celebrare in ogni caso e comunque i santi e i martiri del nostro popolo. Per questo il lavoro degli storici è sempre difficile, talvolta doloroso e ingrato”.
Il dibattito su Pasque di Sangue


Il padre di Ariel Toaff

Il rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff, ha dichiarato: "La cultura ebraica è basata sulla pace e sul perdono. Si tratta di leggende che non hanno nessun fondamento."
Il quotidiano cattolico Avvenire ha condiviso le posizioni espresse dalla comunità ebraica italiana. Anche Massimo Introvigne, autore di "Cattolici, antisemitismo e sangue" che Toaff definisce "una voce enciclopedica sull'argomento" nel suo libro, prende le distanze dal testo di Toaff.
Per contro, l'Università Bar-Ilan ha difeso le ricerche del proprio professore oltre che la sua libertà accademica, pur esprimendo riserve sulla delicatezza del tema.


Ariel Toaff

https://www.facebook.com/toaffa?hc_ref= ... Kk&fref=nf

Ringrazio gli amici che si sono presi la briga di difendermi dagli appassionati e dai cultori del pensiero unico, dai beceri nazionalisti che di ebraico conoscono solo quella che credono sia la loro bandiera, dai tifosi dei soldati, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei mitra e dei cannoni, dai pavidi travestiti da impavidi in maschera, ignoranti che non sanno e non vogliono nè leggere nè imparare, ebrei che hanno dimenticato (ma non hanno colpa: si dimentica solo quello che si sa) che il Talmud ci insegna che "è nella libera, aperta e rispettosa discussione che ci si avvicina alla verita'", che la Torah va accompagnata dalle buone maniere, che nell'ebraismo in passato c'era chi era pronto a facilitare come Hillel e chi era più severo come Shammai, ed entrambi si stimavano ed evitavano l'offesa e la calunnia, che vorrebbero avere tra le mani un'altra volta Uriel Acosta e Spinoza per far capire loro cosa si debba intendere per libero pensiero, che credono che l'oltraggio e la menzogna siano i modi di servire Dio al meglio, che interpretano la religione come superstizione, come vittoria sul malocchio e soprattutto come utile strumento di combattimento, che sono vuoti di fuori e vuoti di dentro, che urlano e agitano le mani per sembrare forti ogni volta che hanno paura, anche di se stessi, che sanno essere adulatori e vigliacchi a seconda delle situazioni e della loro convenienza, che sono bugiardi e inaffidabili e lo sanno perfettamente.
Difendersi da loro è impossibile perchè si moltiplicano come i conigli ogni giorno di più. Bisogna solo ignorarli, riducendoli alle loro vere proporzioni. Il nulla.



Elio Toaff: "Mio figlio sbagliava, ha capito"
il rabbino emerito sul libro dello scandalo
di ORAZIO LA ROCCA
(15 febbraio 2007)

http://www.repubblica.it/2007/02/sezion ... padre.html

ROMA - "Un gesto opportuno, necessario. Vuol dire che mio figlio Ariel ha capito. Ma significa anche che le critiche che sono state fatte nei confronti del suo libro sono state giuste, al punto che lui ha deciso di chiedere all'editore di sospendere la pubblicazione. È bene che questa storia sia finita così". È leggermente sollevato il rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff, quando apprende, al telefono, che suo figlio Ariel ha ritirato il controverso libro "Pasque di sangue" (Il Mulino), che rilancia vecchie leggende secondo le quali alcune sette ebraiche avrebbero mangiato, in occasione della Pasqua, pane azzimo con sangue di bambini cristiani. La notizia del ritiro del libro, il rabbino l'apprende mentre risponde alle nostre domande nella sua casa romana, al Ghetto, di fronte alla Sinagoga Maggiore.

