Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Messaggioda Berto » lun dic 18, 2017 8:01 pm

Gravissime accuse su Obama: favorì Hezbollah per l’accordo con l’Iran
Adrian Niscemi

http://www.rightsreporter.org/gravissim ... ordo-liran

Un rapporto devastante di Politico.com rivela come Obama ordinò di fermare le indagini molto avanzate sui traffici di Hezbollah per non compromettere l’accordo sul nucleare iraniano. E ci si chiede se anche la Mogherini ne fosse a conoscenza.

Un rapporto investigativo a dir poco esplosivo su come Obama bloccò le indagini su Hezbollah e sui traffici illeciti del gruppo terrorista per non compromettere l’accordo sul nucleare iraniano è stato pubblicato ieri da Politico.com e non mancherà di scatenare polemiche sul Premio Nobel per la pace più distruttivo che la storia ricordi.

Secondo l’indagine di Politico.com, a causa della sua determinazione ad assicurarsi l’accordo sul nucleare con l’Iran l’amministrazione Obama ha fatto deragliare una importante operazione della DEA contro Hezbollah, operazione denominata “Progetto Cassandra” che durava da diversi anni e che monitorava le operazioni di Hezbollah in Sud America e in altri aree, operazioni che comprendevano tra le altre cose anche l’introduzione di cocaina negli Stati Uniti, riciclaggio di denaro sporco, traffico di armi e altre attività per un valore di oltre un miliardo di dollari.

Quando gli investigatori, dopo aver raccolto montagne di prove contro Hezbollah, si apprestavano ad agire e per questo avevano chiesto le autorizzazioni al Dipartimento della Giustizia e a quello del Tesoro in modo da poter bloccare le attività dei terroristi libanesi, l’Amministrazione Obama fece in modo che dette autorizzazioni non arrivassero mai in modo da non pregiudicare le trattative con l’Iran che di Hezbollah è protettore e finanziatore. «Una decisione politica arrivata dall’alto» l’ha definita David Asher, analista del Dipartimento della Difesa statunitense specializzato in finanza illecita che ha contribuito alla creazione e alla conduzione del Progetto Cassandra.

Secondo Asher i funzionari di Obama hanno ostacolato gli sforzi per arrestare i principali agenti di Hezbollah, tra i quali uno dei principali fornitori di armi del presidente siriano Bashar Assad. Stando a quanto testimoniato a Politico.com dal team del Progetto Cassandra, i funzionari di Obama si sarebbero giustificati sostenendo che cercavano di migliorare i rapporti con l’Iran come parte di una strategia più vasta finalizzata a impedire a Teheran di dotarsi di armi nucleari.

Il rapporto pubblicato da Politico.com è molto dettagliato e mostra una amministrazione Obama letteralmente accecata dall’obiettivo di un accordo con l’Iran, così cieca da chiudere gli occhi sui traffici illeciti di uno dei gruppi terroristici islamici più pericolosi al mondo, traffici che oltre tutto finanziano le operazioni terroristiche di Hezbollah oltre a invadere di droga sia gli Stati Uniti che l’Europa.

Ora c’è da chiedersi se anche l’Europa ha chiuso gli occhi sui traffici di Hezbollah pur di raggiungere il pessimo accordo sul nucleare iraniano e se la sig.ra Mogherini, che considera quell’accordo un suo successo, fosse a conoscenza di quanto scoperto dalla DEA (e probabilmente anche dalle agenzie europee) sul più pericoloso gruppo terrorista islamico del pianeta.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio gen 11, 2018 8:22 am

L’Iran brucia, la Mogherini tace
Gianpaolo Santoro
1 gennaio 2018

http://www.italiaisraeletoday.it/liran- ... erini-tace

Ma ve la ricordate, felice, sorridente, raggiante fare passerella al parlamento iraniano per “celebrare” il giuramento di Rohani, per ossequiare come ministro degli esteri dell’Unione europea un regime, una dittatura dove sono quotidianamente calpestati i diritti civili, dove le donne stanno ancora non uno ma due passi indietro, dove i fondamentalismi imperversano, dove l’integralismo religioso e la politica si fondono e si confondono? Ve la ricordate fare selfie su selfie, come una reginetta, felice e contenta di essere andata a festeggiare la “democrazia” più avanzata del Medio Oriente, il perno della pace, un modello da seguire? Del resto non era stata lei l’alfiere della trattativa del folle accordo nucleare con l’Iran (per farsi una idea sarebbe come portare uno sciacallo affamato in un cimitero) che gli Stati Uniti di Trump hanno mandato all’aria perché “imbarazzante”?

Bene: dov’è miss Pesc in questi giorni dell’ira e del sangue di Theran, con la gente in piazza che protesta contro un regime corrotto e malato che ha affamato una intera popolazione, dov’è il ministro di questa Unione Europea senza anima e senza linea politica, in quale sede ha fatto sentire ha fatto sentire la sua voce, quale iniziativa ha intrapreso?

In Iran non si fermano le proteste antigovernative: 12 morti, non meno di 300 gli arrestati tra Teheran, Izeh e Arak, guerriglia in quasi tutto il paese: eppure lady Mogherini assiste in silenzio a questa che assomiglia sempre di più ad una rivoluzione con i dimostranti che nelle ultime ore hanno preso di mira stazioni di polizia e caserme…

Una ragazza iraniana senza il velo che sventolava il suo ‘hijab’ bianco in una strada affollata presto diventata il simbolo della rivolta (partecipava alla campagna ‘WhiteWednesdays’) è stata presa di peso e fatta sparire.

Un grido di protesta nella protesta. Ma queste, si sa, sono battaglie che non hanno mai entusiasmato la Mogherini. Anzi. Miss Pesc non ha mai rinunciato al velo nelle sue visite in Iran, tutt’altro: lo ha sempre indossato con vanitosa fierezza. Mai è stata sfiorata che l’Occidente volesse essere rappresentato da una donna libera, a capo nudo, non soggetta ad alcuna imposizione.

Federica Mogherini avrebbe molto da imparare dalle ventisettenne ucraina Anna Muzychuk che ha rinunciato di difendere il suo titolo mondiale di scacchi in Arabia Saudita per non subire l’imposizione del velo. Tutta l’Europa ha molto da imparare.



Il grande inganno di Obama
Settore Medio Oriente
11 gennaio 2017

http://www.geopoliticalcenter.com/attua ... o-di-obama

Barack Hussein Obama lo abbiamo visto la notte del 10 gennaio, mentre parlava da Chicago, lo abbiamo ascoltato elencare i suoi “successi” in politica estera, ed è stato un elenco penoso di fallimenti spacciati per grandi vittorie: l’avvicinamento a Cuba, la “cattura” delle menti degli attentati dell’11 settembre, il blocco del programma nucleare iraniano ottenuto “senza sparare neanche un colpo”.
Obama si è autocelebrato, come si è autodecorato, il giorno di saluto alle forze armate, con la massima onorificenza civile.
Tutte le tre affermazioni da noi riportate non corrispondono a quella che è la realtà che noi osserviamo, ma il vero inganno di Obama è stato l’accordo nucleare con l’Iran. Obama ha parlato di una grande vittoria con l’Iran, peccato che sia stata in realtà una grande vittoria PER l’Iran.
Con questo accordo Teheran non ha rinunciato al progetto per produrre un’arma atomica, ha solo accettato di rallentare la ricerca a fini militari per alcuni anni, l’Iran ha ottenuto che tra 10 anni non avrà più alcun vincolo riguardo alla ricerca nucleare, al numero di centrifughe prodotte ed impiegate, alla produzione di acqua pesante e via dicendo. In questi anni però gli scienziati iraniani potranno studiare, su piccoli numeri (su prototipi ci verrebbe da dire) le nuove e moderne centrifughe, i nuovi reattori sperimentali, e le nuove procedure industriali per massimizzare la resa della catena produttiva della futura arma atomica islamica sciita.
Con questo accordo l’Iran, non solo non ha rinunciato a nessuna delle sue linee di ricerca nucleari, ma ha ottenuto di tornare nella rete interbancari a e poter acquistare alta tecnologia in Europa e nel resto del mondo. Grazie alla fine delle sanzioni le forze convenzionali di Teheran diventeranno temibili in tutta la regione, la dittatura teocratica sciita rafforzerà la sua presa sul paese, gli alleati di Teheran in medio oriente vedranno un flusso di denaro sempre più costante e cospicuo giungere nelle loro casse direttamente da Teheran.
In cambio l’America non ha ottenuto nulla, se non la possibilità di potersi ritrarre dagli impegni storici verso gli alleati di Washington nella regione.
Grazie alla remissività di Obama ora nello stretto di Hormuz imperversano i Pasdaran che sognano di diventare, non solo i Guardiani della Rivoluzione Islamica Khomeinista, ma di essere presto anche i guardiani dell’accesso al Golfo Persico, che l’Iran rivendica come propria pertinenza esclusiva dal primo giorno della Rivoluzione Islamica.
Ecco che la “vittoria” di Obama in realtà è una grande sconfitta degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Ma forse noi abbiamo male interpretato le parole di Obama, il presidente uscente degli USA forse intendeva dire che non è stata una vittoria per gli Stati Uniti, ma è stata una vittoria assoluta per lui e per lui solo, una vittoria Barak Hussein Obama.



