In cauda venenum: l'ultimo veleno di ObamaNiram Ferretti
23 dicembre 2016
http://www.linformale.eu/in-cauda-venen ... o-di-obamaEra nell’aria. Se ne parlava da qualche mese. E così è avvenuto. L’Amministrazione Obama si astiene all’ONU e permette che la Risoluzione 2334, la quale chiede un immediato congelamento di tutti gli insediamenti nella West Bank, passi in virtù dell’astensione degli Stati Uniti.
La risoluzione invita tutti gli stati a “distinguere nei loro rapporti tra i territori dello Stato di Israele e i territori occupati dal 1967”, il che, tradotto significa che la presenza di Israele nella West Bank è considerata abusiva e illegittima. Nulla di nuovo in questo senso, poiché questa è la posizione dell’ONU dalla fine della Guerra dei Sei Giorni, quando le armate vittoriose israeliane, dopo una guerra dia aggressione da parte della coalizione araba formata da Egitto, Giordania, Siria, Iraq, Libano e Arabia Saudita, intesa all’annichilimento di Israele, catturava alla Giordania che se li era annessi abusivamente nel 1951, i territori di Giudea e Samaria, rinominati West Bank, sotto il dominio giordano.
Fu all’epoca che, dietro pressione araba e sovietica L’ONU di fatto trasformò Israele in un occupante illegale in sprezzo totale di quanto scrisse con mirabile chiarezza Lewis Stone, “Il precetto basilare della legge internazionale concernente i diritti di uno stato vittima di una aggressione, il quale abbia legalmente occupato il territorio dello stato aggressore per legittima difesa, è chiaro. E sussiste ancora come legge internazionale a seguito della Carta, la quale non concede alcun potere all’Assemblea Generale dell’ONU di emendare tale legge. Il precetto è che un occupante legale come Israele è autorizzato a restare in controllo del territorio coinvolto in attesa della negoziazione di un trattato di pace”. Concetto ribadito da Dame Rosaylin Higgins, già Presidente della Corte Internazionale di Giustizia:
“Non vi è alcunché nella Carta delle Nazioni Unite o nelle leggi internazionali che lasci supporre che l’occupazione militare, in assenza di un trattato di pace sia illegale…La legge dell’occupazione militare, col suo tessuto complesso di diritti e di doveri, rimane integralmente rilevante fintanto che le nazioni arabe accettino di negoziare un trattato di pace, Israele è di pieno diritto autorizzato a rimanere nei territori che attualmente detiene”.
Essendo Israele difficilmente attaccabile sotto questo aspetto (malgrado la grottesca richiesta fatta all’epoca da parte araba e sovietica che Israele restituisse i territori. A chi? alla Giordania che se li era annessi illegalmente?, ai palestinesi ivi residenti ai quali non era attribuita giuridicamente alcuna sovranità sui territori medesimi?), l’occupante (di fatto, militarmente Israele è occupante, ma solo in questo senso e a tutela della propria difesa e di quella dei coloni insediati nei territori), si è provveduto a livello politico e giuridico a definire illegale la presenza degli insediamenti stessi e a fare in modo che Israele risultasse comunque sempre fuori legge.
Lo si è fatto interpretando l’Articolo 49 della Convenzione di Ginevra 25, in modo da fare apparire l’impresa degli insediamenti, legittimata di fatto dal Mandato per la Palestina, come una impresa illegale e soprattutto come il principale ostacolo per la pace.
Oggi il tradimento americano certifica questa persistente menzogna. La rende plastica consegnando ai palestinesi e a tutti i nemici di Israele nuove munizioni, non solo metaforiche. Si tratta inoltre di uno schiaffo in faccia a Donald Trump, il quale poco prima della approvazione della risoluzione era intervenuto invitando l’amministrazione Obama a porre il veto.
In un colpo solo, Barack Obama, è riuscito a colpire Benjamin Netanyahu e Donald Trump. È il veleno nella coda di questa disastrosa Amministrazione uscente, che lascia un Medioriente in cui ha fallito su tutti i fronti, premiando l’Iran e l’Autorità Palestinese e scaricando il suo storico alleato.
