Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Re: Le ensemense só e contro łi ebrei

Messaggioda Berto » dom mar 19, 2017 7:44 am

Ma una menzogna non sarai mai la verità
18 marzo 2017
di Niram Ferretti

http://www.italiaisraeletoday.it/ma-una ... -la-verita

“Come scoprire se si è affermata una egemonia culturale? C’è un modo: se una qualsiasi falsificazione della storia viene messa in circolazione con intenti partigiani e se, dopo un po’ di tempo, si scopre che quella falsificazione è penetrata nelle menti di molti, diventando una verità di senso comune, una verità che le persone accettano come ovvia, auto-evidente, allora è possibile riconoscere che una egemonia culturale si è consolidata”. Così, Angelo Panebianco in un suo recente articolo sul Corriere della Sera.

La penetrazione della falsificazione è lo scopo principale della propaganda. Joseph Goebbels, insuperato maestro e promulgatore di undici dettami, così ne riassumeva icasticamente il presupposto egemone: “La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze”. Da qui proviene anche la frase: ‘Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità’.

Il caso del conflitto arabo-israeliano rappresenta l’esempio più flagrante e clamoroso di come le immarcescibili idee di Goebbels siano vincenti. Dalla fine della Guerra dei Sei Giorni, cinquanta anni fa, si cominciò subito a fabbricare i capisaldi di quella che sarebbe diventata la più longeva macchina del fango costruita contro un popolo e uno Stato dalla caduta del nazismo e del comunismo.

Va detto subito che, sia il nazismo che il comunismo hanno contribuito ottimamente al suo venire in essere, soprattutto il secondo. Senza l’aiuto essenziale dell’Unione Sovietica, la quale, da una iniziale adesione al sionismo in chiave antibritannica, passò poi rapidamente dalla parte degli arabi con la crisi del Canale di Suez del 1956, la “causa palestinese” non avrebbe potuto godere della risonanza mondiale di un formidabile know how diffamatorio.

Il capolavoro della alleanza russo-araba fu raggiunto il 10 novembre del 1975, quando l’Assemblea Generale dell’Onu (dai primi anni Sessanta trasformati in una solerete macchina da guerra anti-israeliana), passò con 72 votanti (tutti i paesi arabi e islamici, il blocco sovietico, diversi stati afroasiatici e la Cina, il Brasile, Cuba, l’India e la Jugoslavia) contro 35 (tutte le nazioni occidentali con l’eccezione della Grecia e del Portogallo in compagnia di numerosi stati latino americani e cinque stati africani) la Risoluzione 3379 che equiparava il sionismo al razzismo.
Fu il primo passo di quella stigmatizzazione progressiva e istituzionalizzata che ebbe il suo proseguimento nel luglio dello stesso anno a Città del Messico durante la conferenza internazionale dell’Anno delle Donne indetta dalle Nazioni Unite. Il testo redatto proclamava stentoreamente che la pace richiedeva “L’eliminazione del colonialismo, del neocolonialismo, l’occupazione straniera, il sionismo, l’apartheid e la discriminazione razziale in tutte le sue forme”. Nell’agosto dello stesso anno, a Kampala, l’organizzazione dell’Unità Africana rincarò la dose associando il regime razzista in Zimbabwe al “regime” israeliano, entrambi originati dall’imperialismo.

Pochi tocchi, aggiunte sapienti, parole magiche, affatturanti, come “colonialismo”, “razzismo”, “imperialismo”, “apartheid”, ed ecco preparata l’ipnosi collettiva, lo stordimento delle menti. Di nuovo, bisogna ascoltare il Dr. Goebbels, “La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria”. Battere il ferro continuamente, senza sosta. Creare una mitologia in cui Israele diventa un condensato di nequizie e i palestinesi le “vittime” di soprusi, pulizie etniche, genocidi. Allora ecco salire dal pozzo la feccia depositata sul suo fondo.

Dorme la ragione, come nella celebre incisione di Goya. Allora spiccano il loro volo nero, allucinate immagini scaturite da Der Stürmer, la rivista antisemita nazista fondata da Julius Streicher. L’ebreo demonizzato, vampiro, impuro contaminante alieno della propaganda hitleriana si trasforma in israeliano, in soldato sanguinario, in colonialista prevaricatore e razzista. L’antisemitismo si maschera da antisionismo e il sionismo diventa una ideologia aberrante.

È solo del 1980 la fondazione, in Unione Sovietica del Comitato Antisionista per il Pubblico Sovietico. Splendido esempio orweliano di diffamazione burocraticamente strutturata. Il sionista è “sciovinista”, “militarista”, “perfido”, “ultranazionalista”, “antiumano”.

Si sentono gli echi della voce di Adolf Hitler, “L’ebreo è colui che avvelena il mondo”. Sostituisci “sionista” ad “ebreo” ed ecco che il gioco è fatto, impudicamente trasparente ma non per questo meno efficace. La mente dei più è grossolana, ragiona per opposizioni binarie schematiche, bianco e nero, luce e tenebra, gioisce di archetipi primordiali, bene e male, amico e nemico.

Ancora nel 1989, racconta Robin Shepard nel suo A State Beyond the Pale, Europe’s Problem with Israel, circolava in Unione Sovietica un libro dal titolo emblematico, The Criminal Alliance of Zionism and Nazism pubblicato a Mosca quattro anni prima. È questa, naturalmente, l’associazione più immonda che può essere fatta nei confronti di Israele, il paragone dissacrante con il movimento di emancipazione che ne ha reso possibile il venire in essere e il regime che aveva fatto della distruzione totale del popolo ebraico uno dei suoi capisaldi. D’altronde, non è stato forse Abu Mazen a presentare presso il Collegio Orientale di Mosca nel 1982 la sua tesi negazionista dal titolo emblematico, La connessione tra nazismo e sionismo 1933-1945, nella quale il futuro presidente dell’Autorità Palestinese sottostimava le vittime della Shoah a poche centinaia di migliaia, ribadendo uno dei cavalli di battaglia della propaganda araba, che lo sterminio (per altro a suo dire ampiamente manipolato) degli ebrei sarebbe stata la causa (o meglio il pretesto) per il sorgere dello Stato ebraico?

La nazificazione di Israele è in perfetta continuità con l’assunto propagandistico e mitologico secondo il quale esso sarebbe uno stato imperialista e colonialista che non avrebbe alcuna ragione di esistere in una regione nella quale, quella araba, era la popolazione indigena ancestrale mentre gli ebrei sarebbero solo degli intrusi.

Questo apparato accusatorio e diffamatorio contro Israele è il più potente in atto contro uno Stato, da cinquanta anni a oggi. La sua potenza è dovuta al fatto che esso si compone di una stratificazione venefica senza precedenti, alla cui base c’è l’antica e originaria falda dell’antisemitismo classico che vede nell’ebreo un simbolo del male.
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei

Messaggioda Berto » ven mar 24, 2017 9:21 pm

La casa comune
Niram Ferretti
24 marzo 2017

http://www.progettodreyfus.com/la-casa-comune

Sono cinquanta anni che l’ONU si è fatto sistematica cassa di risonanza per risoluzioni anti-israeliane, di cui, una delle “perle” fu la Risoluzione 3379 del 1975 poi abrogata, che equiparava il sionismo al razzismo.