La lettera di Cameron, Hollande e Merkel "L'accordo nucleare tutela Israele e argina la minaccia iraniana"
11/09/2015
Daniel Reichel

http://moked.it/blog/2015/09/11/la-lett ... a-iraniana

L’intesa sul nucleare iraniano serve a proteggere Israele e la regione dalla minaccia del regime di Teheran. È quanto sostengono David Cameron, Angela Merkel e Francois Holland, in un’editoriale apparso nelle scorse ore sul Washington Post. Il primo ministro britannico, la cancelliera tedesca e il presidente francese, alla vigilia del voto del Congresso Usa (fissato per il 17 settembre), intervengono dalle colonne del quotidiano americano per rivendicare la bontà dell’intesa siglata lo scorso 14 luglio a Vienna – assieme a Stati Uniti, Cina e Russia – e per rassicurare Israele. “Sosteniamo pienamente questo accordo – scrivono i tre leader europei – perché raggiunge gli obiettivi che ci eravamo prefissati”, ovvero fermare l’Iran nella sua corsa verso la bomba nucleare. Un progetto, quello di Teheran, “che costituiva una seria minaccia, non solo alla sicurezza dei paesi confinanti con l’Iran e per Israele, ma anche per le nostre nazioni. Una corsa all’armamento nucleare nel Medio Oriente avrebbe introdotto un disastroso nuovo fattore destabilizzante all’interno di una regione già instabile”. “Condanniamo senza mezzi termini il fatto che l’Iran non riconosca l’esistenza dello Stato di Israele e il linguaggio inaccettabile che i leader iraniani utilizzano contro quest’ultimo. – si legge nella lettera – La questione della sicurezza di Israele è, e resterà, un nostro interesse chiave. Non avremmo siglato l’accordo nucleare con l’Iran se non avessimo pensato che l’intesa elimina una minaccia per la regione”.
L’intervento del Post siglato Cameron, Merkel, Hollande – impegnati in questi giorni in Europa a far fronte all’emergenza profughi e con posizioni molto diverse – è diretto, a distanza di una settimana dal voto del Congresso, a far sentire il supporto delle tre potenze europee alla Casa Bianca e al presidente Barack Obama ma soprattutto all’accordo in sé, violentemente attaccato negli scorsi mesi dai Repubblicani e giudicato un pericolo per la sicurezza mondiale. Valutazione condivisa – ed espressa, non senza polemiche, all’interno del Campidoglio – dal Premier Netanyahu, che dopo l’ultimo attacco del leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei (“il regime sionista tra 25 anni non esisterà più”), ha sottolineato come la retorica del regime di Teheran non lasci spazio a dubbi sulle sue reali intenzioni. “Tutte le nazioni responsabili devono cooperare per fermare l’aggressione e il terrorismo iraniano. Sfortunatamente tutto questo crescerà come risultato dell’accordo”, l’affondo del Premier israeliano. Tra le accuse di chi critica l’intesa, la percezione che questa si fondi su un’eccessiva fiducia nei confronti di un Paese, l’Iran, che finanzia movimenti terroristici in diverse parti del mondo (attentato al Centro ebraico di Buenos Aires del 18 luglio 1994) e regimi totalitari come quello di Bashar Al Assad in Siria (nelle ultime ventiquattro ore la stampa internazionale ha rivelato la presenza di soldati iraniani in territorio siriano, sbarcati per dare il proprio supporto ad Assad nella sanguinosa guerra civile in corso). I leader europei si difendono di fronte all’accusa di aver avuto un approccio troppo ingenuo nei confronti di Teheran. “Non abbiamo raggiunto l’accordo nucleare con l’aspettativa che la politica estera dell’Iran sarebbe cambiata nel breve periodo. – la spiegazione apparsa sul Post – Ma l’accordo permette di affrontare la minaccia del programma nucleare iraniano e può aprire la strada al riconoscimento da parte dell’Iran che la collaborazione con i paesi vicini è meglio del confronto: Anche se non possiamo avere gli stessi interessi dell’Iran, siamo di fronte ad alcune sfide comuni, compresa la minaccia dell’Isis”. L’auspicio di chi ha siglato l’accordo è che questo sia un viatico per condizionare la futura politica dell’Iran ma viene ribadito che l’obiettivo primario era ed è fermare la corsa di Teheran all’armamento nucleare. Questo, brevemente, quanto il regime si sarebbe impegnato a garantire: ““di ridurre del 98 per cento la sua riserva di uranio arricchito; di abbassare di due terzi il numero delle sue centrifughe; limitare i livelli di arricchimento dell’uranio; di smettere di usare il sito di Fordow per l’arricchimento. Viene modificato il reattore Arak in modo che non produca plutonio per uso militare. E si garantisce all’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) un accesso elevato non solo per gli impianti nucleari iraniani e l’intero ciclo del combustibile nucleare, ma anche, ove necessario, a qualsiasi sito non dichiarato”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio gen 11, 2018 8:23 am

[Rapporto] Accordo USA-Israele di “ampia portata” contro minaccia iraniana
Sarah G. Frankl
29/12/2017

http://www.rightsreporter.org/rapporto- ... a-iraniana


Un rapporto esclusivo di Channel 10 rivela un accordo di vasta portata tra Stati Uniti e Israele per contrastare fattivamente sul terreno la minaccia iraniana
usa israele patto contro iran

Gli Stati Uniti e Israele hanno firmato un patto fio ad ora segreto per contrastare la minaccia nucleare e missilistica iraniana. A rivelarlo è stato ieri sera Channel 10 con un rapporto esclusivo e molto dettagliato.

Secondo quanto riferisce il canale televisivo israeliano Israele e Stati Uniti hanno firmato segretamente un memorandum d’intesa di vasta portata che prevede la piena cooperazione per far fronte alla minaccia rappresentata dall’espansionismo iraniano, dal loro programma nucleare e balistico, e dalla loro crescente presenza in Siria.

L’accordo sarebbe stato firmato lo scorso 12 dicembre alla Casa Bianca al culmine di intensi colloqui tra i maggiori rappresentanti della intelligence e della difesa dei due Paesi.

Nel suo rapporto esclusivo Channel 10 cita come fonti «alti rappresentanti americani e israeliani» e specifica che l’accordo è stato studiato per condurre «fatti concreti sul terreno» che tradotto dal linguaggio diplomatico significa dare il via a operazioni militari volte a fermare l’espansionismo iraniano.

Nello specifico Channel 10 riferisce che l’accordo prevede la costituzione di squadre comuni per gestire i vari aspetti della minaccia iraniana. Un team si occuperà delle attività iraniane in Siria e del sostegno di Teheran a Hezbollah. Un secondo team si occuperà invece delle questioni diplomatiche e delle operazioni tecnico-politiche volte a fermare il programma nucleare iraniano. Un terzo team avrà l’incarico di trovare il sistema di contrastare e bloccare il programma missilistico di Teheran. Infine un quarto team supervisionerà congiuntamente la più che possibile escalation con Hezbollah e deciderà le eventuali operazioni belliche.

A firmare l’accordo, secondo il rapporto, sarebbero stati per gli USA il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Herbert Raymond McMaster, mentre per Israele ha siglato l’accordo il Consigliere per la sicurezza nazionale Meir Ben-Shabba.

E mentre il mondo è quasi nella totalità impegnato a criticare la decisione del Presidente Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale dello Stato Ebraico, gli Stati Uniti e Israele siglano un patto di portata ben maggiore rispetto al trasferimento dell’ambasciata americana, un provvedimento che se venisse confermato avrà una portata enorme per la difesa del popolo di Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio gen 11, 2018 8:23 am

Niram Ferretti
02/01/2017

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Crepe che si allargano dentro la struttura di cemento armato del regime teocratico iraniano. L'Europa affaristica guarda in apprensione, forse potrebbe saltare qualche buon affare. Federica Mogherini si aggiusta il velo in attesa di potere fare altri selfie a Teheran, ma non sa quando e se potrà.

Intanto Donald Trump, malgrado Vittorio Zucconi, Federico Rampini, Michele Serra e altri (tutta la stampa liberal USA), è sempre più persuaso di essere lui il presidente degli Stati Uniti e che la politica di questa Amministrazione non la fa nè Repubblica nè il New York Times.

Incoraggia via Tweet il popolo iraniano a sbarazzarsi del regime teocratico che lo domina con il pugno di ferro da quasi quaranta anni. Sì, finirà. Forse non adesso. Ma finirà. E quando finirà, Hamas si troverà in mutande e la "causa palestinese" perderà il suo principale referente mediorientale. Certo resterà l'Europa a tenerla in piedi, ma farà sempre più fatica, soprattutto quando si renderà conto che gli stati arabi sunniti non sono più molto interessati.

Gli USA e Israele marciano insieme a difesa dei valori della democrazia, del libero mercato, del pluralismo, dell'integrazione vera in contrasto aperto con i regni del terrore islamici e i loro sodali occidentali pagati profumatamente per tessere splendenti apologie sulla bellezza del Corano e l'orrore della civiltà occidentale. Dicevano le stesse cose cinquanta anni fa a difesa dell'Unione Sovietica, poi della Cina maoista, poi di Cuba, poi del Vietnam del Nord, poi del Venezuela, e così via.