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Obama.jpgOnu a Israele: "Stop nuove colonie nei territori". E per la prima volta Usa astenutiLa risoluzione è passata con 14 voti a favore. A sorpresa non c'è stato il veto statunitense. L'ambasciatrice americana: "Abbiamo difeso la soluzione dei due Stati". Ira di Tel Aviv: "Ci avete abbandonati". Trump: "Le cose cambieranno dal 20 gennaio"
http://www.repubblica.it/esteri/2016/12 ... -154768767 Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede ad Israele di porre fine alla sua politica di insediamenti nei territori palestinesi, inclusa Gerusalemme est e insiste sul fatto che la soluzione del conflitto in Medioriente passi per la creazione di uno Stato palestinese che conviva insieme a Israele. La risoluzione è passata con 14 voti a favore perché a sorpresa gli Usa si sono astenuti e non hanno fatto ricorso al loro potere di veto per bloccare il provvedimento. Questa decisione ha scatenato l'ira di Israele che da tempo accusa l'amministrazione Obama di aver tradito il Paese e ritiene l'iniziativa un colpo di coda del presidente Usa uscente. E il presidente eletto Donald Trump avverte via Twitter l'Onu e Obama: "Le cose cambieranno quando sarò in carica".
"Astensione per difendere la soluzione dei due Stati". La continua costruzione di insediamenti "mina seriamente la sicurezza di Israele", ha detto l'ambasciatrice Usa all'Onu, Samantha Power, spiegando la posizione degli Usa. "Gli Stati Uniti hanno inviato sia privatamente che pubblicamente per quasi cinque decenni il messaggio che le colonie devono cessare di esistere", ha spiegato Power che ha aggiunto: "Non si può simultaneamente difendere l'espansione degli insediamenti e difendere la soluzione praticabile dei due popoli, due Stati per arrivare alla fine del conflitto. Si doveva fare una scelta tra colonie e separazione". Power ha comunque definito Israele "l'unica democrazia in Medio Oriente" dove "va riconosciuto" che la nazione si trova sotto pressione. Secondo l'ambasciatrice, il sostegno degli Usa "non ha mai traballato".
Onu: la via dei due Stati messa in pericolo dalle colonie. Questa via, si legge nel testo, è posta in pericolo dall'espansione delle colonie, che stanno arrivando a una "realtà di Stato". Secondo la risoluzione, gli insediamenti "costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale e un grande ostacolo per costruire la soluzione dei due stati, così come una pace giusta, duratura e completa". Inoltre, il Consiglio ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica alle linee tracciate nel 1967 salvo diverso accordo tra le due parti attraverso i negoziati. Così, condanna "tutte le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo stato del territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est, in cui accadono confische e demolizioni di case palestinesi. Allo stesso tempo, il massimo organo decisionale dell'Onu chiede misure per prevenire "tutti gli atti di violenza contro i civili, inclusi atti di terrorismo, così come tutti gli atti di provocazione e distruzione" e condanna l'incitamento all'odio.
Diversi membri del Consiglio di Sicurezza hanno sostenuto che si tratta di una risoluzione equilibrata e che, in fondo semplicemente ribadisce una posizione che difende l'Onu e la quasi totalità della comunità internazionale. La risoluzione è la prima sul conflitto in Medio oriente che il Consiglio approva dal 2009.
L'ira di Israele. La reazione di Israele - che aveva già definito "vergognosa" l'attesa mossa di Obama alla vigilia del voto - non si è fatta attendere, con l'ambasciatore presso il Palazzo di Vetro che ha parlato di "risoluzione scandalosa": "Né il Consiglio di sicurezza dell'Onu né l'Unesco possono spezzare il legame fra il popolo di Israele e la terra di Israele", ha affermato Danny Danon. In merito all'astensione americana Danon ha messo in evidenza che "ci si attendeva che il maggiore alleato agisse in linea con i valori che condividiamo e che mettesse il veto su una scandalosa risoluzione. Non ho dubbi sul fatto che la nuova amministrazione americana e il nuovo segretario generale dell'Onu apriranno una nuova era in termini di relazioni dell'Onu con Israele".
"Gli Stati Uniti hanno abbandonato Israele, il loro unico alleato in Medio Oriente", ha dichiarato il ministro per le Infrastrutture Pubbliche e l'Energia ed esponente di punta del Likud, Yuval Steinitz. Sulla stessa linea si è espressa anche l'influente lobby ebraica negli Usa, l'Aipac che si è detto "profondamente turbata dal mancato ricorso al veto da parte dell'amministrazione Obama per prevenire una distruttiva, risoluzione anti Israeliana. L'Aipac ha invece espresso il suo apprezzamento per il presidente eletto Donald Trump e ai molti membri del Congresso democratici e repubblicani che avevano fatto pressione affinché gli Usa opponessero il veto" al Consiglio di Sicurezza Onu.
