Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Messaggioda Berto » mer lug 04, 2018 6:30 am

Mossad: «cellule iraniane in Europa pronte a colpire». Nel mirino anche Ehud Barak
03 luglio 2018

https://www.rightsreporter.org/mossad-c ... ehud-barak

Cellule di terroristi iraniani o legati al regime degli Ayatollah pronte a colpire obiettivi ebraici di alto valore oppure importanti esponenti della opposizione al regime degli Ayatollah. E’ questo l’allarme lanciato dal Mossad e dallo Shin Bet, le due agenzie di spionaggio israeliano, un allarme che probabilmente ha portato all’arresto in Belgio di due iraniani che stavano per compiere un attentato contro la resistenza iraniana in Francia.

Mossad e Shin Bet hanno scoperto un piano iraniano per attentare alla vita dell’ex Premier israeliano Ehud Barak, attentato che nelle intenzioni dei terroristi di Teheran doveva avvenire durante un viaggio dell’ex Primo ministro in Europa. La scorsa settimana il capo dello Shin Bet, Nadav Argaman, ha messo al corrente l’ex Primo Ministro israeliano dei piani iraniani contro la sua persona e insieme al suo staff ha deciso per un potenziamento della sua scorta.

Ma l’allarme lanciato dal Mossad e dallo Shin Bet è più generalizzato e riguarda tutta una serie di obiettivi ebraici in Europa tra i quali alcune importanti sinagoghe, centri e scuole ebraiche ai quali naturalmente è stata aumentata la sorveglianza.

Gli iraniani avrebbero attivato diverse cellule dormienti sia appartenenti allo SAVAK, il servizio segreto iraniano, che ad Hezbollah. Una di queste cellule è stata scoperta in Belgio dove stava pianificando un attentato contro il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana durante una manifestazione che si terrà nella città francese di Villepinte, vicino a Parigi. Arrestati due coniugi iraniani ma con passaporto belga che da anni vivevano in Belgio come rifugiati politici portando avanti una vita normalissima, un fatto questo molto allarmante che ha spinto l’Interpol a intensificare i controlli su tutti i richiedenti asilo iraniani nel timore che tra di loro si nascondano altre cellule.

Secondo il Mossad sono anni che gli iraniani usano finti rifugiati politici per creare una rete terroristica in Europa pronta a colpire soprattutto obiettivi ebraici specie nell’eventualità, sempre più concreta, di una guerra tra Iran e Israele. La rete di spie iraniane avrebbe compilato anche una lunga lista di obiettivi appartenenti alla resistenza iraniana, obiettivi da colpire con attentati oppure con omicidi mirati, personaggi strategicamente anche poco importanti ma dall’alto valore simbolico.

Una fonte del Mossad, a condizione di anonimato, ha riferito che i servizi segreti israeliani hanno attivato una linea diretta con l’Interpol e con l’Europol al fine di localizzare le cellule terroristiche iraniane in Europa prima che esse agiscano. A preoccupare c’è anche la relativa facilità con la quale i cittadini iraniani possono viaggiare in Europa, magari nascosti sotto le spoglie di uomini d’affari. Tutti i controlli sono stati quindi aumentati anche se con estrema discrezione.


Belgio: arrestati due iraniani. Preparavano attentato contro oppositori del regime
03 luglio 2018

https://breaking.rightsreporter.org/bel ... del-regime

Una coppia di iraniani con passaporto belga è stata arrestata oggi dalla polizia del Belgio con l’accusa di studiare un attentato dinamitardo contro una manifestazioni di oppositori iraniani che si terrà nella città francese di Villepinte, vicino a Parigi.

I due, marito e moglie, sono stati trovati in possesso di esplosivi a base di perossido di acetone e detonatori.

Secondo l’ufficio del procuratore federale l’operazione ha visto coinvolti oltre ai servizi di sicurezza belgi e il servizio di intelligence interno della DGSI, anche le autorità giudiziarie tedesche che stanno aiutando la polizia belga a ricostruire la rete dei due terroristi iraniani. «L’operazione ha sventato un attentato in terra francese» ha detto il Procuratore federale belga.

L’arresto, ove ve ne sia bisogno, dimostra la pericolosità dell’Iran e della sua fitta rete di agenti dormienti in Europa.


Iran, regime sotto assedio. Proteste, il governo smentisce ci siano vittime. L’India verso blocco dell’acquisto di petrolio
Vittorio Da Rold
2018-06-30

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AEhUfEFF

Tutta impegnata sul fronte della crisi dei migranti, l'Unione europea si è dimenticata del negoziato sul nucleare con l'Iran le cui residue speranze di rimanere in vita rimangono in sostanza nelle mani di Bruxelles dopo il ritiro dall'accordo degli Stati Uniti.

Intanto a Teheran hanno iniziato a circolare dei video che sembrano mostrare le forze dell'ordine iraniane aprire il fuoco su una folla di manifestanti. Le proteste, originate dalla scarsità d'acqua, si sono svolte a Khorramshar, circa 650 chilometri a sud-ovest di Teheran. Secondo alcune fonti, ci sarebbe stata una vittima, ma la notizia è stata smentita dal ministro degli Interni iraniano, Abdolreza Rahmani Fazli, che ha ammesso che ci sono stati degli spari durante le proteste di iera sera a Khorramshahr, nel sud dell'Iran, ma afferma che non risultano vittime. Le proteste arrivano dopo tre giorni di manifestazioni a Teheran, durante le quali i manifestanti si sono scontrati con la polizia all'esterno del parlamento. Anche in questo caso gli agenti hanno sparato lacrimogeni contro la folla. Le manifestazioni hanno portato alla chiusura temporanea del Grand Bazaar della città.


L’allarme su Libia e Iran infiamma il prezzo del petrolio

La crisi economica avanza sull'onda della nuove sanzioni americane che, sebbene non ancora in vigore, cominciano già a mordere il tenore di vita degli iraniani e a destabilizzare la vita del Gran Bazar di Teheran.
Tre giorni di proteste hanno fatto chiudere i battenti la settimana scorsa nel Gran Bazar di Teheran, cuore pulsante dell'economia del paese medio-orientale con centinaia di negozianti arrabbiati che denunciavano una continua perdita di valore della valuta iraniana. Inoltre l'India potrebbe decidere di non acquistare più a novembre petrolio iraniano così come richiesto dall'amministrazione Trump e dal suo consigliere per la Sicurezza Nazionale, il falco John Bolton.

Le proteste del Bazar
Lo sciopero dei bazarì, così vengono chiamati i mercanti del Bazar, è una grande sfida per il governo Rouhani perché quando i mercati si schierarono con Khomeini nel 1979 ne decretarono la vittoria sullo Scià Reza Pahlavi costretto da lì a poco alla fuga.
Il regime khomeinista, dopo quasi quaranta anni al potere, è in crisi e rischia il regime change? No, la maggioranza degli analisti si aspettano che la leadership sopravviverà nonostante le lotte intestine e problemi economici crescenti. Tuttavia, le proteste del fine settimana hanno acquisito rapidamente terreno, con la gente che urlava slogan contro l'autorità iraniana, il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei I mercanti del bazaar, per lo più fedeli alla leadership dalla Rivoluzione Islamica del 1979, sono molto arrabbiati per quello che considerano la risposta confusa del governo Rouhani alla crisi economica, che, a loro dire, ha fatto impennare i prezzi e reso quasi impossibile il commercio.

