Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:12 pm

Iran: «con il mondo islamico unito Israele ha i giorni contati»
09/06/2018

https://www.rightsreporter.org/iran-con ... ni-contati

A lanciare per primo l’idea di un “esercito dell’islam” per distruggere Israele era stato Erdogan. Da ieri quella idea/proposta, anche se con modalità diverse, è stata fatta propria anche dall’Iran che nella “giornata di Al-Quds” ha rilanciato l’idea di un mondo islamico unito contro lo Stato Ebraico.

A dire il vero non è la prima volta che gli Ayatollah lanciano l’idea di unire tutto l’Islam contro Israele, ma adesso che sono rimasti gli unici insieme alla Turchia a sostenere i palestinesi la richiesta assume un significato diverso e si sposta sulla guerra di religione tra islam ed ebraismo.

Non è chiaro se la richiesta iraniana sia complementare a quella turca che considera la distruzione di Israele come un primo fondamentale passo per conquistare l’occidente, oppure se sia unicamente finalizzata alla distruzione dello Stato Ebraico senza mire successive verso l’occidente. Fatto sta che gli iraniani stanno cercando in tutti i modi di dare alla loro richiesta una fortissima connotazione religiosa, cioè cercano di usare la religione per accentrare attorno alla controversia su Gerusalemme il mondo islamico ormai stanco della questione palestinese.

La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, è tornato a tuonare su Twitter dove ha ricordato che «la liberazione di Al-Quds deve essere una priorità per tutto il mondo musulmano» aggiungendo che «la tragica storia della Palestina deve spingere ogni musulmano del mondo a lottare contro la prepotenza sionista fino alla totale liberazione della Palestina».

Poi in una lettera dedicata alle migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dedicata alla liberazione di Gerusalemme Khamenei è tornato a usare la solita retorica anti-israeliana che tanto piace a fanatici e odiatori affermando tra le altre cose che «il massacro di donne, bambini e neonati, la distruzione delle case, il blocco di cibo e delle medicine, tutti i crimini commessi dai sionisti, dimostrano che i barbari istinti del regime illegittimo israeliano non solo non sono cambiati negli ultimi 70 anni ma sono diventati più gravi».

Poi rilancia l’idea di Erdogan e rivolgendosi ai giovani arabi (sunniti) chiede loro «di essere preparati per quando il mondo islamico sarà unito, libero e sviluppato e potranno marciare nel nome dell’islam contro Israele». Torna quindi l’idea di “esercito dell’islam” tanto cara al dittatore turco. «Con il mondo islamico unito Israele ha i giorni contati» dice l’Ayatollah Khamenei riprendendo proprio le parole di Erdogan.

Ora la domanda, semplice semplice, che vorremmo girare all’Europa che sta cercando in tutti i modi di mantenere buoni rapporti con l’Iran e di tenere in piedi l’accordo sul nucleare è: pensate forse che Khamenei ed Erdogan stiano scherzando oppure ritenete che essendo capi di Stato stiano parlando seriamente? E se pensate che stiano parlando seriamente, cosa pensate di fare a riguardo?

Ci piacerebbe leggere qualche dichiarazione di condanna da parte della signora Mogherini sulle parole della Guida Suprema iraniana e su quelle di Erdogan, così, tanto per sapere che l’Europa è sempre la patria delle libertà e non è diventata invece una colonia islamica.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom giu 10, 2018 11:50 am

Il regime iraniano organizza una manifestazione contro Israele ma i manifestanti preferiscono protestare contro il regime iraniano. «Nè Gaza nè il Libano, noi dobbiamo pensare all'Iran», cantano in questo video.

https://www.facebook.com/IsraelAkshav/v ... 1074236336
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom giu 10, 2018 1:25 pm

Le lezioni da trarre dagli anni sotto l'islamismo
Majid Rafizadeh
10 giugno 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12493 ... oni-storia

In Iran, la mia generazione, la prima dopo che l'islamismo è giunto al potere, viene definita "Generazione bruciata" (in persiano: Nasl-e Sukhteh). La nostra generazione si è guadagnata questo nome per aver subito la brutalità del regime islamista e teocratico da quando siamo nati fino all'età adulta. Questa brutalità comprendeva gli implacabili sforzi del regime, come le esecuzioni di massa, per affermare il proprio potere, imporre le sue regole barbare e restrittive e fare il lavaggio di cervello ai bambini nonché indottrinare le generazioni più giovani con la sua ideologia estremista in vari modi fra cui attraverso le scuole elementari, le università, i media controllati dallo Stato, gli imam e le moschee locali, e promuovendo slogan come "Morte all'America" e "Morte a Israele".

Uomini e donne andavano tenuti separati. Agli adolescenti è stato impedito di svolgere attività quotidiane considerate innocue nella maggior parte del mondo. È stato vietato ogni tipo di attività sociale ricreativa e piacevole, come ascoltare musica, ballare, bere alcolici, avere appuntamenti galanti; le donne non potevano partecipare a un campionato di scacchi a meno che non indossassero un hijab né potevano assistere a una partita di calcio o ad altri eventi sportivi se vi giocassero degli uomini. Se fare sorridere e infondere speranza probabilmente era illegale, allora occorreva stare attenti a cosa indossare, con chi parlare, cosa ascoltare, a pregare o a digiunare durante il Ramadan. Le forze del regime finirono per avere ingerenza anche nelle questioni più personali e private.