Prima del voto i responsabili del Centro Wiesenthal di Los Angeles avevano fatto appello all'Amministrazione per bloccare la risoluzione. Il rabbino Marvin Hier e Abraham Cooper avevano stigmatizzato l'azione "draconiana", presa "a un minuto dalla mezzanotte della presidenza Obama", a loro avviso "il segnale sbagliato al momento sbagliato".
Ebrei a favore dell'astensione. Il gruppo ebraico progressista J Street si è invece schierato a favore dell'astensione: "Diamo il benvenuto alla scelta dell'amministrazione. La risoluzione è coerente alla tradizionale posizione bipartisan americana che include un forte appoggio alla soluzione dei due Stati e una chiara opposizione a azioni irresponsabili e dannose tra cui il terrorismo palestinese e l'espansione degli insediamenti e la distruzione di case da parte di Israele".
L'Anp esulta. La presidenza dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) giudica un "duro colpo" ad Israele il voto con cui il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato la politica delle colonie e degli insediamenti di Tel Aviv in Cisgiordania e Gerusalemme Est, chiedendone "l'immediata cessazione". Il portavoce Nabil Abu Rudeina ha parlato di una "storica risoluzione" che si è dimostrata anche "un importante sostegno alla soluzione dei due Stati".
La rivincita di Obama. Anche negli Usa ci sono i primi contraccolpi: lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, ha definito la posizione degli Usa "vergognosa". Ma questa, per Obama, è una piccola-grande rivincita dopo aver fallito nel favorire i negoziati tra israeliani e palestinesi, fin dal 2009 la sua priorità numero uno in politica estera. Con la decisione di dare carta bianca al segretario di stato John Kerry la cui missione era di portare a casa una storica pace. Così non è stato, anche a causa dei gelidi rapporti tra Obama e Netanyahu che hanno fatto precipitare le relazioni tra Usa e Israele ai minimi di sempre.
Neppure Donald Trump è riuscito a fermare il voto dell'Onu o a convincere la Casa Bianca a presentare il veto come in passato. A lui si è rivolto il governo israeliano quando oramai si era capita l'intenzione di Obama. Il tycoon - con un'interferenza senza precedenti per un presidente eletto - ha provato il tutto per tutto, telefonando anche al presidente egiziano al Sisi che aveva presentato la risoluzione originaria. Una chiamata che in effetti ha portato l'Egitto a rinunciare al voto nella giornata di giovedì.
Ma a distanza di poche ore sono stati altri quattro Paesi a ripresentare il testo (Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela). A quel punto i giochi erano fatti. L'ambasciatore della Malesia, Dato' Ramlan Ibrahim, ha spiegato poco prima della votazione che i quattro Paesi consideravano importante "cogliere l'opportunità" e il "crescente consenso" in seno al Consiglio, a fronte anche del progetto di legge che è in discussione al Parlamento israeliano per legalizzare in modo retroattivo le colonie ebraiche in Cisgiordania. E la risoluzione è passata con 14 voti e l'astensione degli Usa.
Nel 2011 l'amministrazione Obama era invece ricorsa al veto contro una simile condanna della politica israeliana sulle colonie. Mentre ha posto il veto in Consiglio di sicurezza altre 40 volte su risoluzioni critiche verso Israele. L'unica astensione Usa che si ricordi risale all'amministrazione Bush nel 2009, quando gli Usa non posero il veto sui un testo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Obama senza più maschera, tradisce IsraeleCommento di Fiamma Nirenstein
da Il Giornale
24 dicembre 2016
http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=64825Israele deve tornare ai confini del '67
Scriviamo 'Obama getta la maschera' pur sapendo che il tradimento è iniziato otto anni fa. La sua politica estera è stata alleata dell'estremismo islamico fin dall'inizio con il discorso all'Università del Cairo. Quindi disastrosa non solo verso Israele, ma letale per tutto il Medio Oriente. Il terrorismo islamico ha tratto enormi vantaggi dalla politica di Obama, se è cresciuto come sappiamo, in tutto mil mondo e in particolare nei paesi europei, il primo responsabile è Obama. Il voto di astensione dimostra quanto avevamo ragione nel criticarne la politica estera.
I giornali riprendono oggi il voto contro Israele, per fortuna quasi tutte le cronache citano l'affermazione di Donald Trump "dopo il 20 gennaio tutto cambia". IC pubblica oggi in altra pagina il commento di Deborah Fait e l'analisi legale di Giovanni Quer. Domani -come ogni anno non escono i giornali- IC pubblicherà sulla vicenda Obama la Cartolina di Ugo Volli, con tutti i particolari inediti della vicenda.