Il calo del rial
Il rial ha perso il 40% del suo valore dal mese scorso, quando il presidente Donald Trump si è ritirato dall'accordo nucleare iraniano del 2015 e ha annunciato sanzioni draconiane a Teheran. Queste includono il blocco della vendita internazionale del petrolio iraniano, la principale fonte di reddito di Teheran, una minaccia mortale per Teheran.

«Il paese è sotto pressione da proteste interne e da sanzioni esterne. Ma sembra che non ci sia un piano coerente di gestione delle crisi per controllare la situazione», ha detto alla Reuters un funzionario vicino a Khamenei. Il pieno impatto del ritiro di Trump dall'accordo nucleare e la mossa di Washington per impedire ai paesi stranieri di fare affari con l'Iran, potrebbe restare ancora poco chiaro per mesi. I firmatari europei sperano di salvare l'accordo - in base al quale la maggior parte delle sanzioni è stata revocata e l'Iran ha frenato il suo programma nucleare - ma ci sono dubbi che possano mantenerlo in vita. Le compagnie francesi Total e Peugeot, ad esempio, hanno dichiarato che si ritireranno dal mercato iraniano piuttosto che rischiare di essere escluse dal sistema finanziario statunitense, dal momento che Washington minaccia di punire chiunque interferisca con la sua politica sanzionatoria verso l'Iran.
L'Iran ha incolpato le sanzioni statunitensi per la caduta del rial, dicendo che le misure equivalgono ad una guerra «politica, psicologica ed economica» su Teheran. In realtà le sanzioni stanno mettendo in luce i nodi strutturali dell'economia iraniana.

Washington chiede che tutti i paesi pongano fine alle importazioni di greggio dall'Iran entro il 4 novembre, colpendo le vendite di petrolio che generano il 60% del reddito del paese. L'Iran ribatte che questo livello di tagli non accadrà mai ma intanto Trump ha chiesto all'Arabia saudita di aumentare la produzione per sopperire al vuoto lasciato da Iran e Venezuela.

L’economia è in caduta
Il Gran bazar di Teheran è tradizionalmente il più grande alleato finanziario dell'establishment e ha contribuito a finanziare la Rivoluzione di Khomeini del 1979. Ma mentre le grida di “Morte al dittatore” riecheggiavano i canti di “Morte allo Scià” di quattro decenni fa nel bazar, analisti e addetti ai lavori escludevano ogni possibilità che l'Iran fosse di nuovo sull'orlo di un cambiamento sismico nel suo panorama politico. «Con una forte pressione economica contro di noi, le proteste non moriranno facilmente», ha detto un diplomatico iraniano in Europa alla Reuters.
La polizia e le forze di sicurezza hanno mantenuto una forte presenza nell'area dopo giorni di scontri con i manifestanti. Anche se i funzionari dicono che il bazar ha ripreso la normale attività, la crisi dei rial e i suoi riverberi politici sono sicuramente lontani dall'essere finiti.
I video sui social media hanno mostrato proteste continue in diverse città, con alcuni partecipanti che chiedevano apertamente il cambio di regime. Il governo moderato del presidente Hassan Rouhani ha cercato di fermare la svalutazione con una combinazione di minacce e rassicurazioni, ma molti iraniani sono rimasti scettici.


Trump: tolleranza zero sull’import di greggio iraniano in Europa

«La caduta del rial sta frenando i miei affari. Il costo delle importazioni è salito alle stelle. Se continua, non potrò continuare la mia attività», ha detto Reza, un negoziante del bazar che si è rifiutato di dare il suo nome completo. Nonostante le esortazioni all'unità di Khamenei, sono emerse pesanti divisioni tra l'élite iraniana al potere, con i falchi che chiedevano elezioni anticipate e criticavano Rouhani per la cattiva gestione economica. Le lotte per il potere e tra fazioni sono endemiche in Iran, dove i sostenitori della linea di condotta del leader supremo, come le guardie rivoluzionarie e la magistratura, si scontrano con il presidente, e i riformisti nelle istituzioni elette come il parlamento.

Che succederà ora? Ci potrebbero essere elezioni anticipate in Iran mentre i falchi osteggiano il dialogo con Donald Trump per non dare il vantaggio elettorale al presidente in carica Rouhani di aver riaperto il dialogo con “Il Satana americano” secondo la famosa espressione di Khomeini.
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Messaggioda Berto » ven lug 06, 2018 2:11 pm

Iran verso ripresa programma nucleare: «insufficienti gli incentivi europei»
Lila C. Ashuryan luglio 6, 2018

https://www.rightsreporter.org/iran-ver ... vi-europei

In Iran non sono soddisfatti delle proposte europee volte ad aggirare o quantomeno a mitigare gli effetti delle sanzioni USA derivanti dall’uscita di Washington dall’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA). Lo riferisce l’agenzia di stampa iraniana IRNA che riporta di una telefonata tra Hassan Rouhani, Angela Merkel e Manuel Macron.

«Il pacchetto di proposte non soddisfa le nostre richieste» ha detto il Presidente iraniano a Merkel e Macron in un colloquio preparatorio all’incontro che si terrà presumibilmente a Vienna tra l’Iran e le potenze europee firmatarie del JCPOA.

Il problema sollevato da Hassan Rouhani è quello dei ventilati investimenti stranieri in Iran. Sebbene gli altri firmatari dell’accordo sul nucleare iraniano, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania, unitamente alla UE, abbiano promesso che l’uscita degli Stati Uniti non avrebbe inciso nei finanziamenti promessi all’economia iraniana, le aziende stanno letteralmente fuggendo dall’Iran a causa del fatto che Trump ha promesso di sanzionare chiunque faccia affari con Teheran. «Non c’è alcuna garanzia concreta sugli investimenti promessi» ha detto Rouhani a Merkel e Macron con riferimento al fatto che nonostante gli appelli le aziende e le banche europee stanno annullando tutti i contratti con l’Iran.

Teheran vorrebbe garanzie più concrete in merito all’acquisto di petrolio iraniano e agli investimenti nel Paese, garanzie che però né la Merkel né Macron possono effettivamente dare in quanto non possono costringere le aziende europee a investire in Iran o a comprare il petrolio iraniano.
Le proposte europee all’Iran

Le proposte europee all’Iran per convincere il regime a non riprendere il programma nucleare si basano su alcuni pilastri: un sostanzioso prestito della Banca Europea per gli investimenti (da quantificare), lo studio di una misura speciale per proteggere le società europee dalle sanzioni secondarie statunitensi e infine una proposta della Commissione Europea volta a consentire i trasferimenti di denaro direttamente alla Banca Centrale iraniana al fine di eludere le sanzioni americane verso quegli istituti di credito che fanno affari con le banche iraniane.