"Non lo sapevo - confessa - ma è vero? Mi risulta che stava pensando di fermare momentaneamente la seconda edizione per fare degli approfondimenti. Ma che abbia poi pensato di bloccare definitivamente il volume, mi sorprende e in fondo mi fa anche piacere per lui e per la verità storica". La novità arrivata da Gerusalemme, però, non impedisce al professor Toaff di entrare nel merito delle controverse tesi sollevate dal libro di Ariel. "Mangiare il pane azzimo mischiato al sangue di bambini cristiani uccisi? Aberrante! Un insulto all'intelligenza, alla tradizione, alla storia in generale e al vero senso della religiosità ebraica - commenta con forza il rabbino - e dispiace che a sollevare sciocchezze simili sia stato mio figlio".

"Ma forse lo ha fatto senza rendersi conto della gravità di certe affermazioni e che queste tematiche, da secoli già condannate dalla storia e dalla tradizione, e non solo di quella ebraica, possono diventare subito argomenti per rilanciare pericolosi sentimenti di antisemitismo e voglie di negazionismo dell'Olocausto. E' un errore. Ma nella vita tutti possono sbagliare".

Maestro Toaff, come rabbino e come padre cosa si sentirebbe di dire in questo momento a suo figlio Ariel per il suo libro appena ritirato?
"Gli direi che ha fatto bene a prendere questa decisione, mostrandogli anche tutto il mio dolore, il mio dispiacere e la mia delusione. Mai mi sarei aspettato da lui, da sempre attento studioso, un lavoro così discutibile e pericoloso. Sottolineo pericoloso perché con leggende simili il mostro dell'antisemitismo può tornare ancora a spadroneggiare nel mondo, specialmente ora che gli ultimi testimoni dell'Olocausto per ragioni anagrafiche stanno scomparendo. Non è parlando di sciocchezze come queste che si salvaguarda la vera essenza dell'ebraismo".

E qual è la vera essenza della cultura ebraica?
"La vera cultura ebraica non è la blasfemìa del sangue, ma è il perdono, la pace, la voglia di vivere a contatto con le altre culture, con le altre tradizioni, con rispetto reciproco e con desiderio di stare insieme, con condivisione, anche di fronte alle tragedie più grandi. Vuole una prova? Basta leggere le poche righe della grande lapide del 1964 che si trova affissa al Portico d'Ottavia, al Ghetto di Roma, dove si ricorda la deportazione nazifascista dei 2991 ebrei romani del 16 ottobre 1943. In quella lastra di marmo alla fine c'è un rigo che sintetizza in modo magistrale l'essenza vera della cultura socio-religiosa dell'ebraismo: sono le parole con cui i sopravvissuti invocano a Dio "amore, pace, perdono e speranza". Perdono per tutti, anche per i carnefici nazisti".

Maestro Toaff, questa frase di perdono può essere, quindi, la risposta a chi, cavalcando anche polemiche come quelle esplose intorno al libro, alimenta sentimenti di antisemitismo e di conseguenza fa dell'ebreo una persona, tra l'altro, quasi sempre piena di odio e di voglia di vendetta?
"Sì, perché gli stereotipi antiebraici sono ancora duri a morire. Basti pensare alla falsa accusa di avarizia o a quanti insinuano che l'alta finanza sarebbe controllata dalle lobby ebraiche. Stranamente nessuno parla del perdono di Dio invocato dai sopravvissuti della Comunità ebraica di Roma da quasi 30 anni. Tanto che leggere quella lapide al Portico d'Ottavia oggi sembra una novità. Quando invece non è per niente una novità che gli ebrei, malgrado l'Olocausto, la Shoah, le secolari persecuzioni, mentre chiedono fermamente che la giustizia terrena faccia il suo corso, si sono sempre fedelmente abbandonati alla misericordia di Dio al quale invocano il perdono per tutti, anche per i loro aguzzi. Altro che sangue di bimbi cristiani nel pane azzimo!".