Il 16 marzo scorso, su questa falsariga, l’ESCWA, il Consiglio Socio Economico dell’Asia Occidentale rappresentato all’ONU, con sede a Beirut e composto da 18 stati arabi, ha presentato, per mano della sua rappresentante Rama Khalaf, un rapporto in cui Israele viene accusata di “apartheid”.
Il rapporto è stato preparato da un relatore notoriamente imparziale, Richard Falk, un ex funzionario ONU con un sontuoso pedigree antisemita e il cui fervore talebano pro Hamas arrivò al punto che, in un telegramma del 16 febbraio 2010, l’Autorità Palestinese ne chiese l’espulsione dalle Nazioni Unite.
Questa volta, in virtù della forte e risoluta condanna USA, il nuovo segretario ONU, Antonio Guterres ha respinto il rapporto in oggetto. C’è da augurarsi che l’amministrazione Trump faccia da bastione anche in futuro.

Il “rapporto Falk” si incastona a meraviglia nella lunga e consolidata tradizione del Palazzo di Vetro. Torna alla mente un dibattito del Consiglio di Sicurezza tenutosi il 26 gennaio 2016, dedicato alla “Situazione nel Medio Oriente, inclusa la questione palestinese”. Durante il dibattito, Israele venne accusata di “crimini contro l’umanità“, “esecuzione e torture di bambini”, “apartheid”, “razzismo”, “brutalità”, “crimini di guerra”, “omicidi”e “giudeizzazione”.

Il dispositivo linguistico antisemita con cui Israele venne accusato discende da quello offerto dalla pubblicistica antigiudaica cristiana del Medioevo e dalla propaganda nazista a evidenziare, se ce ne fosse ancora bisogno, come l’odio nei confronti degli israeliani sia odio nei confronti degli ebrei.
Non tutti gli ebrei lo hanno capito. Molti di loro, tra cui in Italia spiccano Gad Lerner e Moni Ovadia, il primo con la testa ancora, dopo tanti anni, infilata nelle rotative del Manifesto, l’altro una parodia dell’ebreo del galut con il cuore spezzato dalle ingiustizie di questo mondo, soprattutto quelle nei confronti dei poveri palestinesi. Bene. Loro e altri non hanno ancora capito una cosa essenziale, che Israele è solo un pretesto. Non vogliono capirlo e non lo capiranno.

Quale è la differenza nell’accusare gli ebrei di uccidere i bambini cristiani per usare il loro sangue come accadeva con i libelli del sangue medioevali, rispetto a quella che vede accusare gli israeliani di torturare e uccidere i bambini palestinesi?
E quale è la differenza nel rappresentare gli ebrei come parassiti, vampiri, sfruttatori e depravati, esseri immondi, come nella pubblicistica di Der Sturmer, rispetto a quello che si dice attualmente all’ONU in cui vengono accusati di praticare il razzismo, il segregazionismo (Richard Falk) e di crimini contro l’umanità?

Ma non è forse il crimine contro l’umanità degli ebrei semplicemente quello di esistere in quanto tali? Non è forse il crimine contro l’umanità di Israele di esistere come Stato ebraico? Non è forse questo, e soprattutto questo, il crimine?

Non dobbiamo nascondercelo. Soffia un’aria pestilenziale, gli untori sono all’opera e sono dappertutto. Soprattutto sono dentro grandi istituzioni. Sono nella UE, sono all’ONU, sono nelle università, sono nei mass media. Non è un complotto. Nessun complotto. È semplicemente lo Zeitgeist, lo spirito del tempo.

Robert Wistrich,uno dei più grandi studiosi di antisemitismo del dopoguerra, scomparso prematuramente nel 2015, era molto preoccupato. I suoi ultimi articoli sono una testimonianza lucida e amara della realtà che vedeva intorno a sé.
Rav Giuseppe Laras in un suo intervento pubblicato l’anno scorso lo ha detto anche lui senza peli sulla lingua. Laras è un uomo che pesa e soppesa le parole. L’odio al calore bianco per Israele è la maschera di un altro odio che non si è mai sopito. “Posso testimoniare che, come molti ebrei, sono nato con l’antisemitismo e con esso sono invecchiato” ha scritto.

L’Occidente sta vivendo uno smottamento, e sempre lo smottamento comincia dalle fondamenta. La Torah lo dice chiaramente, se viene meno la base morale la casa crolla. E nella casa ci siamo tutti noi. Ebrei e non ebrei.
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 11:43 am

Il sindaco di Napoli De Magistris non si smentisce, promuove ancora il Bds
29 marzo 2017

http://www.progettodreyfus.com/napoli-de-magistris-bds

Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris promuove ancora il Bds. E questa volta lo fa in una maniera sottile, nascondendolo dietro una formula artificiosa come il titolo del convegno ospitato dalla sala del Consiglio Comunale del capoluogo campano: “A Napoli il Mondo: recepire il diritto internazionale umanitario nella quotidiana pratica amministrativa”.

Convegno in cui si è stilata una lista nera di aziende e imprese “colpevoli” di avere rapporti o relazioni lavorative con Israele. Un tentativo di impegnare il Consiglio Comunale di Napoli in una campagna contro lo Stato ebraico e in favore del movimento Boicottaggio-Disinvestimenti-Sanzioni contro Israele.

Luigi De Magistris è tutt’altro che nuovo a iniziative del genere. Dall’appoggio alla Freedom Flottilla, alla proposta della cittadinanza onoraria di Napoli al terrorista palestinese Bilal Kayed e a quella concessa ad Abu Mazen, leader dell’Autorità nazionale palestinese, che da anni ha allungato arbitrariamente il suo mandato senza elezioni e che quando parla al mondo si rivolge in inglese con parole miti verso il governo di Gerusalemme e quando si rivolge alla sua gente in arabo, riversa tutto il suo odio nei confronti Israele. Due facce della stessa medaglia. Quella del dialogo e quella del terrorismo.

Flavia Lepre ha spiegato che l’obiettivo del convegno è quella di ottenere il recepimento del diritto internazionale umanitario nella pratica amministrativa. Bene. Ma chi è Flavia Lepre?

È un membro del Comitato BDS Campania, che nel comunicato stampa del 16 marzo 2017 è stato definitivo Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni contro Israele per libertà, uguaglianza e diritto al ritorno del popolo palestinese.

Bene. Ritorno dove?

Perché se per ritorno si intende nella Terra d’Israele, che prima del 1948 era chiamata Palestina, c’è un errore storico. Nel dizionario francese Larousse fra gli Anni 20 e 30 del 1900 la bandiera della Palestina era composta da un Maghen David (stella di David) oro su fondo per metà bianco e metà azzurro, gli stessi colori e lo stesso simbolo che verranno scelti per la bandiera futuro Stato d’Israele.