Rouhani obbietta però che le proposte europee non solo non sono sufficienti ma non garantiscono né gli investimenti stranieri né che il petrolio iraniano venga acquistato.
L’Iran ha già ripreso l’arricchimento dell’uranio. Colloqui inutili

Nelle scorse settimane la guida suprema iraniana, Ali Khamenei, aveva annunciato che l’Iran avrebbe ripreso l’arricchimento dell’uranio con la riapertura di un importante sito facente parte del complesso di Isfahan, annuncio poi in parte ridimensionato dal portavoce dell’organizzazione iraniana per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi, che aveva detto che erano solo «preparativi in attesa del peggio». Tuttavia diversi servizi di intelligence confermano che Teheran ha già riattivato il suo programma e che ha rimesso in linea diverse decine si centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. In sostanza l’Iran avrebbe già deciso e i colloqui con la UE sarebbero quindi del tutto inutili, solo un proforma diplomatico.
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Messaggioda Berto » mar lug 10, 2018 8:38 pm

Perché Israele combatte dai cieli siriani l'armamento dell'Iran
Ugo Volli
10 luglio 2018

http://www.progettodreyfus.com/siria-israele-iran

Israele ha colpito di nuovo due giorni fa la base T4, a Est di Homs nella Siria centrale, che aveva già pesantemente bombardato lo scorso 9 aprile. Sono state distrutte strutture militari e depositi d’armi e a quanto pare sono stati anche uccisi dei militari iraniani. Le fonti locali dicono che Israele ha usato una tattica nuova di volo radente per ingannare i potenti radar e armi contraeree che presidiano la base condivisa fra siriani, russi e iraniani.

La base dista diverse centinaia di chilometri dal confine israeliano, è una delle più importanti di tutta la Siria. Che l’aviazione israeliana si spinga tanto in profondità sul territorio siriano non fa più notizia, perché le missioni di interdizione dell’armamento di Hizbollah e della costruzione di una potenza militare iraniana in Siria sono ormai state centinaia e hanno una frequenza almeno settimanale. I giornali internazionali quasi non ne parlano più.

Si può dire insomma che sui cieli siriani ci sia una guerra d’attrito fra Israele e Iran (con i suoi satelliti dell’esercito di Assad e di Hizbollah e che Israele la stia vincendo. L’Iran infatti non è in grado di opporre resistenza a questi bombardamenti, né di ricambiarli, e neppure di tentare rappresaglie missilistiche, che sarebbero bloccate dai sistemi antimissili israeliani e soprattutto dalla deterrenza assicurata dalla superiorità aerea israeliana. Quel che fa l’Iran è cercare di avvicinare le sue truppe di terra ai confini israeliani, col pretesto di partecipare alla campagna di Assad per snidare gli ultimi ribelli sul fronte meridionale della guerra civile. Ma anche qui Israele ha minacciato di intervenire con le armi.

Questa inferiorità militare che Israele infligge all’Iran è importantissima non solo su quel fronte. È chiaro che la simpatia, diciamo così, che negli ultimi anni egiziani, sauditi e altri stati del Golfo persico mostrano per Israele e anche l’atteggiamento costruttivo che tengono rispetto alla questione palestinese dipende proprio dalla chiara capacità e dalla volontà decisa che lo stato ebraico dimostra di tenere a bada quella che è anche la principale minaccia alla loro sicurezza.

Sul piano politico la Russia ha accettato il diritto israeliano all’autodifesa, a patto che le sue truppe non siano minacciate e i suoi interessi strategici rispettati. È una strana situazione, in cui la Russia è teoricamente alleata di Assad e dell’Iran, ha un sistema di aviazione e antiaereo abbastanza potente sul territorio (meno di Israele però, su quel teatro di guerra), e però non interviene a difendere i suoi alleati. Anzi, è chiaro che c’è uno scambio di informazioni con Israele per evitare incidenti fra le due aviazioni, i cui campi d’azione si sovrappongono, e che però le informazioni non sono condivise con Iran e Siria.

È una situazione di equilibri che può durare a lungo o può rompersi in una guerra pericolosa, la sola oggi davvero in grado di minacciare Israele. Un occidentale come tanti che non conosca le regole della politica mediorientale e che magari pensi che i conflitti si risolvono con concessioni e buona volontà potrebbe chiedersi se Israele non “esageri” con questa autodifesa a distanza, se non sia addirittura affetto da qualche forma di imperialismo.

A parte che la distanza di Homs da Israele non è inferiore a quella di questa città dall’Iran e che bisognerebbe anche chiedersi che cosa fa l’esercito persiano lì, dato che non c’è ombra di ribelli o di Stato Islamico in zona, viene buono un discorso che ha fatto Hossein Salami, il vicecomandante delle forze rivoluzionarie islamiche (la milizia d’élite iraniana. Per capire che cosa succede in questo momento fra Iran e Israele è utile leggerlo tutto (qui la traduzione inglese), ma non si può non citarne qualche brano:

“Sono passati 70 anni da quando la politica dell’Inghilterra e dell’America ha piantato nel mondo islamico un albero maledetto e criminale [cioè Israele]. Per 70 anni questo pugnale avvelenato è stato incorporato nel corpo della Ummah islamica, e tutti i problemi di il mondo islamico derivano dall’esistenza del regime falso, contraffatto, storicamente privo di radici e privo di identità di nome Israele. […] Nel 1948, 1956, 1973 e 1982, l’America sostenne questo regime contro gli arabi, che non riuscirono a trionfare, e la disperazione prevalse nel mondo arabo, finché la luce dell’orgoglio apparve nel mondo e l’Imam [Khomeini] trasformò il cuore dell’Iran […e creò] un nuovo potere contro il male dell’arroganza [vale a dire gli Stati Uniti], contro i sostenitori del regime sionista e contro questo stesso regime. L’Imam [Khomeini] diffuse il programma di sradicare Israele [dal mondo] […] Quindi, la Palestina rinnovò la sua anima e divenne viva. Da allora, il regime sionista è pauroso, delirante e preoccupato. L’Iran non ha permesso al regime sionista di espandersi politicamente nel mondo islamico[…]..La rivoluzione islamica ha creato una potente potenza chiamata Hezbollah, che oggi, come riconosce lo stesso regime sionista, ha oltre 100.000 missili pronti per il lancio […]: una potenza tremenda che può da solo annientare il regime sionista: dato che esso non ha profondità difensive strategiche, e in alcuni luoghi, ha un’ampiezza di appena 34 km. Oggi un esercito islamico internazionale si è formato in Siria, e le voci dei musulmani si sentono vicino al Golan […] Si attendono solo gli ordini perché si realizzi la volontà di Dio di eliminare il malvagio [Israele] e la vita di questo regime finirà per sempre. La vita del regime sionista non è mai stata in pericolo come lo è ora. […] Dobbiamo strangolare i nemici da lontano. Non dobbiamo dare loro alcuna possibilità di avvicinarsi a noi o concentrarci su di noi. Li stiamo monitorando da lontano e li afferriamo per la gola da lì. Noi e il mondo islamico siamo tutti sulla stessa barca e la nostra sicurezza è interconnessa. Stiamo difendendo la Siria perché questa è la difesa degli oppressi e la difesa dell’Iran.[…] Stiamo creando potenza in Libano perché vogliamo combattere il nostro nemico da lì con tutte le nostre forze.”