Ecco il commento di Fiamma Nirenstein da Gerusalemme:
Con una scelta che si incide nella storia degli Stati Uniti come l'ennesimo colpevole fraintendimento dell'amministazione Obama nei confronti del Medio Oriente, una incapacità che ha portato a stragi immense e a disastri indicibili in Siria ma anche in tante altre zone, il presidente uscente ha deciso di rovesciare la politica tradizionale degli Stati Uniti: tale politica ha sempre difeso Israele col veto nel Consiglio di Sicurezza dalle maggioranze automatiche piene di odio che hanno caratterizzato l'atteggiamento dell'Onu verso Israele. Stavolta con un colpo di coda impensabile Obama ha lasciato per la sua legacy in primo piano l'astensione su una risoluzione votata da 14 membri che stabilisce che occorre «distinguere fra il territorio dello Stato di Israele e i territori occupati nel 1967», condanna gli insediementi che vengono definiti illegali e «un grande pericolo per la possibilità della soluzione dei due Stati» e aggiunge una serie di altre osservazioni fuori di ogni realtà e senso storico. I territori non sono «illegali» ma «disputati» secondo le risoluzioni del 1967, la legge internazionale non è stata violata perché non ci sono mai state deportazioni della popolazione originaria, i territori non sono mai stati «palestinesi» ma giordani e conquistati con una guerra di difesa, e soprattutto la vera difficoltà nel raggiungere un accordo con i palestinesi per due Stati è il rifiuto ad accettare l'esistenza dello Stato d'Israele che ha portato a dire no a soluzioni generose come quelle di Barak e di Olmert. Una risoluzione come quella votata ieri non tiene in nessun conto che ci sono insediamenti indispensabili alla sicurezza mentre altri sono trattabili, consente discriminazioni legate alla Linea Verde, incrementa il BDS, forse anche le sanzioni, promuove odio e incitamento antiebraico, conferisce una vittoria pazzesca per i palestinesi nonostante il rifiuto e il terrorismo, ed è una festa per l'estremismo islamico che odia l'Occidente.
Gli egiziani avevano rinunciato giovedì alla loro mozione su richiesta, pare, del nuovo presidente Trump; ma il vecchio presidente ha fatto sì, si dice, che la sua gente lavorasse sott'acqua perché la mozione fosse subito ripresentata da Malesia, Venezuela, Nuova Zelanda e Senegal. Obama sin dall'inizio del suo primo mandato ha dimostrato verso Israele un'antipatia alimentata dall'opposizione all'accordo nucleare con l'Iran del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahau, applaudita dal suo stesso Congresso. Che gli importa se l'Iran è diventato il migliore amico di Putin e combatte sanguinosamente in Siria? Obama ha mancato di ogni consistenza nel mondo mediorientale, col suo apprezzamento per la Fratellanza Musulmana e la sua convinzione che il suo personale charme avrebbe creato un rapporto pacifico col mondo islamico. E così la sua colpevole sottovalutazione del terrore e la sua repulsione verso l'unico vero difensore della democrazia in medio Oriente, Israele, si combina fino all'apoteosi del suo gesto definitivo con la politica di quell'Onu che nel 75 stabilì col voto che «sionismo è uguale a razzismo» e che ha dedicato al piccolissimo Paese due terzi delle sue condanne ignorando centinaia di migliaia di morti, di profughi, di violazioni. Forse Obama sta disegnando il suo prossimo ruolo di presidente dell'Onu, gli si addicerebbe. Stasera in Israele si festeggia Hanuccà, in parallelo col Natale: che gli uomini di volontà seguitino a esserlo, nonostante Obama e la sua ipocrisia.
12 motivi per i quali gli USA avrebbero dovuto impedire la Risoluzione 2334Lettera del Direttore dell'UN Watch a Samantha Power
Victor Skanderbeg RomanoVictor Skanderbeg Romano
- 4 gennaio 2017
http://www.progettodreyfus.com/usa-impe ... zione-2334L’Executive Director dell’UN Watch, Hillel Neuer, ha inviato una lettera all’Ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Samantha Power, in cui spiega in dodici punti perché il governo americano avrebbe dovuto impedire la Risoluzione 2334 approvata all’Onu in data 23 dicembre 2016. Di seguito vi proponiamo i primi sei punti.