Come spiega che un tema come il sangue cristiano usato per il pane azzimo, leggenda ormai abbandonata negli scantinati della storia, sia tornato alla ribalta?
"Non so spiegarlo. Dico solo che si è trattato di un errore sollevare queste tematiche. Come dice lei, si tratta di vecchie leggende che non hanno mai avuto anche il pur minimo supporto storico-scientifico. Mio figlio Ariel ha voluto farne oggetto di un nuovo studio. Altri studiosi approfondiranno la materia. Ma di sicuro e di nuovo non c'è niente".

Seppure nei secoli passati ci fosse stato qualche caso: sarebbe stato ammissibile per la religione ebraica prevedere l'uso del sangue dei bambini per la preparazione del pane azzimo?
"Assolutamente no, per il semplice fatto che è la Torah a smentire questo principio così aberrante, affermando che "qualunque forma di grasso e di sangue non deve essere mai mangiato". Da qui nasce il profondo e radicale rispetto degli ebrei verso il sangue, da sempre visto come dono di Dio e segno della vita. Non è quindi un caso che nella Bibbia sia scritto chiaramente che "nel sangue c'è la vita". Per cui è fuori dalla nostra tradizione e dalla nostra cultura, sia sociale che religiosa, mangiare cibi che siano stati sfiorati dal sangue, sia umano che animale. Perché la vita che il Signore ha creato riguarda tutte le specie viventi, sia uomini che animali".

Questo antico rispetto per il sangue ha quindi contribuito anche alla formazione delle pietanze ebraiche?
"Sì. Tutta la quotidianità ebraica ruota intorno a questo principio. Specialmente nella preparazione dei cibi, per i quali vige una ferrea disciplina codificata nel "Kasheruth", dove specialmente per la preparazione delle carni si raccomanda con chiarezza che prima della cottura occorre sottoporre i capi macellati ad una attentissima purificazione da ogni residua traccia di sangue".

Una pratica di macellazione prevista anche nell'Islam. Vero?
"Nell'Islam c'è grande attenzione alla preparazione delle carni, che vengono purificate dal sangue con tecniche più o meno simili a quelle ebraiche. E' una tradizione che in fondo unisce i fedeli delle due religioni. Peccato che con i musulmani non si possa parlare di analoga unione per altri temi. Ma è un segno antico che è bello ricordare ogni tanto".

Con i cristiani l'approccio col sangue non è uguale.
"Non è la stessa cosa. E' vero che Cristo nell'Ultima Cena spezzò il pane azzimo come tutti gli ebrei. Poi, come è nella tradizione cristiana, versò il vino dicendo "bevete questo è il mio sangue". E, quindi, i cristiani da duemila anni rivivono nell'Eucarestia quel momento, sublimandolo di volta in volta con l'ostia consacrata dove la Chiesa insegna che c'è il sangue di Cristo. Come è evidente, è una tradizione religiosa del tutto diversa dall'ebraismo e che nel corso dei secoli ha prodotto anche usi e costumi differenti".

Leggende come il pane azzimo intriso di sangue cristiano sono state usate nel corso dei secoli per alimentare l'antisemitismo tra la popolazione?
"Purtroppo è stato così. Anche queste sciocchezze hanno dato luogo a sentimenti antiebraici. Spiace dirlo, ma anche a causa dell'ignoranza, non si è mai voluto far capire con chiarezza che per l'ebreo il pane azzimo se non è puro, cioè senza aggiunte, senza lieviti e - manco a dirlo - senza tracce di sostanze estranee anche lontanamente simili al sangue - non è in linea con la tradizione. Cioè non è il pane con cui si può celebrare la Pasqua Ebraica. Chi pensa il contrario, sbaglia e non conosce la storia degli ebrei".

Quando iniziarono a circolare leggende sul pane azzimo inquinato dal sangue?
"Durante il primo millennio dopo Cristo non c'è stata traccia. Qualcosa si incominciò a dire dopo l'anno mille, quasi in coincidenza con la prima crociata. Forse per giustificare, da parte di qualcuno, gli eccidi in Terra Santa o per addossare le colpe agli ebrei. Ed infatti fin da allora iniziarono le prime persecuzioni".