Questa è l’ideologia e il progetto politico che motiva la presenza dell’Iran in Siria e Libano, espresso non da un politicante o da un sermone in mosche, ma da un capo militare. Difendersi da questo progetto , impedirgli di svilupparsi logisticamente e di costruire le sue basi è il minimo che qualunque stato deve fare per la tutela della propria sicurezza.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio lug 12, 2018 6:57 pm

“L’esercito islamico in Siria aspetta solo l’ordine di distruggere Israele”
25 giugno 2018


https://www.israele.net/lesercito-islam ... re-israele

Hamas ha ufficialmente annunciato, giovedì, in una conferenza stampa presso Bureij (striscia di Gaza centrale), che intende lanciare cinquemila di aquiloni e palloni incendiari da Gaza verso Israele, venerdì, in occasione della festa islamica di Eid al-Fitr (fine del mese di Ramadan).


15 giugno 2018

Un drone ha sparato verso una cellula di palestinesi, nella striscia di Gaza centrale, che si apprestava a lanciare un pallone incendiario sul territorio israeliano. Non si segnalano feriti. Dopo aver messo in fuga il gruppo con i colpi d’avvertimento, le Forze di Difesa israeliane hanno colpito una struttura nell’area dove la cellula palestinese aveva preparato gli ordigni molotov. Nel frattempo, si segnala che almeno 11 incendi sono scoppiati giovedì nelle aree israeliane adiacenti la Gaza a causa di aquiloni e palloni incendiari palestinesi. Israele ha più volte avvertito che potrebbe essere costretto a colpire i palestinesi che lanciano dispositivi incendiari oltre confine. Sabato scorso un drone israeliano aveva sparato per la prima volta colpi di avvertimento verso tre palestinesi di Gaza che preparavano un pallone incendiario, anche in quel caso senza causare vittime.


15 giugno 2018

Nonostante gli sforzi israeliani, l’Iran continua a cercare di migliorare la sua capacità di lanciare missili dalla Siria. Lo ha detto mercoledì il capo della Divisione Intelligence delle Forze di Difesa israeliane, Tamir Heyman, in un incontro a porte chiuse dell’International Homeland Security Forum a Gerusalemme. “Che siano riusciti a lanciare razzi verso Israele costringendoci a riaprire i rifugi – ha detto Heyman – è un fatto che loro considerano un grande successo, anche se è stato un totale fallimento sul piano operativo. Ora stanno cercando di aumentare le loro capacità di lancio e di stabilire cellule terroristiche che possano penetrare in Israele e colpire le nostrre comunità sulle alture del Golan “, ha spiegato Heyman all’emittente israeliana KAN. Lo scorso maggio, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane ha sparato una raffica di 32 missili Fajr-5 e Grad sul Golan israeliano, senza riuscire a causare danni o vittime ma scatenando per reazione la più vasta operazione aerea israeliana in Siria dal 1974. “Nessuno ha fatto caso all’espansione regionale dell’Iran in Medio Oriente” ha detto Heyman, spiegando che la comunità internazionale si è concentrata sull’accordo nucleare e non su altri elementi preoccupanti, come l’arsenale missilistico delle Guardie Rivoluzionarie. Mostrando una mappa con le forze iraniane in Siria, Heyman ha detto: “Probabilmente pensate che sono lì per aiutare il regime di Assad. Ma non c’è più nessuna minaccia per il presidente Assad, quindi perché restano? Se sono venuti solo per aiutare il regime, bene: grazie e arrivederci. Ecco, questo è ciò che chiamiamo trinceramento iraniano in Siria”.


15 giugno 2018

Nella lotta contro l’Iran, Israele “serve la causa della sicurezza e della pace anche al di là del Medio Oriente”. Lo ha detto giovedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, intervenendo al Forum internazionale sulla sicurezza interna a Gerusalemme. “Chiediamo il sostegno dei vostri governi” ha aggiunto Netanyahu, rivolto ai 20 ministri stranieri presenti alla conferenza ospitata dal ministro della pubblica sicurezza israeliano Gilad Erdan. “Dopo l’accordo con l’Iran, Teheran ha preso i soldi e ha iniziato a espandere il suo impero, cercando di piazzare forze armate in Siria e di attaccare Israele. Naturalmente ci stiamo opponendo” ha detto Netanyahu, che ha paragonato la minaccia dello Stato Islamico a quella di un altro ramo islamista, quello dell’islam sciita guidato dall’Iran, che cerca di creare un impero. Quest’ultimo, ha detto Netanyahu, rappresenta una minaccia “molto più grande dell’ISIS”, che a sua volta sta tentando di creare uno Stato Islamico nel Sinai egiziano. L’Iran sta cercando di colonizzare la Siria nel quadro del suo principale obiettivo di debellare Israele, ha spiegato Netanyahu: “Vuole usare 80.000 militanti sciiti in Siria. Ma la Siria è al 90% sunnita e questa è la ricetta per un’altra guerra civile. Prevenendo questo scenario, aiutiamo la sicurezza anche di altri paesi del mondo”. Netanyahu ha inoltre ribadito che Israele ha contribuito ultimamente a sventare decine di attentati nel
mondo.


15 giugno 2018

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ricevuto nel suo ufficio, giovedì, lo sceicco indonesiano Yahya Cholil Staquf, in visita a Gerusalemme. Staquf è a capo di Nahdlatul Ulama, una delle più grandi organizzazioni indipendenti del mondo musulmano sunnita (60 milioni di aderenti in oltre 30 paesi). Netanyahu ha confermato a Staquf che molte nazioni musulmane stanno rafforzando i loro rapporti con Israele per due ragioni: le capacità tecnologiche di Israele e la lotta contro Iran e ISIS. Staquf, sostenitore della convivenza fra religioni, ha incontrato diversi leader religiosi durante la sua visita in Israele. Tuttavia, l’incontro di giovedì con il primo ministro Netanyahu non era previsto nel suo programma. L’Indonesia non ha relazioni diplomatiche con Israele e la visita di Staquf ha provocato vivaci proteste Indonesia. Vedi le foto su YnetNews


15 giugno 2018

Agenti della polizia di frontiera israeliana, in servizio giovedì a uno degli ingressi della Tomba dei Patriarchi a Hebron, hanno individuato e arrestato in tempo, senza colpo ferire, un 19enne palestinese che aveva un coltello nascosto sotto gli abiti.


15 giugno 2018

Un’esplosione avvenuta mercoledì sera nel campo palestinese di Shua’fat a Gerusalemme est (un ferito grave) si è verificata durante un tentativo di costruire un ordigno esplosivo. Lo ha detto la polizia israeliana dopo un’indagine preliminare, aggiungendo d’aver trovato ulteriore materiale esplosivo nell’appartamento in cui è avvenuta l’esplosione. Arrestati otto sospetti.