Quando Ruhollah Khomeyni andò al potere, in Europa, specialmente in Francia, molti intellettuali si esaltarono per la sua figura. Dicevano che avrebbe liberato il paese da corrotto regime filoamericano dello Scia di Persia. Avrebbe rigenerato gli animi.

Animi che si rigenerarono anche a Cuba quando Fulgencio Batista venne deposto. Animi che si rigenerano con molto sangue in nome del Progresso. Il sangue dei suoi nemici.

In Iran, il progresso lo abbiamo visto all'opera in tutti questi anni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio gen 11, 2018 8:23 am

Siria: il delirio della marionetta. Assad protesta all’ONU per “l’aggressione israeliana”
Sarah G. Frankl
10/01/2018

http://www.rightsreporter.org/siria-del ... israeliana

Secondo Damasco gli attacchi israeliani in Siria sono finalizzati ad aiutare i terroristi islamici al fine di perseguire “l’occupazione delle terre arabe” da parte di Israele. Un ossimoro che solo la mente bacata di Assad poteva partorire

La Siria si rivolge alle Nazioni Unite dopo l’ultimo presunto attacco israeliano avvenuto ieri nei pressi di Damasco su un deposito di armi presumibilmente destinato a Hezbollah e lo fa in modo letteralmente delirante.

Con una lettera inviata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il Ministero degli Esteri siriano avverte l’ONU che «l’atteggiamento aggressivo di Israele porterà a una conflagrazione della regione e complicherà la situazione in Medio Oriente». Secondo il regime siriano Israele «fornisce sostegno ai gruppi terroristi islamici e perpetua l’occupazione delle terre arabe».

Già il fatto di sostenere che Israele appoggi gruppi terroristici islamici con lo scopo di occupare le terre arabe è di per se un ossimoro che solo la mente bacata di Assad poteva partorire, ammesso che il coniglio di Damasco possa ragionare con la propria testa e dire ciò che pensa visto che di fatto il suo Paese è sotto amministrazione controllata da parte di Teheran. Il tono della lettera inviata alle Nazioni Unite è quello tipico dei Pasdaran iraniani piuttosto che quello di un ufficio diplomatico. «I ripetuti attacchi israeliani sulla Siria non riusciranno a proteggere le organizzazioni terroristiche usate da Israele come suoi agenti, come ISIS e il Fronte Al-Nusra» c’è scritto ancora nella missiva consegnata alle Nazioni Unite. «Israele non riuscirà a distogliere l’esercito siriano dal realizzare risultati nella lotta contro il terrorismo in tutto il paese e in particolare nelle località Idlib e Quneitra» prosegue ancora la lettera prima di passare alle minacce. «Il governo siriano reitera il suo avvertimento a Israele ammonendo sulle gravi conseguenze di ulteriori attacchi e del continuo sostegno ai gruppi terroristici e lo ritiene responsabile di ogni conseguenza. Il Consiglio di Sicurezza deve condannare gli attacchi israeliani sulla Siria e prendere provvedimenti per fermare la sua aggressione» conclude la lettera.

Sorprende nella lettera del Ministero degli Esteri siriano il riferimento a Idlib essendo la città siriana a nord e lontanissima dalle aree di interesse israeliane, mentre ha un senso il riferimento a Quneitra visto che la città si trova a pochi Km dal Golan e l’intelligence israeliana teme che possa diventare una base permanente iraniana e degli Hezbollah libanesi e a Gerusalemme hanno detto più volte che non permetteranno agli iraniani di basarsi in pianta stabile in Siria, tanto meno a pochi Km dal confine con Israele.

La marionetta siriana esegue diligentemente gli ordini dei padroni iraniani e si va a lamentare alle Nazioni Unite nella recondita speranza di passare da vittima (forse memore delle tattiche palestinesi) mentre quello che sta avvenendo in Siria, di fatto una occupazione iraniana per procura, dovrebbe realmente preoccupare il mondo libero che però nicchia e fa finta di nulla aspettando il momento buono per fare quello che fa sempre, condannare Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mer feb 14, 2018 4:13 am

Analisti Mossad: l’Iran cambia strategia in Siria. Il problema del jet abbattuto
Paola P. Goldberger
Feb 12, 2018

http://www.rightsreporter.org/analisti- ... -abbattuto

Quanto successo sabato scorso sui cieli di Israele è un rivoluzionario cambio di strategia da parte di Teheran nella guerra non dichiarata allo Stato Ebraico. Per la prima volta gli iraniani hanno evitato di usare i loro tanti proxy per attaccare Israele e si sono esposti direttamente.

La mossa iraniana non ha tuttavia sorpreso più di tanto gli analisti del Mossad che ormai da anni monitorano il fronte nord e registrano tutte le mosse dei pasdaran iraniani e degli Hezbollah loro alleati. Era prevedibile che prima o poi gli iraniani facessero una mossa diretta volta a testare le difese israeliane ma soprattutto mirata a misurare la reazione israeliana. A Teheran dovevano sapere fino a dove si sarebbe spinto Israele in caso di “violazione diretta”.

La risposta di Israele è stata decisa e devastante e anche se per la prima volta dal 1982 è stato abbattuto un caccia israeliano, il che solleva diversi dubbi sui cui torneremo più tardi, in poche ore i caccia di Gerusalemme hanno colpito e distrutto un gran numero di batterie di difesa antiaerea siro-iraniane.

La “partita a scacchi” tra Iran e Israele, come la definisce il giornalista israeliano Nahum Barnea, ha visto quindi una evoluzione decisa verso lo scontro diretto piuttosto che verso lo scontro tra lo Stato Ebraico e i proxy di Teheran.

Perché il Mossad lo aveva previsto?

Al di la degli annunci bellicosi e roboanti dei leader di Hezbollah, il gruppo terrorista libanese (maggior proxy iraniano) risente pesantemente del suo intervento in Siria nel quale ha perso migliaia di uomini mentre i feriti sarebbero decine di migliaia. Il welfare interno di Hezbollah è messo a durissima prova dalla necessità di dare sostegno alle famiglie dei caduti e dei feriti. I fondi di Hezbollah sono ai minimi storici nonostante i pesanti interventi iraniani e i tanti traffici illeciti condotti dai terroristi libanesi. Per questo, nonostante gli annunci, Hezbollah pensa che questo non sia il momento più adatto per sfidare Israele a viso aperto. Una politica che entra in collisione con quella di Teheran che invece vorrebbe una escalation sin da subito. Per gli Ayatollah l’intervento iraniano in Siria avrebbe senso solo se finalizzato a minacciare direttamente Israele (di Assad non importa realmente nulla a nessuno a Teheran) e per farlo non può prescindere dalla disponibilità degli Hezbollah.

Secondo gli analisti del Mossad questa diversità di vedute sui tempi di una spinta sull’acceleratore della escalation ha più volte provocato dissidi tra i vertici di Hezbollah e i padroni iraniani. Un rapporto del dicembre scorso (uno dei tanti che arrivano sulla scrivania del Premier israeliano) prevedeva proprio un progressivo coinvolgimento diretto dell’Iran nella escalation, una strategia volta proprio a spingere anche i titubanti Hezbollah verso lo scontro diretto, possibilmente anche con il coinvolgimento del Libano. È anche di questo che Netanyahu e Putin hanno parlato nel loro ultimo vertice di pochi giorni fa.


La propaganda iraniana sul jet israeliano abbattuto

Come detto, era dal lontano 1982 che non succedeva che un caccia israeliano venisse abbattuto. La Siria dispone di batterie antiaeree S-200 ed S-300 di fabbricazione russa ma di prima generazione. Difficilmente tali difese sono in grado di abbattere un caccia israeliano tecnologicamente avanzato. Il sospetto è che i russi abbiano fatto un upgrade degli S-300 siriani o che gli iraniani abbiano trasferito parte dei loro S-300 (più recenti) in Siria. È quello che il Mossad unitamente alla intelligence del IDF sta cercando di verificare. Ma la parola d’ordine è “no panic”. Israele non ha perso la sua supremazia dei cieli. Tuttavia l’episodio non viene sottovalutato anche se dai primi riscontri sembra che per abbattere il caccia israeliano siano stati sparati almeno una decina di missili probabilmente anche da batterie diverse. Potremmo essere quindi di fronte a un semplice colpo di fortuna che tuttavia è stato immediatamente sfruttato dalla propaganda degli Ayatollah per dire che da ora in poi i caccia israeliani avranno vita dura sui cieli della Siria e per ridare fiducia agli alleati Hezbollah.

Ed è proprio il “ridare fiducia agli Hezbollah” che sarebbe alla base della decisione iraniana di arrivare a questo primo scontro diretto tra Iran e Israele. Dopo tanti raid aerei israeliani in Siria senza che i caccia di Gerusalemme fossero minimamente minacciati, serviva qualcosa che dimostrasse a Hezbollah che l’Iran è in grado di limitare la supremazia aerea israeliana.

Ma è veramente così? Secondo il Mossad e l’intelligence del IDF no. L’abbattimento dell’F16 israeliano sarebbe il frutto di una serie di sfortunate coincidenze più che una reale capacità iraniana di abbattere gli aerei israeliani. Tuttavia il sospetto che Teheran abbia trasferito qualche batteria dei sui più moderni S-300 in Siria rimane. E se ciò venisse confermato sarebbe la prova che a Teheran hanno deciso un cambio di strategia non da poco e che quello di sabato scorso altro non è che il primo scontro diretto al quale presumibilmente ne seguiranno altri nel breve-medio periodo.