La Chiesa ha quindi le sue responsabilità anche nei confronti di queste leggende?
"E' la storia che è andata così. Ma mi piace ricordare che ci fu un papa, Sisto IV, che nel 1475 circa, inviò un suo delegato, un inquisitore domenicano, per verificare l'autenticità delle accuse che i cristiani di Trento avevano fatto alla locale comunità ebraica accusata di aver ucciso un bambino di nome Simonino per togliergli il sangue. Quel bambino fu subito venerato come un martire elevato agli onori degli altari come S. Simonino. Ma, alla fine dell'inchiesta quel domenicano disse al Papa che solo gli ignoranti e le persone in malafede potevano credere ad una storia simile. E S. Simonino fu cancellato dai calendari. E' un episodio che dimostra chiaramente che non sempre le gerarchie ecclesiali cristiane hanno seguito queste leggende. Ma sarebbe grave ed imperdonabile oggi ridare a queste leggende una pur minima di patente storica".


Toaff ritira il libro "Pasque di sangue" "Le mie tesi storiche distorte dai media"
L'editore "Il Mulino" smette di stampare, su richiesta dell'autore, il volume
Era stato accusato dalle comunità ebraiche di fomentare l'antisemitismo
(14 febbraio 2007)

http://www.repubblica.it/2007/02/sezion ... libro.html

Il libro dello scandalo è stato ritirato. Ariel Toaff - figlio dell'ex rabbino capo di Roma Elio - professore di storia all'università Bar Ilan, ha telefonato al suo editore Il Mulino per chiedere di sospendere la pubblicazione di "Quelle Pasque di Sangue", il libro che suscitato le ire della comunità ebraica. Nel libro viene proposta una tesi sconvolgente: che fra il 1100 e il 1500 circa, in Europa, gli ebrei ashkenaziti fondamentalisti compirono sacrifici umani. Il cui sangue veniva poi utilizzato nei rituali della Pasqua. La tesi, difesa dall'autore come frutto di una seria ricerca storica, ha sollevato molte polemiche. Fino a una presa di posizione di riprovazione dello stesso padre, Elio Toaff.

I rabbini italiani lo hanno subito accusato di fomentare l'antisemitismo. E anche Moni Ovadia, che lo difende come storico, invita alla prudenza. Toaff solleva "un argomento delicato - dice l'artista di origini ebraiche - perché sulla base di false accuse di rituali vennero fatte delle terribili persecuzioni". L'università Bar Ilan di Tel Aviv, dove Toaff lavora, ha espresso "collera e grande dispiacere nei confronti del professore, per la sua mancanza di sensibilità nel pubblicare il suo libro sulle istigazioni di sangue in Italia".

"Il professor Toaff avrebbe dovuto dimostrare maggior sensibilità e prudenza - hanno detto alla sua università - nel gestire il libro e la sua pubblicazione, in modo da prevenire le recensioni e le interpretazioni distorte e offensive". Al suo rientro dal'Italia, Ariel Toaff ha avuto ieri un lungo colloquio con il presidente dell'università Bar Ilan, Moshe Kaveh. Dopo il colloquio, lo storico si è scusato con "tutti coloro che sono stati offesi dagli articoli e dai fatti distorti attribuiti a me e al mio libro".