15 giugno 2018

La Commissione bilancio del parlamento tedesco ha approvato mercoledì un accordo, del valore stimato di quasi un miliardo di euro, per l’affitto di cinque sistemi di droni Heron TP fabbricati dalle Israel Aerospace Industries, più formazione degli operatori tedeschi e servizi di supporto. Nell’ambito del contratto, della durata di nove anni, la Airbus DS Airborne Solutions GmbH fungerà da capocommessa responsabile della gestione di tutti gli aspetti del progetto, compreso il supporto operativo e la manutenzione per tutta la durata dell’accordo. Secondo quanto riportato dai mass-media israeliani, i dettagli dell’accordo comprendono un pagamento di circa 720 milioni di dollari per il leasing dei droni e altri 180 milioni da trasferire direttamente al governo di Israele per l’uso di aeroporti e altre infrastrutture che appartengono all’aviazione. Gli Heron TP sono i droni più avanzati delle Israel Aerospace Industries, con una autonomia di 40 ore, e possono essere usati sia per ricognizione sia per ruoli di combattimento e supporto, armati con missili aria-terra. L’esercito tedesco attualmente utilizza un modello diverso di droni Heron che non possono essere armati.


14 giugno 2018

La Russia ha tenuto il suo annuale ricevimento del “Giorno della Russia” nel Sergei Courtyard di Gerusalemme, più noto come Russian Compound: un complesso di edifici costruito alla fine del XIX secolo dalla Società Imperiale Ortodossa di Palestina per i pellegrini russi in visita in Terra Santa, nazionalizzato sotto il Mandato Britannico, ma donato da Israele alla Russia nel 2009 come gesto di amicizia. Finora la celebrazione del “Giorno della Russia” si era sempre tenuta a Tel Aviv. Questo è il primo anno in cui l’evento si svolge a Gerusalemme. La Russia ha riconosciuto Gerusalemme ovest come capitale di Israele nel 2017, pur ribadendo che la parte orientale della città dovrebbe essere riservata come capitale per un futuro stato palestinese. Anche il presidente Usa Donald Tramp, nella sua dichiarazione del 6 dicembre 2017 con cui riconosceva Gerusalemme come capitale d’Israele, precisava che ciò non significa “prendere posizione sui problemi relativi allo status finale, compresi i confini specifici della sovranità israeliana a Gerusalemme o la risoluzione dei confini contestati: questioni che dipendono solo dalle parti interessate”.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio lug 12, 2018 6:57 pm

Netanyahu a Putin: «Assad non ha nulla da temere ma Iran esca dalla Siria»
Sarah G. Frankl
luglio 12, 2018

https://www.rightsreporter.org/netanyah ... alla-siria

Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha garantito alla Russia che Israele non cercherà di rovesciare il regime siriano e che quindi Assad non ha nulla di che temere dallo Stato Ebraico a condizione però che espella le forze militari iraniane e le milizie sciite collegate a Teheran (Hezbollah e altri) dalla Siria.

A riferirlo alla Reuters è un alto funzionario israeliano che ha parlato a condizione di anonimato.

Netanyahu avrebbe dato questa garanzia a Putin oggi, durante il loro incontro a Mosca, a poche ore dall’abbattimento di un drone siriano sui cieli di Israele e poco dopo la conseguente ritorsione israeliana.

Israele è in stato di allerta sul fronte nord, soprattutto su quello che riguarda le Alture del Golan, a causa dell’avanzata dell’esercito siriano e delle milizie sciite collegate all’Iran nell’area a ridosso della zona demilitarizzata. Lo Stato Ebraico ha più volte ammonito che non tollererà una presenza militari all’interno della zona cuscinetto, tanto meno se questa presenza fosse rappresentata da miliziani sciiti vicini a Teheran.

«La Russia ha un forte interesse a che il regime siriano rimanga stabilmente al potere» ha detto il funzionario israeliano alla Reuters, «Israele non prenderà provvedimenti o iniziative contro il regime di Assad a condizione però che i militari iraniani e le milizie sciite, Hezbollah in testa, lasciano la Siria. E’ anche un interesse russo che ciò avvenga» ha concluso il funzionario.

Secondo fonti di intelligence la Russia starebbe lavorando a una ipotesi non proprio gradita a Israele, cioè su quella che le forze iraniane siano posizionate ad almeno 80 Km dalle Alture del Golan, ma è una ipotesi che non convince Israele che invece chiede la totale uscita delle forze iraniane dalla Siria.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » lun lug 30, 2018 6:18 pm

IL SILENZIO DEL MONDO SULLA TRAGEDIA DEL POPOLO IRANIANO

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 2793882074

Non si sa più nulla di un giornalista iraniano che è stato arrestato l’11 luglio per aver denunciato lo spreco di denaro da un fondo destinato per il popolo iraniano che vive sotto la soglia di povertà puntando il dito contro un imam sciita che aveva destinato le risorse per la lotta armata palestinese. Il suo nome è Amir Hossein Mir Ismae’li e finora nessun paese ha mosso un dito per denunciare l’ennesimo abuso di un regime che firma trattati a favore della libertà d’espressione ma arresta e impicca nelle pubbliche piazze chiunque osi sfidare il pensiero unico di una nazione che si proclama una repubblica ma che di fatto è un paese tirannico.

A tal proposito il primo ministro israeliano Netanyahu, ha pubblicato ieri un video dove racconta la storia di una ragazza iraniana immaginaria di nome Fatemeh. Fatemeh, dice Netanyahu, non ha acqua, non ha elettricità, non può uscire di casa con il capo scoperto e non può andare a scuola perché il troppo inquinamento atmosferico. “Voleva fermarsi in una pasticceria per mangiare un dolce tipico – continua Netanyahu – ma l’ha trovato chiuso per uno sciopero generale”. Perché sta succedendo tutto questo? Si domanda la ragazzina disperata. “Miliardi di dollari sono continuamente sprecati dall’Iran per la guerra in Siria, per costruire armi nucleari e per la la guerra in Yemen” spiega Netanyahu.

“Se volete la pace, aiutate Fatemeh, aiutate il popolo iraniano dal regime che nega la libertà, la dignità, la prosperità e il rispetto” ha concluso il primo ministro israeliano.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » ven ago 03, 2018 4:26 am

Israele, spie spiazzate dall'offerta di Trump a Rouhani
Matteo Orlando - Gio, 02/08/2018

http://www.ilgiornale.it/news/israele-s ... 61147.html

I servizi diplomatici e di intelligence israeliani sono rimasti "stupefatti per due giorni", dopo che Trump ha annunciato la sua disponibilità a incontrare Rouhani senza precondizioni prestabilite

In Israele l'offerta del presidente Donald Trump di tenere colloqui con il leader iraniano Hassan Rouhani ha colto di sorpresa la comunità dei servizi segreti.

Secondo il sito di studi israeliano Debkafile, i servizi diplomatici e di intelligence israeliani sono rimasti "stupefatti per due giorni", dopo che Trump ha annunciato la sua disponibilità a incontrare Rouhani senza precondizioni prestabilite.