Delle due l’una: errore storico o antisemitismo?
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 7:47 pm

Bastardi cristiani, quelli che accusano falsamente gli ebrei di essere gli assassini di Cristo
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9669868076


Questi cristiani battisti americani accusano gli ebrei di essere gli assassini di Cristo quando in realtà a uccidere l'ebreo rabbino Cristo sono stati i romani, invasori di Israele o Palestina.
https://www.facebook.com/IsraelNewsOnli ... 2761369909

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... stiani.jpg


L'antisemitismo mondiale si fonda su questa falsa accusa, costruita dai cristiani romani, sulla quale poi sono state ricamate tutte le idiozie e le falsità contro gli ebrei e Israele
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 7:53 pm

Alleanza tra nazismo e mondo arabo, ritrovato telegramma di Himmler al Gran Muftì
30 marzo 2017

http://www.progettodreyfus.com/nazismo-arabi

L’alleanza tra nazismo e mondo arabo ora non potrà più esser negata. Da nessuno. Non che fino a oggi non ci fossero prove dello strettissimo legame, anzi. Basti citare l’incontro tra Hitler e il Gran Muftì di Gerusalemme, Muhammad Amin al-Husseini, e il telegramma che lo stesso leader arabo fece recapitare il 31 marzo 1933 al Console generale tedesco a Gerusalemme, offrendo la sua collaborazione al Terzo Reich:

“I musulmani dentro e fuori la Palestina danno il benvenuto al nuovo regime tedesco e si augurano che il sistema di governo fascista ed antidemocratico si affermi in altri Paesi”.

Adesso, però, a certificare ulteriormente i rapporti c’è un documento ritrovato dalla Biblioteca Nazionale di Israele. Si tratta di un telegramma scritto da Heinrich Himmler e destinato proprio ad Amin al-Husseini, in cui uno dei principali carnefici della Shoah espresse sostegno alla lotta degli arabi contro gli ebrei e definendo “criminale” la Dichiarazione Balfour.

Nel telegramma Himmler riconosce:

“Il comune nemico, la battaglia congiunta contro di esso rappresentano ciò che crea la solida alleanza tra la Germania e i musulmani di tutto il mondo in cerca di libertà. Il movimento nazionalsocialista della grande Germania ha fatto della battaglia contro il mondo ebraico un principio guida sin dall’inizio. Per questa ragione (il movimento) ha seguito da vicino la battaglia degli Arabi in cerca di libertà – e specialmente in Palestina – contro gli invasori ebrei. In questo spirito, sono felice di augurarvi nell’anniversario della criminale Dichiarazione Balfour, un caloroso augurio per il proseguimento della vostra battaglia fino alla grande vittoria”.

Nemico comune, alleanza tra Germania e musulmani e vicinanza al mondo arabo nella lotta contro gli ebrei. Anzi meglio, contro gli invasori ebrei.

A scriverlo non è stato un personaggio qualsiasi, ma uno dei protagonisti che ha visto nascere, crescere e cimentarsi quello strettissimo e indissolubile legame fra il nazismo e il mondo arabo: Heinrich Himmler.

Colui che si mise a tavolino e ideò e fece realizzare la morte di milioni di ebrei, quella che per la retorica nazista è stata la “Soluzione Finale”.

L’alleanza tra nazismo e mondo arabo ora non potrà più esser negata. Da nessuno. A meno che non si contraddica uno dei personaggi più sanguinari e spietati che la storia abbia mai conosciuto: Heinrich Himmler.
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei

Messaggioda Berto » gio apr 13, 2017 8:24 pm

Quel "mostro" d'Israele - Se Boldrini accoglie alla Camera chi incita contro "il regime sionista di assassini nemici dell'umanità"
di Giulio Meotti (Il Foglio, 13 aprile 2017)

https://www.facebook.com/permalink.php? ... ry_index=0

Quando la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, venerdì scorso ha ricevuto a Montecitorio una delegazione palestinese, compresa l'ambasciatrice in Italia Mai Alkaila, ha compiuto una forzatura, ma pur comprensibile nell'ambito di relazioni diplomatiche, nata certamente dalla genuina volontà di rilanciare i negoziati fra israeliani e palestinesi.
"Incontro con ambasciatrice Palestina Alkaila che ha denunciato stallo processo di pace", recitava l'account Twitter della presidente della Camera. Ma quando Boldrini ha accolto anche il rappresentante in Italia di al Fatah, Yousef Salman, forse avrebbe dovuto prima informarsi a chi stringeva la mano e chi c'era alla propria sinistra nella photo opportunity. Era sufficiente un breve giro sull'account Facebook di Salman per capire che non si trattava di un politico interessato all'accordo con Israele né uno preoccupato per lo "stallo del processo di pace".

"Nemici della civiltà, della democrazia e dell'umanità": così Salman il 24 marzo ha definito Israele, anzi "l'arroganza sionista".
Ovunque ricorrono nei suoi post paragoni fra Hitler e Israele: "Il nazifascismo è stato sconfitto dagli uomini e dalla storia, anche il sionismo lo sarà...", si legge il 13 marzo. "I sionisti ormai si sentono i padroni del mondo, onnipotente, lo stesso sentimento che ebbero i nazisti", in data 27 febbraio. A volte il tono di Salman si accende: "Morte all'occupazione israeliana" (1 ottobre 2016). Lo scorso 23 luglio ha lasciato intendere un paragone fra gli israeliani e gli animali: "Chi ha creato il mondo, non poteva fermarsi a loro (gli animali): loro non si ammazzano stupidamente, non raccontano bugie e falsità, non credono di essere superiori a nessuno, non rubano per hobby e non usano il loro Dio per rubare, liquidare o dominare gli altri". L'11 febbraio 2016, invece, Salman scriveva: "Dio liberaci dai mostri, il filo spinato israeliano...". Ne ha spesso anche per i media italiani: "Rai News 24, la Tv sionista in Italia" (7 maggio 2016) e Piero Marrazzo, "il vigliacco" (26 dicembre 2015, corrispondente Rai da Gerusalemme). Il rappresentante di Fatah in Italia ha condiviso (12 dicembre 2015) anche una "soluzione del conflitto israelo-palestinese". E quale? "Spostare lo stato di Israele negli Usa: gli israeliani sono perlopiù amati dagli americani, gli Usa accoglierebbero gli israeliani nelle loro case a braccia aperte, gli Usa hanno moltissima terra dove poter sistemare Israele come 5lesimo stato". Così che "il medioriente sarebbe di nuovo un posto pacifico". Anche l'altro personaggio fatto entrare dalla presidente Boldrini a Montecitorio è davvero poco moderato. Tale Bassam Saleh, segretario di Fatah in Italia, alla sinistra di Boldrini nella foto. In data 16 febbraio, Saleh postava su Facebook: "Il popolo palestinese è chiamato di nuovo a continuare la sua lotta per abbattere il regime sionista di apartheid". Chiaro. Il 2 novembre 2016, Saleh è ancora più diretto nell'invocazione a sradicare Israele: : anni fa viene trapiantata una entità estranea nel mondo arabo...".

