Mossad: «cellule iraniane in Europa pronte a colpire». Nel mirino anche Ehud Barak
03 luglio 2018
https://www.rightsreporter.org/mossad-c ... ehud-barak
Cellule di terroristi iraniani o legati al regime degli Ayatollah pronte a colpire obiettivi ebraici di alto valore oppure importanti esponenti della opposizione al regime degli Ayatollah. E’ questo l’allarme lanciato dal Mossad e dallo Shin Bet, le due agenzie di spionaggio israeliano, un allarme che probabilmente ha portato all’arresto in Belgio di due iraniani che stavano per compiere un attentato contro la resistenza iraniana in Francia.
Mossad e Shin Bet hanno scoperto un piano iraniano per attentare alla vita dell’ex Premier israeliano Ehud Barak, attentato che nelle intenzioni dei terroristi di Teheran doveva avvenire durante un viaggio dell’ex Primo ministro in Europa. La scorsa settimana il capo dello Shin Bet, Nadav Argaman, ha messo al corrente l’ex Primo Ministro israeliano dei piani iraniani contro la sua persona e insieme al suo staff ha deciso per un potenziamento della sua scorta.
Ma l’allarme lanciato dal Mossad e dallo Shin Bet è più generalizzato e riguarda tutta una serie di obiettivi ebraici in Europa tra i quali alcune importanti sinagoghe, centri e scuole ebraiche ai quali naturalmente è stata aumentata la sorveglianza.
Gli iraniani avrebbero attivato diverse cellule dormienti sia appartenenti allo SAVAK, il servizio segreto iraniano, che ad Hezbollah. Una di queste cellule è stata scoperta in Belgio dove stava pianificando un attentato contro il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana durante una manifestazione che si terrà nella città francese di Villepinte, vicino a Parigi. Arrestati due coniugi iraniani ma con passaporto belga che da anni vivevano in Belgio come rifugiati politici portando avanti una vita normalissima, un fatto questo molto allarmante che ha spinto l’Interpol a intensificare i controlli su tutti i richiedenti asilo iraniani nel timore che tra di loro si nascondano altre cellule.
Secondo il Mossad sono anni che gli iraniani usano finti rifugiati politici per creare una rete terroristica in Europa pronta a colpire soprattutto obiettivi ebraici specie nell’eventualità, sempre più concreta, di una guerra tra Iran e Israele. La rete di spie iraniane avrebbe compilato anche una lunga lista di obiettivi appartenenti alla resistenza iraniana, obiettivi da colpire con attentati oppure con omicidi mirati, personaggi strategicamente anche poco importanti ma dall’alto valore simbolico.
Una fonte del Mossad, a condizione di anonimato, ha riferito che i servizi segreti israeliani hanno attivato una linea diretta con l’Interpol e con l’Europol al fine di localizzare le cellule terroristiche iraniane in Europa prima che esse agiscano. A preoccupare c’è anche la relativa facilità con la quale i cittadini iraniani possono viaggiare in Europa, magari nascosti sotto le spoglie di uomini d’affari. Tutti i controlli sono stati quindi aumentati anche se con estrema discrezione.
Belgio: arrestati due iraniani. Preparavano attentato contro oppositori del regime
03 luglio 2018
https://breaking.rightsreporter.org/bel ... del-regime
Una coppia di iraniani con passaporto belga è stata arrestata oggi dalla polizia del Belgio con l’accusa di studiare un attentato dinamitardo contro una manifestazioni di oppositori iraniani che si terrà nella città francese di Villepinte, vicino a Parigi.
I due, marito e moglie, sono stati trovati in possesso di esplosivi a base di perossido di acetone e detonatori.
Secondo l’ufficio del procuratore federale l’operazione ha visto coinvolti oltre ai servizi di sicurezza belgi e il servizio di intelligence interno della DGSI, anche le autorità giudiziarie tedesche che stanno aiutando la polizia belga a ricostruire la rete dei due terroristi iraniani. «L’operazione ha sventato un attentato in terra francese» ha detto il Procuratore federale belga.