"Gli occhi e le orecchie della diplomazia e dell’intelligence di Israele non hanno riferito nulla su ciò che stava succedendo, perché davano per scontato che l'amministrazione Trump non accettasse un'iniziativa di portata così vasta senza far sapere a Gerusalemme", hanno scritto su Debkafile.

Sembra che emissari degli Stati Uniti e dell'Iran abbiano tenuto colloqui esplorativi, dall'inizio di giugno scorso, presso degli uffici governativi in Oman, senza che Israele ne sapesse nulla. Tra i “dialoganti” ci sarebbero stati il ministro degli esteri omanita Yusuf bin Alawi bin Abdullah e il ministro degli Esteri iraniano Muhamed Javad Zarif.

Questa disponibilità di Trump e questi incontri segreti hanno preoccupato l'Israele di Benjamin Netanyahu ed hanno fatto sollevare una serie di domande, la più importante delle quali è se l'amministrazione Trump abbia veramente cambiato rotta sull’Iran, tenendo all’oscuro dei mutamenti Israele.

Il presidente Donald Trump sull’Iran il 31 luglio aveva dichiarato: "ho la sensazione che ci parleranno presto. E forse no, e va bene anche così". Il 7 giugno lo stesso Trump aveva commentato: "L'Iran è un posto diverso rispetto a due mesi fa, e vedremo cosa accadrà. E forse, alla fine, qualcosa accadrà con l'Iran".

Non si tratta di commenti privi di significato, dal momento che le dichiarazioni di Trump spesso innescano, quanto meno, reazioni mediatiche.

Un anonimo funzionario israeliano ha dichiarato al Debkafile che "anziani funzionari statunitensi hanno riferito ad Israele che non c'è alcun cambiamento nella dura politica americana contro l'Iran".

Tuttavia il semplice fatto che Trump sia disposto a sedersi con Rouhani è di per sé un cambiamento nella politica che interessa sia il Medio Oriente che il mondo intero. Ma è anche vero che l’inclinazione di Trump all'incontro con gli avversari dell'America, in particolare la Corea del Nord (Kim Jong Un a Singapore) e la Russia (Vladimir Putin a Helsinki), non ha comportato alcuna revoca delle sanzioni, tanto meno un cambiamento nella politica di Washington.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » lun ago 06, 2018 6:02 am

Iran: il fallimento di Hassan Rouhani e dell’Europa. Il rischio Pasdaran
Sadira Efseryan
agosto 5, 2018

https://www.rightsreporter.org/iran-il- ... o-pasdaran

Ha poco da festeggiare Hassan Rouhani. Nel quinto anniversario della sua salita al potere, l’accordo sul nucleare iraniano sul quale aveva puntato tutto è praticamente fallito. Tra pochi giorni riprenderanno le sanzioni americane che vanno a colpire un Paese già in ginocchio e attraversato da proteste sempre più eclatanti.

In cinque anni Hassan Rohuani non solo non è riuscito a rimettere in sesto l’economia iraniana, a prescindere dall’accordo sul nucleare iraniano che comunque avrebbe dovuto spingere la ripresa, non ha mantenuto nemmeno le promesse elettorali riguardo a un maggior rispetto dei Diritti Umani, una delle ragioni per le quali era stato votato dai sostenitori dell’ex Movimento Verde.

Il colpo di grazia è arrivato proprio dall’uscita degli Stati Uniti dal JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto dall’Iran nel 2015 con le potenze mondiali e con la negoziazione dell’Europa. La minaccia di sanzioni da parte degli USA verso chi farà affari con l’Iran sta allontanando tutti gli investimenti stranieri sui quali Hassan Rouhani contava per rimettere in sesto l’economia iraniana.

Già quando ancora gli USA non avevano annunciato il loro ritiro dal JCPOA erano emerse molte contraddizioni al cosiddetto “grande affare” dell’accordo sul nucleare iraniano, ma ancora la questione era gestibile e nella gente iraniana c’era la speranza che con il tempo le cose sarebbero migliorate. Il crollo (di fatto) del JCPOA seguito all’annuncio americano ha dato il colpo di grazia alle aspettative di ripresa degli iraniani.

Con il Rial iraniano in caduta libera, una inflazione a due cifre, una disoccupazione giovanile che sfiora il 30% (in vertiginoso aumento) e ora la fuga precipitosa degli investimenti stranieri, l’Iran rischia seriamente di trasformarsi in un Venezuela mediorientale, Venezuela con cui per altro il regime iraniano condivide molte politiche, a partire dal sostegno ad Hezbollah.


Il fallimento di Rouhani è anche il fallimento della UE

Ma Hassan Rouhani non è il solo ad avere responsabilità evidenti in merito all’attuale situazione iraniana. Anche l’Unione Europea nella figura del suo Alto Rappresentante della Politica Estera, Federica Mogherini, avevano puntato tutto sul JCPOA arrivando a chiudere gli occhi sia sulla pericolosa politica espansionista iraniana che sulle gravi violazioni dei Diritti in Iran pur di tenere in piedi un accordo già pessimo di suo.

La Mogherini era arrivata addirittura a sostenere che i test balistici iraniani erano regolari e che non violavano il JCPOA e a chiudere gli occhi anche quando venne fuori la notizia che Obama pur di concludere l’accordo sul nucleare iraniano aveva affossato una grande inchiesta contro Hezbollah. L’appoggio della UE e in particolare di Federica Mogherini al regime iraniano è stato pressoché totale anche quando erano evidenti le pericolose mosse degli Ayatollah per la pace regionale in Medio Oriente, un appoggio quindi doppiamente vergognoso e pericoloso.


Cosa succede ora in Iran?

È chiaro che Hassan Rouhani è in evidente difficoltà. Sin da subito poco gradito al Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (i Pasdaran) e alla stessa Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, aveva ottenuto il beneficio del dubbio proprio per il raggiunto accordo sul nucleare iraniano che prometteva un enorme rilancio economico della Repubblica Islamica. Fallita la ripresa, fallite le riforme, ora il Presidente iraniano ha praticamente tutti contro, dai potentissimi Pasdaran all’ultimo degli operai iraniani.

Il rischio ora è che i Pasdaran e la loro politica guerrafondaia prendano il sopravvento. Un accenno lo abbiamo visto nei giorni scorsi con la minaccia di chiudere le vie marittime del petrolio che passano per lo Stretto di Hormuz e per quello di Bab el-Mandeb. Una mossa che potrebbe provocare un conflitto di proporzioni immani. E non c’è solo questo, rimane il rischio di un confronto diretto tra Iran e Israele a causa della presenza iraniana in Siria mentre, a prescindere dalla crisi economica che attraversa il Paese, gli Ayatollah non smettono di supportare economicamente il terrorismo internazionale con oltre un miliardo di dollari l’anno donato a Hezbollah e oltre 100 milioni di dollari ad Hamas e Jihad Islamica (senza contare l’appoggio ai ribelli Houthi in Yemen). Cosa c’è meglio di una serie di conflitti per nascondere la profonda crisi interna e giustificare la repressione?
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mar ago 07, 2018 6:51 am

IL RITMO DELLA DANZA
Niram Ferretti
6 agosto 2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Dalla mezzanote americana le nuove sanzioni contro l'Iran torneranno ad essere effettive. A maggio, Mike Pompeo, il Segretario di Stato americano, aveva chiarito che le nuove sanzioni nei confronti della Repubblica Islamica saranno le più severe mai poste in essere.