12 Punti: Perchè gli USA Non Avrebbero Mai Dovuto Permettere l’Approvazione della Risoluzione ONU 2334
Per comprendere il motivo per cui così tanti sostenitori della pace fra Israele e Palestina si siano opposti a quanto avete fatto venerdì scorso, consiglio caldamente, a lei e alla sua Amministrazione, di considerare i seguenti 12 punti.
1. La Risoluzione 2334 incoraggia il rifiuto Palestinese delle trattative e le danneggia
La Risoluzione disincentiva i Palestinesi, in modo pericoloso, a sedersi al tavolo delle trattative. Al contrario, la Risoluzione 2334 li incoraggerà, nel prossimo futuro, ad aspettare aiuti simili o maggiori da parte delle istituzioni internazionali. Questo alimenterà la strategia Palestinese volta a favorire i negoziati con gli organi internazionali rispetto agli incontri bilaterali con Israele.
Al contrario, quindi, di quanto stabilito come obiettivo della Risoluzione, questa riuscirà solo nell’intento di rimandare ancora i negoziati.
A questo proposito, ricordiamo che nel 2011 il suo predecessore Susan Rice pose il veto su una Risoluzione simile ritenendo che avrebbe “irrigidito entrambe le parti sulle loro posizioni”, e che “avrebbe incoraggiato entrambe le parti a stare fuori dai negoziati”. Susan Rice disse che era “poco saggio, per questo Consiglio, cercare di risolvere i contrasti alla base della divisione fra Israeliani e Palestinesi.” Sebbene il suo discorso lasci intendere che oggi le circostanze sono differenti, molti vedranno come unica differenza il fatto che questo momento di transizione permetta a un presidente di prendere decisioni impopolari senza pagarne il costo politico.
2.La Risoluzione fomenta i Palestinesi a colpire gli Israeliani tramite BDS e Processi Internazionali
Il Segretario di Stato John Kerry ha promesso questo mese di opporsi a qualsiasi “Risoluzione prevenuta e ingiusta presentata per delegittimare Israele”. E sebbene abbia anche detto, venerdì appena dopo il voto, che egli è fiero di “difendere Israele da qualsiasi tentativo di minare la sua sicurezza o la sua legittimazione in sede internazionale”, e che “si oppone fermamente alla campagna BDS organizzata per colpire Israele”, rimane il fatto che tutte queste cose sono invece de facto legittimate dalla Risoluzione 2334.
Il testo approvato venerdì non solo sancisce un primo sostegno ufficiale alla scandalosa opinione consultiva redatta dalla International Court of Justice (ICJ) nel 2004, che nega il diritto Israeliano di difendersi dai razzi provenienti da Gaza, ma incoraggia implicitamente la International Criminal Court (ICC) a muoversi per un esame preliminare di qualsiasi ufficiale israeliano abbia avuto un ruolo nel “crimine di guerra” costituito dalla costruzione di una colonia, e dà la stessa legittimazione a procedere alle corti nazionali che invocano una giurisdizione universale. Visto che a Tzipi Livni sono già stati inoltrati mandati d’arresto dallo UK, la Risoluzione 2334 porterà solo a un aggravamento della giustizia anti-Israeliana.
Gli USA non avrebbero mai dovuto prestarsi a una campagna ideata per delegittimare i leader Israeliani, civili e militari, e portarli a essere considerati come dei criminali. Inoltre la Risoluzione, nel paragrafo 5, chiede a tutti gli stati di agire; una richiesta volta quindi a intensificare le campagne volte al boicottaggio dei prodotti, delle aziende e dei cittadini Israeliani. Certamente l’UNHRC si sentirà in diritto di continuare a compilare la blacklist delle compagnie Israeliane che fanno affari oltre la green line, che sarà pronta a marzo. Nel frattempo, i report obbligatori sullo stato esecutivo della Risoluzione, che saranno preparati ogni tre mesi dal Segretario Generale, garantiranno un’attività costante.