A chi stringe la mano?
Il signor Saleh è anche "presidente dell'Associazione Amici dei Prigionieri Palestinesi". No, non sono tanti Mandela di Ramallah ingiustamente incarcerati da Israele, ma terroristi e attivisti dell'Intifada. La stessa ambasciatrice palestinese incontrata da Boldrini, Mai Alkaila, due giorni fa su Facebook ha commemorato Abu Youssef, Kamal Adwan e Kamal Nasser, i tre terroristi palestinesi di Settembre Nero eliminati da Israele in Libano nell'aprile 1973 per la loro partecipazione al massacro degli atleti israeliani di Monaco. Qualche domanda è lecito porsela: a chi stringe la mano, Boldrini? Ieri la presidente della Camera ha fatto entrare a Montecitorio due agnelline, Gaia e Gioia, per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla macellazione degli animali. Ecco, non sarebbe male se Boldrini la sensibilizzasse anche sulla campagna palestinese di incitamento a macellare le ragazzine israeliane. È la stessa lama da cucina che sgozza Gaia e Gioia.
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei

Messaggioda Berto » dom apr 16, 2017 9:33 pm

La farsa costante del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU
Niram Ferretti
16 aprile 2017
http://www.progettodreyfus.com/consigli ... -umani-onu

Ogni giorno ha la sua pena e l’ONU non cessa mai di offrire occasioni inestimabili per confermare questo assunto. Così, il 27 marzo scorso, il Consiglio per i Diritti Umani, board di grande prestigio morale presieduto dall’Arabia Saudita, uno stato ben noto per gli alti standard democratici e il rispetto dei diritti umani, ha segnato ben cinque risoluzioni di condanna nei confronti di Israele. Va sottolineato che le mozioni presentate da stati di esemplare e smagliante caratura democratica quali Cuba, il Venezuela, lo Zimbawe, il Bahrein, hanno tutte ottenuto il record dei voti.

Si è andati da una risoluzione sul diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese (conculcato per decenni dagli Stati arabi), ad una altra sui diritti umani nei territori occupati ad una sempre sui diritti umani nel Golan occupato. Queste risoluzioni contro Israele sono state messe all’ordine del giorno insieme a quelle sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica Islamica dell’Iran e in Siria, ottenendo tutte e cinque un numero di voti a favore superiore a quello ottenuto dalle risoluzioni riguardanti la violazione dei diritti all’interno dei due Stati musulmani.

La pregiudiziale antisraeliana al Palazzo di Vetro dura da cinquanta anni e non si può certo pensare che, nonostante la robusta e netta presa di posizione recente degli Stati Uniti contro questo stato di fatto nella persona della nuova ambasciatrice eletta, Nikki Haley, la situazione possa modificarsi velocemente. Gli Stati Uniti possono infatti porre degli sbarramenti, e sotto l’Amministrazione Trump, una oscenità come la Risoluzione 2334 non potrà vedere più la luce, ma la solerte macchina onusiana non cesserà la propria prassi di demonizzazione dello Stato Ebraico.

Il 7 aprile invece, sempre il Consiglio per i Diritti Umani ha diramato un comunicato ufficiale di condanna nei confronti delle recenti esecuzioni sommarie avvenute a Gaza di tre cittadini palestinesi accusati di essere “traditori”, ovvero collaboratori di Israele. Fa piacere questo comunicato, il quale, tuttavia, non ha alcun peso. La prassi di uccidere i propri concittadini accusandoli di essere quinte colonne del nemico è una consuetudine consolidata di Hamas ed è, naturalmente, completamente al di fuori di qualsiasi normativa legale internazionale.

In attesa di vedere il cambiamento alla Carta Programmatica di Hamas nella quale è attualmente dichiarato apertamente un virulento antagonismo nei confronti degli ebrei e la necessità del jihad (cambiamento “epocale” che, se mai ci sarà, consisterà nel sostituirà alla parola “ebreo”, “sionista”, risum teneatis), non possiamo fare altro che continuare a confrontarci con la realtà di un regime criminale nella sua forma manifesta.
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Messaggioda Berto » mar giu 06, 2017 1:27 pm

???

Israele, 50 anni fa la Shoah dei palestinesi
Gianluca Ferrara
2017/06/05

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06 ... si/3636336

Il 5 giugno di 50 anni fa, tramite la famigerata Operazione Focus, Israele iniziò la Guerra dei Sei giorni. Con quell’attacco Israele si impossessò delle Alture del Golan, la Striscia di Gaza, la penisola del Sinai e Gerusalemme est. Il 22 novembre del 1967 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvò la risoluzione 242 che prevedeva la restituzione dei territori occupati. Una risoluzione che Israele non ha ancora rispettato.

Pochi giorni fa, il 15 maggio, come ogni anno, i palestinesi hanno ricordato un altro momento drammatico della loro storia, si tratta del giorno della Nakba (“catastrofe” in arabo). A seguito del conflitto arabo-israeliano (1948-1949), decine di villaggi e città palestinesi vennero distrutte e almeno 700mila palestinesi dovettero lasciare le proprie case e diventare profughi.

A partire da quella data Israele iniziò il percorso di colonizzazione di terre non sue e di crescente allontanamento degli autoctoni: una pulizia etnica attuata nell’indifferenza generale. Unità paramilitari speciali come l’Haganà, il Palmach e l’Irgun occuparono con la violenza i villaggi palestinesi e deportarono gli abitanti che furono costretti a lasciare la loro terra mentre vedevano le ruspe distruggere le proprie case. Come ricorda lo storico israeliano Ilan Pappè, ipocritamente ancora oggi agli studenti israeliani viene insegnato che i palestinesi abbandonarono volontariamente le loro terre e addirittura il governo d’Israele fece di tutto per non farli andare via. Ma chi lascia spontaneamente la propria casa?

Negli anni, la propaganda main stream israeliana e occidentale ha giustificato l’occupazione della Palestina come una sorta di risarcimento per i crimini subiti dai nazisti. La Shoah è stata strumentalizzata per poterne giustificare un’altra celata ai più. La realtà è che il progetto di occupare la Palestina è precedente ai crimini dei nazi-fascisti: esso risale addirittura al 1891, quando il barone tedesco Maurice de Hirsch fondò a Londra l’Associazione per la Colonizzazione ebraica. Alcuni anni dopo nel 1897 nacque a Basilea l’Organizzazione sionista il cui l’obiettivo era proprio l’occupazione della Palestina. Un obiettivo raggiunto che è stato pagato caro dal popolo palestinese che subisce apartheid nei loro territori.

Dopo il 1967 Israele ha continuato sempre più la sua occupazione illegale. Nel 2008, nell’operazione denominata Piombo fuso, fu persino usato il fosforo bianco. In quei giorni furono uccisi 895 civili e 167 poliziotti a cui vanno aggiunti 280 bambini e 111 donne.