Il principale obiettivo di queste restrizioni imposte dal regime e dell'intenso controllo dei cittadini, soprattutto dei giovani, era quello di espandere la strategia islamista all'interno del Paese e all'estero. Le leggi venivano applicate con pene crudeli e violente come le fustigazioni pubbliche insieme alla minaccia di conseguenze ancor più gravi, tra cui la lapidazione, l'impiccagione pubblica e le amputazioni. La mia generazione è cresciuta in un'atmosfera di terrore. Mentre il resto del mondo diventava sempre più moderno ed evoluto noi dovevamo lottare conto leggi e restrizioni islamiste a cui era impossibile obbedire.

La mia generazione dovrebbe essere vista come una lezione per l'Occidente. Quasi tutti gli Stati (e gli attori non statali) hanno sottovalutato il potere che questi islamisti sapevano esercitare. I segnali d'allarme sono stati trascurati. Nessuno pensava che si sarebbe potuto verificare e messo in atto un cambiamento così imponente. Molti hanno sottovalutato i crimini che questi islamisti erano disposti a compiere per mantenere il loro potere una volta assunto il controllo del Paese. Fino ad oggi, continuano a dimostrare che non ci sono limiti alla crudeltà e alla mancanza di umanità che esercitano, come compiere esecuzioni di massa, giustiziare bambini e donne incinte, compiere lapidazioni, amputazioni, impiccagioni pubbliche, fustigazioni, torture e stupri solo per mantenere questo potere.

La foto di Jahangir Razmi vincitrice del Premio Pulitzer che mostra l'esecuzione di 11 curdi e di altri uomini da parte del regime islamico iraniano nel 1979.

Molti hanno sottovalutato la strategia delle parole melliflue utilizzata per decenni dagli islamisti per conquistare il potere. Il gruppo radicale dell'ayatollah Khomeini ingannò molti iraniani e la comunità internazionale facendo loro credere di essere persone pacifiche e divine. Una volta al potere, la verità fu rivelata e a quel punto era troppo tardi per impedire gli abusi che furono perpetrati.

Gli iraniani della generazione di mio padre vivevano in un ambiente in cui la parte islamista del clero del Paese dava astutamente a vedere di essere innocua, sostenuta dalla gente e non interessata al potere. Pertanto, prima della rivoluzione molti iraniani non pensavano che il partito di Khomeini avrebbe commesso le atrocità che sta commettendo ora o che avrebbe avuto una sete di potere così inesorabile.

Piuttosto, in quel periodo, il Paese pensava di essersi incamminato sulla strada verso la democrazia e non si aspettava mai di tornare a un'era barbara. Perfino l'allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter considerava l'ayatollah Khomeini un sant'uomo. Secondo documenti di recente declassificati, l'amministrazione Carter spianò perfino la strada al ritorno di Khomenini in Iran. Molti studiosi di fama internazionale come Michel Foucault si pronunciarono a favore della rivoluzione islamica. L'entusiasmo di Foucault traspare nei suoi articoli apparsi sui quotidiani europei, scritti poco prima e dopo la rivoluzione.

Gli islamisti si presentarono come leader del popolo, come persone pacifiche e spirituali. Ma una volta al potere, si scatenò l'inferno. Non appena misero le mani sul Paese, cambiarono marcia per diventare uno dei regimi più spietati della storia. Giunti al potere, rivelarono la loro vera faccia e a quel punto era impossibile tornare indietro.

Migliaia e migliaia di persone furono giustiziate soltanto perché avevano espresso la loro opinione. Molti morirono anche per crimini che probabilmente non avevano commesso. La legge islamica (la sharia) del partito sciita al governo fu imposta a tutti. Le donne furono costrette a indossare l'hijab e private dei loro diritti. Non potevano più lasciare il Paese senza il permesso dei loro mariti né potevano lavorare se i loro coniugi non erano d'accordo. Secondo la sharia, la testimonianza di una donna in tribunale vale la metà di quella di un uomo. Alle donne è vietato svolgere alcune professioni come essere magistrati. Le donne non possono entrare negli stadi né possono guardare gli sport maschili. Le donne hanno diritto a ricevere la metà della parte di eredità che ricevono i loro fratelli o altri parenti maschi.

Molti rimasero sbalorditi nel vedere che questo partito politico, che parlava di religione di pace, faceva quelle cose. Ma gli iraniani non si sottomisero a queste nuove leggi e si ribellarono. Questa rivolta fu affrontata con torture, stupri e uccisioni. Con il regime ansioso di annientare chiunque osasse opporre resistenza, la gente fu costretta ad arrendersi. Le attività quotidiane di tutti erano ormai sotto l'occhio vigile degli islamisti.

In quattro mesi, circa 30 mila prigionieri politici furono impiccati perché sospettati di essere legati a gruppi di resistenza anti-teocratici, soprattutto all'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI) – episodi in gran parte ignorati dai media.

Questi sono solo alcuni esempi delle atrocità islamiste perpetrate in un paese che un tempo era fiorente e che si stava ammodernando. Le informazioni sui loro crimini contro l'umanità riempirebbero molti libri. Per quanto la realtà possa sembrare terribile ci si deve rendere conto che è assai peggiore. La Repubblica islamica dell'Iran, secondo l'organizzazione Human Rights Watch, è diventata leader mondiale nell'esecuzione dei bambini. L'età legale per contrarre matrimonio è stata abbassata a 9 anni per le ragazze. Alle donne occorreva il consenso dei genitori per sposarsi e le ragazze non potevano opporsi alla decisione del loro tutore di darle in moglie.