"Ho chiesto alla casa editrice Il Mulino la sospensione immediata di ogni ulteriore distribuzione del libro - ha fatto sapere Toaff - in modo da poter rielaborare quei passaggi che sono stati alla base di distorsioni e false interpretazioni nei media". "Non consentirò mai - ha aggiutno - a chi odia gli ebrei di usarmi, o di usare la mia ricerca, quale strumento per alimentare la fiamma, ancora una volta, dell'odio che ha portato all'assassinio di milioni di ebrei".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Soros l'ex ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael

Messaggioda Berto » gio ago 17, 2017 7:48 pm

Noam Chomsky e Norman Finkelstei altri ebrei infami antisionisti e antisareliani


La sinistra, Israele, Obama. Parla David Horowitz
Niram Ferretti
16 marzo 2016

http://www.linformale.eu/a-colpi-di-mar ... d-horowitz

David Horowitz non le manda a dire. Dalla sua bocca non sentirete mai uscire qualcosa di moderato perché sa che la tomba della verità in questa nostra epoca è la Newspeak del politicamente corretto. Horowitz è il testimone di un itinerario politico intenso e radicale da quando giovane intellettuale marxista a Londra negli anni Sessanta collaborava con Bertrand Russell e diventava amico di Isaac Deutscher, biografo di Trotzky e vate del New Left inglese, a quando nella California psichedelica e anarcoide del 68 approdava alle Black Panthers per poi abbandonarle quando la sua visione cambio profondamente. “Così come Stalin usò l’idealismo e la fedeltà della generazione dei miei genitori per commettere i suoi crimini negli anni Trenta, le Black Panthers hanno usato l’idealismo della mia generazione negli anni Sessanta”, avrebbe detto in seguito.

Oggi David Horowitz è il presidente del think tank conservatore che porta il suo nome, il David Horowitz Freedom Center e l’editore della vera macchina da guerra contro quella che lui considera la sottomissione americana all’ideologia progressive, che è Frontpage Magazine.

Autore di decine di libri di cui una buona parte intesi a mettere in luce gli ingranaggi e le mistificazioni liberal (e della sinistra tout court), rappresenta una delle voci più scomode e abrasive del panorama americano.

Vorrei cominciare con una domanda sul Freedom Centre di cui lei è presidente. Quali sono gli obiettivi del centro?
Il centro è stato creato per difendere le società libere che si trovano sotto attacco da parte di forze totalitarie interne ed esterne. Questa prima missione conduce a una seconda: svegliare i conservatori e altri patrioti i quali non capiscono che la sinistra “progressista” “sociale democratica” è una forza totalitaria, o una favoritrice del totalitarismo, e dunque una formazione in guerra contro le democrazie che si basano sul libero mercato.

Come George Orwell e Arthur Koestler anche lei viene dalla sinistra ed è diventato uno dei suoi più convinti oppositori. Se dovesse identificare le più persistenti e fallaci idee della mentalità progressista, quali sarebbero?
Praticamente tutte le idee della sinistra sono false perché sono basate sulla premessa che se alla sinistra verrà concesso il potere necessario potrà creare un paradiso mitico chiamato alternativamente “comunismo” o “socialismo” o “giustizia sociale”. Sono la seduzione e l’impossibilità dei loro sogni utopici ciò che rende i suoi seguaci così pericolosi e disponibili ad allearsi con i nemici della democrazia, anche i barbari islamici.

Per anni lei ha denunciato il modo in cui molti campus e università americane sono diventati luoghi di indottrinamento liberal se non palesemente neo-marxista e anti-occidentalista. Cosa ha determinato si questa situazione?
La cecità dei conservatori nei confronti della minaccia. Il termine “liberal” attribuito alla sinistra, che è bigotta e intollerante, è un termine ingannevole. “Neo-marxista” è troppo moderato. Nemmeno Marx aveva chiesto l’espulsione dei conservatori e dei dissenzienti dalle facoltà universitarie e dalle liste di conferenze.

Oggi l’antisionismo è espressione di una mentalità che va a braccetto con l’antiamericanismo. Per chi la pensa così l’Occidente è visto come la fonte di tutti i problemi. È come se ci trovassimo ancora nel periodo della Guerra Fredda e l’Unione Sovietica non fosse mai caduta. È d’accordo?
L’antisionismo è un sinonimo di odio per gli ebrei. Non c’è nessun’altra etnia o religione al mondo che potrebbe essere il bersaglio di un simile odio come lo è lo stato ebraico e nessun altro antagonismo – se non quello contro gli Stati Uniti – che possa forgiare una alleanza tra la sinistra progressista e i nazisti dell’Islam, i quali, diversamente da Hitler che celava i suoi piani per la Soluzione Finale, gridano dai tetti che il loro obbiettivo è quello di portare a compimento il lavoro cominciato da lui.

Come spiega che personaggi come Noam Chomsky e Norman Finkelstein, entrambi ebrei, siano arrivati al punto di tessere le lodi di un gruppo terrorista come Hezbollah il quale interpreta l’Islam in modo radicale ed è apertamente antisemita?
Chomsky e Finkelstein sono ebrei deliranti la cui religione è la fantasia utopica della sinistra. Questo fa sì che le loro priorità siano l’antiamericanismo e la distruzione di Israele che li porta ad allearsi con odiatori medioevali degli ebrei il cui obiettivo è un genocidio non solo degli ebrei ma dei cristiani, degli Indù e di tutti i non-musulmani.

Non è un segreto per nessuno che tra il Presidente Obama e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ci sia un profondo contrasto relativamente a cosa sia meglio per Israele e per il Medioriente. Molti pensano che il Presidente Obama sia stato il presidente americano meno amichevole nei confronti di Israele. Cosa ne pensa?
Obama ha dato il suo appoggio ai Fratelli Musulmani, che sono la fonte del nazismo e del terrore islamico e l’origine della campagna genocidiaria palestinese che ha come scopo quello di gettare in mare tutti gli ebrei. Malgrado i conservatori siano tuttora intimiditi dal dire la verità su Obama perché è nero, Obama è un traditore americano che ha consegnato armi nucleari e missili balistici agli iraniani i quali proclamano apertamente il loro obiettivo, “Morte agli Stati Uniti” e “Morte a Israele”.

Nel suo discorso al Cairo del 2008, il presidente Obama ha definito l’Islam una “religione di pace”, una definizione usata prima di lui dal presidente Bush Jr. Questa Amministrazione ha costantemente rifiutato di connettere il jihadismo alle sue origini musulmane, coraniche. Quanto è importante che questo stato di cose cambi?
E’ cruciale per vincere la guerra globale che gli islamisti ci hanno dichiarato. Il profeta Maometto ha incitato allo sterminio degli ebrei e a una guerra contro gli infedeli, cristiani, indù, atei, e chiunque non si sottometta alla fede islamica. L’Islam è l’unica religione che si è diffusa attraverso la spada dietro specifico ordine del suo profeta.

Matthias Kuntzel uno dei maggiori esperti europei del legame tra islamismo e jihadismo, in una recente intervista rilasciatoci, ci ha detto che l’accordo nucleare iraniano è stato come avere promesso a un piromane, per dieci anni di contenimento, un magazzino pieno di taniche di benzina. E’ d’accordo?
Sì ma le sue parole sono troppo moderate. Obama ha dato le armi nucleari agli Hitler del Medioriente e dunque ha segnato la condanna a morte di Israele. Se Israele sarà in grado di difendersi cancellando il regime iraniano è da vedere. Ma lo spargimento di sangue che Obama ha autorizzato sarà orribile.

Come ultima domanda le vorrei chiedere di Donald Trump. Molti in Europa lo vedono come un segno di involuzione terzomondista e inadatto a diventare presidente. Qual è la sua opinione?
Mi ricordo quando Kennedy venne assassinato e Lyndon Johnson divenne presidente. Mi trovavo in Inghilterra all’epoca. Gli europei la pensavano allo stesso modo di Johnson. Gli europei hanno la tendenza a guardare dall’alto in basso gli americani perché li abbiamo salvati in due guerre mondiali. Abbiamo dovuto farlo perché molto tempo fa hanno rinunciato alla volontà di difendere le magnifiche culture che i loro antenati hanno creato. I salvatori vengono crocifissi, questa è una morale del cristianesimo che è ricordata raramente.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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