Nel luglio 2014, con l’azione militare nota con il nome di “Margine protettivo”, Gaza fu colpita dai caccia israeliani; un intero popolo senza via di fuga (Gaza è una prigione cui non è permesso né accedere, né uscire) fu sottoposto ai raid di uno degli eserciti più potenti al mondo. Nei 50 giorni di attacchi furono uccisi 547 bambini.

Nonostante questi fatti inoppugnabili, con il termine “terrorista” è indicato solo il palestinese che si fa esplodere o accoltella uno o più israeliani. I mass media israeliani nascondono le ragioni di tali violenze e attaccano chi contesta la politica estera d’Israele, etichettandolo come discendente diretto di Hitler. Il 4 dicembre del 1948 il New York Times pubblicò una lettera scritta da importanti intellettuali ebrei tra cui Albert Einstein, che dovrebbe far riflettere. In essa chiaramente si definisce l’azione sionista in Israele equivalente a quella dei nazisti e fascisti in Europa.

In maniera strumentale si è volutamente confuso l’antisemitismo (i semiti sono gli ebrei e palestinesi israeliani) con antisionismo, cioè quel movimento che, paradossalmente, ha molte analogie con il nazismo. Come ha sostenuto lo scienziato politico ebreo Norman G. Finkelstein: “Se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi da nazisti”.


Idiozie contro Israele e gli ebrei
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Messaggioda Berto » mer lug 26, 2017 7:33 pm

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Antisemitismo e Islamofobia: due facce della stessa medaglia?
30 giugno 2017

http://www.glistatigenerali.com/integra ... a-medaglia

Con il Patrocinio del Comune di Milano, CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana, esponenti del mondo ebraico, istituzioni milanesi, giornalisti e studiosi, affrontano il tema antisemitismo e islamofobia, in una tavola rotonda che si terrà a nella Sala Alessi di Palazzo Marino, il prossimo 4 luglio a partire dalle 15,00.

Apriranno l’evento il sindaco di Milano Giuseppe Sala, Luciana Lamorgese, Prefetto di Milano e Milo Hasbani, Presidente Comunità Ebraica di Milano.

Alla tavola rotonda parteciperanno: Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Yahya Pallavicini, Imam della COREIS, Olivier Brochet, Console della Repubblica di Francia, Melle Halima Benhani, Vice Console del Marocco a Milano, Gabriele Nissim, Presidente di Presidente Giardino Foresta dei Giusti, Gadi Luzzatto Voghera, Direttore del CDEC, Gadi Schoeneit, Consigliere della Comunità Ebraica, Abd Allah Cozzolino, Confederazione Islamica italiana e Asfa Mahmoud della moschea di Viale Padova 144.

Le conclusioni saranno affidate a Daniele Nahum e Abd al-Sabur Turrini, direttore CO.RE.IS.

Modererà l’iniziativa Jacopo Tondelli, direttore de Gli Stati Generali.

Si tratta di affrontare due facce della stessa medaglia, – come spiegato da CO.RE.IS. nella pagina dedicata dedicata alla tavola rotonda – ma che spesso non si riesce a vedere come espressione della stessa reazione viscerale ed irrazionale, del medesimo pregiudizio sulla diversità: odio verso i credenti ebrei, antisemitismo, violazione dei diritti universali di libertà religiosa, etnocentrismo, razzismo, oppure, islam e musulmani, come “nemico pubblico”, o “luogo di culto” come attentato all’identità occidentale.

Migranti, richiedenti asilo politico, rifugiati, nuovo jihadismo e terrorismo, non possono innescare il processo irrazionale di discriminazioni e vandalismi, andando a seppellire la visione di religioni e civiltà, come quella ebraica ed islamica, che costituiscono invece un richiamo alla spiritualità, alla sacralità, alla vocazione, nonché alla conoscenza che si integra nell’eredità valoriale della fratellanza religiosa e della dignità della persona umana.

L’esempio di buone pratiche, in un’iniziativa “ebraico islamica” costituisce, di fronte alle drammatiche spinte che minacciano la coesione sociale e la coesistenza pacifica, una risposta adeguata che vede Milano come un’avanguardia per la riflessione sul pluralismo, sulla necessità di una reazione conoscitiva, capace di andare in profondità senza lasciare che possa prevalere il pregiudizio la rabbia, la violenza, la paura del diverso, o l’ignoranza.



Alberto Pento
Menzogna pura: l'ebraismo e l'islamismo non sono associabili, mentre l'Islamismo o nazismo maomettano è associabile al nazismo hitleriano. Il nazismo maomettano o Islam è antisemita, antiebreo, anti cristiano, anti ogni diversamente religioso, anti ogni diversamente pensante e critico dell'islam. Associare antisemitismo con la naturale e giusta avversione per il nazismo maomettano è un'ingiuria un crimine contro l'umanità.
Infatti nei paesi dominati dall'Islam sono quasi scomparse tutte le altre religioni e i pochi altro religiosi rimasti sono perseguitati e spesso uccisi. Gli apostati vengono uccisi e i critici dell'Islam imprigionati e condannati anche alla morte.
Equiparare il nazismo maomettano o Islam all'ebraismo è come equiparare l'ebraismo al nazismo hitleriano.
Non si possono equiparare le vittime ebraiche con i carnefici maomettani o islamici.
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Messaggioda Berto » lun dic 04, 2017 5:24 am

Eurabia e la svendita di Israele: Intervista a Bat Ye’Or
03/12/2017

http://www.linformale.eu/eurabia-e-la-s ... a-bat-yeor

Pochi autori negli ultimi decenni hanno generato un dibattito acceso come quello suscitato dal lavoro di Bat Ye’Or. A questa studiosa si deve l’ingresso nel mercato delle idee di termini come “dhimmitudine” ed “Eurabia”, entrambi essenziali per comprendere la natura politica dell’Islam, il suo trattamento delle minoranze non musulmane e l’asse politico-economico costruito negli anni ’70 tra l’Europa e il mondo arabo. È in virtù di questo intreccio progredito per tappe, culminato con la crisi petrolifera del 1973, che Israele viene svenduto dall’Europa agli interessi arabi. Con lucida precisione, indicando uno dopo l’altro fatti, documenti inoppugnabili, dichiarazioni pubbliche, Bat Ye’Or ci ha mostrato come l’Europa del dopoguerra e del dopo Shoah, abbia progressivamente reso l’antisemitismo ancora praticabile nella forma dell’antisionismo.

Recentemente in Italia, dove ha partecipato a Torino a un convegno organizzato da Emanuel Segrè Amar, ha concesso una intervista all’Informale.

Nel suo testo seminale Eurabia lei ha spiegato come l’Europa negli anni Settanta, guidata dalla Francia, abbia perseguito una specifica politica filoaraba in modo particolare contro gli interessi di Israele. In che misura ha contribuito l’antisemitismo in tutto ciò?