Può essere difficile credere che una forza così sanguinosa possa arrivare così agevolmente e rapidamente al potere. Ciò che è importante capire è che gli islamisti e i loro seguaci lavorano in segreto per decenni per ingannare la gente e scalare il potere. La presa di potere in Iran è stata pianificata meticolosamente cogliendo tutti di sorpresa. Non si può sottovalutare la disponibilità degli islamisti ad avere la pazienza necessaria ad aspettare che si realizzi il loro obiettivo di assumere il controllo sulla società.

Nonostante l'evidenza, molti penseranno ancora che sia impossibile che una cosa del genere accada nel loro Paese. Quello che non riescono a capire è che l'Iran è un esempio di come possa avere successo questa meticolosa presa del potere.

Vedendo queste strategie astute e calcolatrici, gli islamisti di altri paesi, anche in Occidente, perseguono gli stessi metodi nel cammino verso la conquista del potere. È un processo silenzioso e subdolo fino al momento in cui ci si risveglia senza diritti, con una cultura della paura e senza alcuna sicurezza di vivere liberi o perfino di riuscire a vedere un nuovo giorno.

Ora, questi islamisti, che quasi tutti hanno sminuito, non sono soltanto al potere da quasi quattro decenni; hanno propagato la loro ideologia espansionista in altre nazioni e hanno vinto il primo premio come principale sponsor mondiale del terrorismo e per essere tra i suoi maggiori esecutori.

Questa è una lezione di storia che i paesi occidentali e non islamisti non possono permettersi di ignorare. Non si tratta soltanto del passato, ma di cosa può accadere in qualunque momento, in qualsiasi paese. Riguarda ciò che sta accadendo proprio ora, sotto i nostri occhi – in Asia orientale, in Canada, in Sudamerica e in Europa. L'unica difesa è riconoscere il problema e affrontarlo alle radici, prima che abbia l'opportunità di conquistare i vostri politici. Una volta che loro si preoccuperanno di più della loro popolarità tra gli elettori che del futuro del paese in cui vengono eletti, voi sarete finiti. Una volta che verrà esercitato il controllo sulle urne, ogni aspetto della vostra vita sarà sempre più controllato, distruggendo ogni futuro che avevate programmato e riducendo in rovina il paese che un tempo amavate.

Majid Rafizadeh è stratega e consulente aziendale. Laureato a Harvard. Politologo, membro del consiglio dell'Harvard International Review e presidente dell'International American Council on the Middle East. È autore di libri sull'Islam e sulla politica estera americana. Può essere contattato all'indirizzo email Dr.Rafizadeh@Post.Harvard.Edu.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » lun giu 18, 2018 7:44 am

Il nazi-islamismo sciita e i suoi sodali
Niram Ferretti
15 giugno 2018

http://www.linformale.eu/il-nazi-islami ... uoi-sodali

“La curva vitale del regime sionista ha iniziato la sua discesa, e si trova ora in una parabola discendente verso la sua caduta…Il regime sionista verrà cancellato e l’umanità sarà liberata”, così dichiarava l’ex presidente iraniano Ahmadinejad il 12 dicembre del 2006 durante il convegno negazionista che si teneva a Teheran dove si era adunata una impressionante congrega di psicotici e lunatici.
Parole che echeggiano, naturalmente, quelle di Adolf Hitler riguardo alla necessità di liberare il mondo dalla presenza ebraica, e quelle di Hamas iscritte nella Carta del 1989 dove l’ebreo è il nemico dell’Umma, diventato poi, nel 2016, in un documento più morbido, non più l’ebreo in quanto tale ma il “sionista”. Parole che non sono diverse da quelle scritte recentemente dalla Guida Suprema Ali Khamenei sul suo account Twitter in lingua inglese, “Il regime sionista non durerà. Tutte le esperienze storiche lo evidenziano con assoluta certezza. Senza dubbio il regime sionista perirà in un futuro non lontano”. Futuro segnato dalla scansione delle lancette dell’orologio fatto collocare in piazza della Palestina a Teheran.

Nulla di sorprendente dunque, se Hamas, il gruppo terrorista sunnita che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza è, dopo un periodo di distacco, ritornato nelle grazie iraniane, così come non c’è nulla di sorprendente nel vedere una bandiera nazista piantata a Gaza durante i tumulti cominciati il 30 marzo ai confini di Israele, oppure aquiloni incendiari ornati di svastiche. Si tratta infatti, nel caso di Hamas e del regime sciita, della stessa linea ideologica, del medesimo collante virulentemente antisemita che non si perita nemmeno più di trovare rifugio dietro la foglia di fico antisionista, quella che così tanto piace alla sinistra salottiera e radicale occidentale. Quella dei Corbyn per intenderci o dei Sanders, quella di Strasburgo e di Bruxelles e financo delle Nazioni Unite.

L’ebreo è in fondo, per il radicalismo islamico sunnita o sciita che esso sia, il nemico metafisico essenziale, la condensazione purulenta di ogni male e ai gonzi che evidenziano come in Iran vi sia comunque ancora una comunità ebraica, seppure cospicuamente dimidiata, bisognerebbe far notare che i suoi appartenenti sono considerati dhimmi, che le sinagoghe sono gestite dal regime, che non possono chiudere di Shabbat e che i libri in ebraico sono proibiti. Si tratta, in altre parole, dello zoo ebraico di Teheran. D’altronde, il Grande Timoniere e Padre della Patria Sciita, l’ayatollah Khomeini, salutato con fervore in occidente da diversi intellettuali, tra cui il più famoso fu Michel Foucault, non aveva alcun dubbio in proposito fin dai tempi in cui ascoltava le trasmissioni radio che i nazisti mandavano in onda da Zeesen, in lingua farsi.