L’arresto, ove ve ne sia bisogno, dimostra la pericolosità dell’Iran e della sua fitta rete di agenti dormienti in Europa.
Iran, regime sotto assedio. Proteste, il governo smentisce ci siano vittime. L’India verso blocco dell’acquisto di petrolio
Vittorio Da Rold
2018-06-30
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AEhUfEFF
Tutta impegnata sul fronte della crisi dei migranti, l'Unione europea si è dimenticata del negoziato sul nucleare con l'Iran le cui residue speranze di rimanere in vita rimangono in sostanza nelle mani di Bruxelles dopo il ritiro dall'accordo degli Stati Uniti.
Intanto a Teheran hanno iniziato a circolare dei video che sembrano mostrare le forze dell'ordine iraniane aprire il fuoco su una folla di manifestanti. Le proteste, originate dalla scarsità d'acqua, si sono svolte a Khorramshar, circa 650 chilometri a sud-ovest di Teheran. Secondo alcune fonti, ci sarebbe stata una vittima, ma la notizia è stata smentita dal ministro degli Interni iraniano, Abdolreza Rahmani Fazli, che ha ammesso che ci sono stati degli spari durante le proteste di iera sera a Khorramshahr, nel sud dell'Iran, ma afferma che non risultano vittime. Le proteste arrivano dopo tre giorni di manifestazioni a Teheran, durante le quali i manifestanti si sono scontrati con la polizia all'esterno del parlamento. Anche in questo caso gli agenti hanno sparato lacrimogeni contro la folla. Le manifestazioni hanno portato alla chiusura temporanea del Grand Bazaar della città.
L’allarme su Libia e Iran infiamma il prezzo del petrolio
La crisi economica avanza sull'onda della nuove sanzioni americane che, sebbene non ancora in vigore, cominciano già a mordere il tenore di vita degli iraniani e a destabilizzare la vita del Gran Bazar di Teheran.
Tre giorni di proteste hanno fatto chiudere i battenti la settimana scorsa nel Gran Bazar di Teheran, cuore pulsante dell'economia del paese medio-orientale con centinaia di negozianti arrabbiati che denunciavano una continua perdita di valore della valuta iraniana. Inoltre l'India potrebbe decidere di non acquistare più a novembre petrolio iraniano così come richiesto dall'amministrazione Trump e dal suo consigliere per la Sicurezza Nazionale, il falco John Bolton.
Le proteste del Bazar
Lo sciopero dei bazarì, così vengono chiamati i mercanti del Bazar, è una grande sfida per il governo Rouhani perché quando i mercati si schierarono con Khomeini nel 1979 ne decretarono la vittoria sullo Scià Reza Pahlavi costretto da lì a poco alla fuga.
Il regime khomeinista, dopo quasi quaranta anni al potere, è in crisi e rischia il regime change? No, la maggioranza degli analisti si aspettano che la leadership sopravviverà nonostante le lotte intestine e problemi economici crescenti. Tuttavia, le proteste del fine settimana hanno acquisito rapidamente terreno, con la gente che urlava slogan contro l'autorità iraniana, il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei I mercanti del bazaar, per lo più fedeli alla leadership dalla Rivoluzione Islamica del 1979, sono molto arrabbiati per quello che considerano la risposta confusa del governo Rouhani alla crisi economica, che, a loro dire, ha fatto impennare i prezzi e reso quasi impossibile il commercio.
Il calo del rial
Il rial ha perso il 40% del suo valore dal mese scorso, quando il presidente Donald Trump si è ritirato dall'accordo nucleare iraniano del 2015 e ha annunciato sanzioni draconiane a Teheran. Queste includono il blocco della vendita internazionale del petrolio iraniano, la principale fonte di reddito di Teheran, una minaccia mortale per Teheran.