Èdifficile stabilire il ruolo dell’antisemitismo tra attori in molti paesi i quali hanno preso decisioni in una varietà di campi. Specialmente da quando nell’Europa postbellica era praticamente impossibile esprimere opinioni antisemite. Tuttavia, può essere notato che noti antisemiti sono rimasti in posizioni chiave. Quindi, malgrado le purghe postbelliche, negli anni ’60 e negli anni ’70 una rete influente di funzionari, intellettuali ed esecutivi che avevano appoggiato o collaborato con i regimi nazisti e fascisti sono rimasti in posizioni autorevoli all’interno dello stato.
Per esempio, Walter Hallstein, che fu il primo presidente della Commissione Europea dal 1958 al 1967, era un convinto antisemita, un avvocato che insegnava all’università e un ufficiale delle SS. Aveva proposto una Europa unita sotto il nazismo dove l’applicazione delle leggi razziali di Norimberga avrebbe eliminato tutta la vita ebraica, una Europa nazista unita economicamente con il mondo arabo.
Hans Globke, coautore delle Leggi di Norimberga, era consigliere del Cancelliere Adenauer e la sua eminenza grigia.
Questa situazione esisteva in tutta l’Europa occidentale. Questi circoli promuovevano un’alleanza europea con gli stati arabi dove i criminali nazisti avevano trovato rifugio. Convertitisi all’Islam ebbero posizioni importanti in Siria e in Egitto nella guerra contro Israele. Non dimentichiamoci che dal 1930 una forte alleanza politica e ideologica basata su un comune antisemitismo univa il fascismo e il nazismo con le popolazioni arabo-musulmane. Questo attivo ma discreto nucleo euro-arabo acquisì importanza dopo il 1967 grazie alla politica filoaraba francese.
Da quel momento, sotto il patronato del Quai d’Orsay, emerge un discorso degno di Goebbels in relazione allo Stato di Israele. Nonostante queste reti, tuttavia, l’opinione pubblica europea e i governi dell’epoca, con l’eccezione della Francia, non erano antisemiti. Fu la Lega Araba che impose alla Comunità Europea, dopo la guerra di Yom Kippur dell’ottobre 1973, una strategia politica antisemita la quale anticipava lo sradicamento dello Stato di Israele, come si vede dalla Conferenza dei Capi di Stato Arabi che ebbe luogo ad Algeri dal 26 al 29 novembre del 1973.
A questo scopo usò l’arma del petrolio proibendo la sua vendita a tutti i paesi amici di Israele. L’embargo del petrolio sarebbe stato rimosso solo a queste condizioni: primo, il riconoscimento di un popolo Palestinese, precedentemente ignoto e di Yasser Arafat come suo unico rappresentante, secondo l’islamizzazione di Gerusalemme e terzo, il ritiro di Israele sulle linee armistiziali del 1949. Abba Eban, all’epoca ministro degli Affari Esteri, chiamò questi confini, “i confini di Auschwitz”, sarebbe a dire quelli della Soluzione Finale, perché mettevano Israele in un pericolo mortale. La Francia non venne colpita dall’embargo. Nel 1969 aprì una rappresentanza dell’OLP a Parigi non senza avere prima adottato una politica anti-Israeliana nel 1967. Secondo l’analista arabo Saleh A. Mani, una politica di convergenza euro-araba in contrasto a Israele venne concepita dalla Francia con Muammar Gheddafi nel 1973 prima della Guerra di Yom Kippur. In due dichiarazioni, nel novembre e nel dicembre del 1973, con sconcerto degli Stati Uniti, i Nove si sottomisero alle richieste della Lega Araba.
Queste decisioni segnano l’inizio di una politica di alleanza europea con l’OLP il cui scopo, noto a tutti, era quello di distruggere Israele. Il sostegno europeo per la guerra araba contro Israele ha condotto a un movimento di delegittimazione e diffamazione dello Stato ebraico imposto dai paesi europei alle loro popolazioni sul piano politico, sociale e culturale, allo scopo di rimpiazzare Israele con la Palestina. Gli antisemiti si impegnarono in questo movimento, reso legale e promosso dagli stati.

Le recenti risoluzioni Unesco del 2016 e del 2017 hanno espropriato simbolicamente Israele a Gerusalemme del Muro Occidentale e del Monte del Tempio e a Hebron della Tomba dei Patriarchi. Non è questo parte di una precisa strategia, la cancellazione della memoria ebraica dalla Palestina in modo da rimpiazzarla completamente con la storia islamica?

Esattamente, questo è precisamente lo scopo. Tale decisione era già implicita nella decisione della Comunità Europa nel 1973 quando chiese il ritiro di Israele sulle linee del 1949 e l’islamizzazione di Gerusalemme. Si ricordi che la guerra del 1948-49 venne scatenata dai paesi arabi e dagli arabi in Palestina assistiti dai soldati musulmani delle armate fasciste e naziste della Seconda Guerra Mondiale. Durante questa guerra, le armate arabe presero Gerusalemme Est e i territori in Giudea e Samaria, che colonizzarono e islamizzarono cacciando gli abitanti ebrei.
L’Europa non protestò contro questa acquisizione araba attraverso la guerra e per l’espulsione dei suoi abitanti ebrei. Dal 1949 al 1967, nessun popolo palestinese apparve in questi territori per reclamare il proprio stato. La politica anti-israeliana della Comunità Europea decisa nel 1973 venne riaffermata dall’CE durante il suo incontro con l’OLP, nella Dichiarazione di Venezia del giugno 1980. Con questo passo, la CE desiderava restaurare delle relazioni economiche fruttuose con i paesi arabi che si erano interrotti a seguito della pace separata tra Israele e l’Egitto che i paesi europei non riuscirono a impedire.
La negazione dei diritti storici degli ebrei nel loro paese e la cancellazione della loro memoria religiosa e culturale conferma la versione e le interpretazioni islamiche della storia biblica. Il Corano afferma che tutti i personaggi ebraici biblici, Gesù incluso, erano musulmani. Arafat e Mahmoud Abbas, aiutati da storici europei, hanno continuato ad appropriarsi della storia del popolo ebraico. La soppressione da parte europea della storia e della memoria del popolo di Israele cancella quella della cristianità, la sua identità e la sua legittimità poiché il cristianesimo è radicato nel giudaismo. E se il giudaismo è una aberrazione o la falsificazione dell’Islam, così lo è il cristianesimo.
Gli stati europei, che in linea di principio sono cristiani, sono d’accordo di islamizzare le fonti della loro identità teologica e religiosa, in virtù dell’odio nei confronti di Israele.

In questi ultimi anni abbiamo visto sempre di più svilupparsi una narrativa il cui nucleo è che l’Islam avrebbe contribuito fortemente alla creazione dell’Europa. Allo stesso tempo nell’introduzione della Costituzione Europea non vi è alcuna menzione alle radici giudaico-cristiane dell’Europa. L’attuale papa non perde mai un’occasione per dichiarare che l’Islam è una religione pacifica e che, se ci sono musulmani violenti ci sono anche cristiani violenti. Cosa ha da dirci in merito?