La propaganda antisemita del futuro riformatore era già ampiamente rodata negli anni ’60, quando dichiarava furente, “So che non volete che l’Iran giaccia sotto gli stivali degli ebrei!“. Per Khomeini, come per Hitler prima di lui, il complotto ebraico per dominare il mondo e soprattutto, nel suo caso, per distruggere l’Islam, era una certezza.

Una cosa deve essere specialmente chiara, che ai vertici del regime attuale che domina l’Iran c’è una casta di allucinati i quali condividono la persuasione che Israele sia la testa di ponte di un diabolico potere di cui gli Stati Uniti sarebbero la maggiore incarnazione, essi stessi imbrigliati nei suoi tentacoli.

Satana si biforca in due, lo sappiamo, nel grande e nel piccolo, ma alla fine ha solo una fisionomia, quella ebraica. Gli iraniani in quanto tali non sono antisemiti più di quanto lo fossero i sessanta milioni di tedeschi affatturati da Adolf Hitler, ma se è malata la testa di una nazione, anche il corpo, inevitabilmente, ne risente.

L’Iran è oggi la principale minaccia per Israele, di cui desidererebbe l’annichilimento, esattamente come Hitler voleva sbarazzarsi, ad uno ad uno, di ogni ebreo sulla faccia della terra. Fino a quando, come durante il periodo del nazismo in Germania, il paese sarà sotto sequestro da parte di fanatici millenaristi ammaliati dal culto della morte, e convinti che l’Islam sciita debba essere esportato in tutto il Medioriente e oltre, nessuna pace potrà mai essere possibile in una regione già di suo sempre soggetta a scosse sussultorie.

Chi pensa di potere addivenire a patti con questa genia, di riuscire ad addomesticare e convertire al pragmatismo, come l’ex presidente americano Obama o l’Europa targata Mogherini, è preda della medesima illusione di quanti, negli anni ’30, pensavano che Hitler si sarebbe ammorbidito concedendogli giusto giusto quel lebensraum di cui aveva bisogno.

Non ci può dunque essere altra strada da seguire riguardo all’Iran se non quella di cercare di accelerare il più possibile il collasso del regime che lo tiene sotto scacco dal 1979 a oggi.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mar giu 19, 2018 1:27 am

Le lezioni da trarre dagli anni sotto l'islamismo
Majid Rafizadeh
10 giugno 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12493 ... oni-storia

In Iran, la mia generazione, la prima dopo che l'islamismo è giunto al potere, viene definita "Generazione bruciata" (in persiano: Nasl-e Sukhteh). La nostra generazione si è guadagnata questo nome per aver subito la brutalità del regime islamista e teocratico da quando siamo nati fino all'età adulta. Questa brutalità comprendeva gli implacabili sforzi del regime, come le esecuzioni di massa, per affermare il proprio potere, imporre le sue regole barbare e restrittive e fare il lavaggio di cervello ai bambini nonché indottrinare le generazioni più giovani con la sua ideologia estremista in vari modi fra cui attraverso le scuole elementari, le università, i media controllati dallo Stato, gli imam e le moschee locali, e promuovendo slogan come "Morte all'America" e "Morte a Israele".

Uomini e donne andavano tenuti separati. Agli adolescenti è stato impedito di svolgere attività quotidiane considerate innocue nella maggior parte del mondo. È stato vietato ogni tipo di attività sociale ricreativa e piacevole, come ascoltare musica, ballare, bere alcolici, avere appuntamenti galanti; le donne non potevano partecipare a un campionato di scacchi a meno che non indossassero un hijab né potevano assistere a una partita di calcio o ad altri eventi sportivi se vi giocassero degli uomini. Se fare sorridere e infondere speranza probabilmente era illegale, allora occorreva stare attenti a cosa indossare, con chi parlare, cosa ascoltare, a pregare o a digiunare durante il Ramadan. Le forze del regime finirono per avere ingerenza anche nelle questioni più personali e private.

Il principale obiettivo di queste restrizioni imposte dal regime e dell'intenso controllo dei cittadini, soprattutto dei giovani, era quello di espandere la strategia islamista all'interno del Paese e all'estero. Le leggi venivano applicate con pene crudeli e violente come le fustigazioni pubbliche insieme alla minaccia di conseguenze ancor più gravi, tra cui la lapidazione, l'impiccagione pubblica e le amputazioni. La mia generazione è cresciuta in un'atmosfera di terrore. Mentre il resto del mondo diventava sempre più moderno ed evoluto noi dovevamo lottare conto leggi e restrizioni islamiste a cui era impossibile obbedire.

La mia generazione dovrebbe essere vista come una lezione per l'Occidente. Quasi tutti gli Stati (e gli attori non statali) hanno sottovalutato il potere che questi islamisti sapevano esercitare. I segnali d'allarme sono stati trascurati. Nessuno pensava che si sarebbe potuto verificare e messo in atto un cambiamento così imponente. Molti hanno sottovalutato i crimini che questi islamisti erano disposti a compiere per mantenere il loro potere una volta assunto il controllo del Paese. Fino ad oggi, continuano a dimostrare che non ci sono limiti alla crudeltà e alla mancanza di umanità che esercitano, come compiere esecuzioni di massa, giustiziare bambini e donne incinte, compiere lapidazioni, amputazioni, impiccagioni pubbliche, fustigazioni, torture e stupri solo per mantenere questo potere.