«Il paese è sotto pressione da proteste interne e da sanzioni esterne. Ma sembra che non ci sia un piano coerente di gestione delle crisi per controllare la situazione», ha detto alla Reuters un funzionario vicino a Khamenei. Il pieno impatto del ritiro di Trump dall'accordo nucleare e la mossa di Washington per impedire ai paesi stranieri di fare affari con l'Iran, potrebbe restare ancora poco chiaro per mesi. I firmatari europei sperano di salvare l'accordo - in base al quale la maggior parte delle sanzioni è stata revocata e l'Iran ha frenato il suo programma nucleare - ma ci sono dubbi che possano mantenerlo in vita. Le compagnie francesi Total e Peugeot, ad esempio, hanno dichiarato che si ritireranno dal mercato iraniano piuttosto che rischiare di essere escluse dal sistema finanziario statunitense, dal momento che Washington minaccia di punire chiunque interferisca con la sua politica sanzionatoria verso l'Iran.
L'Iran ha incolpato le sanzioni statunitensi per la caduta del rial, dicendo che le misure equivalgono ad una guerra «politica, psicologica ed economica» su Teheran. In realtà le sanzioni stanno mettendo in luce i nodi strutturali dell'economia iraniana.
Washington chiede che tutti i paesi pongano fine alle importazioni di greggio dall'Iran entro il 4 novembre, colpendo le vendite di petrolio che generano il 60% del reddito del paese. L'Iran ribatte che questo livello di tagli non accadrà mai ma intanto Trump ha chiesto all'Arabia saudita di aumentare la produzione per sopperire al vuoto lasciato da Iran e Venezuela.
L’economia è in caduta
Il Gran bazar di Teheran è tradizionalmente il più grande alleato finanziario dell'establishment e ha contribuito a finanziare la Rivoluzione di Khomeini del 1979. Ma mentre le grida di “Morte al dittatore” riecheggiavano i canti di “Morte allo Scià” di quattro decenni fa nel bazar, analisti e addetti ai lavori escludevano ogni possibilità che l'Iran fosse di nuovo sull'orlo di un cambiamento sismico nel suo panorama politico. «Con una forte pressione economica contro di noi, le proteste non moriranno facilmente», ha detto un diplomatico iraniano in Europa alla Reuters.
La polizia e le forze di sicurezza hanno mantenuto una forte presenza nell'area dopo giorni di scontri con i manifestanti. Anche se i funzionari dicono che il bazar ha ripreso la normale attività, la crisi dei rial e i suoi riverberi politici sono sicuramente lontani dall'essere finiti.
I video sui social media hanno mostrato proteste continue in diverse città, con alcuni partecipanti che chiedevano apertamente il cambio di regime. Il governo moderato del presidente Hassan Rouhani ha cercato di fermare la svalutazione con una combinazione di minacce e rassicurazioni, ma molti iraniani sono rimasti scettici.
Trump: tolleranza zero sull’import di greggio iraniano in Europa
«La caduta del rial sta frenando i miei affari. Il costo delle importazioni è salito alle stelle. Se continua, non potrò continuare la mia attività», ha detto Reza, un negoziante del bazar che si è rifiutato di dare il suo nome completo. Nonostante le esortazioni all'unità di Khamenei, sono emerse pesanti divisioni tra l'élite iraniana al potere, con i falchi che chiedevano elezioni anticipate e criticavano Rouhani per la cattiva gestione economica. Le lotte per il potere e tra fazioni sono endemiche in Iran, dove i sostenitori della linea di condotta del leader supremo, come le guardie rivoluzionarie e la magistratura, si scontrano con il presidente, e i riformisti nelle istituzioni elette come il parlamento.
Che succederà ora? Ci potrebbero essere elezioni anticipate in Iran mentre i falchi osteggiano il dialogo con Donald Trump per non dare il vantaggio elettorale al presidente in carica Rouhani di aver riaperto il dialogo con “Il Satana americano” secondo la famosa espressione di Khomeini.