Priorità alla intelligence

A Gerusalemme si stanno susseguendo riunioni su riunioni. La priorità immediata è capire quali armi hanno a disposizione gli iraniani in Siria. Si vuole evitare a tutti i costi che i caccia israeliani cadano in qualche trappola iraniana e che si perdano altri aerei. Già l’abbattimento dell’F16 ha ridato fiato alle trombe della propaganda di Hezbollah, non si vuole che ciò accada ancora. Tutta l’intelligence israeliana è concentrata su questo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mer feb 14, 2018 10:12 pm

Hezbollah, sanzioni Usa nei confronti della rete terroristica
14 febbraio 2018

http://www.progettodreyfus.com/hezbollah-sanzioni-usa

Sanzioni Usa contro gli Hezbollah per destabilizzare l’influenza iraniana nella regione. Sarebbe questa la mossa del presidente Donald Trump contro il programma nucleare della Repubblica Islamica.

Il dipartimento del Tesoro americano ha messo nel mirino sei individui e una rete di sette società in Libano, Liberia, Ghana e altri paesi che hanno un legame con il finanziere di Hezbollah Adham Tabaja.

Secondo alti dirigenti dell’amministrazione statunitense, questo è la “prima ondata” di una campagna più ampia per destabilizzare Hezbollah, sostenuto da Teheran.

L’organizzazione terroristica libanese – accusano gli Stati Uniti – ha finanziato il terrorismo in Siria e nello Yemen e percepisce oltre 700 milioni di dollari l’anno dall’Iran, da cui dipende in larga misura.

Il segretario del Tesoro Usa. Steven Mnuchin, ha dichiarato:

“Hezbollah è un’organizzazione terroristica responsabile della morte di centinaia di americani. È anche il principale delegato usato dall’Iran per indebolire i governi arabi legittimi in tutto il Medio Oriente. L’amministrazione è determinata a smascherare e distruggere le reti di Hezbollah, comprese quelle in Medio Oriente e in Africa occidentale, utilizzate per finanziare le loro operazioni illecite”.

Il presidente Trump sta cercando di colpire la rete finanziare di Hezbollah in Libano senza però creare ripercussioni sul settore bancario della nazione del Medio Oriente. Allo contempo, il governo di Washington, secondo un funzionario citato da Bloomberg, non ha intenzione di alienare la comunità musulmana sciita del Libano.

Hezbollah è un’organizzazione libanese, sorta nell’estate del 1982 e diventata in seguito anche un partito politico sciita del Libano, considerata un gruppo terroristico da Israele, Stati Uniti, Egitto, Australia, e Canada.

L’Unione europea ha inizialmente rifiutato di etichettare l’organizzazione come terroristica, anche se il Parlamento europeo ha adottato il 10 marzo 2005 una risoluzione, non vincolante, che ha messo sul banco degli imputati Hezbollah per aver condotto “attività terroriste”. Il Consiglio d’Europa, in seguito, ha accusato il celebre terrorista Imad Mughniyeh di essere membro di Hezbollah.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom feb 25, 2018 8:41 pm

L'ebrea iraniana condannata a morte in Iran e clandestina nei Paesi Bassi
Riccardo Ghezzi
25 febbraio 2018

http://www.linformale.eu/lebrea-iranian ... aesi-bassi

Una nonna ebrea che cucina le specialità in occasione della festa di Purim dovrebbe essere una rarità preziosa per i Paesi Bassi, eppure Sipora, questo il suo pseudonimo, vive in una sorta di limbo. Da quando è emigrata nel 2012 dal suo nativo Iran, ha fatto volontariato per la Chabad House (centro di aggregazione per l’ebraismo ortodosso di Chabad) di Utrecht, preparando deliziosi piatti tradizionali con spezie esotiche, come riso e pollo aromatizzati allo zafferano. I suoi piatti sono stati descritti persino sui media nazionali grazie in occasione dell’ultima festività di Purin.
Solo alcuni degli abitanti di Utrecht che conoscono Sipora (non è, come detto, il suo vero nome) sono però consapevoli che la signora è allo stesso tempo una straniera illegale nei Paesi Bassi e una rifugiata con una condanna a morte in Iran per reati politici.

Sipora, 60 anni, è stata infatti condannata a morte in contumacia nel 2013 da una corte di Teheran per “violazione delle regole islamiche della rivoluzione” e “attività anti-regime.” Il suo crimine: gestire un’organizzazione segreta per trovare soluzioni abitative alle donne con mariti violenti impossibilitate ad ottenere il divorzio.
Fortunatamente, la donna aveva già lasciato l’Iran un anno prima della sua condanna. Doveva aiutare nella gravidanza sua figlia, a sua volta rifugiata politica che vive nei Paesi Bassi da quando è fuggita dalla sua terra natale nel 2010. Rebecca, questo il nome della figlia, ha dovuto abbandonare l’Iran a causa del suo coinvolgimento nella realizzazione di un documentario sulla lotta per la democrazia a Teheran.

“Alcune settimane dopo il mio arrivo nei Paesi Bassi, ho chiamato mio marito al telefono. Mi ha chiesto di andare su Skype. Ho capito che c’era qualcosa che non andava” ricorda Sipora. Il marito di Sipora, che l’ha sposata da oltre 40 anni, è un imprenditore edile ebreo con problemi cardiaci. Su Skype l’ha avvisata che la temuta polizia segreta dell’Iran stava cercando lei e altri membri del suo gruppo.
“In quel momento ho capito che non potevo più tornare indietro“.
I problemi di Sipora con la sua terra d’origine sono però coincisi con un irrigidimento delle politiche sull’immigrazione nei Paesi Bassi.
La figlia Rebecca aveva infatti ottenuto un permesso di soggiorno temporaneo e in seguito la cittadinanza senza indugio, anche se contro di lei in Iran non pendeva alcuna sentenza di condanna a morte.
Le richieste di Sipora, appena due anni dopo, sono state invece costantemente rifiutate dai Paesi Bassi. Ora la donna è in un limbo legale, non le è stato concesso l’asilo né è stata estradata, nonostante il fatto che la sua posizione sia nota alle autorità.

Insegnante persiana che non parla né olandese né inglese, Sipora vive con la figlia e il nipote in un relativo isolamento sociale e nell’incertezza. I suoi occhi si riempiono di lacrime mentre spiega attraverso un interprete che si sta abituando al pensiero di non abbracciare mai più suo marito.
Eppure Sipora non ha rimpianti nell’aver aiutato le mogli abusate a trovare un riparo, a volte all’interno di appartamenti costruiti da suo marito, un imprenditore edile.

“Rifarei sempre la stessa cosa” disse Sipora. “Per tutti i miei problemi ora ho una famiglia che si prende cura di me. Queste donne non hanno nessuno, solo i nemici che le perseguitano e nessun diritto garantito dalla legge”.

Dopo l’ultimo giro di vite sui presunti attivisti dell’opposizione in Iran, il marito di Sipora le ha comunicato di essere sotto stretta sorveglianza e praticamente impossibilitato a lasciare il paese.
È il motivo per cui Sipora non vuole emigrare in Israele facendo aliyah, pur avendone i requisiti.
“Potrei partire per Israele domani, ma poi il destino di mio marito sarebbe segnato“, ha detto Sipora. “Per una famiglia ebrea fuggire nei Paesi Bassi è una cosa, ma se vado in Israele lui pagherà il prezzo per quella che sarà vista come una collaborazione con il nemico“.
Anche il suo coinvolgimento con la Chabad House non è infatti passato inosservato a Teheran.
La polizia iraniana nel 2016 ha interrogato il marito esibendogli le foto di Sipora durante la festa di Purim. Gli hanno chiesto di spiegare il motivo per cui sua moglie “lavora con un’organizzazione sionista”. L’uomo ha risposto che lei stava rappresentando la cultura ebraica persiana in Olanda e che l’Iran dovrebbe essere orgoglioso di ciò.
Intrappolata nella sua situazione, l’unico conforto di Sipora è stare con suo nipote di 5 anni e sua figlia. Ma questo non è un rimedio alle notti insonni i cattivi presagi. Potrebbe essere rimpatriata come una clandestina in qualsiasi momento.
La prossima apparizione di Sipora davanti a un giudice olandese è prevista per il 2 marzo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mer feb 28, 2018 9:19 pm

Giulio Meotti
28/02/2018

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 9679155275

Niente da dire, Mogherini, Juncker e Tajani? Quei nazisti dell'Iran ad aprile terranno l'Israel Hourglass Festival, un concorso per il conto alla rovescia alla distruzione di Israele "entro 25 anni", come predetto da Khamenei, il satrapo che ha derubato il popolo iraniano. Il simbolo è una clessidra con la Stella di Davide fatta a pezzi. Gli iraniani annunciano la partecipazione di “2.400 ong anti-israeliane da Europa, Nord America, America Latina e Asia orientale”. Woh! Una ong per ogni 3.000 ebrei israeliani. Quanti utili idioti antisemiti, anche italiani, vi prenderanno parte? Io invece sogno una clessidra che fa il conto alla rovescia alla fine del regime iraniano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » sab mar 03, 2018 9:34 pm

La vera sfida iraniana? Preparare l’attacco a Israele alla luce del sole
Lila C. Ashuryan on 2 marzo 2018

http://www.rightsreporter.org/la-vera-s ... e-del-sole

Preparare l’attacco a Israele alla luce del sole, quasi che fosse una cosa scontata, un atto dovuto. Fa pensare a questo la notizia che l’Iran sta costruendo l’ennesima base militare in Siria.