La foto di Jahangir Razmi vincitrice del Premio Pulitzer che mostra l'esecuzione di 11 curdi e di altri uomini da parte del regime islamico iraniano nel 1979.

Molti hanno sottovalutato la strategia delle parole melliflue utilizzata per decenni dagli islamisti per conquistare il potere. Il gruppo radicale dell'ayatollah Khomeini ingannò molti iraniani e la comunità internazionale facendo loro credere di essere persone pacifiche e divine. Una volta al potere, la verità fu rivelata e a quel punto era troppo tardi per impedire gli abusi che furono perpetrati.

Gli iraniani della generazione di mio padre vivevano in un ambiente in cui la parte islamista del clero del Paese dava astutamente a vedere di essere innocua, sostenuta dalla gente e non interessata al potere. Pertanto, prima della rivoluzione molti iraniani non pensavano che il partito di Khomeini avrebbe commesso le atrocità che sta commettendo ora o che avrebbe avuto una sete di potere così inesorabile.

Piuttosto, in quel periodo, il Paese pensava di essersi incamminato sulla strada verso la democrazia e non si aspettava mai di tornare a un'era barbara. Perfino l'allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter considerava l'ayatollah Khomeini un sant'uomo. Secondo documenti di recente declassificati, l'amministrazione Carter spianò perfino la strada al ritorno di Khomenini in Iran. Molti studiosi di fama internazionale come Michel Foucault si pronunciarono a favore della rivoluzione islamica. L'entusiasmo di Foucault traspare nei suoi articoli apparsi sui quotidiani europei, scritti poco prima e dopo la rivoluzione.

Gli islamisti si presentarono come leader del popolo, come persone pacifiche e spirituali. Ma una volta al potere, si scatenò l'inferno. Non appena misero le mani sul Paese, cambiarono marcia per diventare uno dei regimi più spietati della storia. Giunti al potere, rivelarono la loro vera faccia e a quel punto era impossibile tornare indietro.

Migliaia e migliaia di persone furono giustiziate soltanto perché avevano espresso la loro opinione. Molti morirono anche per crimini che probabilmente non avevano commesso. La legge islamica (la sharia) del partito sciita al governo fu imposta a tutti. Le donne furono costrette a indossare l'hijab e private dei loro diritti. Non potevano più lasciare il Paese senza il permesso dei loro mariti né potevano lavorare se i loro coniugi non erano d'accordo. Secondo la sharia, la testimonianza di una donna in tribunale vale la metà di quella di un uomo. Alle donne è vietato svolgere alcune professioni come essere magistrati. Le donne non possono entrare negli stadi né possono guardare gli sport maschili. Le donne hanno diritto a ricevere la metà della parte di eredità che ricevono i loro fratelli o altri parenti maschi.

Molti rimasero sbalorditi nel vedere che questo partito politico, che parlava di religione di pace, faceva quelle cose. Ma gli iraniani non si sottomisero a queste nuove leggi e si ribellarono. Questa rivolta fu affrontata con torture, stupri e uccisioni. Con il regime ansioso di annientare chiunque osasse opporre resistenza, la gente fu costretta ad arrendersi. Le attività quotidiane di tutti erano ormai sotto l'occhio vigile degli islamisti.

In quattro mesi, circa 30 mila prigionieri politici furono impiccati perché sospettati di essere legati a gruppi di resistenza anti-teocratici, soprattutto all'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI) – episodi in gran parte ignorati dai media.

Questi sono solo alcuni esempi delle atrocità islamiste perpetrate in un paese che un tempo era fiorente e che si stava ammodernando. Le informazioni sui loro crimini contro l'umanità riempirebbero molti libri. Per quanto la realtà possa sembrare terribile ci si deve rendere conto che è assai peggiore. La Repubblica islamica dell'Iran, secondo l'organizzazione Human Rights Watch, è diventata leader mondiale nell'esecuzione dei bambini. L'età legale per contrarre matrimonio è stata abbassata a 9 anni per le ragazze. Alle donne occorreva il consenso dei genitori per sposarsi e le ragazze non potevano opporsi alla decisione del loro tutore di darle in moglie.

Può essere difficile credere che una forza così sanguinosa possa arrivare così agevolmente e rapidamente al potere. Ciò che è importante capire è che gli islamisti e i loro seguaci lavorano in segreto per decenni per ingannare la gente e scalare il potere. La presa di potere in Iran è stata pianificata meticolosamente cogliendo tutti di sorpresa. Non si può sottovalutare la disponibilità degli islamisti ad avere la pazienza necessaria ad aspettare che si realizzi il loro obiettivo di assumere il controllo sulla società.

Nonostante l'evidenza, molti penseranno ancora che sia impossibile che una cosa del genere accada nel loro Paese. Quello che non riescono a capire è che l'Iran è un esempio di come possa avere successo questa meticolosa presa del potere.

Vedendo queste strategie astute e calcolatrici, gli islamisti di altri paesi, anche in Occidente, perseguono gli stessi metodi nel cammino verso la conquista del potere. È un processo silenzioso e subdolo fino al momento in cui ci si risveglia senza diritti, con una cultura della paura e senza alcuna sicurezza di vivere liberi o perfino di riuscire a vedere un nuovo giorno.