3. Al contrario di quanto sostenuto dagli USA, la Risoluzione non condanna le Incitazioni Palestinesi alla violenza.
Lei ha detto, dopo il voto, che gli USA “non avrebbero fatto passare questa Risoluzione nel caso in cui non fosse stata rivolta anche contro le azioni, controproducenti, poste in essere dai Palestinesi, come il terrorismo e l’incitazione alla violenza.” E invece è successo proprio questo: la Risoluzione adottata menziona il terrorismo e l’incitazione solo nell’abstract; in nessuna pagina questi crimini sono attribuiti ai Palestinesi. Mentre Israele viene nominato e infamato in tutto il testo, i Palestinesi la passano liscia. Permettendo l’adozione di un testo così sbilanciato, gli USA hanno fatto una completa inversione di rotta rispetto alla prassi degli scorsi decenni. Il fallimento di questa Risoluzione nel confrontarsi davvero con l’istigazione Palestinese è però perfettamente coerente con la sua incapacità di denunciare le continue incitazioni all’antisemitismo e al terrorismo da parte dei presidi delle scuole Palestinesi e degli insegnanti dell’UNRWA, nelle cui casse la sua Amministrazione ha versato, nell’ultimo anno, 380 milioni di dollari.
Le abbiamo inviato una petizione dopo l’altra, tutte firmate da migliaia di persone in tutto il mondo, e, ciononostante, le sue uniche dichiarazioni in merito all’UNRWA sono state di difesa o promozione dell’organizzazione, che non ha mai ritenuto responsabile di nulla. Spero che lei possa cambiare approccio non appena riveleremo l’ultima raccolta di istigazioni online alla violenza dell’UNRWA.
4. La Risoluzione accusa Israele di essere il “Maggior Ostacolo” alla Pace, mentre ai Palestinesi non è attribuita alcuna Responsabilità
Sebbene i Palestinesi rifiutino di negoziare senza precondizioni, abbiano rifiutato di negoziare anche durante il blocco Israeliano degli insediamenti nel 2009-2010, rifiutato i punti basilari proposti da Kerry e stiano incitando al terrorismo con grande veemenza, nella Risoluzione non gli viene addebitata alcuna responsabilità. Al contrario, la Risoluzione accusa il solo Israele di creare, tramite gli insediamenti, il “maggior ostacolo” a una pace giusta, duratura e completa.
5. Il Fallimento nel distinguere fra i diversi Insediamenti ha portato a un rifiuto della Risoluzione da parte di tutti gli Israeliani
Ignorando i parametri posti da Clinton nel 2000, l’Amministrazione Obama è riuscita a rendersi invisa, in modo poco saggio, alla grande maggioranza della popolazione Israeliana e dei partiti politici, che considerano il Quartiere Ebraico, il Muro del Pianto, e i sobborghi Israeliani della parte orientale di Gerusalemme, come Ramot e Gilo, una parte integrante di Israele, mentre la Risoluzione li definisce tutti “Territori Palestinesi Occupati”. Allo stesso modo, l’opinione comune Israeliana considera parte di Israele anche le Comunità Ebraiche Israeliane residenti negli insediamenti più grandi, come ad esempio Gush Etzion. Il fallimento degli USA nell’effettuare una distinzione fra questi insediamenti e quelli più isolati e remoti è ciò che ha condannato questa Risoluzione al completo rigetto da parte dell’intera società Israeliana.
6. Ѐ Offensivo chiamare i Luoghi Sacri dell’Ebraismo a Gerusalemme “Territori Palestinesi Occupati”
La Risoluzione offende tutti gli Ebrei del mondo definendo i Quartieri Ebraici di Gerusalemme e i luoghi più sacri agli Ebrei, quali il Monte del Tempio e il Muro del Pianto, come “territorio Palestinese occupato”. Descrivendo il suo impegno nei confronti di Israele come personale e profondo, lei ha fatto presente, in diverse occasioni e davanti a platee Ebraiche ed Israeliane, che suo figlio discende, da parte di padre, dal Rabbino Elijah, il saggio Lituano ed Ebreo del XVIII secolo conosciuto come Vilna Gaon, considerato il più importante studioso di Talmud della sua epoca. Sottolineando come la visione di Gaon di un ritorno in Terra d’Israele sia stato un fattore decisivo per la ricostruzione del Quartiere Ebraico, poichè ha ispirato centinaia di suoi discepoli a immigrare in Israele all’inizio del XIX secolo, e considerando che siamo quasi centesimo anniversario della Dichiarazione di Balfour, che ha riconosciuto gli antichi e originari diritti Ebraici sulla Terra Santa – formalizzata ufficialmente con il Mandato sulla Palestina conferito dalla Lega delle Nazion, il quale ha previsto che l’Amministrazione Inglese dovesse “incoraggiare… l’insediamento di Ebrei nel territorio”- spero che, alla luce di tutto questo, possa riconsiderare i processi logici che hanno portato, oggi, a criminalizzare gli Ebrei residenti nel Quartiere Ebraico.
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