Impossibile che gli iraniani sperassero di non essere scoperti dai satelliti. A Teheran sanno benissimo che qualsiasi loro movimento in Siria viene costantemente monitorato e quindi è impensabile che sperassero di tenere la loro nuova base nascosta. Semplicemente non gliene importa nulla, anzi, sembra quasi una sfida aperta a Israele affinché intervenga ancora una volta.

La vera notizia non è quindi che gli iraniani stanno costruendo una nuova base in Siria, ma che lo fanno apertamente alla luce del sole e senza il timore di essere scoperti, come sa la cosa fosse normale, come se tutto quello che sia funzionale a mettere in pericolo Israele fosse una cosa del tutto lecita, quasi un dovere.

La cosa è perfettamente coerente con le dichiarazioni iraniane fatte negli ultimi mesi ai più alti livelli. Gli iraniani non nascondono la loro intenzione di attaccare Israele. A dire il vero non lo hanno mai fatto sin dai tempi di Ahmadinejad, ma in qualche modo fino ad ora dopo una minaccia era sempre arrivata una dichiarazione tranquillizzante. Non più di recente. Adesso alle minacce Teheran fa seguire i fatti e lo fa così apertamente da far sembrare un attacco a Israele una cosa normale, così normale che se si escludono gli Stati Uniti tutto il resto del mondo sembra averlo preso come un fatto acquisito, come appunto una cosa normale, tanto che nessuno fa un fiato su quello che gli iraniani stanno mettendo in piedi in Siria.

In sostanza gli iraniani hanno deciso che non ha più alcun senso nascondere le loro intenzioni ma che, anzi, la vera sfida sarebbe stata quella di inculcare nell’occidente e nel mondo musulmano l’idea che attaccare Israele sia una cosa lecita e giustificabile. Per questo se ne infischiano altamente dei satelliti. Per questo se ne infischiano se ogni giorno si scopre che nuovi miliziani sciiti arrivano da ogni dove in Siria per rafforzare le milizie di Hezbollah e le Guardie delle Rivoluzione Iraniana da mesi presenti ai confini con Israele.

E a dar loro manforte c’è quell’assurdo silenzio dell’occidente di fronte a questa vera e propria pianificazione di un genocidio. L’Europa non ha mai detto una sola parola né sulle minacce iraniane a Israele né su quello che Teheran sta facendo in Siria. La Russia sembra addirittura “complice con riserva”, nel senso che non vuole apparire apertamente complice e per questo continua a parlare con Israele, ma lo è, eccome se è complice di questo piano. L’Onu non è pervenuto, proprio se ne disinteressa.

E allora gli iraniani, prendendo per buono l’assunto che “chi tace acconsente”, continuano imperterriti nella costruzione del loro piano genocida verso lo Stato Ebraico, continuano a costruire la loro macchina da guerra a pochi Km dal confine con Israele e lo fanno tranquillamente alla luce del sole, senza più nemmeno il pudore di farlo segretamente.


Iran, il countdown per la distruzione di Israele: “Mancano 8411 giorni”
teodoro chiarelli
2017/07/05

http://www.lastampa.it/2017/07/05/ester ... agina.html

Un orologio in piazza della Palestina, nel centro di Teheran, per segnare il tempo che manca alla “distruzione di Israele”. Esattamente 8411 giorni. È l’ultima provocazione dei manifestanti che hanno partecipato alla Giornata di Al-Quds, cioè Gerusalemme.

Un milione in piazza
Al canto di “morte a Israele” gli oltranzisti della rivoluzione khomeinista hanno ricordato la “profezia” dell’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema della Repubblica islamica: “niente” rimarrà dello Stato ebraico “entro il 2040”. Alla manifestazione hanno partecipato anche il presidente Hassan Rohani, su posizioni più moderate, e il presidente del Parlamento Ali Larijani che ha attaccato Israele frontalmente, come “madre del terrorismo” e “peggior terrorista di tutti i tempi”.

Missili dei Pasdaran
I dimostranti hanno anche lanciato slogan contro l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, mentre la Guardia rivoluzionaria, i Pasdaran, hanno portato in piazza gli ultimi modelli di missili balistici, compresi quelli usati dieci giorni fa per colpire le postazioni dell’Isis in Siria, nella provincia di Deir ez-Zour. Secondo i media di regime, in piazza c’era un milione di persone.

Accuse incrociate di terrorismo
La giornata di Gerusalemme si tiene ogni anno ed è l’occasione in cui il regime esprime le sue posizioni più ostili nel confronti di Israele. Lo stesso presidente Rohani ha detto in una intervista all’agenzia Irna che “Israele aiuta i terroristi”. Le dichiarazioni si inseriscono nello scontro con il rivale sunnita dell’Iran, l’Arabia Sunnita, che ha accusato Teheran di essere “la punta di lancia del terrorismo globale”.



Israele-Iran: siamo di fronte all'inizio di una guerra?
2018/03/24

https://www.tpi.it/2018/03/24/israele-iran-guerra

La recente violazione dello spazio aereo israeliano da parte di un drone iraniano, e le rappresaglie di Israele contro bersagli siriani ed iraniani, hanno indotto molti osservatori a suggerire che la crescente tensione regionale conseguente a tali episodi potrebbe scatenare una guerra tra Israele ed Iran/Hezbollah, che potrebbe forse inavvertitamente coinvolgere anche la Siria.

Io non sono d’accordo con questa prognosi.

Ritengo che nessuno degli attori coinvolti voglia intraprendere una guerra che infliggerebbe un altissimo livello di distruzione e di vittime senza realizzare alcun guadagno sostenibile a lungo termine.
Ciò, tuttavia, non preclude lo scoppio di una guerra accidentale, causata da un incidente involontario o da errori di valutazione.
A prescindere dall’astio reciproco e dalle minacce lanciate pubblicamente da ogni attore, gli interessi strategici di ciascuno sono tutelati al meglio evitando la guerra.
La domanda diventa allora: che tipo di misure di precauzione dovrebbero prendere tutti gli attori coinvolti, in particolare la Russia, in collaborazione con gli Stati Uniti, per evitare sviluppi tanto nefasti?
L’interesse strategico complessivo dell’Iran è quello di ottenere l’egemonia nella regione, obiettivo che è determinato a realizzare assicurandosi dapprima una striscia di terra contigua dal Golfo al Mediterraneo, in cui la Siria è un cardine fondamentale, e creare un fronte unito per minacciare Israele.
Per proteggere la sua base e la sua influenza in Siria, l’Iran è stato pronto a sfruttare la guerra civile fornendo ad Assad centinaia di milioni di dollari, migliaia di combattenti ben addestrati e le attrezzature militari per aiutarlo a sconfiggere i ribelli e l’Isis.
Avendo subito più di 500 vittime, l’Iran è diventato ancor più determinato a raccogliere i frutti dei suoi sforzi, perseguendo l’istituzione di una presenza militare permanente nel paese.
Il secondo obiettivo dell’Iran è mantenere uno stato di minaccia costante contro il suo più accanito nemico -Israele – cercando di stabilire una presenza militare in prossimità del confine israeliano.
L’Iran usa Israele come grido di battaglia per attrarre violenti estremisti a sostenere le sue guerre per procura e per promuovere i suoi interessi nella regione.
Perciò, conservando l’attacco pubblico contro Israele, l’Iran spera di mantenere l’ostilità e accrescere le preoccupazioni nei confronti della “minaccia israeliana” al mondo musulmano.
Inoltre, l’Iran continua a rimpolpare l’arsenale di Hezbollah in Libano; primo, perché vuole assicurarsi il suo punto d’appoggio in Libano.
Secondo, perché vuole aprire tre fronti strategici – in Siria, Libano e potenzialmente a Gaza tramite Hamas – da cui poter intimidire Israele, metterne alla prova la determinazione, e creare nuove tensioni controllate, come ha fatto di recente facendo volare un drone, rapidamente abbattuto da Israele, sopra i cieli israeliani.
Ciò detto, malgrado la sua spavalderia, Tehran non vuole sfidare Israele sul piano militare, sapendo che le ostilità aperte ora, e anche nell’immediato futuro, potrebbero provocare massicce ritorsioni di molto superiori alla rappresaglia per l’incursione iraniana nello spazio aereo israeliano, col potenziale di infliggere una sconfitta umiliante all’Iran.
Infine, l’Iran vuole preservare l’accordo nucleare con gli Stati Uniti e non vorrebbe dare a Trump motivi per annullarlo.
Detto questo, nonostante Trump potrebbe ancora ritirarsi dall’accordo, l’Iran vuole rimanere nelle grazie degli altri cinque firmatari per impedire la ripresa delle sanzioni, specialmente in un momento in cui il pubblico iraniano è irrequieto ed esige migliori condizioni economiche e maggiori libertà sociali.
Per evitare errori di valutazione che possano portare ad una catastrofica guerra con Israele, l’Iran dovrebbe piuttosto acconsentire ed evitare di stabilire basi militari vicine al confine israeliano, costruendole invece più a nord in Siria.
Così facendo, l’Iran contribuirebbe inoltre a prevenire ogni seria minaccia al potere di Assad, sulle cui richieste l’Iran giustifica la sua continuata presenza nel paese la quale, in ogni caso, ha la massima priorità nel suo schema di egemonia regionale.
Teheran sarebbe saggia a tenere sotto controllo Hezbollah ed impedirgli di provocare Israele, dal momento che ogni conflagrazione tra Israele ed Hezbollah potrebbe distruggere buona parte delle sue infrastrutture e della sua riserva di missili.
Dopotutto, l’Iran è più interessato a mantenere la minaccia contro Israele sul fronte libanese, cosa che fa il suo interesse strategico a lungo termine, consolidando il suo punto d’appoggio in Libano, solo se Hezbollah resta forte.
Hezbollah si è unito all’esercito siriano per combattere i ribelli durante la guerra civile in corso. Sebbene gran parte della sua forza militare sia temprata dalle battaglie, Hezbollah si trova ora sotto crescenti pressioni per ripristinare un po’ di normalità all’interno della più ampia comunità sciita del Libano e, nel frattempo, riorganizzarsi.
Hezbollah ha subito quasi 1300 vittime, e lo stesso Libano ha sofferto ampiamente dalla guerra civile siriana, alla quale sta ancora pagando un pesante tributo nel suo sforzo di ospitare più di un milione di rifugiati siriani.
Hezbollah, con il supporto dell’Iran, manterrà il suo atteggiamento minaccioso nei confronti di Israele proseguendo nei suoi sforzi per accrescere il suo arsenale di armi, ma non lo sfiderà militarmente.
Hezbollah sa che che la soglia di vittime accettabili per Israele è molto bassa, e la morte di 40-50 israeliani per mano degli attacchi missilistici di Hezbollah provocherebbe travolgenti attacchi di rappresaglia che potrebbero fare migliaia di vittime libanesi, cosa che Hezbollah vuole evitare.
In ogni caso, Hezbollah non avvierà ostilità contro Israele senza l’approvazione di Teheran perché una mossa simile nuocerebbe alle ambizioni strategiche dell’Iran nella regione.
In tali circostanze, Israele continuerà ad attaccare i convogli che trasportano le armi dall’Iran ad Hezbollah, e colpirà anche qualsiasi fabbrica di armi sul suolo libanese.
Questo, naturalmente, comporta un certo rischio di inasprire le ostilità. Ma visto che Hezbollah e l’Iran vogliono evitare la guerra, risponderanno agli attacchi israeliani nella stessa maniera in cui hanno risposto a quelli precedenti: dicendo poco e facendo anche meno.