Questa narrativa relativa alla predominante influenza islamica sulla scienza europea viene da due fonti: una araba e l’altra europea, entrambi politiche. Gli esperti hanno mostrato che non vi è alcuna base storica, perché le radici dell’attuale civiltà europea sono il giudeo-cristianesimo, la Grecia, Roma e i filosofi dell’Illuminismo (e le radici presitoriche e quelle medioevali germaniche e slave).
La fonte arabo-musulmana è una risposta, dagli anni ’20, ’30 al confronto dei paesi musulmani con il progresso moderno della civiltà europea. La superiorità del mondo della miscredenza è umiliante e inaccettabile per l’Islam, il quale, attraverso questa pretesa culturale, attribuisce i meriti a se stesso. Detto questo, è chiaro che ci sono stati prestiti qui e là, così come ci sono stati da parte degli Indù e dei cinesi. Sono normali scambi tra popoli e civiltà ma non sono elementi fondamentali. È vero che le antiche civiltà dell’Oriente hanno influenzato quelle emerse successivamente in Europa. Ma queste civiltà pagane, precedenti di tremila anni la nostra era, non devono nulla all’Islam che venne molto dopo, né all’Arabia geograficamente isolata nei suoi deserti. Questa affermazione è anche un modo per gli immigrati musulmani di asserire una antica presenza culturale e scientifica dell’Islam in Europa e di rivendicare diritti politici e religiosi nei paesi in cui emigrano. La fonte europea proviene dalla politica mediterranea il cui scopo è quello di unire le due sponde del Mediterraneo tramite una integrazione strategica e culturale. Utilizza il linguaggio accattivante del cortigiano nei confronti dei potentati arabi e cerca sempre di ingraziarsi la sensibilità musulmana in modo particolare tramite una speciosa similitudine storica tra l’Islam e l’ebraismo. Questa fonte non riconosce il giudeo-cristianesimo perché i musulmani se ne sentono offesi. Per facilitare l’integrazione di milioni di immigranti musulmani, l’Europa sta rinunciando alle sue radici.
Nel 2000 il deputato francese Jean Louis Bianco discusse gli argomenti su questo soggetto nel Comitato di redazione della Carta Europea. Quando il negoziatore del governo francese, Guy Braibant, chiese “che conclusione potrebbero trarre i milioni di musulmani europei” se la Carta si fosse riferita ai valori cristiani?, il caso fu chiuso. Il papa ha ragione nel dire che la violenza esiste ovunque. Ma non stiamo parlando della violenza individuale, stiamo parlando di un sistema politico-religioso il quale promuove la guerra e che accetta solo tregue temporanee con i non musulmani. Per quanto mi è noto, il jihad, la guerra religiosa per la conquista planetaria, esiste solo nell’Islam. Senza volere minimizzare i periodi di tolleranza islamica o i tentativi di alcuni monarchi di modernizzare le concezioni islamiche, si deve riconoscere che l’ideologia jihadista giustifica il terrore, il fanatismo, la guerra e il genocidio. Se vogliamo creare una umanità più fraterna dobbiamo discutere apertamente gli obbiettivi e le leggi del jihad. Aiuteremmo i musulmani progressisti i quali combattono coraggiosamente questa lotta.

Nella sua Carta del 1989, Hamas dichiara esplicitamente che la Palestina è un waqf islamico perenne. Ciò è molto coerente con l’idea islamica che una volta che un territorio è conquistato dall’Islam gli appartiene per sempre. Qual è la sua opinione in merito?

L’opinione di Hamas è in accordo con le leggi della guerra islamica di conquista. Qualsiasi paese non musulmano conquistato dall’Islam diventa un waqf, una dotazione per tutti i musulmani. Non si tratta solo dei territori conquistati dai miscredenti che costituiscono un waqf ma l’intero pianeta il quale è destinato da Allah a diventare un waqf governato dal califfo per conto dei musulmani. È questo credo che determina l’obbligo della conquista universale il quale è incombente su ogni musulmano, possibilmente attraverso la guerra. A maggior ragione nessuno dei paesi che sono già stati islamizzati può tornare ai suoi detentori precedenti. Questo ragionamento non si applica solo a Israele ma a tutti i paesi dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa i quali, conquistati e islamizzati tramite il jihad, sono diventati un waqf. Il concetto di waqf è apparso per la prima volta nell’Islam durante la conquista araba della Mesopotamia, Sawad, intorno al 636, in una discussione tra il califfo Omar ibn al Khattab e i suoi generali, a proposito dei territori e dei popoli conquistati. L’idea del waqf governato dal califfi per tutti i musulmani venne istituita da Ali, il futuro califfo. L’imposizione del waqf nella legge sulla terra relativa ai paesi sottratti ai popoli miscredenti ha proibito, con poche eccezioni, la divisione della terra e la proprietà privata, cosa che spiega l’assenza di diritti di proprietà degli abitanti dei villaggi nella Palestina ottomana e mandataria. Ma l’opinione di Hamas contiene una contraddizione. Se la Palestina è una terra waqf allora i palestinesi non hanno mai posseduto lotti di terreno demarcati secondo un registro del catasto. Se possedevano dei lotti allora la Palestina non è più una terra waqf. Hamas è teoricamente nel giusto nei termini dei diritti della conquista islamica fino al Mandato britannico che abolì questo diritto nella Palestina del 1917. Oggi l’Occidente deve fronteggiare una jihad globale, deve mettere in discussione le basi morali del jihad e se le leggi dell’islamizzazione della terra conquistata ad altri popoli può essere universalmente applicabile anche all’Europa. Nel 1973 l’Europa le impose a Israele definendo la Giudea e la Samaria terre arabe occupate a seguito dell’espulsione di tutti gli ebrei. I suoi recenti decreti in merito alla segnalazione dei prodotti che provengono da questi territori indica che l’Europa adotta le leggi del jihad e della sharia relativamente a Israele.

La diffamazione di Israele prosegue da cinquanta anni. La imprevedibile e clamorosa vittoria israeliana nella Guerra dei Sei Giorni non è mai stata perdonata dagli arabi e dal mondo musulmano. Fino a che punto l’Europa ha contribuito a questa diffamazione e perché?

Il mondo musulmano non ha accettato Israele dal 1948 e anteriormente. Era allo scopo di annientare Israele che la coalizione egiziano-siriana e transgiordana lo ha attaccato nel 1967. Il terrorismo palestinese e l’embargo sul petrolio costrinsero l’Europa a sottomettersi alle condizioni arabe. Nel 1973 il sostegno nei confronti dell’OLP divenne un elemento strutturale indispensabile della politica mediterranea euro-araba. L’antisemitismo, la diffamazione, l’incitamento all’odio e la delegittimazione di Israele divennero una fonte di profitti per l’Europa e andarono a costituire una base inamovibile che condizionò i suoi scambi economici, industriali, commerciali e culturali con il mondo arabo. La decisione europea di sostenere l’OLP in modo da costruire una strategia di unione con il mondo arabo-musulmano del Mediterraneo-Eurabia-ha determinato il condizionamento da parte delle università, dei media e della cultura del pubblico europeo in nome di una politica che ha giustificato moralmente l’eradicazione dello Stato ebraico. Il mondo arabo reclama dall’Europa la creazione della Palestina con Gerusalemme come sua capitale. La resistenza di Israele dal suo suicidio richiesto dall’Unione Europea, esacerba le tensioni. L’Europa paga miliardi ai palestinesi, all’UNRWA e alle ONG che diffondono l’odio per Israele su scala globale, dunque ha contribuito grandemente all’antisemitismo. I motivi di questa campagna sono solo il petrolio, i profitti economici e un virulento antisemitismo di matrice europea travestito da politica umanitaria.