Ora, questi islamisti, che quasi tutti hanno sminuito, non sono soltanto al potere da quasi quattro decenni; hanno propagato la loro ideologia espansionista in altre nazioni e hanno vinto il primo premio come principale sponsor mondiale del terrorismo e per essere tra i suoi maggiori esecutori.

Questa è una lezione di storia che i paesi occidentali e non islamisti non possono permettersi di ignorare. Non si tratta soltanto del passato, ma di cosa può accadere in qualunque momento, in qualsiasi paese. Riguarda ciò che sta accadendo proprio ora, sotto i nostri occhi – in Asia orientale, in Canada, in Sudamerica e in Europa. L'unica difesa è riconoscere il problema e affrontarlo alle radici, prima che abbia l'opportunità di conquistare i vostri politici. Una volta che loro si preoccuperanno di più della loro popolarità tra gli elettori che del futuro del paese in cui vengono eletti, voi sarete finiti. Una volta che verrà esercitato il controllo sulle urne, ogni aspetto della vostra vita sarà sempre più controllato, distruggendo ogni futuro che avevate programmato e riducendo in rovina il paese che un tempo amavate.

Majid Rafizadeh è stratega e consulente aziendale. Laureato a Harvard. Politologo, membro del consiglio dell'Harvard International Review e presidente dell'International American Council on the Middle East. È autore di libri sull'Islam e sulla politica estera americana. Può essere contattato all'indirizzo email Dr.Rafizadeh@Post.Harvard.Edu.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » ven giu 22, 2018 12:45 pm

Jared Kushner in Medio Oriente: si prepara la guerra all’Iran?
22/06/2018

https://www.rightsreporter.org/jared-ku ... ra-alliran


1 - La questione palestinese non è il problema ma è solo “parte del problema”
2 - Né Netanyahu né Kushner vogliono aprire un fronte sud con Gaza che invece vogliono gli iraniani
3 - Una eventuale guerra con l’Iran richiederebbe grandi risorse militari e di intelligence che non possono essere sottratte dal “fronte nord” per combattere Hamas

Ieri sera Jared Kushner e Jason Greenblatt sono arrivati in Egitto dopo aver fatto tappa in Arabia Saudita. Obiettivo ufficiale del viaggio, discutere con i leader arabi delle crisi regionali a partire dalla questione palestinese. Ufficiosamente però i due incaricati dal Presidente Trump hanno discusso di tutt’altro con i leader arabi.

È stato quello del radicamento iraniano in Siria e le mosse per contrastarlo l’argomento principale discusso dagli inviati americani con i leader arabi. Jared Kushner ha ribadito a sauditi ed egiziani che il piano per raggiungere un accordo di pace tra israeliani e palestinesi sarà pronto per la fine dell’estate, un piano che non si dovrebbe discostare di molto da quello trapelato lo scorso gennaio e che ha fatto letteralmente infuriare Abu Mazen. Ma, come detto, il vero punto che ha portato Jared Kushner e Jason Greenblatt a incontrare i leader arabi è il pericolo iraniano.

La questione palestinese passa quindi in secondo piano anche se indirettamente è legata proprio alla lotta al regime iraniano il quale sta cercando in tutti i modi di usare l’annosa disputa tra israeliani e palestinesi per aprire un nuovo fronte contro Gerusalemme, in particolare quello della Striscia di Gaza.

Le provocazioni di Hamas e della Jihad Islamica sarebbero infatti orchestrate da Teheran nel tentativo, per ora vano, di aprire un fronte sud e distrarre parte delle forza militare israeliana dal più importante e pericoloso fronte nord che abbraccia le Alture del Golan arrivando a interessare tutto il confine con il Libano.

Per questo, secondo anonime fonti egiziane, Jared Kushner e Jason Greenblatt avrebbero parlato con il Presidente egiziano, Abdel-Fattah al-Sisi, di come l’Egitto potrebbe essere utile nel caso di un piano umanitario di emergenza per la Striscia di Gaza che, nei piani americani, dovrebbe contribuire a disinnescare l’ipotetico “fronte sud” per Israele e lasciare quindi che lo Stato Ebraico si concentri sul ben più importante “fronte nord”.

Quindi la cosiddetta “questione palestinese” sarebbe stata affrontata solo in quanto parte di un problema più grande e non in quanto problema principale come invece si vuol far credere ufficialmente.


Netanyahu non vuole aprire un fronte sud

Nonostante le tante critiche piovute sul Governo israeliano in merito alla “tiepida reazione” rispetto alle pesanti provocazioni di Hamas, Netanyahu continua a non voler aprire un fronte sud con la Striscia di Gaza. Il Premier israeliano è molto più preoccupato da quello che sta avvenendo in Siria dove nonostante gli avvertimenti e le azioni concrete (bombardamenti di diverse basi iraniane), gli iraniani continuano nel loro posizionamento che nelle intenzioni di Teheran dovrebbe diventare un vero e proprio radicamento stanziale in territorio siriano. Un pericolo mortale che Israele non può permettersi. La “bomba Gaza” va quindi disinnescata diversamente perché un eventuale fronte sud comprometterebbe i piani israeliani sul fronte nord, piani che prevedono anche scenari estremi che richiedono importanti risorse militari e di intelligence.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » ven giu 22, 2018 1:33 pm

Medio Oriente: l’Iran perde i pezzi. In difficoltà su diversi fronti
Troppi fronti aperti contemporaneamente, armi ormai obsolete, una aviazione praticamente inesistente, le nuove sanzioni americane che limiteranno anche l’economia e la sempre più concreta minaccia di un conflitto con Israele. A Teheran non hanno di che stare tranquilli
Marco Loriga giugno 25, 2018

https://www.rightsreporter.org/medio-or ... rsi-fronti


L’Iran sembra vicina all’assedio e sembra aver perso il suo slancio iniziale. La spiegazione è presto detta. Troppi fronti aperti e troppi finanziamenti: Iraq, Yemen, Siria, Libano, Gaza, per non parlare anche dei legami oltre oceano con i trafficanti in Colombia (vedi il Report Hezbollah e Iran in Colombia).