Ciò, tuttavia, non significa che Israele possa fare ciò che desidera a mano libera. Gli attacchi israeliani si misureranno con lo sfondo del contesto complessivo, che viene limitato dal desiderio dello stesso Israele di evitare una guerra aperta, a meno che non sia minacciato nella sua esistenza.
Il regime di Assad: da quando è salito al potere nel 2000, il presidente siriano Assad non ha mai preso in considerazione di intraprendere una guerra contro Israele.
Come suo padre, ha aderito in pieno all’accordo di disimpegno con Israele del 1974. Infatti, per tutta la durata del suo regime, Assad ha fatto numerose aperture di pace nei confronti di Israele, ritenendo che la futura stabilità e prosperità della Siria dipenda dalla pace con Israele, o, almeno, dal mantenimento dell’assenza di ostilità.
Dallo scoppio della guerra civile, Assad si è assicurato di non fornire ad Israele alcuna ragione per entrare nella mischia.
Adesso che è sul punto di vincere contro i ribelli e l’Isis, grazie al decisivo sostegno di Russia ed Iran, è ancor più determinato ad evitare qualsiasi scontro militare con Israele, che la Russia in particolare vuole evitare ad ogni costo.
Assad si trova tuttavia tra la l’incudine e il martello: da una parte sa che la sua sopravvivenza dipende dal perdurare del supporto di Iran e Russia, e dall’altra vuole tenere l’Iran sotto controllo per evitare la guerra con Israele.
Al riguardo si trova perfettamente d’accordo con la Russia, ugualmente intenzionata a tenere l’Iran a debita distanza.
Per evitare errori di valutazione, che potrebbero risolversi in uno scontro diretto tra Israele ed Iran, lo stesso Assad deve avere la meglio sull’Iran ed impedirgli di stabilire impianti bellici vicino ai confini israeliani.
Assad può mettere in chiaro che una simile presenza militare iraniana solleciterebbe attacchi di Israele, che coinvolgerebbero la Siria e danneggerebbero la sua sicurezza nazionale.
A questo proposito, Assad può contare sul supporto della Russia, specialmente perché Mosca stessa non vuole (e non permetterà) che l’Iran abbia mano libera in Siria.
Mentre la sconfitta dell’Isis si avvicina, e si allenta la tensione con i ribelli, Assad dovrebbe insistere affinché le milizie iraniane, costituite in maggioranza da non iraniani e la cui lealtà è più rivolta al salario che alla causa dell’Iran, lascino il paese.
Assad dovrebbe mandare ad Israele un messaggio netto, attraverso i canali appropriati, per chiarire che non lo attaccherà militarmente e non sarà persuaso altrimenti dall’Iran. A questo proposito, la Russia fornirà certamente il suo pieno supporto ad Assad.
In più, se Assad vuole ristabilire la stabilità ed avviare un po’ di ricostruzione, il paese dovrebbe essere ripulito da ogni potenziale agitatore.
Ovvero, Assad non dovrebbe permettere una stabile presenza di Hezbollah in Siria, che attirerà solamente attacchi israeliani nel caso in cui qualsiasi ostilità accidentale o premeditata dovesse scoppiare tra Israele ed Hezbollah.
Israele vede l’Iran come il nemico numero uno, votato alla sua distruzione, ed è determinato ad eliminare ogni base militare iraniana in Siria vicina ai suoi confini.
Israele continuerà, come in passato, ad attaccare i convogli che trasportano armi sofisticate dall’Iran a Hezbollah passando per la Siria.
Israele accusa l’Iran di intraprendere regolarmente attività sovversive allo scopo di minare la sua sicurezza e instigare i palestinesi ad opporsi violentemente all’occupazione della sponda occidentale e al blocco su Gaza.
Israele crede che l’Iran sia determinato ad procurarsi armi nucleari allo scadere delle clausole di decadenza del Piano d’azione congiunto globale (il cosiddetto “Accordo sul nucleare iraniano”), particolarmente nella prima fase, al termine della quale all’Iran sarà gradualmente permesso di riprendere (pur con qualche restrizione) l’arricchimento dell’uranio.
Per questa ragione Israele sta compiendo sforzi estremi per convincere l’amministrazione Trump a “risolverlo o bocciarlo” (“fix it or nix it“, per come l’ha posta il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu).
Nonostante Israele sia certo di poter vincere ogni possibile scontro militare con i nemici che lo circondano, ha valutato che non trarrebbe alcun beneficio a lungo termine dallo scagliare attacchi preventivi contro le forze iraniane, siriane o di Hezbollah.
Per distruggere la riserva di Hezbollah di circa 150mila missili a corto e medio raggio, in gran parte incorporata nella comunità civile, Israele dovrà effettuare, almeno in parte, bombardamenti a tappeto che potrebbero comportare la morte di decine di migliaia di civili.
Israele, tuttavia, colpirà preventivamente solo se si troverà a fronteggiare una minaccia imminente.
Israele non ha avversione per il regime siriano in quanto tale, e preferirebbe vedere Assad al potere a patto che riesca a limitare lo spazio di manovra dell’Iran, facendogli capire chiaramente che non lascerà che la Siria diventi il campo di battaglia tra Israele ed Iran/Hezbollah.
Per evitare qualsiasi incomprensione ed errore di calcolo, Israele dovrebbe chiarire che vuole stare alla larga dalla guerra in Siria.
Ciò detto, Israele deve ribadire con forza all’Iran e (tramite la Russia) ad Hezbollah che, trovatosi a fronteggiare una qualsiasi minaccia, risponderà con forza imponente e sproporzionata a qualunque provocazione da entrambe le parti.
Israele dovrebbe definire apertamente che cosa possa costituire una “azione provocatoria”, concetto che dalla prospettiva israeliana include la violazione dello spazio aereo, lanciare missili, o l’infiltrazione di terroristi provenienti dal territorio libanese o siriano.
Israele dovrebbe dire chiaramente che qualunque di queste violazioni costituisce una linea rossa che né l’Iran né alcuno dei suoi surrogati possono superare impunemente.
Israele dovrebbe inoltre rendere inequivocabilmente chiaro a Teheran tramite la Russia che distruggerà qualunque base militare vicina al confine, e che, se l’Iran dovesse contrattaccare, Israele non esiterà, come recentemente dichiarato da Netanyahu, a bombardare specifici bersagli sul ruolo iraniano.
In ogni caso, il pubblico israeliano è psicologicamente abituato alla minaccia iraniana e si aspetta che il governo intraprenda qualunque azione necessaria ad infliggere intollerabili danni al nemico.
La Russia è il principale intermediario in Siria, e nessuna soluzione alla guerra civile siriana né instaurazione di alcun nuovo ordine politico tra le varie fazioni può verificarsi senza il suo consenso.
La Russia è presente in Siria da circa 50 anni, quando Mosca ha costruito la sua base navale a Tartus, e ha sempre avuto l’ambizione di riempire il vuoto creato dall’amministrazione Obama, che aveva scelto di stare per lo più fuori dal conflitto in Siria.
Il Cremlino ha colto l’opportunità di andare in aiuto del regime di Assad, che era sull’orlo del collasso, inviando truppe di terra e forze aeree a bombardare molti dei bersagli ribelli e dell’Isis, cosa che ha sensibilmente cambiato le sorti della guerra in suo favore.
La Russia ora usa la sua presenza dominante in Siria come trampolino da cui esercitare una maggiore influenza sul Medio Oriente, una posizione che ha ricercato negli ultimi dieci anni.
Persino Israele, che tradizionalmente attende il via libera degli Stati Uniti prima di intraprendere qualsiasi azione militare significativa, deve ora ricevere il benestare della Russia prima di attaccare le basi militari dell’Iran e di Assad in Siria.
Nonostante la Russia e l’Iran abbiano unito le forze per difendere Assad, la Russia vuole limitare l’influenza iraniana in Siria – in parte perché vuole restare la principale potenza in Siria, e in parte perché vuole evitare uno scontro violento tra Israele e l’Iran per scongiurare un’ulteriore destabilizzazione della Siria, che potrebbe minare i suoi interessi strategici.
Per sicurezza, Putin vuole salvaguardare la speciale posizione della Russia in Siria, ed è determinato ad impedire ad Iran, Hezbollah, Israele e persino agli Stati Uniti di guastare i suoi guadagni e la sua influenza, e non permetterà a nessuno dei suoi antagonisti di intervenire senza cooperare con la Russia.
Pertanto, la Russia si trova in una posizione unica per evitare errori di valutazione che potrebbero portare ad una guerra non intenzionale, e a tale scopo Putin deve stabilire delle norme di d’ingaggio a cui tutti i combattenti debbano aderire, a meno che si trovino davanti ad un’imminente minaccia esistenziale.
Primo, la Russia deve rendere chiaro all’Iran che non gli permetterà di installare alcuna base militare vicino ai confini israeliani.
Secondo, dovrebbe comunicare chiaramente ad Hezbollah che non deve cadere nella tentazione di provocare Israele, dato che a questo proposito la Russia non può impedire ad Israele di mettere in atto rappresaglie su larga scala, le quali potrebbero minare gli interessi strategici di Mosca.
Terzo, Putin deve persuadere la Turchia a fermare le sue incursioni in territorio siriano e distogliere Erdogan dalla sua missione di sottomettere i curdi siriani, cosa che aggraverebbe e prolungherebbe solo il conflitto in Siria.
Putin è convinto che la Turchia voglia mantenere una presenza permanente in Siria: una ricetta per prolungare la violenza tra le forze turche e il YPG, un ulteriore fattore destabilizzante.
Quarto, Putin deve ora cercare di ottenere il coinvolgimento degli Stati Uniti nella ricerca di una soluzione permanente alla guerra civile siriana.
Gli Stati Uniti restano una potenza regionale dominante e, nonostante la Russia sia il principale intermediario in Siria, l’appoggio degli Stati Uniti resta decisivo anche solo per per i suoi stretti legami con Israele, e per il fatto che potrebbero essere trascinati dentro un’eventuale futura guerra tra Israele ed Iran/Hezbollah.
Gli Stati Uniti: tristemente l’amministrazione Trump, che ha ampiamente seguito la politica di Obama nei confronti della Siria, si trova ora a dover fronteggiare una nuova realtà.
Gli Stati Uniti di Trump sembrano non avere una chiara strategia sul come occuparsi del conflitto (???).
Inoltre, limitare il coinvolgimento diretto americano nel conflitto ai soli tentativi di dissuadere Assad dall’utilizzare armi chimiche contro il suo popolo, come Trump ha fatto una volta in passato, ha avuto poco impatto sul corso della guerra e sul comportamento di Assad, finché ha potuto contare sull’appoggio russo.