Israele è l’unico paese occidentale nel Medioriente. Oggi, in compagnia di quegli arabi e musulmani che lo detestano, troviamo estremisti di sinistra, terzomondisti e, ovviamente, estremisti di destra. Il comune denominatore di questo odio non è solo Israele ma l’Occidente di cui Israele è un simbolo. E’ d’accordo?

Geograficamente Israele non è un paese occidentale. E’ una democrazia, uno stato legale ebraico il quale condivide valori fondamentali con l’Occidente a causa della loro comune eredità biblica e secolare. Tenga presente che tutte le chiese posseggono una Bibbia e che senza il giudaismo il cristianesimo non esisterebbe. Nel campo secolare il contributo della diaspora ebraica alla civiltà occidentale nei termini della legge, della cultura della scienza e della solidarietà sociale è un elemento addizionale. Nell’Islam l’odio per l’ebreo e il cristiano sono inseparabili. Dall’inizio, il mondo arabo-islamico e quello turco cercarono di distruggere e islamizzare i regni cristiani. Questa guerra jihadista che l’Europa non vuole riconoscere, oggi intrapresa dalla penna, dalla corruzione delle elite, dal terrorismo e dalla distruzione della sua identità, è durata da tredici secoli. Se avessimo aperto un dibattito su queste realtà, avremmo potuto svuotare l’ascesso e incoraggiato l’emergere di un Islam liberato dai fanatismi del passato. Molti musulmani lo hanno richiesto perché non tutti sono jihadisti. Gli estremisti di sinistra e i terzomondisti, sopravvissuti alle ideologie totalitarie si sono aggregati per interesse ai movimenti arabi e musulmani ostili all’Occidente e a Israele.

Mentre Israele è considerato da una minoranza consistenza del mondo occidentale come uno stato canaglia e l’antisemitismo è spesso giustificato dichiarando che è un effetto della politica di Israele nei confronti degli arabi palestinesi, che è un altro modo di dire che le vittime si meritano quello che gli accade, l’Islam è l’unica religione in Occidente che beneficia di una sorta di protezione inviolabile da parte della critica. Quali sono le ragioni principali di questo atteggiamento?

I paesi occidentali sono perfettamente consapevoli dei pericoli insiti nel criticare le leggi islamiche. Il concetto di un Corano increato, in altre parole di un testo consustanziale con l’eternità divina, proibisce sotto accusa di blasfemia qualsiasi critica delle leggi radicate in esso. La proibizione di criticare l’Islam in Occidente ambisce a salvaguardare la suscettibilità delle popolazioni immigranti che non sono abituate alle libertà politiche e di espressione delle nostre democrazie. Questa proibizione non impedisce azioni criminali violente come l’assassinio in Olanda di Theo Van Gogh, tra gli altri, e la ritorsione dell’Organizzazione della Cooperazione islamica la quale raggruppa 56 paesi musulmani. La OIC richiede agli stati europei che non si affrettano a obbedirle misure severe che puniscano gli europei colpevoli di “islamofobia”. Descrivo questa situazione in “Verso il Califfato Universale” edito in Italia da Lindau. E’ d’altronde vero che questa critica dell’Islam pone un problema: mina la politica di amalgama euro-araba e provoca dei conflitti tra gli europei e decine di milioni di immigranti musulmani. Gli stati sono obbligati ad imporre la pace pubblica tra diverse religioni e popolazioni. Prigioniera del dilemma, la UE, incoraggiata dall’OIC, rinforza contro le sue popolazioni il suo arsenale repressivo punendo l’”islamofobia”, dunque violando la libertà di espressione e di opinione.

L’Europa è vecchia e Israele è giovane. In Europa il tasso di natalità è sceso drammaticamente negli ultimi decenni mentre in Israele è andato crescendo stabilmente. In Italia, giusto per fare un esempio, il tasso di natalità è di 1,3 mentre in Francia è di 2,0. In Israele è di 3,11. Israele, un paese circondato da nemici che vogliono la sua distruzione, è proiettato verso il futuro, mentre l’Europa, che si trova in una situazione molto più favorevole, sembra non credere più nel proprio futuro. Come spiega questo paradosso?

Ci sono varie ragioni per questo declino europeo. I governi non hanno incoraggiato sufficientemente una politica amichevole verso le famiglie che solleverebbe la madre da una combinazione di lavoro domestico e esterno, ma è soprattutto la natura piacevole ed edonistica delle nostre società, una deliberata soppressione dei valori, una educazione che favorisce lo scetticismo, che incita i giovani a rigettare gli obblighi, gli impegni e i sacrifici relativi agli impegni e alla procreazione. Ma non dobbiamo esagerare, le nostre società europee custodiscono tesori di generosità e solidarietà. Israele rappresenta un popolo unito malgrado la sua frammentazione in diversi paesi e che potrebbe sopravvivere ovunque in virtù della solidarietà dei suoi membri. Dopo la distruzione della Giudea da parte dei Romani nel 135, le comunità ebraiche in esilio si diedero la regola di sopravvivere in mezzo a popolazioni ostili. Non posso spiegare la forza della speranza di Israele, forse proviene dai problemi di sopravvivenza di questo popolo eccezionale che vive nella permanenza del dialogo con Dio.

Relativamente alla violenza nell’Islam, una delle principali distinzioni fatte dagli studiosi è quella tra l’Islam e l’Islamismo. In questa visuale l’islamismo sarebbe l’Islam andato alla deriva. Cosa ne pensa?

Questa affermazione fa parte della retorica fuorviante dell’Europa la quale vive in negazione sin dai suoi accordi del 1973. Gli stessi musulmani la confutano. La violenza islamica che vediamo oggi, che sta terrorizzando molti musulmani e stati islamici, si è ripetutamente manifestata nella storia perché è conforme alla legge islamica. L’evoluzione delle idee e delle società musulmane nel ventesimo secolo attenuò o soppresse i comandamenti più rigorosi. Oggi molti intellettuali e leader politici come il maresciallo Abdel Fattah al-Sissi e persino l’Arabia Saudita chiedono un aggiornamento alle autorità religiose. L’UE e il governo di Barack Obama non hanno accompagnato o sostenuto questo movimento rivoluzionario e coraggioso che potrebbe cambiare totalmente le relazioni internazionali e portare pace, sicurezza e sviluppo economico a questi paesi. Obama e l’UE hanno collaborato alla primavera araba così male nominata e all’ascesa dei movimenti radicali.
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