La P.R. dell'Iran, l'anodina Federica Mogherini, ha ribadito in un comunicato congiunto con la Francia, la Germania e il Regno Unito, che l'Europa, nonostante le sanzioni, continuerà a mantenere aperti i canali con l'Iran.

Ma la realtà bussa alla porta, e sarà assai difficile per l'Europa fare affari con Teheran e, allo stesso tempo, evitare di alienarsi il rapporto con gli Stati Uniti. Le sanzioni secondarie americane colpiranno infatti quelle compagnie europee che cercheranno di aggirare i paletti posti.

Il gruppo petrolifero francese TOTAL ha già annunciato il suo ritiro, mentre la Renault ha dichiarato che non se ne andrà. Ma la Renault non vende una sola macchina negli USA.

L'Europa filoiraniana è in realtà assai in affanno e soffre. Non può farne a meno. Il gigante americano è il solo veramente in grado di dettare il ritmo della danza.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom ago 12, 2018 3:34 pm

L'Unione europea è incapace di neutralizzare le sanzioni americane contro l'Iran
Soeren Kern
12 agosto 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12834 ... zioni-iran

L'Unione europea ha annunciato un nuovo regolamento volto a proteggere le aziende del Vecchio Continente dall'impatto delle sanzioni statunitensi contro l'Iran. La misura, che è stata accolta con scetticismo dai media europei, è improbabile che abbia successo: essa propone alle società europee di mettere in pericolo i loro interessi commerciali nel mercato americano per dei profitti alquanto limitati nel mercato iraniano molto più piccolo.

Il cosiddetto "statuto di blocco" è entrato in vigore il 7 agosto, lo stesso giorno in cui è scattato il primo round di sanzioni americane contro l'Iran. Tali sanzioni vietano agli iraniani di acquistare dollari americani – la principale valuta per le transazioni finanziarie internazionali e per gli acquisti di petrolio – e penalizzano diversi settori industriali come quello automobilistico, dell'aviazione civile, del carbone, del software industriale e quello metallurgico. Un secondo ciclo di sanzioni molto più severe che colpirà le esportazioni di petrolio da parte dell'Iran, scatterà il 5 novembre.

L'azione fa seguito alla decisione presa l'8 maggio dal presidente americano Donald J. Trump di ritirarsi dal Piano Congiunto di Azione Globale (JCPOA, noto anche come accordo sul nucleare iraniano) negoziato nel 2015 dall'amministrazione Obama, che ha revocato le sanzioni all'Iran in cambio di un congelamento del suo programma nucleare.

L'amministrazione Trump ha detto che l'accordo negoziato dall'amministrazione Obama non è riuscito a ridurre il programma sulle armi nucleari di Teheran o il suo programma di sviluppo di missili balistici né tantomeno è riuscito a contenere il suo comportamento malevolo in Medio Oriente e altrove.

Le nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti si applicano non solo ai cittadini e alle aziende Usa, ma anche ai cittadini e alle imprese che non sono statunitensi. In base alla nozione giuridica nota come extraterritorialità, qualsiasi azienda con sede al di fuori degli Stati Uniti deve rispettare le sanzioni americane se usa i dollari per le sue transazioni, se ha una filiale in America o se è controllata da capitali americani.

In una dichiarazione del 6 agosto, Trump ha affermato:

"Gli Stati Uniti sono pienamente intenzionati a far rispettare tutte le sanzioni e lavoreranno a stretto contatto con le nazioni che fanno affari con l'Iran per garantirne la piena osservanza. Gli individui o le imprese che non riusciranno a interrompere le attività con l'Iran rischiano gravi conseguenze".

In un tweet del 7 agosto, Trump ha reiterato questa minaccia:

"Le sanzioni contro l'Iran sono ufficialmente scattate. Si tratta delle sanzioni più aspre che siano mai state imposte e a novembre lo saranno ancora di più. Chiunque intrattenga rapporti commerciali con l'Iran NON farà affari con gli Stati Uniti".

In una dichiarazione congiunta, Federica Mogherini, il capo della politica estera dell'Ue, e i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito hanno ammesso apertamente che per l'Unione europea l'accordo sul nucleare iraniano è solo una questione finanziaria e hanno promesso di tutelare le aziende europee dalle sanzioni americane:

"Siamo determinati a proteggere gli operatori economici europei impegnati in affari legittimi con l'Iran, conformemente alla legislazione europea e alla Risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ecco perché lo statuto di blocco aggiornato entrerà in vigore il 7 agosto per proteggere le imprese dell'UE che fanno legittimi affari con l'Iran dall'impatto delle sanzioni extraterritoriali statunitensi.

"Le rimanenti parti del JCPOA si sono impegnate a lavorare, tra l'altro, alla preservazione e al mantenimento dei canali finanziari efficaci con l'Iran nonché al proseguimento delle esportazioni iraniane di gas e petrolio. Su queste, come su altre questioni, continueremo a lavorare, anche con paesi terzi [come la Cina e la Russia] interessati a sostenere il JCPOA e a mantenere le relazioni economiche con l'Iran".

In una dichiarazione congiunta, Federica Mogherini, il capo della politica estera dell'Ue (nella foto), e i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito hanno ammesso apertamente che per l'Unione europea l'accordo sul nucleare iraniano è solo una questione finanziaria e hanno promesso di tutelare le aziende europee dalle sanzioni americane. (Foto di Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Lo statuto di blocco, adottato dall'Ue nel 1996 per aiutare le aziende europee a evitare le sanzioni americane contro Cuba, è stato aggiornato nel giugno 2018 per annoverare sanzioni che gli Stati Uniti sono tornati a imporre contro l'Iran. Il documento, in puro gergo dell'Ue, afferma:

"Lo statuto di blocco consente agli operatori [economici] dell'Ue di ottenere il risarcimento dei danni causati dalle sanzioni extraterritoriali che rientrano nel suo ambito di applicazione rivalendosi sulle persone che li causano e annulla gli effetti nell'Unione europea delle sentenze emesse dai tribunali stranieri basate su queste sanzioni. Lo Statuto vieta anche ai cittadini dell'Ue di rispettare tali sanzioni, se non espressamente autorizzati a farlo dalla Commissione [europea], nel caso in cui l'inadempienza danneggi gravemente i loro interessi o gli interessi dell'Unione".

In altre parole, l'Ue proibisce ai cittadini e alle aziende dell'Unione europea di rispettare le sanzioni statunitensi e autorizza le società europee colpite dalle sanzioni Usa a fare causa al governo americano per ottenere un risarcimento nei tribunali europei.