Mentre in Libano sembra salda la roccaforte Hezbollah, almeno per ora, i colpi inferti dalle IDF in Siria e i successi della coalizione sunnita del Golfo nello Yemen fanno pensare ad un tracollo da “effetto domino” che colpirà anche l’Iraq.

Oltre al ritiro degli USA dall’accordo sul nucleare, che sta privando l’Iran di finanziamenti, il materiale bellico di cui è dotata la Repubblica Islamica è ormai obsoleto. Non bastano alcuni droni o missili balistici, la cui efficacia è tutta da dimostrare visto che si basano su tecnologia sovietica non proprio efficiente, contro forze armate tecnologicamente avanzate su tutti i fronti.

Fino agli anni settanta le forze armate iraniane erano il fiore all’occhiello dello Scià di Persia Reza Pahlavi, con mezzi all’avanguardia, personale altamente addestrato e lo SAVAK, l’intelligence, che collaborava con il Mossad. Con la rivoluzione islamica e le successive purghe nelle forze armate l’unico merito che hanno avuto è stato quello di tenere in buone condizioni materiale degli anni settanta e di sviluppare alcuni missili e droni.

Spiegata in parte anche la fretta e la volontà di seguire il programma nucleare, in modo da potersi dotare di testate atomiche come deterrente. Un possibile assedio da parte di USA e Israele, al quale potrebbe aggiungersi l’Arabia Saudita e la rapace Turchia di Erdogan, e le proteste interne che ormai da mesi non si fermano, potrebbero mettere la parola fine al regime islamico. Con la Russia che, a quel punto, vista l’alleanza più forte con Israele in questi ultimi mesi, avrebbe poco da obbiettare. E non ci sarebbe Forza Quds che tenga.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mer giu 27, 2018 8:56 pm

Iran: proteste contro il regime. «Rischiamo di finire come il Venezuela»
27/06/2018

https://www.rightsreporter.org/iran-pro ... -venezuela

Nella pressoché totale indifferenza dei media europei anche ieri in Iran la gente è scesa in piazza per protestare contro il regime degli Ayatollah che ha gettato il Paese in una delle più grandi crisi economiche che si ricordino.

Da quando il Presidente Trump ha annunciato l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare la moneta iraniana, il Rial, è sceso al suoi minimi storici, la disoccupazione è salita al 12,3% e si prevede che arrivi al 20% entro la fine dell’anno. Ogni giorno in Iran si perdono almeno 1.000 posti di lavoro.

Ieri il Ministro degli esteri iraniano, Mohammed Javad Zarif, ha partecipato a Teheran a una tumultuosa riunione con il mondo dell’imprenditoria iraniana durante la quale gli imprenditori iraniani hanno manifestato tutto il loro disappunto per la politica del regime e hanno snocciolato una lunga serie di dati e di problemi ai quali Zarif non ha però saputo dare alcuna risposta limitandosi a distribuire solo sterili sorrisi.

«Invece di ridere il Ministro Zarif dovrebbe darci risposte» ha detto Mehdi Behkish, un importante uomo d’affari di Teheran. «Dicono che le proteste popolari rischiano di trasformare l’Iran in una nuova Siria, ma se andiamo avanti così ci trasformeremo in un nuovo Venezuela» rincara la dose Reza Paydar, importantissimo uomo d’affari del settore petrolifero il quale facendo due conti afferma che da quando Trump ha fatto il suo annuncio si sono persi circa 700.000 barili di petrolio al giorno.

Intanto fuori la gente protestava chiedendo a gran voce al regime di «non pensare alla Palestina ma di occuparsi del popolo iraniano», proteste subito represse con estrema durezza dalle forze paramilitari Basij.
Chieste le dimissioni di Rouhani e la formazione di un governo militare

Domenica scorsa durante una riunione di Governo almeno sei Ministri hanno chiesto le dimissioni di Hassan Rouhani. Hushang Amir-Ahmadi, un lobbista vicino ai Guardiani della Rivolusione, ha suggerito la formazione di un governo militare per un periodo di transizione, presumibilmente fino alla fine della presidenza Trump.

Intanto la Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, ha annunciato la formazione di un oscuro “Consiglio di resistenza economica” con la missione di riorganizzare l’economia iraniana sulla base della “autosufficienza”. Come prima disposizione il “Consiglio” ha bloccato l’importazione di 1.400 prodotti “non essenziali” e ha annunciato una “rivoluzione monetaria” riguardante il Rial.