L’attuale situazione in Siria è diversa per quattro motivi:

1) il presidente Assad, escluso dall’amministrazione Obama come parte della soluzione, rimarrà certamente presidente e verrà sicuramente “rieletto” non appena si terranno nuove elezioni;
2) il coinvolgimento diretto dell’Iran nella guerra civile siriana e la sua ambizione di radicarsi completamente nel paese è visto da Israele come una minaccia alla sua sicurezza;
3) anche quando la guerra civile finirà, il conflitto fra sette e la rivalità per il potere continueranno a perseguitare il paese per anni, assicurando una destabilizzazione che colpirà gli alleati locali degli Stati Uniti; e
4) gran parte del paese giace in rovina e avrebbe bisogno di decine di miliardi di dollari per la ricostruzione, la quale richiede per necessità la leadership degli Stati Uniti per raccogliere i fondi necessari.
Per evitare errori di valutazione che possano portare ad una guerra non intenzionale tra Israele ed Iran/Hezbollah, e forse all’accidentale coinvolgimento della Siria, gli Stati Uniti devono:

Mantenere la presenza delle truppe americane e dei consulenti inviati in Siria a combattere l’Isis, e aumentare ulteriormente la presenza per fornire agli Stati Uniti l’influenza di cui hanno bisogno per giocare un ruolo importante nella ricerca di una soluzione, in collaborazione con la Russia.
Riaffermare la propria dedizione alla sicurezza nazionale di Israele. Per di più, nonostante l’attuale coordinazione strategica delle difese dei due stati, l’amministrazione Trump dovrebbe prendere in considerazione di pubblicare un comunicato, seguendo il percorso imboccato col suo impegno nella Nato.
Gli Stati Uniti dovrebbero dichiarare che ogni grande attacco ad Israele costituirà un attacco agli Stati Uniti. Questo scoraggerebbe certamente l’Iran anche solo al contemplare qualsiasi ampia ostilità nei confronti di Israele.
Idealmente, Trump dovrebbe focalizzarsi sulla correzione dell’accordo sul nucleare con l’Iran in collaborazione con gli altri cinque firmatari, e farlo attraverso canali diplomatici invece che lanciando un ultimatum in cui minaccia di ritirarsi completamente dallo stesso entro maggio, cosa che acuirebbe semplicemente le tensioni regionali.
Conoscendo il disprezzo di Trump nei confronti dell’Iran e la sua descrizione dell’accordo come “il peggiore della storia”, potrebbe ancora ritirarsi dal patto. Come minimo, comunque, dovrebbe evitare di ripristinare le sanzioni, in modo che gli altri firmatari abbiano comunque l’opportunità di modificarlo attraverso le negoziazioni.
Altrimenti, la precipitosa ritirata dall’accordo agiterebbe semplicemente gli iraniani e potrebbe spingerli ad abbandonarlo del tutto, cosa che potrebbe potenzialmente condurre alla proliferazione del nucleare nella zona, che gli Stati Uniti e i loro alleati nell’area vogliono evitare.
Inoltre, in un momento in cui gli Stati Uniti vogliono negoziare la denuclearizzazione con la Corea del Nord, non dovrebbero revocare unilateralmente l’accordo con l’Iran per poi aspettarsi che la Corea del Nord si fidi della loro capacità di rispettare gli impegni presi.
L’ironia del tutto è che nessuno degli attori coinvolti in modo diretto o indiretto nella guerra civile in Siria vuole esacerbare il conflitto minacciando Israele, che non si fermerà davanti a niente per proteggere la sicurezza nazionale, specialmente se la minaccia è ritenuta esistenziale.
Ogni fazione sa inoltre che, a prescindere da quanti danni potrebbe incassare Israele in una guerra del genere, ne uscirebbe vittorioso, infliggendo livelli di distruzione forse senza precedenti ai suoi nemici.
In ultima analisi, ogni decisione relativa al conflitto si misura in termini di costi e benefici. Non c’è niente che suggerisca che uno qualsiasi degli attori coinvolti preveda di ottenere benefici strategici a lungo termine che potrebbero giustificare una guerra catastrofica.
La guerra potrebbe scoppiare per colpa di errori di valutazione, che possono però essere evitati. La Russia, in particolare, e gli Stati Uniti devono cooperare e fare forti pressioni sui rispettivi clienti per prevenire simili errori.
Leggi anche: L’Iran sta silenziosamente consolidando le sue forze armate in Siria
Articolo a cura di Alon Ben-Meir, traduzione a cura di Noemi Valentini


Luttwak sull'Iran:
15/01/2018

http://www.linformale.eu/luttwak-procla ... ata-regimi

In una recente intervista all’Informale Daniel Pipes, a proposito dell’Iran, ci ha detto, “In qualsiasi giorno del futuro ci sarà una panetteria senza pane o un distributore senza benzina. Il risultato potrebbe essere un tumulto che si diffonderà attraverso il paese e che finirà per rovesciare il governo. È quello che prevedo, ma ovviamente, non posso sapere quando accadrà. Noi che ci troviamo all’esterno dovremmo intraprendere i passi necessari affinché questo giorno si avvicini”. È d’accordo con lui? L’occidente dovrebbe appoggiare le rivolte Iraniane anche rischiando che questa posizione possa mettere l’ayatollah nella posizione di dare la “colpa” all’occidente?