Inoltre, le aziende europee che lasciano l'Iran senza l'approvazione della Commissione europea rischiano di essere citate in giudizio dai Paesi membri dell'Ue.

Molti commentatori europei hanno affermato che il programma dell'Ue sarebbe impraticabile, soprattutto per le multinazionali europee con interessi commerciali negli Stati Uniti.

Il quotidiano londinese Financial Times ha scritto:

"Diplomatici e avvocati hanno sollevato seri dubbi sulla capacità dell'Ue di proteggere le imprese europee che operano in Iran dalle misure statunitensi.

"Lo statuto di blocco, introdotto nel 1996, è stato raramente testato. Un alto funzionario dell'Ue ha affermato che ci sono pochi precedenti legali su cui i giudici dei Paesi membri dell'Unione europea possano fare affidamento per chiedere i danni a Paesi terzi come gli Stati Uniti, se citati in giudizio dalle aziende".

In Francia, Le Figaro ha scritto che la risposta della Commissione europea alla sanzioni statunitensi è stata "avventata" ed equivale a un "gesto politico".

Le Monde ha descritto la misura dell'Ue come "un segnale politico per il regime iraniano, che ha preteso dei segni di impegno europeo per difendere il JCPOA".

L'Express ha osservato: "Se un'azienda è attiva nel grande mercato statunitense e nel piccolo mercato iraniano, allora non beneficia molto del fatto che le sue attività sono protette in Europa e in Iran, ma non negli Stati Uniti".

Radio France Internationale (RFI), una emittente radiofonica pubblica francese, ha affermato che gli effetti dello statuto di blocco sarebbero "più simbolici che economici". E ha aggiunto:

"La legge sarebbe più efficace per le piccole e medie imprese che fanno affari in Iran. Per le grandi imprese, la soluzione sta nel negoziare con gli Stati Uniti deroghe o esenzioni. Ma tali richieste dalla Francia, da parte della Germania e del Regno Unito sono già state respinte da Washington".

La Croix ha scritto:

"Inutile dire che l'attuazione di questa legge di blocco rimane molto ipotetica, in quanto si addentra in territori giuridici incerti.

"Le aziende che investono in Iran non sembrano credere molto nell'efficacia del dispositivo. Il gruppo petrolifero Total, l'armatore Maersk o la casa automobilistica Peugeot hanno già deciso di andarsene. Il gruppo tedesco Daimler ha annunciato ieri il suo ritiro dall'Iran. Questi gruppi hanno più paura della capacità degli Stati Uniti di applicare le sanzioni che dell'ira dell'Ue".

In Germania, l'emittente televisiva pubblica ARD ha pubblicato un editoriale a firma del corrispondente da Bruxelles Samuel Jackisch, titolato "Bel Ruggito, Tigre di Carta – L'Ue senza difese contro le sanzioni americane", in cui il giornalista afferma che la nuova politica dell'Unione europea è "logica, ma è una scelta insensata" ed è un tentativo da parte del capo della politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, di "difendere il suo retaggio politico". E Jackisch aggiunge:

"L'Ue può cercare di ribaltare le relazioni transatlantiche, ma alla fine vinceranno gli Stati Uniti.

"I volumi delle esportazioni tedesche verso l'Iran potrebbero non essere trascurabili poiché ammontano a circa tre miliardi di euro. Ma queste stesse imprese esportano 35 volte di più verso gli Stati Uniti. L'Ue chiede alle sue più grandi aziende di rischiare l'intera torta per qualche briciola in più".

L'emittente pubblica tedesca ZDF ha scritto:

"La struttura particolare dello statuto di blocco dell'Ue è la seguente: di solito, le leggi e i regolamenti vietano qualcosa. Ad esempio, una legge anti-dumping vieta alle imprese di praticare il dumping per costringere i concorrenti a uscire dal mercato. Ma la legge di blocco dell'Unione europea è un appello ad agire: commerciare con l'Iran e non lasciarsi dissuadere dalle minacce del presidente americano!"

Il quotidiano Westdeutsche Allgemeine Zeitung ha citato il direttore generale della Camera del Commercio e dell'Industria (DIHK), Martin von Wansleben, il quale ha definito la misura dell'Ue "una debole reazione politica". E ha detto che il suo scopo è quello di mostrare che l'Unione europea non si piega alle sanzioni statunitensi. Per le singole aziende, egli ha affermato, lo statuto di blocco "non ha rilevanza".

In Austria, Der Standard ha scritto:

"La storia mostra che lo statuto di blocco non è un antidoto efficace alle sanzioni americane. (...) Anche se Washington dovrebbe astenersi dalle sanzioni extraterritoriali, il mercato americano è troppo importante perché le imprese si mettano a rischio".

In Italia, Südtirol News ha citato l'analista finanziario Robert Halver di Baader Bank:

"A causa delle sanzioni americane contro l'Iran, l'industria tedesca lascerà l'Iran. Se si considera che l'industria tedesca ha centuplicato il giro d'affari in America, beh, essa non intratterrà relazioni commerciali con l'Iran perché là sono in vigore le sanzioni contro le imprese tedesche. Pertanto, l'Iran adesso inizierà senz'altro a soffrire duramente".

L'edizione europea di Politico ha scritto:

"Alcuni esperti affermano che le misure dell'Ue difficilmente avranno l'effetto desiderato, argomentando che lo statuto di blocco creerebbe oneri giuridici per le imprese europee senza impedire agli Stati Uniti di prendere di mira le loro filiali e gli asset americani. Per numerose imprese, il rischio di essere tagliate fuori dagli affari negli Stati Uniti – un mercato molto più grande di quello iraniano – è sufficiente per indurle a piegarsi alle richieste di Washington".

Un investitore bancario citato dalla Reuters ha dichiarato:

"Sarebbe un suicidio fare affari o investire in Iran o lavorare con aziende legate all'Iran senza garanzie esplicite da parte del governo americano. Ci tengono per la gola a causa del volume di affari in dollari. Attualmente, le ammende ammontano a miliardi di dollari, pertanto, non vale la pena rischiare per un piccolo affare e magari per compiacere un governo europeo".

A dimostrazione di ciò, poco prima che le sanzioni Usa contro l'Iran entrassero in vigore, la Daimler, la casa automobilistica tedesca, ha rinunciato a espandere le sue attività in Iran. "Abbiamo sospeso le nostre attività già limitate in Iran conformemente alle sanzioni applicabili", ha dichiarato la Daimler in un comunicato.

Decisioni simili a quelle della Daimler sono state prese da: Adidas (Germania); Allianz (Germania); AP Moller-Maersk (Danimarca); Ciech (Polonia); Citroen (Francia); CMA CGM (Francia); DZ Bank (Germania); Engie (Francia); ENI (Italia); Lloyds (Regno Unito); Lukoil (Russia); Maersk Tankers (Danimarca); Oberbank (Austria); Opel (Germania); Peugeot(Francia); PGNiG (Polonia); Renault (Francia); Scania (Svezia); Siemens(Germania); Swiss Re (Svizzera) e Total (Francia).
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