Intanto la gente continua a manifestare insofferenza verso la politica del regime e a chiedersi il perché l’Iran finanzi guerre e gruppi terroristici quando al suo interno le persone vivono una crisi mai vista negli ultimi anni. «La smettano di pensare ai palestinesi e pensino al benessere del popolo iraniano» diceva ieri un manifestante affermando che era un pensiero ampiamente diffuso tra la popolazione iraniana.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mer giu 27, 2018 9:34 pm

Iran all’ONU: «la lotta contro l’occupazione israeliana non è terrorismo»
L’ambasciatore iraniano all’ONU giustifica gli attacchi terroristici contro Israele affermando che «la lotta contro l’occupazione non è da considerarsi terrorismo»
Adrian Niscemi
giugno 27, 2018 1

https://www.rightsreporter.org/iran-all ... terrorismo

New York, Rights Reporter – In Iran non sanno più come giustificare il loro sostegno al terrorismo islamico e adesso arrivano a mettere in dubbio addirittura la definizione di terrorismo così come vista dalle Nazioni Unite.

Secondo l’ambasciatore iraniano all’ONU, Eshagh AlHabib, attaccare “l’occupante israeliano” non è da considerarsi terrorismo, anzi, sarebbe da considerarsi come «legittima lotta contro l’oppressore».

In un lungo discorso tenuto ieri di fronte all’Assemblea della Nazioni Unite riunitasi sul tema della “lotta globale al terrorismo” e per deliberare una risoluzione attinente ai metodi di lotta al terrorismo internazionale l’ambasciatore iraniano ha detto che «l’Iran si oppone a qualsiasi tentativo di equiparare la lotta legittima dei popoli sotto occupazione coloniale o straniera per l’autodeterminazione con il terrorismo. Tale equazione ha lo scopo di prolungare l’occupazione dei territori e l’oppressione dei loro popoli».

Non è la prima volta che in Iran cercano di giustificare il lor ruolo nel sostegno al terrorismo internazionale con il supposto “sostegno alla lotta all’occupazione” definita altrimenti anche con il nome di “resistenza”. Lo hanno fatto per Hezbollah creando uno dei più pericolosi e articolati gruppi terroristici del mondo e adesso cercano di farlo con Hamas e con gli altri gruppi terroristici palestinesi cercando di farli passare come “resistenti” in luogo di terroristi.

Il fatto è ancora più grave perché avviene durante quella che è stata chiamata dalle Nazioni Unite «la conferenza contro il terrorismo di più alto livello della storia» promossa dal Global Counter Terrorism Coordination Compact alla quale hanno partecipato davvero tutte le nazioni del mondo.

Ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di un Paese musulmano di strumentalizzare le Nazioni Unite contro Israele e contro la sua legittima difesa, cercando di far passare quelle che sono a tutti gli effetti azioni di auto-difesa per azioni offensive e addirittura con “l’uso sproporzionato della forza”. Peggio ancora, questa volta si vuol far passare l’idea che attaccare civili israeliani sia una cosa perfettamente legittima.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » ven giu 29, 2018 7:08 am

L'Iran in rivolta contro la crisi e gli ayatollah
Fiamma Nirenstein - Gio, 28/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 45986.html

Se il destino volesse che l'accordo americano con la Nord Corea andasse in porto, e se gli attuali sommovimenti in seno all'Iran portassero alla caduta del regime degli ayatollah, allora bisognerebbe inventarsi un doppio premio Nobel per Donald Trump.

Triplo se le sue proposte di pace per il Medio Oriente avessero qualche risultato. È il tempo delle grandi sorprese. L'Iran prima ancora di risultati concreti con il ripristino delle sanzioni, dopo la cancellazione dell'accordo fra Teheran e i 5 Paesi più uno, soffre una profonda crisi depressiva di segno trumpiano, aumentata dalla disperata crisi economica. Ed è straordinario che, osservando l'Iran, si intraveda qualche possibilità se non altro di una severa destabilizzazione del suo roccioso sistema. La folla nelle strade soffre l'economia immiserita oltre che dalla corruzione anche dalla costosa ambizione imperialista della leadership religiosa, che punta al dominio mondiale dell'Islam sciita: il rial ha perso ultimamente il 40 per cento in confronto al dollaro, e tuttavia Ali Akbar Velayati, consigliere del capo supremo Khamenei, di fronte all'esplicita richiesta dei lavoratori di smettere di occuparsi di guerre di conquista invece che dell'economia indispensabile alla sopravvivenza, ha dichiarato che l'Iran e l'Irak seguiteranno a combattere gli Usa «comune nemico delle nostre nazioni». E il consigliere militare Yahya Rahim Safavi proclama «la nostra forza raggiungerà le spiagge del Mediterraneo».

Così, non c'è da stupirsi se questa volta in piazza si trovano non solo i giovani ma anche i commercianti del Gran Bazaar di Teheran, dove la gente ha marciato gridando «Lasciate perdere la Siria e occupatevi dell'Iran», «Morte alla Palestina», «Aiutate noi e non Gaza». Così nel grande Paese i cui 80 milioni di abitanti soffrono dal 1979 sotto il giogo di un regime che impicca gli omosessuali, mette i dissidenti in galera, applica la sharia fino alla lapidazione. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un inconsueto messaggio di congratulazione al popolo iraniano per le sue vittorie sul campo di calcio: avete fatto il miracolo di battere Ronaldo, ora «forza dai, ancora», siete un popolo capace di miracoli. Un'audace mano tesa alla speranza, come quando chiedeva agli Usa di cancellare l'accordo con l'Iran. Poi è successo, chi l'avrebbe detto.

Adesso la scadenza dura è domani, dopo la preghiera alle moschee. Finora il regime non ha sparato, speriamo che i Basiji non sfoderino la loro proverbiale crudeltà. Forza Iran.
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