Beh non so cosa si intende esattamente quando si parla di occidente. L’Italia non ha strumenti per agire in Iran. I britannici un secolo fa erano efficaci a livello di intelligence operativa, ora non più. La CIA dispone di due o tre soggetti capaci di infiltrarsi in Iran, che parlano farsi, ma hanno limitate capacità operative.
Interventi esterni veri e propri sono difficili ed in alcuni casi controproducenti. La realtà iraniana funziona, e funzionerà in futuro in maniera autonoma fino al collasso del regime.
Mi spiego meglio: l’Iran è un paese di 80 milioni di abitanti, per andare avanti solo ed esclusivamente con i proventi del petrolio dovrebbe vendere 20 milioni di barili al giorno, allora sì che il paese sarebbe ricco. Ma con due, tre barili massimo di export al giorno, il guadagno è quasi nullo.
Chiaramente queste esportazioni sono importanti, ma sarebbe come dire che Israele è capace di mantenere tutto il paese esportando due navi piene di cemento al giorno, ovvero un’assurdità. Dunque l’Iran è un paese sostanzialmente povero, ciononostante le “avventure imperiali” dell’Iran in Siria hanno avuto delle spese militari altissime. Per non parlare di quanto costano le Guardie Rivoluzionarie. L’equazione è molto semplice, le spese per condurre questa guerra sono troppe, il paese non può sostenerle e si giungerà molto presto ad un collasso. Tutto ciò che deve fare l’occidente è aspettare il crollo del regime, perché è solo questione di tempo che ciò avvenga in maniera del tutto autonoma. Intervenire non avrebbe senso con queste premesse.

Gli Stati Uniti, con l’Amministrazione Trump, hanno riqualificato l’Iran come il principale stato islamico sponsor del terrorismo. In questo momento in Medioriente c’è un’inedita convergenza tra Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita finalizzata a contrastare la minaccia sciita. Si tratta di un ribaltamento a 180 gradi della dottrina Obama. È d’accordo con questa impostazione? Per quale motivo, secondo lei, l’occidente si è spinto così tanto ad equilibrare i rapporti con l’Iran durante l’amministrazione Obama e quali sono le conseguenze che paghiamo oggi?

L’Iran sembra una grande potenza se si guarda la situazione rispetto alla guerra in Siria, ma questa è solo un’immagine che non corrisponde alla verità. L’Iran mette in campo dodicimila soldati in Siria, sono miliziani appartenenti a gruppi sciiti dove la povertà regna sovrana e che per 3/4 dollari al giorno sono disposti a fare qualsiasi cosa. Vengono reclutati in Iran, Afghanistan, Pakistan.
L’Europa parla continuamente delle capacità iraniane avendo una visione totalmente distorta di questa realtà, e questo perché il regime teocratico è molto bravo a vendersi e a nascondere la propria natura fallimentare. Guardiamo solamente come stanno pubblicizzando l’aumento del prezzo del petrolio, come se una variazione cosi insignificante potesse davvero far fronte alle esigenze della popolazione: è semplicemente assurdo che l’Europa ci creda.
In ogni caso la responsabilità della sottomissione europea all’Iran si deve alla Mogherini, che è innamorata di questi regimi e fa di tutto per non offenderli, come ha fatto negli ultimi giorni non condannando la dura repressione del regime contro le proteste popolari. Negli Stati Uniti, Obama ha concesso l’accordo sul nucleare perché sperava che l’Iran cambiasse atteggiamento e che diventasse un interlocutore credibile. Ma dopo le numerose provocazioni degli iraniani, specialmente nel Golfo Persico, dove più di una volta hanno minacciato di attaccare le portaerei americane, dopo che per anni gli Stati Uniti hanno visto bandiere bruciate e politici inneggiare alla distruzione dell’America, l’amministrazione Trump sta iniziando a comportarsi come avrebbe fatto chiunque sotto minaccia.

Trump crede che un regime del genere, che inneggia alla “morte del grande satana americano” non debba essere considerato un paese amico. Possiamo dargli torto? Chi altri sopporterebbe tanto?

Per quanto riguarda i sunniti è un discorso diametralmente diverso. Queste nazioni sono incredibilmente vulnerabili e dipendono quasi esclusivamente dal petrolio. Quando si è così vulnerabili si ha paura che le proprie risorse vengano attaccate, e la più grande paura delle Monarchie Sunnite, in particolare dell’Arabia Saudita, è che le milizie sciite attacchino le infrastrutture finalizzate all’estrazione e all’esportazione di petrolio. Chiaramente nella loro ottica l’Iran sembra una superpotenza, di conseguenza hanno fatto di tutto per allearsi con Israele, che vuole agire contro l’Iran in maniera più occulta possibile. È chiaro che un via libera, seppur tacito, sugli aeroporti dei paesi del Golfo permetterebbe a Israele di avere un raggio d’azione contro l’Iran infinitamente maggiore.

Il recente voto all’ONU contro la decisione americana di dichiarare Gerusalemme capitale di Israele ha visto una netta contrapposizione tra Europa e Stati Uniti, con l’eccezione di alcuni paesi dell’Europa dell’Est. USA e Israele da una parte e l’Europa dall’altra. Chi è in grado di rappresentare meglio oggi i valori sui quali si incardina l’Occidente? A cosa si deve questa importante spaccatura?

Durante gli anni della guerra fredda Gerusalemme veniva considerata il centro del conflitto tra le due grandi potenze: Stati Uniti e Unione Sovietica.
Patto di Varsavia e NATO hanno scelto di non combattersi in territorio occidentale, perché si sarebbe consumata una guerra nucleare senza precedenti, e hanno quindi iniziato ad espandere le sfere di influenza in altri continenti appoggiando le posizioni degli attori coinvolti nei conflitti interni. Il fulcro dell’attività strategica è stato per decenni il Medio Oriente e il punto del Medio Oriente più conteso in assoluto nella storia è Gerusalemme.
Oggi Gerusalemme è considerata niente più che una città piena di storia e cultura ma non solletica più gli interessi delle grandi potenze. Solo due figure credono ancora nel ruolo strategico di Gerusalemme, ovvero il Papa e Federica Mogherini. Il primo deve crederci giocoforza, essendo la figura più importante del cattolicesimo. La seconda è stata per anni innamorata di Arafat e non vuole abbandonare l’idea che Gerusalemme debba essere consegnata ai palestinesi. Questo è il motivo per il quale in Europa si è fatta grande notizia sulla questione di Gerusalemme ed anche il motivo per il quale è stata trattata nelle ultime settimane come una città dalla grande rilevanza strategica, ma questo è solo lo specchio di quanto l’Europa sia così indietro.
È totalmente razionale proclamare Gerusalemme capitale di Israele, di fatto è cosi, tutte le altre opinioni restano mere mistificazioni della realtà, del tutto controproducenti e che rendono l’Europa poco credibile.
Il ruolo dell’ONU anche qua è stato totalmente marginale. È necessario rendersi conto che, ad oggi, l’ONU è un “luogo di cerimonie”. Da anni ormai non è più il centro del sistema internazionale, tutto ciò di cui si discute tra quelle mura non ha la minima rilevanza.

Dal Russiagate all’assurda tesi di Biden secondo il quale la Russia avrebbe degli interessi in Italia ( addirittura tanto da accusare Putin di essere intervenuto per i risultati del referendum), sembra che l’Europa sia totalmente ossessionata dalla Russia. Secondo lei a cosa si deve la russofobia europea? Sempre in merito alla Russia, che ruolo si è ritagliato Putin in Medio Oriente? E’ possibile che Israele, Russia e Siria possano trovare un accordo che limiti la presenza iraniana nella zona della Siria più prossima ad Israele e su quali basi potrebbe avvenire un accordo del genere?

Per quanto riguarda il Russiagate, è stato provato che lo sforzo russo di intervenire negli Stati Uniti è stato sotto i venticinquemila dollari. Questo significa che, seppur abbiamo inquadrato un minimo di intervento per influenzare i risultati delle elezioni americane, si parla di una cifra totalmente irrisoria, a fronte di un’esagerazione nella presentazione del caso da parte dei media statunitensi. Non difendo certamente questo tipo di azioni, lo considero uno schifo, ma allo stesso tempo sono realista e confermo che un investimento del genere non ha davvero alcun peso in un paese come gli Stati Uniti.
In Europa questo intervento non c’è mai stato. Angela Merkel non può attribuire i guai dei tedeschi ai russi, perché sono anni ormai che le sue politiche non tengono conto della volontà dei milioni di tedeschi, in primo luogo quelle sull’immigrazione.
In Medio Oriente, invece, la Russia sosterrà Assad fino alla fine, sono stati bravi e hanno dato l’esempio di come chi sostiene i russi non venga mai abbandonato. In generale si stanno muovendo benissimo su tutti i fronti: hanno appena concluso un accordo per la vendita di armi ai sauditi, hanno vinto senza riserve in Siria e contemporaneamente hanno mantenuto buoni i rapporti con Israele. Un accordo operativo mediato dalla Russia tra Siria e Israele è certamente possibile perché in un contesto come questo gli attori non si fidano più solo dei propri alleati, ma anche e soprattutto degli attori competenti.
La Russia può essere vista o meno come un alleato ma non può non essere vista come un attore credibile, efficace, competente. Questo lo hanno capito non solo la Siria e l’Iran, ma anche Israele e l’Arabia
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Ebraismo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron